18 July, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato nuove norme in materia di dislessia. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo Unico sulla dislessia.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore, il consigliere Lorenzo Cozzolino, del Pd.

Nel suo intervento, Lorenzo Cozzolino ha ricordato il lavoro della commissione Sanità, che ha approvato la legge all’unanimità dopo l’unificazione di due proposte ed una attenta ricognizione, condotta in tutte le aziende sanitarie della Regione, sull’incidenza della dislessia in Sardegna, estesa dalla presa in carico dei pazienti fino alla formazione delle liste d’attesa. «Una ricognizione – ha precisato – accompagnata da un ciclo di audizioni che ha riguardato la direzione scolastica regionale, psicologi, pedagogisti e specialisti che hanno collaborato con suggerimenti e proposte, contendo alla commissione di arrivare ad un aggiornamento del testo ad eccezione della norma finanziaria». «La legge – ha aggiunto Lorenzo Cozzolino –contiene la classificazione precisa della dislessia come complesso di disturbi del neuro sviluppo che compromette la capacità di scrivere e leggere pur essendo sani, disturbi modificabili con interventi mirati e tempestivi che insorgono all’inizio della scolarizzazione, e misure che permettono di attenuare o compensare gli stessi disturbi». «La tempestività degli interventi – ha detto ancora il relatore – è un elemento centrale della strategia della Regione perché, in caso di interventi tardivi si impedirebbe allo studente di frequentare normalmente il corso di studi con un peggioramento complessivo delle sue condizioni che potrebbe incidere negativamente anche nella semplice vita di relazione». La prima legge in materia, ha continuato, «è stata emanata dallo Stato nel nel 2010 con l’obiettivo di porre studenti tutti sullo stesso piano, anche se permane una scarsa conoscenza della patologia perché si ferma all’ambito scolastico e non si estende, per esempio, ai concorsi pubblici ed agli ambienti di lavoro: la legge regionale, invece, comprende anche questi casi, introduce la certificazione con valore legale, promuove la ricerca, incentiva la raccolta e l’aggiornamento dei dati e la diffusione della conoscenza di questi disturbi attraverso specifiche attività di formazione dentro e fuori dal contesto scolastico».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia), firmatario di una delle proposte, ha sottolineato che «la legge arriva in Aula forse dopo troppo tempo e tuttavia fornisce uno strumento normativo ed operativo per intervenire nella patologia dei disturbi dell’apprendimento che riguarda i pazienti come i familiari, i quali finora erano privi della possibilità di comprendere la malattia e farvi fronte, dalla scuola alla vita sociale e lavorativa». «La Sardegna – ha detto ancora Edoardo Tocco – affronta questo problema per la prima volta ed ora sarà possibile intervenire sia sulla scuola che sull’individuo e la sua vita normale, partendo ovviamente dai bambini, con lo scopo di garantire a tutti pari diritti, espressione di una sanità attenta ai bisogni ed alle difficoltà dei cittadini, esempio di buona politica e buona sanità oltre che di collaborazione concreta fra maggioranza ed opposizione».

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulle peculiarità dei diverse forme di disturbi dell’apprendimento, come alterazioni che incidono su alcune abilità e sull’apprendimento in soggetti con caratteristiche fisiche e mentali normali: dislessia (sul testo scritto), disgrafia (leggibilità dei testi), disortografia (sui suoni), discalcolia (sui calcoli). «Secondo stime del ministero della Pubblica istruzione – ha spiegato Domenico Gallus – in Italia sono oltre 186.000 i casi in crescita, segnalati in crescita visto che l’incidenza di questi disturbi è quadruplicata in 6 anni, mentre in Sardegna colpisce circa il 3%, soprattutto, in alunni del primo e secondo grado del ciclo di istruzione». «E’ un disturbo dal quale si può guarire – ha assicurato il consigliere – perché nel 20% dei casi si risolve, nel 45% si ottengono risultati intermedi e solo nel 35% si segnala una persistenza, purtroppo, correlata ad altre patologie come, ansia, depressione, peggioramento della condotta, scarsa motivazione, abbandono scolastico, scompensi emotivi ed affettivi». «La legge – ha concluso – garantisce parità con azioni mirate fin dalla scuola dell’infanzia con attività didattiche specifiche intervenendo anche sull’evoluzione della malattia, affermando in definitiva il principio che le persone affetti da questi disturbi non sono invalidi né portatori di handicap».

Rossella Pinna, del Pd, ha espresso una valutazione molto positiva sulla legge, che contiene «strumenti operativi efficaci rispetto ad una problematica complessa che finora aveva menomato l’autonomia e l’inclusione sociale di tanti bambini ed adulti». «Rispetto ad una realtà nazionale molto diversificata nelle diverse aree che vede la Sardegna vicina al nord ovest ma con limiti di sotto certificazione – ha evidenziato la Pinna, «famiglie ed esperti hanno rilevato però il riconoscimento tardivo del disturbo, anche la legge nazionale del 2010 ha iniziato ad invertire la tendenza attraverso piani personalizzati nei contesti scolastici e lavorativi». «Occorre – ha auspicato l’esponente del Pd – che il sistema sanitario regionale possa operare con competenza ed appropriatezza, promuovendo la crescita della sensibilità e della comprensione del disturbo anche allargando il campo degli interventi al settore della formazione professionale».

Augusto Cherchi, del Pds, ha messo in luce nella premessa che anche la legge sulla dislessia non si è sottratta ad un processo legislativo complesso e lungo non solo per la farraginosità del sistema «ma anche per aspetti burocratici legati soprattutto alla proiezione delle norme sui attività su territori». Manca insomma, secondo Augusto Cherchi, «un pezzo di trasparenza così come manca alla nuova rete ospedaliera che non si vede sul territorio (anzi si vede l’esatto contrario) nonostante il voto del Consiglio regionale risalga ad ottobre scorso». Soffermandosi sul merito del provvedimento in discussione, Augusto Cherchi ha dichiarato che «si tratta di una legge molto importante che interviene non su una patologia ma su alcune difficoltà compensabili legate all’identità individuale (Einstein e Leonardo erano dislessici) che hanno una elevata incidenza nello sviluppo della personalità ed in attività fondamentali come leggere scrivere e far di conto». Positive, secondo il consigliere, «anche l’attenzione alla scuola anche per combattere dispersione scolastica ed il ricorso a soggetti privati ove il pubblico non sia in condizioni di effettuare diagnosi, oltre a strumenti a garanzia del percorso formativo e lavorativo».

Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha messo in evidenza il buon lavoro della commissione Sanità «con una legge che ha lo scopo di intervenire per contrastare i ritardi nell’apprendimento che colpiscono circa il 10% dei bambini ed un altro 30% di soggetti in età più avanzata, dati che segnalano aree di gravissimo disagio sociale per persone e famiglie». «Si tratta di disturbi – ha detto Emilio Usula – tempo-dipendenti localizzate nel primo quadrimestre della prima elementare dove la diagnosi corretta è indispensabile sia per la cura che per evitare l’evoluzione della malattia; servono perciò specialisti ben distribuiti sul territorio e risorse adeguate e, sotto questo profilo, non convince il ricorso a strutture private a pagamento, spero non sia alibi per disimpegno sistema sanitario regionale, sospetto peraltro suffragato dall’attuale scarsità di risorse, aspetto che l’assessore deve chiarire».

In un secondo intervento il relatore della legge Lorenzo Cozzolino ha precisato che «l’accreditamento degli specialisti privati è inquadrato nell’accordo Stato Regioni del 2012 successivo alla legge 170/2010 e disciplina la possibilità per le Regioni (solo per garantire la tempestività degli interventi) assicurando il rispetto del termine di 6 mesi nel rilascio delle certificazioni che attualmente in Sardegna non vengono rispettati, mentre nel settore pubblico le liste d’attesa sono eccessive».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, commentando quanto emerso dal dibattito, affermato che «ogni tanto la politica del buon senso, che si spoglia dalle appartenenze e si impegna per il bene comune fa cose buone per i cittadini, dando una mano a persone sfortunate ed alle loro famiglie, e mette a disposizione della comunità uno strumento utile per avere finalmente risposte concrete e riconoscere diritti». Daniele Cocco, infine, ha auspicato che quello della legge sulla dislessia possa essere un esempio da replicare con la commissione sulla presenza dell’amianto con attenzione all’efficienza delle strutture sul territorio «perché le persone colpite dalle patologie correlate all’amianto devono aspettare oltre 200 giorni per una visita e sono veramente troppi».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato di condividere la relazione del consigliere Lorenzo Cozzolino scusandosi però del ritardo con cui l’assessorato ha risposto alla commissione. Il quadro generale della sanità in Sardegna, ha aggiunto l’assessore, «ci pone di fronte problemi di enormi dimensioni e ci spinge a profonde riflessioni sulla sanità che vogliamo perché bisogna decidere quale modello adottare». Nel caso della dislessia che, secondo Arru, rientra nell’ambito della riflessione generale sulla sanità sarda, «è vero che serve personale specializzato per andare oltre la fase infantile, è vero anche che gli interventi sulle liste d’attesa richiedono scelte, e tutto deve essere inquadrato appunto in un modello esterno all’ospedale in raccordo con le cattedre universitarie, senza trascurare che in Sardegna ben  960.000 cittadini vivono in zone rurali». Quanto alla nuova rete ospedaliera, l’assessore della Sanità ha ribadito che «la Regione ha inviato ai ministero della Salute e dello Sviluppo economico le sue contro deduzioni per dimostrare che la legge quadro nazionale è stata applicata adottato in autonomia dalla Regione e non c’è alcuna asimmetria fra i suoi contenuti e l’applicazione concreta». Affrontando, infine, il problema delle visite dei pazienti colpiti da patologie legate all’amianto, Luigi Arru ha assunto precisi impegni per ridurre i tempi, ricordando però che secondo i dati più recenti «i sardi hanno prenotato 5 milioni di visite nei Cup sardi ed oltre 1 milione e 200.000 non si sono presentato; è un problema enorme che va affrontato».

Successivamente il Consiglio ha approvato all’unanimità il passaggio agli articoli mentre, dopo una breve sospensione dei lavori, il relatore ha annunciato che tutti gli emendamenti saranno sottoscritti da tutti i componenti della commissione.

A seguire l’Aula ha approvato l’art.1 con un emendamento che corregge il titolo della legge che si riferirà a «disturbi specifici dell’apprendimento». 

Dopo l’articolo 1 (Oggetto) il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’articolo 2 (finalità) con gli emendamenti 4 e 10. L’articolo 2 è stato approvato e così gli emendamenti 4, 10 e 1.

Approvato anche l’articolo 3 (Accertamento e certificazione del disturbo di apprendimento ) con l’emendamento aggiuntivo 11 e poi l’articolo 4 (Comitato tecnico-scientifico sui DSA) con l’emendamento aggiuntivo 12.

Sull’articolo 5 (Iniziative di informazione e sensibilizzazione ) compreso l’emendamento soppressivo parziale 13, la commissione e la Giunta hanno espresso parere favorevole.

L’on. Emilio Usula ha annunciato un emendamento orale per invitare la Regione a potenziare il servizio pubblico con nuove assunzioni.

L’emendamento soppressivo 13 e l’articolo 5 sono stati approvati e così l’articolo 6 (Formazione degli operatori sanitari e scolastici e delle famiglie) con l’emendamento sostitutivo 2.

Di seguito, approvato anche l’articolo 7 (Inclusione scolastica e all’università) con l’emendamento 14. Poi l’articolo 8 (Concorsi, inserimento lavorativo mirato e misure di supporto per i genitori) con l’emendamento aggiuntivo 8.

Approvato l’articolo 9 (promozione della ricerca) e poi il 10 (Accreditamento ai fini dell’articolo 3 della legge n. 170 del 2010) con gli emendamenti 6, 7, 9, 15, 16.

Ok dall’Aula anche all’articolo 11 (norma finanziaria) e così il 12 (entrata in vigore) e il testo della legge, così come emendato.

Per dichiarazione di voto l’on. Roberto Desini (Pds) ha ringraziato tutti i colleghi e ha detto: «Ci sono cinque milioni di prenotazioni all’anno al Cup ma un milione e duecentomila pazienti rinuncia. Dobbiamo chiederci perché rinunciano e io lo dico: perché le visite vengono fissate dopo sette, otto mesi e chi rinuncia va a fare a pagamento la stessa visita. Assessore Arru, lei è un nominato e non un eletto e non deve rispondere a nessuno. Non accetto che lei risponda così». L’esponente della maggioranza, nel suo intervento, ha quindi parlato di “nefandezze”, con un tono particolarmente critico rivolto alla situazione della sanità in Sardegna.

L’on. Roberto Deriu ha parlato a nome del Pd e ha ringraziato i commissari che hanno collaborato a questo testo: «Sono importanti le finalità di questa legge in materia di diagnosi precoce e di diritti delle persone diversamente abili. Siamo molto fieri del voto unanime a questa legge».

Anche l’on. Edoardo Tocco (FI) ha ringraziato «i colleghi che hanno fatto un gran lavoro per questa legge, abbiamo raggiunto un bel risultato per tanti sardi ed è importante per tutta l’Aula». Anche l’on. Marco Tedde (FI) si è associato ai ringraziamenti: «E’ un articolato positivo, un lumicino nel buio di una sanità sarda che non funziona e l’attacco virulento che è partito dai banchi della maggioranza verso l’assessore Luigi Arru lo dimostra in pieno». Per l’on. Mariano Contu (FI) «è necessaria una rete dei servizi territoriali che dia davvero una risposta ai bisogni delle persone con disturbi comportamentali individuati dall’assessore nel suo intervento ma anche nei lavori preparatori di questa legge».

L’on. Daniele Cocco (Articolo 1) ha detto che «quando si fanno cose intelligenti insieme c’è una ricaduta per tutti ma non possiamo non notare che esiste il problema delle liste d’attesa. Chi prenota e non si presenta non può aspettare il pubblico e va dal privato. E’ chiaro che se i Cup avessero personale potrebbero lavorare di più e migliorare i tempi delle liste d’attesa e ridurre la fuga verso i privati».

Favorevole anche l’on. Mondo Perra, presidente della commissione Sanità: «E’ una legge che dà risposte e restituisce dignità, visto che la Sardegna è l’ultima regione a normare la materia della dislessia. Oggi facciamo un salto culturale importante».

Per l’on. Domenico Gallus (Psd’az) «i cittadini ci chiedono risposte in materia sanitaria perché evidentemente non gliele diamo» mentre per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «sono troppe le considerazioni strumentali sull’assessore Luigi Arru, le cui nefandezze corrispondono all’azione di disboscamento delle gestioni del passato. Oggi noi abbiamo in Sanità buona amministrazione, risparmio e pianificazione  che ci stanno portando a rientrare di 50 milioni dal nostro deficit».

Fratelli d’Italia ha preso la parola con l’on. Paolo Truzzu, secondo cui «siamo davanti a una buona legge, per quanto tardiva, nella speranza che sia davvero attuata. Ma non posso non denunciare che la riforma della sanità sarda è ferma. Avete un direttore generale che nessuno ha votato e fa l’assessore. Assessore, ma chi ve lo fa fare? Si dimetta».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) «i toni e i termini del collega di maggioranza Roberto Desini non sono accettabili e dovrebbe chiedere scusa all’assessore Luigi Arru» mentre per l’on. Giorgio Oppi «il voto a favore di questa legge è scontato ma è una legge che arriva in ritardo. Ma non possiamo ignorare che la Sanità sarda non va bene: ognuno deve prendersi le sue responsabilità. E smettiamola di dire sciocchezze sui risparmi conseguiti, visto che stiamo utilizzando i fondi del 2019 per coprire i buchi degli anni precedenti».

Secondo l’on. Augusto Cherchi  (PDS) «la Sanità è un argomento così importante da provocare posizioni dure e aspri, è inevitabile. Non è vero che va tutto bene e non siamo disposti a fare difese d’ufficio». Per l’on. Luigi Lotto (Pd) «siamo tutti grandi e vaccinati e ci stanno anche i toni duri  in una materia così importante come la Sanità». 

La capogruppo di Fi, Alessandra Zedda ha dichiarato voto favorevole al provvedimento ed ha definito “anomalo” il clima in Aula. «Un partito della maggioranza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – critica aspramente le scelte fatte sul riordino della rete ospedaliera, nonostante abbia votato a favore dei quel provvedimento che non oggi come allora giudichiamo inadeguato». «Assessore – ha concluso Alessandra Zedda – prenda atto della mozione di sfiducia che gli è arrivata dai banchi della sua maggioranza e tragga le opportune conclusioni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito parere favorevole alla proposta in discussione ed ha criticato il governo della sanità nell’isola mentre il consigliere del Partito dei Sardi, Piermario Manca, è ritornato sulla polemica delle liste d’attesa, rivendicando nel contempo il diritto di critica sull’operato dell’assessore, pur restando nella maggioranza.

Il consigliere Francesco Agus (Misto) ha dichiarato voto favorevole («è una legge che attendiamo dalla precedente legislatura») ma ha chiesto di evitare «forzature nel confronto come è stato fatto con il tema delle liste d’attesa”. «Evitiamo processi sommari contro l’assessore della sanità», ha concluso il consigliere ex Sel.

Gaetano Ledda (capogruppo Psd’Az-La Base) ha annunciato voto favorevole alla proposta di legge ed ha criticato duramente lo stato in cui versa la sanità sarda: «La sanità non funzione ed è allo sfascio, per comprenderlo è sufficiente recarsi in uno qualsiasi degli ospedali sardi».

Il consigliere Valerio Meloni (Pd) si è detto dispiaciuto dall’andamento del confronto in Aula: «Non approvo toni e attacchi di tipo personale e affermo che agricoltura e sanità sono i più settori critici».

Pierfranco Zanchetta (capogruppo Upc-Psi) ha dichiarato voto favorevole ed ha parlato di “discussione irrituale” auspicando la convocazione di una seduta ad hoc del Consiglio sul tema della sanità.

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha definito il dibattito in Aula “confuso” ed ha affermato: «Dissento dalle affermazioni che tendono a mettere in discussione il piano di riordino della rete ospedaliera, così come constato che le liste d’attesa non nascono oggi né sono conseguenza della riorganizzazione della rete ospedaliera».

Il consigliere Emilio Usula (Misto) ha dichiarato pieno sostegno al provvedimento in discussione ed ha polemizzato con il gruppo Pds: «I Rossomori hanno scelto di uscire dalla maggioranza ed hanno rinunciato a vantaggi e cariche, altri tengono ben stretti questi ruoli ma in Aula parlano di bande e nefandezze a proposito della sanità».

Il consigliere di Fi, Stefano Tunis (Fi) ha definito “grottesca” la situazione in Aula ed ha dichiarato: «Noi della minoranza siamo a conoscenza delle difficoltà della maggioranza ma chiediamo di chiudere in fretta questa pagina poco felice del centrosinistra al governo della Regione».

Posta in votazione la legge sulla dislessia è stata approvato con 49 favorevoli su 49 votanti.

Si è passati dunque alla discussione della mozione n. 376 (Lai e più) sulla situazione delle parafarmacie e il primo firmatario ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sull’argomento.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi concesso la parola per la replica all’assessore della Sanità Luigi Arru che, riferendosi alle fasi più spigolose del dibattito sulla legge per la dislessia, così si è rivolto alla presidenza: «Pongo il quesito se un assessore tecnico che ha giurato in Aula abbia o no il diritto all’esercizio politico in Consiglio». L’assessore ha quindi promesso «altre occasioni per discutere il tema della sanità» e si è soffermato sulla situazione della parafarmacie evidenziando che si tratta di attività commerciali e che dunque compiti e funzioni della Regione e dell’assessorato sono assai limitate.

In sede di controreplica, il consigliere Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp), si è rimesso al contenuto dell’ordine del giorno, condiviso anche dall’assessore Luigi Arru, che impegna il presidente della Regione e lo stesso assessore a vigilare «affinché il governo attui politiche favorevoli all’ingresso nel settore del commercio farmaceutico di ulteriori risorse lavorative, riducendo i limiti che ostacolano al crescita delle parafarmacie» e a «scongiurare vecchi assetti monopolistici».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno (Lai e più) che è stato approvato con ventinove favorevoli e uno contrario ed ha dichiarato tolta la seduta, preannunciando la convocazione del Consiglio al domicilio.

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Il consigliere Gianni Lampis (FdI) è stato eletto segretario dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Prima di iniziare l’esame dell’ordine del giorno, numerosi consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il consigliere Antonio Solinas, del Pd, ha ricordato che ieri i commissari Ara hanno riscontrato una perdita di esercizio superiore alla quota consentita dalla legge e messo in liquidazione l’associazione, con grave preoccupazione dei lavoratori che Consiglio deve condividere, per cui sentire con urgenza l’assessore dell’Agricoltura.

Il consigliere Gianni Lampis (Fdi Sardegna), ha invece richiamato l’attenzione dell’Aula sulle conseguenze dell’ondata di maltempo che ha colpito la Sardegna e in particolare molti Comuni dove non è stata ripristinata nemmeno la viabilità principale; di qui la necessità di una relazione dettagliata dell’assessore dell’Ambiente.

Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha ripreso il tema sollevato da collega Antonio Solinas, per sottolineare l’ordine del giorno unanime del Consiglio con cui si impegnava la Giunta ad evitare le messa in liquidazione, segno che si era compresa la gravità della situazione. Nessuno però ha fatto niente, ha lamentato, mettendo il Consiglio davanti al fatto compiuto, nonostante diverse riunioni al ministero delle quali la minoranza non nemmeno stata informata; su questo l’assessore deve riferire al più presto.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è soffermato sul licenziamento di 4 dipendenti amministrativo della Asl di Nuoro risalente a qualche giorno fa in base, sembra, ad una delibera sul dimensionamento delle piante organiche predisposta dall’Ats. Secondo Daniele Cocco si tratta di un atto grave ed illegittimo, mentre continuano le assunzioni amministrativi attraverso le agenzie interinali. Per noi, ha concluso, bisogna partire dal mantenimento degli occupati e dei vincitori di concorso, rivedendo il provvedimento anche perché gli amministrativi della sanità sarda sono sotto la media nazionale.

Il presidente Ganau, dopo aver ribadito che le segnalazioni non sono previste dal regolamento, ha invitato i consiglieri ad attenersi all’ordine dei lavori, annunciando che quella odierna sarà considerata l’ultima eccezione al regolamento.

Anna Maria Busia (Misto) ha sollecitato un urgente incontro con l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria sulla messa in liquidazione Ara, di cui il Consiglio si è occupato a lungo, perché ora si è aperta una falla preoccupante nel settore dei servizi per agricoltura, oltre ad essersi consumato uno sgarbo istituzionale attraverso un provvedimento intervenuto a trattativa in corso Regione-Ministero.

Per il Pds il consigliere Roberto Desini ha protestato ricordato che, proprio pochi giorni fa, in commissione Agricoltura erano stati assunti precisi impegni per  affrontare la situazione Ara nel breve e medio termine scongiurando adozione di provvedimenti contingenti; così non è stato, a conferma di alcuni segnali peraltro molto chiari come il trasferimento da Cagliari a Roma delle coordinate bancarie.

Il capogruppo del Pds Giangranco Congiu ha chiesto la presenza dell’assessore dell’Agricoltura in Aula al più presto per riferire su una situazione incredibile ed incresciosa, che costituisce un attentato contro la nostra zootecnica. Abbiamo accettato supinamente, ha detto ancora Congiu, una modifica di regolamento che ha aperto la strada al commissariamento, soluzione di fatto favorita dalla Regione con un parere positivo che non sta in piedi, perché stiamo perdendo un intero sistema tecnico di sostegno alla zootecnia che non riusciremo più a ricostituire.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha riconosciuto sia la fondatezza delle argomentazioni dei colleghi che le osservazioni regolamentari del presidente, sollevando nel contempo il tema della lentezza con cui si forniscono le risposte alle interrogazioni dei consiglieri.

Il consigliere Luigi Lotto, del Pd, ha definito giusto il richiamo del presidente, affermando inoltre di aver partecipato ad alcune riunioni a Roma con le strutture del ministro Madia dove si è concordato di mettere in piedi un comitato tecnico che inizierà a lavorare domani con il compito di predisporre un nuovo disegno di legge di riorganizzazione dell’assistenza tecnica in agricoltura. Su questo il ministero ha mostrato aperture sollecitando un percorso tecnico forte e condiviso. Nel frattempo, ha lamentato Lotto, è successa la messa in liquidazione di Ara forzando la mano, nonostante la nostra richiesta di rimandare ogni decisione e considerando eventuali provvedimenti atti ostili nei confronti della Regione. Ora siamo ad un bivio, ha concluso: o riorganizzare il sistema o, senza illudere nessuno, seguire un’altra strada per mantenere in Sardegna sia l’assistenza tecnica che il controllo dei libri genealogici: auspico la prima soluzione, sulla quale ci confronteremo con l’assessore giovedì in commissione.

Il consigliere Domenico Gallus (Pasd’Aza-La Base), anche nella sua qualità di Sindaco. Ha ricordato le recenti intimidazioni ai Sindaci di  Bitti e Siniscola. Vanno bene la vicinanza e la solidarietà, ha dichiarato, ma i nostri amministratori locali sono costretti ad affrontare ogni giorno una situazione molto preoccupante, al punto che fare il Sindaco oggi in Sardegna è diventata una missione impossibile e forse sarebbe davvero il caso di arrivare alle dimissioni di massa in assenza di atti concreti del Consiglio e della Giunta.

Avviando l’esame dell’ordine del giorno, il presidente ha ricordato la necessità di procedere all’elezione di un segretario del Consiglio, aggiungendo in proposito che il gruppo Fdi Sardegna, non essendo rappresentato negli organismi di presidenza dell’Assemblea, ha presentato specifica istanza.

Il Consiglio ha quindi proceduto alla votazione. Al termine dello scrutinio è stato eletto il consigliere Gianni Lampis con  30 voti.

Prendendo ancora la parola sull’ordine dei lavori il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha riferito di aver sentito in una trasmissione televisiva dati che offendono la dignità del Consiglio. E’ stato detto, ha precisato Giorgio Oppi, che la Regione Sardegna ha 55 collaboratori su 60 con una spesa più alta di tutte le altre Regioni ma la realtà è esattamente opposta: noi siamo la Regione che ha tagliato di più ed i collaboratori non sono esterni ma provengono dal sistema Regione dal quale sono retribuiti, quindi è una partita di giro ed un risparmio perché non si tratta di collaborazioni esterne e questo va precisato anche formalmente.

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che si provvederà in merito.

Avviando l’esame dell’ordine del giorno, il Consiglio ha successivamente esaminato la proposta di istituire una commissione speciale sull’artigianato e commercio in Sardegna e sulle politiche commerciali della Gdo (grande distribuzione organizzata).

Il proponente Roberto Deriu ha parlato in apertura del grande disagio dei lavoratori della Gdo in materia di diritti mentre artigianato e piccolo commercio sono sempre penalizzati da problemi strutturali gravi, burocratici e legislativi. La commissione, ha spiegato, dovrà avere una missione limitata che, partendo da una ricognizione della situazione attuale, arrivi ad una proposta legislativa nuova e condivisa con finanziamenti adeguati. Si tratta di una proposta che ha incontrato il plauso delle associazioni di categoria, ha concluso, ed anche il Consiglio può e deve dare una risposta a migliaia di imprese e lavoratori che hanno diritto ad un intervento concreto.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha messo in evidenza che la proposta di Deriu non riguarda solo il sistema organizzato ma tutto un comparto produttivo di grande importanza per la Sardegna che ha sofferto in modo particolare la crisi, un comparto solitamente ai margini dell’attenzione della politica. E’quindi una buona occasione, ha sostenuto, per una riflessione seria perché queste componenti della nostra economia sono fondamentali e devono essere protagoniste della auspicata ripartenza della Sardegna; la commissione deve avere perciò un mandato limitato ma molto concreto senza trascurare le implicazioni legate sia allo svantaggio competitivo derivante dall’insularità che al fenomeno dello spopolamento, e tantomeno la necessità di adeguate risorse finanziarie.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha ricordato che fare impresa oggi in Sardegna significa operare in un mondo fragile e pieno di difficoltà con le associazioni di categoria che non svolgono appieno il loro ruolo ed il risultato che, anche quelle di piccole dimensioni, sono di fatto sole e questa tendenza va invertita perché creano lavoro.

Il consigliere del Pd Luigi Lotto ha parlato di un tema molto significativo e delicato perché tocca da vicino una buona metà dell’economia regionale, per cui la commissione sarà utile se saprà coinvolgere tutte le parti interessate per alcuni obiettivi: nuovo disegno di legge sul commercio e sull’artigianato una valutazione attenta su risultati di leggi generaliste a sostegno di tutto il comparto superando diversificazioni che invece hanno un fondamento.

Sempre per il Pd il consigliere Raimondo Caciotto ha definito la commissione quanto mai opportuna per intercettare le esigenze di un settore trainante per la Sardegna, che crea occupazione e lavoro e deve essere sostenuto con convinzione; un settore nonostante tutto vitale anche se non riesce ad esprimere le sue potenzialità e va accompagnato individuando alcune priorità come attenzione di giovani, semplificazione della burocrazia, accesso al credito, lotta a contraffazione, abusivismo, concorrenza sleale e violazione delle regole di mercato.

Il capogruppo di Fdi Sardegna Paolo Truzzu, pur comprendendo le finalità della proposta che incide su un settore strategico per la Sardegna, ha criticato il fatto che ma la richiesta arriva a 10 mesi dalla campagna elettorale mentre per 4 anni non si è fatto nulla, nonostante le stesse organizzazioni di categoria in ogni sessione di bilancio abbiano presentato proposte che non sono state nemmeno prese in considerazione, a partire da quella di utilizzare parte di fondi regionali per un programma straordinario di edilizia green: Ora, ha concluso, siamo fuori tempo massimo e per questo siamo contrari.

Dopo l’on. Paolo Truzzu ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: “Qualunque opportunità come questa commissione va perseguita per poter dare il meglio, altri potranno completare quest’opera. E’ inutile ripetere quali sono i condizionamenti che il piccolo commercio ha subito da parte della grande distribuzione: ormai gli oristanesi, per esempio, preferiscono il grande supermarket costruito da un nostro ex presidente invece che andare nel centro storico cittadino che tanta socialità ha generato negli anni. Questo mi spinge a dire sì alla commissione e a superare anche le criticità giuste esposte da chi mi ha preceduto: dobbiamo lasciare una riflessione scritta su questi problemi”.

Per Forza Italia ha preso la parola la capogruppo Alessandra Zedda, che ha parlato di “dichiarazione di fallimento di questa giunta e di questa maggioranza sul tema del commercio e non solo. I lavoratori di questo settore hanno ormai perso ogni fiducia nel futuro. Noi non ci tireremo indietro ma chiediamo che ci sia un tempo prestabilito, massimo qualche mese, con scadenza al 31 luglio 2018, valutando prima insieme quale sarà l’efficacia di questa commissione e quali obiettivi dovrà raggiungere”.

Sulla proposta la Giunta ha espresso parere favorevole con l’assessore Piras (Industria).

Il presidente Gianfranco Ganau ha illustrato l’ordine del giorno di istituzione della commissione e l’on. Alessandra Zedda ha chiesto qualche minuto di sospensione per valutare con la maggioranza le richieste avanzate da Forza Italia. Alla ripresa, la capogruppo ha avanzato la proposta e precisato che alla fine dei lavori consiliari i gruppi si incaricheranno di “indicare i nomi dei componenti in modo che la commissione inizi al più presto il suo lavoro”.

Per l’on. Gennaro Fuoco (Fdi) “il nostro voto contrario è politico perché la proposta è tardiva e siamo scettici. Tra poco ci troveremo ad affrontare la crisi della grande distribuzione per effetto del commercio elettronico”.

In dichiarazione di voto l’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha detto: “Mi sembra che la commissione quinta stia già facendo questo lavoro, il mio voto sarà di astensione”.

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) dovrà essere salvaguardato il ruolo in materia della commissione Quinta “quando il lavoro della commissione di inchiesta finirà e ci troveremo davanti al problema della proposta di legge”.

Il riformatore Luigi Crisponi si è invece detto favorevole: “E’ un tema che riguarda il sistema produttivo regionale, noi ci siamo”.

Voto favorevole è stato annunciato anche da Forza Italia e di seguito l’Aula ha approvato l’istituzione della commissione di inchiesta con 41 sì e 4 contrari.

Subito dopo l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha illustrato un ordine del giorno teso all’istituzione di una commissione di inchiesta che faccia luce sui fallimenti delle politiche industriali nel polo di Ottana. “Una rilevante quantità di sostanze tossiche sono nei terreni e nelle falde”, ha detto l’oratore, “mentre i lavoratori hanno perso il lavoro e molte morti sono state frettolosamente dimenticate. Si è dissolto così il sogno industriale della Sardegna centrale e questo merita un approfondimento, insieme al disinvolto maneggio di soldi pubblici. Vogliamo mettere un punto fermo su questa sconfitta che compie cinquant’anni, dalle chimiche di Stato degli anni ’70 alle mancate bonifiche su quei terreni? Ci sono occasioni di sviluppo su quell’area oggi?”.

Per l’on. Gaetano Ledda (Psd’Az) “è mezzo secolo che si parla di Ottana e mi ricordo che da ragazzino molti miei paesani avevano il sogno di andare in fabbrica e lasciare la campagna. Oggi piangiamo ancora quei morti e le politiche industriali fallimentari di Ottana, come è scritto nell’ordine del giorno di istituzione di questa commissione. So che siamo a fine mandato ma da qualche parte dobbiamo cominciare, anche indagando su come sono stati erogati e perché cosa i fondi pubblici alle imprese pubbliche e private”.

Ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha rievocato “l’industrializzazione della Sardegna nell’ambito dei piano di Rinascita a partire dal dopoguerra” mentre per l’on. Sabatini, presidente della commissione Bilancio, “non è la bonifica, per quanto necessaria, il piano di rilancio di quelle aree. Una commissione utile dovrebbe valutare quali sono le azioni da mettere in campo per creare economia stabile in quelle zone. Chiedo che la richiesta sia ritirata e rivista insieme alla maggioranza, per poter fare un lavoro in positivo”.

Sulla richiesta di sospensiva si è pronunciato l’on. Luigi Crisponi: “Apprezzo la proposta, va individuato un futuro di qualità per Ottana. La nostra richiesta è del settembre 2017 e se fosse stata esaminata subito avremmo potuto dire qualcosa in più. Ma oggi non c’è davvero più tempo da perdere”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso i lavori. 

Alla ripresa l’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto che “comunque l’industrializzazione non è stata soltanto un fallimento perché molti di quelli che negli anni ’70 hanno iniziato sono già arrivati alla pensione. In quegli anni quella scelta fu intelligente e fu dettata dagli esiti della commissione Medici e produsse un salto di qualità di quei territori dal punto di vista culturale e civile. Non possiamo però parimenti negare che la chimica sia entrata in crisi né ripetere l’esperimento della legge 488, che ha Ottana ha costruito soltanto capannoni vuoti. Certo le bonifiche vanno fatte ma non risolvono il problema dello sviluppo economico perché non è la Regione che crea direttamente lavoro”.

Per l’on. Daniele Cocco (Sinistra) “è da tempo che in quest’Aula si parla della desertificazione di quel territorio e della mancanza di lavoro. Non si tratta di accusare chi ha agito in passato ma di trovare soluzioni per oggi. Negli ultimi tempi l’assessore Piras ha dimostrato grande disponibilità e una settimana fa c’è stato un incontro a Ottana organizzato dal Partito dei Sardi.  E’ chiaro che le risposte non arrivano con la bacchetta magica ma la vertenza Ottana sta diventando di serie A. Peggio di così da quelle parti non si può andare”.

L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha dunque espresso il parere favorevole della Giunta ed ha ricordato gli impegni dell’esecutivo regionale e dell’assessorato da lei diretto “per costruire un futuro per Ottana”. L’assessore ha quindi confermato la richiesta al ministero dello Sviluppo per il riconoscimento dello stato di area di crisi complessa e la predisposizione di un’altra serie di provvedimenti urgenti.

Fabrizio Anedda (Misto), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha invitato l’assessore dell’Industria e quello della Programmazione a riferire in Aula sui progetti e le iniziative in favore dell’area di Ottana.

Il presidente del Consiglio ha però dato lettura dell’ordine del giorno con il quale si propone l’istituzione della commissione d’inchiesta sulle politiche industriali dell’area di Ottana ed il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha proposto un emendamento orale (approvato dall’Aula) che prevede la verifica dei livelli di inquinamento del fiume Tirso.

Posto in votazione l’ordine del giorno è stato approvato e su richiesta del capogruppo Sdl, Daniele Cocco, è stata rinviata al pomeriggio la discussione della mozione n. 387 in materia di istruzione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato l’Aula alle 16.00.

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Anche il Consorzio di tutela del Pecorino Romano e la Cooperativa 3A di Arborea dicono no al progetto di riordino delle associazioni regionali e provinciali degli allevatori deliberata dai vertici di AIA (Associazione italiana allevatori). Lo hanno ribadito a chiare lettere questa mattina ai componenti della commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale, il presidente del Consorzio Salvatore Palitta e il numero uno della cooperativa Gianfilippo Contu .

«In questi anni, con i servizi di assistenza tecnica agli allevatori e alla gestione dei libri genealogici, Aras e Apa hanno dato un contributo decisivo al miglioramento genetico delle razze ovine allevate in Sardegna – ha detto Salvatore Palitta – il lavoro fatto in questi anni non deve essere disperso. L’ipotesi di scioglimento di Aras e Apa rappresenterebbe il dissolvimento di un patrimonio umano,  professionale, e materiale.»

Il presidente del Consorzio ha parlato di sistema allevatoriale unico in Europa: «Abbiamo costruito un’eccellenza nel corso degli anni – ha aggiunto Salvatore Palitta – non si capisce perché adesso si debba fare riferimento a un organismo nazionale. Il sistema del benessere animale si regge sull’assistenza tecnica. Per non parlare del Laboratorio di analisi di Aras, modello di efficienza e terzietà che fornisce servizi essenziali al comparto zootecnico e al settore della trasformazione del latte».

Salvatore Palitta, infine, ha rimarcato l’esigenza di mantenere in Sardegna anche la gestione del patrimonio genetico delle razze ovine autoctone allevate nell’Isola con particolare riferimento alla tenuta dei libri genealogici: «Il Consorzio si appresta a modificare il disciplinare di produzione del pecorino romano Dop. La nuova versione prevede che il latte destinato alla realizzazione del formaggio provenga da allevamenti della Sardegna, del Lazio e della provincia di Grosseto dove la razza ovina sarda è presente per il 90%. Non è immaginabile una gestione del patrimonio genetico fuori dal territorio regionale».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Cooperativa 3A di Arborea Gianfilippo Contu che si è soffermato sul ruolo svolto per gli allevamenti vaccini dal Laboratorio di analisi di Aras: «La sua chiusura sarebbe un colpo durissimo per il “sistema Arborea” – ha sottolineato Gianfilippo Contu – il laboratorio lavora circa 13mila campioni di latte all’anno con tempi di risposta molto celeri. L’analisi su un campione arriva alle aziende dopo 48 ore. Il laboratorio deve rimanere nel territorio, noi siamo disponibili a dare il nostro contributo anche dal punto di vista economico. In questo campo la sinergia pubblico-privato è decisiva».

Sulla vertenza dei lavoratori Aras e Apa i consiglieri Gianni Lampis (FdI) e Roberto Desini (Pds) hanno sollecitato un intervento della Commissione sull’assessore all’Agricoltura Pierluigi Caria per la predisposizione di un provvedimento ad hoc come indicato dall’ordine del giorno approvato in Consiglio nello scorso mese di marzo.

«I termini sono scaduti il 30 di aprile – ha detto il presidente della Commissione Luigi Lotto – attendiamo comunicazioni da parte dell’assessorato, nel caso non arrivassero siamo pronti a farcene carico.»

Intanto, questo pomeriggio, il presidente Luigi Lotto ed il collega Franco Sabatini (presidente della Commissione Bilancio) incontrano gli assessori regionali all’agricoltura e al personale in vista del vertice di domani mattina a Roma al ministero della Funzione pubblica. Confronto decisivo per fare chiarezza su una vertenza che mette a rischio un intero sistema produttivo.

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Il 3 maggio, al ministero della Funzione pubblica si svolgerà un incontro sulla vertenza dei lavoratori Ara e Apa, sollecitato dai parlamentari sardi del Partito Democratico al quale saranno presenti gli assessori regionale all’Agricoltura, al Bilancio e al Personale e alcuni consiglieri regionali. Obiettivo: trovare una soluzione alla drammatica crisi in cui versano le associazioni regionali e provinciali degli allevatori dopo il commissariamento deciso da Aia. La vertenza riguarda circa 300 lavoratori (agronomi, veterinari e amministrativi) che, dopo anni di servizio alle dipendenze di Apa e Ara, non hanno certezze per il futuro.

La notizia è stata data in mattinata dal presidente della Commissione Bilancio del Consiglio regionale, Franco Sabatini, durante l’audizione delle associazioni di categoria in Quinta Commissione.

In attesa dell’incontro romano, il parlamentino delle Attività produttive guidato da Luigi Lotto ha fatto il punto della situazione e individuato un percorso da seguire per arrivare ad una soluzione condivisa.

I rappresentanti di Copagri, Cia e Confagricoltura hanno ribadito la necessità di arrivare a un sintesi per garantire i livelli occupazionali e, allo stesso tempo, i servizi al comparto zootecnico. «Lamentiamo il mancato coinvolgimento delle associazioni da parte dell’assessore all’agricoltura – ha detto il coordinatore regionale di Copagri Pietro Tandeddu – su questo tema è mancato il confronto. Occorre prima di tutto fare chiarezza sulla situazione patrimoniale di Ara e Apa e sulla gestione degli ultimi anni. Noi crediamo che l’assistenza tecnica agli allevatori debba essere esercitata direttamente dalla Regione. Questo può avvenire con l’ingresso diretto dei lavoratori in Laore, senza costi aggiuntivi per la Regione che già si fa carico degli oneri finanziari di Ara e Apa, o con la costituzione di una società in house. Ciò che deve essere chiaro è che occorre recidere ogni legame con l’Associazione italiana allevatori, soggetto di natura privatistica, che punta alla socializzazione delle perdite e alla privatizzazione degli utili».

Parole condivise da Francesco Erbì, presidente regionale della Cia: «La Regione finanzia da sempre Ara e Apa – ha detto Erbì – il controllo della gestione deve essere pubblico. Siamo contrari a mantenere in essere l’attuale organizzazione e chiediamo una svolta nei rapporti con Aia».

Giannetto Arru Bartoli, direttore della sezione sassarese di Confagricoltura, ha invece definito “illegittimi” i commissariamenti delle associazioni regionali e provinciali degli allevatori decisi da Aia: «Siamo contrari al progetto di fusione di Ara e Apa che in questo modo passerebbero sotto il diretto controllo di Aia. La Regione deve avere un ruolo da protagonista, non possiamo permettere l’ennesimo scippo ai danni della Sardegna. Per i dipendenti delle associazioni ci sono due soluzioni: il passaggio diretto a Laore o la creazione di un’apposita società in house».

Quest’ultima sarebbe l’unica soluzione giuridicamente percorribile secondo il consigliere dell’Upc Antonio Gaia: «Le leggi approvate negli anni scorsi dal Consiglio per la stabilizzazione dei lavoratori nel sistema-Regione non sono applicabili – ha affermato Antonio Gaia – meglio pensare a una società in house creata dall’Agenzia Laore».

Di diverso avviso il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini per il quale è invece possibile la creazione di un’Agenzia pubblica con l’assunzione del personale attraverso una procedura concorsuale sul modello seguito per Aspal: «E’ assurdo che nell’isola non esista un’assistenza pubblica per la zootecnia – ha detto Franco Sabatini – ogni volta che si è provato a intervenire ci sono state forti resistenze. Sono contrario a una società in house creata da Laore, agenzia che non riesce ad assolvere ai propri compiti. Il passaggio dei dipendenti Ara e Apa al sistema regionale non comporterebbe oneri finanziari aggiuntivi per la Regione. Questo cercheremo di far capire al ministro nell’incontro del 3 maggio. Se non otterremmo risposte occorrerà aprire una vertenza con lo Stato».

Anche per Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp) le competenze e le professionalità di Ara e Apa devono essere pubbliche: «Il Consiglio, un mese e mezzo fa, ha votato un apposito ordine del giorno che va in questa direzione – ha ricordato Eugenio Lai – abbiamo dato mandato all’assessore Caria perché avanzi una proposta entro 45 giorni. Ara e Apa svolgono compiti importanti, non possiamo permettere che la gestione dei libri genealogici degli ovini cada in mano a società nazionali. Se non si trova una soluzione rapida la situazione rischia di provocare danni all’intero comparto mettendo a rischio anche l’efficacia delle misure recentemente adottate a favore della zootecnia sarda».

Secondo Luigi Crisponi (Riformatori) la questione va risolta in tempi brevi ma non senza aver fatto chiarezza sulla cattiva gestione delle associazioni. «Non è pensabile far finta di niente – ha detto Luigi Crisponi – Ara e Apa sono finanziate con soldi pubblici, se è vero che ci sono voragini nei bilanci qualcuno ne deve rispondere».

La Quinta Commissione è pronta a farsi carico della questione: «Siamo in attesa della proposta della Giunta – ha detto il presidente Luigi Lotto – tra qualche giorno scade il termine indicato nell’ordine del giorno approvato in Consiglio, siamo certi che arriverà nei tempi prefissati altrimenti siamo pronti ad avviare un nostro percorso. L’obiettivo è chiaro: dare il migliore servizio possibile al comparto zootecnico, salvaguardando i livelli occupazionali e garantendo serietà nella gestione. Non è consentito a nessuno fare operazioni di parte con i soldi pubblici. Il confronto con il Governo servirà ad affrontare in modo organico la questione».

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Un protocollo d’intesa tra Regione, sindaci, operatori turistici ed associazioni culturali per la salvaguardia e la valorizzazione delle tratte turistiche delle ex Ferrovie complementari della Sardegna. E’ la richiesta formulata dai rappresentanti del Comitato per il Trenino Verde sentiti ieri mattina dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale.

«E’ da tempo che chiediamo al presidente Pigliaru di mettere nero su bianco le cose da fare – ha detto il portavoce del Comitato Paolo Pisu – Regione e Arst dicono che il Trenino Verde è il secondo attrattore turistico della Sardegna dopo la Costa Smeralda. Le sue potenzialità sono enormi, non si può continuare a perdere tempo, serve un piano generale per la sua valorizzazione.»

La delegazione del Comitato, formata da alcuni sindaci del Sarcidano, da diversi operatori turistici e dal presidente di Legambiente Vincenzo Tiana ha presentato alla Commissione un documento articolato in cui vengono indicati nove punti per un programma concordato di sviluppo Tra le richieste, la ripresa dell’esercizio ferroviario nelle quattro tratte del Trenino Verde, l’acquisto di nuovi treni destinati al servizio turistico, incentivi per i viaggi culturali, il completamento del dossier per la candidatura delle ferrovie turistiche sarde a patrimonio dell’Unesco, la concessione delle stazioni ferroviarie e dei caselli ai comuni per inserirli nella programmazione territoriale e trasformarli in centri di accoglienza per i turisti e per la vendita di prodotti locali.

«Del nostro Comitato fanno parte 52 sindaci e 250 operatori turistici – ha aggiunto Paolo Pisu – abbiamo le idee chiare e anche le soluzioni per rilanciare il trenino Verde. Una su tutte: la Corsica ha stanziato 264 milioni di euro per una tratta di 167 km. Solo il 20% di quelle risorse è a carico della Regione, il resto arriva dallo Stato francese e dalla Comunità Europea. Perché la stessa operazione non si può fare in Sardegna?»

Giudizio condiviso dagli amministratori locali: «C’è bisogno di una regia unica – ha detto il sindaco di Mandas Marco Pisano – l’Arst ha annunciato un piano decennale da 264 milioni di euro. La Regione deve mettere il cappello sui piani strategici territoriali. C’è bisogno di linee guide comuni per non disperdere le risorse e armonizzare il progetto».

Certezze sui tempi dei servizi turistici e sulla disponibilità dei treni chiedono invece gli operatori turistici: «Non si può arrivare al mese di maggio, quando la stagione è già partita, senza avere un calendario a disposizione – ha detto Alessandro Murino, operatore turistico ogliastrino – in questi ultimi anni abbiamo sentito troppe bugie». Sulla stessa lunghezza d’onda il manager di “Laghi Sardegna” Sandro Bandinu: «C’è chi ha investito molte risorse sui territori puntando sulla presenza del Trenino Verde – ha affermato Bandinu – la Regione in questi anni ha stanziato importanti risorse per le tratte turistiche, dove siano andati a finire però non si sa. Occorre fare chiarezza su come vengono spesi i soldi». Sulla necessità di separare i bilanci del trasporto pubblico locale e dei servizi turistici ha insistito anche il sindaco di Meana Angelo Nocco: «I soldi stanziati per il Trenino Verde devono essere utilizzati per potenziare il servizio. Le spese pubbliche vanno rendicontate nel dettaglio. La Regione ha stanziato 15 milioni di euro per il triennio 2016-2018, non sono pochi. Potrebbero realizzarsi molti interventi mirati, a partire dalla manutenzione ordinaria delle tratte».

Per Vincenzo Tiana (Legambiente) occorre ripensare alle scelte fatte in passato: «Il servizio turistico non può essere slegato dal servizio di trasporto pubblico locale – ha detto Vincenzo Tiana – i turisti spesso arrivano e non trovano treni a disposizione. Dopo il passaggio delle competenze sui trasporti dello Stato alla Regione, su cui in molti avevamo riposto molte speranze, la situazione è peggiorata.»

Di diverso avviso Augusto Corona della Cisal, secondo il quale turistico e Tpl devono rimanere distinti. «Solo in questo modo i finanziamenti per il Trenino Verde possono essere vincolati. Per potenziare il servizio si deve investire sui mezzi e sulle infrastrutture».

Nel dibattito sono intervenuti alcuni consiglieri regionali. Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp) ha proposto l’adozione di un provvedimento da parte della Commissione che individui soluzioni a breve e lungo termine per la valorizzazione delle tratte turistiche, mentre Fabrizio Anedda (Misto) ha sottolineato la necessità di un’azione di sostegno a favore degli imprenditori: «Gli operatori non possono più aspettare, le linee ferrate sono degradate – ha detto Fabrizio Anedda – occorre far arrivare i turisti anche con mezzi alternativi. In attesa degli interventi sulle linee ferrate si utilizzi il gommato».

Per Luigi Crisponi (Riformatori) occorre fare scelte chiare sul futuro del trenino: «Se si dice che è il secondo attrattore turistico dell’Isola occorre agire di conseguenza – ha detto Luigi Crisponi – per questo non capisco perché la Giunta abbia destinato 225 milioni di euro alle ciclovie e neanche un euro alle ferrovie».

Al termine dell’audizione, il presidente Luigi Lotto ha annunciato la convocazione in Commissione degli assessori regionali dei Trasporti e del Turismo e dell’amministratore unico dell’Arst Chicco Porcu. «Contiamo di chiudere le audizioni entro il mese di maggio – ha detto Luigi Lotto – poi eventualmente presenteremo una risoluzione tra trasformare in un ordine del giorno da votare in Consiglio».

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L’assessore Pierluigi Caria ed il presidente della Commissione Attività produttive del Consiglio regionale, Luigi Lotto, hanno incontrato ieri una delegazione delle associazioni ARAS ed APA guidata dai commissari straordinari, Enrico Leccisi e Vito Tizzano, e dal rappresentante dell’Associazione italiana allevatori (AIA), Vincenzo Greco. Al tavolo hanno inoltre partecipato i rappresentanti degli assessorati della Programmazione e del Personale.
L’incontro ha visto tutti i partecipanti impegnati a trovare una soluzione condivisa sulla gestione delle sofferenze finanziarie che interessano l’Associazione regionale allevatori della Sardegna (ARAS) e le Associazioni provinciali allevatori (APA).
Alla luce del dissesto di bilancio in cui versano ARAS ed APA, motivo di forte preoccupazione di istituzioni, dipendenti e allevatori, la Regione ha più volte ribadito che vanno tutelati i posti di lavoro e le mansioni svolte dalle 5 associazioni nelle aziende zootecniche isolane: dall’assistenza tecnica sul benessere degli animali alla gestione dei libri genealogici delle razze.

Ad oggi, ARAS conta 299 dipendenti e le 4 APA complessivamente 81. Secondo un primo calcolo potrebbero essere accompagnati alla pensione fra le 10 e le 15 persone sul totale generale. Garantiti i lavoratori e le prestazioni per le imprese agricole, la Regione è disponibile a trattare sulla stipula di una nuova convenzione con un aumento delle mansioni e quindi delle risorse. Per poter procedere, Pierluigi Caria ha chiesto ai Commissari di avere e di visionare un piano aziendale che sia sostenibile con la nuova riorganizzazione. Nel ribadire la totale volontà della Giunta a trovare le giuste soluzioni, è stata inoltre chiesta garanzia affinché la filiera delle attività e della gestione del futuro organismo rimangano in Sardegna, così come è stata avanzata la proposta di rivedere lo statuto e i suoi organi di rappresentanza.

All’orizzonte ci sono tre ipotesi di riforma: nella prima si procederebbe alla costituzione di una nuova associazione privata, che stipulerebbe direttamente con la Regione convenzioni a lungo termine, associazione che quindi assorbirebbe i dipendenti sia di ARAS che delle 4 APA. All’interno di essa potrebbero nascere due sottosezioni, che andrebbero di fatto a seguire le attività svolte dalle attuali 5 associazioni. Altra ipotesi, qualora fosse autorizzata una deroga governativa, riguarda il transito con concorso di un numero ancora non definibile di lavoratori all’interno di Laore Sardegna. La parte rimanente andrebbe invece inquadrata fra le fila del nuovo soggetto privato che, come nel primo caso, stipulerebbe direttamente con la Regione convenzioni a lungo termine. Terza ipotesi, avente le medesime finalità di salvaguardia dell’organico e di continuità dei servizi agli allevatori, vedrebbe costituito un nuovo soggetto giuridico, derivante dalla trasformazione di ARAS in una società di servizi a partecipazione pubblico/privata, parallelamente alla riorganizzazione delle 4 APA in un’unica associazione regionale.

Pierluigi Caria ha proposto di incontrare a breve, insieme ai Commissari, le rappresentanze sindacali così da illustrare i possibili scenari che potrebbero portare alla chiusura della vertenza. Nei primi giorni di maggio il titolare dell’Agricoltura, il collega del Personale, Filippo Spanu, e una delegazione di consiglieri regionali parteciperanno a una serie di incontri tecnico-politici in programma al ministero della Funzione pubblica e in quello delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

«Abbiamo fatto un importante passo avanti. Stiamo battendo tutte le strade possibili per salvare i posti di lavoro e garantire al contempo professionalità importanti al mondo allevatoriale sardo.» Così Pierluigi Caria che ha aggiunto: «Abbiamo un mandato forte dall’intero Consiglio regionale, anche per reintegrare i dipendenti APA licenziati alcune settimana fa, e con tutta la politica e i portatori di interesse siamo disponibili a collaborare per chiudere quanto prima questa crisi che abbiamo ereditato noi, i lavoratori e gli allevatori della Sardegna».

«Apprezziamo l’impostazione data dalla Regione e con l’ultimo confronto possiamo dire di aver imboccato concrete strade per una possibile chiusura della vertenza.» Lo ha detto il Commissario Enrico Leccisi, mentre il collega Vito Tizzano ha commentato: «Rimane ancora tanto da fare ma siamo convinti che, con il clima collaborativo che caratterizza i tavoli di confronto, la via d’uscita sia sempre più vicina».

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 413 (Lotto e più) e l’ordine del giorno Rubiu (Udc) e più, sulla difesa delle produzioni di agnello IGP di Sardegna dalle imitazioni e dall’introduzione sul mercato di agnelli provenienti dall’estero macellati nell’Isola e marchiati IGP di Sardegna. Approvata anche la mozione n. 331 (Cherchi Augusto e più) sulla mancata attuazione delle disposizioni della legge 15 marzo 2010, n. 38, concernente “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il presidente ha comunicato al Consiglio una delibera della Giunta per le elezioni con la quale viene contestata formalmente l’incompatibilità prevista dalla legge ai consiglieri Christian Solinas e Gavino Manca eletti rispettivamente al senato ed alla Camera, che non hanno esercitato il diritto di opzione per la carica prescelta entro 10 giorni. Di conseguenza il Consiglio, chiamato a votare a scrutinio segreto per l’avvio della procedura di contestazione si è espresso favorevolmente con 27 sì, 13 no e 2 astenuti (Fasolino e Tedde di Forza Italia).

Il presidente ha illustrato poi una seconda delibera della Giunta con la quale, dopo le dimissioni di Pietro Pittalis risulta subentrante in base alla documentazione ufficiale Stefano Coinu, che viene proclamato eletto e presta giuramento.

Subito dopo l’Aula ha iniziato la discussione della mozione n. 311, primo firmatario Augusto Cherchi del Pds, sull’introduzione delle cure palliative e della terapia del dolore nel sistema sanitario regionale.

Nel suo intervento, Augusto Cherchi ha ricordato che «fin dal 2015 erano state presentate specifiche istanze al presidente Francesco Pigliaru ed all’assessore Luigi Arru, seguite da una interpellanza nel 2016 e questa mozione nel 2017 mentre Lo Stato ha approvato all’unanimità nel 2010 una ottima legge-quadro presa ad esempio dall’Organizzazione mondiale della Sanità, per porre le basi per l’applicazione diffusa di questa terapia che riguarda 80 milioni di persone nel mondo, costa il 20% della sanità in Europa, 19 miliardi in Italia e 600 milioni in Sardegna». «Ma al di là dei numeri – ha aggiunto Augusto Cherchi – la terapia ha un alto significato sul piano etico e morale, oltre che economico, per la Sardegna che ha poli di eccellenza dove però ci sono liste d’attesa di oltre un anno e problemi di personale: chiediamo perciò l’attuazione della legge 38/2010».

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco, vice presidente della commissione Sanità, ha affermato che «il reparto attivo presso il Brotzu non funziona a pieno regime ed ha gravi carenze di organico oltre che liste d’attesa inaccettabili di circa 12 mesi, per cui in un momento così drammatico per la sanità sarda è urgente intervenire sul reparto che va messo in condizioni di funzionare con piena efficienza».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Marco Tedde ha definito la situazione di tanti pazienti sardi che soffrono «immorale, anche se non partiamo da zero perché nel 2013 e nel 2014 sono stati adottati importanti atti preliminari istituendo la rete della terapia del dolore; poi però si è fermato tutto e si tratta di una negligenza che dimostra la gestione debole della sanità sarda». La maggioranza, secondo Marco Tedde, «ha imposto una riforma sanitaria piena di lacune imponendo al Consiglio tappe forzate mentre si attende da 6 mesi l’approvazione del Ministero ed anche la vicenda dei diabetici sardi è emblematica perché diversi da tutti gli altri perché non possono utilizzare farmaci e supporti».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi, «oltre alla legge su terapia del dolore c’è la 26/14 sull’endometriosi approvata all’unanimità dal Consiglio e mai attuata neanche nella parte che prevedeva specifiche esenzioni per le pazienti, mentre il governo nel 2017 ha adottato i Lea che comprendono queste esenzioni: è su queste cose che l’assessore deve dare risposte».

Antonello Peru, di Forza Italia, che in apertura ha dichiarato di voler aggiungere la sua firma alla mozione, ha sottolineato l’importanza della legge nazionale di riferimento e le risorse in essa contenute, impiegate anche dalla Sardegna per realizzare a suo tempo 3 hospice ma queste strutture, ha segnalato, «sono del tutto insufficienti e quelle attive non funzionano al meglio, dimenticando che le persone hanno diritto di poter vivere in modo dignitoso anche le malattie gravi, una esigenza che va recepita non solo realizzando le strutture ma anche promuovendo l’assistenza domiciliare». «Sui diabetici – ha concluso – è stato fatto un primo passo ma occorre fare di più a partire dalla dotazione degli strumenti di monitoraggio sottocutanei».

Ancora per Forza Italia il capogruppo Alessandra Zedda, cercando di capire le ragioni della mancata attuazione della legge e delle stesse delibere della Giunta, ha sottolineato «l’evidente menomazione del diritto alla salute dei sardi anche perché le liste di attesa di oltre un anno mezzo sono di fatto virtuali perché mancano le strutture in grado di prendere in carico i pazienti». La situazione complessiva, ha continuato, «fa capire che non si crede in questa terapia nonostante la Regione sostenga per intero i costi della sanità con ricorse pari a circa il 60% del proprio bilancio».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, che ha definito l’argomento «molto delicato», ha ricordato gli atti compiuti nella legislatura precedente che, nella sostanza, «in molti casi non coincidono e parlano di strutture molto carenti nonostante la disponibilità significativa di risorse». Fra l’altro, ha detto ancora Cocco, «è stato istituito un tavolo tecnico che ha prodotto una relazione che individua precise problematiche nella formazione del personale tanto è vero che sono state stanziate risorse aggiuntive per 480.000 ripartite in 3 master, uno dei quali partito venerdì scorso». Affrontando in generale lo stato della sanità sarda, Pietro Cocco ha auspicato «una discussione seria su riforma sulla nuova rete ospedaliera perché su questo abbiamo scommesso, i problemi che emergono sul campo sono tanti ma ci sono anche molte notizie infondate, insomma serve una operazione-chiarezza».

In qualità di capogruppo, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha detto che «prima di dare giudizi avventanti è bene documentarsi perché non è vero che la Sardegna non ha fatto niente, tanto è vero che la struttura del Brotzu è stata realizzata nei primi 2000 e, siccome non c’erano centri pubblici, molti privati li hanno realizzati col contributo di associazioni». «Ci sono quindi ampie responsabilità di tutti – ha sostenuto ancora Giorgio Oppi – e sotto questo profilo la mozione deve spingerci ad operare concretamente e c’è molto da fare anche per dare attuazione alla riforma della rete ospedaliera, che segna il passo al ministero ma non si può aspettare la fine della legislatura perché questo vuoto paralizza la sanità sarda». «E poi – ha concluso – bisogna dare basta al balletto dei privati che scaricano tutte le responsabilità sulla Regione».

Per la replica l’assessore Luigi Arru ha ringraziato l’on. Cherchi per aver sollevato il problema in aula e ha detto: «La legge è del 2010, non nel 2014. E cosa è accaduto sino a oggi? E cosa non si è fatto dal 2010 al 2014? Cure palliative e terapia del dolore sono materie che si intrecciano ma sono cose diverse. Il problema è creare reti e personale, che deve essere formato adeguatamente. Presto con l’Università attiveremo un master di secondo livello per la terapia del dolore e abbiamo già un’eccellenza, Olbia, che è stata certificata dal Sole 24 ore».

Per l’assessore alla Sanità «grazie a dei colleghi che operano all’Oncologico siamo bravissimi anche con le terapie invasive e non userei il parametro delle liste d’attesa per affrontare questo problema perché spesso i ritardi derivano da responsabilità altrui e dalla nostra decisione di risistemare, con opere urgenti, gli ospedali che ne hanno bisogno. Da quando si è arrivati si è detto che la Sardegna spende troppo per la Sanità: mettiamoci d’accordo su questo. Noi siamo convinti che la nostra proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera sia la più efficace sotto il profilo della governance ed è molto più importante per noi togliere il dolore che lasciare medici in ospedali dove ci sono reparti che lavorano pochissimo. Dobbiamo portare la cultura antalgica fuori da Cagliari e formare medici specialisti nella terapia del dolore».

L’on. Cherchi (Pds) ha replicato: «Questa mozione ha tre anni di gestazione e alla fine del mio intervento rifarò la domanda con la quale ho aperto l’intervento. Non confondiamo i malati di tumore con la terapia del dolore e nemmeno le cure palliative con il dolore. Non abbiamo in Sardegna un solo posto letto per le cure palliative pediatriche eppure sono mediamente trenta ogni anno i pazienti pediatrici che si avviano alla fine della vita. Noi non abbiamo la rete delle terapie del dolore ma non c’è hub senza rete: chiedo all’assessore se intende costituire o no la rete prevista dalla legge 38 del 2010?».

L’on. Marco Tedde (FI) ha chiesto di aggiungere la sua firma alla mozione Cherchi e ha aggiunto rivolto all’assessore Luigi Arru: «Lei è diventato abilissimo a glissare sulle questioni centrali. Con molta eleganza interpreta il suo ruolo, ma senza impegno. Lei non ha mosso un passo per attuare la legge 38 e questi sono i fatti: com’è andata a finire la riorganizzazione della rete ospedaliera, non aggiri le domande e non dia risposte evasive».

L’assessore Arru ha ripreso la parola per dire che intende «applicare la legge 38, con i tempi che avete utilizzato voi, dal 2010 al 2013».

Per l’on. Pietro Cocco (Pd) «il collega Tedde ha sbandato ma stiamo ad ascoltarlo lo stesso».

La capogruppo di Forza Italia, on. Alessandra Zedda, ha detto: «Continuate pure con questo andazzo ma la risposta sarà uguale a quella che avete ottenuto il 4 marzo».

Per il Pds è intervenuto l’on. Roberto Desini, secondo cui «c’è una mozione e a  quella l’assessore Arru è chiamato ad attenersi. Da anni siete chiamati a dare attuazione alla legge 38, è arrivato il momento di recuperare il tempo perduto».

Il sardista Angelo Carta ha ricordato che «l’Aula è d’accordo sulla mozione» e così l’on. Daniele Cocco (Art. 1): «Fare l’assessore a fine mandato non è un regalo per nessuno ma oggi è necessario applicare immediatamente la legge 38. I sardi hanno aspettato abbastanza».

La mozione 331 è stata approvata.

La mozione 413 sulla difesa degli agnelli marchiati IGP Sardegna è stata presentata dall’on. Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Agricoltura. L’oratore ha detto: «Una vicenda di cronaca della scorsa settimana porta alla ribalta sulla stampa ancora una volta il tema della certificazione dei prodotti sardi e della protezione della loro origine mediante un marchio. Sembrerebbe che degli agnelli siano stati importati in Sardegna dalla Romania, macellati in Sardegna e poi esportati di nuovo con il marchio sardo. E’ fondamentale il ruolo del consorzio in questo caso come in tutti i casi di protezione dei prodotti con un marchio nostro. E’ chiaro che servono norme nuove, anche penali, contro la contraffazione: lasciamo alla magistratura il compito di occuparsene, accanto al Parlamento presso il quale giace un disegno di legge. Con chiarezza però viene alla luce del sole un fatto che tutti sospettavamo: il marchio sardo ha un valore enorme se qualcuno si preoccupa di portarli dalla Romania, macellarli e rivenderli come prodotto di Sardegna. Siamo certi che il Consiglio regionale vorrà prendere una posizione chiara e univoca su questa vicenda, che ci porta a stare a fianco al Consorzio di tutela in questo caso e più in generale ai marchi dell’olio, del vino e del settore lattiero caseario. Dobbiamo lavorare per ottenere anche altri marchi di origine, allargando le nostre produzioni e tutelandole nel commercio. Questa vicenda va condannata ma ci deve servire da monito».

Nella discussione è intervenuto l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha ringraziato il collega Lotto per la mozione: «Il problema è grave e va oltre il fatto fine a se stesso: nel 2015 in Italia i reati agroalimentari sono cresciuti del 215 per cento». L’oratore ha annunciato e poi depositato un ordine del giorno che auspica l’intensificazione dei controlli sul fronte della contraffazione e delle frodi agroalimentari. 

Per Art. 1 l’on. Lai ha detto: «Questo tema va discusso anche per un fatto di orgoglio della buona politica. L’anno scorso abbiamo stanziato 15 milioni di euro per il comparto ovino e le nostre buone risposte e pratiche non possono essere messe in discussione da chi fa cose poco serie come queste. Basta con queste contraffazioni, che sono un grande danno per l’economia sarda: abbiamo stanziato altri 20 milioni per la pastorizia e per l’agricoltura sarda, chiediamo che si spendano quelle risorse».

Il Pds ha preso la parola con l’on. Piermario Manca, che ha ringraziato il presidente Gianfranco Ganau per aver portato in Aula con tempestività la mozione: «Noi sapevamo che erano necessarie le stalle di sosta nei porti per controllare il bestiame, l’ho detto tre anni fa. Perché non lo abbiamo fatto? Questo è il vero problema e questo dobbiamo fare se vogliamo arginare il fenomeno e fermare certe truffe alimentari».

La consigliera Daniela Forma (Pd) si è complimentata con l’assessorato dell’Agricoltura ed ha chiesto all’assessore di riferire circa le interlocuzioni ministeriale sulla possibile risoluzione delle problematiche inerenti il declassamento degli ippodromi sardi. Nel merito degli argomenti oggetto della mozione l’esponente della maggioranza ha parlato di “fatti di straordinaria gravità” ed ha ricordato gli sforzi fatti per la valorizzazione dell’agnello sardo Igp. La consigliera ha inoltre evidenziato ruolo e funzione del consorzio di tutela ed ha concluso il suo intervento auspicando un incremento degli stanziamenti in sede di assestamento di bilancio per aumentare il numero di agenti vigilatori.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato la mancata discussione delle due proposte di legge a suo tempo presentate per l’istituzione di controlli portuali e aeroportuali al fine di meglio tutelare le produzioni agricole sarde e la salubrità dei. Antonio Gaia (Upc-Socialisti) ha fatto riferimento ad un suo precedente intervento in Aula del 2015 per riproporre il divieto al taglio delle orecchie degli agnelli al momento della macellazione. Mantenere la targhetta auricolare fino al momento dell’acquisto del prodotto nelle macellerie – a giudizio del consigliere della maggioranza – è la soluzione semplice e immediata per garantire il consumatore dalle frodi.

L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, intervenendo in sede di replica, ha ribadito l’impegno per la tutela dell’agnello sardo e del marchio Igp ed ha confermato la frode scoperta nel periodo dell’ultima Pasqua quando dodicimila agnelli provenienti dalla Romania sono stati macellati e spacciati come agnello sardo Igp nel mercato isolano. L’assessore ha inoltre illustrato per sommi capi un importante progetto sperimentale per la tracciabilità elettronica delle carni ed ha assicurato un incremento delle azioni di vigilanza a tutela dei marchi qualità conquistati dalla Sardegna. Pierluigi Caria ha inoltre ribadito la volontà di procedere nelle iniziative per il riconoscimento di ulteriori marchi per le produzioni tipiche isolane ed ha aggiornato il Consiglio sulla situazione che riguarda Ara e Apa.

In ordine al Vinitaly ha confermato la partecipazione di 97 cantine sarde  ed ha uspicato una sempre maggiore aggregazione tra produttori e aziende.

Sulla questione degli ippodromi, l’assessore ha confermato la firma al ministero delle Politiche agricole del decreto che consentirà lo svolgimento delle gare nell’ippodromo di Chilivani da domenica 22 aprile, nonché una possibile moratoria per scongiurare gli effetti del declassamento degli ippodromi della Sardegna.

Il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto, ha confermato la messa in votazione della mozione di cui è primo firmatario e dell’ordine del giorno presentato dal capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, in qualità di primo firmatario L’esponente della maggioranza ha ricordato che sulla questione degli ippodromi è al lavoro la sottocommissione per portare all’attenzione dell’Aula una proposta normativa condivisa per dare una svolta al comparto e garantire un futuro all’ippica in Sardegna. Il consigliere del partito dei Sardi, Piermario Manca, ha ribadito che la migliore soluzione per tutelare i prodotti sardi e scongiurare le frodi alimentari è rappresentata dalla realizzazione delle cosiddette stalle di sosta in prossimità di porti e aeroporti per il controllo degli animali e delle piante.

Daniela Forma (Pd) ha sottolineato procedure, adempimenti e normative statali e europee che dovrebbero tutelare produzioni tipiche e consumatori ed ha auspciato in futuro una maggiore comunicazione tra gli organi ministeriali deputati al controllo.

Il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu, ha denunciato un atteggiamento punitivo da parte dello Stato nei confronti della sardegna per quanto attiene ilr ecepimentod elle norme europee in materia di tutela delle razze autoctone. A giudizio di Congiu lo schema ministeriale inibisce la Regione, laddove volesse istituire l’ente selezionatore e dunque la Sardgena non potrebbe tutelare il suo patrimonio.

Il consigliere Upc, Antonio Gaia, ha riproposto la conservazione della targhetta auricolare ricordando che prima dell’istituzione del consorzio per la tutela Igp, le orecchie degli agnelli non venivano tagliati in sede di macellazione.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha proposto di portare in discussione la proposta di legge per istituire i controlli nei porti e negli aeroporti e il consigliere del Pd, Mario Tendas, ha dichiarato voto favorevole per la mozione e l’ordine del giorno.

Posta in votazione la mozione Lotto e più che impegna la Giunta a garantire la sicurezza dell’immagine dell’agnello sardo Igp è stata approvata all’unanimità con 41 voti a favore.

La capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha quindi precisato che i contenuti della mozione sul tema presentata a suo tempo dagli ex consiglieri di Forza Italia, Ugo Cappellacci e Pietro Pittalis, sono stati inseriti nell’ordine del giorno Rubiu e più che dà mandato al presidente della Giunta di adottare ogni utile iniziativa per contrastare la contraffazione alimentare dei prodotti agricoli sardi.

Dopo il parere favorevole espresso dalla giunta l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità con 38 voti favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula ed ha convocato il Consiglio per domani, giovedì 19 aprile, alle 10.00.

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«La lotta alla peste suina, come rivelato la scorsa settimana dai vertici dell’Unità di progetto della Regione Sardegna, sta dando ottimi risultati. C’è un calo rilevante dei focolai e dei capi infetti. Anche la presenza di suini allevati allo stato brado nelle terre pubbliche è stata fortemente limitata. Ci sono tutte le condizioni per arrivare all’obiettivo finale dell’eradicazione della malattia.»

Lo ha detto il comandante del Corpo forestale Gavino Diana alla commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale al lavoro su una proposta di legge per la valorizzazione della suinicoltura sarda.

«L’attività di contrasto alla Psa portata avanti in questi mesi ha raggiunto risultati importanti – ha aggiunto Gavino Diana – è confortante il fatto che le popolazioni interessate abbiano finalmente capito la rilevanza del problema. Molti allevatori si sono messi in regola, rimangono alcune sacche di resistenza costituite da poche persone, in gran parte hobbisti e allevatori improvvisati, che non vogliono sentire ragioni. Occorre proseguire nella linea tracciata dalla Regione. Nei terreni comunali servono regole chiare, poche norme ma inequivocabili.»

All’audizione ha partecipato anche Michele Chessa, direttore dell’Ispettorato forestale di Nuoro e rappresentante del Cfva all’interno dell’Unità di progetto contro la peste suina: «Finora sono stati abbattuti circa 1800 maiali irregolari, la gran parte dei quali positivi alla Psa – ha detto Michele Chessa – questo dato va moltiplicato per dieci, la maggior parte dei capi era infatti costituito da scrofe gravide. Con gli abbattimenti si è annullata la loro capacità riproduttiva e conseguentemente impedito al morbo di diffondersi». La situazione oggi è nettamente migliorata: «Molti siti da noi censiti sono oggi liberi da maiali allevati al pascolo brado – ha proseguito Michele Chessa – ciò che più conta è che molti allevatori abbiano deciso di regolarizzare la loro attività (140 solo a Orgosolo) perché hanno capito che da questa attività si può trarre reddito».

La commissione “Attività produttive”, intanto, ha approvato la proposta di legge che è stata trasmessa agli assessorati all’Agricoltura e alla Programmazione per la relazione tecnico finanziaria. Il testo, dopo il passaggio in Giunta, approderà in commissione Bilancio per il parere finanziario e tornerà poi in Quinta Commissione per l’approvazione definitiva.

«Speriamo di portarlo quanto prima in Aula – ha detto il presidente della commissione Luigi Lotto – la suinicoltura può essere un settore importante dell’economia isolana. Oggi si portano avanti le azioni di contrasto alla peste suina ma occorre pensare al dopo. Il vero antidoto al ritorno all’illegalità è uno sviluppo razionale del settore che garantisca capacità di reddito e lavoro.»

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Giuseppe Pulina.

La commissione “Attività produttive” ha concluso questa mattina il ciclo di audizioni sulla proposta di legge per la valorizzazione della suinicoltura sarda. Il parlamentino guidato da Luigi Lotto ha sentito i docenti del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari Gianni Battacone e Giuseppe Pulina, attuale amministratore unico dell’Agenzia Forestas.

I due docenti universitari hanno espresso apprezzamento per l’iniziativa. «Finalmente si mette un punto fermo per la regolarizzazione del comparto e per favorire l’emersione dell’allevamento clandestino – ha detto Giuseppe Pulina – la Sardegna è l’unica regione “zootecnica” dell’Italia centro-meridionale. La legge arriva in un momento importante, le norme potranno essere di supporto all’attività di eradicazione della peste suina. La suinicoltura può tornare a svolgere un ruolo importante per l’economia isolana».

Giuseppe Pulina, dopo un excursus storico sulla presenza dell’allevamento dei suini in Sardegna, ha fornito alcuni dati sul mercato mondiale della carne: «Da qui al 2050 si stima un aumento del 70% dei consumi a livello globale. La richiesta riguarda, soprattutto, le produzioni avicole e suinicole. Anche in Italia si prevede una crescita significativa soprattutto nel settore della salumeria. In questo campo possiamo avere uno spazio rilevantissimo per la nostra capacità di trasformazione dei prodotti tipici (salumi e porcetto). La Sardegna può diventare una piattaforma di prodotti di alta qualità. La chiusura delle filiere rappresenterebbe un grande valore aggiunto».

Giuseppe Pulina è poi entrato nel dettaglio del testo normativo: «La proposta di legge poggia su tre punti fondamentali: la distinzione tra allevamenti familiari e aziende economiche, la formazione degli operatori, la capacità di fare impresa – ha affermato Giuseppe Pulina – nella suinicoltura c’è un terreno d’azione illimitato se ben gestito. Una volta debellata la peste suina si potrà tornare, con tecniche aggiornate, a pascolare nelle foreste per l’utilizzo del ghiandatico. Ora però serve discontinuità con il passato».

Giudizio condiviso da Gianni Bataccone che ha rivolto un plauso alla Commissione per aver predisposto un testo normativo che, per la prima volta, riconosce la suinicoltura come settore economico. «In Sardegna sono presenti circa 16mila allevamenti con codice aziendale. Il 65% di questi ha un numero ridottissimo di capi (da 1 a 5) – ha detto Gianni Bataccone – è una cifra straordinaria rispetto al resto d’Italia, significa che l’allevamento del suino è diffuso in tutta la Sardegna. Si tratta di realtà a conduzione familiare o inserite all’interno di aziende dove sono presenti altri animali per integrare il reddito».

Secondo Gianni Bataccone per valorizzare il settore e renderlo produttivo, salvaguardando la tradizione, serve un cambio di rotta: «Nell’Isola ogni 5 o 6 scrofe è presente un verro, un aspetto questo che ha pesato sulla diffusione delle peste suina – ha sottolineato Gianni Battacone – il problema potrebbe essere risolto attraverso il ricorso all’inseminazione artificiale, pratica che consentirebbe anche di abbattere i costi di produzione. Tenere un verro in azienda significa fornirgli 2 kg di mangime al giorno».

Il docente dell’Università di Sassari si è poi soffermato sulla tipologia dei suini allevati in Sardegna: «Mediamente per ogni “marrone” (110-130 kg) si macellano nell’isola due maialetti. La produzione è rivolta fondamentalmente al suinetto da latte. Manca la linea di produzione del suino pesante, ingrassato per il salumificio. Chi lavora carni sarde in realtà sta utilizzando marroni».

Secondo Gianni Bataccone, per gli elevati costi di produzione, sarà difficile che in Sardegna si sviluppino allevamenti di grandi dimensioni: «Questo però può essere un vantaggio. Il numero dei capi presenti in un’azienda è decisivo agli occhi del consumatore che lo associa al benessere animale e all’impatto ambientale. Penso che piccoli allevamenti, possibilmente all’aperto, potrebbero aprire altri spazi anche all’agricoltura con l’utilizzo di aree per la produzione di alimenti per i suini».

Sulla salvaguardia della razza sarda, Gianni Bataccone si è detto d’accordo con le finalità della norma ma con una precisazione: «Non deve essere trascurato il tema degli incroci. In Spagna, nazione leader nella suinicoltura, nel 2016 si sono macellati 49 milioni di suini. Solo il 6% sono di razza iberica o da incroci iberici. L’iberico puro rappresenta meno dell’1% della produzione perché la resa è inferiore».

Gianni Bataccone, dopo aver dato dato alcuni suggerimenti di carattere tecnico per la stesura definitiva della legge, si è soffermato sulle opportunità economiche offerte dal settore: «Un allevamento di 25-30 scrofe basta per assicurare un reddito dignitoso a una persona, lo sviluppo della suinicoltura potrebbe creare centinaia di posti di lavoro».

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La settimana di lavoro delle commissioni sarà aperta domani (mercoledì 4 aprile), alle 10.30, dalla riunione della V (Agricoltura e attività produttive), presieduta da Luigi Lotto (Pd). In programma l’audizione della sezione scienze zootecniche della Facoltà di Agraria di Sassari sulla proposta di legge n. 495 (Lotto e più) – Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda.

Sempre domani alle 10.30 la IV commissione (Governo del territorio) presieduta da Antonio Solinas (Pd) proseguirà l’esame del testo unificato sull’urbanistica.

Ancora domani ma nel pomeriggio, con inizio alle 15.30, riunione per la sesta commissione (Sanità e Politiche sociali) presieduta da Raimondo Perra (Cps-Psi). All’ordine del giorno l’audizione del Coni Sardegna collegata all’esame delle proposte di legge in materia di sport n. 116 (Deriu e più) e 317 (Busia e più). La commissione si occuperà anche delle proposte di legge riguardanti i servizi funebri e cimiteriali n. 223 (Comandini e più) e 466 (Perra e più).

Nel caso pervenisse dall’assessorato della Sanità la necessaria documentazione, la commissione esaminerà poi la proposta n. 189 riguardante il Tariffario unico regionale per le prestazioni nell’interesse di privati rese dall’area Igiene e Sanità pubblica veterinaria e della sicurezza alimentare.

Nella giornata di giovedì 5, alle ore 12.00, sono previste, davanti alla I commissione (Autonomia) presieduta da Francesco Agus (Cp) le audizioni degli assessori degli Affari generali Filippo Spanu e dell’Ambiente Donatella Spano per riferire sui risultati dei tavoli tecnici attivati per il nuovo contratto del personale dell’Agenzia Forestas. Sull’argomento sono state presentate diverse proposte: il Dl n. 416 della Giunta e le proposte di legge n. 274 (Moriconi e più), 304 (Pittalis e più), 358 (Lai e più) e 485 (Comandini e più).

La commissione, inoltre, dovrà esprimere un parere sulla proposta di legge n. 164 (Pinna e più) relativa ad Interventi per la promozione e la valorizzazione dell’amministratore di sostegno a tutela dei soggetti deboli.

Infine, sul tavolo della commissione Autonomia, anche l’ipotesi di un adeguamento della procedura elettorale alle modifiche apportate dalla legge Statutaria 1/2018 che ha introdotto la doppia preferenza di genere.