18 July, 2024
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Piergiorgio Fiori, 60 anni, specialista ambulatoriale oculista nei poliambulatori di Sestu e Iglesias, è il nuovo segretario generale della Cisl Medici del territorio di Cagliari. E’ stato eletto ieri dal congresso di categoria, riunito sotto la presidenza della segretaria regionale Cisl Medici, Luciana Cois, e del segretario confederale Mimmo Contu.

Emergenza sanitaria, programmi, iniziative e proposte per riportare alla normalità e al massimo della funzionalità il sistema sanitario della Sardegna hanno caratterizzato il dibattito congressuale.

«Il Covid-19 ha reso drammatica una situazione sanitaria ampiamente compromessa dal mancato turn over, dall’organizzazione territoriale dei servizi, da una politica sanitaria regionale paralizzata da contrasti politico-partitici. Questi problemiha detto il segretario generale territoriale Cisl Mimmo Conturicadono pesantemente sui cittadini. Una politica sanitaria lungimirante durante l’emergenza da coronavirus non avrebbe costretto, a volte, il personale a sospendere o rinviare anche di mesi l’ordinaria attività medica e chirurgica. Solo dopo la pandemia si potranno misurare con esattezza le conseguenze dei forzati ritardi e dei rinvii dei ricoveri ospedalieri sui malati non Covid.»

Piergiorgio Fiori, che guiderà la Federazione Cisl Medici di Cagliari nei prossimi quattro anni, ha messo l’accento su un altro problema della sanità sarda: le lunghe liste d’attesa.

«I medici, che durante la fase più acuta della pandemia erano considerati gli angeli santi, a distanza di quasi un anno e mezzo registrano ha detto Piergiorgio Fiorigli stessi problemi peggiorati da una totale assenza di dialogo e di scelte unilaterali con l’ATS.»

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Antonio Onnis 4

La commissione Sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha completato la prima fase delle audizioni sull’istituzione della Asl unica ascoltando i commissari delle aziende sanitarie sarde e l’Anci.

Esprimendo la posizione condivisa dei responsabili delle aziende, il commissario della Asl 7 di Carbonia, Antonio Onnis, ha parlato di «un progetto epocale che interviene in modo profondo sull’organizzazione del servizio sanitario regionale, un progetto che scuoterà il sistema avviando una fase completamente nuova che dovrà essere caratterizzata da efficienza, capacità di ottimizzare le risorse disponibili, migliorare i servizi e soprattutto, anche sul piano culturale, riconciliare la sanità sarda con i cittadini».

«Una grande scommessa – ha aggiunto Antonio Onnis – sulla quale tutti gli operatori della sanità ed anche la politica si stanno mettendo in gioco; per questo non dobbiamo soffermarci tanto sui modelli, quanto sull’impegno comune di superare una situazione a macchia di leopardo per costruire un sistema efficiente e sostenibile.»

Per l’Anci, il presidente Piersandro Scano ha dichiarato che è sempre preferibile «confrontarsi mentre le decisioni si stanno prendendo mentre, in questo caso, abbiamo l’impressione che sostanzialmente le cose siano già fatte». «Rispetto all’esigenza di avere un sistema sanitario efficiente – ha proseguito – riteniamo che non ci siano automatismi che conducono a questo o quel modello, certamente la riforma va fatta però esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per una tendenza (anche nazionale) di abbassare il livello del welfare e dei servizi sanitari per risparmiare, favorendo in modo indiretto una urbanizzazione forzata perché, alla fine, le città sono gli unici posti dove si può vivere. Temiamo in particolare, per quanto riguarda la sanità sarda, che tutto questo si traduca in un abbandono dei territori ed una corsa al Pronto soccorso, perché non c’è altro.»

«Faremo una battaglia molto forte – ha poi annunciato Scano – sulle guardie mediche perché vogliamo difendere il diritto alla salute dei sardi in tutto il territorio regionale, che ha tante differenze, problematiche e specificità; anche la tempistica delle trasformazioni in corso crediamo vada seguita con la massima attenzione perché rete ospedaliera, servizi e strutture territoriali devono essere interconnessi e, al momento, sono parti incomplete di un sistema che ancora non c’è.»

In precedenza la commissione aveva ascoltato i rappresentanti sindacali delle diverse specialità dei medici.

Enrico Giua ha espresso una valutazione positiva sulla riforma in linea di massima, raccomandando però di «procedere con la necessaria gradualità negli accorpamenti» manifestando inoltre la propria preferenza per uno schema di tre Asl.

Angela Vacca ha sostenuto che la proposta della Asl unica non appare la più adatta «al governo sanitario di un territorio vasto come la Sardegna; per noi il numero ottimale sarebbe quello di 3 Asl, anche per assicurare una maggiore presenza nei territori che rischiano di essere fortemente indeboliti».

Maria Luisa Boi ha definito il progetto «fumoso e non adeguato a rispondere alle tante specificità del territorio regionale; sarebbe preferibile uno schema costruito su tre Asl prestando particolare attenzione alle realtà territoriali». «Quello della Asl unica – ha aggiunto – è un modello che nelle esperienze conosciute non ha prodotto risparmi ma solo un forte accentramento di poteri nella persona del direttore generale».

Giuseppe Doneddu ha citato il precedente, a suo avviso totalmente negativo, dell’accorpamento fra Microcitemico, Oncologico e Brotzu per dichiarare tutte le sue riserve su un processo che «non ha prodotto risparmi ma nuovi costi ed un forte calo della qualità dei servizi; la Asl unica sarebbe una specie di bad bank con un al vertice un supercommissario senza controlli e, nello specifico, senza alcun ruolo di rappresentanza per i medici».

Anche Luciana Cois ha ipotizzato un consistente aumento dei costi, aggiungendo che i risparmi, semmai, «potrebbero arrivare dalla centrale unica per gli acquisti che comunque c’è già; quello che manca, invece, è la capacità di produrre buona salute per i sardi».

Gianfranco Doneddu si è soffermato sulle ricadute dei processi di aggregazione nel settore delle analisi di laboratorio ricordando, sempre a proposito dell’accorpamento Microcitemico-Oncologico-Brotzu, che «si sono perduti ben 600 prelievi». «C’è una fretta paurosa che lascia sbalorditi – ha concluso – ed avrà ripercussione negative soprattutto sul personale».

Non possiamo dimenticare, ha detto fra l’altro Cesare Nieddu richiamando l’attenzione della commissione sui problemi dell’emergenza/urgenza, «che prima avevamo otto modelli diversi, ora non abbiamo ancora l’Areus e ci troviamo in una situazione di grave disorientamento che amplifica le tante carenze del servizio».

Per Anna Maria Lecca «la Asl unica sarà un mostro che moltiplicherà i problemi della sanità sul territorio, dove i ventidue distretti somigliano molto alle vecchie Ausl ed i rapporti fra strutture ospedaliere ed universitarie saranno ancora più complicati; l’unico elemento di chiarezza sono i super poteri del direttore generale, difficilmente controllabili».

Anche per Susanna Montaldo «la Asl unica non potrà funzionare e non farà risparmiare; si sta procedendo con troppa fretta con una concentrazione di potere eccessiva che nelle Marche, per esempio, ha portato ad uno squilibrio che di fatto ha delegato al direttore generale le funzioni dell’assessore della Sanità». «Lo schema più funzionale – ha concluso – sarebbe quello di quattro Asl, con confini coincidenti con quelli delle vecchie province”.

Successivamente la commissione ha ascoltato il Rettore dell’Università di Cagliari. La professoressa Maria Del Zompo ha auspicato «una razionalizzazione delle risorse che non perda di vista le grandi potenzialità della facoltà di Medicina, in grado di far crescere tutto il sistema». Sotto questo profilo, ha ribadito la necessità che l’Università «mantenga la sua autonomia», principio che l’art. 2 del disegno di legge della Giunta metterebbe in qualche modo in discussione.