21 November, 2024
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Sessantacinque anni dal primo viaggio in Sardegna di Pablo Volta, grande fotoreporter italo-argentino che scelse l’isola come dimora in cui stabilirsi sino alla scomparsa.

Per ricordare la sua figura di artista e la sua straordinaria personalità sabato 28 dicembre, alle 18.00, nel Teatro Massimo di Cagliari (sala M 3) l’associazione culturale Tina Modotti organizza una serata dal titolo Pablo Volta e la Sardegna. Fotografare un mito”.

Attraverso una pluralità di voci e testimonianze di amici e amiche e di suoi collaboratori, l’iniziativa intende rendere omaggio al fotografo che dopo avere realizzato nell’isola, a partire dagli anni Cinquanta, alcuni importanti reportage, decise di trasferirsi a San Sperate (era legato da una forte amicizia con Pinuccio Sciola) dove ha risieduto sino alla morte, avvenuta nel 2011.

Il primo viaggio in Sardegna, compiuto nel dicembre 1954, sarà ripercorso anche alla luce di una nuova e originale ricerca dello studioso Carlo Di Bella, ospite della serata, che analizzerà da un punto di vista storico- culturale alcuni aspetti della fotografia in Sardegna fra gli anni Cinquanta e Sessanta, e i diversi contributi dei fotografi alla rappresentazione collettiva dell’isola negli anni del Piano di Rinascita.

Quel suo primo viaggio in Sardegna Pablo Volta lo decise subito dopo la lettura della Inchiesta su Orgosolo dell’antropologo pugliese Franco Cagnetta, apparsa nei mesi precedenti sulla rivista Nuovi Argomenti (diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci) e subito ritirata per “vilipendio delle forze armate”. Il fotografo aveva in progetto di accompagnare con un reportage fotografico di Orgosolo una successiva pubblicazione illustrata dell’inchiesta.

In occasione dell’evento sarà esposto un pannello fotografico riguardante il reportage realizzato da Volta a Desulo nel 1956, gentilmente prestato dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico (cui il fotografo cedette la sua produzione inerente la Sardegna) che nel 2007 ha realizzato la grande esposizione La Sardegna come l’Odissea”, comprendente oltre cento immagini realizzate nell’isola tra il 1954-1957. Saranno esposti, inoltre, alcuni ritratti di Pablo Volta realizzati dai fotografi Max Solinas, Rosi Giua, Anna Marceddu, e dagli amici e amiche Augusto Medda, Michela Mereu, Vittore Nieddu.

Oltre a Carlo di Bella, interverranno alla seratra Alessandra Piras, ideatrice dei progetti culturali dell’associazione Tina Modotti e amica di Pablo Volta, con cui a San Sperate ha collaborato alla realizzazione delle attività del circolo del cinema, ma anche a numerose altre attività culturali come il Campidano Film Festival con la mostra Flash Back, dedicata ai grandi autori e autrici del cinema.

Sono previsti anche interventi dello storico e scrittore Luciano Marrocu, del regista Giovanni Colombu, autore del documentario Ritratto di Pablo Volta che sarà proiettato durante la serata, degli amici di San Sperate Amalia Schirru, Giulio Landis e Nino Landis (quest’ultimo con Pablo Volta ha collaborato a numerose iniziative teatrali con la compagnia Fueddu e Gestu), della critica d’arte Alessandra Menesini e dell’artista Gianni Atzeni.

Saranno presenti inoltre, Massimo Sanna e Carlo Birocchi che nel 2006, in occasione degli ottant’anni di Pablo Volta, hanno organizzato e curato, in collaborazione con l’associazione Tina Modotti, il Marina Cafè noir, Sandro Sulis e Stefania Bellucci (della Galleria Arcivernice), una serie di eventi e una importante mostra fotografica per la Galleria Arcivernice e il Caffè Savoia, a Cagliari. Sono previsti anche interventi degli amici Immacolata Serri e Sandra Senis.

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Ultima giornata di programmazione domani, domenica 20 ottobre, per la sesta edizione del Cagliari film festival, in corso nel Teatro Massimo di Cagliari.
Si comincia la mattina alle 12.00, con le lezioni di cinema, storia e didattica: il critico Gianni Olla, in dialogo con lo storico Luciano Marrocu, terrà una lezione su “I rapporti tra storia, politica e cinema nel ventennio Sessanta/Settanta”.
Alle 18,30 si ricomincia : saranno riproposti i due cortometraggi presentati a settembre , “Ausonia” (2019) di Giulia Camba ed Elisa Meloni e “Paese Museo 1968-2018” (2019) di Andrea Mura.
Poi spazio alle proiezioni di tre documentari che ripercorrono la storia del cinema: alle 19.00 sarà proposto “Omaggio a Bernardo Bertolucci” (ITA, 2019) di Jacopo Quadri, che del grande regista scomparso è stato il montatore. Alle 20.00, alla presenza del regista Sergio Naitza, sarà proiettato invece “L’ultimo pizzaiolo” (ITA 2019), un viaggio nelle sale cinematografiche chiuse della Sardegna, abbandonate e decadenti per raccontare un pezzo di memoria collettiva.
La chiusura di sipario di questa edizione del festival è affidata, alle 21,30, a “Segretarie. Una vita per il cinema” (Italia, 2019), documentario di Raffaele Rago e Daniela Masciale, in cui sei segretarie personali raccontano com’era lavorare nel mondo del cinema quando i film italiani vincevano un premio dopo l’altro, a Venezia come a Los Angeles. Per l’occasione i registi saranno presenti in sala.
All’interno della rassegna, nello spazio espositivo antistante la Sala M2, c’è la proposta artistica del network hOMe: si tratta del video di Daniela Frongia “Sul profilo degli alberi”, e di quello di Daniela Masia “Spectacular spectacular”. I lavori sono accompagnati da un’esposizione fotografica.
Il biglietto d’ingresso costa 5 euro, e comprende l’iscrizione Fic (Federazione italiana cineforum) per l’intera giornata di seminari e proiezioni. Ridotto studenti: 3 euro.

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Salvaguardia dell’ambiente, cambiamenti climatici, tutela del lavoro, migrazioni, diritti di chi si mette in viaggio, memorie collettive. Sono questi i temi al centro della sesta edizione del Cagliari Film Festival, rassegna di impegno civile organizzata dall’Associazione culturale Tina Modotti.

Dopo gli appuntamenti di maggio con Uliano Lucas e Gianni Olla, durante i quali si è riflettuto sul Sessantotto, e l’anteprima dedicata agli autori sardi del 27 settembre, da venerdì si entra nel vivo, con un ricco programma che andrà avanti sino a domenica.

Saranno proposti dodici film che si intrecceranno con quattro lezioni di cinema, presentazioni con autori e autrici e alcuni esperti ed esperte di critica cinematografica e didattica dell’audiovisivo. Sono in arrivo per l’occasione, in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission, il regista Mario Brenta (uno dei fondatori e tra i principali animatori di Ipotesi Cinema – laboratorio cinematografico, scuola-non-scuola, ideato da Ermanno Olmi), la documentarista Karine de Villers, Vanessa Roghi, storica della cultura e della scuola italiana che da dieci anni scrive per Rai Tre documentari per la Grande storia, Claudio Cadei, autore della colonna sonora del docu-fiction Il raccolto. In sala anche Raffaele Rago e Daniela Masciale con il documentario Segretarie Una vita per il cinema. Partecipano il critico Gianni Olla, il regista e critico cinematografico Sergio Naitza e lo storico Luciano Marrocu.

Venerdì 18 ottobre, nel Teatro Massimo si comincia alle alle 10,30 quando sarà proiettato, in un matinée per le scuole, il documentario “Domani” (Francia, 2017, 118’) di Cyril Dion e Mélanie Laurent. I due registi si spostano on the road attraverso dieci paesi per incontrare i fautori di un nuovo modello ecosostenibile e di una più virtuosa visione del mondo. L’appuntamento è organizzato in collaborazione con l’associazione culturale L’Uomo che pianta gli alberi di Cagliari.

Si prosegue nel pomeriggio: alle 17,30, in continuità con il tema proposto dal festival la scorsa primavera, si parla di Sessantotto con “Il grande sogno” (Italia, 2009, 101’) film di Michele Placido che rievoca le storie di studenti borghesi in lotta con la società per un mondo senza ingiustizie. Alle 19,30 spazio al tema delle migrazioni con la proiezione di “L’ordine delle cose” (Italia, 2017,112’), film di Andrea Segre, candidato al Nastro d’argento per il miglior soggetto. Un racconto sulla strategia dell’Italia di bloccare in Libia chi è intenzionato a provare il viaggio su un gommone, e che fa capire che cosa comporta questa decisione in termini di diritti umani violati.

Alle 21,30, alla presenza dei registi Mario Brenta e Karine de Villers, sarà proiettato in anteprima regionale “Il sorriso del gatto” (Italia, 2018, 62’), vincitore del Premio Migliore Documentario Italiano al Cinemambiente 2019: uno sguardo sulla crisi e il declino della società occidentale nell’era della globalizzazione.

Sabato 19 ottobre, alle 10,30, ancora un matinée dedicato alla scuola con la replica del documentario “Domani”. Il pomeriggio dalle 17,30 è dedicato a Lezioni di cinema, storia e didattica. Si parte con Gianni Olla che, a partire dal suo saggio “A morte i padri. Cinema e film negli anni della contestazione 1964-1976″ (2018 Cuec), propone un approfondimento su “Film, politica e estetica: la lunga fine del cinema popolare e le vagues europee”. Prosegue un intervento di Luciano Marrocu su “I Rapporti tra storia, politica e cinema nel Ventennio Sessanta/Settanta”.

In collaborazione con la rassegna letteraria Storie in trasformazione, alle 18,30 arriva Vanessa Roghi che parlerà di “Analizzare e utilizzare i programmi televisivi nella didattica della storia”. Dalle 19,30, spazio alle proiezioni: si comincia con La Grande Storia. Don Milani il dovere di non obbedire (2017) della stessa Vanessa Roghi,documentario girato per il programma Rai La Grande Storia che ripercorre la straordinaria vita di un uomo, un prete, che saprà andare contro tutti e tutto, sempre schierandosi dalla parte degli ultimi.

Alle 21,30 si chiude con la proiezione di un inedito docu- musical: “Il raccolto” (ITA, 2017, 73′) di Andrea Paco Mariani, in cui il regista racconta la storia di Gurwinder, rappresentativa di un vasto universo di sfruttamento, quello della comunità Sikh, stanziata stabilmente nella zona dell’agro Pontino e il suo rapporto con il mondo del lavoro, uomini piegati nei campi a lavorare, senza pause, che attraversa oggi l’Italia intera. Sarà presente in sala l’autore della colonna sonora Claudio Cadei.

Domenica 20 ottobre ancora Lezioni di cinema, storia e didattica con Gianni Olla che, alle 12.00, terrà una lezione su “I rapporti tra storia, politica e cinema nel ventennio Sessanta/Settanta” in dialogo con Luciano Marrocu.

Alle 18,30 saranno riproposti i due cortometraggi presentati a settembre, “Ausonia” (2019) di Giulia Camba ed Elisa Meloni e “Paese Museo 1968-2018” (2019) di Andrea Mura.

In serata spazio alle proiezioni con tre documentari che ripercorrono la storia del cinema: si parte alle 19.00, con “Omaggio a Bernardo Bertolucci” (ITA, 2019) di Jacopo Quadri, che del grande regista scomparso è stato il montatore. Alle 20.00, alla presenza del regista Sergio Naitza, sarà proposto invece “L’ultimo pizzaiolo” (ITA 2019), un viaggio nelle sale cinematografiche chiuse della Sardegna, abbandonate e decadenti per raccontare un pezzo di memoria collettiva.

La chiusura di sipario di questa edizione del festival è affidata, alle 21,30, a “Segretarie. Una vita per il cinema” (Italia, 2019), documentario di Raffaele Rago e Daniela Masciale, in cui sei segretarie personali raccontano com’era lavorare nel mondo del cinema quando i film italiani vincevano un premio dopo l’altro, a Venezia come a Los Angeles. Per l’occasione i registi saranno presenti in sala.

All’interno della rassegna, nello spazio espositivo antistante la Sala M2, arriva una proposta artistica del networkhOMe: si tratta del video di Daniela Frongia “Sul profilo degli alberi”, e di quello di Daniela Masia “Spectacular spectacular”. I lavori saranno accompagnati da un’esposizione fotografica.

 

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Salvaguardia dell’ambiente, cambiamenti climatici, tutela del lavoro, migrazioni e diritti di chi si mette in viaggio. Sono questi i temi al centro della sesta edizione del Cagliari Film Festival, rassegna di impegno civile organizzata dall’Associazione culturale Tina Modotti.

Dopo gli appuntamenti di maggio con Uliano Lucas e Gianni Olla, durante i quali si è riflettuto sul Sessantotto, da venerdì 27 settembre parte un nuovo programma di incontri che si snoderà sino al 20 ottobre. Saranno proposti dodici film che si intrecceranno con sei lezioni di cinema, presentazioni con autori e autrici e alcuni esperti ed esperte di critica cinematografica e didattica dell’audiovisivo. Sono in arrivo per l’occasione ospiti come il regista Mario Brenta (ha collaborato con Ermanno Olmi), Letizia Cortini, docente alla Sapienza di Roma di Storia e fonti del documento audiovisivo ed esperta di Public history, Vanessa Roghi, storica che ha firmato diversi documentari per Rai Tre, ma anche il critico Gianni Olla, il regista Sergio Naitza e lo storico Luciano Marrocu.

Venerdì 27 settembre si parte con un’anteprima, realizzata in collaborazione con la Fondazione Sardegna film commission: alle 20.00, nello spazio creativo Artaruga di via San Giovanni, il CFF sarà ospite del festival Smart Cityness – organizzato da Urban Center – con i tre cortometraggi Paese Museo 1968-2018 (2019) di Andrea Mura, “Ausonia” (2019) di Giulia Camba ed Elisa Meloni, Strollica (2017) di Peter Marcias.

Dopo questo primo appuntamento, il 18 ottobre il Cagliari film festival entra nel vivo spostandosi nel Teatro Massimo dove alle 10,30 sarà proiettato, in un matinée per le scuole, il documentario “Domani” (Francia, 2017, 118’) di Cyril Dion e Mélanie Laurent. I due registi si spostano on the road alla ricerca di risposte per salvaguardare l’ambiente e le generazioni future. L’appuntamento è in collaborazione con l’associazione culturale L’Uomo che pianta gli alberi.

Si prosegue nel pomeriggio, quando alle 17,30, in continuità con la proposta del festival della scorsa primavera, si parla ancora di Sessantotto attraverso “Il grande sogno” (Italia, 2009, 101’), film di Michele Placido che rievoca le storie di studenti borghesi in lotta con la società capitalista. Alle 19,30 spazio al tema delle migrazioni con la proiezione di “L’ordine delle cose” (Italia, 2017,112’), film di Andrea Segre, candidato ai Nastri d’argento per il  miglior soggetto. Alle 21,30 gran finale per questa prima giornata di programmazione: alla presenza dei registi Mario Brenta e Karine de Villers sarà proiettato in anteprima regionale “Il sorriso del gatto” (Italia, 2018, 62’, vincitore del Premio Migliore Documentario Italiano al Cineambiente 2019), uno sguardo sulla realtà così come appare oggi nelle strade e nelle città in quanto immagine della crisi e del declino della società occidentale nell’era della globalizzazione.

Sabato 19 ottobre, la giornata è dedicata a Lezioni di cinema, storia e didattica. Si parte alle 10,30, con Gianni Olla che, a partire dal suo saggio “A morte i padri. Cinema e film negli anni della contestazione 1964-1976″ propone un approfondimento su “Film, politica e estetica: la lunga fine del cinema popolare e le vagueseuropee”. Alle 11,15, segue una lezione di Luciano Marrocu su “I Rapporti tra storia, politica e cinema nel Ventennio Sessanta/Settanta”. Alle 17,30 si riprende con una lezione di Letizia Cortini su “L’uso delle fonti audiovisive per lo studio della Storia”, mentre alle 18,30, in collaborazione con la rassegna letteraria Storie in trasformazione, arriva Vanessa Roghi che parlerà di “Analizzare e utilizzare i programmi televisivi nella didattica della storia”.

Dalle 19,30 spazio alle proiezioni: si comincia con La Grande Storia. “Don Milani il dovere di non obbedire” (2017) della stessa Vanessa Roghi, documentario che ripercorre la straordinaria vita di un uomo, un prete, che saprà andare contro tutti e tutto, sempre schierandosi dalla parte degli ultimi. Alle 21,30, si chiude con la proiezione di un inedito docu-musical: “Il raccolto” (ITA 2017, 73′) di Andrea Paco Mariani, in cui il regista racconta l’umiliazione dei lavoratori sfruttati dal caporalato esistente nelle campagne. Sarà presente l’autore della colonna sonora Claudio Cadei.

Domenica 20 ottobre, ancora Lezioni di cinema, storia e didattica con Letizia Cortini, che alle 11.00, parlerà di “L’educazione ai linguaggi fotografico e audiovisivo, alle loro forme e codifiche, i loro usi/riusi consapevoli. Gli Archivi”, e Gianni Olla che, alle 12.00, terrà una lezione su “I rapporti tra storia, politica e cinema nel ventennio Sessanta/Settanta”.

In serata spazio alle proiezioni: si parte alle 19 con “Omaggio a Bernardo Bertolucci” (ITA 2019) di Jacopo Quadri, che del grande regista scomparso l’anno è stato il montatore. Alle 20.00, alla presenza del regista Sergio Naitza, sarà proposto invece il documentario “L’ultimo pizzaiolo” (ITA 2019), un viaggio nelle sale cinematografiche della Sardegna chiuse, abbandonate e decadenti per raccontare un pezzo di memoria collettiva.

Alle 21,30 chiusura di sipario su questa sesta edizione del Cagliari film festival con la proiezione di “Le segretarie. Una vita per il cinema” (ITA 2019) di Raffaele Rago e Daniele Masciale che saranno presenti in sala.

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La rivolta di Pratobello, l’illusione di Ottana, l’esplosione delle Brigate Rosse barbaricine, i tanti sequestri, gli omicidi, le rapine, ma anche la tenacia, la solidarietà, i grandi gesti umani: 30 anni di storia del nuorese e dintorni sono contenuti nelle pagine del libro di Franco Mannoni, intitolato “Il campo degli asfodeli”: lo scrittore gallurese ha presentato la sua ultima opera martedì 6 agosto a Santa Teresa durante la rassegna letteraria “I monumenti incontrano la letteratura” organizzata dalla cooperativa tutta al  femminile CoolTour Gallura. Mannoni ha parlato delle sue esperienze in terra barbaricina di fronte a una platea che contava oltre 80 persone, affiancato dal giornalista Piero Bardanzellu e da Giovanna Colombo: «Arrivai a Nuoro da giovanissimo dirigente scolastico – ha raccontato Mannoni – ho vissuto anni molto intensi, difficili per il territorio. Episodi e persone indimenticabili, che ho voluto fermare qui, in queste pagine». Tentativo perfettamente riuscito: per oltre un’ora il pubblico ha seguito con grande attenzione i racconti sui fatti ed i personaggi che hanno segnato il “Secolo breve” nel centro della Sardegna.

La presentazione de “Il campo degli asfodeli” è stato il quinto appuntamento inserito nel calendario della rassegna “I monumenti incontrano la letteratura”, il prossimo evento si svolgerà in uno scenario unico e decisamente rinnovato: il belvedere di Santa Teresa Gallura, un palcoscenico che si apre a 240 gradi sulle Bocche di Bonifacio con una vista scenografica sulle scogliere della Corsica e le insenature della punta nord della Sardegna e il monumento simbolo del paese, la Torre di Longonsardo. In questo contesto si esibirà sabato il musicista Raoul Moretti per un concerto di sola arpa, al tramonto, dalle 19,30 fino alle 21.00. L’evento è gratuito.

“I monumenti incontrano la lettura” proseguirà poi con altre due date: il 27 agosto ad Aggius ci saranno Flavio Soriga e Luciano Marrocu, mentre il 12 settembre la rassegna si concluderà con Vindice Lecis a Santa Teresa Gallura. La rassegna “I monumenti incontrano la lettura” è giunta alla sua ottava edizione ed è finanziata da: Fondazione di Sardegna, i Comuni di Aglientu, Aggius e Santa Teresa Gallura.

«Anche quest’anno abbiamo avuto un buon riscontro di pubblico – commenta Stefania Simula, della CoolTour Gallura – il laboratorio di fotografia e letture, gli incontri con gli autori e tutte le attività collaterali hanno visto la partecipazione di oltre 500 persone. Di anno in anno registriamo una crescita esponenziale del nostro pubblico e ci auguriamo una grande platea in occasione della serata di sabato, con il concerto di Raoul Moretti.»

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Non solo il tradizionale corteo del 25 aprile ma anche dibattiti, incontri, concerti e presentazioni di libri animeranno a Cagliari e in alcuni centri della provincia i giorni che precedono e seguono il 73° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. A coordinare il cartellone è il Comitato 25 Aprile che riunisce da anni numerosi gruppi, associazioni, sigle sindacali, il cui obiettivo è quello di tenere viva, soprattutto tra le giovani generazioni, la memoria della lotta al nazifascismo e rinnovare l’impegno a favore dei principi di libertà, di democrazia e di partecipazione. 

Il programma delle iniziative prevede martedì 24 una serie di incontri nelle scuole di Senorbì, Mandas, Siurgus Donigala, a cura dell’Anpi della Trexenta. Alle 19.00 a San Basilio si terrà una fiaccolata in memoria del partigiano Pasquale Erriu. Alle 19.15 al Cinema Odissea di Cagliari si proietta il documentario “Libere” di Rossella Schillaci. Organizza l’associazione “Se non ora quando” con il patrocinio dell’Anpi di Cagliari.

Mercoledì 25 aprile, 73° anniversario dalla Liberazione dal nazifascismo, si terrà a Cagliari il tradizionale corteo. Dopo il raduno dei partecipanti a partire dalle 9.30 nella parte alta pedonale di Via Alghero, il corteo si snoderà per la via Sonnino, con una sosta al Parco delle Rimembranze, dove verrà depositata una corona d’alloro in ricordo dei caduti per la patria e la libertà dell’Italia nella guerra di Liberazione, a cura delle associazioni partigiane e delle istituzioni (Prefetto e Sindaco del Comune di Cagliari). Dopo un omaggio all’opera-monumento ad Antonio Gramsci di Pinuccio Sciola, il corteo riprenderà a sfilare in via Sonnino, piazza Emilio Lussu, via Roma, via Sassari e fino alla piazza del Carmine.

Qui sul palco i giornalisti Vito Biolchini e Alessandra Addari coordineranno gli interventi di saluto del Presidente del Comitato 25 Aprile e di giovani studenti. A scandire la mattinata saranno i canti partigiani del Coro Anpi delle sezioni di Cagliari e Trexenta (coordinati da Clara Murtas e Roberto Deiana), insieme a brevi testi poetici letti da Cristina Maccioni ed alcuni brani dal repertorio internazionale di protesta del “Red and Green Choir” di Londra, graditi ospiti del Comitato 25 Aprile. 

Le iniziative a Cagliari proseguiranno nel pomeriggio in piazza Gramsci con un presidio d’onore e letture e recite ispirate alla Liberazione.

Alle 18.00 invece nella sede della Fondazione Siotto in via dei Genovesi, dibattito sul tema “Resistenza e Shoah”, incentrato sulla medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza alla Brigata ebraica e a due scritti ritrovati dei sardi Giusti fra le nazioni, Gerolamo Sotgiu e Vittorio Tredici. Dopo il saluto del presidente dello Uaps Franco Boi, interverranno il presidente della Fondazione Siotto Aldo Accardo e il presidente dell’Associazione Chenàbura Mario Carboni. Organizzano l’iniziativa Uaps, associazione Chenàbura, Fondazione Siotto, Associazione Le Officine, Accus.

Alla Vetreria di Pirri, nell’ambito del Programma “Aprile Resistente” spazio a partire dalle 16.00 a musica e letture nel “Concerto per la Liberazione”. Alle 20.30 sarà invece lo storico Gianluca Scroccu a parlare del 25 aprile, prima dello spettacolo del regista Marco Parodi “Bachisio Spanu. L’epopea di un contadino sardo alla guerra”.

Il 25 aprile sarà celebrato anche in alcuni centri della provincia. A Quartu Sant’Elena sono previste di mattina una cerimonia istituzionale e di sera un presidio d’onore in piazza Sant’Elena con intrattenimenti, letture e recite, e a seguire in biblioteca comunale con filmati e canzoni ispirati alla lotta partigiana e alla Liberazione a cura dell’Anpi.

La mattina del 25 aprile San Nicolò Gerrei ricorderà Salvatore Corrias, Partigiano e Giusto tra le Nazioni, in una iniziativa dell’Anpi Trexenta.

A Monserrato la Liberazione verrà celebrata nel pomeriggio del 25 aprile con una messa Messa in suffragio e la deposizione corona d’alloro al Monumento ai caduti di tutte le guerre presso i giardinetti di via Del Redentore. L’Anpi inoltre parteciperà a San Sperate alla manifestazione Liberafest.

Le iniziative per il 70° anniversario della Liberazione non si fermano il 25 aprile.

Venerdì 27 aprile alle 17.00 presso Libreria La Feltrinelli Point di via Paoli 19 a Cagliari, verrà presentato il libro “La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello Stato fascista” (Il Mulino) di Guido Melis. Intervengono insieme all’autore Luciano Marrocu (Università di Cagliari – Issasco) e Alessandro Pes (Università di Cagliari). Sarà presente l’autore. Organizza l’Issaco.

Sempre venerdì 27 ma alle 21.00 alla Vetreria di Pirri, per la rassegna “Aprile Resistente” va in scena lo spettacolo “Gramsci Antonio: Presente” con Marta Proietti Orzella e Fausto Siddi. 

Il calendario delle manifestazioni si chiuderà giovedì 3 maggio a Cagliari dove alle 10 presso la sede del  Circolo Lussu e dell’associazione Pixel Multimedia in via Tempio, verrà presentato il libro di Marco Sini “Antifascisti, Partigiani, Deportati. Appunti di storie monserratine”. Coordina Flavio Soriga, con interventi di Pietro Maurandi, Virginia Marci, Franco Boi, e letture di Rita Atzeri.

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«Lussu appartiene al pantheon dei grandi che hanno costruito la Sardegna democratica ed è fonte continua di ispirazione. Le sua idee, sempre attuali, sono molto utili per delineare un nuovo assetto autonomistico e impostare un rapporto diverso con lo Stato. E sono necessarie per individuare nuove condizioni per l’esercizio della sovranità». Lo hanno detto gli assessori degli Enti Locali Cristiano Erriu e degli Affari Generali Filippo Spanu che ad Armungia, nello Spazio Polifunzionale, hanno preso parte all’incontro dedicato all’impegno intellettuale e politico di Emilio Lussu promosso dalla Regione e dall’amministrazione comunale, con il patrocinio dell’Università di Cagliari, nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni dello Statuto.

L’incontro ha offerto l’occasione per fare il punto della situazione, proiettare le idee di Lussu negli scenari della Sardegna di oggi ed esaminare le possibili strade per rafforzare la nostra autonomia. «Dobbiamo aprire – ha spiegato Spanu – una nuova stagione federalista. La Sardegna deve conquistare nuovi spazi nei campi dell’istruzione e della finanza locale. Dobbiamo avere nel nostro orizzonte un’idea federale del nostro rapporto con lo Stato italiano. Questa idea deve ripartire sia nel senso di profondi poteri sovrani attribuiti alla nostra Istituzione ma anche in termini di nuova stagione della partecipazione a tutti i livelli».

«E’ essenziale – ha osservato l’assessore Erriu – che, in linea con il pensiero di Lussu, al centralismo nazionale non si sostituiscano nuovi centralismi, serve una costruzione “ordinamentale” dal basso. Con le autonomie locali e la Regione realmente tra loro equiordinate. Una costruzione che eserciti la propria sovranità in modo inclusivo e perequativo, capace di valorizzare tutti i territori e di rendere la società protagonista in ogni ambito».
Gli assessori Erriu e Spanu hanno formulato la proposta, che sarà a breve formalizzata, di intitolare a Emilio Lussu, in occasione dei 70 anni dello Statuto, la sala della Giunta a Villa Devoto.

Nell’occasione è stato presentato il volume Emilio Lussu, Emile Chanoux, la fondazione di un ordinamento federale per le democrazie regionali di Gianmario Demuro e Roberto Louvin. Oltre agli assessori Spanu ed Erriu, sono intervenuti gli autori del volume, l’assessore comunale alla Cultura Antonio Quartu, gli storici Luciano Marrocu e Giuseppe Caboni. Emile Chanoux, antifascista e autonomista valdostano, nel volume viene idealmente associato a Lussu, che è stato relatore, nell’Assemblea Costituente, dello Statuto della Valle d’Aosta.
Erano presenti i nipoti di Lussu e Chanoux, Tommaso e Felice, testimoni di una comunione ideale che resiste al tempo.

Durante l’incontro sono stati proposti alcuni momenti di due interviste in cui Emilio Lussu ricorda Piero Gobetti e Eugenio Chiesa, documenti importanti e preziosi custoditi nel museo storico «Emilio e Joyce Lussu» ad Armungia.

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Otto giornate di programmazione per ripercorrere gli ultimi decenni della storia d’Italia, con un focus sugli anni Settanta: dalle battaglie delle donne per i diritti civili agli anni di piombo, dalle radio libere al fumetto. Per arrivare ai nostri giorni, e capire che cosa è cambiato.

Dal 24 novembre al 3 dicembre lo storico quartiere cagliaritano della Marina ospita la quarta edizione del Cagliari film festival, l’occasione per assistere alla proiezione di film fuori dai circuiti ordinari (in prima nazionale sarà proiettato “Dopo la guerra” di Annarita Zambrano, mentre in prima regionale si potrà assistere a “Assalto al cielo” di Francesco Munzi e “Le ultime cose” di Irene Dionisio) ma anche per ascoltare dalla viva voce degli addetti ai lavori le loro esperienze. 

Organizzata dall’associazione culturale Tina Modotti, la manifestazione vedrà tra gli ospiti le registe Wilma Labate, Annarita Zambrano e Irene Dionisio e il giornalista di Repubblica Concetto Vecchio.

Per la prima volta quest’anno ci sarà anche il Premio del pubblico, che andrà al film più votato dell’intera rassegna.

A dare il via all’edizione 2017 del Festival sarà, venerdì 24 novembre, alle 18.00, nello spazio Artaruga di via San Saturnino/via San Giovanni, l’inaugurazione della mostra fotografica  collettiva “Le lotte civili del Movimento delle donne”:  quaranta foto, recuperate  dagli archivi privati della fotografa Marisa Lallai e del fotografo Daniele Longoni, che raccontano la stagione della contestazione e del movimento femminista a Cagliari, a cui si aggiungono quelle del fotografo Uliano Lucas sulle lotte delle donne in Italia.

Alle 19.00, ci si sposta nel Cineteatro Sant’Eulalia, dove, dopo i saluti della direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission, Nevina Satta, si entra nel vivo con la proiezione di “Assalto al cielo” (Italia, 2016, 72’) di Francesco Munzi, documentario sulla parabola di quei ragazzi e ragazze che animarono le lotte politiche extraparlamentari tra il 1967 ed il 1977.

Alle 21.00 sarà presentato per la prima volta in Italia (nelle sale uscirà solo a marzo 2018) il film “Dopo la guerra” (Italia/Francia 2017, 93’), esordio nel lungometraggio di Annarita Zambrano, che racconta la storia di un ex militante rifugiato in Francia grazie alla dottrina Mitterand, che coinvolge dopo trent’anni la sua famiglia nelle conseguenze della sua scelta politica.

A parlare con il pubblico del film, presentato anche al festival di Cannes, sarà la stessa regista, insieme alla direttrice artistica del Festival, Alessandra Piras.

Sabato 25 la giornata si apre alle 19.00 con un omaggio ad Andrea Pazienza: nel documentario di Stefano Mordini “Paz ‘77” (2001, 65’) si ritrae uno dei più grandi autori di narrativa illustrata, capace, con le sue opere, di descrivere un decennio di storia italiana. La serata si chiude con la proiezione, alle 21.00, di “La mia generazione” (Italia, 1996, 95’) di Wilma Labate, icona del cinema d’impegno civile italiano ed europeo. Candidato a cinque David di Donatello e due Nastri d’argento, e vincitore del Grullo d’oro, il film sarà presentato in sala dalla regista insieme a Pia Brancadori, della Circola Alice Guy.

Domenica 26, alle 19.00, si parla del fenomeno delle radio libere con “Alice è in paradiso” (Italia, 2002, 59’) di Guido Chiesa, documentario che ripercorre la storia dell’emittente radiofonica degli anni ‘70 Radio Alice, protagonista indiscussa del Movimento bolognese.

Il primo week end di programmazione si chiude alle 21 con “Verso sera” (Italia, 1990, 99’) di Francesca Archibugi. Ambientato negli anni di piombo, il film ha per protagonisti Marcello Mastroianni e Sandrine Bonnaire.

Martedì 28 novembre, la seconda settimana del Festival si apre con il seminario “Musica per film – I livelli e le funzioni drammaturgiche della musica per film”, a cura del docente di discipline musicologiche, Antonio Trudu. Appuntamento alle 17 nello spazio Artaruga.

Sempre qui, ma giovedì 30 novembre alle 18,30, arriva il giornalista di Repubblica Concetto Vecchio per parlare del suo ultimo libro “Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano”, edito da Feltrinelli. Un’indagine sull’omicidio, mai chiarito, di Giorgiana Masi, uccisa quarant’anni fa da un colpo di pistola durante le manifestazioni per festeggiare i tre anni della legge sul divorzio. A dialogare con Concetto Vecchio sarà l’avvocato Maurizio Collu.

Venerdì 1 dicembre si ritorna nel cine-teatro Sant’Eulalia per le proiezioni: si parte alle 19 con il documentario di Alina Marazzi “Vogliamo anche le rose” (Italia, 2007, 85’), che analizza gli sviluppi del movimento femminista. Alle 21.00 è invece la volta della giovane regista Irene Dionisio (è nata nel 1986) con “Le ultime cose”, suo esordio al lungometraggio, che scruta il nostro presente fatto di troppe diseguaglianze, con sicura e ferma analisi neorealista. Irene Dionisio, che è anche direttrice del Torino Gay&Lesbian Film Festival, sarà accompagnata in sala dal regista Andrea Mura.

Sabato 2 dicembre la serata si apre, alle 18.00, con il film di Marco Tullio Giordana sulla strage di piazza Fontana “Romanzo di una strage” (Italia, 2012, 135’). Si prosegue alle 21.00 con “Sole cuore amore” (Italia, 2017, 113’), di Daniele Vicari, con Isabella Ragonese. Il film, candidato ai Nastri d’Argento 2017, racconta la storia di due donne, due esistenze in parallelo suggellate dal sacrificio in nome della sopravvivenza e della dignità. 

La giornata di domenica 3 dicembre prende il via alle 19.00 con un omaggio a Beppe Ferrara: sarà proiettato il film “Il caso Moro” (Italia, 1986, 110’). Presenta lo storico Luciano Marrocu.

Alle 21.00, con “La seconda volta” (Italia, 1995, 80’) di Mimmo Calopresti si chiude il sipario sull’edizione targata 2017 del Cagliari film festival. Vincitore di una Palma d’oro a Cannes,  di due David di Donatello, e di un Nastro d’Argento, il  lavoro è ispirato al romanzo è autobiografico “Colpo alla nuca”, di Sergio Lenci.

Al termine di ciascuna proiezione il pubblico potrà votare il suo film preferito tra quelli in cartellone. Il lavoro che otterrà più voti avrà in premio una preziosa ceramica della collezione “Piastrelle” prodotta da Ariu ceramica. La cerimonia di premiazione si svolgerà nella settimana successiva al festival.

 

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Il 19 ottobre 2017 è l’80° Anniversario del più grave incidente minerario della Sardegna, con 14 minatori morti e 8 feriti sopravvissuti, per un totale di 22 persone coinvolte, a causa di una terribile esplosione di polvere di carbone, accaduto il 19 ottobre 1937 nel Bacino carbonifero del Sulcis, nella Miniera di lignite di Sirai, precisamente nel Pozzo Schisorgiu. In questa stessa Miniera di Sirai si sono verificati altri eventi importanti, infatti 75 anni fa, il 2 maggio 1942, vi fu forse il primo sciopero d’Italia, sicuramente uno dei primissimi, organizzato da cellule clandestine del partito comunista all’interno del sindacato corporativo durante il regime fascista, proprio quando vi fu la gestione militarizzata delle attività estrattive e minerarie, dove le sanzioni più gravi, come l’astensione dal lavoro, furono punite secondo il codice penale militare come sabotaggio! Un’idea dell’organizzazione clandestina comunista, all’interno delle gallerie minerarie, si può avere, ad esempio, visionando qualche scena e diverse inquadrature del film Il figlio di Bakunìn, del 1997, diretto dal regista Gianfranco Cabiddu e ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore Sergio Atzeni, prematuramente scomparso. Cenni su questa tragedia della Miniera di Sirai si trovano nelle pagine dell’ultimo romanzo Scarpe rosse, tacchi a spillo (Edizioni Il Maestrale 2004) di Luciano Marrocu, docente di storia contemporanea all’Università di Cagliari. Si sottolinea che in seguito a questo incidente minerario furono modificate le disposizioni tecniche e regolamentari sulla sicurezza in modo più severo, ma ciò non impedì in seguito altre sciagure come questa!

La descrizione di questa grande tragedia mineraria ci deriva dalla puntuale descrizione dell’unica fonte ufficiale: la Relazione sul Servizio Minerario dell’allora Corpo Reale delle Miniere – Roma, 1937 Anno XLVIII, 63, pp. 325 – 328; ma anche da pubblicazioni tecniche come il volume III (pp. 453 – 454) del libro dell’Ing. Luigi Gerbella, il noto manuale intitolato Arte mineraria, uscito in 3 volumi, tra il 1937-’38, e più volte ristampato. Le cause di questi incidenti furono quasi sempre imputabili ai minatori, colpevoli spesso di essere imprudenti e di non rispettare le regole o di non osservare le prescrizioni disposte dai loro superiori gerarchici nei turni di lavoro. Anzi, secondo le dichiarazioni ufficiali della Direzione Mineraria, prima dei turni di lavoro le gallerie sotterranee risultavano già ispezionate e messe in sicurezza con personale tecnico specializzato su programmi periodici predisposti dalla stessa Direzione. In verità, durante il regime fascista, si attuò nelle attività minerarie, specialmente carbonifere, un sistema di enorme sfruttamento del lavoratore, nel quale la sicurezza del lavoro era ridotta al minimo necessario, tutto ciò solo ed esclusivamente per incrementare la produzione del carbone, con la trasformazione della stessa prestazione lavorativa introducendo per certe prestazioni nelle gallerie il famigerato sistema “Bedaux”, cioè la paga ad economia: ad incentivo o a rendimento con un particolare cottimo.

Il sistema di lavoro a cottimo utilizzato da tutte le società minerarie, soprattutto metallifere e in parte le carbonifere, infatti, fu appunto quello “Bedaux”, che rappresentò un metodo di sfruttamento scientifico dei minatori. Questo sistema di lavoro si basava sulla misurazione della quantità di lavoro che un operaio compiva, con uno certo sforzo, in un minuto primo, chiamato anche “60 di passo”. Un minatore doveva raggiungere il cosiddetto “60 di passo”, cioè doveva, sotto il controllo, compiere un determinato “passo” (trasportare, per l’appunto, un determinato numero di carrelli; caricare una certa quantità di minerale; scavare un determinato numero di metri, ecc.). Se l’operaio non riusciva a raggiungere il “passo” veniva licenziato. Nel momento in cui il “passo” diventava raggiungibile da tutti i minatori, veniva sistematicamente aumentato a tutti. Il sistema di questo particolare cottimo fu approvato dalla Confederazione Nazionale Fascista dei Sindacati dell’Industria sia nei contratti sia negli accordi interconfederali. Contro questa situazione insopportabile si applicò la “direttiva entrista”, cioè organizzare l’opposizione operaia all’interno del sindacato corporativo, disposta dalla Confederazione Generale del Lavoro (comunista) guidata da Giuseppe Di Vittorio in Italia, mentre quella riformista si trovava in esilio.

Alle ore 22,50 circa del giorno 19 ottobre 1937, nel Pozzo Schisorgiu della Miniera di lignite di Sirai, gestita dalla S.M.C.S. (Società Anonima Mineraria Carbonifera Sarda), avvenne il tragico incidente minerario con gravi infortuni sul lavoro, causato da una forte esplosione per accensione di polvere di carbone durante lo sparo delle mine negli avanzamenti del cantiere del IV fascio, fornello n. 3 del livello + 40 m. s.l.m. I minatori addetti agli avanzamenti dei cantieri A ed N, dopo aver preparato ed acceso un totale di 39 mine, scesero dal fornello G nella galleria di livello +40 per mettersi al riparo. Con il potente scoppio delle mine vi furono immediate conseguenze: alla forte esplosione seguì una massa notevole di gas infiammato che si propagò a forte pressione ed a grande velocità nella galleria del livello +40 dove investì i minatori che si trovarono lungo i cunicoli di passaggio, gettandoli violentemente a terra ed ustionandoli al viso, alle mani e in varie parti del corpo. Tale incidente minerario provocò la morte immediata di 5 minatori, che si trovavano vicini al suddetto fornello, furono violentemente colpiti dall’esplosione e dai terribili effetti dell’ossido di carbonio, i loro corpi presentarono gravissime ustioni e fratture del cranio, tanto che 2 morirono sul colpo, mentre gli altri 3 decedettero poco dopo.

Furono, inoltre, ustionati e feriti in modo più o meno grave altri 17 operai, che si trovavano in galleria F, cioè avevano quasi raggiunto la stazione alla base del pozzo E, al livello +40, e sebbene al buio, per essersi spente tutte le lampade, riuscirono a raggiungere il pozzo stesso e ad uscire coi propri mezzi. Di questi minatori feriti 4 furono rilasciati dopo le prime cure; mentre 9 morirono pochi giorni più tardi, portando a 14 il numero definitivo delle vittime del grave incidente. Furono così trasportati e ricoverati agli ospedali civili di Iglesias e di Cagliari gli altri feriti più gravi a causa delle ustioni di 1°, 2° e 3° grado in molte parti del corpo e per fenomeni broncopolmonari infiammatori dovuti a probabile inspirazione di gas tossici e di aria sovra-riscaldata.

I nomi dei 14 minatori ed operai, eroi del lavoro deceduti, furono i seguenti in ordine alfabetico: 01. BALLOCCO FRANCESCO, fu Antioco, nato a Serbariu il 17.11.1891, residente a Serbariu, minatore, all’età di 45 anni morì sul colpo il 19.10.1937 – 02. BARROI MARIO, di Vittorio, nato a Mogoro il 20.02.1912, residente a Serbariu, manovale, all’età di 45 anni scomparve, all’ospedale di Cagliari, il 25.10.1937 – 03. BIAGINI o BIAGGINI PRIMO, di Eugenio, nato a Lizzano in Belvedere (BO) il 26.08.1926, residente a Serbariu, manovale, all’età di 31 anni morì il 31.10.1937 – 04. BUONAFEDE FRANCESCO, fu Giuseppe, nato a Monzuno (BO) l’8.09.1910, residente a Serbariu, minatore, all’età di 27 anni perì, all’ospedale di Iglesias, la sera del 20.10.1937 – 05. FLORIS CORONA SALVATORE, di Antioco, nato a Serbariu il 14.12.1913, residente a Serbariu, manovale, all’età di 23 anni morì il 14.11.1937 – 06. GIACOMETTI EGIDIO, di Pietro, nato a Pedavena (BL) il 31.07.1905, residente a Serbariu, manovale, all’età di 32 anni spirò, all’ospedale di Cagliari, il 24.10.1937 – 07. MELONI SCARTEDDU EMANUELE, di Antioco, nato a Palmas Suergiu l’02.07.1907, residente a Palmas Suergiu, manovale, all’età di 30 anni morì il 29.10.1937 – 08. PILIA CORONA ANTONIO, fu Giovanni, nato a Ulassai l’08.11.1889, residente a Serbariu, manovale, all’età di 47 anni, morì sul colpo il 19.10.1937 – 09. PIREDDU VENERANDO, di Giorgio, nato a Santadi il 15.07.1918, residente a Santadi, manovale, all’età di 19 anni morì sul colpo il 19.10.1937 – 10. PISTORI FRONGIA LUIGI, fu Antioco, nato a Serbariu il 27.08.1910, residente a Serbariu, manovale, all’età di 45 anni si spense, all’ospedale di Cagliari, il 26.10.1937 – 11. RODA FRANCESCO, di Riccardo, nato in America il 23.06.1904, residente a Serbariu, manovale, all’età di 33 anni, spirò all’ospedale di Iglesias, il 25.10.1937- 12. RONDELLI MARIO, di Ciro, nato a Grizzana (BO) l’8.09.1913, residente a Serbariu, manovale, all’età di 24 anni morì il 31.10.1937 – 13. SAIS GIUSEPPE, fu Agostino, nato a Villamassargia il 18.10.1890, residente a Siliqua, manovale, all’età di 47 anni cessò di vivere, all’ospedale di Iglesias, il 23.10.1937 – 14. SERVENTI PISANU SILVIO, di Celestino, nato a Santadi l’1.01.1914, residente a Santadi, manovale, all’età di 23 anni morì il 29.10.1937.

I nomi degli 8 feriti sopravvissuti furono i seguenti in ordine alfabetico: 01. CADDEO BALLOCCO LUIGI, fu Giovanni, nato a Narcao il 27.11.1902, residente a Narcao, manovale, all’età di 34 anni, ferito il 19.10.1937 – 02. CANCEDDA DESSI’ RAIMONDO, fu Giuseppe, nato ad Arbus il 11.03.1899, residente a Serbariu, sorvegliante, all’età di 38 anni, ferito il 19.10.1937, rilasciato dopo le prime cure – 03. CANE’ ANTONIO, di Giovanni,  nato a Serbariu il 16.05.1922, residente a Serbariu, manovale porta-ferri, all’età di 15 anni, ferito il 19.10.1937 – 04. COBIANCHI EUGENIO, di Gaetano, nato a Castel di Casio (BO) il 07.07.1906, residente a Serbariu, minatore, all’età di 31 anni, ferito il 19.10.1937, rilasciato dopo le prime cure – 05. DESSI’ ANTONIO, fu Antonio, nato a Serbariu il 18.04.1896, residente a Serbariu, capo sciolta, all’età di 41 anni, ferito il 19.10.1937 – 06. FARRIS SERRA GUGLIELMO, fu Emanuele, nato ad Antillo (ME) il 25.09.1908, residente a Serbariu, minatore, all’età di 29 anni, ferito il 19.10.1937, rilasciato dopo le prime cure – 07. MEDDA LITTARRU GIULIO, fu Giuseppe, nato a Tratalias il 30.04.1902, residente a Tratalias, minatore, all’età di 35 anni, ferito il 19.10.1937 – 08. TITON o TITTON GIUSEPPE, fu Giacomo, nato a Farra di Soligo (TV) il 18.04.1880, residente a Serbariu, aiuto minatore, all’età di 57 anni, ferito il 19.10.1937, rilasciato dopo le prime cure.

Mauro Pistis

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Il 21 luglio prende il via il consueto appuntamento con le anteprime estive del “Cabudanne de sos poetas” realizzate in collaborazione con Tocoele Associazione culturale e con la Biblioteca comunale di San Vero Milis. Sette incontri dal 21 luglio al 18 agosto che anticipano la tredicesima edizione del festival di poesia, musica, letteratura, tra i più importanti della Sardegna e promuovono la cultura e la poesia nei comuni vicini, valorizzando il territorio. L’intrattenimento si sposa al messaggio culturale. Tutti gli incontri si terranno nei comuni di Milis, Bonarcado, Narbolia, San Vero Milis, Seneghe, Cuglieri/S’Archittu, Scano Montiferro, all’interno di chiese, nuraghi e case antiche, la cui storia e il significato territoriale vengono illustrati da esperti dell’associazione Tocoele. Presentazioni di autori, novità editoriali, ma anche film, documentari, e intrattenimento musicale.

«Il tema riprende quello centrale della tredicesima edizione del Cabudanne, ovvero quello delle “Rivoluzioni”, dedicato all’anniversario che cade quest’anno di grandi momenti di svolta nella storia europea, dalla Riforma luterana alla Rivoluzione russa», spiega Mario Cubeddu, presidente dell’associazione Perda Sonadora – «Da vent’anni circa si parla di rivoluzione nella produzione sarda in questo campo, con la comparsa di autori nuovi che hanno conquistato rilevanza nazionale, a partire dal compianto Sergio Atzeni, morto prematuramente nel 1995. Qual è la situazione attuale?». Un salto, dunque, nel campo della narrativa in queste anteprime d’estate per proporre alcune delle voci più interessanti della narrativa sarda di questi anni. «Si parte dai giovani Alberto Capitta e Alessandro De Roma, già affermati in campo nazionale, ad autori di valore legati a temi ed esperienze a noi più vicine, come Nicolò Migheli, autore di romanzi storici che riprendono vicende passate della Sardegna, e Bachisio Bandinu che ha sperimentato una narrativa in due lingue con la doppia edizione, in sardo e in italiano, del suo romanzo “Sa manu de s’umbra”. Particolare è poi l’opera di Luciano Marrocu “Deledda, una vita come un romanzo”, in cui il noto storico/narratore propone un’operazione di reinvenzione e narrazione di un’esistenza raccontata appunto come se si trattasse di una vicenda romanzesca».