20 July, 2024
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Search engine friendly contentIstruzione, inclusione, contrasto alle povertà, sono stati al centro della conferenza regionale “Un piano triennale per il contrasto delle povertà in Sardegna”, organizzato dall’assessorato regionale delle Politiche sociali, in collaborazione con l’Alleanza contro la povertà e che ha visto la partecipazione degli assessori del Lavoro e della Pubblica Istruzione, Virginia Mura e Claudia Firino, insieme a quello della Sanità, Luigi Arru.

Quest’ultimo ha aperto i lavori sottolineando la stretta relazione tra conoscenza, povertà e possibilità di accesso al mondo del lavoro: «Cerchiamo di fare uno sforzo perché si incrocino le solitudini, lavoriamo insieme laici e cattolici con le istituzioni, facciamo rete, è la scommessa è superare le barriere».

L’assessore Mura è partita dall’assunto che «non bisogna dare per carità ciò che spetta per diritto alla persona». «Solo in Italia e in Grecia, tra gli Stati europei – ha aggiunto – non esiste un reddito minimo garantito. Ora si sta facendo uno sforzo a livello nazionale, anche alla luce del fatto che c’è stato un aumento preoccupante del tasso di povertà». Mura ha poi ricordato gli interventi messi in campo dall’assessorato al Lavoro per l’inclusione sociale e l’accordo con i comuni di Cagliari e Sassari per un progetto sperimentale nei quartieri degradati. «Dobbiamo dare speranza alle famiglie, sostenendole con servizi personalizzati e con lo sviluppo di competenze che accompagniano verso un’attività lavorativa».

L’importanza di lavorare insieme tra assessorati e tra Regione e associazioni è stata ribadita anche dall’assessore Claudia Firino: «La povertà è sempre più diffusa, non è esclusiva di un settore, ma tocca tanti ambiti. Povertà e istruzione hanno un legame importante e certificato: una buona istruzione determina capacità di futuro, lo strumento di ascesa e riscatto. La Sardegna – ha aggiunto – ha una altissima dispersione scolastica, un giovane su cinque dopo lo medie ha difficoltà a proseguire il suo percorso».

Claudia Firino ha poi citato alcune delle azioni poste in essere dall’assessorato all’Istruzione, partendo dall’ultima in ordine di tempo: «Con Tutti a Iscola abbiamo stanziato 29 milioni per diversi interventi e, tra questi, c’è la presa in carico delle situazioni di fragilità sociale, grazie a psicologi, pedagogisti, mediatori per i tanti bambini e adulti migranti».

Infine un appello ad avere il coraggio di dotare anche la Sardegna di una misura di sostegno alle persone in difficoltà: «Lavoriamo per il reddito di cittadinanza, uno strumento di inclusione sociale che prevede il patto tra Stato e cittadino, che si impegna a determinate azioni».

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La qualità e le competenze per i servizi alle persone con difficoltà prima di tutto. E poi dare gambe al sistema che supera le gare d’appalto. È il futuro che Legacoop individua per il settore dei servizi sociali dove competenza, qualità degli interventi e tutela dei posti di lavoro viaggiano assieme. Un messaggio importante che i dirigenti di Legacoop hanno lanciato alla Regione nel corso del convegno seminario che si è svolto ieri a Cagliari e che ha visto partecipare anche l’assessore regionale alla sanità Luigi Arru. Obiettivo: «Emanare un regolamento sul sistema di accreditamento nel servizio di assistenza alle persone in modo che vengano garantiti qualità e servizi alla persona e posti di lavoro». Un settore delicato e molto importante, come rimarcato nel corso del seminario, che vede operare 200 coop in tutta la Sardegna, 3600 occupati e un fatturato di 110 milioni di euro. 

«Il servizio di accreditamento è stato istituito nel 2000 e da allora è stato fatto poco – ha spiegato Daniela Schirru, presidente del Legacoop Cagliari –  con questa azione si intende rafforzare il servizio di assistenza». Servizio di accreditamento, come è stato spiegato nel corso del seminario può diventare alternativo al sistema degli appalti e “punta a garantire sia la qualità dei servizi sia i posti di lavoro.» 

A spiegare criticità dell’attuale sistema e vantaggi, offerti dal sistema di accreditamento è stato Andrea Pianu, coordinatore per Legacoop Cagliari delle coop sociali. Nel corso del convegno anche le testimonianze dell’Emilia Romagna dove, come ha rimarcato Alberto Alberani responsabile dell’area Welfare di Legacoop Emilia Romagna.

«In diverse regioni – ha argomentato Daniela Schirru – l’accreditamento dei servizi alla persona rappresenta oggi una realtà che ha contribuito a consolidare i servizi a favore delle comunità locali, a superare una dimensione di forte discrezionalità e “discutibile oggettività” negli affidamenti tramite lo strumento della gara d’appalto, nonchè ricollocare al centro del servizio il cittadino e i suoi bisogni.»

Da qui la decisione di Legacoop di rilanciare questo tema alla pubblica discussione, realizzando un percorso che unisca l’approfondimento e la conoscenza delle esperienze realizzate, con il confronto con i diversi soggetti istituzionali, la Regione Autonoma della Sardegna e gli Enti locali.

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INVITO SEMINARIO 12 FEBBRAIO

Servizi alla persona, accreditamento e alternativa agli appalti. E’ il tema del seminario che si svolgerà venerdì 12 febbraio nella sala convegni della Fondazione Banco di Sardegna in via Salvatore da Horta 2, a Cagliari, a partire dalle 9.00. All’iniziativa, promossa da Legacoop Cagliari e Legacoop Sardegna, partecipano l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano, il responsabile integrazione socio sanitaria e politiche per la non autosufficienza della Regione Emilia Romagna Fabrizio Raffaele, il responsabile dell’area welfare di Legacoop Bologna, il presidente di Legacoop Sardegna Claudio Atzori. Apertura lavori Daniela Schirru presidente Legacoop Cagliari.

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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e i commissari delle aziende sanitarie e delle due aziende ospedaliero universitarie, sono stati sentiti in audizione dalle commissioni Bilancio e Sanità del Consiglio regionale, per l’esame delle problematiche relative al piano di rientro del debito, alla luce degli obiettivi di riduzione dei costi in capo ai commissari di Asl e Aziende ospedaliere universitarie e dell’aumento delle aliquote Irpef e Irap, nonché al controllo e al monitoraggio “stretto” della spesa sanitaria, vista la sua incidenza sul bilancio regionale.

In apertura dei lavori, il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), nel rimarcare l’incidenza della spesa sanitaria («vale la metà dell’intero bilancio regionale») ha definito una “vera emergenza” l’esigenza non più derogabile di tenere sotto controllo costi e impegni ed ha annunciato la presentazione di un emendamento per migliorare il livello e la qualità delle informazioni che, in proposito, devono essere trasmesse al Consiglio regionale. «Proporrò – ha spiegato Sabatini – che ai sensi della legge n. 5/2015 l’assessore della Sanità riferisca trimestralmente anche alla Terza commissione e non soltanto a quella competente per materia, sul monitoraggio della spesa e sul piano di rientro, mentre entro il 30 giugno 2016, dovrà esserci la relazione sull’andamento della spesa delle Asl e delle Aou».

Il presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Socialisti), ha quindi invitato l’assessore a confermare l’entità del disavanzo che sembra attestarsi introno ai 399 milioni di euro ed ha altresì auspicato un’indicazione realistica sul peso dell’aumento dell’aliquota Irap nei bilanci delle singole Asl, che già nel 2015 hanno sostenuto maggiori oneri rispetto al 2014, a causa del primo incremento dell’imposta.

L’assessore, nel corso del suo articolato intervento, supportato dal direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Sechi, ha illustrato i capitoli e le dotazioni di bilancio di competenza ma in premessa ha comunicato ai consiglieri, che nelle ore che hanno preceduto l’audizione, è stato particolarmente impegnato “per scongiurare il rischio commissariamento, da parte del ministero della Salute, sul piano di eradicazione della peste suina africana in Sardegna”.

In ordine al Bilancio 2016, l’assessore Arru ha preliminarmente osservato che rispetto al disavanzo stimato per il 2015, pari a 399 milioni, nel consuntivo dell’ultimo trimestre 2015 si è registrato un risparmio di 50 milioni, frutto – a suo giudizio – delle «buone pratiche nel frattempo introdotte».

Per il 2016 il fabbisogno dell’assessorato della sanità è quantificato in 3.280.115.000 di euro, a fronte di uno stanziamento in bilancio pari a 3.127.800.000 (meno 152 milioni di euro) mentre la richiesta di 300 milioni per la copertura del disavanzo è stata soddisfatta fino alla cifra di 280 milioni di euro. Restano, invece, senza stanziamento il saldo per la mobilità sanitaria interregionale relativa agli esercizi pregressi (fabbisogno 25.721.000 euro) e la quota integrativa per il trasferimento alle Asl delle risorse vincolate agli obiettivi prioritari (fabbisogno 10.823.000). Nella relazione dell’assessorato sono invece definite “voci sottostimate” lo stanziamento di 7 milioni per le borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione (fabbisogno di 10 milioni); le integrazioni per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria (2 milioni e mezzo a fronte di una richiesta di 4 milioni e 900mila ) e le spese per investimenti (stanziati 5 milioni su 29.654.000 richiesti).

Il taglio per le politiche sociali, per l’anno 2016, ammonta invece a poco più di 32 milioni di euro (210.547.000 contro i 242.592.000 del 2015) e sono ridotti di 17 milioni (30 milioni su 47 milioni) i finanziamenti per le cosiddette leggi di settore (provvidenze per talassemici, linfopatici, emofilici, nefropatici, trasporto handicappati, sussidi a persone affette da patologie psichiatriche) e di 10 milioni quelli a valere sulla legge 162/98, mentre sale a 14 milioni di euro la riduzione al fondo per il sistema integrato dei servizi alla persona (finanziamento Plus: da 24 milioni a 20 milioni per il 2016).

«Serve fare delle scelte – ha detto l’assessore – ma non può più passare il messaggio che la sanità sarda è un buco nero, mentre è vero che la sanità costa e che il mio compito è quello di qualificare la spesa.»

L’assessore, nel richiamare l’innalzamento dell’età media di vita anche nell’Isola e la particolare incidenza di alcune malattie, come ad esempio la sclerosi multipla, ha evidenziato l’incremento della spesa nei farmaci per l’epatite di tipo “C” ed ha auspicato la presa in carico da parte del sistema sanitario nazionale dei 50mila euro che la Regione spende per i farmaci innovativi.

Il responsabile della Sanità ha quindi riconosciuto come un “problema” per il contenimento dei costi, quelli relativi al personale ed alla spesa farmaceutica ed ha richiamato gli obiettivi di riduzione della spesa, imposti ai commissari delle Asl e delle Aou, per conseguire nel prossimo triennio risparmi pari a 330 milioni di euro, dei quali 62 milioni di euro nel 2016 (24 milioni sui farmaci territoriali; 12 milioni su farmaci ospedalieri; 17.300.000 euro su l’efficientamento degli ospedali, altri 3 milioni per l’efficientamento del territorio e 3 milioni su integrativa e protesica).

Luigi Arru ha concluso ponendo in rilievo l’urgenza della riorganizzazione della rete ospedaliera sarda ed ha dichiarato: «Senza le prerogative che ci derivano dall’essere regione autonoma, saremmo stati obbligati dal governo a fare fronte al disavanzo in sanità con l’aumento di Irap, Irpef e l’introduzione dei ticket».

I consiglieri della minoranza intervenuti (Edoardo Tocco, Fi; Giorgio Oppi, Udc; Ignazio Locci, Fi; Paolo Truzzu, FdI; Christian Solinas, Psd’Az;) hanno evidenziato come  dal quadro dei conti esposto dall’assessore si evince uno sbilanciamento di 172 milioni di euro, qualora il governo si faccia carico dei 50 milioni per i rimborsi dei farmaci per l’epatite “C” e se le Asl riusciranno a realizzare 62 milioni di risparmi nel 2016. I consiglieri dell’opposizione, nel merito del disavanzo, hanno inoltre rimarcato come manchi dalla previsione di sbilanciamento, l’incidenza dell’aumento dell’aliquota Irap che appesantirà i bilanci delle Asl per il 2016 nonchè la mancata quantificazione del costo delle anticipazioni finanziarie a cui hanno fatto ricorso le aziende sanitarie nell’ultimo trimestre 2015.

I consiglieri della maggioranza (Gigi Ruggeri, Pd; Annamaria Busia, Cd; Luca Pizzutto, Sel; Augusto Cherchi, Pds; Roberto Desini, Cd; Emilio Usula, Rossomori; Gianfranco Congiu, Pds; Pietro Cocco, Pd; Daniele Cocco, Sel; Rossella Pinna, Pd) hanno posto l’accento sui costi per il personale, sulle attività legate alla prevenzione e sulle conseguenza negative che deriverebbero dalla conferma dei tagli sul sociale.

A seguire i commissari dell’Asl 1 (Sassari), Agostino Sussarellu; dell’ Asl 2 (Olbia), Paolo Tecleme; dell’Asl 3 (Nuoro), Mario Palermo; dell’Asl 4 (Lanusei), Fabrizio Argiolas; dell’Asl 5 (Oristano), Maria Giovanna Porcu; dell’Asl 6 (Sanluri), Maddalena Giua; dell’Asl 7 (Carbonia), Antonio Onnis; dell’Asl 8 (Cagliari), Savina Ortu; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, Giuseppe Pintor; hanno illustrato ai componenti la Terza e l’Ottava commissione le rispettive azioni poste in essere per conseguire gli obiettivi di contenimento dei costi (62 milioni di euro per il 2016, 128 milioni nel 2017 e 138 milioni nel 2018) stabiliti nella deliberazione della giunta regionale n.62/24 del 15 dicembre 2015.

I commissari, pur con alcuni distinguo legati alle peculiarità gestionali delle rispettive aziende, si sono detti fiduciosi nel conseguimento degli obiettivi di spending review fissati dall’esecutivo regionale ed hanno mostrato particolare ottimismo in riferimento ai risparmi che deriveranno dalle cosiddette “gare uniche” per le forniture di servizi e materiali alle diverse Asl dell’Isola.

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«Dotare gli impianti sportivi del defibrillatore è un dovere civico.» Lo dice Piero Comandini, consigliere regionale del Partito Democratico.

«Come hanno dimostrato i drammatici eventi degli ultimi mesi – aggiunge Piero Comandini -, molte, troppe persone muoiono in conseguenza ad un arresto cardiaco, la possibilità di salvezza e di prevenire le conseguenze neurologiche permanenti dipendono dalla rapidità e dall’efficacia delle procedure di soccorso. Lo afferma il consigliere regionale del Partito Democratico Piero Comandini, che ha depositato un’interrogazione, rivolta all’assessore della Sanità Luigi Arru, in merito alla dotazione dei defibrillatori semiautomatici all’interno degli impianti sportivi e sul rilascio delle autorizzazioni al suo utilizzo.»

«Anche in attuazione della vigente normativa, ma soprattutto per la sicurezza di tutti gli atleti, è assolutamente necessario – sottolinea ancora Piero Comandini –l’installazione del Defibrillatore (DAE) in ogni palestra e ogni struttura sportiva, ma l’obiettivo deve essere anche quello di avere il maggior numero di persone formate e addestrate al suo utilizzo.»

«La formazione e la sensibilizzazione all’uso del defibrillatore sono elementi fondamentali per intervenire efficacemente, altrimenti si rischia di avere i DAE senza un operatore che possa garantirne il corretto uso. Fino ad ora l’autorizzazione all’uso dei DAE è stata di competenza esclusiva dei Centri Operativi 118, ma si potrebbe, di concerto con le parti interessate e in linea con la normativa – conclude Piero Comandini -, delegare ai soggetti/enti riconosciuti e/o autorizzati che hanno svolto la formazione il rilascio delle autorizzazioni.»

Piero Comandini 6

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Ospedale Sirai 1 copia

E’ dura la posizione del consigliere regionale Ignazio Locci (FI) sulla revisione della rete ospedaliera approvata ieri in via definitiva dalla Giunta regionale.

«La revisione della rete ospedaliera della Sardegna – dice Ignazio Locci – è un documento di indiscutibile paternità dell’Assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, non confacente alle esigenze della realtà regionale. Un testo che non tiene minimamente conto delle molteplici proposte avanzate in sede di elaborazione da parte di associazioni, enti locali, medici, opposizioni politiche. E questo nonostante gli annunci e le rassicurazioni pronunciati a più riprese dall’Assessore. La proposta deliberata dalla Giunta di Francesco Pigliaru è, infatti, identica al testo iniziale, priva di alcuna modifica in corso d’opera: in sostanza, con una buona dose di arroganza, sono stati ignorati tutti i suggerimenti.»

«Si tratta peraltro di un documento costruito sulla base di parametri nazionali che non considerano le particolari condizioni di assistenza sanitaria della nostra Isola – aggiunge Ignazio Locci -. Ora inizia la vera discussione nella commissione competente e, sin da adesso, chiederemo con forza che vengano aperti i diversi tavoli di discussione, cui partecipino i rappresentanti dei territori e delle associazioni dei medici ospedalieri, con lo scopo di comprendere in maniera compiuta sia l’entità, sia le ripercussioni che avrà sul sistema sanitario la proposta targata Luigi Arru. Ma già sappiamo che allo stato attuale si tratta di un’ulteriore rinuncia di posti letto ospedalieri per acuti, a cui non corrisponde nessun sacrificio da parte dello Stato (compensazioni su malattie croniche, sul rispetto dei finanziamenti per i farmaci sperimentali o dei livelli minimi di assistenza).

«Ai sardi vengono richiesti sforzi unilaterali per un piano di assetto che non ha nessuna influenza sul contenimento dei costi della Sanità: un riequilibrio senza senso che abbraccia una filosofia superata. Affronteremo con responsabilità il dibattito in sede consiliare e in commissione competente e saremo rigidi sul rispetto delle procedure di legge e delle aspettative dei territori. Non consentiremo all’assessore Arru – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – di smontare il sistema sanitario regionale.»

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La Giunta regionale ha approvato lo scioglimento del Consiglio comunale di Orgosolo e, su proposta dell’assessore degli Enti locali e con decreto del Presidente, ha nominato commissario straordinario sino alle prossime elezioni amministrative Felice Corda, dirigente dell’Ente Foreste della Sardegna ora in quiescienza.
Su proposta dell’assessore Virginia Mura, la Giunta ha approvato una delibera che destina parte delle risorse rendicontabili dei Programmi Operativi 2014-20 del Fse e del Fesr, del Programma Complementare di Azione e Coesione e dei Programmi dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea (nei limiti previsti da ciascun programma) per l’attribuzione di incarichi di alta professionalità a personale del ruolo unico regionale impegnato nella gestione, certificazione e controllo dei vari Fondi. L’intervento ha il fine di migliorare l’azione amministrativa e di ridurre le spese generate da queste attività ricorrendo, attraverso un meccanismo di incentivi, a figure già presenti nell’amministrazione.
Via libera su proposta dell’assessore Paolo Maninchedda alla convenzione con la Sfirs, la Finanziaria della Regione, per le attività di assistenza tecnica e supporto al monitoraggio e controllo sull’attuazione del piano di ristrutturazione di Abbanoa, approvato dall’Unione Europea. La convenzione garantisce anche per il 2016 le attività necessarie all’attuazione delle misure previste nel piano di ristrutturazione – in particolare capitalizzazione, monitoraggio e controllo – e un adeguato supporto professionale.
L’esecutivo ha accolto l’intesa tra l’AIOP/AISSP (associazione italiana ospedalità privata) e la Regione per gli anni 2016-2018, che prevede nuovi tetti di spesa per l’acquisizione di prestazioni di assistenza ospedaliera. L’assessore Luigi Arru, preso atto che è in corso la riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, ritiene opportuno confermare per le strutture ospedaliere private attualmente accreditate la metodologia per la determinazione dei tetti di spesa già individuata.

Palazzo della Regione 3 copia

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La Giunta regionale ha approvato definitivamente la riorganizzazione della rete ospedaliera della Sardegna., che ora passerà al vaglio del Consiglio regionale. La riforma è parte fondamentale del Piano Sanitario regionale, è stata inserita tra le azioni del Piano di rientro ed è uno dei tre tasselli cardine della riqualificazione del sistema sanitario regionale – insieme alla nuova rete delle cure territoriali (quindi la riorganizzazione dei servizi di cura assistenza socio-sanitaria sul territorio) e all’Areus, l’azienda regionale dell’emergenza/urgenza – voluta dalla Giunta Pigliaru e che permetterà un risparmio di 134 milioni in tre anni e il trasferimento di 250 milioni da parte dello Stato per l’edilizia ospedaliera.
«Dopo l’approvazione dello scorso luglio – spiega l’assessore della Sanità, Luigi Arru – è stata promossa una larga consultazione sul territorio regionale. Ho fatto oltre quaranta incontri con Sindaci, operatori e cittadini, spiegando quali miglioramenti porterà la nuova rete ospedaliera. La riorganizzazione dei attribuisce un ruolo preciso ad ogni presidio ospedaliero per dare servizi di qualità e sicurezza uniforme. Questa riforma è stata rimandata per troppo tempo, non possiamo più permetterci di ignorare indicatori nazionali che ci vedono agli ultimi posti per appropriatezza dei ricoveri e sicurezza. Stiamo riqualificando l’assistenza, senza tagli né chiusure.»
Nel corso di questi mesi, si è svolto il confronto con la Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e socio-sanitaria e la Consulta regionale per i servizi sociali, sociosanitari e sanitari, con le Università di Cagliari e di Sassari, con i rappresentanti degli ordini e collegi delle professioni sanitarie. Parere favorevole è arrivato anche dalla Consulta generale di cittadinanza istituita con la legge 23/2014.
Tenuto conto dell’articolazione geografica regionale e della distribuzione demografica, la delibera approvata lo scorso luglio in via preliminare ha previsto l’individuazione di due principali poli sanitari, uno per l’area del Nord Ovest e l’altro per quella Sud Est, una facente capo al Santissima Annunziata di Sassari, l’altra all’Azienda Brotzu, che comprende San Michele, Oncologico e Microcitemico di Cagliari. A entrambe le strutture – definite di Dea di II livello, perché dotate di servizi importanti di emergenza e accettazione e della cardiochirurgia – sono stati collegati presidi di I livello e di base, secondo una classificazione stabilita dal Ministero della Salute.
All’hub di Sassari/Nord Ovest e Nord Est, afferiscono gli ospedali di I livello di Olbia e Nuoro e quelli di base di Alghero e Ozieri, di Tempio, di La Maddalena, di Lanusei. C’è poi il San Francesco di Nuoro come ospedale di I livello rinforzato, il San Camillo di Sorgono come ospedale di zona disagiata.
All’hub di Cagliari afferiscono gli ospedali di I livello Santissima Trinità di Cagliari, l’ospedale Sirai di Carbonia, Nostra Signora di Bonaria di San Gavino, il San Martino di Oristano e l’ospedale di base Nostra Signora della Mercede di Lanusei. Ci sono poi il Mastino di Bosa, il Delogu di Ghilarza, Isili e il San Marcellino di Muravera come ospedali di zona disagiata. Il Policlinico di Monserrato viene definito presidio di I livello.
Gli ospedali di II livello hanno un bacino di utenza da 600 mila abitanti in su, quelli di I livello da 150mila abitanti in su, quelli di base dagli 80 mila abitanti in su.
Si parte 5.901 attuali, di cui 5.527 per acuti e 374 per post acuti: la riforma tende a riequilibrare il rapporto tra le due tipologie e porta i posti letto a 5790, di cui 4.801 per acuti e 989 per le post acuzie a 991.
Nel dettaglio, tra pubblico e privato, la Asl di Sassari passa da 1.307 posti letto a 1.097, la Asl di Olbia da 356 a 540, la Asl di Nuoro da 442 a 485, la Asl di Lanusei da 175 a 182, la Asl di Oristano da 520 a 524, la Asl di Sanluri da 176 a 212, la Asl di Carbonia da 323 a 297, la Asl di Cagliari da 2.602 a 2.447.
Recependo le richieste arrivate dai territori e relative alla classificazione e individuazione delle strutture ospedaliere, nel documento approvato in via definitiva si parla di “Presidio unico di area omogenea”, “Nodi della rete ospedaliera”, “Nodo della rete con attività integrata di didattica e ricerca”, “Nodi della rete territoriale, base rinforzato”, “Presidi ospedalieri di completamento privato” .
I presidi di zona disagiata potranno avere una articolazione organizzativa con funzioni chirurgiche da configurarsi in sede di predisposizione dell’Atto aziendale.
Per Alghero-Ozieri verrà monitorato in relazione alle esigenze epidemiologiche e demografiche, in vista di una possibile modifica della classificazione in presidio di I livello, con la contestuale istituzione della rianimazione.
Vengono individuate due Breast Unit, una nell’azienda Brotzu, la seconda all’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari.
L’ospedale di Lanusei sarà riferimento nella rete delle patologie tempo-dipendenti, inserito nel Centro Traumi di zona e nella Rete ictus.
Per quanto riguarda i punti nascita, si rimanda alle disposizioni nazionali relative alle aree montane.
Viene individuato un capitolo per l’assistenza sanitaria nelle Isole minori caratterizzate da eccezionali difficoltà di accesso (Carloforte e La Maddalena).
Nella versione definitiva, la riforma prevede flessibilità per le Asl nella suddivisione dei posti letto tra specialità affini, con la possibilità di modifica, previa autorizzazione regionale.
Ospedale Sirai 1 copiaOspedale Businco Ospedale Microcitemico copia Ospedale Brotzu Cagliari2Ospedale Santa BarbaraOspedale Binaghi Cagliari copiaCTO Iglesias copia

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di regolamento n. 4 (Cocco Pietro e più) “Modifiche al regolamento di attuazione della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 (Sistema integrato dei servizi alla persona). Trasformazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, approvato con decreto del Presidente della Regione n. 3 del 2008”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di modifica, sottoscritta da tutti i capigruppo, del regolamento di attuazione della legge regionale 23/2005 (Sistema integrato dei servizi alla persona). La proposta, a seguito dell’approvazione della legge regionale 32/2015 (Disposizioni in materia di sanità pubblica. Prime misure per la copertura delle perdite pregresse), prevede che “le funzioni, il patrimonio ed il personale delle Ipab che svolgevano prevalentemente servizi socio-sanitari siano trasferite alle Asl competenti per territorio, scorporandone l’attività sociale che, con relative funzioni e personale, sarà invece ricollocata presso i Comuni”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha protestato perché la terza commissione ha lavorato senza i consiglieri di minoranza e la seduta, a suo giudizio, non è valida anche perché si è svolta in un orario che si è sovrapposto a quello del Consiglio.

Il presidente Ganau ha ricordato che il lavoro della commissione (l’unica ad aver lavorato per poter avviare il percorso della finanziaria) si è limitato all’esame delle cosiddette “norme intruse” ed ha chiarito che si è trattato di un equivoco.

Il consigliere Alberto Randazzo di Forza Italia ha osservato che a suo avviso manca il numero legale.

Il presidente ha riposto che i lavori possono proseguire.

Aprendo la discussione sul provvedimento all’esame del Consiglio, il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ripercorso il contenuto delle questioni all’attenzione dell’Aula, cioè «la completa attuazione della legge dopo l’approvazione della legge 32/2015 e la considerazione della situazione di difficoltà in cui versano i lavoratori delle strutture; per risolvere questa complessa vicenda maggioranza ed opposizione hanno formulato due proposte sostanzialmente identiche e quindi è opportuno oggi arrivare ad una soluzione definitiva con la condivisione di tutti i capigruppo, perché altrimenti i tempi si allungherebbero a dopo la finanziaria».

Il consigliere Marco Tedde di Forza Italia ha confessato di aver temuto a lungo «per le sorti di questo regolamento ed anche ieri quando è mancato il numero legale; il consigliere Lotto ha ragione, bisogna evitare un inutile allungamento dei tempi e dare attuazione alla legge 32 votata dal Consiglio, che va a sanare una situazione incancrenita, con 200 lavoratori (oltre l’indotto) che attendono risposte ed hanno 6 mensilità arretrate». La fondazione San Giovanni Battista deve assolutamente essere salvata e non ci sono alternative, ha concluso Tedde, «ed il regolamento ha lo scopo di prevenire ed evitare ulteriori battute d’arresto».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato, a differenza di Tedde, «che è utile riflettere sulle scelte che si fanno tenendo presente l’interesse dei lavoratori ma anche il pubblico interesse». La natura di questa Ipab, ha ricordato, «è sempre stata ibrida ed ora non può continuare a svolgere servizi perché la sua condizione patrimoniale non lo consente, è impraticabile sciogliere una Ipab trasferendo beni e personale su un comune unico e quindi non resta che ricollocare le sue attività nell’ambito della Asl del territorio; prediamo atto del fatto che regolamentiamo meglio questo contesto e chiediamo all’assessorato di gestire queste attività in modo che non si producano difficoltà simili a quelle del passato».

Il consigliere Salvatore Demontis, dopo aver ribadito la sua convinzione che «la pubblica amministrazione non deve essere un polmone occupazionale» ha assicurato che non è questo il caso, perché la legge obbliga a sottoporre tutte le Ipab ad un processo di trasformazione. Alcune soluzioni prospettate non erano sostenibili, ha continuato Demontis, «a cominciare dalla trasformazione in Asp perché sarebbe stato necessario istituire nuove specialità, incrementare il personale ed adeguare le strutture; non resta dunque che l’estinzione e le modifiche apportate al regolamento intervengono proprio su questo, trasferendo funzioni e personale alla Asl». Infine, ha concluso Demontis, «va ringraziato l’assessorato ha trovato una buona soluzione nel senso che si utilizzano fondi nazionali per la soppressione dell’Ibap per circa 3 milioni annui, andando a costituire una disponibilità complessiva di 16 milioni di euro».

L’assessore delle Sanità Luigi Arru, a nome della Giunta, ha ricordato la complessità della vicenda del San Giovanni Battista di Ploaghe, dove la stessa analisi del commissario ha evidenziato la presenza sia di criticità che prospettive all’interno dello sviluppo delle cosiddette “cure intermedie”. La riforma, ha sostenuto, «dovrebbe trovare nuovo impulso anche in questa modifica del regolamento, che consente la collocazione del personale presso la Asl e non presso il comune, in considerazione sia della natura delle prestazioni sono socio sanitari che della presenza di pazienti dell’ex ospedale psichiatrico». L’assessorato, ha aggiunto Arru, «ha fatto una valutazione attenta del piano industriale che dovrà inserirsi nelle attività della Asl e nell’ottica del nuovo modello gestionale previsto dalla riforma, con attenzione ai costi ed allo sviluppo delle cure intermedie, ancora in oggi accentrate in modo del tutto improprio sulla rete ospedaliera».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto il voto segreto sul passaggio ad articoli, che il Consiglio ha comunque approvato con 31 voti favorevoli e 10 contrari. Subito dopo l’Aula ha approvato anche i 3 articoli del provvedimento.

Prima del voto finale, intervenendo per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha espresso parere favorevole, sottolineando la positiva conclusione «di un lavoro iniziato ad avvio legislatura mettendo in campo tutti gli strumenti necessari e dialogando costruttivamente con i colleghi della maggioranza; ora siamo arrivati all’obiettivo superando la situazione insostenibile di 200 dipendenti da 6 mesi senza stipendio».

Voto favorevole anche da parte dell’Udc che, con Peppino Pinna, ha ricordato che «finalmente si mette fine all’annoso problema del S. Giovanni Battista e soprattutto alla difficilissima situazione dei lavoratori e dei creditori».

Per il gruppo di Sdl Anna Maria Busia si è espressa invece in modo contrario. E’un pasticcio legislativo, ha detto, «aggravato dal fatto che non si capiscono cifre e dati finanziari di questa operazione sbagliata, né si conosce quanto del nuovo gettito fiscale andrà a finire al San Giovanni Battista e non ad altri lavoratori della Sardegna». Bisognava rispettare il percorso previsto per la trasformazione dell’Ipab in Asp, ha detto, «ed inserire il nuovo soggetto nel quadro della riprogrammazione dell’assistenza sanitaria, invece si è voluto procedere in maniera nefasta, contro tutte le disposizioni normative in materia, ribadisco il mio “no” ad una decisione scellerata che aumenta la spesa sanitaria, dopo aver aumentato le entrate attraverso le tasse».

Per il Pd Salvatore Demontis, favorevole, ha ribadito che «l’assessore ha individuato una soluzione corretta e sostenibile, il ricorso a finanziamenti nazionali per la soppressione dell’Ipab è l’unica strada percorribile, oltre che inattaccabile da ogni punto di vista».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru, favorevole, ha messo l’accento sul fatto che «si chiude un percorso iniziato da tempo con lavoratori, sindacati e politica, un percorso che dimostra che quando c’è unità le soluzioni si trovano e a questa soluzione hanno creduto assessore, maggioranza ed opposizione, per salvare una struttura che fornisce 400 prestazioni giornaliere ad alta professionalità in un territorio sofferente». Chiediamo ancora all’assessore, ha concluso Peru, «un ulteriore sforzo per assicurare ai lavoratori che da sei mesi non percepiscono stipendio il pagamento delle spettanze maturate».

A nome del Pd la consigliera Rossella Pinna ha annunciato un voto favorevole sofferto ma ponderato «che chiude una vicenda complessa durata oltre 10 anni con un provvedimento cui hanno lavorato con determinazione Giunta e Consiglio». E’vero che la struttura, ha affermato, «si doveva mettere in sicurezza molto tempo fa ma non c’erano soluzioni percorribili, così come non ce ne sono state per quella di “Guspini per la vita”, chiusa nell’indifferenza generale nella precedente legislatura, determinando una sofferenza notevole per il territorio; ora voto a favore perché certe sciagure non si ripetano, ricordando però che ora mettere mano alla riapertura del centro riabilitazione di Guspini».

Il consigliere di Cps Antonio Gaia ha annunciato invece la sua astensione, pur ringraziando l’assessore per l’impegno profuso e condividendo i problemi dei dipendenti della struttura. Però, ha osservato, «i problemi vanno risolti secondo la legge e non contro, con questo provvedimento stiamo decretando il passaggio di aliquote consistenti di personale alla pubblica amministrazione senza concorso, creando fra l’altro un precedente gravissimo condivisibile sul piano politico ma sbagliato sul piano legislativo».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha annunciato il voto contrario del gruppo, «non sul merito del provvedimento perché riaffermiamo la solidarietà ai lavoratori del S. Giovanni Battista ed altri nella medesima situazione, ma per l’iter compiuto che secondo noi non è completo e corretto; non conosciamo i numeri di questa operazione di accorpamento e non sappiamo nulla del piano industriale e per questo avevamo chiesto altri approfondimenti». Ora ci chiediamo e chiediamo ai sardi, ha continuato Desini, «se dopo aumento della tasse queste risorse incideranno sui risparmi della spesa sanitaria e se è giusto trasferire i lavoratori, senza concorso, da un istituto privato alla pubblica amministrazione;voteremo contro perché vogliamo tutelare gli interessi generali della collettività e non provocare un precedente che provocherà altri problemi nel futuro».

Il consigliere del Pd Luigi Lotto, favorevole, ha ringraziato i colleghi della maggioranza e dell’opposizione per aver deciso di metterci la faccia e portare in porto questo provvedimento ed ha poi esteso il ringraziamento anche alla Giunta all’assessore ed agli uffici che hanno costruito il percorso. Stiamo chiudendo l’ultima Ipab della Sardegna, ha osservato, «dopo le altre che avevamo sistemato proprio con la legge regionale 23/2005 e siamo andati più volte a Ploaghe a dare solidarietà ai lavoratori dicendo che bisognava andare oltre; oggi dobbiamo fare una scelta consapevole, coerente con le norme dello Stato e della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, contrario, ha parlato di un «papocchio realizzato, non per la condizione dei lavoratori ma perché non si tratta di una risposta seria, dato che quattro anni fa la struttura ha ricevuto ben 25 milioni ma nessuno ci ha detto come sono stati spesi, ed ora arriva anche il passaggio del personale alla Asl». Le fughe in avanti, ha protestato Dedoni, «non agevolano la soluzione dei problemi e ricordo ai consiglieri regionali che se non c’è voto contrario si paga anche il solido perchè l’astensione non basta; abbiamo fatto una cosa non chiara senza prospettive di sviluppo e crescita ed una operazione di politica clientelare, andando anche a danno di privati che non hanno mai vissuto alle spalle della Regione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc) ha fatto un parallelismo tra la situazione discussa ieri in Consiglio, vertenza Alcoa, e il caso del San Giovanni Battista di Ploaghe. L’esponente della maggioranza ha preannunciato voto favorevole sul provvedimento: «Per dare fiducia all’assessore della Sanità sull’efficacia del nuovo piano industriale della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe».

Il capogruppo di Daniele Cocco (Sel) ha annunciato voto a favore ed ha ricordato al drammatica situazione degli operatori e delle loro famiglie, nonché l’assenza di certezze nel percepire le retribuzioni. «Davanti a questi lavoratori – ha concluso l’esponente della maggioranza – abbiamo assunto impegni che oggi onoriamo dando una soluzione definitiva a un problema decennale».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che il regolamento in via di approvazione è frutto di una sintesi tra due proposte, una della maggioranza e una della opposizione, è dà soluzione ad una situazione non più sostenibile per i lavoratori del San Giovanni Battista. L’esponente della minoranza ha inoltre spiegato che i 25 milioni di euro stanziati dalla precedente Giunta, sono serviti per risanare il debito contributivo della fondazione e non potevano dunque risolvere i problemi di funzionamento e gestione della struttura di Ploaghe. «Votiamo a favore – ha concluso Pittalis – perché oggi gi si dà un assetto definitivo al San Giovanni Battista e lo facciamo convintamente perché ricociamo alla struttura importanza e ruolo strategico».

Posto in votazione il testo finale del regolamento è stato approvato con 34 sì 10 no e 3 astenuti.

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La Giunta regionale ha approvato, su proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, l’aggiornamento del sistema tariffario delle prestazioni private nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali). Le tariffe avranno efficacia per un anno a decorrere dal 1 gennaio del 2016: nell’arco di quest’anno dovranno essere definiti i nuovi profili assistenziali e le nuove tariffe relative alle prestazioni assistenziali erogate, oltre a strumenti di valutazione dell’appropriatezza degli inserimenti presso le RSA. E’ stato, poi, recepito l’accordo Stato-Regioni sull’individuazione di laboratori che facciano attività di campionamento e analisi ambientali. Dopo il parere favorevole della Commissione Sanità del Consiglio regionale, hanno avuto approvazione definitiva da parte della Giunta i provvedimenti sulle Case della Salute e i provvedimenti di accreditamento. L’esecutivo, infine, ha approvato i requisiti organizzativi, strutturali e di personale che devono avere le strutture di prima accoglienza che ospitano i minori stranieri non accompagnati.
L’Esecutivo ha preso atto, come richiesto dall’assessore Raffaele Paci, della riprogrammazione già approvata del Por Fesr 2007-2013, e approvato la ripartizione in capitoli della proposta di bilancio di previsione 2016-18. Sono stati inoltre nominati i tre componenti dell’Osservatorio dei Consorzi di Garanzia Fidi.

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