25 November, 2024
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Il Consiglio comunale di Carbonia si è riunito in seduta straordinaria urgente davanti stamane all’ingresso dell’ospedale Sirai di Carbonia, per dire no al trasferimento del reparto di ostetricia e ginecologia al CTO di Iglesias, trasferimento che proprio stamane, alle 11.30, il commissario straordinario della Asl 7, Antonio Onnis, annuncerà nel corso di una conferenza stampa convocata nella sala riunioni del CTO e che verrà effettuato materialmente mercoledì 26 e giovedì 27 ottobre.

Alla riunione, presenti assessori e consiglieri di maggioranza ed opposizione, hanno partecipato anche alcuni sindaci dei comuni del territorio e numerosi cittadini, tra i quali alcune donne che stanno per partorire e sono preoccupate per le condizioni in cui dovranno farlo.

Al termine dei lavori, è stato approvato all’unanimità un documento con il quale si chiede all’assessore regionale Luigi Arru, che ha convocato i sindaci per mercoledì pomeriggio, alle 17.00, in assessorato, a Cagliari, di sospendere la decisione di chiudere il reparto del Sirai e di rivedere il piano di riorganizzazione dei servizi, richiesta alla quale verrà allegata una petizione popolare avviata proprio stamane.

La protesta – è stato sottolineato in diversi interventi – è incentrata soprattutto sulla mancanza di una logica nel Piano di riorganizzazione dei servizi che prevede l’individuazione del punto nascite al CTO di Iglesias, dove non sono presenti i servizi di emergenza-urgenza, individuati invece dallo stesso Piano al Sirai di Carbonia.

Durante lo svolgimento dei lavori abbiamo intervistato il sindaco di Carbonia, Paola Massidda; il sindaco di San Giovanni Suergiu, Elvira Usai; il sindaco di Piscinas, Mariano Cogotti; e, infine, l’ex sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti.

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locandina

La legge regionale 23 doveva rappresentare una sorta di rivoluzione per le politiche sociali in Sardegna. A distanza di dieci anni dalla sua approvazione, è utile capire se questa esperienza ha raggiunto gli ambiziosi obiettivi che erano stati posti. Le Acli della Sardegna, in collaborazione con l’associazione GGPS e con il contributo della Fondazione di Sardegna, hanno deciso di organizzare sull’argomento una tavola rotonda. Un incontro pubblico per fare un bilancio dei risultati ottenuti dalla normativa voluta a suo tempo dall’assessore regionale della sanità Nerina Dirindin. L’associazione del neo presidente regionale Franco Marras ha scelto Sassari per ospitare l’interessante iniziativa che si terrà venerdì 28 ottobre a partire dalle 16,30 nella sala Angioy del Palazzo della Provincia. I lavori saranno aperti dalla relazione introduttiva dell’ex direttore generale dell’assessorato della sanità Remo Siza che illustrerà i dati e proporrà i primi spunti di riflessione e dibattito. Subito dopo verranno portate all’attenzione dei presenti le esperienze di due Comuni, la prima riguardante un’amministrazione di grandi dimensioni come quella di Sassari, rappresentata per l’occasione dall’assessore alle politiche educative Vittoria Casu. Sarà poi la volta del sindaco di Osilo, Giovanni Ligios, che porterà invece il contributo di un piccolo Comune e dei riflessi che i PLUS hanno avuto sul territorio. Ci sarà spazio anche per le associazioni e le cooperative sociali, rappresentate da Francesco Sanna, presidente della Federsolidarietà Sardegna, per i professionisti del sistema sanitario e per le associazioni dei genitori. Sarà presente con un suo intervento anche il relatore della Legge 23, il senatore del PD Silvio Lai. Le conclusioni saranno affidate, infine, all’assessore regionale della sanità Luigi Arru.

L’incontro sarà un importante momento di confronto su un tema di strettissima attualità che oltre ad analizzare i risultati ottenuti e le criticità emerse, consentirà di formulare proposte mirate a migliorare tutto il sistema dei Piani Locali Unitari dei Servizi in Sardegna.

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«Non è immaginabile che nella fase di avvio dell’ATS l’assessore della Sanità si defili dal confronto con i sindacati. La parte politica non può delegare al direttore generale la gestione di un momento così cruciale e delicato: riforma si deve necessariamente attuare con il pieno coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori o sarà un calvario. E come sempre il prezzo lo pagheranno gli utenti». Lo dice il consigliere regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Il presidente Francesco Pigliaru ha nominato un manager capace come Fulvio Moirano, di grande livello e la cui elevata professionalità – aggiunge Michele Cossa -. Questo è sicuramente uno dei presupposti fondamentali per il decollo della riforma. Ma chi sarà a dare gli indirizzi politici se non l’assessore regionale? Ed è pensabile che gli indirizzi politici vengano elaborai senza che ci sia condivisione con chi quotidianamente opera nel sistema sanitario sardo, personale sanitario e non sanitario. Personale che vive nella preoccupazione a causa della nebbia nella quale la giunta regionale sembra muoversi: ritiene davvero di gestire un settore che assorbe la metà del bilancio regionale senza (o contro) i veri protagonisti del servizio?»

«Purtroppo – conclude Michele Cossa – quello che sta accadendo è la cartina di tornasole di una gestione pasticciata e pressappochista.»

Michele Cossa 718 copia

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La Giunta regionale ha stanziato due milioni e mezzo per il Programma di riqualificazione e certificazione di competenze del sistema dell’Emergenza-Urgenza che saranno assegnati all’Azienda ospedaliera Brotzu come capofila per l’attuazione del progetto formativo.
L’assessore della Sanit, Luigi Arru, ha ricordato che «la rete dell’emergenza-urgenza, con le sue diverse articolazioni, rappresenta per il cittadino la prima e principale risposta di soccorso sanitario, comprese le patologie cosiddette tempo-dipendenti (per le quali si deve intervenire entro un’ora). Dovendo garantire elevati standard di tempestività e sicurezza, razionalità ed efficacia dell’intero sistema, quello dell’emergenza è uno degli ambiti più rilevanti su cui si misura la qualità e l’efficacia del servizio sanitario».
Un’analisi del sistema territoriale e ospedaliero, effettuata dal Comitato Sanitario Regionale per l’Emergenza-Urgenza, ha confermato in Sardegna quanto riscontrato a livello nazionale: inadeguatezza dei requisiti strutturali e organizzativi della rete e carenza di competenze specifiche degli operatori attualmente impegnati nel sistema.
«La nostra riorganizzazione del sistema sanitario – ha aggiunto l’assessore Arru – ha individuato come strategiche e prioritarie le cure primarie, la rete ospedaliera e il sistema dell’emergenza-urgenza e si sta muovendo parallelamente lungo queste tre direttrici fondamentali, che sono strettamente connesse tra loro e ciascuna singolarmente è indispensabile perché la riforma sia complessivamente efficace.»
La medicina di emergenza urgenza, si legge nella delibera, costituisce un settore particolarmente complesso, nel cui ambito lo specialista è chiamato a occuparsi trasversalmente di una serie di temi clinici abitualmente di pertinenza di più specializzazioni medico-chirurgiche, e nel quale il processo decisionale si realizza spesso in condizioni di contesto critiche, in situazioni rese ancora più complesse da variabili di ambito non sanitario dove il fattore tempo condiziona in modo determinante le decisioni e un errore, o anche solo un ritardo, può incidere negativamente – talvolta in modo irreversibile – sull’esito dell’intervento.
Gran parte dei medici che operano nelle postazioni di soccorso avanzato ha un’età compresa tra i 50 e i 65 anni, parecchi professionisti sono nella stessa posizioni di servizio sin dall’avvio del 118, segno di una limitata dinamicità del sistema con limitata possibilità di rotazione degli incarichi nei diversi servizi di emergenza-urgenza.
«La complessità del sistema – ha sottolineato l’assessore della Sanità – è accentuata dalla molteplicità dei soggetti coinvolti nella rete preospedaliera e ospedaliera e dalla loro necessaria integrazione. L’Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza, del 2009, ha previsto l’istituzione dello specialista del settore, con un lungo percorso e scuole di specializzazione dedicate, ponendo l’Italia al passo con le altre nazioni europee ed i riferimenti del mondo anglosassone. La Conferenza Stato-Regioni ha stimato per il biennio 2013-2014 un fabbisogno di 245 specialisti l’anno a fronte dei 46 contratti garantiti dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (circa il 18% del fabbisogno) e i primi specialisti, a partire dal 2014, hanno coperto solamente una minima parte del fabbisogno stimato. Conseguentemente, oltre l’80% dei posti di lavoro nelle varie articolazioni dell’Emergenza-Urgenza è assegnato ogni anno a personale non specialistico o proveniente da altre discipline.»
Occorre qualificare il personale medico e infermieristico già in servizio ed eventuali altre figure professionali che si rendessero necessarie nell’ambito del programma di riqualificazione dell’intero sistema, con l’obiettivo di aumentare l’efficacia e la capacità di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, nel quadro del processo di riforma in atto del sistema sanitario regionale.
La formazione specifica vedrà l’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari quale azienda capofila «per lo sviluppo e la realizzazione di un progetto di riqualificazione e certificazione di competenze del sistema dell’Emergenza-Urgenza della Regione Sardegna».
«Tra le aziende sanitarie della Regione accreditate quali provider regionali per la formazione ECM – precisa l’assessore – l’Azienda Brotzu è quella con maggiore casistica in emergenza-urgenza, oltre ad essere definita DEA di secondo livello nella proposta di ridefinizione della rete ospedaliera.»

Pronto Soccorso Brotzu 2 copia

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Nuovo intervento dei consiglieri regionali Daniele Cocco (SEL) e Daniela Forma (PD) sul tema della sorveglianza sanitaria degli ex lavoratori esposti all’amianto. Lo fanno depositando una interrogazione indirizzata all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, che non ha ancora istituito, nonostante l’impegno assunto a Nuoro lo scorso 15 giugno, il Tavolo Tecnico che avrà il compito di rendere uniforme il protocollo operativo per la sorveglianza sanitaria degli ex esposti su tutto il territorio regionale.

«Nonostante le continue sollecitazioni e le relative rassicurazioni da parte dell’assessore Luigi Arru – spiegano Daniele Cocco e Daniela Forma – non sono stati fatti, in questi mesi, passi in avanti per venire incontro alle denunce e alle richieste dei lavoratori ex esposti all’amianto. Da mesi, infatti, i lavoratori, rappresentati in particolare dall’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA), chiedono un aggiornamento del Protocollo Operativo per la Sorveglianza Sanitaria degli ex esposti al fine di garantire una diagnosi certa e precoce delle patologie asbesto correlate e l’istituzione di un Tavolo Tecnico per rendere uniforme l’applicazione del suddetto Protocollo da parte degli SPreSAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) su tutto il territorio regionale.»

«Lo scorso mese di giugno, l’assessore regionale della Sanità ha garantito un intervento urgente per fronteggiare la situazione ma, ad oggi, non è stato nemmeno istituito il Tavolo Tecnico che avrebbe dovuto lavorare per raggiungere gli obiettivi suesposti. Per tali ragioni, interroghiamo il Presidente della Regione e l’assessore regionale della Sanità per sapere se ritengano opportuno intervenire per istituire e convocare il Tavolo Tecnico dell’Amianto, di modo che si possano rivedere i Protocolli Sanitari esistenti in Sardegna ed uniformarli su tutto il territorio regionale. Gli ex esposti all’amianto – concludono Daniela Forma e Daniele Cocco – hanno urgente necessità di assistenza e sorveglianza sanitaria, la più certa ed efficace possibile. Da qui l’invito alla Giunta Regionale: abbiamo il dovere di rispondere prontamente e di fornire tali garanzie.»

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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha presentato oggi alla stampa il futuro direttore generale dell’Azienda unica Fulvio Moirano ed il nuovo direttore generale dell’Aou sassarese Antonio D’Urso, ed ha esposto a grandi linee quelli che saranno i programmi della Asl: L’Ats nasce per dare tutela al sistema sanitario e «gli obiettivi primari che cercheremo di realizzare sono la riduzione dei tempi d’attesa per le prestazioni sanitarie e l’offerta di una capillarità di servizi che garantisca la prossimità dei territori». L’incontro si è svolto nella sede della Asl regionale, alla presenza del rettore dell’Ateneo di Sassari, Massimo Carpinelli, del direttore generale dell’assessorato Sanità, Giuseppe Sechi, dei commissari uscenti delle aziende sassaresi, Giuseppe Pintor e Agostino Sussarellu. Il manager ligure Fulvio Moirano si è insediato alla guida della Asl 1 di Sassari ma prenderà in mano il timone della Sanità sarda il 1° gennaio 2017, quando l’Azienda per la tutela della salute sarà una realtà operativa.
L’assessore Arru ha ringraziato i commissari uscenti ed ha parlato dei programmi della Asl unica.

Palazzo della Regione 3 copia

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La Giunta regionale ha approvato i primi passaggi per l’incorporazione delle Aziende sanitarie da parte della Asl di Sassari. Come stabilito dalla legge regionale, approvata dal Consiglio lo scorso luglio, su proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, sono state impartite le disposizioni transitorie, da attuarsi nelle more dell’effettiva entrata in funzione dell’Azienda per la Tutela della Salute.

Al direttore generale della Azienda di Sassari, – incorporante – è stato dato il compito di effettuare la ricognizione della consistenza del patrimonio immobiliare e mobiliare, dei rapporti giuridici attivi e passivi e dei rapporti di lavoro in essere nelle aziende sanitarie che verranno incorporate. Entro la fine del 2016 la ricognizione dovrà essere approvata con delibera di Giunta. Il Direttore generale dovrà, inoltre, compiere tutti gli adempimenti preliminari alla costituzione dell’Ats (bilanci, rapporti con l’Inps, con l’Agenzia delle Entrate, con l’Assessorato della Sanità ecc. ecc.) per i quali dovrà avere il supporto dei Commissari delle altre Aziende territoriali.

Entro dieci giorni dalla nomina, il Direttore generale della ASL 1 di Sassari dovrà procedere al censimento di ulteriori attività propedeutiche all’avvio dell’ATS; alla costituzione di gruppi di lavoro interaziendali, suddivisi per disciplina o area tematica.

Ulteriori indirizzi verranno impartiti con successiva delibera di Giunta, sempre secondo quanto stabilito dalla legge.

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Luigi Arru 2

La commissione Sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha ascoltato i rappresentanti regionali dei laboratori di analisi chimico-cliniche e l’assessore Luigi Arru per un esame “incrociato” delle problematiche del settore, alla luce dei nuovi indirizzi predisposti dalla Giunta regionale.

A nome della Federlab Enrico Tinti ha ricordato che, a seguito del recente accordo Stato-Regioni, la Giunta ha emanato una delibera «che modifica profondamente i requisiti per l’accreditamento delle strutture e pone significativi paletti sul volume delle prestazioni». «Ciò comporta  – ha spiegato – soglie molto alte delle stesse prestazioni (200.000 l’anno) che per la Sardegna non sono sostenibili, anche per rapporto fra popolazione e strutture di analisi che è il più elevato d’Italia». «Inoltre – ha sottolineato – non è realistico pensare che in un solo anno si possano portare a termine processi di aggregazione in un tessuto di imprese medio-piccole, molto diversificato sul territorio; chiediamo sia il ridimensionamento delle soglie che una tempistica adeguata alla creazione di nuove reti di impresa». Tinti, in conclusione, ha messo in guardia la commissione dalla nuova tendenza nazionale ed europea di dare vita ai cosiddetti supermarket delle analisi: «Forse ci sarebbero vantaggi sui costi, ma danni altrettanto certi all’indotto e, soprattutto, al rapporto col paziente».

Francesco Cogoni, della Assolab, ha ribadito l’importanza del rapporto fra strutture di analisi e territorio segnalando alla commissione che «i laboratori operano in molte realtà medio-piccole della Sardegna dove non c’è la presenza delle Asl, un dato di specificità di cui la programmazione sanitaria regionale deve tener conto».

E’sbagliato, secondo Paolo Loddo della Sapmi, «associare i laboratori di analisi ad un generico concetto di malasanità, anzi bisogna ricordare che il settore ha subito negli anni tagli del 60% sulle prestazioni e che spesso i budget assegnati vengono esauriti nei primi 15 giorni del mese, segno che bisogna ridiscutere con urgenza il tariffario regionale».

Francesco Spissu della Mednet, infine, ha annunciato che a breve scadenza sarà consegnato alla commissione un documento comune della categoria, rilanciando poi la preoccupazione diffusa delle imprese del settore per gli accorpamenti in vista »che metterebbero a rischio il mantenimento dei requisiti di accreditamento per le singola strutture».

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Luca Pizzuto (Sel), Fabrizio Anedda (Misto), Augusto Cherchi (Pds), Giorgio Oppi (Udc), Rosella Pinna e Luigi Ruggeri (Pd), Alessandra Zedda (Forza Italia) e Michele Cossa (Riformatori).

Nella seconda parte della seduta si è sviluppato un serrato confronto fra la commissione e l’assessore della sanità Luigi Arru.

Lorenzo Cozzolino, del Pd, ha messo l’accento sulla insostenibilità della soglia di 200.000 prestazioni per la Sardegna «dove i laboratori effettuano una media annuale inferiore alle 60.000 prestazioni». Il consigliere del Pd ha quindi auspicato una profonda revisione della delibera della Giunta, «sia perché lo stesso accordo con lo Stato lascia autonomia decisionale alle singole Regioni e, nel nostro caso, dobbiamo usarla fino in fondo, sia perché le stesse direttive nazionali del Ministero della Salute privilegiano la strada del miglioramento dei processi organizzativi rispetto a quella dei tagli lineari».

Considerazioni analoghe a quelle di Cozzolino sono state espresse, con diverse sottolineature, dai consiglieri Alessandra Zedda ed Edoardo Tocco (Forza Italia), Augusto Cherchi (Pds), Luca Pizzuto (Sel) e Fabrizio Anedda (Misto).

Nella sua replica l’assessore Arru ha manifestato apertura per una “rimodulazione intelligente” della libera, anche nell’ambito della definizione della nuova rete ospedaliera, purché «si mantenga l’obiettivo di fondo di migliorare la qualità del servizio e l’efficienza delle strutture». «Non dimentichiamo – ha ricordato – che in questi anni la tecnologia ha fatto passi da gigante anche nella diagnostica e la stessa soglia delle 200.000 prestazioni emerge dalla letteratura scientifica». Detto questo, ha concluso, «nessuno vuole chiudere niente però dobbiamo essere consapevoli, tenendo conto anche che le stesse prestazioni in Sardegna costano il doppio rispetto al resto d’Italia e che siamo in piano di rientro, siamo al centro di un processo di cambiamento che, pur nella sua gradualità, è irreversibile».

L’assessore, come annunciato nella precedente riunione, ha fornito un rapporto dettagliato sulla situazione dei laboratori di analisi in Sardegna. In base ai dati riferiti al 2015, i laboratori privati attivi che forniscono prestazioni al servizio sanitario regionale sono 53, per un volume complessivo di oltre 3,6 milioni di prestazioni ed una media di circa 68.000 esami per struttura (nessuno laboratorio ha raggiunto la soglia di 200.000). I lavoratori occupati sono circa 450, principalmente biologi (119) e tecnici di laboratorio (57), più altre figure professionali come infermieri, medici, ausiliari ed amministrativi.

Su questi ed altri dati, compresa una mappa articolata delle strutture sul territorio regionale, si svilupperà il lavoro della commissione nelle prossime sedute.

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«Che fine hanno fatto i fondi comunitari destinati ai pazienti affetti da particolari patologie?» Lo chiede Ignazio Locci, consigliere regionale Forza Italia Sardegna, in una nota nella quale sottolinea che «potrebbe essere un taglio ben più consistente quello applicato dalla Giunta regionale al fondo destinato ai Comuni per l’erogazione di sussidi in favore di particolari categorie di cittadini (nefropatici, pazienti psichiatrici, cardiopatici, oncologici, etc.). Se nel 2015 vi erano a disposizione 47 milioni, nel 2016 la cifra è calata a 43 milioni di euro (tra fondi regionali e comunitari). Ma non è tutto: perché se un meno 4 milioni ha già creato particolari problemi, tanto che i Comuni hanno iniziato a far sentire la propria voce, figurarsi se a questi si aggiunge un’ulteriore decurtazione di 8 milioni, ovvero la parte di fondi comunitari che per ora non è stata erogata».

«La Regione, dei 43 milioni di euro programmati, ad oggi ne ha stanziato circa 35 – sottolinea Ignazio Locci -. Ne mancano all’appello altri 8, ovvero la quota comunitaria che ancora non è arrivata in cassa e, considerato l’inspiegabile ritardo, potrebbe anche non arrivare mai. Eppure, Pigliaru e Paci non fanno altro che parlare di maggiori entrate, di miliardi di euro fumanti pronti a essere spesi nell’Isola grazie al Patto per la Sardegna. Ma è evidente che soldi in più non ce ne sono e, anzi, i quattrini destinati ai servizi al cittadino sono sempre meno.»

«Vorremmo sapere che fine hanno fatto i soldi comunitari e per quale ragione non sono stati ancora stanziati. Sono passati fin troppi mesi dall’approvazione della Finanziaria regionale. A oggi i Comuni della Sardegna avrebbero dovuto avere in cassa il denaro per far fronte alle legittime richieste degli aventi diritto. Ma niente, i bilanci comunali restano all’asciutto. Il presidente Francesco Pigliaru e l’Assessore alla Sanità Lugi Arru facciano chiarezza e rassicurino i Comuni sui soldi comunitari mancanti. Dicano la verità. Ed eventualmente, in sede di assestamento di bilancio – conclude Ignazio Locci -, si impegnino per tappare l’ennesimo buco da loro stessi creato.»

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«L’articolo 24, comma 1, del decreto legislativo n. 6 del 2016, introduce il divieto di fumo nelle pertinenze esterne delle diverse strutture ospedaliere. Ma in Sardegna la norma non viene applicata, perché chi di dovere non fa nulla per imporne il rispetto. L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, dovrebbe prenderne atto, impegnandosi affinché la disciplina in questione non resti soltanto lettera morta.»

Lo dice Ignazio Locci,consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«L’assessore Arru dia immediatamente indirizzi precisi ai direttori generali delle aziende sanitarie ospedaliere con lo scopo di rendere operativo quanto prima il divieto di fumo – aggiunge Ignazio Locci -. Primo passo: togliere i posaceneri dagli ingressi degli ospedali, perché viene da chiedersi come si possa agevolare il rispetto del divieto di fumo se negli ospedali restano posizionati i posaceneri. Va bene che il rispetto dell’ambiente e il decoro delle strutture sanitarie è un principio irrinunciabile, ma è altrettanto vero che la pulizia e l’ordine possono essere garantiti anche senza i contenitori per buttare le cicche.»