23 December, 2024
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Com’era inevitabile, la sentenza del Consiglio di Stato che ha portato all’esclusione di quattro consiglieri dall’Assemblea di via Roma, è stata commentata questa sera nel corso dei lavori del Consiglio regionale, chiamato all’esame del Testo Unificato 45-61/A, contenente disposizioni in materia di apicoltura, di cui è relatore il consigliere del Partito Democratico Piero Comandini.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato con cui sono stati esclusi dall’Assemblea alcuni consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. «Anche se non è dato sapere chi saranno i subentranti – ha osservato Pittalis – è certo che si pone la necessità di conoscere gli effetti del dispositivo essendosi costituito in giudizio il Consiglio regionale; occorre quindi sapere come si intende procedere perché il Consiglio deve poter funzionare nella sua completa composizione».

Il presidente Ganau ha replicato comunicando che gli uffici del Consiglio non hanno ancora ricevuto la notifica della sentenza, che costituisce «il primo passaggio per poter avviare le successive procedure previste dalla legge». Sullo stesso argomento il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha messo in luce che «la surroga deve essere immediata anche in presenza di un ricorso in Cassazione».Il presidente Ganau ha ribadito la necessità di ricevere la notifica della sentenza, assicurando che «poi si procederà in tempi molto rapidi».

Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere del Pd Piero Comandini, relatore del Testo unificato sull’apicoltura, per illustrare i contenuti del provvedimento.

Piero Comandini, in premessa, ha ringraziato il presidente e tutti i componenti della Commissione attività produttive per la qualità del lavoro svolto, ancora più apprezzabile per essere arrivati a un testo unificato. «Con questa legge – ha affermato – si colma un vuoto perché il settore era disciplinato da una legge vecchia di 30 anni, profondamente superata da un quadro normativo nazionale ed europeo che in questi anni ha subito profondi cambiamenti e, in secondo luogo, si va incontro agli apicoltori, ad un settore che in questi anni è cresciuto moltissimo come ha testimoniato l’ascolto della categoria durante l’iter della legge». «Abbiamo incontrato imprenditori attenti e preparati – ha ricordato Comandini – che ora avranno una opportunità in più per sviluppare le loro aziende anche privilegiando forme organizzate e associate, in modo da favorire un’ulteriore crescita del settore; con la legge riconosciamo inoltre l’apicoltore come imprenditore agricolo e l’ape come animale zootecnico estendendo ovviamente al settore tutti i benefici del comparto agricolo». «In Sardegna – ha proseguito il consigliere del Pd – sono attivi circa 50.000 alveari per oltre 2.000 imprese che però coprono solo 40% del fabbisogno regionale con una produzione di miele di circa 16.000 quintali; ci sono quindi spazi significativi di mercato che la legge consentirà di sfruttare appieno, c’è una significativa presenza di giovani nel settore che va incentivata, non solo in funzione della produzione ma anche per una ragione ambientale importantissima, perché l’ape è un sensore straordinario dei cambiamenti climatici e dello stato di salute dell’ambiente».

Il consigliere Gianmario Tendas, anch’egli del Pd, ha evidenziato che la norma in discussione raccoglie molte delle istanze poste dagli operatori del settore all’attenzione del Consiglio regionale. Il testo, ha detto, «recepisce le migliori esperienze legislative nazionali e comunitarie e si colloca in una realtà particolare come quella della Sardegna dove gli alveari sono ancora troppo pochi rispetto alle potenzialità della nostra Regione, dove infatti una buona parte viene importato; per quanto riguarda l’aspetto quantitativo c’è ancora molto da fare anche se la legge è una buona base di partenza, soprattutto perché classifica l’ape come animale di allevamento zootecnico ed apre nuove prospettive per il settore ora inserito a pieno titolo nella pianificazione dello sviluppo rurale della Sardegna». Restano aperte alcune criticità, a giudizio di Tendas, che riguardano la carenza di elementi conoscitivi sul prodotto, sulla sua percezione presso i consumatori, sui marchi di qualità e sul controllo dell’uso di pesticidi e diserbanti nei contesti interessati dall’apicoltura; di qui l’importanza di una revisione delle attività di assistenza tecnica e specialistica delle agenzie regionali e del potenziamento delle collaborazioni con modo scientifico e l’università.

Il presidente ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, promotore di una delle due proposte di legge che hanno poi dato vita al testo unificato in esame. Cherchi ha ringraziato i colleghi della Commissione per il lavoro fatto che ha consentito di dare una risposta importante al settore apistico. Da tempo, ha spiegato, era necessario adeguarsi alle norme nazionali e comunitarie vista anche l’importanza, ormai riconosciuta, della funzione delle api nella conservazione dell’ecosistema. Cherchi ha confermato la bontà del testo e ha ricordato che con l’approvazione della legge si raggiunge il risultato di consentire al mondo apistico di poter accedere al Piano di sviluppo rurale.

Plauso del consigliere regionale del Pd, Lorenzo Cozzolino per il lavoro svolto dai colleghi Comandini, Lotto e tutti i componenti della Quinta commissione. Si tratta, secondo il consigliere,  di un intervento che sarà molto utile per lo sviluppo rurale della nostra Isola, per creare posti di lavoro, ma anche per preservare l’ecosistema.

Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento per riservare i corsi di formazione, in primis, ai giovani disoccupati.

«E’ una legge di buoni principi, di buone intenzioni – ha affermato Marco Tedde (Forza Italia) – un testo che è riuscito a unire le diverse sensibilità. E’ anche un testo di qualità dal punto di vista normativo perché abroga una norma vetusta e ridefinisce ex novo la materia». Unico elemento negativo secondo Tedde è che la legge non prevede risorse per incentivare il settore.

Soddisfatto anche Piermario Manca (PdS): «Siamo riusciti a ottenere una legge ordinata che supera un vuoto normativo». Per i consigliere della maggioranza i punti più importanti della legge sono la definizione dell’apicoltura come attività agricola, il fatto che viene normato il nomadismo,   la formazione e l’aggiornamento che spetta agli enti pubblici, e la definizione degli standard igienico-sanitari.

Per il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) si tratta di una legge che mette ordine in un settore che ha importanti possibilità di crescita e di sviluppo: la Sardegna produce l’11% del prodotto isolano e, in particolare, produce il miele amaro tra i più pregiati per le sue caratteriste organolettiche. Il settore dell’apicoltura può creare, ha concluso, posti di lavoro senza costi e aiutare l’ambiente.

Anche il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha ringraziato la Quinta commissione per il lavoro svolto e ha condiviso i giudizi positivi sulla norma espressi precedentemente dai colleghi. Solinas ha però evidenziato che negli ultimi 30 anni, nonostante il vuoto normativo, il settore è cresciuto nella produzione e nei fatturati grazie alle associazioni degli apicoltori e alle Op. Il consigliere ha quindi auspicato che non venga alterata questa organizzazione che finora ha funzionato bene. Solinas ha criticato anche la richiesta di certificazioni sanitarie in caso di spostamenti interni alla regione, perché «appesantiscono le  procedure» e, infine, ha consigliato una differenziazione tra gli apicoltori professionisti e tra chi lo fa per hobby.

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), in premessa del suo intervento ha rivolto apprezzamento e gratitudine all’intera commissione ed ha ripercorso le tappe del lavoro fatto per presentare all’Aula il testo unificato, scaturito dalle due distinte proposte di legge dei consiglieri Piero Comandini (Pd) e Oscar Cherchi (Fi), arricchito dalle considerazioni e dalle proposte raccolte nel corso delle numerose audizioni svolte in sede di discussione del testo normativo. «L’ascolto degli operatori del settore dell’apicoltura – ha precisato Comandini – è proseguito in un confronto continuo e costruttivo con l’obiettivo comune di approvare un testo di legge che tenga conto delle reali esigenze di chi con le api lavora, ci dedica del tempo e ne ricava reddito». Il consigliere dei democratici ha quindi sottolineato l’insostituibile ruolo delle api, non solo in chiave produttiva, ma soprattutto per ciò che attiene gli equilibri ecologici e ambientali. «Sotto questo aspetto – ha dichiarato Lotto – l’ape rappresenta l’insetto simbolo». Il presidente della commissione ha poi rimarcato il positivo ruolo svolto dagli apicoltori sardi nonostante l’assenza di una normativa al passo con i tempi ed ha ribadito che la coltivazione delle api è importante per l’intero comparto agricolo in quanto migliora le produzione di molte coltivazioni agricole («spesso gli agricoltori chiamano gli apicoltori per installare gli alveari»).

Nel merito del testo di legge, il consigliere Lotto, ha evidenziato la presentazione di circa dieci emendamenti («tutti sostanzialmente condivisi») e nel merito della formazione professionale ha ammesso di non aver dato seguito alle indicazioni degli operatori: «Perché abbiamo confermato la scelta di garantire l’erogazione delle attività di formazione sostenute con i fondi pubblici da parte di istituzioni pubbliche».

Il presidente della Quinta commissione ha concluso auspicando sempre maggiore “serietà professionalità e rigore” per garantire “prodotti di qualità” ad incominciare dal miele. «Perché dove non c’è equilibrio ambientale e salubrità – ha affermato Luigi Lotto – non si produce il miele che è un prodotto unico nel significare la provenienza e la sua origine dall’essenza vegetale e dal suo ambiente».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, pur definendo “una buona legge” la proposta per l’apicoltura ha incentrato il suo intervento sul mancato intervento per limitare o addirittura impedire l’utilizzo di prodotti insetticidi e diserbanti. «Prodotti che minacciano seriamente il nostro patrimonio zootecnico e la salute dei nostri concittadini – ha proseguito il consigliere di maggioranza – e questi fitofarmaci sono troppo facilmente acquistabili, tanto che si assiste ad un pericoloso abuso di queste sostanze altamente nocive». Il consigliere Usula ha quindi ricordato le recenti pubblicazioni nelle più autorevoli riviste scientifiche e le risultanze di studi e ricerche sulle conseguenze derivanti dall’utilizzo di tali farmaci per ribadire l’opportunità di norme che ne riducano drasticamente l’utilizzo in agricoltura.

Il capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu, pur riconoscendo gli aspetti positivi di un norma che regoli l’apicoltura ha posto in rilievo quelle che, a suo giudizio rappresentano, “evidenti criticità” del testo in discussione. La prima sottolineatura critica ha riguardato gli articoli 2 e 3 della proposta di legge, in particolare per quanto attiene “l’eccessiva ambigua” derivante dalle definizioni di “apicoltore e imprenditore apistico”. L’esponente della minoranza ha inoltre manifestato dubbi sulle possibilità del calcolo del potenziale nettarifero ed ha evidenziato “refusi e errori” negli articoli 12 e 5. In conclusione del suo intervento, il consigliere Rubiu ha definito “ridicola” la composizione della commissione apistica regionale che prevede 11 componenti ed ha invitato Giunta a Consiglio ad essere propositivi con i finanziamenti al settore in sede di discussione del Psr e della Pac.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di condividere il lavoro svolto dalla commissione e ha definito “un testo valido” quello proposto all’esame dell’Aula, preannunciando “una opportuna valutazione” degli emendamenti ad esso presentati. L’assessore ha quindi ricordato l’assenza di una efficace e moderna regolamentazione del settore dell’apicoltura che pur non rappresentando un settore rilevante del comparto agricolo sardo in termini di produzione, rappresenta un’attività fondamentale per lo sviluppo armonico dell’agricoltura in Sardegna. La norma in esame consentirà di dialogare in forma corretta con gli operatori e ciò è molto utile – ha sottolineato la Falchi – in vista della predisposizione dei bandi del programma di sviluppo rurale e per inerire dunque le azioni che rispecchino a pieno le esigenze dell’intero comparto.

L’assessore ha quindi riaffermato la validità della commissioni apistica, così come prevista nella proposta di legge ed ha lamentato il fatto che, a causa del parere negativo degli uffici della Commissione europea, non si è potuto dar seguito all’opportunità di introdurre il cosiddetto “reddito compensativo” anche in apicoltura. «Ma – ha aggiunto Elisabetta Falchi – possiamo lavorare bene e concentraci su tutte le misure europee che consentono importanti azioni di filiera e di promozione legate alle produzioni del miele». L’assessore ha inoltre affermato che la “formazione deve essere esercitata dalle agenzie” ha fornito rassicurazioni per la creazione di percorsi formativi adeguati alle necessità degli operatori. In questo contesto sono state ipotizzate, tra le altre, azioni volte agli apicoltori e non soltanto per un migliore e più corretto utilizzo dei fitofarmaci.

Il capogruppo di “Aps”, Gianluigi Rubiu, ha chiesto, rivolgendosi al presidente del Consiglio, qualche minuto di sospensione per svolgere alcune verifiche sul testo degli emendamenti presentati.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli e dopo il via libera dell’Aula ha accordato la sospensione. Prima però la consigliera di “Sovranità, Democrazia e Lavoro”, Anna Maria Busia, ha chiesto la sospensione della seduta per compiere opportune valutazioni sul contenuto della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato decaduti i consiglieri Gavino Sale (Irs), Efisio Arbau (La Base), Michele Azara (Idv) e Modesto Fenu (Zona Franca per Randazzo) e che a detta della Busia «sarebbe stata notificata alla presidenza della Giunta».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi ribadito che nessun atto di tal genere risulta notificato negli uffici della Regione ha sospeso i lavori per consentire una valutazione degli emendamenti presentati al testo sull’apicoltura, così come richiesto dal capogruppo “Aps”, Gianluigi Rubiu.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame degli articoli. L’Assemblea ha approvato la legge con 46 voti favorevoli ed 1 contrario apportando però alcune modifiche al testo con una serie di emendamenti. In particolare, all’art. 2 è stato introdotto il termine “maturazione” al posto di “raffinazione” in riferimento all’elenco dei prodotti agricoli in apicoltura. Sempre all’art. 2 è stato modificato il passaggio relativo al “nomadismo” che sarà consentito su tutto “il territorio regionale” senza limiti di tempo. All’art. 4 è stata inserita una norma che impegna la Giunta ad emanare, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, disposizioni per il rilascio della concessioni. All’art. 5 è stata apportata una modifica riguardante la comunicazione, entro 48 ore, degli spostamenti degli “apiari” per movimenti di nomadismo. Dall’art. 6 è stata abrogata una norma che consentiva un rapporto diretto col mercato ai piccoli produttori con non più di 30 alveari. Sempre all’art. 6 è stata cambiata la parte della norma relativa alla comunicazione ai servizi veterinari delle Asl di situazioni riguardanti malattie, morie e spopolamenti negli alveari. All’art. 9 è stata approvata una modifica per consentire lo svolgimento di attività formative anche presso le aziende apistiche riservando una quota del 50% ai giovani disoccupati.

Per quanto riguarda l’art. 10 è stato respinto con 44 voti contrari e 2 favorevoli, dopo il mancato accoglimento di una proposta di ritiro, un emendamento dei consiglieri di Sdl Roberto Desini e Anna Maria Busia, relativo al controllo della Regione sull’attività apistica attraverso le proprie Agenzie e con risorse specifiche.

All’art. 11 è stata aggiunta una norma per specificare in dettaglio i requisiti dei componenti della commissione apistica regionale indicati dai produttori ed infine, all’art. 13 è stata inserita una norma che, in materia di sanzioni, assegna il relativo gettito non solo alle Asl ma a tutti gli enti che, a vario titolo, svolgono attività di controllo.

Subito dopo il voto finale riguardante il Testo unificato sull’apicoltura, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto la convocazione della conferenza capigruppo «in considerazione del fatto che può essere messa in discussione in tempi brevissimi la mozione sulla continuità marittima».

Il presidente Ganau, nell’accogliere la richiesta, ha sospeso i lavori ed ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau, sulla base della decisioni della conferenza dei capigruppo, ha dichiarato chiusa la seduta comunicando la convocazione del Consiglio per domattina, alle 10.00, con all’ordine del giorno la discussione del disegno di legge n. 202 riguardante la trasformazione in Agenzia del consorzio “Sardegna Ricerche” e, nel pomeriggio, l’esame del documento n. 6 sul Programma dell’attività del Corecom per il 2015.

L’Assemblea si riunirà anche nella giornata di giovedì, alle ore 10.00, per esaminare una risoluzione sulla continuità territoriale marittima mentre alle 14 è stata fissata la riunione della Quinta commissione (Attività produttive).

Consiglio regionale 3 copia

La Quinta commissione, presieduta da Luigi Lotto (Pd), ha sentito ieri in audizione i direttori generali delle Agenzie agricole, Agris, Laore e Argea, e Sardegna Ricerche sulla Rel. 4/XV (Relazione sull’attività degli enti regionali – anno 2014).

Il direttore di Agris, Raffaele Cherchi, ha sottolineato che l’agenzia ha risposto agli indirizzi generali forniti dalla Giunta, anche se ha evidenziato alcune criticità che hanno rallentato l’attività. In particolare, Cherchi, ha parlato della difficoltà di gestire gli impegni dell’agenzia a causa dell’eterogeneità del personale, con un forte squilibrio a favore degli amministrativi: su 493 dipendenti, soltanto 80 sono ricercatori. Un dato che snatura ma missione dell’agenzia a cui si aggiunge anche l’età media dei ricercatori che si aggira intorno ai 54 anni. Una agenzia che deve svolgere ricerca in agricoltura non può avere, secondo il direttore, così pochi ricercatori e soprattutto così pochi giovani. Cherchi ha anche evidenziato le difficoltà legate all’esiguo finanziamento che non consenti di cofinanziare tutti i bandi europei a cui Agris potrebbe partecipare. Dall’istituzione dell’agenzia il badget è passato da 52 milioni di euro a poco meno di 26 milioni, da cui tolte le spese vive non resta quasi niente per la ricerca. Cherchi ha anche annunciato che scriverà alla Giunta per avere nuove risorse per fare fronte all’emergenza legata ai cavallini della Giara. Cherchi ha anche parlato del mondo ippico, spiegando che il settore ha avuto una leggera ripresa grazie ai finanziamenti arrivati nel 2014 e 2015, ma che c’è molto lavoro da fare, perché è un settore che può dare importanti sviluppi occupazionali. «In Italia, infatti,vengono importati ogni anno 50mila cavalli, la metà per attività equestre – ha spiegato il direttore di Agris – non è possibile che non riusciamo a piazzare sul mercato i 600 puledri che ogni anno nascono in Sardegna». La causa, secondo Cherchi, è la gestione romana dell’albero genealogico e l’assenza d politiche per il cavallo.

Il direttore generale di Laore, Maria Ibba, ha illustrato le numerose attività portare avanti dall’agenzia. Laore si è concentrata, ha spiegato Ibba, particolarmente sulla multifunzionalità (agriturismi e valorizzazione delle produzioni locali) e sullo sviluppo rurale con un’intensa attività di informazione e divulgazione delle politiche comunitarie della Pac. Ottimi risultati hanno dato i progetti di sviluppo del settore oleario e vitivinicolo, in particolare con il fermentino. Non va bene, ha spiegato, la filiera cerealicola che si trova in grossa difficoltà. Per Maria Ibba l’unico tentativo che si può fare è vincolare la produzione dei prodotti tipici locali all’utilizzo delle materia prima locale. Per quanto riguarda la panificazione, è in corso un progetto di ricerca, in collaborazione con le Università di Cagliari e Sassari, per la produzione di un pane a basso indice glicemico ben tollerato da prediabetici e diabetici. Un’altra strada da percorrere, ha proseguito il direttore generale di Laore, è l’utilizzo nelle mense scolastiche, ospedaliere e universitarie, di prodotti tipici locali. L’esperimento fatto nelle scuole del Medio Campidano, ha continuato, ha dato ottimi risultati. Laore si è poi concentrata anche sul benessere animale, sulla formazione nel settore lattiero caseario, sulla rintracciabilità degli agnelli di Sardegna Igt e sul Progetto Tisa per l’informatizzazione dei produttori agricoli e per le aziende zootecniche. Critica invece la situazione del comparto ittico. Maria Ibba ha poi concluso ricordando che sono stati attivati l’osservatorio per i prodotti lattiero caseari, le produzioni vitivinicole ed è quasi pronto l’osservatorio per le produzioni cerealicole. Nota dolente anche per Laore è il bilancio ormai ridotto al minimo: i progetti realizzati sono stati possibili soltanto grazie ai fondi comunitari.

Il direttore di Argea, Gianni Ibba, ha annunciato che si riuscirà a spendere entro il 31 dicembre quasi tutti i 240 milioni del Psr 2007-2013, tranne circa 30 milioni. Anche Ibba ha sottolineato le difficoltà che incontra il settore ittico, soltanto tre aziende cooperative monopolizzano i finanziamenti disponibili. Tra i dati positivi per quanto riguarda le economie: 500mila euro risparmiati  con l’eliminazione di canoni di locazione, che a fine anno arriveranno a circa 800mila euro. Un grosso problema è dato dal contenzioso: ogni anno Argea deve far fronte a circa 1400 cause con utilizzo del personale importante. Ibba si è detto favorevole all’Organismo pagatore regionale e ha proposto due modelli: quello veneto che istruisce le pratiche e paga le aziende, oppure sono pagatore come avviene in Piemonte, Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna.

La Commissione ha infine audito Maria Paola Corona, presidente di Sardegna Ricerche, che ha illustrato le numerose attività in essere. L’Ente ha lavorato molto bene, ha affermato, con le attività a sportello con servizi di consulenza per partecipare agli appalti che ha portato i fondi attribuiti agli imprenditori seguiti dal 21 al 37 per cento. Quest’anno, ha spiegato Corona, stiamo ampliando il servizio portando le nostre imprese in Romania per inserirsi, attraverso collaborazioni locali, negli appalti per la ricostruzione del Paese. E’ andato molto bene anche lo sportello per le rinnovabili e quello delle start up innovative: «Abbiamo più start up in provincia di Cagliari che a Milano». Maria Paola Corona ha spiegato che sono davvero tanti i giovani sardi che hanno delle ottime idee, ma vanno accompagnati e guidati per trasformare la loro idea in impresa. Bene anche lo sportello Europa che aiuta le imprese e i ricercatori a partecipare ai bandi.

Terna spa non chiuderà il centro di controllo di Cagliari e non licenzierà, né trasferirà il personale. E’ quanto ha affermato Maurizio Fischetti, responsabile dell’area Nord-Ovest, di cui fa parte l’Isola, sentito oggi in audizione dalla commissione Attività produttive, presieduta da Luigi Lotto (Pd). La riorganizzazione, hanno spiegato i vertici della multinazionale, prevede la concentrazione dei punti di controllo, oggi 8 in tutta Italia, nei tre poli della conduzioni che sono a Bari, Venezia e Torino, per garantire una maggior sicurezza nell’esecuzione delle manovre. Ormai, hanno proseguito, con le nuove tecnologie le reti possono essere controllate a distanza. Per quanto riguarda il personale, Fischetti ha spiegato che le sei persone che non saranno impiegate nel centro di controllo saranno comunque ricollocate nella regione.

All’audizione erano presenti anche Enrico Carlini, responsabile gestione sistema elettrico, Alessandro Rusciano, responsabile della gestione delle risorse umane, ed Eugenio Cima Bonini, Responsabile Area Dispacciamento Territoriale Nord-Ovest.

I vertici di Terna hanno garantito che non c’è alcun disimpegno della società in Sardegna e che anzi sono stati fatti importanti investimenti come il Sapei, costato 750 milioni di euro, l’installazione di compensatori sincroni a Cordongianus, e l’accumulo dell’energia rinnovabile in due batterie da 10 megawatt/ora.

«Con il Sapei – ha spiegato Carlini -, è stato possibile portare il costo dell’energia elettrica alla media nazionale di circa 50 euro per megawatt ora». Fischetti ha poi aggiunto che negli ultimi dieci anni la rete in Sardegna è stata migliorata in maniera importante e che l’obiettivo è di garantire l’efficienza e la sicurezza della rete in tutta Italia.

La commissione, in particolare il consigliere Cesare Moriconi (Pd), primo firmatario di un’interpellanza assieme al presidente Lotto, Angelo Carta (Psd’Az) e Marco Tedde (FI), hanno ritenuto insoddisfacente l’audizione. Per Carta è chiaro che Terna prende dall’Isola quanto di buono c’è con le energie rinnovabili e lascia soltanto un pugno di mosche, per Tedde la Giunta deve aprire una decisa vertenza con il governo, per Moriconi c’è un serio pericolo di un graduale disimpegno di Terna. Il presidente Lotto ha inoltre evidenziato «la necessità che Terna, per quanto di sua competenza, intervenga nell’ammodernamento tecnologico delle reti in Sardegna, anche nella prospettiva  di una produzione diffusa da fonti rinnovabili a cui guarda la nostra Isola»

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Conclusa questa mattina la seduta del Consiglio regionale, riprendono domani mattina i lavori delle Commissioni permanenti.

La seduta della Quinta Commissione (Attività Produttive) inizialmente prevista per domani è stata anticipata a questo pomeriggio. Il parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd) esaminerà il P/ 59 (modifica articolo 19 delle direttive di attuazione della legge regionale 14 settembre 1993, n. 40, “Interventi a favore dell’industria alberghiera”); il Testo Unico sull’apicoltura e il disegno di legge n. 102 (trasformazione in agenzia del Consorzio per l’assistenza alle piccole e medie imprese “Sardegna Ricerche”. La Commissione sarà inoltre chiamata ad esprimere un parere sul D.L. 218 (legge forestale della Sardegna). I lavori potrebbero proseguire anche domani mattina con il medesimo ordine del giorno.

Per domani (giovedì 18 giugno) sono state convocate due Commissioni. Si comincia alle 9.30, con la seduta della Sesta (Salute e politiche sociali) presieduta da Raimondo Perra (PSI). In programma l’audizione dell’Assessore della sanità Luigi Arru sul  P/58 “Istituzione della Consulta generale di cittadinanza e delle Consulte locali di cittadinanza” e sul P.L. 182 “Programma di riabilitazione protesica odontoiatrica in età geriatrica”. Qualora si rendesse necessario, è prevista la prosecuzione dei i lavori nel pomeriggio.

Alle 10.00 si riunirà, invece, la Quarta (Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità) presieduta da Antonio Solinas (Pd).

All’ordine del giorno le audizioni dell’Anci e dei sindacati SUNIA, SICET, UNIAT, HABITAT Sardegna sul Disegno di legge di riforma dell’Agenzia AREA e sul P.L. 181 (Organizzazione dell’intervento regionale nel settore abitativo e modifiche alla legge regionale 8 agosto 2006, n. 12).

I lavori proseguiranno nel pomeriggio, alle 16.00, con le audizioni del commissario straordinario e del direttore generale di AREA.

Consiglio regionale 42

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la mozione 112 (Busia e più) “sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con la mozione n. 12 (Busia e più) “Sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo nazionale, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione Autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”. Il presidente ha quindi dato la parola alla consigliera Annamaria Busia (Centro democratico) per l’illustrazione della mozione.

Busia, nel suo intervento, ha ricordato che dopo la presentazione della mozione risalente al 23 gennaio scorso, Camera e Senato hanno approvato all’unanimità documenti di contenuto analogo sui problemi della Sardegna. «Il senso di queste iniziative – ha sostenuto – è che bisogna trattare unitariamente le problematiche che riguardano la Sardegna perché le questioni irrisolte che bloccano lo sviluppo della nostra Regione sono solo in parte simili a quelle nazionali ed hanno invece una forte specificità; Renzi ha detto ad Olbia vi darò la ferrovia e vi darò il metano, battute che forse hanno fatto sorridere qualcuno ma non certo i sardi perché sono serissime». «Devono essere riconosciuti i diritti dei sardi – ha proseguito Annamaria Busia – senza dimenticare quanto in questi anni ha dato la Sardegna all’Italia, facendo sempre il suo dovere sacrificando il suo territorio alle servitù militari, accogliendo un numero sempre crescente di detenuti assegnati al regime di 41/bis, pagando per intero sanità e trasporti, mentre si aspetta ancora la soluzione delle bonifiche dei siti industriali inquinati e si rischia di essere indicati come sede per il deposito delle scorie nucleari». «Non si possono affermare i concetti di uguaglianza, giustizia, solidarietà e sussidiarietà – ha detto ancora l’esponente del Cd – dimenticando che siamo l’unica vera isola dell’Italia, che ciò comporta gravi handicap per lo sviluppo; la sussidiarietà, in particolare, deve essere interpretata sulla base dei contenuti della dottrina sociale della Chiesa e dalla costituzione tedesca, nel senso che lo Stato interviene dove non possono intervenire le istituzioni locali, su questo obiettivo serve l’unità delle forze politiche senza cercare marchi di primogenitura, senza abbandonarsi al pessimismo o finto ottimismo, dobbiamo lavorare tutti insieme, costruendo ponti e non alzando muri come ha detto agli scout Papa Francesco».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito apprezzabile lo sforzo di approfondimento dei consiglieri che hanno predisposto la mozione ma, ha osservato, «ci sono tanti questioni aperte con lo Stato che non sollevano la classe dirigente della Regione dalle sue responsabilità perché il presidente della Regione, di fatto, finisce sul banco degli accusati per non aver saputo tenere la schiena dritta di fronte allo Stato in tante circostanze e rispetto a molte grandi questioni». «Non si può però – ha ammonito Tedde – recitare le due parti in commedia, stare al governo ed anche all’opposizione, con la maggioranza che chiede di votare un documento contro la maggioranza; sentiamo quali argomenti saranno proposti e poi valuteremo».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) in apertura ha ringraziato i parlamentari per aver fatto in modo che la questione sarda diventasse questione nazionale, con mozioni votate all’unanimità e salutate da un applauso finale. «Nessuna critica al governo regionale – ha aggiunto rispondendo al consigliere Tedde, «che anzi ha ottenuto risultati importanti su alcuni grandi temi dalle entrate alla vertenza Alcoa; la vera innovazione sta nel punto di vista, energia e bonifiche non sono vertenze a se stanti ma fanno parte di un unico quadro in cui ciascuna vertenza è un problema nazionale, che ora ha un punto comune per la ricerca delle soluzioni proprio perché la specificità della Sardegna richiede un approccio diverso». «Spero che il Consiglio – ha auspicato Pizzuto – non cada nel gioco delle parti; la mozione è uno strumento in più per dare al presidente Pigliaru una forza negoziale maggiore nel confronto con il Governo centrale, questa è la strada giusta per avere risposte concrete».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha accolto l’invito del collega Pizzuto che va esteso a tutto il Consiglio perché «è arrivato il momento di avere un atteggiamento completamente diverso tenendo presente che, come ha sempre detto il presidente Pigliaru, non esistono governi amici ma governi da affrontare con la schiena dritta in un clima di collaborazione istituzionale ma con grande determinazione; dobbiamo parlare della Sardegna e farlo ora con più forza grazie all’azione dei parlamentari senza chiedere elemosine, cortesie e favori». «Vogliamo piuttosto fare ogni sforzo – ha aggiunto Desini – per superare il gap dell’insularità, anche per superare la distanza fra politica e cittadini che le recenti elezioni amministrative ci hanno messo di fronte in modo molto preoccupante; dimostriamo di essere fino in fondo una vera classe dirigente capace di fare una politica diversa, questo è il senso della mozione che abbiamo voluto portare all’attenzione del Consiglio».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha detto in apertura che «siamo di fronte ad un problema che ci coinvolge tutti e non da oggi; la situazione della nostra rete ferroviaria, del trasporto aereo e dell’energia dimostra che è un problema che si è andato accumulando, come risultato di uno Stato per lungo tempo distratto nei confronti dalla Sardegna dove non mi pare ci siano stati passi avanti nelle questioni importanti». «Senza accusarci reciprocamente – ha continuato il presidente rivolgendosi al Consiglio – è arrivato il momento di essere consapevoli dei problemi che abbiamo di fronte e della situazione drammatica che stiamo attraversando; nel 2001, prendendo come 100 l’indicatore relativo alla rete ferroviaria noi siamo al 24.5% e quel dato è sceso oggi al 17%, per le infrastrutture va ancora peggio, dal 64% del 2001 siamo arrivati al 50%». «Dobbiamo perciò rimboccarci le maniche – ha aggiunto ancora Pigliaru – dobbiamo lavorare insieme perché non solo l’Italia è distratta ma lo è in modo crescente, dobbiamo avere una voce politica molto più forte e le idee molto più chiare, a partire dal cuore dei problemi che è l’insularità, condizione molto particolare che va declinata in modo molto preciso». Andiamo alla carica della distrazione storica nei confronti della Sardegna, ha affermato inoltre il presidente della Regione. «Quando Renzi è venuto ad Olbia – ha ricordato – gli abbiamo consegnato un documento completo su questi problemi, proprio perché dobbiamo ricordare tutti all’Italia cosa vuol dire insularità, quali siano i costi giganteschi di queste carenze e come questi danni debbano essere mitigati». «Lavoriamo per avere le prime importanti risposte a settembre – ha annunciato Pigliaru – soprattutto su tre grandi cose: non possiamo continuare a pagare la continuità territoriale con i soldi nostri mentre abbiamo la necessità di un ponte virtuale che garantisca tempi certi e prezzi bassi, puntiamo a superare la situazione scandalosa delle nostre ferrovie collegando fra loro i tre principali aeroporti in un efficiente sistema di mobilità capace di connettersi col mondo esterno». «Infine – ha osservato – la questione del metano, altro indice negativo essenziale della nostra insularità; dopo la rinuncia al gasdotto Galsi, puntiamo a risposte più immediate con soluzione alternative, dal gnl ad un intervento sull’autorithy per l’energia sui prezzi». Pigliaru ha insistito, in conclusione, «sull’importanza dell’unità di forze politiche sarde su temi strettamente legati ad insularità – dicendosi fiducioso che il Governo centrale sarà in grado di rendersi conto della fondatezza delle richieste della Sardegna -; alcune dichiarazioni di Renzi possono non essere piaciute ma riconoscono la sostanza dei problemi e di una questione complessiva che comprende anche le servitù militari, le entrate, il refresh agricolo, le industrie come Alcoa che contiamo di far ripartire senza regali di Stato e come la stessa Meridiana, dove lo Stato all’inizio si è mostrato distratto». «Siamo e restiamo pronti a dialogare – ha concluso – ma conoscendo bene i nostri diritti». 

Ha quindi preso la parola il consigliere Annamaria Busia per la replica. «La mozione non è contro il presidente Pigliaru, né contro nessuno – ha chiarito Annamaria Busia – su questo tema è necessaria l’unitarietà e la collaborazione, solo così si potrà trovare una soluzione ai problemi che discendono dalla madre di tutti i problemi: l’insularità».

La consigliera del Centro Democratico ha auspicato una diversa regolamentazione del sistema degli aiuti di Stato. «E’ una questione fondamentale, si pensi alle conseguenze sulla vertenza Alcoa, o alla vicenda Saremar. Occorre ripensare gli aiuti di Stato a livello europeo, c’è bisogno di un trattamento diverso che porti a un riequilibrio e a una riduzione del gap tra le diverse regioni d’Europa. Facciamoci portatori di un’iniziativa che il Governo deve tenere nei confronti dell’Ue».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per le dichiarazioni di voto.

Pittalis, dopo aver rivendicato di aver assunto in passato posizioni responsabili quando si trattava di sostenere una sola voce nei confronti del Governo, ha annunciato il voto contrario del suo partito. «Qui siamo di fronte a una mozione che non risolve le questioni che sono sul tappeto e che la Giunta regionale avrebbe dovuto già affrontare da oltre un anno e mezzo. Renzi le conosce benissimo, sono certo che il presidente Pigliaru abbia rappresentato le questioni aperte. Noi, se da un lato abbiamo valutato positivamente l’iniziativa dei parlamentari per scuotere il governo nazionale, dall’altro non vogliamo essere corresponsabili di una situazione che si ferma a una serie di proposizioni che non risolvono la questione. Se servisse a dare più forza a Pigliaru lo faremmo, ma non è più il momento delle chiacchiere e delle discussioni, servono provvedimenti concreti, serve battere i pugni. In quel caso saremmo al vostro fianco».

Secondo Mario Floris (Uds) l’azione portata avanti dai parlamentari sardi è un atto di supplenza del governo regionale: «Portare avanti le rivendicazioni dell’Isola non è un compito dei parlamentari ma del presidente della Regione – ha affermato Floris – oggi emerge un problema politico: la mozione viene presentata dopo le elezioni amministrative che vedono il segretario regionale del Pd contro il presidente della Giunta, bene farebbe la minoranza a presentare una mozione sulla situazione politica».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, pur riconoscendo l’inefficacia di una mozione per risolvere le grandi questioni che attanagliano la Sardegna, si è detto stupido dall’intervento dell’on. Pittalis, in contrasto con le posizioni dei parlamentari del suo partito.

«E’ vero che un ordine del giorno non si nega a nessuno – ha detto Cocco – credo però che oggi sia importante ribadire con forza che il Consiglio pone ancora una volta il problema e rilancia la vertenza Sardegna rispetto alla quale non si sono avute risposte. Ribadiamo la grande fiducia al presidente Pigliaru, a lui occorre dare pieno mandato per rappresentare le rivendicazioni della Sardegna».

Christian Solinas (Psd’Az), citando il magistrato Giovanni Lei Spano che nel 1922 pose per primo la “Questione Sarda”, ha sottolineato come da quasi un secolo nulla sia cambiato. «Il problema è l’approccio alla questione che non riesce a generare i frutti sperati – ha detto Solinas – non c’è solo la condizione d’insularità a penalizzare la Sardegna ma anche quella della densità demografica che, per esempio, fa crescere a dismisura il costo dei servizi di trasporto».

Il consigliere sardista ha poi accusato la Giunta di aver avuto un atteggiamento rinunciatario nei confronti del Governo sulle entrate fiscali. «Il presidente Pigliaru ha parlato di Stato distratto, noi parliamo di Stato coloniale – ha detto Solinas – quando si discute di risorse non dobbiamo dimenticare che abbiamo acceso un mutuo da 700 milioni di euro per rimediare all’assenza dello Stato. Per questo ci vuole coerenza: non possiamo finanziare la distrazione statale indebitando i sardi».

Secondo Pietro Cocco, capogruppo del PD, la questione sarda è datata e complessa per essere affrontata con leggerezza. «Nella mozione non c’è nessuna enfasi, vengono elencati 17 punti, molti di questi sono parte fondante del programma del centrosinistra. Su alcuni molto si è già fatto: vertenza entrate, servitù militari, energia. Si pensi alla convocazione dopo trent’anni della Conferenza nazionale sulle servitù militari o al riconoscimento del regime di essenzialità in campo energetico. Il tema riguarda tutti, ognuno deve fare la sua parte».

Roberto Desini, capogruppo del Cd, dopo aver annunciato il voto favorevole del suo gruppo, ha invitato la minoranza a sostenere la mozione e a trasformarla eventualmente in un ordine del giorno unitario.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha ricordato gli scritti di Giorgio Asproni e le sue denunce nei confronti dello Stato centrale. «Quello che diceva Asproni è sovrapponibile a quello che diciamo noi oggi. Non è cambiato niente, va bene l’iniziativa dei parlamentari, ma concretamente qual è l’impegno del Governo?».

Dedoni ha poi definito “debole” l’atteggiamento della Giunta nei confronti dello Stato. «Il Governo regionale – ha concluso – si è inchinato rinunciando alle prerogative dello Statuto sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata approvata dall’Aula con 33 voti a favore, 15 contrari e 3 astenuti.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno: la mozione 145 (Cappellacci e più) sull’emergenza migranti in Sardegna. L’ex presidente Ugo Cappellacci  (Forza Italia) ha illustrato la ratio della mozione, sottolineando con forza che non ci sono partiti della solidarietà o contro gli immigrati. Il problema è serio e grave e deve essere affrontato dal governo nazionale con autorevolezza. Non si possono scaricare le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine, senza organizzazione e supporto da parte della Comunità europea che deve tutelare tutte le popolazioni coinvolte, sia quelle migranti, alle quali devono essere garantire condizioni dignitose di accoglienza, sia le popolazioni che ricevono le persone in difficoltà. L’ex presidente ha poi affermato che bisogna assolvere agli accordi internazionale ma con le giuste condizioni. «A nessuno, Presidente, consentiamo di additarci come speculatori, ne vi dovete permettere di trattarci come una piccola minoranza – ha affermato Cappellacci – le chiediamo un’azione più incisiva e di rompere il vostro silenzio, interrotto solo per comparsate al momento degli sbarchi. Vada a vedere come stanno vivendo i migranti».

«Il governo è stato debole sul fronte internazionale ed è emerso anche all’assemblea dell’Anci di oggi – ha aggiunto Ugo Cappellacci – è un problema molto serio e non si può scaricare sui sindaci. Sono favorevole al rimpatrio dei clandestini, ma in primo luogo bisogna bloccare gli sbarchi, creando campi profughi sulle coste africane con l’aiuto dell’Onu». Per questo motivo l’ex presidente ha ribadito quanto contenuto nel dispositivo della mozione: le chiediamo di chiedere l’immediata convocazione di un vertice urgente con il Governo; di proporre la revisione degli accordi precedentemente sottoscritti al fine di rivendicare mezzi e risorse per affrontare l’emergenza; di chiedere l’intervento del Governo al fine di un’equa distribuzione dello sforzo sostenuto da ciascuna Regione per assolvere ai doveri di accoglienza e scongiurare l’ipotesi che la Sardegna diventi in maniera tacita una sorta di grande centro di accoglienza nazionale. «Un governo per essere credibile deve essere capace di manifestare anche la solidarietà nazionale, che non c’è stata per la Sardegna. Presidente deve prendersi carico dei problemi di questa terra, lei non è qui di passaggio. Sì alla solidarietà ai migranti – ha concluso Cappellacci – ma prima la solidarietà ai sardi e agli italiani».

Risentita per le accuse di poca sensibilità sul problema dei migranti anche il vice capogruppo di forza Italia, Alessandra Zedda: «Presidente Pigliaru mi è dispiaciuto essere additata come una meschina per aver manifestato preoccupazione per un problema serio e sotto gli occhi di tutti. A noi non mancano i principi di solidarietà e accoglienza verso i più deboli. Vi abbiamo soltanto detto di stare attenti a un Governo che scarica tutte le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine. Anche io sono d’accordo sull’intervento nei paesi di appartenenza, ma è l’Europa che deve sostenere l’azione. Non deve far gestire alle Regioni, soprattutto a quelle più di difficoltà, un problema come questo». Zedda ha poi aggiunto: «Vorremo poter accogliere chiunque, ma dare loro anche condizioni di vita dignitose. Non vogliamo però fare i buoni a spese dei cittadini dei territori scaricando tutte le responsabilità e la disorganizzazione sulle loro spalle». Il consiglire di Forza Italia ha poi affermato: «Renzi per primo ammette di dover cambiare strategia e noi ce lo auguriamo» e rivolgendosi a Pigliaru ha aggiunto: «Il suo silenzio presidente deve finire e le chiederemo di non lasciarci in assenza di notizie su problematiche così importanti».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Luigi Lotto (Pd) che ha definito il tema “drammatico e doloroso”: «Quello che accade in quelle realtà è qualcosa di epocale, esseri umani che affrontano qualsiasi pur di sfuggire da una situazione di povertà assoluta e di difficoltà a sopravvivere. Da qui dobbiamo partire: quello che accade là è molto più drammatico di quello che accade qui quando quella piccola quantità di persone sbarcano qui». Il presidente della Quinta commissione ha poi aggiunto: «Oggi ci troviamo a fare i conti con dei nostri fratelli che ci chiedono di essere trattati come tali. Abbiamo un governo che lavora in totale solitudine e che coinvolge regioni, comuni e prefetture. Tutte le Regioni devono affrontare questo problema nel miglior modo. Non condivido il blocco forzato sulle loro coste – ha proseguito Lotto – perché stiamo impedendo a questi poveri uomini di aspirare a una vita migliore. Io chiedo al presidente Pigliaru di partecipare, come sta facendo, alla gestione di questa grave situazione insieme con le altre regioni e al governo».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, citando il sindacato delle forze dell’ordine, ha evidenziato che i Comuni e le forze dell’ordine sono allo stremo e si sentono abbandonate nella gestione di una situazione così grave. «Credo che l’Europa credo ci stia prendendo in giro: sta disattendendo l’agenda sull’immigrazione». Per Tedde: «Questi sfortunati dobbiamo assisterli nelle coste libiche sotto l’egida dell’Onu. Chi viene accolto deve essere accolto con dignità e non, come ho visto con i miei occhi, senza letti, materassi e servizi igienici». L’esponente della minoranza ha poi concluso: «Signor presidente le chiediamo un ruolo attivo».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha denunciato il rischio che nel Comune di Monastir possano essere ospitati oltre mille migranti. «Mi auguro che questo non si verifichi mai – ha dichiarato l’esponente dell’opposizione – e rifiuto l’idea che possa essere appellato come razzista chi chiede integrazione vera e sicurezza per i propri concittadini». «Sono tutte persone meritevoli di aiuto – ha proseguito Fenu – ma serve dimostrare di saperli aiutare». Il consigliere di “Sardegna” ha ribadito la contrarietà alla “tratta di esseri umani” ed ha invitato il Consiglio ad entrare sul tema pratico piuttosto che procedere con considerazioni di politica estera. «Dobbiamo pensare ad una vera integrazione – ha proseguito Fenu – e per questo serve far comprendere ai nostri concittadini in difficoltà che lo Stato riserva loro le stesse premure che sono riservate ai migranti». «Ma come spiegare a un disoccupato sardo che lo Stato assicura 32 euro al giorno a ciascun migrante e non destina un euro per sostenere i disperati senza lavoro?». A giudizio di Modesto Fenu «sono queste le ragioni che rendono sempre più difficoltose le politiche di integrazione perché l’integrazione non è favorita dalla presenza dei centri di accoglienza ma dalla parità di condizioni e dalla comprensione del fenomeno»«Dobbiamo puntare a creare centri di aggregazione – ha concluso Fenu – non centri di stoccaggio di esseri umani».

E’ poi intervenuto il consigliere Attilio Dedoni che ha invitato l’Aula ad evitare atteggiamenti da curva sud. «La questione va affrontata in modo diverso, non può essere il Parlamento dei sardi a chiedere interventi allo Stato e all’Ue per la soluzione di problemi internazionali».

Dedoni ha quindi sottolineato la necessità di uno sforzo maggiore da parte dell’Unione Europea: «Non si può chiedere alla Sardegna un contributo che non è in grado di dare – ha detto il capogruppo dei Riformatori – dico no alle dinamiche egoistiche, ma non si può far passare tutto. La Sardegna è un ponte tra l’Africa e l’Europa, è un’isola di pace, ma non può farsi carico delle inefficienze altrui. Occorre cominciare a riflettere e capire che serve un’azione internazionale per dare ai migranti una possibilità di sviluppo nella loro terra».

Per Angelo Carta (Psd’Az) non è in discussione il principio di solidarietà, «i sardi da sempre esercitano l’accoglienza in maniera unica».

Il capogruppo sardista ha poi stigmatizzato l’azione del Governo nazionale che non ha stretto accordi con gli Stati dell’altra sponda del Mediterraneo per limitare i viaggi della speranza. «Quanto ha contribuito il bombardamento della Libia? Perché non si stringono accordi sul posto per sgonfiare il fenomeno? – si è chiesto Carta -. Quale ruolo ha l’Europa?». Secondo Carta, l’unica speranza dei migranti è la solidarietà della gente. «Come stupirsi se i cittadini diventano intolleranti di fronte a un fenomeno non governato. Quando i cittadini hanno paura le reazioni possono esser inconsulte e letali per la democrazia. Mafia Capitale ha dimostrato che i migranti sono un affare che rende più della droga. Pretendere ancora più solidarietà senza supporto del Governo è qualcosa di inaccettabile che rischia di far scoppiare un conflitto interno alle nostre comunità».

Luca Pizzuto (Sel), ha parlato di razzismo strisciante che si sta diffondendo fuori dell’Aula e tra alcuni movimenti e forze politiche. Il consigliere di maggioranza ha poi letto il famoso passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù, parlando ai discepoli, esaltava la virtù dell’accoglienza dei poveri e dei diseredati, ponendo la questione della solidarietà come una questione di civiltà che ha radici profonde nella cultura occidentale.

Pizzuto ha poi citato i due santi più venerati in Sardegna, Sant’Antioco e Sant’Efisio, provenienti rispettivamente dalla Mauritania e dalla Siria e si è detto “orgoglioso” di essere rappresentato da un presidente come Francesco Pigliaru che ha prestato grande sensibilità e attenzione alla questione migranti.

Il consigliere di Sel, infine, ha ricordato quanto sta succedendo a Carbonia: «Uno dei territori più poveri d’Europa ha accolto in modo straordinario i migranti. Andate a vedere che cosa succede nei centri di accoglienza, stiamo parlando di persone che hanno attraversato il deserto e hanno rischiato la vita in  mezzo al mare. L’Europa sbaglia, ma la Turchia per colpa di un prodotto come l’Isis, creato dall’Occidente, sta accogliendo oggi un milione e trecentomila profughi».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato, in apertura del suo intervento, piena condivisione per le dichiarazioni del presidente dell’Anci Sardegna: «Sì alla solidarietà, no all’improvvisazione». Il consigliere della minoranza ha ribadito che «gli immigrati non hanno interesse a restare in Sardegna e che la loro meta sono i grandi Paesi del Nord Europa». Rubiu ha quindi rimarcato lo scarso ruolo dell’Unione Europea ed il rischio dell’insorgere dei conflitti sociali in Italia e in Sardegna. «Ma la Sardegna – ha sottolineato il capigruppo – può offrire solo un’accoglienza temporanea perché non abbiamo le forze per affrontare una questione così grande». Gianluigi Rubiu ha parlato di «momentaneo sostegno umano e sociale» ed ha concluso evidenziando la grande sensibilità riscontrata tra gli operatori e tra i volontari dei centri di accoglienza in Sardegna.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito “banale” l’intervento del consigliere Ugo Cappellacci (Fi) sul tema dell’immigrazione e “incentrata sul populismo” la mozione 145 “rivolta alla pancia della gente”. «Prendo atto con amarezza – ha proseguito l’esponente della maggioranza – che anche in Sardegna avanza il pregiudizio populista su un tema così delicato». Il capogruppo del Pd ha quindi svolto considerazioni di carattere generale in ordine al fenomeno dell’immigrazione in Italia («è un fenomeno relativamente recente che ha avuto inizio avvio con la disgregazione dei paesi dell’Est europeo») ed ha ricordato i dati del rapporto di Frontex per affermare che la maggior parte degli sbarchi è originata dalla fuga dei popoli dalle guerre in Siria, Somalia ed Eritrea. Cocco ha quindi affermato che l’Italia accoglie un 15esimo dei rifugiati accolti in Germania e un quarto di quelli accolti in Inghilterra. «L’Europa deve però affrontare questa emergenza – ha dichiarato l’esponente democratico – in linea con quanto affermato nell’agenda europea dell’emigrazione». Pietro Cocco ha quindi ricordato che anche la Sardegna deve fare la sua parte ed ha evidenziato che sono stati trasferiti nell’Isola lo scorso maggio circa 1.000 migranti a fronte di una quota di 2.056.

Il presidente della Regione, a nome della Giunta, ha ringraziato «il Consiglio per un dibattito che si è articolato sui problemi concreti e sulle soluzioni possibili, le comunità della Sardegna e tutti gli operatori delle forze dell’ordine e delle istituzioni per il lavoro svolto in condizioni molti difficili e la Sardegna ha mostrato il suo volto migliore di fronte ad una emergenza di proporzioni enormi». «Siamo di fronte ad un problema – ha aggiunto – che non prevede ricette troppo facili o scorciatoie; ci sono soluzioni come quella degli Stati Uniti, che pure sono diventati grandi anche attraverso flussi migratori certamente controllati spesso in modo rigido con la costruzione di muri al confine, ma restano alcuni dati di fondo da cui non si può prescindere». «La differenza di reddito fra un eritreo ed un italiano – ha ricordato Pigliaru – è di 50 volte, nel Ghana 22 volte, fra Usa e Messico di appena 5 volte; l’Africa è un continente di assurda povertà e noi non possiamo costruire muri e, quanto all’aiuto ai Paesi sottosviluppati lo abbiamo fatto per decine di anni aiutando spesso classi dirigenti locali corrotte e sprecando risorse». «La realtà – ha spiegato il presidente – è che ci vuole moltissimo tempo per ridurre divari così ampi, i flussi sono molto grandi e dureranno molto a lungo, il vero scandalo è una Europa chiusa ed egoista, che o apre le sue porte o questo problema non sarà governabile da nessuno Stato e tanto meno da una Regione». «C’è bisogno di accoglienza – ha detto ancora Pigliaru – che deve includere anche il momento della post-emergenza, perché le persone  costrette a vivere in condizioni inaccettabili vengono spinte ai margini della società con tutto quello che ciò comporta; possiamo presentare il conto al Governo per i costi straordinari legati alla sanità ed alla protezione civile e parleremo di questo proprio domani col ministro Angelino Alfano, sottolineando che dopo l’emergenza bisogna dare dignità alla presenza dei migranti per evitare fenomeni di ostilità e definendo, nello stesso tempo, un nostro livello di sostenibilità». «Su 100 lavoratori attivi in Italia – ha affermato inoltre Pigliaru – 10 sono stranieri e 4 su 100 in Sardegna, mentre in Italia la presenza di stranieri è al 6% e all’1.5% in Sardegna; da un certo punto di vista ci sono spazi comprendendo però che oltre un certo livello non si può andare; i flussi devono essere regolati da procedure che da noi sono troppo lente perché i migranti devono poter restare ma anche essere liberi di spostarsi, perciò chiederemo al Governo di essere aiutati anche per la nostra condizione di insularità definendo tempi di permanenza molto brevi, e verificando la possibilità di impiegarli in lavori utili per la comunità ospitante, insomma chiederemo risorse e faremo proposte, riferendo puntualmente al Consiglio».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) nella sua replica ha affermato che «ognuno deve fare i conti con la propria coscienza, non bastano le parole o le citazioni di esempi virtuosi come Carbonia che fanno da contraltare alla situazione indecorosa di Santa Maria La Palma, perché è sbagliato non voglio prendere ad esempio il meglio perché non rappresenta la realtà». «I dati forniti dal presidente – ha proseguito – non dicono tutto perché sono riferiti a lavoratori integrati ma non può essere quello il parametro di riferimento; avrei gradito maggiore chiarezza, più che maggiori risorse va sollecitata la revisione degli accordi e la distribuzione equa dei migranti sui territori mentre è apprezzabile il riferimento allo snellimento delle procedure sui transiti all’origine di casi estremi come quello di Ventimiglia». «Accolgo positivamente ma con beneficio di inventario – ha concluso – i contenuti esposti dal presidente Pigliaru, ma la prova sarà come sempre quella dei fatti, condividendo strategia ed iniziative non solo con la maggioranza ma con tutta l’Aula».

Per dichiarazione di voto, il consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) ha apprezzato l’intervento del presidente Pigliaru ispirato alla concretezza ed alla individuazione delle soluzioni possibili, sottolineando che «siamo di fronte ad un problema enorme che interroga ogni giorno le coscienze di tutti noi e soprattutto chi ha responsabilità pubbliche; bisogna però avere il coraggio di porsi il senso del limite e di capire fino a dove possiamo arrivare, senza continuare a subirlo magari con nobili motivazioni».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu (Zona Franca) ha apprezzato la posizione espressa dal presidente soprattutto quando si è riferito alla necessità di comprendere la complessità del fenomeno dell’immigrazione e del rapporto fra migranti e Paesi ospitanti per tendere ad una vera integrazione. «Chiediamo all’Europa – ha suggerito – di creare un centro di eccellenza euro mediterranea dell’integrazione».

Voto favorevole è stato annunciato dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia), ribadendo che «bisogna capire fino a quanto possiamo arrivare, capendo quali sono i nostri limiti». Per Paolo Truzzu (Fdi), favorevole alla mozione, bisogna dire sì all’accoglienza ma si deve trovare una soluzione che garantisca a tutti l’occupazione, non soltanto ai migranti. Contrario alla mozione Antonio Solinas (Pd): «Il fenomeno dell’immigrazione non è emerso oggi, ma lo abbiamo affrontato già nella scorsa legislatura. Non bisogna accostare il fenomeno dell’immigrazione con quello della disoccupazione». Voto contrario alla mozione è stato annunciato dal consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, perché l’argomento è stato affrontato nel modo sbagliato. «Credo che di questa mozione non si abbia bisogno. E’ una mozione inutile. La Regione sta già agendo nel modo corretto». Luigi Lotto (Pd) si è detto d’accordo con il consigliere Fenu nel realizzare nell’Isola azioni di eccellenza per quanto riguarda l’integrazione. «Se pensiamo che a breve arriveranno 10 o 20mila persone – ha concluso Lotto – dico ai colleghi e ai sindaci: prepariamoci ad accoglierli».

Ignazio Locci (FI) ha dichiarato il suo voto favorevole spiegando che le paure sollevate sono le stesse rappresentate oggi dall’Anci. Luca Pizzuto (Sel) ha poi affermato: «Non sentiamo di condividere la mozione e riteniamo che l’immigrazione possa essere un’importante risorsa per la Sardegna». Voto favorevole è stato, infine, annunciato dal capogruppo demi Riformatori sardi, Attilio Dedoni. Ugo Cappellacci (FI) ha detto di essere rimasto «senza parole nel sentire alcune dichiarazioni della maggioranza che denotano una chiusura mentale incredibile». Roberto Desini (Cd) ha annunciato il contrario alla mozione per l’approccio ideologico utilizzato. Angelo Carta (Psd’Az) ha invece annunciato il voto a favore, sottolineando la bontà dell’azione richiesta al presidente nel testo.

Il presidente Ganau ha messo la mozione in votazione, che è stata respinta con 25 voti contrari e 17 favorevoli.

I lavori sono stati chiusi, il Consiglio si riunisce questa mattina alle 10.30.

Traghetti Arbatax e La Maddalena copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sulla continuità territoriale tra la Sardegna e le isole minori. Autorizzazione all’individuazione di un soggetto idoneo allo svolgimento delle attività di supporto tecnico, economico-finanziario e legale alla correlata procedura di gara. Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere di Sardegna Vera Michele Azara.

Azara ha ricordato i passaggi principali del testo in commissione dove, sia pure con l’astensione dei gruppi di opposizione, sono state condivise  finalità ed obiettivi del provvedimento, utilizzando il ricorso all’advisor, secondo la procedura che sarà seguita anche per la privatizzazione della Saremar.

Secondo il relatore di minoranza Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, le motivazioni dell’astensione dell’opposizione riguardano essenzialmente gli effetti del provvedimento sulla mobilità marittima, «perché manca una inversione di tendenza rispetto alla situazione attuale nella prospettiva di una gestione razionale del settore che garantisca anche il superamento delle attuali tensioni occupazionali». Sono fatti già emersi in Consiglio in occasione del dibattito su una mozione dedicata all’argomento, ha ricordato Fasolino, criticando il provvedimento anche perché «così come è stato proposto rappresenta un inconsapevole giudizio di sfiducia nell’assessorato regionale dei Trasporti che avrebbe potuto gestire direttamente le procedure di gara».

A nome della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha espresso un giudizio positivo, conforme a quello della commissione.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta, prima di passare alla votazione. Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa della seduta il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli del provvedimento, che il Consiglio ha approvato con 26 voti favorevoli e 19 astensioni.

Successivamente l’Assemblea ha approvato i 3 articoli del disegno di legge 198 e, con 25 voti favorevoli, il provvedimento nel suo complesso.

La seduta si era aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Disegno di legge n. 199/A (Giunta regionale) – Interventi in materia di consorzi di garanzia fidi. Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ricordato in apertura il voto unanime commissione, al termine di un articolato percorso di audizioni che ha visto protagonisti gli operatori del settore. Scopo della legge, ha affermato, «è quello di rafforzare il sistema semplificandolo, attraverso la creazione di un unico fondo di garanzia sotto il controllo dell’assessorato della programmazione, la riduzione del numero dei consorzi che diventeranno però molto più forti e in grado di fornire maggiori garanzie gli operatori economici». Va sottolineato inoltre, ha proseguito Sabatini, «il ruolo positivo della Sfirs anche per quanto riguarda il nuovo istituto dell’osservatorio che dovrà seguire con grande attenzione l’evoluzione del fenomeno; ci sono le condizioni, in altre parole, per mettere a disposizione del sistema delle imprese uno strumento per superare il problema strutturale di accesso al credito delle aziende sarde come dimostrato anche recentemente dal report di Bankitalia sull’economia regionale». Resta sullo sfondo sotto questo profilo, ha precisato il consigliere del Pd, «la questione delle condizioni di credito ancora troppo alte per le imprese sarde rispetto al mercato nazionale, ed è auspicabile che anche su questo punto l’osservatorio operi con la massima attenzione; per quanto riguarda le risorse c’è l’impegno comune ad aumentarle e ad utilizzare a fondo, nello stesso tempo, le disponibilità residue».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), in una breve premessa, ha sintetizzato l’evoluzione storica dei consorzi fidi in Sardegna, «nati dall’intelligenza delle piccole imprese con l’aiuto delle istituzioni, diventando però nel tempo potentati politici e finanziari che hanno drenato una massa ingente di risorse pubbliche impiegandone una parte, quella dell’aggio sulle risorse erogate, con finalità improprie». La Regione, ha poi lamentato il consigliere Anedda, «in questi anni non si è preoccupata di vigilare sull’andamento dei consorzi e di controllare l’efficacia della loro azione sul sistema economico sardo, così come la Regione non è intervenuta per sostenere le imprese che avevano difficoltà di accesso ai progetti ed ai fondi europei». Oggi i confidi, ha detto ancora Anedda, «sono essi stessi imprese in difficoltà, a partire dal mantenimento dei circa 500 lavoratori del settore e, con questa legge, stiamo facendo un intervento di assistenza; serve perciò chiarezza perché queste non sono politiche attive del lavoro e non produrranno niente per la Sardegna, fermo restando che la riforma serve ed i controlli sono necessari, ma occorre in realtà un nuovo ruolo per questi organismi, che devono occuparsi di ristrutturare i debiti delle aziende per farle sopravvivere e, soprattutto, farle ripartire».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso in parte le considerazioni del consigliere Anedda, sottolineando che «c’è molto bisogno di fare chiarezza in un mondo che ha inciso spesso negativamente sull’economia sarda». Il testo, secondo la Zedda, «presenta poi alcune lacune, perché va bene la creazione di un unico fondo presso la programmazione regionale ma la dotazione finanziaria è del tutto inadeguata; basti pensare 5 milioni erano negli anni passati la dotazione del solo settore commercio; è auspicabile dunque che le norme di attuazione e direttive servano a risolvere i gravi problemi di accesso al credito per le imprese sarde, svantaggiate anche dalla normativa nazionale ed europea, e sarà importante sotto questo profilo fare un buon regolamento ma ancora di più incrementare la disponibilità finanziaria». Se ben impiegate, ha sostenuto il vice capogruppo di Forza Italia, «sono risorse ben spese per l’economia sarda». Sulla concreta applicabilità della nuova legge, Zedda ha espresso qualche riserva, soprattutto per ciò che concerne «i criteri di ammissibilità e premialità che non sono del tutto chiari ed il percorso di accorpamento dei consorzi che forse non tiene conto delle specificità da salvaguardare; tutte ragioni che ci impongono di partire con il piede giusto, senza dimenticare la necessità di un nuovo rapporto con l’Unione europea per definire i possibili contrasti fra questa legge e le norme europee in materia di tutela dalla concorrenza e aiuti di stato». La Zedda ha infine annunciato l’astensione del gruppo di Forza Italia.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha rimarcato la centralità delle imprese per il sistema economico isolano. «Parlare oggi di Consorzi Fidi significa parlare di impresa – ha detto Crisponi – finora si sono affrontate le emergenze, oggi si discute una proposta di legge che cerca di dare una mano d’aiuto al sistema produttivo isolano».

L’esponente della minoranza, pur riconoscendo l’importanza del provvedimento in discussione, ha rilevato la necessità di procedere ad ulteriori approfondimenti. «I Consorzi Fidi nell’ultimo decennio sono stati l’unico elemento a fianco delle imprese, un polmone al quale poter attingere per contrastare la carenza di liquidità al contrario del sistema del credito che ha rappresentato spesso un ostacolo. Per questo – ha sottolineato Crisponi – vanno potenziati».

Secondo il consigliere dei Riformatori, la proposta della Giunta lascia aperte una serie di problematiche e criticità, prima fra tutte l’esiguità delle risorse messe in campo: «Cinque milioni di euro sono pochi – ha rimarcato Crisponi – c’è poi l’assenza di un programma dettagliato per l’individuazione del fabbisogno dei vari comparti e la conseguente distribuzione dei fondi. La decisione di destinare le risorse a un fondo unico è sbagliata».

Crisponi ha quindi proposto di affidare alla Sfirs la gestione diretta delle risorse e l’individuazione in legge di alcuni obiettivi da raggiungere in modo da eliminare i profili di discrezionalità: «Si può pensare per esempio ad un sistema di restituzione delle somme non utilizzate».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «prosegue il momento difficile per l’economia sarda nonostante i trionfalismi di qualche amministratore regionale. Dopo 17 mesi la Giunta non è ancora riuscita a disegnare un orizzonte di prosperità per il sistema economico isolano».

Tedde ha poi parlato di un’incoerenza di fondo tra gli enunciati e gli atti concreti. «Nelle dichiarazioni programmatiche della Giunta la creazione di un ambiente favorevole per gli investimenti era ritenuta un pilastro per affrontare la crisi – ha sottolineato Tedde – così non è stato. Non c’è stata semplificazione burocratica, non è stato facilitato l’accesso al credito, si è invece evidenziata una scarsa attenzione verso le imprese con la mancata proroga del piano casa  e l’aumento dell’Irap».

Il consigliere di Forza Italia ha poi rimarcato l’insufficienza dei fondi messi a disposizione: «Questo disegno di legge è un pannicello caldo caratterizzato da un fondo asfittico, cinque milioni non bastano».

Dubbi da parte di Tedde anche sulla riorganizzazione dei Consorzi Fidi: «L’articolo 1 sembra andare verso una razionalizzazione del sistema ma negli articoli successivi si parla di altre cose».

Tedde, annunciando l’astensione del suo gruppo, ha comunque assicurato un contributo fattivo alla legge: «Noi siamo al fianco delle imprese – ha concluso – quello che voi state facendo non è sufficiente».

E’ poi intervenuto il consigliere dei Riformatori Michele Cossa che ha parlato di legge necessaria per venire incontro alle difficoltà delle piccole e medie imprese.

«La norma introduce elementi di certezza che erano assolutamente necessari per un sistema ormai incancrenito. Tra questi, il ruolo attribuito alla Sfirs e la decisione di affidare a un solo assessorato la gestione unitaria del sistema dei Consorzi Fidi».

Cossa ha poi espresso alcune perplessità sulla dotazione finanziaria della legge: «Cinque milioni di euro non bastano – ha detto l’esponente della minoranza – gli operatori ne chiedevano venti. In questo modo la legge rischia di essere inefficace». Secondo Cossa, infine, occorre dare attuazione concreta ai provvedimenti: « C’è la necessità di indicare priorità e indirizzi per superare le lentezze del sistema burocratico».

Giudizio positivo sul disegno di legge da parte del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. «Si vuole migliorare il rapporto tra Regione e i Confidi – ha detto Carta – bene l’individuazione di un unico assessorato per la gestione del sistema, così come la creazione del fondo di stabilizzazione: «E’ una bella trovata, la Regione manda un messaggio ai Confidi perché si aggreghino, in questo modo si cerca di mettere rimedio alla frammentazione. I Confidi avranno 18 mesi di tempo per decidere». Carta ha infine criticato l’esiguità della dotazione finanziaria ma nel complesso promosso il disegno di legge che – ha concluso – «cerca di dare risposte al mondo delle imprese e alle difficoltà di accesso al credito».

Il presidente ha quindi dato la parola all’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, il quale ha ringraziato il relatore e tutti i consiglieri per i contributo dato alla legge di riforma, «attesa da decenni, che faceva parte delle dichiarazioni programmatiche dei diversi presidenti che si sono succeduti». Paci ha poi elencato i punti fondamentali della legge, che riconosce il ruolo del Consiglio regionale, e che ha l’obiettivo di evitare la frammentazione, individua meccanismi di premialità per i confidi, introduce il fondo di stabilizzazione con meccanismi di salvaguardia e istituisce l’osservatorio dei Confidi. L’idea di razionalizzare il sistema, ha spiegato l’assessore, è nata dalla volontà di creare un sistema che sia favorevole e funzionale alle imprese. Si tratta di una legge che cerca di dare un ulteriore contributo al settore produttivo, ha spiegato Paci, che non ha però l’ambizione di risolve il problema del credito e delle imprese. Per quanto riguarda i fondi assegnati, Paci ha affermato che 5 milioni sono scarsi, ma in questo momento non era possibile fare di più. Paci ha reso noto all’Aula che la Regione sta pagando i residui passivi pari a 22 milioni. Allo stato attuale, ha concluso, ne sono stati già erogati 16 milioni.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusa la discussione generale sul Dl n.199 ed ha concesso la parola al consigliere Fabrizio Anedda per la dichiarazione di voto sul passaggio agli articoli. Il capogruppo del Misto ha preannunciato voto favorevole pur ribadendo perplessità in ordine ai rilievi circa l’esiguità delle somme stanziate a favore dei consorzi Fidi ed ha ricordato come siano le banche a scegliere il consorzio fidi a cui affidarsi e non le imprese.

La vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto di astensione ed ha ribadito che le somme a favore dei consorzi Fidi sono insufficiente “perché gli stanziamenti previsti nel recente passato derivano da stime appropriate e opportune valutazioni”. «Maggiore risorse destinate ai consorzi – ha concluso Alessandra Zedda – significa favorire l’effetto moltiplicatore dei positivi effetti nell’accesso al credito da parte delle imprese».

Il voto di astensione è stato preannunciato anche dal consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha ricordato che  le imprese hanno necessità dei Consorzi Fidi ma che questi devono avere obiettivi prestabiliti e risorse consistenti.

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione del passaggio agli articoli ed il presidente dell’assemblea, Gianfranco Ganau, ha posto in votazione l’articolo 1 (Finalità ed ambito di applicazione) che è stato approvato con 32 sì, un voto contrario e 19 astenuti.

Aperta la discussione sull’articolo 2 (Fondo unico destinato all’integrazione dei fondi rischi dei confidi) nei quali è indicata la dotazione annuale di 5 milioni di euro, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al consigliere Marco Tedde (Fi) per l’illustrazione dell’emendamento aggiuntivo che proponeva la limitazione, nel territorio della Sardegna, dell’intervento del fondo di garanzia nazionale (art. 2 comma 100, lettera a) della legge 13.12.1996 n. 662) alla controgaranzia dei fidi iscritti al registro delle imprese della Sardegna, per importi fino ai 100mila euro. L’esponente dell’opposizione ha auspicato l’introduzione in legge del correttivo al fine di garantire maggiore sostegno alle imprese, limitando l’intervento del fondo nazionale di garanzia che comporta rating e condizioni più restrittivi che non agevolano l’accesso al credito.

Il presidente della III commissione, Franco Sabatini (Pd), ha espresso il parere negativo della commissione, seguito da quello dell’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che pur riconoscendo la correttezza e la serietà della questione posta con l’emendamento Tedde, ha sottolineato il rischio della creazione di potenziali condizioni di “protezionismo per i consorzi fidi” attraverso la limitazione al ricorso al fondo nazionale. «Il tutto – ha concluso Paci – a discapito della concorrenza e con danno all’impresa».

Il capogruppo del Psd’Az. Angelo Carta, è intervenuto a sostegno dell’emendamento: «Non è protezionistico e sono le banche che scelgono il consorzio fidi, non le imprese».

Posto in votazione l’articolo 2 è stato approvato con 33 voti favorevoli e l’Aula non ha approvato l’emendamento aggiuntivo a firma Tedde e più.

In sequenza e con distinte votazioni a scrutinio elettronico sono stati approvati l’articolo 3 (Regime di aiuto); l’articolo 4 (Fondo di stabilizzazione); l’articolo 5 (Osservatorio dei confidi) e l’articolo 6 (Abrogazione).

Il presidente del Consiglio a quindi annunciato all’Aula la presentazione dell’emendamento orale del consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che punta all’eliminazione delle parole “decorsi i quali se ne prescinde” alla fine del comma 1 dell’articolo 7 (disposizioni transitorie e finali) in riferimenti al termine indicato in legge per il parere delle commissione alle deliberazioni della Giunta sui criteri di ammissibilità, sui settori prioritari e quanto dunque previsto al comma 23 dell’articolo 2; al comma 3 dell’articolo 4 e all’articolo 5 del testo di legge.

Dopo una serie di chiarimenti, preso atto che l’emendamento del consigliere Cossa modifica in ordinatorio, il termine perentorio indicato nel testo di legge a proposito dei pareri della commissione, il presidente del Consiglio l’ha dichiarato accolto, insieme con un altro emendamento orale, proposto dal consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha registrato il sostegno anche del presidente della V commissione, Luigi Lotto (Pd) e che modifica la parola “commissione” in “commissioni”, stabilendo dunque che deve essere acquisto il parere della commissione III e della commissione V (entrambi competenti sulla materia).

Posto in votazione con le modifiche intervenute per effetto dell’accoglimento dei due emendamenti orali, l’articolo 7 è stato approvato con 34 voti favorevoli, così anche l’articolo 8 (Entrata in vigore) con 33 sì. L’Assemblea ha quindi proceduto con la votazione finale della legge che è stata approvata.

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La Sardegna può contare su circa 50mila alveari con una densità di 2 per chilometro quadrato e ha importanti margini di sviluppo per arrivare agli undici alveari per chilometro quadrato della Grecia. Lo ha sostenuto il professor Ignazio Floris, del Dipartimento di Patologia vegetale ed entomologia della Facoltà di Agraria di Sassari, sentito oggi in audizione sul Testo unificato delle proposte di legge 45 (Oscar Cherchi e più) e 61 (Comandini e più) sull’apicoltura dalla Commissione Attività produttive, presieduta da Luigi Lotto (Partito Democratico).

Il testo ha l’obiettivo di riconoscere l’apicoltura come attività agricola di interesse regionale ai fini della conservazione dell’ambiente naturale e dello sviluppo sostenibile delle produzioni agricole. In particolare il testo unico prevede la definizione di apicoltore e di imprenditore apistico, gli aiuti a favore del settore, le disposizioni sanitarie, la formazione e l’assistenza professionale.

Il progetto di legge stabilisce anche l’istituzione di un’apposita commissione apistica regionale che avrà il compito di esaminare e programmare gli interventi a favore dell’apicoltura. Positivo il parere del direttore generale dell’assessorato dell’Agricoltura, Sebastiano Piredda, il quale ha però informato la Commissione che l’apicoltura è stata eliminata dall’indennità compensativa per un rilievo mosso dalla Comunità europea. Piredda ha poi garantito che l’Assessorato si sta comunque attivando per non far mancare l’appoggio ai soggetti esclusi dalla Misura. Forti critiche all’assessorato dell’Agricoltura, però, sono state mosse dai consiglieri Pier Mario Manca (Partito dei sardi) e da Gianluigi Rubiu (capogruppo di alleanza popolare) sul ritardo nell’approvazione del Piano di sviluppo rurale e sulla spesa dei fondi comunitari. Il presidente Lotto ha garantito che questo problema sarà oggetto di una successiva riunione della Commissione alla presenza dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi.

Alcune integrazioni sono state proposte dai rappresentanti dell’assessorato della Sanità, in particolare, per la materia di loro competenza, le disposizioni sanitarie e l’inserimento di un componente del Servizio veterinario all’interno della Commissione apistica regionale. La Quinta Commissione ha poi raccolto anche i suggerimenti alla legge proposti dal rappresentante dell’Associazione degli apicoltori Apiaresos, il quale ha proposto che la formazione avvenga come in Francia attraverso un praticantato di due anni da svolgere in un’azienda apistica

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La Quinta Commissione (Attività Produttive) del Consiglio regionale presieduta da Luigi Lotto (Pd) si riunirà mercoledì 20 maggio alle ore 16.00 per l’audizione degli assessori alla Sanità e all’Agricoltura sul T.U. PP.LL. 4561 (Apicoltura). All’ordine del giorno c’è anche il parere sul D.L. 199 (Interventi in materia di Consorzi garanzia Fidi), il  parere sul D.L. 172 (Interventi urgenti a favore dei privati e delle attività produttive danneggiate a seguito di eventi calamitosi in Sardegna – Manovra finanziaria 2015-2017) e l’esame del D.L. 202 (Trasformazione in agenzia del Consorzio per l’assistenza alle piccole e medie imprese “Sardegna Ricerche”, istituito con la legge regionale 23 agosto 1985 e  n. 21)

I lavori proseguiranno giovedì 21 maggio, alle ore 10.30 con l’audizione del prof. Ignazio Floris, del Dipartimento di patologia vegetale ed entomologia della facoltà di agraria di Sassari sul T.U. PP.LL. 4561 (Apicoltura).

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Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno della maggioranza sulla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.126 (Crisponi e più) «in merito agli intendimenti della Giunta regionale sull’attività di gestione dei rifiuti presso il sito di Tossilo e sul potenziamento delle linee di incenerimento». Per l’illustrazione della mozione il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi.

Nel su intervento, Crisponi ha ripercorso le tappe principali della «tribolata vicenda del progetto Tossilo per la realizzazione di una nuova linea termo da 30 mw, che fra poco si concluderà con la conferenza di servizi presso la provincia di Nuoro in cui sarà rilasciata l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto». Avevamo chiesto di discutere questa mozione in tempi rapidi, ha aggiunto Crisponi, «e, purtroppo, sono passate sei settimane, vanificando molte istanze arrivate da quel territorio e lasciando aperti tanti interrogativi, in materia di tutela della salute, dell’utilizzo di ingenti risorse pubbliche per un progetto che nasce vecchio all’interno del Piano regionale di ben due legislature fa, della mancata discussione preventiva, delle difficoltà nella consultazione della delibera della Giunta, della riservatezza invocata dai progettisti per non meglio precisati segreti industriali, della corsia preferenziale seguita secondo alcune associazioni, del mancato intervento dell’assessorato alla sanità, anche per una indagine sulla pericolosità dell’impianto che potrebbe contaminare i pascoli e la filiera produttiva del Marghine». Molti interrogativi, insomma, che secondo Crisponi impongono «l’assunzione di una posizione chiara rispetto a come si vuole procedere per  avviare la realizzazione di questo progetto e, soprattutto, alla volontà di avviare un contraddittorio sereno con esperti della materia ed uno studio per individuare alternative alla termo-distruzione nel quadro delle direttive emanate dalla commissione europea fin dal 2008 che fissa precisi target per il 2020, ormai già dietro l’angolo; forse dietro questa vicenda hanno operato alcuni cerchi magici che vogliono fermare il calendario al 2008».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato all’inizio che «sarebbe stata preferibile la presenza del presidente Pigliaru, data la rilevanza del tema per la comunità regionale». Noi, ha chiarito Tedde, «abbiamo una posizione laica e non strumentale, vorremmo dare il nostro contributo per armonizzare il diritto alla salute con le esigenze dell’economia e della produzione; un equilibrio sul quale dentro la Giunta e la maggioranza ci sono posizioni molto articolate e differenti (è la democrazia e non ci scandalizziamo), c’è dibattito forte anche all’esterno e ci sono grandi interessi in gioco». «Sul piano dei dati – ha continuato Tedde – gli atti del procedimento parlano di una potenzialità di 60.000 tonnellate mentre sappiamo che è aumentata la quantità di raccolta differenziata in ambito regionale e ancora di più in quel territorio, con punte fino al 60%; rispetto a questo il conferimento sarebbe ridotto nell’ordine di 45.000 tonnellate, quindi inferiore alla capacità dell’impianto e negativo su costi di gestione». C’è poi da tener conto, ha osservato ancora Tedde, «delle proteste dell’opinione pubblica protesta sia sul piano procedurale che dei contenuti e si paventa la contaminazione di vaste aree con grave pericolo per filiera agro alimentare; è vero che dal 2008 sono cambiate molte cose e la differenziata è cresciuta forse a livello inimmaginabile, ma una riflessione si impone purchè non sia burocratica e strumentale, per coinvolgere tutte le sensibilità e verificare strade alternative, anche perché nel programma di governo del presidente Pigliaru si parlava di obiettivo rifiuti zero per arrivare al riciclo del 100% dei rifiuti urbani».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha dichiarato che siamo di fronte al tipico scenario fra favorevoli e contrari che sempre accompagna il dibattito sui temi dello sviluppo sostenibile. Nello specifico, ha ricordato Cozzolino, «c’è la richiesta di valutare con attenzione le ricadute per la salute pubblica nel territorio del Marrghine, problema su cui nessuno può abbassare il livello di guardia o accettare compromessi; su questo va ricordato che la Giunta, e non da oggi, ha mostrato grande attenzione, correttezza e trasparenza ed anche sull’economicità intervento ci sono polemiche forti con dati che testimoniano il calo della produzione dei rifiuti in quel territorio». «Se questa è la sola chiave di lettura – ha avvertito Cozzolino – la concezione è miope perché limitata a parametri parziali mentre il territorio regionale va visto nel suo insieme in cui ciascuno eserciti un ruolo attivo nelle politiche regionali di settore, che fra l’altro prevedono il blocco di nuovi inceneritori senza aver prima potenziato quelli esistenti, in un’ottica di contenimento delle emissioni e della produzione di energia». «Si tratta – ha aggiunto il consigliere del Pd – di una filosofia compatibile con l’intervento anche per i lavori di adeguamento dell’impianto, in cui i rifiuti passano da scarto a prodotto economico con ricadute positive su tutto il sistema pubblico, senza pericoli per la salute, sullo schema di esperienze già avviate, ad esempio, sia a livello nazionale che in Germania che acquista rifiuti dall’esterno, superando il sistema delle discariche, queste sì molto pericolose».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che «il problema ha assunto valenza strategica, non solo per la tendenza consolidata a ridurre l’impatto ambientale per andare verso una economia sostenibile incoraggiando il riciclo». «Tutti d’accordo – ha sostenuto – sulla differenziata ed il riuso dei materiali ed è vero che si è perso tempo, tenendo presente anche che fino a qualche anno fa bisognava raggiungere il 75% della differenziata entro 2012 mentre ora appena sopra al 50%». Il problema, a questo punto, consiste secondo Cherchi nel capire come si possa arrivare «ad uno scenario virtuoso in tempi ragionevolmente stretti per trovare alternative praticabili alla termovalorizzazione; resta in altre parole il problema di cosa fare adesso,riconoscendo che per un certo numero di anni si dovrà incenerire nella maniera migliore possibile e con le più ampie garanzie possibile; sotto questo profilo è utile ricordare che il nuovo impianto abbatte in modo importante tutte le tipologie di emissioni, la sostenibilità va sempre verificata e migliorata ma a condizione che il sistema sardo venga visto in modo unitario perché salute è problema unitario». «La riflessione – ha concluso Cherchi – vada estesa anche ad altri siti con un nuovo piano regionale rigoroso dal punto di vista scientifico ed ambientale ma calato nella realtà, evitando di cadere nel facile populismo».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha subito rimarcato la necessità di inquadrare la questione dell’inceneritore su un piano generale. «Le direttive europee – ha detto Demontis – indicano il percorso per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti: 1) raccolta differenziata, che in Sardegna ha superato il 50%; 2) riutilizzo dei residui; 3) produzione di energia attraverso la termovalorizzazione. L’alternativa a queste indicazioni è la discarica, molto più dannosa e pericolosa. La costruzione di un nuovo termovalorizzatore è quindi inevitabile».

Demontis ha poi manifestato alcune perplessità sull’impianto da realizzare a Tossilo: «Si tratta di un progetto ereditato dalla precedente Giunta regionale, non capisco perché si debbano utilizzare denari pubblici per la costruzione di un termovalorizzatore, in tutto il mondo si realizzano con investimenti privati. I 42 milioni di euro li avrei utilizzati per compensare le popolazioni del territorio, ma questa è una scelta della precedente amministrazione».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto stupito per «l’inusuale decisionismo da parte dell’esecutivo sull’impianto di Tossilo».

Il consigliere azzurro ha avanzato dubbi sulla validità della scelta: «E’ vero che le nuove tecnologie consentono di controllare le emissioni ma questo avviene quando si tiene in temperatura l’impianto, altrimenti si ottiene il risultato contrario. La quantità di rifiuti prodotti non è sufficiente a tenere l’inceneritore a regime, potrebbe essere necessario bruciare oli o altri combustibili con conseguente aumento dei costi di gestione».

Tunis ha quindi sollecitato la Giunta a dare una risposta seria sull’argomento: «Non può essere taciuto quali sono le conseguenze che i cittadini dovranno aspettarsi, non solo in materia di salute pubblica, ma in termini economici e di gestione territoriale dei rifiuti».

Daniela Forma (Pd) ha espresso forti perplessità sull’utilità di un ampliamento dell’inceneritore. «Della necessità di intervenire su Tossilo si discute da più di un decennio – ha detto Forma – la situazione però è cambiata profondamente grazie all’aumento esponenziale della raccolta differenziata. Nel 2003 si conferivano a Tossilo 85mila tonnellate di rifiuti, oggi ne arrivano poco più di 27 mila. Prima se ne bruciavano 37mila, attualmente poco più di 17mila. L’intervento previsto è sovradimensionato».

Forma ha quindi avanzato una proposta alternativa: «Invece di una nuova linea di incenerimento costruiamo a Tossilo impianti per il riutilizzo dei rifiuti che consentano di dismettere l’inceneritore e valorizzare altri settori come l’agroalimentare».

Secondo Luigi Lotto (Pd) la questione andava affrontata prima. «Oggi il dibattito non serve a nulla, si sarebbe dovuto affrontare sei anni fa nel momento in cui si stanziarono i fondi per l’opera e si approvarono i progetti esecutivi – ha detto Lotto – se esiste una motivazione valida per bloccare il progetto lo si dica, altrimenti non si può fare un dibattito politico a babbo morto. La discussione è inutile, rischiamo di dare la sensazione ai cittadini che vivono in quei luoghi che li vogliamo fregare». 

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità di discutere in modo laico sul tema dello smaltimento dei rifiuti. «La realtà è che le discariche presenti in Sardegna sono quasi colme, hanno un’autonomia di 2 anni e mezzo». 

Desini ha poi invitato il Consiglio a mettere mano a un nuovo Piano dei rifiuti che individui una tariffa unica regionale per lo smaltimento: «Non capisco perché i centri virtuosi debbano pagare di più rispetto a chi non raggiunge livelli di raccolta differenziata accettabili – ha detto Desini – altra questione riguarda i costi: perché non ci si interroga sul fatto che con un termovalorizzatore pubblico si pagano 240 euro a tonnellata contro i 100 dei privati?».

Il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, è intervenuto per chiarire – così ha affermato – alcuni aspetti emersi nel corso del dibattito, in considerazione del ruolo di assessore dell’Ambiente ricoperto nella precedente legislatura. «Il revamping dell’impianto di Tossilo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è inserito nel piano regionale dei rifiuti approvato nella legislatura 2004-2009». Oppi ha quindi spiegato che il documento approvato su proposta della Giunta Soru, indica due centri per la termovalorizzazione: Macchiareddu (150.000 tonnellate\anno) e un altro di circa 100.000 tonnellate nel Nord Sardegna. «Lo stesso piano – ha aggiunto il consigliere Aps – prevede l’adeguamento dell’impianto di Macomer (60.000 tonnellate) e specifica il carattere di transitorietà degli impianti del centro Sardegna». Oppi ha quindi ricordato le “sollevazioni popolari” che impedirono l’individuazione del sito di Ottana ed ha sottolineato come siano stati gli enti del territorio, ad incominciare dalla Provincia di Nuoro, ad individuare il sito di Tossilo.

In ordine agli stanziamenti regionali, l’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci, ha ricordato i  20 milioni di euro del 2010 a valere sui fondi Por, l’ulteriore finanziamento di 47 milioni per i termovalorizzatori dell’Isola e un altro stanziamento triennale di ulteriori 22 milioni per la ristrutturazione dell’impianto di Tossilo. Girgio Oppi ha quindi invitato la Giunta e l’attuale assessore dell’Ambiente a fornire un quadro della situazione dei termovalorizzatori in Sardegna.

Il consigliere Gavino Sale (Irs-Misto) ha evidenziato che il “tema dei rifiuti” è un argomento da qualche tempo all’ordine del giorno e che “crea non pochi problemi”. «All’Avana – ha dichiarato Sale in riferimento ad una sua recente visita nella capitale di Cuba – ho chiesto le ragioni di un così efficiente sistema sanitario e la risposta è stata: perché abbiamo un popolo sano». «Noi sardi  – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non siamo un popolo sano ma tra i più malati d’Europa e ne sa qualcosa il nostro Sulcis». Il leader di Irs ha quindi sottolineato la necessità di scelte strategiche e decisive ed ha definito la scelta del termovalorizzatore “una scelta medioevale”. «Bruciando i rifiuti – ha aggiunto Sale – non faremo altro che contribuire al baratro mondiale e io non voglio essere complice di questo crimine». «I comitati e tanti cittadini – ha dichiarato il consigliere – ci chiedono di prendere un’altra strada: di non bruciare». «Usiamo i denari pubblici per invertire la rotta – ha continuato – e portiamo la differenziata oltre la quota del 50% raggiunta in Sardegna, anche perché se ogni 100.000 tonnellate bruciate si creano 15 posti di lavoro, 45 con discarica ma con i moderni sistemi del riutilizzo dei rifiuti si creano 400 posti di lavoro ogni centomila tonnellate». Sale ha concluso chiedendo alla Giunta di rinviare la decisione sugli impianti di Tossilo e di rispettate le volontà dei territori e dei comitati interessati: non si può procedere senza un nuovo piano dei rifiuti.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha ricordato l’obiettivo “rifiuti zero” delle politiche italiane e europee per ribadire che tale obiettivo deve essere perseguito nel corso della legislatura regionale («deve essere anche il nostro obiettivo e non quello di utilizzare la termovalorizzazione»). Il presidente della IV commissione ha ricordato le indicazioni contenute nel piano regionale rifiuti del 2008 ed ha evidenziato come nell’arco della precedente legislatura non si sia dato avvio neppure allo studio di fattibilità degli impianti del Nord Sardegna. «Tenere in piedi l’impianto di Macomer è dannoso – ha affermato Solinas – e sarebbe preferibile chiuderlo piuttosto che lasciarlo così come è». Il consigliere della minoranza ha sottolineato inoltre la partecipazione del primo firmatario della mozione alla Giunta regionale che nello scorso mandato ha deliberato i 45 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti di Tossilo. Solinas ha concluso facendo riferimento alla complessiva produzione di rifiuti in Sardegna ed ha affermato che «senza il termovalorizzatore nel Nord dell’Isola e senza la rivisitazione di quello di Tossilo resteranno 100.000 tonnellate/anno di rifiuti da smaltire».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito “giusto” il dibattito su un tema così delicato ed ha sottolineato come la discussione non serve per ricercare responsabilità e colpe ma a valutare soluzioni opportune dinanzi ad una serie di problemi evidenti. Quanto all’assenza di responsabilità da parte della Giunta in carica («porta avanti un processo già avviato nella scorsa legislatura», così hanno affermato alcuni esponenti della maggioranza) solo perché il revamping di Tossilo è stato finanziato nella scorsa legislatura, il consigliere dei Quattro Mori ha ricordato la revoca da parte della Giunta Pigliaru della delibera di approvazione del Piano paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci. «Oggi – ha aggiunto Carta – non dobbiamo cercare le colpe di qualcuno ma dobbiamo domandarci se è giusto, dopo sei anni, ristrutturare e ampliare l’impianto di Tossilo». «Dobbiamo dimandarci – ha proseguito il consigliere Psd’Az – se i 45 milioni dis stanziamenti pubblici per Tossilo sono un investimento nell’interesse dei cittadini sardi oppure no». Carta ha concluso dichiarando contrarietà al potenziamento del termovalorizzatore di Tossilo ed ha auspicato che la Giunta si adoperi per la tariffa unica regionale per lo smaltimento e tenga conto delle contrarietà al termovalorizzatore espresse dalla Provincia di Nuoro, nonché dalla necessità di approfondimenti e studi proposti dalla Asl e dagli Enti Locali del Marghine.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha evidenziato le generali criticità che investono la Sardegna sul tema dei rifiuti ed ha lamentato l’assenza di un moderno piano regionale dei rifiuti che sappia coniugare l’efficienza dei servizi con l’equità dei costi e la salubrità ambientale. «La tutela della salute dei cittadini è la priorità – ha affermato il consigliere della maggioranza – e la differenziata, il riciclo e il riuso sono gli obiettivi da perseguire, riducendo il bruciamento». Serve nuovo piano regionale dei rifiuti, strumento necessario per portare a soluzione l’ingiustificabile diseguaglianza dei costi tra i diversi territori. Usula ha quindi dichiarato di avere ben presenti le responsabilità di chi nel recente passato ha avuto responsabilità di governo ma ha affermato che «la fretta non può far ribadire i contenuti di un piano dei rifiuti datato 2008 e che risente di un ritardo culturale, di conoscenze e che dimostra nel momento stesso della sua riproposizione inadeguatezza e arretratezza». «In quegli anni – ha aggiunto il capogruppo Rosso Mori – era centrale il ruolo dei bruciatori e sebbene il termovalorizzazione venga prima della discarica è bene tenere presente che il sistema di bruciamento è al penultimo posto tra le opzioni per lo smaltimento dei rifiuti». «Giusto andare contro la discarica – ha proseguito il consigliere – ma ricordiamo che l’inceneritore necessità di una discarica per smaltire le ceneri ed a Tossilo si produrrebbero più ceneri pericolose e tossiche da conferire in discariche speciali». «Dove è dunque la visione moderna? – ha domandato Usula – ed anche da punto di vista economico su Tossilo ci sono tante perplessità se si considera che sono previsti 6 megawatt di potenza con una resa energetica del 25%. Cioè il 75% dell’energia prodotta con la combustione dei rifiuti andrebbe perduta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un ringraziamento al suo collega e compagno di partito, Luigi Crisponi, per aver portato all’attenzione dell’Aula un tema che non si riferisce solo all’affaire Tossilo ma che riguarda la gestione dei rifiuti in Sardegna. L’esponente della minoranza ha quindi lamentato l’assenza del piano regionale dei rifiuti ed ha evidenziato le difficoltà nel riconoscere le giuste premialità ai cosiddetti Comuni “ricicloni”, a fronte degli scarsi risultati nella raccolta differenziata registrati in alcuni grandi centri dell’Isola. A proposito dei termovalorizzatori, l’onorevole Dedoni si è soffermato sul dato del 40% di rifiuti che sono necessari per alimentare l’impianto. «Serve scardinare il sistema che ruota intorno ai rifiuti solidi urbani – ha concluso il capogruppo – ed il Consiglio non può nascondersi, né può nascondere ai sardi i problemi reali del termovalorizzatore di Tossilo. Incentiviamo politiche pulite e non quelle politiche sporche che hanno visto la Sardegna prendersi i rifiuti della Campania per dare da mangiare ai termovalorizzatori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha in apertura ricordato la proposta di legge sui rifiuti presentata dal suo gruppo, dove si ipotizzavano soluzioni diverse. Ha detto poi “no” all’approccio ideologico sulla materia «perché non serve parlare di quello che poteva essere e non è stato; grazie invece all’assessore che ha mostrato sensibilità ed apertura al dialogo, è emerso con chiarezza che a fronte di dati e numeri certi c’è la volontà dell’esecutivo di non sottrarsi al confronto ed all’ascolto delle ragioni di tutti, ma resta comunque dirimente ripartire dall’attualizzazione del Piano regionale dei rifiuti, ormai ampiamente superato». «Sosteniamo perciò – ha aggiunto Cocco – la moratoria di 5 anni per gli impianti di tutta la Sardegna, una scelta con cui vogliamo chiudere una volta per tutte la pagina della termo-valorizzazione, del resto è la strada maestra che ci viene indicata dall’Unione europea: riduzione della quantità dei rifiuti e riciclo dei materiali». «Chiederemo quindi alla Giunta – ha concluso – un ordine del giorno con questi contenuti assieme ad una analisi epidemiologica seria sul territorio interessato dal progetto».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che la posizione del suo gruppo è molto chiara: «Siamo per la moratoria che ci metterebbe fra l’altro al riparo da ogni procedimento in corso e, nello stesso tempo, intendiamo dare attuazione al nuovo Piano dei rifiuti per intervenire sulla materia con una adeguata programmazione, senza dimenticare la posizione dei lavoratori della struttura, che vanno tutelati». Per noi questo resta il punto principale, ha ribadito con forza Arbau; «diremo “no” ad ogni fuga in avanti ancorata a programmazioni precedenti, il nostro gruppo è disponibile a ragionare su un ordine del giorno congiunto a condizione che si riporti al centro la programmazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha definito la mozione «un atto doveroso del Consiglio nei confronti dei cittadini sardi, per la tutela della salute, dei loro risparmi e del loro futuro». «Gli obiettivi della Ue in materia di rifiuti – ha ricordato – fissano una soglia di riciclo al 60%, quindi non è pensabile smaltire ancora in modo massiccio con l’incenerimento perché significherebbe bruciare materie prime preziose per l’economia». «Stamane nel porto di Cagliari – ha aggiunto Rubiu – c’era una nave da crociera con 5000 persone a bordo, una piccola città che ricicla i rifiuti totalmente, il sistema idrico è alimentato dai rifiuti mentre plastica e vetro vengono scaricati a terra e venduti; se lo fanno le navi da crociera possono riuscirci anche i sardi, soprattutto pensando all’utilizzo del bene-rifiuto». «Va però riconosciuto – a giudizio di Rubiu – che questo è un obiettivo di lungo periodo che nell’immediato è difficile da realizzare per cui anche l’inceneritore di Tossilo dovrà essere costruito ma per imboccare poi una strada diversa: quella di produrre energia, reddito e sviluppo dai rifiuti, discorso da estendere anche agli appalti pubblici, ecco perché c’è bisogno al più presto di un nuovo Piano».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, in apertura, ha osservato che «forse il dibattito ha confuso le idee più che chiarirle anche se il tema è complesso». Il Piano dei rifiuti, a suo giudizio, «va adeguato, aggiornato ed adattato alla nuova realtà ed i costi sono i veri temi centrali per le comunità, perché ora sono eccessivi e bisogna tendere alla tariffa unica». In concreto, il capogruppo del Pd ha, da un lato, ricordato gli obiettivi fissati dall’Unione europea e, dall’altro, quelli della differenziata in Sardegna di poco superiore al 50%, precisando che, quindi, «quello dei rifiuti zero è un obiettivo di medio e lungo termine che non si può realizzare in pochi giorni anche perchè la situazione sarda è, sotto questo profilo, a macchia di leopardo; a breve termine, bisogna stare con i piedi per terra, tenendo presente che il problema non è solo quello di Tossilo ma di una nuova pianificazione regionale». Cocco ha infine suggerito di predisporre un ordine del giorno finalizzato «ad avviare la nuova pianificazione, integrato da un approfondimento sulle tematiche legate alla salute dei cittadini».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, illustrando il parere della Giunta, ha citato sinteticamente la tappe principali dell’iter amministrativo del progetto, del quale ha ricordato le fasi «ad evidenza pubblica», respingendo radicalmente l’ipotesi che lo stesso abbia goduto di una «corsia preferenziale». «L’impianto – ha detto – trova giustificazione nell’esigenza di ammodernare quello precedente, obsoleto e dannoso per l’ambiente, e di ridurre il più possibile i rifiuti da conferire in discarica». «Le discariche della Sardegna – ha precisato l’assessore Spano – sono ormai vicine all’esaurimento con una disponibilità complessiva di circa 870.000 a fronte di una domanda molto superiore, per cui il dimensionamento dell’impianto impianto appare correttamente impostato sulla base delle esigenze attuali e future delle province di Nuoro, dell’Ogliastra e di Oristano; l’impianto esistente lavora appena 15.000 tonnellate di materiale ed i residui vanno mandati in discarica». «Quanto alla raccolta differenziata – ha proseguito l’esponente della Giunta – la Sardegna ha raggiunto nel 2013 la percentuale del 51% facendo registrare anche un calo della produzione dei rifiuti, dato che la colloca all’8° posto in Italia, al di sopra della media nazionale e davanti a molte Regioni del sud e del centro, tuttavia le proiezioni parlano chiaro: anche con un 75% di differenziata (che in Sardegna peraltro cresce solo del 2% annuo) e l’aumento dei comportamenti virtuosi, comunque l’impianto sarebbe giustificato». «Nel panorama europeo – ha affermato ancora l’assessore Spano – i termovalorizzatori sono essenziali per la produzione energia ed il superamento delle discariche, secondo un modello di buone pratiche che non esclude il riciclo e, stando alle previsioni nel breve e medio periodo, la Sardegna ha una quota di rifiuti del 35% che non potrà essere riciclata né mandata in discarica». Quanto alle problematiche legate alla salute, l’assessore ha dichiarato che l’impianto è progettato con le tecnologie di ultima generazione che riducono le emissioni dal 30 al 93%, a seconda delle sostanze considerate e, in ogni caso, le autorizzazioni rilasciate prevedono un monitoraggio sulla salute pubblica, attraverso interventi periodici effettuati da parte delle Asl, dell’Arpas e e dell’Istituto Zooprofilattico, mentre per quanto riguarda le tariffe è prevista una riduzione dagli attuali 199 euro a tonnellata a 120».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, in sede di replica, ha ringraziato i cittadini, gli amministratori e le associazioni che hanno tenuto vivo il problema, aggiungendo che «la discussione è servita per far emergere le scelte sbagliate della Giunta». Le  risposte dell’assessore Spano, ad avviso di Crisponi, «non sono sufficienti né per il Consiglio né per i cittadini, la Giunta in realtà non ha dato risposte, soprattutto per quanto riguarda la consultazione di esperti internazionali indipendenti di cui pure si è servita per problemi della sanità animale, quasi che quella umana fosse meno importante». Rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco, che in qualche modo chiedeva alla Giunta di “rallentare”, Crisponi ha chiesto all’Esecutivo «la sospensione in autotutela del provvedimento, perché sono tanti i conti che non tornano; quello economico in raffronto a 45 milioni di investimento e, tantomeno, quello sulle garanzie per la salute dei cittadini». «La Giunta ha corso troppo velocemente – ha concluso Crisponi – ed al suo interno c’è stata maggioranza di semplici osservatori che non hanno fatto l’interesse delle popolazioni rendendosi complici di un autogoal clamoroso; la strada dell’ordine del giorno può essere percorribile ma è necessaria una sospensione dei lavori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha sottolineato rivolto alla Giunta l’opportunità di un “rallentamento” ed ha chiesto una sospensione dei lavori per verificare se ci «sono le condizioni per un ordine del giorno unitario».

Alla ripresa il presidente annuncia ordine del giorno unitario che impegna la Giunta: affinché prima di intervenire in materia di gestione dei rifiuti, compresi i procedimenti su Tossilo, ponga in essere tutti gli adempimenti per l’effettuazione di campagne di monitoraggio sullo stato di salute della popolazione nell’area del Marghine nonché su opportuni indicatori biologici e dia corso in maniera celere all’aggiornamento del Piano regionale in materia di gestione dei rifiuti nonché a porre in essere in tempi rapidi il disegno di legge sul sistema di governo dei rifiuti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la messa in votazione della mozione n. 126 prima di procedere con l’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il presidente del Consiglio, dopo un breve consulto con gli uffici, ha quindi posto in votazione la mozione 126 che non è stata approvata con 32 voti contrari e 20 a favore.

Il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi (gruppo Soberania e Indipendentzia) ha domandato chiarimenti sul fatto che l’atto posto in votazione sia tale da interrompere una procedure amministrativa già avviata.

Il presidente del Consiglio ha quindi ricordato il pronunciamento di carattere politico che l’assemblea esprime attraverso l’ordine del giorno.  

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha annunciato che la minoranza non parteciperà alla votazione dell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per evidenziare e criticare con durezza il comportamento dell’opposizione: «E’ inaccettabile che abbandoni l’Aula dopo che siamo venuti qui a discutere di una loro mozione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato al “rispetto delle decisioni di tutti” ed ha definito “inaccettabili” le considerazioni espresse dal capogruppo Pd, Pietro Cocco. «L’ordine del giorno l’ha scritto la Giunta – ha concluso Dedoni – e se vuole se lo voti».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha espresso disappunto per la decisione della minoranza di non partecipare al voto ed ha sottolineato che l’ordine del giorno era stato concordato con tutti i capigruppo.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha fatto notare all’Aula che il consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, ha lasciato il Consiglio: «Confermando una volta di più che i problemi sono tutti all’interno della maggioranza». «Non partecipare al voto – ha concluso – è una scelta libera e democratica della minoranza come lo è quella dell’onorevole Augusto Cherchi».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini ha ricordato l’accordo di carattere politico raggiunto in conferenza di capigruppo sull’ordine del giorno.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha definito “legittimo” il comportamento della maggioranza che può decidere quali atteggiamenti politici adottare sui singoli punti all’ordine del giorno, ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere su documento posto in votazione.

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha dichiarato: «La Giunta ritiene che non sia prerogativa né della Giunta e né del Consiglio intervenire sui procedimenti amministrativi in corso e pertanto si rimette all’Aula».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, «in merito alla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo» che è stato approvato per alzata di mano.

Procede in Quinta Commissione del Consiglio regionale l’esame del Testo Unico sull’apicoltura che unifica le proposte di legge n. 45 (Oscar Cherchi e più) e n. 61 (Piero Comandini e più).

Il parlamentino delle “Attività produttive”, presieduto da Luigi Lotto (Pd), ha sentito in mattinata i rappresentanti delle associazioni agricole, della cooperazione e delle organizzazioni dei produttori. Diversi i suggerimenti arrivati ai commissari per l’integrazione del testo e l’armonizzazione con le altre misure nazionali ed europee destinate all’allevamento delle api.

Il coordinatore regionale di Copagri, Pietro Tandeddu, ha posto l’accento sulla necessità di incentivare l’aggregazione degli apicoltori valorizzando il ruolo delle organizzazioni dei produttori.  Su questo punto, il rappresentante di Copagri ha chiesto alla Commissione di eliminare dal testo i riferimenti generici ad associazioni di apicoltori in materia di formazione professionale. «Il rischio – ha detto – è che si delegittimino le O.P, uniche associazioni riconosciute dalla legge». Tandeddu ha poi auspicato una maggiore attenzione per l’apicoltura “che produce reddito” da non confondere con quella di natura hobbistica.

Luca Sanna, presidente di Confagricoltura, si è soffermato sul tema della formazione professionale invocando un innalzamento della qualità. «Non bastano più le 40-50 ore dei corsi organizzati da Laore, per formare un apicoltore professionista ne servono almeno 200. Le lezioni devono essere quanto più istituzionalizzate, la presenza delle associazioni apistiche è superflua». Insufficiente, per Sanna, la dotazione di 2 milioni di euro prevista dal provvedimento: «Queste risorse – ha detto il presidente di Confagricoltura – non bastano per raggiungere gli ambiziosi obiettivi della legge».

Martino Scanu, presidente della CIA, ha espresso apprezzamento per la decisione di dotare il settore di una legge organica. «L’aspetto più interessante è il tentativo di inquadrare l’apicoltura come una attività “nomade”. Con piccole correzioni si può consentire agli operatori di lavorare al meglio e di trarre reddito dalle loro attività».

Concetto approfondito da Sergio Cardia, presidente di AGCI, che ha sottolineato l’esigenza di riconoscere agli apicoltori gli incentivi per l’uso del gasolio agricolo: «Le arnie vengono spostate continuamente, è ingiusto non riconoscere agli operatori la possibilità di pagare meno il carburante per i loro mezzi di trasporto». Il rappresentante del mondo della cooperazione ha inoltre invitato la commissione ad inserire nella legge un articolo specifico sulla ricerca e l’innovazione delle aziende.

Francesco Caboni, segretario dell’O.P “Terrantiga” ha suggerito una modifica alle disposizioni sugli investimenti aziendali: «L’erogazione dei contributi deve favorire chi svolge attività economiche – ha detto Caboni – occorre prevedere aiuti per l’acquisto di arnie, pacchi d’api, attrezzature per lo smielamento e la trasformazione del prodotto, mezzi di trasporto adeguati». Caboni ha infine rimarcato l’esigenza di una formazione di alto livello rivolta alle aziende: «C’è la necessità di un know how molto avanzato, sarebbe per questo utile confrontarsi con gli altri operatori internazionali (americani e australiani) per apprendere nuove tecniche  di allevamento e suggerimenti sul fronte del marketing e della commercializzazione dei prodotti». 

Nel corso dell’audizione si sono approfondite anche le questioni relative ai programmi di riforestazione degli areali di interesse apicolo, alla tutela degli ecotipi locali e non solo della specie di ape italiana “Spinola”, alle nuove disposizioni sanitarie e all’esigenza di controlli più efficaci per scongiurare l’introduzioni in Sardegna di malattie e parassiti.