22 November, 2024
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Si avvia verso il rush finale Cada Die Teatro in Tour!, il viaggio con cui la compagnia cagliaritana sta “esportando” sei delle sue produzioni in diverse regioni della Penisola. “Più veloce di un raglio”, di e con Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, domani, sabato 30 novembre, e domenica 1 dicembre sarà ospite della rassegna “Anch’io a teatro con mamma e papà”, alle 16.00, al Teatro Cuminetti di Trento. E domenica 1 dicembre verrà anche rappresentato, a chiudere il tour, “Alberi e sogni”, di e con Pierpaolo Piludu, regia di Alessandro Mascia, alle 17.00, all’Arena Parco Nord di Milano nell’ambito del festival “Il Respiro di Oxy.gen – scienza salute ambiente”.

“Più veloce di un raglio”, liberamente tratto dal racconto “L’asino del gessaio” di Luigi Capuana (con la collaborazione di Alessandro Lay per la drammaturgia e la messa in scena, il suono di Giampietro Guttuso, il disegno luci di Giovanni Schirru), ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti, come l’Eolo Awards per la migliore novità di teatro ragazzi e giovani, il Premio Rosa D’oro, il Premio Padova – Amici di Emanuele Luzzati.

«C’era una volta un gessaio che aveva tanti asini, magri, brutti e sporchi; ma tra tutti questi asini ne aveva uno che era il più brutto di tutti. Era magro, storto, spelacchiato, con la coda scorticata, le zampe così rovinate che sembrava reggersi in piedi per miracolo. Ma quando il suo padrone gridava “Avanti focoso!…” l’asino alzava la testa, abbassava le orecchie per essere più aerodinamico e, roteando la coda come fosse l’elica di un aeroplano, partiva più veloce d’un raglio!»

Fra racconto, rappresentazione e contrappunto musicale, ecco la storia del gessaio e del suo spelacchiato asino Focoso che, liberato da una malefica stregoneria, diventerà principe. Mauro Mou e Silvestro Ziccardi narrano una storia che parla di redenzione, dove nulla è come appare e dove sono gli umili ad avere la loro giusta rivincita sulle ingiustizie operate dai nobili e dai prepotenti: «Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze, anche un asino può avere un cuore nobile e i re e le principesse talvolta devono rimboccarsi le maniche per guadagnarsi un po’ di nobiltà».

Domenica 1 dicembre il compito di chiudere Cada Die Teatro in Tour!, all’Arena Parco Nord di Milano, spetterà a Pierpaolo Piludu, autore e interprete di “Alberi e sogni”, liberamente ispirato a “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono, regia e collaborazione alla drammaturgia di Alessandro Mascia, collaborazione musicale di Nicola Piras (elaborazioni sonore: Giampietro Guttuso e Matteo Sanna; disegno luci: Giovanni Schirru; scenografie: Marilena Pittiu; assistente alla regia: Mario Madeddu).
«Siamo partiti dalla storia di Elzéard Bouffier, ‘L’uomo che piantava gli alberi’ che riuscì a trasformare un deserto di sassi e di vento in un’immensa foresta», è scritto nelle note dello spettacolo.

«Questa vicenda si è intrecciata con quelle di altre donne e uomini che hanno dedicato la propria vita alla realizzazione di un sogno, anche quando il buon senso, la ragione e le guerre, suggerivano di lasciar perdere. Uomini e donne che hanno lasciato bonos ammentos, dei bei ricordi: un’umanità semplice e sorprendentemente bella.»
E ancora: «Ci siamo anche avvicinati ai sogni colorati e un tantino ambiziosi che avevamo da ragazzi, alla fine degli anni ’70, quando speravamo di fare la rivoluzione e di dare vita a un mondo più bello e più giusto… In alcuni momenti i protagonisti dello spettacolo diventano un gruppo di giovani attori che, nei primi anni ’80 con un pullmino sgangherato, vanno in giro in un’Europa ancora divisa da muri e rigide frontiere. A fronte delle numerose sonore sconfitte che hanno spesso accompagnato la nostra generazione – aggiungono Pierpaolo Piludu ed Alessandro Mascia – ci piaceva l’idea di raccontare, una volta tanto, anche delle storie che finissero bene. Come quella della nostra compagna Zelinda Roccia, che decise di lasciare scuola e teatro per trasferirsi a Managua e cercare di salvare bambine e bambini di strada che sniffavano la pega, una colla devastante per non sentire i morsi della fame e la paura delle violenze. O come quella di Elzéard Bouffier: chissà cosa gli era passato per la testa, pochi giorni prima di morire, quando si era voltato e aveva visto chilometri di bosco… un mare di alberi mossi dal vento… Un grazie va alle associazioni “L’uomo che pianta gli alberi” di Cagliari e “Los Quinchos” del Nicaragua per l’instancabile e contagiosa voglia di fare e di sognare».

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La rassegna “Teatro ragazzi”, organizzata dall’Associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo, che ha l’obiettivo di promuovere e divulgare la cultura teatrale presso le giovani generazioni, riparte dopo uno stop di alcuni anni e vede per questa edizione aderire ben sette Amministrazioni: Siurgus Donigala, Maracalagonis, Sinnai, Pula, San Gavino Monreale, Iglesias e Carbonia.

La rassegna verrà ospitata nelle sale teatrali dei Comuni che hanno aderito e prevede sette titoli selezionati fra le maggiori produzioni del settore in ambito regionale e nazionale per un totale di 21 recite. Si parte domani, 17 ottobre, a Iglesias, al Teatro Electra, con “I canti di tutte storie”, Teatro dell’armadio.

I giovani spettatori potranno assistere a spettacoli ispirati alle fiabe tradizionali come Cappuccetto Rosso ed il Brutto anatroccolo realizzati con l’utilizzo di diversi linguaggi.

– La danza. Dedicato al linguaggio artistico della danza è stato proposto in cartellone Cappuccetto Rosso, con la regia e la scenografia di Michelangelo Campanale e le coreografie Vito Cassano, realizzato dalla compagnia pugliese La luna nel letto (spettacolo pluripremiato). Ancora la danza è protagonista del lavoro Perseo e Medusa prodotto da ASMED Balletto di Sardegna, con la regia di Senio Dattena, le coreografie di Cristina Locci ed ispirato alla mitologia greca.

– La musica. E’ il linguaggio utilizzato dalla compagnia cagliaritana Teatro dall’armadio per lo spettacolo “I canti di tutte storie” su testi dello scrittore Bruno Tognolini con le musiche originali di Antonello Murgia.

– La narrazione. “Di segno in segno” è lo spettacolo di narrazione che si avvale di un attore e un video – di e con Vania Pucci della compagnia toscana Giallo Mare Minimal Teatro – spettacolo originale che viene distribuito con successo da oltre 20 anni. Ancora, si usano gli oggetti per il teatro di narrazione che sta intorno allo spettacolo de I brutti anatroccoli di Silvano Antonelli, della compagnia Stilema di Torino.

– Musica dal vivo. E’ invece la tecnica usata dalla compagnia cagliaritana Cada Die Teatro che, con lo spettacolo “Più veloce di un raglio“, di e con Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, con la collaborazione alla drammaturgia e alla messa in scena di Alessandro Lay, è liberamente tratto dal racconto “L’asino del gessaio” di Luigi Capuana.

– La magia delle bolle di sapone. E’ lo spettacolo “Ouverture des saponettes” dell’artista milanese Michele Cafaggi, attore e autore, che realizza un vero e proprio concerto di bolle di sapone di tutte le dimensioni.

Tutti gli spettacoli previsti sono adatti agli studenti delle scuole primarie mentre alcuni si rivolgono anche ai bambini della scuola dell’infanzia.

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Spettacolo, laboratori e giochi: è ancora questa la ricetta vincente per la serata di chiusura di “Capitani coraggiosi d’estate”, la tranche estiva della stagione di teatro per ragazzi organizzata e curata da Cada Die Teatro, sotto la direzione artistica di Tatiana Floris e Silvestro Ziccardi, nella Corte della Vetreria di Pirri.
Domani, venerdì 12 luglio, si partirà alle 19.30, con “Schioppi e galoppi”, laboratorio a cura dei Cemea Sardegna (Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva). Il sigillo sulla rassegna lo metterà alle 21.30 “Più veloce di un raglio”, di e con Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, fortunata produzione di Cada Die Teatro. Liberamente tratto dal racconto “L’asino del gessaio” di Luigi Capuana, con la collaborazione di Alessandro Lay per la drammaturgia e la messa in scena (il suono è di Giampietro Guttuso, il disegno luci di Giovanni Schirru, l’organizzazione di Tatiana Floris), lo spettacolo ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti, come l’Eolo Awards per la migliore novità di teatro ragazzi e giovani, il Premio Rosa D’oro, il Premio Padova – Amici di Emanuele Luzzati.
«C’era una volta un gessaio che aveva tanti asini, magri, brutti e sporchi; ma tra tutti questi ne aveva uno che era il più brutto di tutti. Era magro, storto, spelacchiato, con la coda scorticata, le zampe così rovinate che sembrava reggersi in piedi per miracolo. Ma quando il suo padrone gridava “Avanti focoso!…” l’asino alzava la testa, abbassava le orecchie per essere più aerodinamico e, roteando la coda come fosse l’elica di un aeroplano, partiva più veloce d’un raglio!»

Fra racconto, rappresentazione e contrappunto musicale, ecco la storia del gessaio e del suo spelacchiato asino Focoso che, liberato da una malefica stregoneria, diventerà principe.
Mauro Mou e Silvestro Ziccardi narrano una storia che parla di redenzione, dove nulla è come appare e dove sono gli umili ad avere la loro giusta rivincita sulle ingiustizie operate dai nobili e dai prepotenti: «Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze, anche un asino può avere un cuore nobile e i re e le principesse talvolta devono rimboccarsi le maniche per guadagnarsi un po’ di nobiltà».

Anche domani sarà aperto il Cafè ludico, uno spazio in cui conoscere e sperimentare giochi in scatola, tavolieri, giochi di società, presentati e proposti dagli esperti dei Cemea.

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Cada Die Teatro porta in un minitour per le scuole una sua pluripremiata produzione di teatro per ragazzi, “Più veloce di un raglio”, di e con Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, prima in Emilia, poi in Svizzera: domani, mercoledì 22 maggio, andrà in scena a Castel Maggiore (Bologna), al Teatro Biagi D’Antona, alle 9 e alle 11; venerdì 24 sarà a Chiasso, al Cinema Teatro, alle 14.00.

Liberamente tratto dal racconto “L’asino del gessaio” di Luigi Capuana, con la collaborazione di Alessandro Lay per la drammaturgia e la messa in scena (il suono è di Giampietro Guttuso, il disegno luci di Giovanni Schirru, l’organizzazione di Tatiana Floris), lo spettacolo ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti, come l’Eolo Awards per la migliore novità di teatro ragazzi e giovani, il Premio Rosa D’oro, il Premio Padova – Amici di Emanuele Luzzati.

«C’era una volta un gessaio che aveva tanti asini, magri, brutti e sporchi; ma tra tutti questi asini ne aveva uno che era il più brutto di tutti. Era magro, storto, spelacchiato, con la coda scorticata, le zampe così rovinate che sembrava reggersi in piedi per miracolo. Ma quando il suo padrone gridava “Avanti focoso!…” l’asino alzava la testa, abbassava le orecchie per essere più aerodinamico e, roteando la coda come fosse l’elica di un aeroplano, partiva più veloce d’un raglio!»ù

Fra racconto, rappresentazione e contrappunto musicale, ecco la storia del gessaio e del suo spelacchiato asino Focoso che, liberato da una malefica stregoneria, diventerà principe. Mauro Mou e Silvestro Ziccardi narrano una storia che parla di redenzione, dove nulla è come appare e dove sono gli umili ad avere la loro giusta rivincita sulle ingiustizie operate dai nobili e dai prepotenti: “Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze, anche un asino può avere un cuore nobile e i re e le principesse talvolta devono rimboccarsi le maniche per guadagnarsi un po’ di nobiltà”.

 

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Un intrigante gioco di specchi – tra arte e vita – per “Quasi Grazia”, la pièce di Marcello Fois ispirata alla figura della scrittrice nuorese Grazia Deledda e interpretata da Michela Murgia, una delle più interessanti e apprezzate autrici contemporanee, in tournée nell’Isola per la Stagione di Prosa 2017-18 del CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Note biografiche e storiche e fantasie oniriche s’intrecciano nell’immaginifica mise en scène firmata dalla regista Veronica Cruciani per Sardegna Teatro, con un’intensa e straordinaria Lia Careddu nel ruolo della madre, accanto a Marco Brinzi, Valentino Mannias e Giaime Mannias, per un originale ritratto d’artista in cui i sogni della protagonista si scontrano con la mentalità di «un paese dove la donna era considerata ancora con criteri orientali».

Quasi Grazia” – che fin dal titolo, con un chiaro rimando a “Cosima”, sembra alludere ai molteplici intrecci fra invenzione letteraria e realtà – domenica 7 gennaio alle 20.45 aprirà il cartellone al Teatro Centrale di Carbonia, per approdare lunedì 8 gennaio alle 21.00 all’Auditorium Comunale di Arzachena e infine martedì 9 gennaio, sempre alle 21.00, al Teatro Comunale di San Gavino Monreale.

Il rito del teatro, in cui la verità si mette a nudo attraverso la finzione, rende possibile il miracolo stravagante di un’incarnazione: Grazia Deledda rivive in Michela Murgia, la scrittrice e conduttrice, autrice de “Il mondo deve sapere” e “Accabadora” fino al recente “Chirù” e alle riflessioni di “Futuro Interiore”, accanto a testi teatrali come “Cento” e “Spadoneri”, presta volto e voce alla narratrice di trame intricate e avvincenti, creatrice di personaggi indimenticabili, complessi e tormentati – da Elias Portolu a Marianna Sirca, dall’Efix e le sorelle Pintor di “Canne al vento”, a Annesa e Paulu ne “L’edera”, Olì e il figlio Anania in “Cenere”.

Focus su alcuni momenti cruciali dell’esistenza della scrittrice nuorese, dalla vigilia della partenza per Roma al viaggio in Svezia in occasione della consegna del Premio Nobel, in cui affiorano i drammi familiari ma anche il profondo legame con la sua Isola, il matrimonio con Palmiro Madesani – che scelse di dedicarsi interamente alla carriera della moglie, in una riuscita comunione di affetti e di intenti non sempre compresa – o volutamente fraintesa – dai contemporanei. Trasferitasi nella capitale, Grazia Deledda prosegue la sua attività di scrittrice, tra frequentazioni mondane e corrispondenze epistolari che testimoniano il respiro decisamente internazionale oltre al valore indiscusso della sua opera, capace di restituire un’immagine affascinante della Sardegna – tra paesaggi aspri e selvaggi e genti dall’animo fiero e dall’antica saggezza – mettendo l’accento sul groviglio delle passioni, sulla crudeltà del destino e i capricci della sorte, nell’eterna guerra fra il bene e il male.

Femmes fatales e giovani ingenui, creature piene di fuoco che inducono o cedono a pericolose tentazioni, pastori filosofi e innocenti traditi compongono un mirabile affresco di varia umanità sullo sfondo di una civiltà arcaica, a contrasto con l’inesorabile scorrere del tempo e l’affermarsi della modernità. Tra nobili sentimenti e impulsi brutali le figure nate dalla fantasia dell’artista prendono forma con tutte le loro contraddizioni, le paure, i pregiudizi, il coraggio e l’audacia: nei romanzi e nelle novelle scorre la vita vera, tra i minuti dettagli del quotidiano e i grandi ideali, i dilemmi interiori, i segreti inconfessabili, con un istintivo senso di giustizia che unisce colpa ed espiazione, peccato e redenzione. Tratti fiabeschi – tra miti e leggende dell’Isola e originali apologhi – e un’esasperata e consapevole sensualità quasi dannunziana si alternano nelle opere della Deledda, che trasfigura la materia incandescente delle umane passioni, fino a renderla universale.

Un donna intraprendente e quasi temeraria nello sfidare quasi inevitabilmente le convenzioni dell’epoca per seguire la propria inclinazione, determinata, dotata di talento e ricca di ispirazione, autodidatta per necessità ma decisa a perfezionarsi affinando progressivamente i propri strumenti espressivi: Grazia Deledda ha saputo conquistare i suoi lettori e lasciare un segno nella storia della letteratura – rivelando l’esistenza della sua Sardegna al mondo. La sfida di “Quasi Grazia” è restituirne la figura, senza retorica, come quella di una scrittrice “vivente” – che agisce, pensa, soffre, commenta – in un gioco delle parti in cui un’altra scrittrice, sarda e contemporanea, restituisce l’amarezza delle critiche, dell’incomprensione, della forse invidiosa svalutazione e insieme la certezza di non potere essere altro che se stessa. Attrice – perché “dentro” una pièce e un meccanismo (meta)teatrale e (meta)letterario – Michela Murgia diventa “quasi” Grazia, in un universo caratterizzato da segni e simboli ancestrali potentemente evocati sulla scena, si fa testimone e portatrice di una sua verità – di donna e d’artista – e insieme empaticamente condivide gioie e dolori, turbamento e quiete della vincitrice del Nobel, in una visione lucida, insieme soggettiva e soggettiva di sé e del mondo.

Figura centrale di un microcosmo familiare – in cui si spiccano i fratelli con le loro tragiche esistenze e specialmente la madre, donna severa e “all’antica”, custode delle tradizioni e dei valori, muta presenza, imprescindibile eppure distante, con cui è inevitabile confrontarsi, e “scontrarsi” – Grazia Deledda, circondata dalle cure affettuose del marito intraprende la sua avventura romana. Dialoga con il mondo – la scrittrice (quasi) “illetterata” – apprezzata da Maksim Gorkij e D.H. Lawrence. da Luigi Capuana e Giovanni Verga oltre che da Enrico Thovez, Emilio Cecchi, Pietro Pancrazi, Antonio Baldini, eppure la sua Isola resta al centro dei suoi pensieri e della sua opera, e la sua affermazione come scrittrice e il riconoscimento del suo valore e della sua importanza nel panorama culturale saranno più ardui proprio in patria, nella sua città, Nuoro, come in Sardegna e più in generale in Italia. “Quasi Grazia” nasce proprio con l’esigenza di riportare l’attenzione su un’autrice che – come ricorda Marcello Fois – «non è nemmeno compresa nel canone ministeriale, pur essendo a tutt’oggi l’unica donna italiana ad avere ricevuto l’ambito premio Nobel». Infatti, sottolinea l’autore della saga dei Chironi: «Decidere di parlare della Deledda è un atto che può avere del temerario. Specialmente per uno scrittore, specialmente per uno scrittore nuorese. L’ipotesi poi di parlarne portandola in scena rasenta la follia se è vero che il teatro è un medium impietoso e rituale». Ma la pièce scaturisce da una necessità, da una spinta interiore, se si vuole da una sorta di imperativo morale: «La mia idea, direi la mia ossessione», ammette Fois, «era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione “semplicemente” letteraria, quanto di una rappresentazione vivente. I grandi scrittori, i grandi artisti sopravvivono», e innegabilmente «La vita di ogni grande scrittore racconta qualcosa della grande scrittura».

Una “sfida” che ha coinvolto, e affascinato una scrittrice come Michela Murgia: «Quando Marcello Fois ha immaginato questo testo su Deledda e mi ha chiesto di interpretarlo, il potenziale rivoluzionario della sua figura mi ha convinta ad accettare senza riserve.  È infatti evidente che Deledda per realizzare sé stessa abbia pagato, oltre ai sacrifici personali, anche un altissimo prezzo sociale: enorme su di lei la diffidenza radicale del mondo letterario italiano, capace perfino di ignorarne il Nobel, e un giudizio sulla sua vita privata che ha portato persino i grandi nomi della letteratura italiana a storcere il naso davanti al suo matrimonio paritario e sodale, così simile alle coppie di potere dello star business contemporaneo, ma del tutto insolito nella bigotta Italia degli anni ‘30.
La sua storia di determinazione personale è un paradigma non solo per le donne di tutti i tempi, ma per chiunque voglia realizzare un sogno partendo da una condizione di minorizzazione sociale».

Una sfida che approda di nuovo sui palcoscenici dell’Isola – sotto le insegne del CeDAC – con una mise en scène che grazie alla sapiente regia di Veronica Cruciani fonde arditamente e felicemente l’elemento “identitario” della cultura sarda al ritratto di una donna e un’artista decisamente all’avanguardia per l’epoca e tuttora capace di parlare alla mente e al cuore dei suoi lettori.

Quasi Grazia – ©alecani 2017 – all rights reserved – info at alecani@gmail.com

Quasi Grazia – ©alecani 2017 – all rights reserved – info at alecani@gmail.com

 

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Si concluderà sabato 11 febbraio la rassegna di Teatro Ragazzi Bacu Abis Teatro 2017 organizzata dalla compagnia teatrale La Cernita e realizzata con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo, e del comune di Carbonia, con il contributo dell’Euralcoop Soc. Coop., dell’associazione Bacu Abis Sulcis Iglesiente e Il Circolo.

A partire dalle ore 16.00, il Cineteatro di Bacu Abis sarà aperto al pubblico per un grande happening che vedrà protagonisti tutti i partecipanti ai laboratori e workshop che si sono susseguiti  nell’arco di un mese e hanno reso speciale questa prima edizione sulcitana. Si inizierà con La Cenerentola tratta dall’omonima opera di Gioachino Rossini e messa in scena da un gruppo di quaranta bambini che, guidati dallo scenografo Marco Nateri, ne hanno firmato i costumi e le scenografie interamente realizzati con il solo uso della carta.

A seguire Mauro Mou e Silvestro Ziccardi della compagnia Cada Die Teatro che, dalle 18.15, vestiranno rispettivamente i panni del gessaio e dell’asino focoso in Più veloce di un raglio, spettacolo pluripremiato nel 2015 alla XXXIV edizione del Festival Nazionale del Teatro per i ragazzi di Padova e insignito dell’Eolo Awards.

Liberamente ispirato a L’asino del gessaio di Luigi Capuana, Più veloce di un raglio è una favola per grandi e per piccini in cui niente è come appare e la narrazione, arricchita da contrappunti musicali, è un continuo gioco di rimandi tra racconto e rappresentazione. 

Oumar, Ibrahim, Foussiny, Djibi, Karim, Fofana, Souty, Idrissa, Buschira, Hemajet, Adama, ospiti del Centro di Prima Accoglienza di Narcao, saranno gli ultimi a calcare le scene. Accompagnati dal musicista Gerardo Ferrara con la regia di Monica Porcedda proporranno una rivisitazione del testo Le Nuvole di Fabrizio De André da loro tradotto nelle lingue Bangla, Bamanan e Peul: una performance incentrata sul corpo e la voce come primo e più immediato strumento di comunicazione che ci accomuna, al di sopra di qualsiasi appartenenza identitaria.