19 July, 2024
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Dalle rilevazioni straordinarie effettuate dall’agenzia Arpas dallo scorso mese di maggio nelle acque della laguna di Santa Gilla non si evincono situazioni preoccupanti, ma i dati sono più o meno invariati rispetto a quelli storici. E’ questa la sintesi dei risultati del lavoro di monitoraggio voluto dal Presidente della Regione Francesco Pigliaru in accordo con i Sindaci dei Comuni dell’area di Cagliari. L’esito è stato presentato dal direttore generale dell’Arpas Alessandro Sanna a Presidente e Sindaci stamattina, nella riunione convocata a Villa Devoto e alla quale hanno preso parte gli assessori dell’Ambiente Donatella Spano e della Sanità Luigi Arru, oltre ai tecnici degli assessorati, dell’Arpas e dell’Ats.
«Lo scorso 22 maggio, con la convocazione del tavolo permanente, avevamo condiviso con gli Amministratori la necessità di dover generare dati ulteriori e più estesi rispetto a quelli ordinari previsti dalla legge – ha detto Francesco Pigliaru in apertura dell’incontro -, aggiornando rapidamente il monitoraggio attualmente esistente nell’ottica della massima trasparenza. Così è stato fatto, grazie all’impegno dell’Arpas e al contributo di tutti». Punti ripresi dall’assessora della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, che ha sottolineato «lo sforzo straordinario e importante dell’agenzia regionale», ricordando di aver chiesto fin da subito un’ispezione dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell’Ambiente, che si è svolta la prima settimana di luglio e di cui si attendono gli esiti.
I risultati sono più che confortanti, secondo il direttore generale dell’Arpas Alessandro Sanna: «Ai controlli ordinari – ha detto – abbiamo aggiunto monitoraggi straordinari sui trenta piezometri di acque secondarie a Santa Gilla e nell’area di Macchiareddu. I risultati ci dicono che non c’è un peggioramento rispetto ai dati cosiddetti storici e tenuto conto che si tratta di un sito inquinato di interesse nazionale».
I risultati indicano una generale complessiva invarianza della presenza degli inquinanti nelle matrici ambientali nell’area di Macchiareddu e Santa Gilla, fermo restando che le aree oggetto di sequestro dovranno essere indagate caso per caso con piani di caratterizzazione specifici finalizzati alla verifica delle situazioni puntuali.
Se poi si sono svolte le attività di inquinamento, oggetto di inchiesta, per ora non si rileva la modificazione delle matrici ambientali.
In relazione alle campionature del monitoraggio straordinario di maggio 2017, effettuate nelle 24 stazioni della Laguna di Santa Gilla, le determinazioni analitiche dei fluoruri eseguite consentono di escludere la presenza di concentrazioni superiori ai limiti normativi nelle acque (DM 260/2010) e nei sedimenti (D.Lgs. 152/2006 Tab 1A). Non si hanno dati storici di confronto, in quanto i fluoruri non sono inclusi nel set analitico previsto dalla Direttiva Comunitaria 2000/60/CE per la classificazione dello stato ambientale dei corpi idrici di transizione. In generale, per le acque di transizione si osserva il raggiungimento dei valori obiettivo in tutti i campioni, ad eccezione di un lieve superamento per il mercurio (con concentrazione di 0,019 microgrammi/litro rispetto al valore obiettivo di 0,010 microgrammi/litro). Per contro, nelle campionature del 2015 erano state registrate concentrazioni superiori agli Standard di Qualità Ambientale per il cadmio (3 campioni sui 24 prelevati nelle 6 stazioni) e per il mercurio (7 campioni sui 24 prelevati nelle 6 stazioni). La campionatura 2017 dei sedimenti rileva nelle 24 stazioni campionate, superamenti della soglia di contaminazione (D.Lgs. 152/2006 tabella 1A) esclusivamente per piombo (7 stazioni), zinco (9 stazioni) e mercurio (1 stazione). Per queste sostanze, dal confronto con i dati 2006 emerge un leggero decremento dei valori medi di concentrazione.
Le acque sotterranee di Macchiareddu mostrano in generale presenza di contaminanti in concentrazioni superiori alle Concentrazioni della Soglia di Contaminazione (D.Lgs. 152/2006 Tab. 2) per numerosi parametri, in particolare Fluoruri, Solfati, Metalli e Composti Organici. Il monitoraggio effettuato da ARPAS dal 2011 ad oggi non evidenzia tendenze significative generali in miglioramento od in peggioramento del quadro complessivo; anche le attività effettuate nel 2017 sono in linea con gli anni precedenti, anche se possono essere presenti variazioni di singoli parametri in aree specifiche. Sono stati analizzati nel dettaglio i Fluoruri, che entrano nel ciclo produttivo Fluorsid, alcuni metalli, scelti tra i più significativi (Arsenico e Cadmio) ed un composto organico, il Tricloroetilene, considerato tra gli inquinanti organici più rappresentativi, anche se non in relazione con il ciclo produttivo Fluorsid. Le concentrazioni di Fluoruri, nell’area vasta di Macchiareddu, mostrano un andamento stabile, mentre nell’area Fluorsid si osserva un decremento a partire dal monitoraggio del 2012. Nel 2013 è stata attivata la messa in sicurezza di emergenza delle acque sotterranee nel sito Fluorsid. In particolare, nella Stazione 578, dove nel primo semestre del 2012 erano stati rilevati 1280 mg/l, si rilevano, nel 2017, 365 mg/l. I metalli, ed in particolare il Cadmio e l’Arsenico, non evidenziano a scala generale tendenze di rilievo. Nell’area Fluorsid le variazioni di concentrazione riscontrate, pur frequentemente oltre le CSC, sono contenute. Infine, negli ultimi anni si rileva un incremento della concentrazione di Tricloroetilene nell’area Syndial e nella Stazione 584, sulla dorsale consortile. Tale incremento non trova però riscontro in area Fluorsid, dove, nel 2016 e nel 2017, le concentrazioni sono sotto il limite di rilevabilità.

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«Il centro antiviolenza del Medio Campidano deve riprendere immediatamente la sua attività». Lo sostiene la consigliera regionale del Partito democratico Rossella Pinna che ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale. Dal 1 gennaio 2017 il Centro antiviolenza che operava (dal 2008) nella ex provincia del Medio Campidano  ha interrotto il servizio a seguito della scadenza contrattuale tra l’ex Provincia e il  soggetto gestore. La consigliera nell’interrogazione chiede all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, chiarimenti immediati sulle ragioni dell’interruzione del servizio, il riavvio dell’attività del centro, l’entità dei contributi regionali erogati e, alla luce della volontà del Consiglio regionale, la continuità delle prestazioni in tutte le strutture dell’Isola.

«E’ gravissimo, soprattutto dopo gli ultimi fatti di cronaca contro le donne della Sardegna, che i centri antiviolenza – scrive Rossella Pinna nell’interrogazione – blocchino la loro opera sul territorio e non possano così proseguire il loro importante compito di presidio, di sostegno, di tutela e di prevenzione  nonostante il Consiglio regionale abbia ribadito chiaramente  il ruolo strategico di queste strutture.»

L’Assemblea, infatti, nella recente manovra finanziaria ha approvato un emendamento che incrementa lo stanziamento  per il 2017 da 300 mila a 900 mila euro e ha assegnato ulteriori 300mila euro per ciascuna annualità 2018-2019 per rafforzare le attività dei Centri e garantire i compiti e le funzioni loro assegnati dalle norme regionali. Lo stesso Consiglio regionale ha approvato una modifica normativa alla legge regionale n.8/2007, che limitava il numero dei Centri, estendendoli opportunamente, al fine di rendere più capillare ed articolata la rete dei servizi su tutto il territorio regionale, anche alla luce dell’obiettivo, a livello statale, di rafforzare e diffondere sull’intero territorio la presenza di questi importanti presidi.

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I Riformatori sardi ritornano all’attacco della Giunta regionale sulla riforma della rete ospedaliera.

«Il Pd affossa la rete ospedaliera, gli alleati si sfilano, una giunta regionale che non si capisce più da chi è sostenuta». Questa è la situazione secondo i consiglieri regionali dei Riformatori sardi Michele Cossa e Attilio Dedoni dopo lo stop del Pd alla rete ospedaliera. «Francesco Pigliaru e Luigi Arru hanno subito l’ennesima, cocente umiliazione da parte del partito di maggioranza relativa. Si vede che si è ormai vicini alla fine della legislatura: la minaccia di mandare tutti a casa non fa più effetto – aggiungono Michele Cossa e Attilio Dedoni -. La cosa tragica è che nessuno di loro sembra minimamente preoccupato per il caos in cui sta precipitando la sanità sarda, oramai totalmente allo sbando. Con responsabilità ben precise: le lotte interne del Pd impediscono la nomina del direttore dell’Areus; Fulvio Moirano fiuta l’aria e diventa sempre più temporeggiatore e, a quanto pare, si guarda bene dall’adottare un atto aziendale che sarebbe palesemente illegittimo, lasciando che la barca vada alla deriva; numerosi provvedimenti adottati dai direttori generali (Brotzu in testa) anticipano del tutto impropriamente  la rete ospedaliera sono totalmente illegittimi in quanto basati su delibere della Giunta che usurpano il potere di programmazione, proprio del Consiglio regionale; Raffaele Paci non fornisce i numeri reali della spesa sanitaria per il 2016 – o forse non li ha affatto, ciò che sarebbe ancora più grave – contribuendo in modo significativo ad aggravare un intollerabile stato di incertezza. Vadano a casa subito.»

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La commissione straordinaria di inchiesta sulla Sanità sarda, presieduta da Attilio Dedoni, questa mattina ha effettuato un sopralluogo a Oristano per incontrare i vertici della Asl 5 ed il direttore amministrativo della Asl unica, Fulvio Moirano.

Assenti i rappresentanti della maggioranza, il presidente ed i commissari Pietro Pittalis (Forza Italia), Angelo Carta (Psd’Az) ed Emilio Usula (Rossomori) sono stati ricevuti all’ospedale San Martino dal direttore Mariano Meloni accompagnato dal suo vice Antonio Pinna e dal direttore del servizio infermieristico Gianni Piras. Impegnato a Cagliari col presidente della Regione, invece, l’assessore Luigi Arru.

Per la Asl unica, invece, era assente il direttore generale Fulvio Moirano, sostituito però dal direttore amministrativo Stefano Lorusso. Proprio quest’ultimo, rispondendo alle domande del presidente Attilio Dedoni, ha detto che «l‘azienda unica ha iniziato a fare le gare unificate, come quella dell’elisoccorso e anche altre. Abbiamo sinora riscontrato che spesso le gare si sono arenate per difetti sui capitolati tecnici. Ma per contenere la spesa stiamo valutando anche iniziative drastiche nei confronti dei 70 medici iperprescrittori (i professionisti che farebbero eccessivo ricorso alla prescrizione di medicine ndr.), che sono già stati individuati».

Sulle difficoltà di attuazione della riforma ha preso la parola anche il direttore della Asl di Oristano, Mariano Meloni: «E’ una fase complessa, anche perché non sono sempre chiari i poteri e le funzioni attribuite a noi direttori. Però ogni giorno affrontiamo un problema nuovo e lo risolviamo: è un fatto che di dà soddisfazione. Soprattutto dal punto di vista amministrativo, perché stiamo collaborando davvero con la direzione generale, a Sassari».

Il commissario Pittalis ha sollevato alcune perplessità sullo stato dei locali («non sembra di arrivare in una struttura ospedaliera») ma soprattutto sui problemi del personale assunto a termine: «Non capisco perché in alcune Asl si attinga alle graduatorie in modo differente, tanto che c’è chi viene chiamato per due anni e chi solo per un anno, nonostante abbiano superato lo stesso concorso. Il rischio di ricorsi e disfunzioni è molto alto». Il direttore Meloni ha toccato il tema affermando che «a breve a Oristano saranno assunte 78 persone a tempo determinato».

Ha preso poi la parola il commissario Angelo Carta, che ha denunciato i ritardi nell’invio di documenti richiesti: «Ho presentato a maggio 2016 una richiesta di accesso agli atti e il dottor Fulvio Moirano mi ha risposto oggi, dopo un anno e due mesi. Vorremo capire, sulla scorta di questa riforma, cos’è cambiato rispetto al passato e qual è la nuova via che si sta percorrendo per risparmiare». Della stessa opinione il commissario Usula: «Sono temi di assoluto valore che affrontiamo qui ma che dovranno essere rivisti anche nella commissione Sanità». 

Secondo il direttore Mariano Meloni «con la riforma si possono e si devono evitare sprechi, si deve garantire la qualità e stanare gli imboscati. Ma ho dubbi che il costo sanitario pro capite della Sardegna, che già è al livello se non più basso di quelli di tante regioni italiane, possa essere diminuito continuando a garantire una sanità all’altezza dei Paesi civili».

Il presidente Attilio Dedoni ha annunciato che, dopo le visite di Nuoro e Oristano, prossimamente la Commissione andrà nel Sulcis Iglesiente e a Sassari: «Intendiamo così completare i sopralluoghi nell’Isola per dare piena attuazione al mandato ricevuto dal Consiglio regionale al momento della istituzione di questa commissione straordinaria».

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Gli assessori della Difesa dell’Ambiente e della Sanità, Donatella Spano e Luigi Arru, sono stati sentiti in audizione dalla Commissione Infortuni sul lavoro del Senato, in Prefettura a Sassari, sugli interventi che la Regione ha posto in campo in questi anni in materia ambientale e per la sorveglianza sanitaria.
Il primo ad essere sentito dai commissari, presieduti dalla senatrice Camilla Fabbri, è stato il responsabile della Sanità. Luigi Arru ha risposto in particolare sull’assistenza agli ex esposti all’amianto. «Dal 2006 l’Assessorato ha attivato il censimento-mappatura dei siti del territorio regionale interessati dalla presenza di amianto, individuando quale Azienda Sanitaria capofila la ASL di Sanluri», ha detto l’assessore. Soffermandosi sulla zona industriale di Ottana, l’esponente della Giunta ha spiegato che sono stati presentati dal 1996 ad oggi al Servizio PreSAL della Asl di Nuoro 18 piani di lavoro per bonifica amianto.
La Sardegna garantisce la sorveglianza sanitaria agli ex esposti con proprie risorse. Finora sono stati valutati 2.060 lavoratori, iscritti nel Registro regionale: 447 di questi sono dipendenti della Montefibre e dell’Enichem di Ottana.
L’assessore della Difesa dell’Ambiente ha ringraziato i senatori per l’attenzione dedicata alla situazione della Sardegna, per poi soffermarsi sul Piano Regionale Amianto e sul censimento dei siti. Escludendo gli edifici privati ad uso residenziale, risulta che la quantità di amianto da bonificare in Sardegna sia pari a complessive 536mila tonnellate.
«Negli ultimi anni – ha sottolineato l’assessore – la Regione ha messo in campo per la bonifica dell’amianto ingenti risorse, cui si aggiungono i fondi del Patto per la Sardegna di un anno fa. Per quanto riguarda i SIN, siti di interesse nazionale, nelle matrici ambientali non emerge una significativa presenza di amianto, anche se bisogna considerare che la rilevazione ambientale è arrivata in troppi casi tardi, a produzione cessata o a impresa chiusa.»
Come coordinatrice nazionale della Commissione ambiente ed energia della Conferenza delle Regioni, l’assessore ha richiamato la richiesta che l’attenzione non si concentri solo sulle aree dei Siti d’interesse nazionale ma si estenda a tutte le aree industriali contaminate che si trovano fuori dai SIN.
«È necessario – ha detto – disporre di una fotografia che includa anche i territori extra SIN, per dare finalmente risposte sia in termini di salute delle popolazioni che di sviluppo economico delle aree attualmente contaminate dall’amianto. La richiesta è stata ampiamente condivisa dal Tavolo e il suo Nucleo tecnico operativo ha presentato uno specifico piano biennale di attività». In conclusione, l’assessore ha espresso apprezzamento per il disegno di legge per il riordino della normativa nazionale in materia di amianto in un testo unico. «Attualmente – ha ricordato – ci sono 248 leggi nazionali e 400 norme regionali che si occupano dell’amianto ed è fortemente sentita l’esigenza di coordinare in un testo unico la normativa».

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Ha preso il via nei giorni scorsi la formazione di operatori e rappresentanti di associazioni di pazienti sulla umanizzazione dell’assistenza. I corsi, tenuti da formatori dell’Agenas, rientrano nel progetto “Valutazione partecipata del grado di umanizzazione delle cure”.
Un centinaio – tra operatori sanitari e pazienti – le persone coinvolte finora negli incontri di Nuoro e a Cagliari. Nei prossimi mesi i formatori Agenas faranno rilevazioni negli ospedali con 120 o più posti letto, basandosi su una serie di indicatori legati all’umanizzazione e alla sicurezza delle cure.
«Siamo fortemente convinti – commenta l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru – che sia importante il coinvolgimento dei pazienti e delle associazioni nelle scelte sanitarie. Le riforme passano anche e, soprattutto, attraverso un cambio culturale.»

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La commissione straordinaria d’inchiesta sulla Sanità del Consiglio regionale sarà a Oristano martedì mattina: il presidente Attilio Dedoni ha convocato il “parlamentino”, alle 10.00, all’Ospedale San Martino. Oltre ai commissari sono invitati i rappresentanti della Asl 5 , il direttore generale della Asl della Sardegna, Fulvio Moirano, oltre all’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru. Per il presidente Attilio Dedoni si tratta di «un atto di visita dovuto, anche in considerazione del fatto che la commissione d’inchiesta di recente ha compiuto una visita analoga all’ospedale San Francesco di Nuoro».

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La Giunta regionale, riunita a Villa Devoto sotto la direzione del presidente Francesco Pigliaru, ha dato il via libera al trasferimento di quasi tre milioni di euro ai 21 Ambiti Plus per l’attivazione di progetti individuali di assistenza domiciliare integrata a ultrasessantacinquenni.
Sempre su proposta dell’assessore Luigi Arru sono stati stanziati 2 milioni 600mila euro per progetti di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati. Sono stati approvati, inoltre, il Protocollo d’intesa Regione – Università di Cagliari e Sassari, i criteri per l’erogazione di contributi per le associazioni di promozione sociale.
Su proposta dell’assessore Giuseppe Dessena, è stato approvato il disegno di legge che istituisce l’Anagrafe regionale degli studenti. Lo strumento servirà a migliorare, conoscere e governare sempre meglio i processi connessi all’istruzione, a monitorare le dinamiche derivanti dai diversi percorsi scolastici e valutare gli esiti delle politiche e degli interventi messi in atto.
Su proposta dell’assessora Donatella Spano l’Esecutivo ha escluso da ulteriore procedura di valutazione di impatto ambientale, condizionato a prescrizioni, l’intervento per il rinnovo di autorizzazione della cava granulati calcarei in località Funtana Accargius a Sadali.

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L’Azienda ospedaliero universitaria fa un grande salto di qualità e si riorganizza: dal 12 luglio il Policlinico Duilio Casula si arricchisce di un grande, moderno e super tecnologico Pronto soccorso che è stato inaugurato questa mattina, alla presenza delle autorità civili, religiose e militari, dal direttore generale Giorgio Sorrentino, dal presidente della Regione Francesco Pigliaru e dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru. Unitamente al Pronto soccorso, sono stati inaugurati anche il Laboratorio centralizzato e l’Emodinamica.

«Stiamo lavorando per dare alla Sardegna una sanità che funzioni, che sia efficiente e rassicurante, superando la frammentazione e garantendo servizi di qualità – ha detto il presidente Pigliaru -. I 40 milioni di risorse FSC, necessari per ottenere l’importante risultato che presentiamo oggi, sembravano definitivamente perduti.  Invece, grazie al lavoro congiunto e alla determinazione di tutti, siamo riusciti a rimetterli in gioco e a raggiungere l’obiettivo. Ed è solo una parte: completeremo l’investimento con i 70 milioni del Patto – ha concluso Francesco Pigliaru – la cui spendita avverrà con certezza di tempi».

«Si tratta di un giorno molto importante per l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari – ha detto il direttore generale dell’Aou, Giorgio Sorrentino – il Policlinico diventa ancora più grande e all’avanguardia». Già, perché da mercoledì 12 cambieranno molte cose. Dal San Giovanni di Dio arrivano il Pronto Soccorso, le due Medicine d’urgenza, la Rianimazione (che al Policlinico raddoppia i posti letto) e tra pochi giorni anche la Cardiologia con l’Unità coronarica e l’Emodinamica.

«Per l’Aou di Cagliari – ha aggiunto Giorgio Sorrentino – è un passo decisivo che consentirà ai nostri pazienti di trovare sempre maggiore assistenza e cure di qualità». Con uno sguardo sempre alla didattica e alla ricerca che, assieme all’assistenza, sono i punti fondanti e la missione di un’azienda ospedaliero universitaria all’avanguardia.»

Per l’assessore della Sanità, Luigi Arru, il Policlinico “Duilio Casula” è l’esempio della sanità che cambia: «I cittadini hanno ora a disposizione un reparto nuovo e moderno di emergenza. Il modello a cui noi miriamo è quello della connessione, del lavoro in rete in un unico grande sistema sanitario regionale».

Il San Giovanni di Dio non lascia e si trasforma in Ospedale di Giorno con l’Oculistica ed il suo Pronto Soccorso, aperto 24 ore su 24, la  Dermatologia, la Clinica Odontoiatrica, ì l’Anatomia Patologica, Farmacologia clinica, la Medicina Legale, il Day Hospital, il Day Surgery, i servizi ambulatoriali specialistici, il Centro Prelievi (che viene rafforzato) ed il centro per le Cure Palliative.

 

 

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La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso sugli accantonamenti ma nella sentenza ci sono almeno tre elementi favorevoli alla Regione messi nero su bianco dai giudici: non ci può essere nessuna imposizione unilaterale di nuovi tributi, non è ammissibile l’allungamento a tempo indeterminato degli accantonamenti e c’è la assoluta necessità di tenere conto, prima di qualunque decisione, delle singole situazioni economiche in cui si interviene. Proprio da questi elementi riparte la battaglia della Giunta per chiedere la forte riduzione degli accantonamenti.
«La sentenza tocca in modo importante la componente accantonamenti che riguarda il finanziamento alla sanità: non riceviamo contributi dal sistema nazionale ma ci viene chiesto di sostenerlo e questo è un evidente paradosso – spiega il presidente della Regione Francesco Pigliaru -. Il terreno di confronto è politico e una sentenza sfavorevole non ci può convincere a desistere. C’è un accordo con lo Stato, ma se le entrate vengono progressivamente ridotte violando in modo sistematico quanto stabilito dall’articolo 8 dello Statuto, quell’accordo viene meno per decisione unilaterale. Per questo è necessario tornare a fare un forte, robusto appello alla leale collaborazione, punto per noi fondamentale. Sentirò subito anche gli altri presidenti delle Regioni a Statuto speciale accomunate dalla stessa sentenza per valutare un’azione comune che porti ai risultati che vogliamo.»
«Siamo assolutamente convinti delle nostre ragioni sulla questione degli accantonamenti e già da oggi rilanciamo la battaglia per il riconoscimento dei nostri diritti. Una battaglia che vogliamo accelerare e combattere insieme a tutta la maggioranza e non solo, perché appartiene a tutta la Sardegna e vogliamo garantire pari diritti ai nostri cittadini – sottolinea l’assessore della Programmazione Raffaele Paci -. Dal 2012 abbiamo pagato 3 miliardi e 300 milioni di accantonamenti, è il momento di dire basta. Siamo di fronte a una sentenza complessa, che ovviamente rispettiamo e che ricordo interviene sulla correttezza procedurale senza entrare nel merito. A noi spetta invece il confronto politico e una ferma rivendicazione: non cederemo di un passo, perché quei 700 milioni all’anno che ci vengono chiesti sono soldi nostri, che vogliamo poter usare per politiche di sviluppo e crescita calibrate sulle necessità della Sardegna. Con questi accantonamenti viene di fatto cambiato lo Statuto della Sardegna arbitrariamente, perché si porta la nostra compartecipazione nel caso per esempio dell’Irpef, da 7 a 5 decimi, modificando una norma di rango costituzionale con una legge normale. Allora andiamo avanti, si apre un confronto e se serve anche un conflitto. Lo Stato non ci può imporre accantonamenti perpetui senza scadenza.»
«La sentenza di oggi è inaccettabile, a maggior ragione a fronte del percorso virtuoso che la Regione ha avviato negli ultimi anni in Sanità. Stiamo soppesando la spendita di ogni euro – aggiunge l’assessore della Sanità Luigi Arru – riuscendo al contempo ad assicurare cure importanti come quella per le persone con epatite C o le terapie con farmaci innovativi. Il diritto alla salute è garantito costituzionalmente e i pazienti sardi non sono cittadini di serie B.»
Nella sentenza i giudici scrivono anche che, in virtù delle norme di attuazione che hanno chiuso la vertenza entrate, lo Stato non può rivendicare riserve erariali con la Sardegna. Proprio oggi la Giunta ha impugnato per la seconda volta il decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze che prevede di tenere nelle casse dello Stato, appunto come riserve erariali, il maggior gettito generato dalle tasse automobilistiche in conseguenza di una legge del 2006, poco meno di 4milioni e mezzo di euro. «Una cifra non enorme, ma noi lo impugniamo per una questione di principio – conclude Raffaele Paci -. Nelle norme di attuazione è stabilito con molta chiarezza che alla Regione Sardegna non si applicano le riserve erariali se non in caso di eventi eccezionali e imprevedibili. Quindi, ancora una volta, quei 4 milioni devono restare nelle nostre casse».