24 November, 2024
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«La sanità del Sulcis Iglesiente è abbandonata a se stessa, senza governance e in mano a impiegati amministrativi privi delle competenze necessarie per la guida di una struttura sanitaria complessa e articolata come l’Area socio sanitaria di Carbonia. Negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con un progetto di razionalizzazione dei servizi che, in barba a ogni regola, è stato avviato e portato avanti tra malumori, disservizi, proteste. Sin da subito il progetto di riforma voluto dalla Giunta di Francesco Pigliaru ha mostrato, nel territorio di competenza della ex Asl 7 (come del resto nell’intera Sardegna), gravi limiti, che si sono tradotti con un taglio drastico e generalizzato dei servizi forniti al cittadino, sempre più sfiduciato e perennemente costretto a rivolgersi alle strutture del capoluogo.»

A sostenerlo è Ignazio Locci (Forza Italia), vicepresidente del Consiglio regionale.

«Oggi, come se la mannaia sulle prestazioni non fosse sufficiente, l’Area socio sanitaria di Carbonia si trova letteralmente priva di guida autorevole – aggiunge Ignazio Locci -. La governance è in mano, in sostanza, a un’impiegata amministrativa che non possiede il curriculum richiesto dalla politica sanitaria. Siamo certi siano state rispettate tutte le procedure, ma da quello che possiamo vedere dispone solo dei requisiti formali. Quello di cui c’è invece bisogno è un manager che risponda non solo alle logiche di partito, ma anche a criteri di competenza e autorevolezza. Si badi bene che la denuncia sull’assenza di governance non è una semplice valutazione politica. È il frutto di interlocuzioni avute con alcuni primari delle strutture sanitarie sulcitane, che hanno mostrato preoccupazione sul livello del servizio assicurato ai pazienti.»

«Sta venendo meno il coordinamento sanitario e non è più solo un problema di liste d’attesa: è un problema ben più generalizzato che porterà nel breve termine alla liquidazione della sanità sulcitana. Auspico, dunque, che l’assessore Luigi Arru e il manager Fulvio Moirano intervengano rivedendo le nomine all’Area socio sanitaria di Carbonia – conclude il vicepresidente del Consiglio regionale -, in modo che venga affidata a chi dispone dei requisiti indispensabili all’assolvimento del compito, e non soltanto a quelli di natura partitica.»

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Domani, mercoledì 22 marzo, alle 12.00, si riunisce la commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi, presieduta da Attilio Dedoni, per la programmazione dei lavori.  

Scade domani, alle 14.00, il termine per la presentazione degli emendamenti alla Manovra finanziaria. Per giovedì, alle 16.00, è stata convocata la commissione Bilancio, presieduta da Franco Sabatini, che lavorerà anche nei giorni successivi  per poter arrivare in Aula, come previsto, il 28 marzo per l’esame dell’articolato, delle tabelle e degli emendamenti ammessi. Il voto finale sul provvedimento  è previsto entro la fine del mese. Sempre giovedì, ma alle 11,30, l’assessore della Sanità, Luigi Arru, sarà sentito in audizione dalla Sesta commissione sul servizio di elisoccorso regionale.

 

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«Un ospedale come il Businco dovrebbe tendere a migliorare la qualità della vista dei pazienti. Invece chiude a tempo indeterminato il proprio punto di ristoro, applicando un ingiustificabile supplemento di pena per pazienti che ogni giorno lottano per la propria sopravvivenza. Eppure sarebbe un problema facilmente risolvibile anche con soluzioni temporanee, se non fosse per la sciatteria e il pressapochismo con cui viene amministrata la più importante azienda ospedaliera della Sardegna.»

La denuncia arriva oggi dal consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa, che evidenzia il fatto come alla discutibile organizzazione di alcuni servizi (come l’erogazione della chemioterapia), che costringe i pazienti a trascorrere ore e ore di inutile attesa, si aggiunga oggi l’impossibilità di fruire di un servizio necessario quanto basilare per la qualità della vita delle persone, che certo non può essere sostituito dai distributori automatici.

«Il bar di un ospedale, in particolare di un ospedale oncologico, non può essere considerato ala stregua di un semplice esercizio commerciale: i pazienti oncologici vivono la fase più drammatica della loro esistenza, essi e i loro familiari sono psicologicamente provati. Meriterebbero comprensione, rispetto e attenzione, calore umano e un servizio che nessun distributore automatico può dare. Ricevono invece la negazione , non si sa per quanto tempo, di un servizio minimo – sottolinea Michele Cossa -. Il problema non riguarda solo pazienti e familiari ma anche il personale che affronta turni di lavoro logoranti e che ha bisogno di rifocillarsi, anche nell’interesse della qualità del servizio reso alla collettività, che richiede operatori nel pieno della loro efficienza e serenità. Sostenere che tutto questo può essere sostituito da semplici macchinette è sciocco e offensivo. È indispensabile – conclude Michele Cossa – che l’assessore della Sanità Luigi Arru agisca al più presto nei confronti della Direzione generale dell’azienda ospedaliera per trovare con urgenza una soluzione.»

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Si è concluso con la definizione di una precisa “agenda” di lavoro l’incontro della conferenza dei capigruppo, presieduta dal vice presidente Eugenio Lai, con una delegazione l’Aiea e la partecipazione degli assessori della Sanità Luigi Arru e dell’Ambiente Donatella Spano.

L’“agenda” prevede il proseguimento dell’istruttoria per inserire l’area di Ottana fra i siti nazionali delle bonifiche, accelerazione dei lavori del tavolo tecnico presso l’assessorato della Sanità per mettere a punto le migliori prestazioni sanitarie e medico-legali per i pazienti, approfondimento a tutto campo della materia dell’amianto attraverso una specifica riunione del Consiglio regionale aperta ai contributi della comunità scientifica ed alle esperienze dei lavoratori.

Nel corso dell’incontro, i rappresentanti dell’Aiea hanno particolarmente insistito sulla necessità di concludere in tempi brevi i lavori del tavolo tecnico incaricato di mettere a punto protocolli e procedure comuni a tutto il servizio sanitario regionale perché, ad oltre 10 anni di distanza dall’istituzione del registro dei pazienti colpiti da patologie collegate all’amianto, la “platea” degli iscritti (poco più di 1.300) è ancora troppo bassa rispetto alla realtà dei grandi insediamenti industriali (da Assemini a Porto Torres ad Ottana) in cui migliaia di lavoratori (molto probabilmente più di 50.000 negli anni) sono venuti a contatto col pericoloso materiale, contraendo gravi malattie tumorali al termine di un lungo periodo di incubazione.

Molti malati, purtroppo, hanno perso la vita (120 negli ultimi anni, 30 nel solo 2016) ma sono ancora tantissimi, è stato ricordato, quelli che attendono una risposta dalle Istituzioni, in termini di prestazioni sanitarie e di diagnosi precoce, ma anche di tutela medico legale e previdenziale e di miglioramento della qualità di vita.

«Quello di lavorare secondo metodologie unitarie e interdisciplinari assicurando un alto livello della qualità dei servizi – ha dichiarato l’assessore delle Sanità Luigi Arru – è il modello che abbiamo scelto per riorganizzare la sanità sarda e intendiamo applicarlo anche a questi pazienti particolari; ribadisco tutto il mio impegno, quindi, per favorire la conclusione dei lavori del tavolo tecnico e cominciare a lavorare secondo i nuovi standard».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha affermato, fra l’altro, che l’azione della Regione è ispirata al principio “chi inquina paga”, per cui, anche tenendo conto dei requisiti previsti dal ministero dell’Ambiente, «l’inserimento di Ottana fra i siti nazionali di bonifica è una battaglia giusta che sosterremo in tutte le sedi istituzionali». Per quanto riguarda le bonifiche extra-industriali la Spano ha ricordato la significativa disponibilità di risorse già impiegate (40 milioni) e ancora da spendere (25 milioni) per la bonifica del patrimonio edilizio pubblico (comprese le reti idriche) e privato per il quale però, ha precisato, «stiamo studiando una forma di incentivo perché al momento la rimozione delle coperture deve essere seguita dalla ricostruzione e in molti casi abbiamo incontrato difficoltà».

Nel dibattito hanno preso la parola i capigruppo Daniele Cocco (Sdp), Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi), Angelo Carta (Psd’Az), Gaetano Ledda (Misto), Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Pietro Pittalis (Forza Italia) e la consigliera del Pd Daniela Forma.

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«Che a distanza di tre mesi dalla nascita dell’Ats i diabetici sardi si trovino in questa situazione è intollerabile, indegno di un Paese civile.»

La denuncia arriva dal consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa, che ieri ha presentato un’interrogazione sull’argomento. «L’incidenza del diabete in Sardegna è tra le più alte del mondo, giacché interessa ben il 5 per cento della popolazione – aggiunge il consigliere dei Riformatori sardi -. Occorre un intervento di emergenza, che assicuri in tempi rapidi la fornitura dei microinfusori. Ma poi occorre snellire le procedure, inutilmente macchinose, e intervenire per fornire il materiale – per i microinfusori e per la misurazione della glicemia – in misura adeguata. Perché costringere le persone a fare ore e ore di attese che si potrebbero tranquillamente evitare? Per di più si tratta di persone che non hanno neanche diritto ad usufruire di permessi dal lavoro.»

«I tempi della transizione verso la ASL unica si stanno allungando in modo intollerabile, ovviamente a spese dei pazienti – conclude Michele Cossa -. Il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru dicano cosa intendono fare per garantire ai diabetici quella vita normale che la tecnologia oggi consente.»

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La Giunta regionale ha approvato le direttive sulla pesca del corallo rosso per l’anno in corso: la tassa annuale per il rilascio dell’autorizzazione per il 2017 è stata fissata a 1.500 euro. La Giunta ha dato mandato all’assessore Pierluigi Caria per la definizione dettagliata della regolamentazione della pesca del corallo e delle ulteriori disposizioni concernenti le modalità di raccolta. L’assessorato dovrà inoltre fornire disposizioni in merito al giornale di pesca del corallo, con le annotazioni del prodotto prelevato, e le linee guida per il rispetto della tracciabilità delle partite di corallo rosso prelevate nelle acque territoriali prospicienti il territorio della Sardegna.

Su proposta dell’assessore della Sanità Luigi Arru, nelle more dell’approvazione della rete ospedaliera, è stato approvato il modello organizzativo delle attività di cardiologia interventistica tra l’AOU di Cagliari e l’ATS – il presidio ospedaliero di Lanusei, il piano di rientro dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, la parziale modifica dell’accordo integrativo con i medici di medicina generale. La Giunta ha, inoltre, accolto la proposta di mobilità del personale autista soccorritore della Croce Rossa Italiana, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

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«La riforma del sistema sanitario sta penalizzando i territori più periferici». Lo sostiene Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, dopo la chiusura di un’ala del reparto di medicina incastonato nel Cto di Iglesias, il blocco dei ricoveri e di alcuni interventi, con i pazienti trasferiti d’urgenza al Sirai di Carbonia, per la mancanza di medici e la cronica assenza di personale in alcuni dipartimenti del presidio.

«E’ necessaria l’immediata convocazione della commissione d’inchiesta sulla Sanità, costituita dai capigruppo, con un sopralluogo all’interno della struttura per verificare le problematiche dei pazienti e dell’organico in seno al Cto di Iglesias – denuncia Gianluigi Rubiu che ha inviato una lettera all’assessore regionale della Sanità Luigi Arru -. I continui disservizi e le anomalie certificano il fallimento della riforma sanitaria e dell’azienda unica per la salute. Si sta determinando un’irrituale situazione che colpisce soprattutto le fasce deboli della popolazione. La Giunta Pigliaru, l’assessore Luigi Arru e il direttore dell’Ats Fulvio Moirano offendono e umiliano gli iglesienti, con disagi infiniti per i pazienti e i soggetti svantaggiati. Ieri si è arrivati al punto di interrompere i servizi al Cto, un punto di riferimento indispensabile per il distretto. Il presidente Pigliaru e la sua maggioranza hanno assestato un colpo basso alla sanità isolana con la fregatura della Asl unica – conclude Gianluigi Rubiu -. Una riorganizzazione che aggrava il disagio e il malessere dei pazienti, cancellando i servizi nei territori isolani più marginali. E’ un disastro senza precedenti. Faremo di tutto per evitare lo smantellamento dei presidi sanitari nel Sulcis Iglesiente.»

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Graziano Lebiu, presidente IPASVI di Carbonia Iglesias, prende posizione sulla vertenza AIAS, con una nota inviata al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru; all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru; alla presidente AIAS Sardegna, Paola Randazzo; ai sindaci di Carbonia Paola Massidda e Iglesias Emilio Gariazzo; all’Unione dei Comuni del Sulcis Iglesiente; e, infine, all’ammistratore straordinaria della provincia del Sud Sardegna, Giorgio Sanna.

«E’ di ieri la pubblicazione di una nota e di una tabella riepilogativa dei crediti che l’AIAS vanterebbe nei confronti degli EE.LL. ivi ricompresi – scrive Graziano Lebiu -. Non è nel merito della consistenza o sussistenza di quanto dichiarato che possiamo o vogliamo entrare. Intendiamo, piuttosto, riaffermare il principio da noi espresso nell’audizione del 9 marzo scorso in IV commissione consiliare del comune di Carbonia:La dignità ed il decoro dei professionisti della salute si misura anche con il pieno riconoscimento economico del servizio reso, diritto del tutto indipendente dalle paventate difficoltà economiche se ASL, Regione ed assessorati ed istituzioni, non corrispondessero quanto all’AIAS eventualmente ancora dovuto, o se i finanziamenti comunque ricevuti fossero stati diversamente amministrati”.

Il buon padre di famiglia, se ha difficoltà economiche:

non acquista, aliena

non si amplia, accorpa

non si avventa, pianifica

non divide, unisce

non contrae nuove obbligazioni, onora le precedenti

condivide quali spese tagliare e cosa mantenere, non impone.

E questo varrebbe anche per il buon imprenditore e il suo piano “industriale”, perché gli impegni nei confronti di molti, quando questi molti rincorrono le determinazioni del management e diventano narrazione, rischiano di essere chiamati affermazioni insincere.

L’eccesso mediatico di questi giorni insegna, scolpisce, chiarisce: siamo tutti al punto di non ritorno, chiamati a discernere le parole dai fatti, e i fatti dalle responsabilità diffuse.»

«Non possiamo più sostenere e permettere che qualcuno lanci la pietra e nasconda la mano, che si possa paventare di fare cassa evitando le retribuzioni e tagliando sul personale, che un bilancio comunale regga alla prova dei revisori dei conti eludendo i pagamenti, che gli effetti annuncio rimangano nella fase embrionale – aggiunge Graziano Lebiu -. Perché di questo trattasi: effetti annuncio, senza distinzione della fonte che li ipotizza. Ma non si sono fatti i conti con la tenacia dei protagonisti e con le loro suggestioni, paradossalmente più tangibili di qualunque altra “verità” sulla vicenda: i professionisti della salute sono costretti a fare i conti con la realtà che non è la “verità” proposta da una tabella o dalla sua confutazione: sono allo stremo non tanto delle forze, ma della fiducia in chi legge.»

«Nell’emergenza AIAS tutti o, comunque, molti continuano a separare sorprendentemente i fatti (comprese derive manageriali ed esiti di recenti sentenze) dalle frasi scritte e parlate, che ipotizzando soluzioni virtuali per il breve e medio periodo, consegnano alla comunità sociale economica politica del Sulcis Iglesiente una sola sintesi: inaffidabilità nella gestione della vicenda – sottolinea ancora il presidente di IPASVI Carbonia Iglesias -. Le istituzioni avrebbero dovuto ingaggiare da tempo un diverso confronto anche aspro con l’AIAS per ottenere l’assunzione della loro piena responsabilità nella programmazione e della gestione dei fini statutari dell’associazione, chiederne conto, documentarne le criticità, verificare il mantenimento del possesso dei requisiti per convenzioni ed accreditamenti. Per tutta risposta rispetto a tale sorvolante trattamento istituzionale, con impietosa ma studiata veemenza si è giunti persino a sottoporre a procedimento disciplinare decine di operatori, fino ad accusarli di aver potuto pesare sulle economie dell’azienda per aver ricorso all’art. 1676 del Codice Civile. Additati come il vulnus, il capro espiatorio, la madre dell’impasse. Professionisti della salute che invece di rappresentare una soluzione per il superamento del contesto se ancora ed in prospettiva messi nella condizione di rendere un servizio socio sanitario difficile, importante, sostitutivo, necessario, utile, invidiabile ed invidiato, sono visti come un impedimento ed il problema nelle falle di bilancio. Così facendo, si è messa nella parte del torto, alitando sulla fiamma della pubblica indignazione, pur provando a difendere se stessa con la divulgazione della tabella dei crediti, dopo anni di stasi rispetto a quanto solo oggi reso di pubblico dominio.»

«Chi segue i pagamenti e la contabilità? Chi nomina i responsabili dei procedimenti? Chi assume chi? Chi assume dove e quando? Chi gestisce le strutture, i servizi e l’assistenza? Siamo al conflitto istituzionale, e a farne le spese, come al solito, saranno i cittadini stretti nella morsa dell’inefficienza a guardare oltre e del rischio di restare privi di punti di riferimento. Le espressioni di sdegno, gli scongiuranti appelli verbali e ad orologeria per salvare l’eccellenza nel campo dell’assistenza ai disabili presenti nella nostra provincia e nel territorio, non bastano più. E’ complicato recuperare la profonda sfiducia che si è ormai impossessata della comunità civica e professionale, soprattutto di coloro che sono costretti a recarsi al lavoro senza prospettiva ma volendo essere comunque presenti in turno, e non di meno di quanti subiranno le misure della disorganizzazione, della penuria di personale, dei livelli di assistenza e delle conseguenze di eventuali illeciti. L’onere e l’onore di recuperare le piene agibilità per gestire la vertenza AIAS – conclude Graziano Lebiu – non passa per un parziale tavolo sindacale, pur  conclamato il diritto di invocarlo.»

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E’ stata sancita con la firma di un Protocollo d’intesa, questa mattina a Villa Devoto, la collaborazione tra la Regione Sardegna e la Regione Lombardia per l’avvio del nuovo sistema di emergenza-urgenza sardo. A sottoscrivere l’accordo i presidenti Francesco Pigliaru e Roberto Maroni, affiancati dai rispettivi assessori della Sanità, Luigi Arru e Giulio Gallera, dal direttore generale dell’assessorato della Sanità della Sardegna, Giuseppe Sechi, e dal direttore generale dell’AREU lombarda, Alberto Zoli.

La collaborazione si incentra soprattutto sulle modalità di funzionamento dell’Areus; la riorganizzazione del sistema regionale dell’emergenza/urgenza sanitaria extraospedaliera (118); le attività di implementazione del servizio di elisoccorso HEMS (Helicopter Emergency Medical Service) regionale; la costituzione, attivazione e funzionamento del Numero Unico dell’Emergenza (NUE) 112; la formazione di tutte le figure professionali coinvolte, anche utilizzando strumenti e metodiche sperimentali. Il protocollo ha una durata di due anni e non comporta oneri economici a carico dei rispettivi bilanci regionali.

«Siamo molto soddisfatti dell’intesa con il Presidente Maroni», ha detto il presidente Francesco Pigliaru. «Il loro modello di AREU è eccellente, leggero, orizzontale, basato su un forte coordinamento, decisamente il più adatto alle nostre esigenze. La firma di oggi è un’ottima occasione per ribadire quanto diciamo da tempo: le buone pratiche sviluppate dalle regioni sono una grande ricchezza per l’intero Paese», ha proseguito il presidente Pigliaru. «Lo Stato dovrebbe impegnarsi a diffonderle, magari con la creazione di un catalogo, che diventi repertorio di esperienze e soluzioni già attuate con successo e al quale tutte le regioni possano attingere. A un centralismo che costringe a far capo alla burocrazia di un qualche ministero romano è di gran lunga da preferire un regionalismo virtuoso – ha concluso Francesco Pigliaru -, dove il confronto costante tra esperienze regionali diventa luogo nel quale generare sperimentazioni».

«Questa iniziativa della struttura dell’emergenza-urgenza Areu e il Numero Unico di Emergenza 112 che abbiamo sviluppato in Lombardia parte dalla sperimentazione attivata da me, nel 2010, quando ero ministro dell’Interno», ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. «Partimmo dalla provincia di Varese e la cosa funzionò e ora è estesa in tutta la regione. Prevede la riunificazione delle centrali operative, che rispondono alla chiamata di quelli che erano i diversi numeri di emergenza e inviano sul luogo di un incidente, per esempio, solo i mezzi che davvero servono. Mettiamo questa nostra esperienza a disposizione delle altre Regioni, in questo caso della Sardegna, con spirito di leale collaborazione istituzionale. Sostengo la proposta del presidente Pigliaru di istituire, tra le Regioni, un ‘Catalogo delle buone pratiche’, che preveda lo scambio delle eccellenze che ogni Regione sviluppa in diversi settori – ha aggiunto Maroni – e propongo di portare questo modello di scambio delle buone pratiche in Conferenza della Regioni.»

Il responsabile sardo della Sanità, Luigi Arru, ha ricordato che la collaborazione con l’Areu e, in particolare, con il direttore generale Alberto Zoli, si è sviluppata negli anni. «Quello lombardo – ha detto – è il modello più adatto alle nostre caratteristiche e alle esigenze della nostra tempistica. Proprio oggi è stato pubblicato il bando per l’elisoccorso della Sardegna sulla Gazzetta Ufficiale Europea e, anche grazie alla collaborazione con la Lombardia, contiamo di avere al più presto un nuovo sistema di emergenza-urgenza sardo».

L’omologo lombardo, Giulio Gallera, ha aggiunto che l’esperienza dell’Areu non è nata in poco tempo e che ha avuto bisogno di diverse correzioni: «Il nostro modello di Emergenza Urgenza – ha detto Giulio Gallera – è un modello trasversale che vede l’Areu in un ruolo di governance della rete dei soccorsi che uniforma il servizio in tutto il territorio regionale, dandogli così maggiore efficienza e concretezza».

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Domani, venerdì 3 marzo, alle ore 10.30, nella sala Vivanet del Municipio di Cagliari, si terrà una conferenza stampa dei Centristi per la Sardegna su “emergenza sanitaria e riordino della rete ospedaliera cagliaritana”.

Federico Ibba, capogruppo in Consiglio comunale dei Popolari e coordinatore regionale dei Centristi per la Sardegna, il nuovo movimento politico nazionale promosso dal presidente Pier Ferdinando Casini, illustrerà ai giornalisti l’ordine del giorno, firmato da tutta l’opposizione, sul riordino della rete ospedaliera cagliaritana e le gravi disfunzioni e disagi causati alla popolazione ed al personale sanitario. L’iniziativa prevede la richiesta di dibattito in aula alla presenza dell’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru.

Durante la conferenza stampa, interverranno tra gli altri esponenti centristi: Davide Galantuomo, consigliere della città metropolitana di Cagliari ed ex sindaco di Quartu; Gianluca Usai, capogruppo del comune di Sestu; Alice Carta, consigliera della Municipalità di Pirri e diversi esponenti ed amministratori locali dell’area metropolitana di Cagliari.