23 November, 2024
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Sanità-ospedali

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha sbloccato il turn over del personale dell’Azienda per la Tutela della Salute. Con la delibera approvata oggi l’Ats potrà assumere, fermo restando il blocco totale del turnover per le figure amministrative e tecniche.
«La scelta di bloccare il reclutamento del personale – spiega l’assessore della Sanità – è stata sofferta ma necessaria, considerata la situazione dei conti nel 2015. Il blocco del turnover ha fermato la crescita della spesa per il personale ed oggi l’Ats è arrivata ad un risparmio di circa 5 milioni di euro.»
Attualmente il blocco del turnover prevede che il direttore generale possa sostituire il 66% delle diverse figure professionali del personale mancante dell’anno precedente, cioè abbia un vincolo non solo legato alla riduzione della spesa, ma alla sostituzione al 66% delle diverse figure professionali (medici, infermieri, oss, veterinari, etc.).
Con la delibera di sblocco approvata questo pomeriggio, l’Ats può decidere quali figure professionali assumere, mantenendo il vincolo di bilancio assegnato dalla Giunta, ma con una maggiore flessibilità. 

«Se oggi siamo arrivati a questo risultato – conclude Luigi Arru – è perché sono stati messi in campo, in questi anni, atti di programmazione indispensabili, come l’accorpamento delle Asl, la riforma della Rete ospedaliera e l’Atto aziendale dell’Ats.»

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convegno

Gli assessori della Sanità Luigi Arru e degli Affari Generali e del Personale Filippo Spanu sono intervenuti a Cagliari, nella sala Anfiteatro, all’incontro finale del percorso formativo, promosso dalla Regione ed attuato dal Formez, per rafforzare le competenze dei facilitatori impegnati nei Tavoli tecnici e partenariali negli ambiti della sanità e delle politiche sociali.

«I facilitatori – ha spiegato Luigi Arru – sono figure nuove che consentono di raggiungere risultati condivisi, in tempi ottimali, favorendo la discussione e il massimo degli apporti scientifici e operativi su questioni rilevanti e delicate, che riguardano la sanità e le politiche sociali, con conseguenti concreti vantaggi per i cittadini.» 

Luigi Arru, nell’esprimere apprezzamento per il lavoro svolto nel corso del progetto formativo, avviato nel maggio del 2017, ha spiegato che «è stato fatto uno sforzo da parte degli esperti e degli stessi partecipanti per codificare le metodologie, i contenuti sviluppati, gli strumenti trattati e sperimentati efficacemente nella formazione, per rendere questa esperienza trasmissibile e dunque ancora di più utile nel presente e nel futuro». 

L’assessore Filippo Spanu si è soffermato sulle caratteristiche del facilitatore: «Un dirigente perfettamente in linea con la nuova figura di manager pubblico che auspico per rendere più moderna la macchina amministrativa, capace di interpretare nel modo migliore le esigenze del territorio, di trovare soluzioni, di far crescere la propria organizzazione dando senso e valore al proprio lavoro e a quello dei colleghi».

L’assessore degli Affari Generali e del Personale ha inoltre ricordato che «la Giunta Pigliaru è impegnata in un processo di riorganizzazione per migliorare la qualità e le prestazioni della macchina amministrativa. L’obiettivo primario è quello di rispondere in modo più efficace e tempestivo alle richieste dei cittadini, delle imprese e delle organizzazioni territoriali». 

Filippo Spanu, a proposito della recente sentenza del Tar sul bando di concorso per l’assunzione di nuovi dirigenti nel Sistema Regione ha chiarito che «si tratta di uno stop momentaneo. La Giunta è intenzionata a ripartire in tempi brevi con un nuovo bando perché vogliamo avere al più presto le competenze di cui la Regione ha grande bisogno. Andiamo avanti – ha concluso l’assessore degli Affari Generali e del Personale – con il Piano di Reclutamento che riguarda i dirigenti e i funzionari».

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Sanità ospedali analisi
Il Registro tumori della Sardegna meridionale muove i primi passi, con l’assegnazione di personale dedicato e attrezzature. E’ quanto emerso dalla riunione del tavolo di coordinamento regionale del registro dei Tumori, riunito alla presenza dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, del direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Sechi, del direttore sanitario dell’Ats, Francesco Enrichens.
Alla sede di Cagliari, istituita nel Dipartimento di Prevenzione della Assl/Ats, sono stati assegnati medici, infermieri e personale tecnico e amministrativo. Come spiegato nel corso della riunione, gli aspetti tecnici e organizzativi per l’avvio e la messa a regime, in maniera uniforme, del Registro Tumori Regionale è assicurata dall’attività del “Gruppo tecnico regionale del Registro Tumori”, che opera in capo alla Direzione Generale dell’assessorato della Sanità : da settembre dello scorso anno ad oggi, il gruppo tecnico si è occupato di aspetti legati alla privacy e alla trasmissione dei flussi sanitari. Allo stato attuale, sono già a disposizione del Registro Tumori della Sardegna Meridionale tutti i dati sui ricoveri, la mortalità e una parte dei referti di anatomia patologica, per procedere alla fase di avvio.

L’obiettivo dato dall’assessorato è quello di allineare entro breve tempo il Registro della Sardegna meridionale ai due registri già operanti in Sardegna. Il Registro tumori della Sardegna settentrionale, che ha competenza sul territorio di Sassari e Olbia, è già attivo e operante dal 1993; quello della Sardegna centrale, con competenza sui territori di Nuoro, Ogliastra e a breve Oristano, dal 2002. L’attivazione del Registro della Sardegna meridionale estenderà quindi la copertura della sorveglianza a tutto il territorio regionale.

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Finalmente una buona notizia nel mondo del lavoro nel Sulcis Iglesiente. Sono stati revocati oggi i licenziamenti dei 21 dipendenti della residenza sanitaria assistita di Iglesias, Rosa del Marganai. Lo ha comunicato la direzione della Rsa, accogliendo l’appello arrivato dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, nel corso dell’incontro con i vertici della San Raffaele spa e quelli dell’Azienda per la tutela della Salute.
«L’Ats sta chiudendo una fase istruttoria – ha detto l’assessore Luigi Arru – e per questo abbiamo chiesto che si bloccassero i licenziamenti, così da favorire un clima più collaborativo e sereno. Accogliamo perciò con soddisfazione la comunicazione che ci è giunta questo pomeriggio dalla direzione della Rosa del Marganai.»

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Tre dei quattro gruppi di campioni prelevati dai suini bradi illegali abbattuti a Orgosolo nelle ultime settimane sono risultati positivi ai controlli sulla trichinella, effettuati nei laboratori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS). A seguito degli interventi di depopolamento di maiali bradi e alle analisi effettuate su questi animali sta emergendo un quadro preoccupante in relazione alla presenza della malattia fra suini domestici e cinghiali. La comunicazione è stata data oggi durante una conferenza stampa, tenuta nella sede dell’Assessorato della Sanità a Cagliari, dall’assessore Luigi Arru, dal direttore generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale, Alberto Laddomada, e dal Direttore del Servizio sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare; Daniela Mulas.
«Non vogliamo alimentare alcun allarmismo – ha precisato Luigi Arru – ma lanciare un appello forte affinché tutti collaborino: dai consumatori a chi detiene maiali irregolari e privi di controlli sanitari. Continuare con il pascolo brado in questo momento significa continuare ad alimentare la trichinella, la Peste suina africana e tante altre malattie. Interrompere questa pratica è quindi passaggio fondamentale per evitare dei danni alla salute dei cittadini». L’assessore ha poi lanciato un appello ancora più forte: «Coloro che hanno suini non registrati li consegnino o li mettano a disposizione dell’autorità pubblica e veterinaria, troveremo le modalità giuste per favorire quest’operazione. La sanità animale in determinati territori è talmente compromessa che, per quanto riguarda la PSA, l’unica soluzione possibile è il depopolamento dei maiali. Per combattere la Peste suina africana infatti non esistono vaccini o cure. Questa – ha concluso Luigi Arru – non è una battaglia contro una cultura o contro le comunità delle zone interne, ma è una battaglia di crescita dove l’obiettivo è creare una filiera del suino controllata, che possa permettere alle nostre carni di essere vendute ovunque senza alcun embargo. Liberare il comparto suino da 40 anni di PSA potrà permettere di creare nuove economie e occupazione soprattutto nelle zone rurali della Sardegna». 
La trichinellosi è una zoonosi parassitaria del genere trichinella. Presente in tutti i continenti tranne che nell’Antartico, è stata segnalata in più di 100 specie di mammiferi, 13 specie di uccelli, 3 specie di rettili. Colpisce più di 2.500 persone all’anno. Il parassita è presente in Sardegna dal 2005 quando in due distinti focolai (aprile e dicembre) 19 persone finirono in ospedale con sintomi clinici causati da grave infestazione di trichinella, in entrambi i casi venne accertata che l’origine dell’infestazione era dovuta al consumo di insaccati freschi provenienti da suini macellati senza controllo sanitario. I casi si verificarono a Orgosolo.
La fauna selvatica e in particolare le volpi, che costituiscono il principale serbatoio della trichinella, e i cinghiali interagiscono con le diverse specie selvatiche e con suini bradi presenti nello stesso territorio. La presenza della trichinella nella fauna selvatica e la promiscuità tra questa e i suini allevati allo stato brado è un motivo in più (si veda la PSA) per regolamentare definitivamente l’allevamento estensivo del suino, da portare avanti al pascolo confinato e in regime di semibrado.
Il parassita si localizza inizialmente a livello intestinale per dare poi origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli dove si incistano. La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare con il consumo di carne cruda o poco cotta contenente la larva del parassita. Il periodo di incubazione è di circa 8-15 giorni, con variazioni da 5 a 45 giorni a seconda del numero dei parassiti ingeriti. La trasmissione può avvenire attraverso il consumo di carni suine (maiale e cinghiale) o equine. La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea, dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
L’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana (PSA) in Sardegna comunica che, dalle ultime analisi di laboratorio elaborate dall’IZS sui campioni prelevati dai suini allo stato brado illegale abbattuti il 2 febbraio a Orgosolo, entrambe le campionature analizzate sono risultate sieropositive alla PSA: nella prima, 23 campioni su 23 (100%) e nella seconda 6 su 13 (poco oltre il 46%). In quell’occasione erano stati depopolati 81 maiali allo stato brado illegale, non registrati, privi di controlli sanitari e di ignota proprietà. Nei controlli fatti sempre sui suini abbattuti in agro di Orgosolo, da dicembre a oggi, la media della presenza della malattia è intorno al 75%.

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Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu porta in Consiglio regionale, con un’interrogazione urgente, il caso di Christian Fai, il giovane centauro di Masainas rimasto vittima di una brutta caduta in moto che l’ha costretto in carrozzina dallo scorso agosto. Da una vita fatta di passione per le due ruote, il giovane si ritrova a dover vedere il mondo dall’altezza di un bambino, prigioniero nella sua abitazione perché non gli è consentito il trasferimento al “Santa Maria Bambina” di Oristano, uno dei centri di eccellenza dotato di impianti all’avanguardia per la riabilitazione.

«Il giovane è rimasto vittima di un incidente in moto durante il motoraduno SuperSic day di Torregrande in memoria di Marco Simoncelli – spiega Gianluigi Rubiu -. Da lì è iniziata la Via Crucis. Un vero e proprio slalom sanitario tra riabilitazione, trattamenti e casa. Un percorso che comincia dal San Martino di Oristano, poi gli ospedali Brotzu e Marino di Cagliari, quindi la clinica Sant’Anna. In questa struttura il paziente – aggiunge Gianluigi Rubiu – è stato dimesso con la prescrizione di una terapia riabilitativa domiciliare. In realtà le cure mediche cui è stato sottoposto si sono rivelate inadeguate e non risolutive. Il ragazzo avrebbe necessità di una terapia specifica, da condurre  mediante l’ausilio di uno specifico macchinario “Lokomat” in dotazione in Sardegna solo nella struttura di riabilitazione Santa Maria Bambina di Oristano. Solo il ricovero nel complesso del Rimedio può garantire una completa e veloce riabilitazione, con personale specializzato in grado di prestare anche l’assistenza. La richiesta inoltrata all’azienda sanitaria di Carbonia è stata però respinta. Non si comprendono i motivi per cui è stata negata la possibilità di un percorso riabilitativo al centauro – conclude Gianluigi Rubiu, che ha inviato all’assessore Luigi Arru anche una lettera indirizzata al ministro Lorenzin e una raccolta di firme per consentire le cure al giovane -. E’ necessario un intervento dell’assessore per consentire il ricovero del giovane nella struttura di riabilitazione Santa Maria Bambina.»

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Si è svolto questo pomeriggio, nel corso del quarto giorno di presidio dei lavoratori Eurallumina, davanti alla sede dell’assessorato regionale dell’Ambiente, a Cagliari, l’incontro che era stato calendarizzato dopo la manifestazione del 25 gennaio 2018, dagli enti coinvolti nel procedimento autorizzativo entro la corrente settimana, per fornire un aggiornamento dell’ iter in corso da 42 mesi e 1.294 giorni e dopo il deposito della documentazione a chiarimento e completamento del progetto, depositata dalla azienda proponente in data 21 dicembre 2017.

Alla RSU Eurallumina, gli assessori dell’Ambiente Donatella Spano e della Sanità Luigi Arru hanno comunicato che nelle riunioni e nel confronto tra i tecnici e dirigenti del vari enti sulla documentazione inoltrata dalla proponente, non sono emerse richieste di integrazioni a quanto fornito, ma nel giro dei prossimi tre/quattro giorni, verranno inviate all’Eurallumina Rusal le indicazioni sulle specifiche parti documentali che richiedono ulteriori delucidazioni.

Nella corso della riunione è stato anche ribadito l’indirizzo istituzionale della Giunta regionale, quindi la  priorità per la conclusione positiva del percorso autorizzativo, con le relative autorizzazioni propedeutiche al rilancio del primo anello della filiera dell’alluminio.

«La Rappresentanza Sindacale Unitaria – si legge in una nota – verificherà il rispetto di questa tempistica , auspicando che anche questo ulteriore passaggio  si concluda con la  rapidità  dovuta ad un procedimento che è già andato ben oltre ogni possibile ritardo. A seguito di questo aggiornamento, il presidio perfettamente riuscito (così come la mobilitazione generale e la manifestazione precedente) attivo da lunedì 29 gennaio e che ha visto la costante e attiva presenza dei lavoratori Eurallumina motivati e determinati ad infondere ogni ulteriore sforzo e sacrificio per il raggiungimento della ripresa produttiva e il pieno reinserimento lavorativo, è stato momentaneamente sospeso. Resta operativo lo stato di mobilitazione permanente – conclude la nota – che verrà modulato nella sua intensità e livello con il conseguente prossimo sviluppo del procedimento.»

 

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In Sardegna sono 70mila le persone con una diagnosi di tumore seguite dalle Oncologie, 9.000 i nuovi casi registrati nel corso del 2017. Secondo i dati Istat 2014, ci sono 4.847 decessi per tumore.
Sono alcuni dati forniti oggi nel corso della presentazione della delibera – approvata martedì dalla Giunta – che getta le basi per la riorganizzazione della rete oncologica regionale.
All’illustrazione di questa mattina, con l’assessore della Sanità, Luigi Arru, erano presenti anche gli oncologi Daniele Farci e Mario Scartozzi, componenti del Coordinamento della Rete oncologica, istituito con decreto alla fine dello scorso anno. Entrambi hanno sottolineato come le reti, in altre realtà nazionali, abbiano favorito la gestione del paziente oncologico e il raggiungimento di risultati positivi sul fronte della prevenzione e della cura dei tumori. Al Coordinamento è affidato il compito di individuare percorsi che favoriscano la collaborazione e la sinergia tra i professionisti, la diffusione di conoscenze e la condivisione collegiale di protocolli di cura.
«La riforma ospedaliera approvata a ottobre – ha ricordato l’assessore Arru – definisce di interesse strategico la rete dell’oncologia, che si configura come una disciplina che abbraccia sia le aree territoriali, sia quelle specialistiche ospedaliere che di ricerca. Come certificato anche dall’ultimo Programma nazionale Esiti, c’è troppa frammentazione nella risposta al paziente oncologico e una distribuzione dei servizi non omogenea. Non c’è stato finora il coraggio di fare atti di programmazione che favoriscano il lavoro in rete degli operatori, che consentano il confronto e lo scambio delle migliori prassi e anche, laddove necessario, la condivisione di equipe multidisciplinari circolanti. L’obiettivo è assicurare al paziente una presa in carico totale e sul territorio: secondo la complessità del caso e il tipo di tumore, verrà indirizzato ad uno dei centri di riferimento regionale, i trattamenti successivi dovranno essere seguiti a livello territoriale e, laddove possibile, secondo il principio della prossimità.»
I professionisti che fanno parte del Coordinamento dovranno indentificare i centri di riferimento per le principali patologie oncologiche, sulla base dei volumi minimi di attività; definire i percorsi di cura multidisciplinare e multi-professionale nell’ambito della continuità di cura tra ospedale e territorio; sviluppare sistemi di verifica per il monitoraggio dell’appropriatezza dei percorsi di cura e del trattamento oncologico.

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Il vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai (Art. 1 – SDP) ha scritto una lettera al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e all’assessore della Sanità Luigi Arru, invitandoli a intervenire per porre fine «all’incredibile situazione in cui vivono da troppi mesi i dipendenti dell’AIAS».

«In un momento così drammatico di crisi economica e sociale per la nostra Isola – ha scritto Eugenio Lai – la difesa dei posti di lavoro e delle prerogative legata ai diritti dei lavoratori diventano un caposaldo e un imperativo categorico per tutti gli organi istituzionali e gli enti della Regione.»

Il vicepresidente del Consiglio regionale ha chiesto, nello specifico, un intervento dei due destinatari della lettera per «contribuire a risolvere l’angosciosa situazione in cui versano i dipendenti dell’AIAS a causa del lamentato mancato pagamento di diverse retribuzioni da parte del loro datore di lavoro. E’ una situazione di gravissimo disagio quella in cui versano i lavoratori e le loro famiglie tale da richiedere un immediato intervento da parte dell’esecutivo».

Eugenio Lai ha ricordato anche che la sentenza del TAR del 22 gennaio 2017 «ha confermato il diritto inderogabile dei lavoratori ad essere retribuiti, respingendo così la tesi dell’AIAS la quale sosteneva che i ritardi nei mancati pagamenti ai dipendenti erano da attribuire alla Regione a causa della mancata corresponsione dei contributi alla stessa associazione».

Il vicepresidente del Consiglio regionale ha sollecitato quindi «la piena ed urgente applicazione della delibera della Giunta regionale n° 23/25, del 9 maggio 2017, con la quale si impegna l’ATS, a recepire quanto già stabilito nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale nella seduta dell’11 aprile 2017, di inserire negli schemi di contratto alcune clausole risolutorie finalizzate a tutelare i lavoratori che prestano l’attività presso le strutture private accreditate».

«In particolare – cha concluso Eugenio Lai – oltre la violazione degli obblighi assicurativi, previdenziali e in materia di sicurezza sul lavoro, viene considerata quale grave inadempienza contrattuale la mancata corresponsione delle retribuzioni ai lavoratori in quanto: incide sul rapporto fiduciario che deve necessariamente sussistere tra i contraenti; determina, in caso di ricorso alla procedura ai sensi dell’art. 1676 del codice civile, un aggravio dell’attività amministrativa a carico dell’ATS; può influire, direttamente o anche in via solo incidentale, sulla qualità delle prestazioni erogate a favore dei pazienti.»

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In termini di esiti, cioè di rispondenza delle attività agli indicatori fissati da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l’Aou di Sassari fa registrare nel complesso dei buoni risultati. È quanto emerso ieri durante l’incontro-convegno che si è svolto nell’aula magna dell’Università di Sassari e dedicato alla presentazione dei risultati del programma nazionale esiti 2017.

All’attenzione c’erano, per l’Aou di Sassari, una serie di indicatori utili a fornire valutazioni sull’efficacia, la sicurezza, l’efficienza e la qualità delle cure fornite nelle strutture del Santissima Annunziata e delle Cliniche di viale San Pietro. Sotto “esame” le aree cliniche del Cardiocircolatorio, Nervoso, Respiratorio, della Chirurgia generale, della Chirurgia oncologica, della Gravidanza e parto e dell’Osteomuscolare.

In particolare, a destare maggiore attenzione i dati dei parti cesarei primari. Sul programma nazionale 2016, riferito ai dati del 2015, l’Aou mostrava di avere una percentuale del 40,65 per cento contro una media nazionale del 25,11.

I dati presentati ieri mattina, invece, hanno mostrato un miglioramento, con uno spostamento della bilancia del livello di aderenza a standard di qualità da “molto basso” (rosso) del 2015 a “basso” (arancione), con una nuova percentuale per il 2016 del 34,23 per cento, tuttavia ancora distante da quella nazionale pari al 24,52 per cento.

«Per questo motivo l’Azienda, a febbraio 2017, ha adottato un piano di rientro – ha spiegato il direttore generale Antonio D’Urso – che è stato implementato, concentrando il lavoro dei professionisti su due aree: quella dei saperi professionali e quella dei saperi gestionali e organizzativi.»

Questo, intanto, ha consentito di verificare la correttezza della codifica delle schede di dimissione ospedaliera e di correggere alcuni dati, proprio sui parti cesarei. Nella pratica professionale di compilazione delle schede di dimissione ospedaliera è stata introdotta la classificazione di Robson – pratica che consente di suddividere le partorienti in gruppi a diversa complessità assistenziale – quindi è stata implementata la conoscenza di ambito di codifica delle Sdo, anche attraverso l’utilizzo di strumenti informatici di supporto.

«Ancora prima, però, è aumentata la qualità e l’accuratezza nell’indicazione al taglio cesareo – ha detto ancora Antonio D’Urso – che si fa sempre più appropriatamente. Le donne sono state seguite meglio, con maggiore cura e attenzione. Si è scelto inoltre – ha aggiunto il direttore generale – di identificare gli indicatori del Pne con gli obiettivi della contrattazione di budget delle varie strutture dell’azienda. E ancora di implementare la rete con i consultori. Ci resta da avviare la partoanalgesia.»

L’azienda ha avviato una procedura concorsuale, in fase di conclusione, per l’assunzione di tre anestesisti a tempo indeterminato. Il loro inserimento potrà contribuire all’avvio proprio di questa pratica che ancora manca a Sassari.

All’incontro sono intervenuti oltre al direttore generale Antonio D’Urso e all’assessore regionale della Sanità Luigi Arru, anche il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli, il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orrù, il direttore generale dell’assessorato regionale della Sanità, Giuseppe Sechi, gli esperti di Agenas Mario Braga e Alice Basiglini, quindi Federico Argiolas ed Antonello Antonelli del servizio assessorato Sanità della Regione Sardegna, quindi i direttori generali di Ats, Fulvio Moirano, dell’Aou di Cagliari, Giuseppe Sorrentino, dell’Ao Brotzu, Graziella Pintus, e dell’Areus, Giorgio Lenzotti.

Il Programma nazionale esiti è un’attività istituzionale del Servizio sanitario italiano e fornisce valutazioni comparative a livello nazionale sull’efficacia, la sicurezza, l’efficienza e la qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario nazionale. Il programma, sviluppato da Agenas per conto del ministero della Salute, rappresenta uno strumento operativo a disposizione delle Regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi delle criticità, attraverso attività di verifica della correttezza dei dati.

I risultati dell’edizione 2017 del programma nazionale esiti (Pne) sui dati aggiornati al 2016, sono stati ricavati attraverso l’analisi di 166 indicatori, 67 di esito-processo, 70 volumi di attività e 29 indicatori di ospedalizzazione. Secondo Agenas i risultati «confermano il trend di progressivo miglioramento della qualità dell’assistenza nel nostro Paese, già evidenziato negli anni passati».