2 November, 2024
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Una battaglia comune per i diritti dei sardi da portare avanti nella discussione della legge di bilancio ora all’attenzione del Parlamento. E’ la proposta del presidente della I commissione del Consiglio regionale, Francesco Agus, contenuta in una lettera indirizzata ai Senatori eletti in Sardegna Luciano Uras, Silvio Lai, Ignazio Angioni, Giuseppe Luigi Cucca, Luigi Manconi, Emilio Floris, Roberto Cotti e Manuela Serra.

La proposta di manovra, ora al vaglio della commissione Bilancio del Senato, presenta innumerevoli criticità già oggetto dei lavori istruttori portati avanti dalla prima commissione del Consiglio regionale e sintetizzati nella risoluzione n. 25 approvata dal parlamentino a larga maggioranza.

La manovra, se approvata al Senato, difficilmente sarà modificabile alla Camera dove arriverà blindata. Da qui la scelta di scrivere ai senatori per sollecitare un loro intervento.

«Si tratta di problemi vecchi che invece di avviarsi a risoluzione peggiorano i loro effetti. Vi scrivo perché la sensazione comune è quella di essere arrivati all’ultimo appello: senza modifiche alla manovra gli enti locali sardi saranno in grandissima difficoltà.»

Nella lettera, Francesco Agus, richiamando gli esiti dei lavori svolti dalla Commissione sui temi delle entrate regionali e sui tagli alle risorse statali destinate alle province sarde e alla città metropolitana di Cagliari, esprime preoccupazione sulle ripercussioni che avrebbe il testo così come proposto dal Governo sui bilanci degli enti di area vasta.

«La Commissione ha condotto un lungo lavoro di studio e monitoraggio sul tema delle difficoltà finanziarie delle Province. Da tempo si registrano a Roma sistematici tentativi di estromettere i nostri enti di area vasta, Province e Città Metropolitana di Cagliari, dalle ripartizioni delle risorse statali. Quest’anno il danno è aggravato dalla beffa: con la proposta di Bilancio dello Stato per il 2018 in discussione in queste ore in Senato, siamo stati anche esclusi dalla ripartizione del fondo di 352 Milioni di euro destinato alle sole regioni a statuto ordinario. Un pregiudizio inaccettabile nei nostri confronti, una vera e propria tassa sull’autonomia regionale.»

Il presidente Agus si è soffermato inoltre sulla transizione in corso ai sensi della legge 2/2016, che nei prossimi mesi lascerà nelle mani dei Sindaci la guida degli enti di area vasta, e su come, nonostante i sardi paghino le imposte provinciali (Ipt e addizionale Rc Auto) più alte in Italia, nemmeno un euro di queste risorse rimanga nell’isola e contribuisca al suo sviluppo o al mantenimento dei servizi. 

«Queste risorse sono per noi fondamentali per garantire la manutenzione di 5452 km di strade provinciali oggi in alcuni casi al limite della percorribilità e per evitare che gli edifici scolastici diventino luoghi pericolosi per l’incolumità dei nostri giovani studenti – aggiunge Francesco Agus -. La Commissione e il Consiglio hanno fatto la loro parte, ma sarebbe un grave errore pensare di poter risolvere problemi di questa portata in solitudine. Battaglie come questa non si possono condurre a compartimenti stagni, ognuno asserragliato nel proprio palazzo. Abbiamo recentemente dimostrato anche in Consiglio Regionale che quando si viaggia uniti e determinati si possono portare a casa risultati importanti ed immediati per tutta la comunità sarda.»

«Mi rendo disponibile da subito, insieme alla Commissione che presiedo – conclude Francesco Agus -, a fornire tutta la documentazione utile a favorire il vostro lavoro. Davanti a problemi come questo mi aspetto che ciascuno di voi metta accanto alla propria bandiera di partito quella dei sardi, uomini e donne, oggi esclusi da un accesso paritario alle risorse dello Stato.»

 

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«Questa mattina in sede di commissione di vigilanza, il direttore della Rai Mario Orfeo ha espressamente indicato la lingua sarda tra quelle che devono essere contemperate nella stesura del contratto di servizio Rai.» Ne hanno dato notizia ieri i senatori sardi del Pd Sivio Lai, Giuseppe Luigi Cucca ed Ignazio Angioni che avevano sollecitato formalmente l’attenzione della delegazione del Partito democratico in commissione e del vicepresidente Francesco Verducci, anche sottoscrivendo l’interpellanza a prima firma Luciano Uras.

«Apprezziamo molto le parole del direttore generale che rappresentano la risposta positiva dovuta al grande lavoro svolto in questi anni dalla nostra delegazione regionale per ottenere il riconoscimento della lingua sarda in Rai e anche alla preoccupazione che il lavoro andasse in fumo dopo l’allarme lanciato dal consigliere Rai Franco Siddi, che ringraziamo per il grande lavoro che sta svolgendo – aggiungono i tre senatori Pd -. Presenteremo, dunque, un emendamento al contratto di servizio Rai, in sede di discussione, lavorando congiuntamente con il vicepresidente Verducci e la delegazione Pd per ottenere la modifica formale ma le parole e l’impegno del direttore generale di questa mattina sono un segnale rassicurante di attenzione e rispetto del lavoro svolto in maniera bipartisan.»

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«L’adesione del senatore di Campo progressista Luciano Uras alla battaglia referendaria per il principio di insularità in Costituzione è una gran bella notizia perché la qualità e l’importanza della sottoscrizione confermano ancora una volta che sotto questa bandiera possono davvero ritrovarsi tutti i sardi di buona volontà!»

Lo ha detto il presidente del comitato referendario Roberto Frongia, che ha raccolto oggi la sottoscrizione di Luciano Uras, auspicandone l’impegno attivo, da “padrone di casa”, nel movimento Referendario.

«Ci sono battaglie – ha sottolineato Roberto Frongia Frongia – che sono interesse di tutta la comunità. Sarebbe inutile e controproducente intestarsi primogeniture, mentre ha sicuramente un senso imparare a lavorare fianco a fianco, oltre le legittime differenze di prospettiva politica e di partito, per raggiungere insieme gli obiettivi condivisi.»

«Centomila firme di sardi – ha concluso Roberto Frongia – non sono più un traguardo impossibile. Ringraziamo il senatore Uras e, insieme a lui, moltiplichiamo i nostri sforzi perché vogliamo dimostrare che i sardi sanno essere uniti quando è in gioco il loro futuro!»

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Il senatore Luciano Uras e il consigliere regionale Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) hanno tenuto una conferenza stampa, in Consiglio regionale, sulla gestione degli immobili pubblici dalla Regione, che presenta troppi sprechi invece che un’occasione di sviluppo.

«Gli immobili della Regione hanno una messa a valore pari allo 0,2 per cento del patrimonio – detto Luciano Uras citando dati pubblici, che ha illustrato tra l’altro un’interrogazione al ministro dell’Economia e delle Finanze sul rischio di spreco di denaro pubblico nel caso si edificasse in via Simeto una nuova Cittadella finanziaria -. E’ sul tema dell’uso del patrimonio immobiliare, sulla sanità e sull’urbanistica che si misura il giudizio negativo che i sardi hanno di questo governo regionale e che sta provocando la sollevazione popolare. L’ho detto al presidente Francesco Pigliaru e ne sono sempre più convinto: le elezioni si vincolo o si perdono su questi punti.»

«Con il riordino della rete ospedaliera che cosa accadrà del Binaghi di Cagliari, dove non sono ancora ultimati i lavori delle nuove sale operatorie? – ha aggiunto Luciano Uras -. E che sorte sta investendo tutte le ex aree militari di Cagliari, compreso l’ex carcere di Buoncammino o l’ex ospedale militare? Sul patrimonio immobiliare sardo, quei 406 milioni di euro che rendono appena lo 0,2 per  cento, c’è una delibera del 2015, della Giunta regionale, intitolata “Totus in paris, est ora del faghere?”. Ecco, cosa è stato fatto? Nulla, proprio nulla. In questo contesto lo Stato ha un’opzione per l’acquisto da privati della Cittadella finanziaria di via Vesalio”, un’opzione di certo meno onerosa di quanto non costi realizzare con 50 milioni di euro e più un nuovo complesso finanziario in via Simeto.

Ecco perché ho presentato un’interrogazione al ministro e chiedo che in via generale la Regione e lo Stato decidano quali immobili recuperare e con quali risorse, anche con il concorso delle imprese. Che sono sempre attente quando il Consiglio regionale elabora norme urbanistiche ma farebbero cosa utile a inserirsi correttamente nei rapporti con lo Stato e la Regione e occuparsi anche del recupero e della gestione del patrimonio immobiliare pubblico.»

A titolo di scandalo, ancora poco esplorato, il senatore Uras ha citato il caso della Maddalena, «uno spreco per cui ancora nessuno paga. E mentre qualcuno ha incassato, le bonifiche non sono state fatte, ci sono un albergo e un centro congressi vuoto e le strutture delle banchine si stanno sbriciolando.  Però non ci sono i soldi per garantire un punto nascite alle donne dell’Isola».

Della stessa opinione il consigliere regionale Francesco Agus: «Questa legislatura regionale era iniziata nel segno della annunciata dismissione delle servitù militari e del trasferimento di quei beni alla Regione. Invece, in questi quattro anni manco un metro quadrato mi risulta sia stato trasferito. Il rischio è che queste strutture ex militari di Cagliari, come l’ex ospedale, facciano la fine ingloriosa dell’ex ospedale Marino. E il fenomeno pare purtroppo destinato ad aumentare – ha concluso Francesco Agus -, vedi il palazzo di piazza Giovanni XXIII sede dell’assessorato al Lavoro, per non parlare dell’ospedale San Giovanni di Dio, del Binaghi e del Marino nuovo, che a leggere la proposta di riordino della rete sanitaria sembrano proprio destinati alla chiusura».

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Nuovo appuntamento della campagna di sensibilizzazione dell’associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince ONLUS. il 14 luglio alle ore 20.30 presso il Palazzo Ducale di Sassari è prevista la proiezione del documentario “Buonasera, Moby Prince” di Paolo Mastino del TGr Sardegna. il lavoro cinematografico ripercorre i 26 anni della storia del traghetto Moby Prince, incendiatosi dopo essere entrato in collisione con la petroliera Agip Abruzzo il 10 aprile del 1991 nel porto di Livorno, in cui morirono 140 persone in attesa di soccorsi mai arrivati.

Dopo anni di verità processuali poco credibili e di comodo, finalmente la Commissione parlamentare d’Inchiesta, istituita a luglio del 2015 in Senato, sta facendo luce su aspetti fino ad allora controversi e poco chiari. Dopo il documentario seguirà un incontro-dibattito aperto a tutti i cittadini che hanno voglia di verità e giustizia, moderato da Anna Piras, caporedattore del TGr Sardegna, a cui parteciperanno, oltre a Paolo Mastino, il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, i tre senatori sardi della Commissione d’Inchiesta, Silvio Lai, presidente, Emilio Floris e Luciano Uras, il presidente dell’associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince ONLUS, Luchino Chessa. Una puntuale occasione per fare il punto del lavoro fin qui svolto dalla Commissione Parlamentare a poco meno di sei mesi dalla fine del suo mandato.

 

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«La mia giornata comincia con un pensiero alla giunta Pigliaru e uno più speciale riservato all’assessore ai trasporti degli ultimi tre anni Massimo Deiana. Senza Ryanair da Ciampino sarei mancata all’ultimo saluto a un’amica che è morta. Così auguro ai vostri figli lontani quando di andarvene toccherà a voi.»

Questo post pubblicato questa mattina dalla scrittrice Michela Murgia sul suo profilo facebook, ha scatenato la reazione dei senatori sardi che hanno preso posizione molto duramente, con una lettera inviata alla Rai – sottolineando che «cyberbullismo e parole di violenza inaudita della Murgia sono incompatibili con il servizio pubblico».

«Non basta un profilo culturale, anche di valore, perché espressioni cariche di violenza e di incitazione all’odio siano compatibili con il servizio pubblico» hanno scritto Silvio Lai, Ignazio Angioni, Giuseppe Cucca, Luciano Uras a Monica Maggioni e Mario Orfeo, presidente e direttore della Rai, per stigmatizzare un post pubblicato questa mattina da Michela Murgia, scrittrice e giornalista e collaboratrice dell’Azienda di viale Mazzini.

«Non può passare inosservato – fanno rilevare i senatori Silvio Lai, Ignazio Angioni, Giuseppe Cucca, Luciano Uras  che una professionista come dovrebbe essere la signora Murgia, mentre svolge ruoli significativi e di grande visibilità all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo, che per antonomasia assolve a compiti culturali di formazione e coesione sociale, possa augurare, pubblicamente, sofferenza e solitudine, se non addirittura la morte ad alcune persone, anche particolarmente esposte per le funzioni pubbliche che esercitano.»

«Oggi si svolgono gli esami di maturità per migliaia di ragazze e ragazzi del nostro Paese. Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni, disse Eleanor Roosevelt. Aver avuto difficoltà a muoversi dall’Isola anche se per un evento particolarmente triste non autorizza certamente un uso violento delle parole. Difficoltà vere di vita di una comunità come quella isolana non autorizzano mai l’uso violento delle parole. Troppi cattivi maestri insegnano questo linguaggio ai giovani. È questo il messaggio che va mandato alle ragazze e ai ragazzi che oggi voltano pagina e dovranno immergersi in una prospettiva di vita diversa, fatta di sacrifici ma anche di fiducia verso gli altri e verso il futuro? Crediamo proprio di no ed è per questo che siamo rammaricati per quelle parole così brutali. Confidiamo che insieme a noi – concludono i senatori sardi – anche i vertici della Rai intendano stigmatizzare tale comportamento richiamando la signora Michela Murgia a contenere le sue esternazioni se non per civiltà almeno in un quadro di compatibilità con il servizio pubblico.»

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«Il Consiglio regionale deve approvare ed il presidente Pigliaru lo deve presentare al Consiglio, il documento esplicativo previsto dall’articolo 4 comma 5 della legge di stabilità 2017. Soltanto così la Sardegna potrà ottenere la modifica del trattato istitutivo dell’Ue e vedere riconosciuto il suo status di regione insulare.»

Lo hanno detto questa mattina, in una conferenza stampa, in Consiglio regionale, Annamaria Busia e Francesco Agus (Campo progressista) insieme al senatore Luciano Uras.

La richiesta, fa seguito a numerosi approvati dal Parlamento e dal Consiglio regionale dal 2015 ed è ribadita in una mozione che nei prossimi gironi sarà presentata da Agus e Busia.

In premessa ha preso la parola l’avvocato Margherita Zurru, che ha illustrato i dati della relazione Crenos 2017 appena pubblicata: «Sono numeri  drammatici per la Sardegna – ha detto la professionista – sotto il profilo del Pil siamo davanti al peggior risultato dell’ultimo ventennio. L’Isola non solo non cresce ma atterra sotto tutti gli indicatori, unico caso in tutto il Mezzogiorno italiano. In più, il processo di spopolamento in atto nell’Isola non fa altro che accentuare in prospettiva la portata nefasta di questi dati. L’unica soluzione è riconoscere ai Sardi quanto prima i benefici, non elemosine né privilegi, che spettano alle regioni dell’Ue “interessate da gravi e permanenti svantaggi naturali e demografici”, come previsto dall’articolo 174 del Trattato di funzionamento dell’Ue».

Il percorso indicato dall’avvocato Zurru è stato poi spiegato politicamente dal senatore Uras: «Ho simpatia per questa Giunta e per il suo presidente ma qualche volta tocca anche essere utili al popolo. C’è una norma di legge che non è rispettata: noi chiediamo che si rispetti, invece, e si applichi. Il presidente della Regione deve costituire da subito il comitato tecnico politico che deve entro settembre predisporre il documento e darlo alla Giunta per l’approvazione in il Consiglio. Su queste cose si unisce un popolo».

Anche il presidente della commissione Autonomia, l’on. Francesco Agus, è intervenuto per chiedere l’applicazione di quanto disposto dall’articolo 4 comma 5 della legge di stabilita 2017 e ha annunciato la presentazione di una mozione, a firma anche dell’on. Busia, che impegna la Giunta alla costituzione del comitato. «Come se non bastassero i presupposti storici e geografici della nostra insularità, l’Ue di oggi non è più quella del Trattato di Roma e ci sono tutte le condizioni perché un’isola a 500 km da Roma ma realmente davvero isolata, non come la Sicilia, possa godere di trasporti e collegamenti efficaci, di infrastrutture  adeguate e deroghe alle normative che a oggi sanzionano ogni intervento come aiuto di stato».

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«Si apre una prospettiva concreta e importante per la risoluzione definitiva della lunga vertenza degli Lsu della Sardegna, con la rimozione del principale ostacolo normativo che fino a oggi ha impedito alle Regioni, compresa la Sardegna, di giungere al completo svuotamento del bacino dei propri lavoratori socialmente utili.»

È il commento dell’assessore regionale del Lavoro Virginia Mura all’approvazione in commissione Lavoro del Senato dell’ordine del giorno presentato dal senatore Ignazio Angioni e sottoscritto dai colleghi sardi Giuseppe Luigi Cucca, Silvio Lai e Luciano Uras. La proposta, condivisa anche dal vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, impegna il Governo ad «attuare le condizioni per riavviare la stabilizzazione degli Lsu», rimuovendo le sanzioni per il superamento dei limiti assunzionali per gli enti che vi procedano.
«Siamo davanti alla prova che solo la buona politica può risolvere i problemi – aggiunge l’assessore Mura -. Grazie al lavoro svolto in piena sintonia in questi mesi con il senatore Angioni e con i colleghi d’Aula sardi del Partito Democratico da un lato, e con il ministero del Lavoro dall’altro, siamo convinti di avere trovato una possibile soluzione del problema. Da anni infatti le Regioni vengono sollecitate a presentare piani per incentivare la stabilizzazione per i residui lavoratori socialmente utili presso gli enti locali nei quali, ogni anno, vengono impegnati in forza di apposite convenzioni firmate da ciascuna Regione con il ministero del Lavoro. In Giunta – ricorda Virginia Mura – abbiamo già presentato e approvato un pacchetto di misure particolarmente vantaggiose per i Comuni che intendono stabilizzare i lavoratori che già utilizzano, ma in diversi casi la buona volontà di sindaci e amministratori si è dovuta fermare davanti ai limiti assunzionali che le normative attuali impongono e che ora contiamo vengano superati.»

«L’ordine del giorno proposto dal senatore Angioni – aggiunge l’assessore Mura – va proprio a intervenire su questo ostacolo, tenuto conto che il definitivo svuotamento del bacino, almeno per la Sardegna, è un obiettivo a portata di mano: nella regione, su un bacino che in origine era di oltre seimila addetti, restano oramai solo 52 lavoratori socialmente utili, e puntiamo a scendere a meno di quaranta unità entro le prossime due settimane, quando in Giunta presenteremo una rimodulazione ancora più efficace degli incentivi già operanti.»
Il Piano triennale di incentivi varato dalla Giunta regionale prevede, per favorire le stabilizzazioni nel comparto pubblico, la copertura del 100% dei costi degli stipendi per tre anni e del 75% per i successivi due. Previsti anche incentivi in favore delle imprese private che vogliono assumere a tempo indeterminato gli Lsu, che consistono nella copertura del 50% dei costi stipendiali per cinque anni con un massimale di 12mila euro annui. Viene anche assicurato un bonus forfettario per l’uscita volontaria degli Lsu dal bacino regionale pari a 70mila euro lordi.

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Il Consiglio regionale della Sardegna ha voluto ricordare, a 26 anni di distanza, la tragedia della Moby Prince in cui morirono 141 persone, con due manifestazioni: l’intitolazione di una piazza alla memoria delle vittime, davanti al porto di Cagliari, ed una semplice cerimonia nell’Aula consiliare cui hanno partecipato, fra gli altri, anche il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sen. Silvio Lai ed il presidente dell’Associazione 10 aprile-familiari vittime Moby Prince Luchino Chessa.

Nel suo intervento il sen. Silvio Lai ha ricordato che «dalla prima fase del lavoro della Commissione, basato sulla lettura degli atti del processo, l’audizione di numerosi esperti e l’esame di nuove testimonianze, emerge uno scenario della vicenda molto più grande  e complesso, con elementi di verità diversi dalla verità giudiziaria che ci è stata consegnata dai tribunali».

«Fra questi – ha proseguito il presidente della Commissione – i più importanti riguardano la condotta della Moby Prince, che tentò disperatamente di evitare l’impatto con la petroliera, e del suo equipaggio che attivò corrette procedure per mettere in salvo in passeggeri: una ricostruzione significativamente diversa da quella ufficiale secondo la quale lo scontro sarebbe stato causato, almeno in parte, da una nave senza governo.»

Il sen. Silvio Lai, inoltre, ha annunciato che la seconda parte del lavoro della Commissione sarà concentrato sull’analisi di alcuni altri elementi come il luogo di provenienza della petroliera, le caratteristiche del carico che aveva a bordo e le motivazioni del suo smantellamento dopo la tragedia. «Con l’obiettivo comune – ha concluso – di diradare il mistero che ancora avvolge la tragedia, senza accontentarsi di una verità basata sull’incidente e l’errore umano, dimenticando l’eroismo dell’equipaggio e degli stessi passeggeri».

Un altro componente della Commissione, il sen. Luciano Uras, ha affermato che dall’esame degli atti «emergono fatti e circostanze che cambiano sia lo scenario che gli esiti della vicenda Moby Prince, rispetto alla quale la verità giudiziaria copre responsabilità, nasconde e distorce i dati reali -. In particolare – ha aggiunto Uras – è incomprensibile che l’assoluta mancanza di soccorsi abbia lasciato morire 140 persone senza nemmeno un tentativo di salvarle, se non quando la nave era già completamente distrutta dal fuoco».

A nome dei familiari delle vittime il presidente dell’Associazione Luchino Chessa ha raccontato tutta la sua emozione ma anche la sua rabbia «per una giustizia senza una verità diversa da quella dei tribunali che parla di incidente, di una nebbia improvvisa e di un comandante distratto». «Ora – ha detto ancora – grazie al lavoro della Commissione si comincia a capire qualcosa di più, dopo 20 anni di silenzio nei quali siamo rimasti soli con la nostra determinazione perché nessuno si è occupato di noi e della nostra sofferenza».

Durante la cerimonia svoltasi in Consiglio regionale è stato proiettato il documentario “Buonasera, Moby Prince”, realizzato dal giornalista Paolo Mastino della sede Rai della Sardegna, in collaborazione con la sede della Toscana.

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“Moby Prince: a ventisei anni dalla tragedia” è il tema dell’incontro organizzato dalle ore 11.00 di venerdì 7 aprile nell’Aula consiliare del Consiglio regionale. Sarà l’occasione per ricordare le vittime del disastro avvenuto il 10 aprile del 1991 nella rada del porto di Livorno e per fare il punto, a tanti anni di distanza, sulle inchieste che tentano di chiarire le cause della collisione tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo.

Aprirà i lavori, dopo i saluti del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. E’ prevista la proiezione del documentario “Buonasera, Moby Prince” di Paolo Mastino, giornalista del Tg Rai Sardegna.

Interverranno: Luchino Chessa, presidente dell’Associazione 10 Aprile – Familiari vittime Moby Prince, il senatore Silvio Lai, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta e i senatori Emilio Floris e Luciano Uras, componenti della commissione d’inchiesta.