18 July, 2024
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«Garantire maggiore  rimuneratività agli agricoltori e allo stesso tempo tutelare i percorsi di filiera». Sono questi gli obiettivi indicati dal presidente della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale Luigi Lotto al termine dell’audizione dei rappresentanti delle associazioni agricole sull’assegnazione del bando per la certificazione del Grano Cappelli. La decisione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di assegnare alla Società Italiana Sementi la certificazione del prodotto preoccupa i soci del Consorzio sardo “Grano Cappelli”. La multinazionale semenziera bolognese avrà infatti diritto di esclusiva sulla varietà di frumento, il rischio è che salti per aria il percorso virtuoso che negli ultimi anni ha permesso di chiudere una filiera tutta sarda (ditta semenziera, agricoltori, mugnai e panificatori).

«E’ una preoccupazione legittima – ha detto il vicepresidente regionale di Coldiretti Efisio Perra – sulla vicenda però occorre sgombrare il campo da alcune imprecisioni. Sis è di proprietà degli agricoltori, il suo obiettivo è garantire redditività a chi coltiva il grano. Per questo chiede che il prodotto da ammasso venga pagato almeno 60 euro al quintale mentre per quello biologico il prezzo dovrebbe raggiungere gli 80 euro (attualmente il prezzo per l’ammasso oscilla tra i 45 e i 55 euro al quintale, quello biologico arriva a 60/70 euro). Sulla valorizzazione del prodotto e il giusto riconoscimento per il lavoro dei contadini non possiamo non essere d’accordo. Tutto questo deve essere fatto trovando una soluzione per la tutela della filiera.»

Efisio Perra ha poi smentito un conflitto di interessi di Coldiretti nella vicenda vista la presenza del suo vicepresidente nazionale nel Cda di Sis: «Coldiretti Sardegna riconosce il lavoro trentennale fatto dal Consorzio sardo per la tutela del grano Cappelli – ha detto Efisio Perra – le condizioni di mercato oggi sono cambiate. Occorre trovare una soluzione che metta d’accordo tutti gli interessi in campo. Per questo abbiamo favorito un incontro tra la Sis e il Consorzio “Grano Cappelli” nel quale, però, non si è riusciti a trovare un accordo. Noi continuiamo a lavorare perché non venga disperso il patrimonio di conoscenze ed esperienze che si è sviluppato in Sardegna».

Di diverso avviso il direttore di Copagri Pietro Tandeddu che, a nome di Agrinsieme (organismo che comprende anche Cia e Confagricoltura), ha invocato chiarezza sulle procedure di assegnazione del bando per la certificazione del seme a Sis. «Si è trattato di una procedura impropria – ha affermato Tandeddu – Crea più che su un bando con tutti i crismi ha puntato su una semplice manifestazione di interesse. Non erano infatti richiesti requisiti particolari né si assegnava priorità ai soggetti con esperienza pluriennale nel settore come accade in tutti i bandi pubblici. Proprio per questo motivo è stata presentata una richiesta di accesso agli atti e annunciato un ricorso. Sulla vicenda ci sono poi iniziative parlamentari a vari livelli». Una questione non di poco conto secondo Tandeddu: «Nella manifestazione di interesse Crea ha comunicato un sensibile aumento delle royalties da pagare per lo sfruttamento dei diritti di brevetto. Eppure, occorre ricordarlo, è un ente pubblico vigilato dal Ministero dell’agricoltura. E’ il soggetto titolare delle certificazioni del grano e il garante della genetica, ma non può speculare sul prodotto come qualsiasi ente privato. A tutto questo si aggiunge una scarsa trasparenza nel bando. Nel sito di Crea non c’è infatti traccia della valutazione dei requisiti né dell’esito delle gare». Per Pietro Tandeddu il rischio è un arretramento della filiera sarda: «Chiediamo alla Commissione di intervenire con un atto formale (risoluzione o mozione) per difendere una realtà nata in Sardegna e che vorremmo rimanesse nell’Isola». Il direttore di Copagri, infine, si è detto favorevole a una soluzione pacifica della vicenda: «E’ vero che Sis, su sollecitazione di Coldiretti Sardegna, ha incontrato i rappresentanti del Consorzio “Grano Capelli” – ha affermato Tandeddu – in quella sede sono state avanzate alcune proposte che per essere adeguatamente valutate hanno però bisogno di essere formalizzate per iscritto».  

Considerazione condivisa dal direttore regionale di Coldiretti Luca Saba: «Noi abbiamo avanzato una proposta per un progetto di commercializzazione del grano – ha detto Saba – Sis era d’accordo a consentire alla ditta semenziera sarda Selet di trattare con i propri produttori a condizioni che si pagassero almeno 60 euro a quintale, Selet proponeva di meno, su questo punto è saltata la trattativa. In ogni caso la produzione non si fermerà, la multinazionale bolognese ha già chiuso due accordi in Sardegna con altri due soggetti per la coltivazione di 400 ettari. C’è inoltre l’impegno da parte di Sis a ritirare tutto il grano prodotto a 60 euro a quintale. Mi auguro che si trovi un’intesa con il Consorzio, solleciteremo la formalizzazione da parte di Sis di una proposta scritta».

Preoccupazione per il mantenimento di una filiera sarda ha espresso il presidente regionale della Cia Martino Scanu: «Le produzioni si sono sviluppate in un determinato territorio – ha detto Scanu – i nostri associati esprimono forti perplessità sulla eventuale presenza nella filiera dei Consorzi agrari. C’è il rischio che gli agricoltori non chiudano i contratti e continuino a coltivare il grano Cappelli senza certificazione».

Una soluzione positiva hanno auspicato alcuni componenti della Commissione.

Secondo Fabrizio Anedda del Gruppo Misto «l’obbligo per gli agricoltori di rivendere il prodotto a Sis lede il principio della libertà d’impresa. Chi compra il seme certificato deve avere la possibilità di rivendere il grano da macina a chi gli pare. Ai soci del Consorzio sardo deve essere consentito di vendere il grano ai trasformatori sardi. Solo così si garantisce la qualità del prodotto».

Per Piero Comandini (Pd) deve essere fatto ogni sforzo per favorire il dialogo: «Sis presenti una proposta scritta – ha detto – nostro interesse è che venga tutelata la filiera sarda. Serve un accordo che leghi la produzione al territorio».

Per chiarire la posizione di Sis e ascoltare le sue proposte sul progetto di valorizzazione del Grano Cappelli, il presidente Luigi Lotto ha annunciato la convocazione in Commissione dei rappresentanti della Società italiana sementi. «Nostro interesse è impedire che il percorso avviato dalla filiera sarda si blocchi – ha detto Lotto – l’obiettivo è garantire le migliore remunerazione agli agricoltori e, allo stesso tempo, creare percorsi virtuosi di filiera».

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assessore Caria a Thiesi
Oltre cento persone tra allevatori, agricoltori, amministratori locali, esponenti delle associazioni di categoria, ma anche agronomi e rappresentanti politici del territorio si sono confrontati venerdì con l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, nella sala Aligi Sassu di Thiesi. Ad aprire i lavori, che hanno spaziato a 360 gradi su tutte le maggiori tematiche di interesse agricolo, il sindaco Gianfranco Soletta. Dopo l’intervento di bilancio sulle attività portate avanti in questi 7 mesi di mandato, l’assessore dell’Agricoltura ha iniziato a rispondere alle numerose domande poste dal pubblico. Un question time fittissimo di argomenti che ha animato il confronto per oltre 3 ore.
«Uno degli strumenti migliori per arricchire e migliorare l’attività svolta in questi mesi – ha detto Pierluigi Caria – è andare nei territori per confrontarsi con i cittadini e gli operatori del settore. Solo in questo modo le azioni della politica possono avere le giuste integrazioni e le buone proposte per migliorare l’efficacia degli interventi.»
Fra i numerosi temi affrontati, subito quello della legge 20/17 sui 45 milioni dedicati al comparto ovicaprino per i danni da siccità e la riduzione del prezzo del latte di queste ultime stagioni. Proprio lo scorso 8 novembre, a 47 giorni dall’entrata in vigore della norma, la Regione ha iniziato a pagare le domande di aiuto sui 13 euro a capo ovino e caprino presente nelle aziende sarde al 30 giugno 2017. Fino a questo week end erano state mandate in liquidazione oltre 400 pratiche a fronte delle 5mila già presentate dai pastori nei 32 sportelli territoriali dell’Agenzia Laore Sardegna. «Tutte le circa 12mila aziende del comparto sono beneficiarie del finanziamento», ha ricordato l’assessore che rivolgendosi alla platea ha aggiunto: «I soldi ci sono per tutti. Presentate le domande». Su invito anche di alcuni interventi venuti dal pubblico Pierluigi Caria è tornato sulla questione della regolarità dei pagamenti INPS: «Si tratta di verifiche obbligatorie per legge, una legge nazionale, che tutti gli Enti pubblici sono tenuti a effettuare prima di erogare qualsiasi tipo di pagamento alle imprese. Qualora gli imprenditori agricoli non fossero tuttavia in regola con i pagamenti ci si può accordare con l’INPS per una rateizzazione del dovuto o per una compensazione totale attraverso l’ammontare dell’aiuto dei 13 euro». Anche coloro che quindi avessero qualche rata in arretrato nei pagamenti previdenziali sarebbero sempre beneficiari dell’intervento.
L’assessore ha poi ricordato che il riconoscimento da parte del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) della declaratoria presentata dalla Regione sull’emergenza siccità, e nello specifico sulla riduzione delle produzioni foraggere, permetterà a tutte le aziende zootecniche, quindi anche a coloro che allevano bovini o cavalli, di poter accedere agli strumenti messi a disposizione dal Fondo di solidarietà nazionale: dalla possibilità di richiedere, per dodici mesi, la riduzione fino al 50% dell’INPS, all’attivazione della sospensione delle rate sui mutui agrari. Sul versante delle criticità dovute al perdurare della siccità Caria ha ribadito l’impegno preso lo scorso 5 settembre, da parte della Giunta e del Consiglio regionale con le associazioni di categoria agricola, nel cercare di reperire ulteriori 20 milioni di euro per il comparto bovino e per il resto dell’agricoltura, attraverso fondi da individuare nella prossima legge finanziaria o con la rimodulazione di risorse già esistenti per interventi di carattere strutturale. «Stiamo lavorando a una declaratoria sulla siccità per i danni che hanno colpito tutti gli altri comparti agricoli – ha aggiunto Pierluigi Caria – dove dobbiamo completare i controlli sul campo e le rendicontazioni sulle diverse criticità affrontate dai territori». 
Sul piano delle azioni di contrasto alla siccità si è poi fatto il punto sull’investimento da 30milioni di euro di fondi FSC per il miglioramento delle funzionalità dei Consorzi di bonifica, piuttosto che dei 50milioni stanziati dall’Assessorato dei Lavori pubblici per aumentare le capacità di raccolta delle acque nelle dighe o per effettuare i collaudi sui nuovi interventi fatti negli invasi.
«Senza la conoscenza dei dati sulla produzione del latte in Sardegna, ancora sconosciuti fino a oggi, è impensabile ragionare seriamente su qualsiasi intervento di programmazione delle produzioni dei formaggi e quindi di calmierizzazione delle fluttuazioni finanziarie che, fra rialzi e crolli ingovernabili, fanno pagare ai pastori il prezzo più alto di queste crisi». Lo ha voluto puntualizzare Pierluigi Caria nel ricordare che aver chiesto ai pastori le fatture sulle produzioni del latte delle stagioni 2015-2016 e 2016-2017 servirà finalmente per fare chiarezza sul reale stato dei numeri che interessano il comparto. L’assessore dell’Agricoltura ha inoltre ricordato che «qualora gli aventi diritto all’aiuto dei 13euro a capo non avessero emesso fatture di vendita o corrispettivi sulla produzione del latte, avendolo autoconsumato o trasformato in formaggi, verranno comunque ammessi all’erogazione delle risorse». L’aiuto spetta a tutti anche ai pastori che non hanno fatture del latte prodotto nelle due annualità richieste. Si può infatti inviare una mail PEC all’Agenzia Agris Sardegna con una autocertificazione delle produzioni di latte autoconsumate.
Una riflessione è stata poi dedicata all’Organismo interprofessionale latte ovino sardo, dove sono rappresentati tutti i portatori di interesse del comparto: dai pastori ai trasformatori privati o del mondo della cooperazione. «Il prezzo del latte – ha osservato l’assessore – non lo possiamo decidere noi Regione o Oilos. Lo decide il mercato. Per cercare di far risalire il prezzo del latte è necessario puntare seriamente sulla diversificazione e fare in modo che i tanti mercati internazionali in crescita, che chiedono sempre di più formaggi o derivati del latte ovicaprino, abbiano a disposizioni le nostre produzioni. Per questo abbiamo promosso un bando sulla diversificazione investendo 3milioni dove per le prima volta tutte e tre le Dop sarde (Pecorino romano, pecorino sardo e fiore) si muovono assieme. Abbiamo uno studio di mercato che ci prospetta, qualora le cose dovessero andare come da programma, una crescita delle vendite del 20% nel prossimi anni». 
Il pagamento dei 45milioni è stato il banco di prova per le strutture regionali, e in particolare per l’Agenzia Argea Sardegna, sul piano della gestione finanziaria autonoma in campo agricolo. Anche sul versante della programmazione e della costruzione degli applicativi, in autonomia rispetto all’Agea nazionale, l’Argea sta dimostrando di saper fare da sola. Negli ultimi mesi infatti, in mancanza dei software che Agea si era impegnata a far avere alla Regione Sardegna per la gestione delle Misure 4.1, 4.2, e 6.1, sono stati creati dalla nostra Agenzia. Si è quindi passati da istruttorie fatte a mano, con carta e penna, a istruttorie lavorate con i programmi informatici: nelle prossime settimane dovrebbero arrivare novità importanti attraverso la pubblicazione delle graduatorie. «L’iter per l’istituzione dell’Ente pagatore autonomo – ha spiegato Pierluigi Caria – è a un buon punto e presto porteremo in Giunta una delibera che ci farà fare un nuovo passo in avanti così da far nascere l’Organismo pagatore regionale alla fine del 2018». 
Con 1 miliardo e 308 milioni di euro, la Sardegna ha il quarto Programma di sviluppo rurale più ricco di tutta Italia. Le risorse dedicate agli investimenti che riguardano soprattutto le Misure 6.1, sul primo insediamento dei giovani in agricoltura, 4.1 sugli investimenti nelle aziende agricole, 4.2 sugli investimenti a favore degli impianti di trasformazione/commercializzazione, hanno ormai esaurito le risorse. A fronte di tutte le domande ricevute in questa programmazione sarà necessario attendere il nuovo PSR 2020-2026, che partirà presumibilmente fra il 2022 e il 2023. «Dobbiamo decidere quindi se vogliamo una programmazione agricola che punti sugli investimenti o sul sostegno – ha chiesto l’assessore ai presenti in sala – perché la coperta dei fondi disponibili è corta. I soldi per far crescere la nostra agricoltura sono quasi tutti impegnati. Possiamo rimodulare il PSR e trovare nuove economia, ma questo lo dobbiamo decidere insieme. Ecco perché, probabilmente all’inizio del prossimo anno, faremo gli Stati generali sull’agricoltura: un momento di confronto importantissimo dove tutti i portatori di interesse del mondo delle campagne potranno dire la loro su come programmare il futuro agricolo della nostra regione. In quell’occasione – ha concluso Pierluigi Caria – tutti noi saremo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità». 
Tanti altri temi sono stati poi affrontati nel corso dei lavori thiesini: dai programmi sul Pegno rotativo finanziati per i formaggi in stagionatura e non ancora venduti, al Prestito di conduzione agraria costruito in accordo con le banche per la compensazione degli interessi a 12 mesi da parte della Regione verso gli agricoltori. E poi i ritardi sui pagamenti del PSR e le nuove anticipazioni attese per il prossimo mese, il bando sui riproduttori bovini e il benessere animale sempre dei bovini.
All’assemblea era presente, intervenendo in sala, il presidente della Commissione Attività produttive del Consiglio regionale, Luigi Lotto.

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La commissione “Attività produttive” ha sentito in audizione gli assessori dell’Agricoltura, dell’Industria e del Turismo sulla manovra finanziaria 2018-2020.

L’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, in premessa, ha comunicato alla Commissione la buona notizia dello sblocco dei 45 milioni di euro stanziati dal Consiglio a favore dei pastori per far fronte ai danni provocati dalla siccità. «Ieri abbiamo firmato il primo decreto di pagamento. E’ stata una procedura ultraveloce se si considera che la legge è stata approvata il 21 settembre scorso. Finora sono arrivate circa 4.300 domande, 3.500 sono state già trasmesse ad Argea per i pagamenti. E’ questa un’occasione importante per testare la macchina regionale in vista della costituzione del nostro ente pagatore». Su quest’ultimo punto, l’assessore ha aggiunto che l’iter per l’accreditamento di Argea come ente pagatore autonomo procede senza intoppi: «Siamo a buon punto, credo che rispetteremo la data di ottobre 2018 come termine ultimo per la sua costituzione».

Pierluigi Caria ha poi illustrato le parti della manovra finanziaria dedicate al settore agricolo. Per il 2018, l’assessorato avrà a disposizione 172 milioni di euro, gran parte dei quali destinati al funzionamento delle agenzie regionali Agris, Argea e Laore (complessivamente 83,5 milioni di euro) e dei Consorzi di bonifica (31,8 milioni di euro). «La manovra metterà a disposizione del Consiglio 20 milioni di euro – ha detto Pierluigi Caria – occorre decidere su quali settori intervenire e con quali modalità. L’altro aspetto da verificare è la presenza di spazi per interventi strutturali oltre alle misure per contrastare le emergenze e garantire un sostegno ai comparti in crisi».  

L’assessore, infine, ha affrontato due questioni spinose che nei giorni scorsi sono state esaminate dalla Commissione: il bando per la  certificazione del Grano Cappelli e gli indennizzi ai pescatori per i danni causati dai delfini.

Sul primo punto, l’assessore ha comunicato di essere in attesa di una interlocuzione con il Ministero: «Vogliamo capire se la gara si è svolta regolarmente – ha detto Pierluigi Caria – la preoccupazione è che la decisione di affidare la certificazione del grano a una multinazionale (Sis) possa avere effetti negativi sulla filiera regionale. Nostro obiettivo è trovare forme di tutela per tutti i soggetti interessati e garantire un prodotto di qualità a prezzi accessibili, questa è una battaglia da combattere tutti assieme, noi faremo la nostra parte».

Per quanto riguarda i danni causati dai delfini alla piccola pesca, Caria ha illustrato i contenuti del disegno di legge predisposto dalla Giunta: «E’ un testo snello che punta a migliorare il quadro normativo ed evitare che gli stanziamenti a favore dei pescatori sardi possano essere cassati dalla Ue come aiuti di stato – ha sottolineato Pierluigi Caria – il provvedimento cancella le precedenti disposizioni inserite nella legge finanziaria dello scorso anno e individua una nuova fonte di finanziamento nella misura 1/40 del Feamp. Per il prossimo anno prevediamo uno stanziamento di 2 milioni di euro». L’articolato del Dl è stato approvato dal parlamentino delle Attività Produttive e trasmesso alla Commissione Bilancio per il parere finanziario. La prossima settimana potrebbe arrivare il voto finale.

L’assessorato dell’Industria guidato da Maria Grazia Piras avrà a disposizione 109 milioni di euro per il 2018. «La proposta di bilancio – ha detto l’assessore Piras – risponde a due istanze strategiche: consolidare e rinvigorire il lavoro svolto negli anni scorsi e portare a compimento gli obiettivi del programma di governo collegati al Piano regionale di sviluppo e le attività finanziate con i fondi statali ed europei.»

Nel 2018 la voce più importante del bilancio dell’assessorato riguarderà la razionalizzazione delle società partecipate: «Un occhio di riguardo sarà riservato ad Igea – ha sottolineato Maria Grazia Piras – proseguiremo il percorso di risanamento orientato verso la specializzazione nelle bonifiche e dell’ingegneria ambientale. Per il complesso delle attività, abbiamo stanziato 23 milioni di euro. Di questi 3,5 saranno utilizzati per il reimpiego di 118 ex lavoratori del Parco geominerario».

Attenzione anche per l’attuazione del piano di internalizzazione delle imprese e per il piano energetico regionale con misure di supporto alla realizzazione di smart grid per l’uso razionale dell’energia, il finanziamento di progetti per la mobilità elettrica, il completamento della rete di distribuzione del metano e l’efficientamento energetico delle strutture produttive.

Altri interventi riguarderanno la prosecuzione del piano di dismissioni della Carbosulcis, la messa in sicurezza della miniera di Silius (5,3 milioni) e la liquidazione delle ZIR (7,6 milioni).

Un milione e trecentomila euro, infine, serviranno a implementare la semplificazione delle procedure dello Sportello unico per le attività produttive e l’edilizia (Suape) con un supporto sempre più forte nei confronti delle amministrazioni comunali.

53 milioni di euro è invece la somma destinata al Turismo, artigianato e commercio.

Tre le macroaree su cui si concentra l’azione dell’assessorato: 1) la campagna di comunicazione veicolata attraverso il sistema del trasporto aereo per la promozione dell’immagine della Sardegna (12 milioni) 2) il potenziamento dei centri commerciali naturali (1 milione), 3) la rivitalizzazione dell’artigianato artistico (500mila euro).

«L’elemento più rilevante rimane anche quest’anno la promozione turistica – ha sottolineato Barbara Argiolas . oltre alla comunicazione sul sistema di trasporto aereo la Regione partecipa a 17 fiere internazionali. Nel 2018 sarà presente anche ad alcune fiere dedicate a settori specifici».

Si punta anche sulla valorizzazione dell’artigianato artistico: «Investiamo 1 milione di euro, raddoppiando lo stanziamento dello scorso anno, per rimettere al centro della scena questo importante settore – ha detto Argiolas – il 2018 deve essere l’anno della svolta». Sui centri commerciali naturali c’è la volontà di riprendere un discorso parzialmente interrotto. Le domande per la creazione di nuovi Ccn ricevute nel 2017 sono 12.

Saranno incrementati anche i fondi per la promozione della Sardegna attraverso il Cagliari Calcio e la Dinamo Sassari (da 3 a 3,5 milioni di euro) ed il finanziamento di grandi manifestazioni di interesse turistico (da 675 a 725mila euro). Risorse anche per la L. 949 sull’artigianato (500mila euro) e la L.7 sulle manifestazioni sportive  (300mila) Confermati in bilancio i finanziamenti alle Pro loco (700mila euro). 2,4 milioni di euro andranno inoltre a finanziare le province e i comuni per gli oneri relativi al personale ex Ept e Aast.

«Altro obiettivo dell’assessorato – ha concluso Barbara Argiolas – sarà quello di dare gambe alla legge del turismo approvata nei giorni scorsi dal Consiglio regionale con la definizione dei decreti attuativi.»

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Le problematiche della piccola pesca, con particolare riferimento ai danni causati dai delfini, sono state al centro della seduta odierna della commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale con l’audizione dei rappresentanti della Flai-Cgil e della Uila-Pesca.

«La pesca in Sardegna è un comparto che non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità – ha detto la segretaria di Uila Pesca Gaia Garau – finora non c’è stata la dovuta attenzione per un settore che potrebbe garantire lavoro e reddito. Il 70% del pesce consumato nella nostra isola arriva da fuori». Entrando nello specifico, Gaia Garau ha chiesto tempi rapidi per l’approvazione del disegno di legge predisposto dalla Giunta che consente di spendere le risorse stanziate nel 2015 e 2016 per gli indennizzi sui danni causati dai delfini. La norma, nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di stato, permetterà di spendere i 200mila euro già stanziati e finora non spesi per paura di incorrere nei rilievi di Bruxelles. «I soldi sono però insufficienti – ha sottolineato Gaia Garau – è necessario prevedere un incremento dei fondi. I danni causati dai delfini al pescato e alle reti sono ingenti». Secondo Luciano Marica, storico leader dei pescatori del Sulcis, per venire incontro alle necessità del settore servirebbero circa 5 milioni di euro: «Chiediamo un indennizzo da erogare a ogni pescatore imbarcato – ha detto Luciano Marica – finanziare l’acquisto di nuove attrezzature non serve a nulla. I delfini distruggono ogni giorno le nostre reti e mangiano il poco pesce rimasto. Le risorse devono andare a ristorare il mancato reddito».

Quello della eccessiva presenza dei mammiferi acquatici, specie protetta a livello internazionale, sta diventando un problema serio per tutte le marinerie della Sardegna. «Dai delfini non ci si può difendere – ha affermato il responsabile Ambiente e Territorio della Flai Cgil Raffaele Lecca – i dissuasori acustici si sono rivelati inefficaci. Occorre prevedere adeguati indennizzi per i pescatori. Non so però se potranno essere utilizzate le risorse Feamp (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), di solito destinate al superamento delle criticità del settore. Forse sarebbe meglio intervenire con un contributo straordinario come è stato fatto per fronteggiare le calamità naturali in agricoltura».

Dai rappresentanti dei pescatori è poi arrivato un appello perché si intervenga sulla pesca a strascico. «Chiediamo che gli attuali limiti dei 50 metri di profondità e la distanza di 1,5 miglia marine dalla costa per poter svolgere questa attività sia portato a 100 metri e a 3 miglia – ha detto Luciano Marica – lo strascico distrugge i fondali e danneggia le nostre attrezzature. Ci sono forti tensioni nelle nostre marinerie, il problema va risolto». Dalla piccola pesca, infine, l’invito a prevedere un fermo biologico di due mesi per la cattura dei polpi (dal 15 agosto al 15-30 ottobre): «Solo così si può consentire il ripopolamento – ha concluso Marica – è una misura necessaria, per noi pescatori è importante garantire l’equilibrio ambientale. Siamo disposti a fermarci senza chiedere nessun indennizzo».

Da tutte le forze politiche presenti in Commissione è arrivato l’impegno a trovare una soluzione. Gianluigi Rubiu (Udc) ha sollecitato l’istituzione di un Dipartimento per la pesca all’interno dell’assessorato all’Agricoltura, mentre Marco Tedde (Forza Italia) ha invocato una legge organica di settore: «Serve una disciplina complessiva per il comparto – ha detto Tedde – altrimenti ogni intervento si rivelerà solo un pannicello caldo». Giudizio condiviso da Paolo Dessì (Misto): «Le nostre coste sono diventate terra di conquista, il mare sardo è occupato da pescatori provenienti da altre regioni. La Sardegna ha la possibilità di legiferare sull’attività svolta entro le 12 miglia marine, eserciti questa sua potestà».

Di diverso avviso il consigliere Piero Comandini (Pd): «Gli strumenti per intervenire ci sono abbiamo a disposizione 36 milioni di euro del Feamp ancora da spendere, 14 sono stati messi a bando nel mese di ottobre, l’obiettivo è quello di accelerare la spendita delle risorse. Sul fonte della programmazione invece occorre agire sui Flag  (Gruppi di azione locale per la pesca). A loro è affidata la programmazione, mettiamoli nelle condizioni di operare al meglio».

Il presidente Luigi Lotto ha assicurato massima attenzione da parte della Commissione: «Domani sentiremo l’assessore Pierluigi Caria sul disegno di legge della Giunta – ha detto Luigi Lotto – le risorse già stanziate saranno sbloccate al più presto. Per quanto riguarda l’eventuale incremento degli indennizzi per i danni dei delfini occorrerà verificare le disponibilità di bilancio. La Commissione lavorerà inoltre per rendere immediatamente disponibili i 36 milioni del fondo Feamp».

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«Il Consiglio regionale ha tutto l’interesse a tutelare le produzioni di qualità della Sardegna. Insieme alla Giunta proveremo a trovare una soluzione per tutelare la filiera che ruota intorno al grano Cappelli». Lo ha affermato il presidente della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale, Luigi Lotto, al termine dell’audizione dei rappresentanti del Consorzio “grano Cappelli” preoccupati per la decisione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di assegnare alla Società Italiana Sementi la certificazione del prodotto. La multinazionale semenziera bolognese avrà il diritto in esclusiva sulla varietà di frumento nata nel 1915 grazie al genetista Nazareno Stampelli e ribattezzata Cappelli in omaggio al senatore Raffaele che alla fine dell’800 diede il via alle trasformazioni agrarie in Puglia.

«E’ un’autentica ingiustizia che non tiene conto del lavoro fatto da noi sardi negli ultimi 25 anni – ha detto Santino Accalai, titolare della ditta semenziera Selet di Tuili che per prima, nei primi anni ’90 decise di scommettere sulla riscoperta di questa varietà di grano – con l’esclusiva alla Sis si mette in ginocchio un’intera filiera. Intorno al grano Cappelli è nato un Consorzio che comprende agricoltori, mugnai, panificatori e commercianti. Una realtà importante per l’economica sarda che rischia adesso di sparire.»

«In Sardegna si producono 8.000 quintali di grano da seme e 10.000 da macina – ha aggiunto Roberto Congia, socio del Consorzio – con la decisione del Crea nessun agricoltore potrà in futuro certificare il proprio prodotto. Noi chiediamo di lavorare e di poterlo fare serenamente.»

Dello stesso avviso Valentina Sirigu, titolare di Kentos, azienda che da nove anni ha deciso di puntare sul pane di qualità: «La mia azienda lavora solo grano biologico – ha affermato Valentina Sirigu – il Consorzio è nato per sopperire alla carenza della materia prima. Con l’aggiudicazione del bando a Sis, che promette di pagare il prodotto a 80 euro al quintale, si rischia di drogare il mercato. Aziende come la nostra rischiano di non essere più competitive.»

Tutti i componenti della Commissione hanno espresso preoccupazione per la situazione creatasi e sollecitato un approfondimento con la Giunta per studiare un’azione comune a tutela della filiera. Il consigliere del Pd Piero Comandini, dopo aver rimarcato il ritardo con cui si arriva ad affrontare la questione ha sollecitato l’approvazione di una risoluzione in Commissione. Proposta che potrebbe essere attuata dopo le interlocuzioni con l’assessore all’Agricoltura Pierluigi Caria, la cui audizione è in programma per giovedì 9 novembre. «Il Crea non ha tenuto conto del percorso che ha portato alla valorizzazione del grano Cappelli – ha detto Comandini – in  questo modo si autorizza uno scippo e si va verso una situazione di monopolio con tutte le conseguenze del caso».

Da parte del consigliere Antonio Gaia (Cps) è invece arrivata la proposta di costituire un marchio Deco coinvolgendo i comuni dove si produce il grano Cappelli: «Il marchio comunale a tutela delle produzioni di qualità potrebbe essere la soluzione per arginare il dominio delle multinazionali».

«Perdere una produzione di eccellenza è inaccettabile – ha aggiunto Gianluigi Rubiu dell’Udc – sarebbe una sconfitta per il Consiglio che da poco ha approvato una legge sul pane di qualità. La Sardegna faccia fronte comune con la Puglia contro la multinazionale emiliana». Una soluzione positiva ha invocato anche il consigliere Fabrizio Anedda di Sinistra Sarda mentre Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha chiesto di accertare eventuali responsabilità delle agenzie regionali per l’agricoltura.

«La Sardegna non può subire inerme questo scippo – ha detto il consigliere del Pd Alessandro Collu – il Consorzio ha creato le condizioni per una filiera perfetta. Adesso che si gioca una bella partita qualcuno ha deciso di venire a prendersi il pallone.»

Mario Tendas (Pd), infine, ha sollecitato un coinvolgimento dell’Ufficio legale della Regione: «La gara è ormai aggiudicata – ha detto Mario Tendas – ho paura che si possa risolvere solo per via giudiziaria accertando se il bando è stato regolare o meno».

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Il Movimento dei pastori sardi non ritira la richiesta di dimissioni dell’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria e rivendica procedure rapide per l’erogazione dei 45 milioni di euro stanziati a settembre dal Consiglio regionale per far fronte alle difficoltà del settore ovicaprino. La linea del Movimento è stata illustrata in tarda mattinata da una nutrita delegazione dei pastori ricevuta dai capigruppo del Consiglio regionale. «Abbiamo deciso di sospendere la protesta di oggi dopo l’incontro con il prefetto – ha detto il leader di Mps Felice Floris – il nostro giudizio sull’operato dell’assessore e della struttura burocratica dell’assessorato all’Agricoltura non cambia. Chiediamo al Consiglio di agire con forza perché faccia rispettare le leggi che vota. E’ assurdo che una norma approvata in tempi rapidissimi dall’Assemblea rischi di non trovare applicazione».

I pastori, dunque, confermano la tregua firmata sabato scorso davanti al prefetto di Cagliari Giovanna Costantino: «Aspetteremo fino al 10 novembre – ha detto Felice Floris – l’assessore Caria ha garantito l’erogazione delle risorse entro cinque giorni a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della dichiarazione ministeriale dello stato di calamità naturale per la Sardegna. In assenza di risposte concrete siamo pronti a tornare in piazza con nuove e clamorose azioni di protesta». Mps contesta la procedura che impone ai beneficiari di stornare dai contributi per la siccità i debiti nei confronti dell’Inps. «Sono soldi del bilancio regionale – hanno detto in coro i rappresentanti del Movimento – servono a sfamare il bestiame e non entrano nelle tasche dei pastori. E’ assurdo che una Regione da anni in conflitto con lo Stato per il mancato trasferimento delle compartecipazioni erariali trasferisca i suoi soldi nelle casse romane».

A difesa dell’assessore, i rappresentanti della maggioranza: «Tutta la Regione (Consiglio, assessore e struttura burocratica) è consapevole della difficoltà della situazione – ha detto il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto – si è fatto tutto in tempi rapidissimi, ora si tratta di superare gli ultimi ostacoli. A oggi l’assessorato ha ricevuto 1907 richieste di contributo, la media è di 400 al giorno. Credo che entro novembre tutte le 12mila aziende sarde riusciranno a presentare una richiesta alla Regione. La speranza è che i 45 milioni stanziati dal Consiglio vengano spesi entro l’anno».

Di diverso avviso il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Non chiediamo le dimissioni di Caria ma le responsabilità dell’assessorato sono sotto gli occhi di tutti – ha affermato Pittalis – la situazione delle campagne è gravissima. Noi chiediamo che sia la presidenza della Giunta a prendere in mano la situazione».

A difesa dell’operato dell’assessore si è schierato anche il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Chiedere le sue dimissioni non ha senso – ha detto Cocco – l’assessore ha lavorato con serietà per far arrivare rapidamente i soldi ai pastori. Adesso occorre portare a casa il risultato per cui si è lavorato in questi mesi. Tutti i pastori devono fare domanda all’assessorato. L’obiettivo è superare insieme le difficoltà burocratiche».

D’accordo sulla necessità di arrivare presto a una soluzione anche gli altri capigruppo. Una strategia complessiva per il comparto ovicaprino ha invocato il numero uno del Pds Gianfranco Congiu per il quale la scelta di puntare su contributi a pioggia è stata sbagliata, mentre per Antonio Gaia (Cristiano Popolari Socialisti) l’unica soluzione per permettere ai pastori di incassare i premi è quella di una sospensione ministeriale dei pagamenti Inps.

Proposta condivisa anche da dai capigruppo di Art1-Mpd, Daniele Cocco, e dell’Udc, Gianluigi Rubiu, che hanno suggerito di lavorare per ottenere la deroga da parte del Governo e allo stesso tempo rimuovere tutti gli ostacoli burocratici (trasmissione domande via Pec e documentazione Inps) attraverso il ricorso all’autocertificazione. Secondo Fabrizio Anedda (Misto) un’altra via per sbloccare la situazione di stallo potrebbe essere quella della rateizzazione dei debiti Inps, soluzione che consentirebbe ai pastori di incassare da subito i contributi.

Angelo Carta (Psd’Az) e Attilio Dedoni (Riformatori), infine, hanno offerto la loro disponibilità a un fronte comune per affrontare la drammatica crisi del comparto. Per il primo «il ruolo di Mps è importantissimo. La speranza è che si possano gettare le basi per individuare una strategia complessiva ed efficace da mettere al servizio del mondo delle campagne», mentre Dedoni ha insistito sulla necessità «di scardinare un sistema burocratico sardo che troppe volte limita le aspettative dei cittadini. Sarebbe utile capire quando costano le agenzie agricole e quali benefici portino al comparto».

«E’ stato un incontro molto proficuo – ha detto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau al termine della riunione – è servito a chiarire le posizioni e a individuare un obiettivo comune. C’è stato un difetto di comunicazione, probabilmente legato alla rapidità con la quale sono state messe in campo le procedure per l’erogazione dei contributi. Credo che non ci saranno difficoltà ad accogliere le richieste dei pastori per uno snellimento delle pratiche con l’autocertificazione. Sul fonte dei contributi Inps, aspettiamo di capire quale sarà la risposta del Ministero, in ogni caso il problema potrebbe essere risolto con una richiesta di rateizzazione del debito. Auspico che entro il 10 novembre sia tutto risolto e che ci si possa ritrovare per festeggiare il risultato per cui si è lavorato duramente in questi mesi».

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (30 sì, 20 no) il progetto di riordino della rete ospedaliera.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con alcuni ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finali sul Documento n.6/XV/A – Proposta di riforma della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Sull’ordine del giorno n. 1 (Pittalis e più) riguardante la complessa vicenda che vede contrapposti il governo centrale spagnolo e quello regionale della Catalogna il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto una integrazione con cui, nell’ambito del passaggio relativo all’inasprimento dei rapporti politici fra governo di Madrid e Generalitat catalana, a seguito degli arresti di parlamentari ed esponenti di associazioni culturali, chiede «la scarcerazione dei detenuti per fatti connessi a referendum».

Il Consiglio ha accolto la proposta.

Subito dopo il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha proposto una ulteriore integrazione inserendo nel testo l’auspicio riguardante l’avvio di un percorso pacifico nel quale sia garantito alle comunità il diritto ad esprimersi su qualunque riforma inclusa quella dell’autodeterminazione.

Il Consiglio ha accolto anche quest’ultima proposta.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ricordato la richiesta formulata da otto consiglieri della commissione Sanità riguardante l’incontro con l’assessore Luigi Arru per fare il punto sulla vertenza Aias. Completata la riforma, ha affermato, «l’incontro si deve fare quanto prima, a norma di regolamento».

Riprendendo la discussione sull’ordine del giorno relativi alla crisi catalana, il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta si è detto d’accordo con le proposte di modifica del documento, aggiungendo che «il governo spagnolo ha sbagliato nell’uso della forza dando ancora più ragioni alla Catalogna; bastava dichiarare illegale il referendum senza mandare l’esercito, con un atteggiamento repressivo che ha rafforzato la battaglia identitaria del popolo catalano».

Il consigliere del Misto Fabrizio Anedda ha lamentato lo sconfinamento del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera, «all’interno della quale non ci siamo fatti mancare niente compresi gli ordini del giorno, che mischiano argomenti diversi, annuncio quindi la mia astensione».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha annunciato che non parteciperà al voto perchè, ha chiarito, «pur condannando ogni forma di violenza, va ricordato che il rispetto della costituzione vale per tutti senza eccezioni ed una parte del popolo catalano non le ha rispettate; del resto, sono gli stessi principi contenuti nella nostra stessa Costituzione all’articolo 5».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, primo firmatario del documento, ha ribadito che l’ordine del giorno «non sostiene la tesi della violazione della legge ma si limita a condannare le violenze consumate dal governo nei confronti di manifestati pacifici che non hanno opposto nemmeno resistenza passiva, per esprimere la loro volontà di autodeterminazione della loro autonomia, in forme democratiche e libere».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso l’impostazione del collega Marco Tedde che ha recepito le integrazioni riguardanti il riconoscimento dell’autodeterminazione come diritto umano fondamentale dalle più importanti istituzioni della comunità internazionale, una strada seguita anche dalla Sardegna in questa legislatura nelle relazioni con le Baleari e la Corsica».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che l’ordine del giorno sulla crisi catalana offre al Consiglio «un grande spunto per una riflessione ampia su come anche la Sardegna vive e pratica la propria autonomia». Pittalis ha poi invitato, presidente della Regioni ed assessori a dare l’esempio, «facendosi portatori dei valori identitari della nostra specialità, nel momento in cui altre Regioni come Veneto e Lombardia si sono espresse nella stessa direzione». Anche per la Sardegna, ha sostenuto, «è venuto il momento di uscire dal silenzio e per questo invito il capogruppo del PSd’Az a farsi promotore del dibattito sulla mozione relativa all’indipendenza presentata nel 2014, perché indipendenza è una parola che non deve far paura ma rappresentare la base per una serena discussione; su questi temi stanno intervenendo presso il Governo i presidenti di tutte le Regioni tranne la Sardegna che si perde in chiacchiere e fumo, occorre perciò che il Consiglio dia al presidente un mandato forte per non cancellare storia autonomistica e che il presidente Gianfranco Ganau convochi al più presto una sessione ad hoc dell’Assemblea».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha annunciato il voto favorevole su un documento che «esprime solidarietà ad un popolo che difende propria storia, il proprio futuro e la propria identità in modo libero e pacifico».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Mdp), favorevole, ha preso spunto dalla sua esperienza a Barcellona per definire «inaccettabile la reazione dello stato spagnolo nei confronti del popolo catalano che si è comportato in modo assolutamente pacifico». Resta però, ha sottolineato, «il problema di consentire ai popoli d’Europa la possibilità di decidere sul proprio futuro, problema molto complesso perché in effetti il diritto internazionale traccia principi universali che non si trasformano in diritto positivo ed in realtà trovano applicazione solo dopo una concessione degli Stati come è accaduto in Inghilterra con la Scozia o nel Montenegro con la repubblica serba».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) non parteciperà al voto perché, a suo giudizio, «il Consiglio ha espresso un parere troppo simile alle chiacchiere da bar, mentre si tratta di un tema da trattare con la dovuta serietà». Il documento, ha aggiunto, «è tuttavia importante per rilanciare un ragionamento a tutto tondo sulla nostra autonomia; siamo in mezzo a grandi processi di cambiamento da cui non possiamo stare assenti, anche nella sanità dove ci troviamo in una situazione di autonomia limitata ed operiamo con parametri fermi a 10 anni fa, rischiando che in futuro i sardi abbiano di meno e non di più».

Il consigliere dei Riformatori Michela Cossa, favorevole, ha avvertito che il documento va approvato «senza sovraccaricarlo di significati che non ha, non si schiera per una parte ma condanna gli episodi violenza della polizia spagnola;  rispettiamo gli indipendentisti ma non ci crediamo, noi siamo per l’Italia e per l’Europa in un percorso di ricostruzione che anzi va rafforzato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, favorevole, ha detto che «non si possono dimenticare le immagini insopportabili di violenza gratuita a Barcellona, fatti dai quali prendiamo fermamente le distanze». Al più presto, ha auspicato, «dobbiamo occuparci della mozione del collega Paolo Zedda sull’autonomia sarda per riaffermare le tante prerogative della Regione che finora non vengono riconosciute».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non attribuire all’ordine del giorno significati che non ha, al di là della solidarietà al popolo catalano contro ogni forma di violenza». Cocco ha poi raccolto l’invito ad una discussione sulla  specialità e sull’autonomia della Sardegna.

Il consigliere del Pd Alessandro Collu, dopo aver premesso che nessuno è contrario alla condanna della violenza, ha detto di non voler votare un passaggio relativo all’autodeterminazione.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 40 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione di un ordine del giorno (prima firmataria Daniela Forma del Pd) che assegna un ruolo di primo piano all’ospedale Zonchello di Nuoro, come riferimento regionale della rete di riabilitazione.

Il consigliere del Misto Rossomori Emilio Usula ha annunciato che non parteciperà al voto. Siamo di fronte, ha dichiarato, «ad un atto di ipocrisia politica, perché ancora non abbiamo approvato la riforma e stiamo già proponendo una struttura complessa messa già in pericolo dall’atto aziendale, in pratica stiamo correggendo un provvedimento che non c’è».

La consigliera Daniela Forma ha espresso dispiacere per le parole di Emilio Usula «nei confronti di un ordine del giorno che non viene calato dall’alto a scatola chiusa ma è stato lungamente discusso dalla commissione e dall’Aula oltre che con l’assessore, per il riconoscimento di un ruolo che non toglie niente a nessuno, senza alcuna ipocrisia».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha affermato che «nelle parole di Usula c’è molta verità, noi voteremo per senso di responsabilità ma si sta facendo il processo alle intenzioni riconoscendo che a Nuoro non è stato concesso nulla e, al di là degli ordini del giorno, con gli atti aziendali si è andati ben oltre».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), a favore, ha però preso le distanze da una riforma infarcita di emendamenti molti dei quali hanno creato non poco imbarazzo. Il Consiglio, ha sostenuto, «ha svolto un ruolo non suo con modifiche settoriali, parziali, territoriali, addirittura reparto per reparto, col risultato che in alcuni casi si è migliorato ma senza un disegno complessivo».

La consigliera Annamaria Busia (misto-Cd), favorevole, ha parlato però di una riforma che «con gli emendamenti è stata indebolita e peggiorata, senza una coerenza interna; abbiamo assistito a legittime attività del Consiglio davanti ad una situazione grave con territori molto sguarniti, si sono fatti molti rattoppi e gli argomenti degli ordini del giorno torneranno comunque alla nostra attenzione perché bisognerà tamponare i danni».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in evidenza che «i due ordini del giorno sullo Zonchello e Santa Maria bambina sono contraddittori, mi sembra un derby fra Nuoro e Oristano e siamo al ridicolo, a questo punto la cosa migliore è ritirare entrambi e cercare un testo condiviso sui centri di riabilitazione in Sardegna».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha manifestato grande imbarazzo «perché i due ordini del giorno sono molto diversi e quello su Nuoro, in particolare, nasce (come l’assessore sa bene) perché atto aziendale sopprimeva le strutture complesse di Nuoro nel settore della riabilitazione e non si poteva intervenire in sede di riforma». Nuoro ed Oristano, a suo avviso, non sono comunque in contrapposizione, per cui sarebbe giusto approvare i due documenti.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha lamentato che «di fatto stiamo riaprendo il discorso della rete che avremmo dovuto fare prima, è necessario uno specifico approfondimento per arrivare ad un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni si è detto «contrario ad animare guerre fra poveri ma il problema nasce dal fatto che quando fu ridimensionato il Santa Maria Bambina si prese l’impegno davanti ai consiglieri regionali oristanesi, all’Arcivescovo ed al Cda della struttura di potenziare l’ospedale come centro regionale del risveglio e della cura riabilitativa». Meglio ritirare entrambi i documenti, ha proposto, «per un discussione serena finalizzata ad organizzazione seria di questo settore della sanità sarda».

La consigliera Annamaria Busia ha annunciato il ritiro del suo ordine del giorno sull’arresto di alcuni giornalisti turchi.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha manifestato preoccupazione per i livelli attuali della qualità della riabilitazione. Il modello, ha spiegato, «deve essere quello di una rete multipolare senza auto proclamazioni non solo Oristano e Nuoro; apprezzo perciò le questioni sollevate sui diversi presidi, che vanno tutelati ma in un disegno complessivo».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «siamo tutti portatori di una verità ed entrambi i documenti hanno elementi di interesse ma sono sbagliate le dispute territoriali per cui è meglio uscire dall’impasse, è auspicabile perciò un impegno dell’assessore per attivare un tavolo tecnico per riflessione su rete regionale».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha invitato il Consiglio a ritirare gli ordini del giorno, assicurando l’attivazione di un tavolo tecnico per la riabilitazione, che potrà contare fra l’altro sul risultato straordinario ottenuto dalla Sardegna con la scuola di specializzazione in fisiatria, nell’ottica di una governance in rete capace di valorizzare storie ed esperienze di qualità.

I due primi firmatari degli ordini del giorno Attilio Dedoni e Daniela Forma ne hanno annunciato il ritiro.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato annunciando di voler andare al voto sui documenti. Anzi, ha detto, «denuncio che il centro sinistra, a rete ospedaliera conclusa sta tornando indietro per tappare i buchi, segno evidente che la riforma non sta in piedi e non si può fare con parole che volano senza fatti concreti che non si vedono».

Il capogruppo del Pd Pietro Pietro Cocco ha ricordato che sugli ordini del giorno c’era un accordo fra maggioranza e minoranza per il ritiro dei documenti ed è quindi sbagliato interpretare i fatti strumentalmente per finalità politiche come ha fatto Pittalis.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è detto d’accordo con il collega Pietro Cocco, ribadendo la diversità dei due documenti.

Il presidente ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi sulla proposta di rinvio dei due ordini del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato vivamente perché, a suo giudizio, «si trova sempre una scappatoia per coprire le vergogne con interpretazioni occasionali del regolamento; l’opposizione alla riforma l’abbiamo fatta noi, mentre voi vi siete occupati di altre cose particolari e avete votato tutto, avete suonato, cantato e ballato, ed ora volete mettete la sordina alle vostre inefficienze, gli ordini del giorno sono collegati alla forma e c’è un problema regolamentare insuperabile».

Il presidente ha assicurato che gli ordini del giorno saranno votati alla fine.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua disponibilità al ritiro del documento, aggiungendo che «si è capito che la riforma non ancora nata è già debolissima, il ritiro bilaterale era per approfondire l’argomento dopo dichiarazioni dell’assessore che peraltro aveva già fatto».

Messi ai voti, i due ordini del giorno sono stati approvati. Il n. 2 (Forma) con 35 voti favorevoli e 3 contrari, ed il n. 3 (Dedoni) con 40 voti favorevoli.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’ordine del giorno 4 (Comandini e più)

Il primo firmatario, on. Piero Comandini (Pd), ha illustrato l’ordine del giorno 4 che punta alla stabilizzazione dei lavoratori precari della Sanità. L’on. Piero Comandini ha annunciato “il ritiro auspicando una mozione dell’Aula che applichi in Sardegna i principi della legge Madia e le sue garanzie per favorire la stabilizzazione”.

Ritirato dall’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) l’ordine del giorno 5 (integrazione tra gli ospedali del Sulcis Iglesiente) e l’ordine del giorno 6 a firma dell’on. Daniela Forma (Pd) sul reparto di Dermatologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro.

Prima del voto finale sul Doc 16 di riforma della rete ospedaliera, il presidente del Consiglio ha consentito all’Aula le dichiarazioni. Il primo a parlare è stato l’on. Edoardo Tocco (FI), che ha detto: “I problemi restano, nonostante questo provvedimento, perché l’Areus è al palo e l’Ats ancora non funziona bene. Tutto questo accade a discapito dei pazienti e i territori della Sardegna non potranno che subire un danno da tutto ciò. Siamo alla sconfitta dei sardi, che si erano illusi sino all’ultimo che qualcosa potesse cambiare in meglio almeno sulla Sanità. Valuterò anche se lasciare la vicepresidenza della commissione Sanità”.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha detto: “Sono tra i pochi che ha lavorato perché Nuoro fosse Dea di secondo livello e alla fine ho dovuto desistere in cambio di un presidio di primo livello con servizi di secondo livello. Rigetto le pesantissime accuse di smantellamento della Sanità nuorese che sono state lanciate sulla stampa in questi giorni  e voterò a favore perché la soluzione di compromesso raggiunta si affianca a una soluzione di principio: il riutilizzo delle risorse recuperate dall’annullamento del project financing. Avrei preferito che in questa battaglia il territorio di Nuoro avesse contato su un consigliere in più”.

Invece, l’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha esordito ricordando i lavori della commissione di inchiesta sulla Sanità, “che è un settore fuori controllo nella spesa pubblica. Ci sono costi di milioni di euro che lievitano ogni anno e non vengono mai giustificati: sui presìdi, sul personale, sulle commissioni di invalidità. Contro la commissione c’è stato un vero e proprio sabotaggio ma non accettiamo che questa storia senza pudore, durata anni, possa finire così. Non è questa riforma quella che migliorerà la sanità sarda e per questo esprimo il mio voto contrario”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) “la riforma doveva comunque essere fatta e per questo diedi credito alla maggioranza. Ma oggi questo credito lo avete esaurito e io voterò contro una riforma che produce gravi danni per la sanità gallurese, che esce a pezzi perché non si valutano i numeri reali della popolazione. Al di là della vittoria del collega Pierfranco Zanchetta per salvare il punto nascite di La Maddalena”.

Campo progressista Sardegna ha preso la parola con l’on. Annamaria Busia, che ha esordito così: “Il senso di appartenenza a una maggioranza e l’atto di fiducia che si deve avere registrano dall’altra parte  la lesione  dei principi minimi di civiltà. Che spesso è venuta a mancare. Ecco perché il mio voto non può che essere contrario perché è un voto politico, non personale”.

Anche l’on. Emilio Usula (Rossomori) ha annunciato il voto contrario e ha raffrontato “la nostra regione con la Puglia, che ha saputo come altre scrivere una legge adeguata alle domande di sanità dei propri cittadini. Ci sono Regioni che hanno saputo superare il Dm 70, non guardarlo come un totem. E intanto l‘eliambulanza in Sardegna esiste solo nella brochure e per la sanità nuorese non ci sono novità positive. Per questo i Rossomori votano contro”.

Voto favorevole per l’on. Rossella Pinna (Pd), che ha detto: “Abbiamo migliorato e riscritto il testo della giunta, abbiamo ascoltato i sardi con la volontà di tutelare il loro diritto alla salute nella costruzione della nuova rete ospedaliera, per non lasciare indietro nessuno. Il Medio campidano avrà dignità, grazie a questo provvedimento, con un nuovo ospedale e uno stabilimento di riabilitazione a Guspini”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha segnalato alcuni aspetti della riforma, “non basta un manager, bisogna sistemare la questione dei volontari perché il servizio è retto da volontari non retribuiti ma al di là delle mie considerazioni il mio voto è favorevole alla proposta di legge”.

Ha preso la parola l’on. Salvatore Demontis (Pd) ”il voto è favorevole perché aumenterà con questa riforma il livello di sicurezza per i nostri cittadini nei nostri ospedali.  E non è vero che era necessario attivare prima la rete territoriale e solo dopo quella ospedaliera: la Giunta ha già approvato gli indirizzi sulla rete territoriale e le due reti, che sono complementari, saranno attivate insieme”.

Per l’on. Roberto Desini (PDS) “migliorie sostanziali alla riforma sono arrivate grazie all’approccio e all’apporto del mio gruppo e in particolare del mio collega Augusto Cherchi. Apprezzo lo sforzo di tutta la maggioranza: i toni sono saliti ma siamo poi stati capaci di fare sintesi. Per questo il mio voto è sì”.

Anche l’on. Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il voto favorevole “a una riforma che produrrà sicuramente effetti. Se ce ne sarà bisogno di farlo, rimetteremo mano alle norme strada facendo. Ma c’è stato un grande lavoro di sintesi da parte dell’intero Consiglio, che ha dato un importante contributo”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “le modifiche al testo hanno evitato disastri agli ospedali della città metropolitana ed è vero che ci sono stati importanti passi in avanti ma il giudizio non può cambiare perché non è questa la riforma attesa e per questo  annuncio la mia astensione. L’Areus è al palo, l’elisoccorso non si vede, molte scelte sono basate su assiomi non dimostrabili: sarà vero che il potenziamento degli ospedali oltre la città metropolitana decongestionerà quelli della città metropolitana? Avrei voluto dare un voto più consapevole. La Sanità, anche dal punto di vista del bilancio, è e sarà sempre più il vero banco di prova della nostra economia”.

Per l’on. Alfonso Marras (Udc) “le nostre proposte rigettate non possono che farci mantenere il giudizio negativo su questo piano. Alcuni sardi saranno avvantaggiati, altri no: quelli che abitano nei distretti periferici. Avete potenziato invece le eccellenze e diminuito i posti letto, addirittura”.

Per i Riformatori sardi, l’on. Michele Cossa ha detto: “Abbiamo ribadito più volte che la riforma della rete ospedaliera era ineluttabile. Ma non aver curato il rapporto con il governo e con gli amministratori locali portano molta preoccupazione e c’è il rischio, come sottolineato dall’on. Gaia, di un’impugnativa del governo nazionale a causa delle deroghe che avete adottato. Dando l’impressione che le vostre deleghe sia state orientate da un atteggiamento clientelare”. L’oratore ha definito “ambiguo il testo sul punto nascite di La Maddalena contenuto nell’emendamento approvato”.

Per FdI l’on. Paolo Truzzu ha detto che “è entrato in Aula un cavallo ed è uscito un asino. Non sono convinto che la qualità dell’offerta di salute sia migliorata e se facessimo un test della verità ognuno di voi direbbe che non è così, al di là dei colori. Per questo, per quello che vivremo nei prossimi mesi, io voto contro”.

L’Udc è intervenuto con l’on. Gianluigi Rubiu: “Siamo alla commedia e con grandi attori, capaci di grande recitazione. Questa è un riforma di campanile e di primariati da inventare in modo disorganico, in perfetto contrasto con l’atto aziendale approvato dal vostro supereroe Fulvio Moirano. La più spudorata spartizione vi ha caratterizzato in questa riforma, nonostante tutti i moralismi che mostrate nelle piazze. Questa riforma è invece il disastro della Sanità sarda e dovremmo ringraziarvi perché state producendo un danno incalcolabile: altro che mettere il paziente al primo posto”.

Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp), favorevole («una riforma tra le più dibattute della storia dell’autonomia che pone nelle stesse condizioni tutti i territori e tutti i presidi ospedalieri»). «La riforma – ha affermato il consigliere del centrosinistra – favorisce condivisione e collaborazione tra i presidi e consente a tutti i sardi di potersi curare».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto contrario («censuro i ritardi frutto della guerra tra bande interna alla maggioranza per la difesa dei rispettivi territori di appartenenza»). Il consigliere della minoranza ha parlato di rivendicazioni localistiche («così non si riorganizza la sanità né si riduce la spesa») ed ha definito le modifiche introdotte per La Maddalena, Lanusei e Nuoro “un bluff da pokeristi” («giocate con la salute sardi e scontentate tutti: medici, territori e operatori della salnità»).

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto contrario («la riforma è un vero mostro sanitario che crea disequilibri e penalizza Nuoro e il centro Sardegna»). L’esponente della minoranza ha concluso con l’invito alla Giunta affinché riconosca una onorificenza a chi, in questi ultimi diciassette anni, ha svolto eroicamente il servizio di elisoccorso: i Vigili del Fuoco.

Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato voto favorevole e ha lamentato che “in troppi parlano senza neppure conoscere la proposta di riordino della rete ospedaliera” «Le definizioni contenute nel documento – ha affermato il presidente della Terza commissione – sono sostanza e garantiscono i servizi nei diversi presidi ospedalieri ma ora serve dare gambe alla riforma ponendo il malato al centro della nostra missione».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario: «Avete fatto le clientele più barbare e salvaguardato interessi localistici, strapazzando il DM 70». L’esponente della minoranza ha criticato esecutivo e maggioranza ed ha concluso definendo “insipiente” il governo sardo nella guida della sanità, come della scuola o dei trasporti.

Augusto Cherchi (Pds) ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato esecutivo e Consiglio ad impegnarsi nelle azioni conseguenti all’approvazione della ridefinizione della rete ospedaliera. «Focalizziamo la nostra attenzione – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – sui servizi e la loro efficacia, ricordando che oggi l’efficienza è scarsa ed è assodato che si tagliano le sedute operatorie perché mancano gli anestesisti».

Paolo Zedda (Art.1-Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una legge di cui avevamo urgente bisogno». «La sanità – ha concluso l’esponente della maggioranza – è uno spazio di sovranità importante: se spendiamo bene avremo una sanità migliore».

Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario: «È una riforma che non rispetta l’autonomia e applica il DM 70 ad uso e consumo dgli amici». «Non si intravede – ha concluso la consigliera della minoranza – alcuna capacità di incidere e nessuna riduzione dei costi. Ribadisco il favore per il Mater Olbia senza che la struttura gallurese sia autorizzata  a discapito della salute pubblica e privata».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una riforma irrinunciabile che è partita da principi antichi come quello della perequazione tra i territori». «La sanità in Sardegna – ha concluso il capogruppo della maggioranza – non è all’altezza dei troppi bisogni dei sardi e serve intervenire immediatamente sulle lungaggini nelle liste d’attesa».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Noi portiamo facciamo le riforme e accettiamo la sfida del cambiamento anche se l’opposizione ci ha invitati a restare in un porto sicuro dove però l’acqua è più torbida». «La prima proposta di ridefinizione della rete ospedaliera – ha concluso l’esponente della maggioranza – ha spaventato molti ma poi la riforma è stata migliorata quando l’assessore Arru ha forse tolto il camice da medico e indossato la tuta della politica».

Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto di astensione, sottolineando però i miglioramenti apportati per la sanità oristanese. «Il San Martino esce rinforzato, l’ospedale di Bosa ha mantenuto il grado di ospedale e il presidio Delogu di Ghilarza è migliorato».

Voto contrario ha dichiarato Antonello Peru (Fi): «La riforma non è ottima ma non tutto è da buttare alle ortiche». «È chiaro – ha concluso il consigliere della minoranza – che l’organizzazione è sbilanciata in due poli e nella riforma della rete ospedaliera è assente la medicina territoriale e il collegamento sinergico con i presidi ospedalieri».

Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto contrario («ma anche alcuni consiglieri di maggioranza annunciano voto contrario e così dimostrano sofferenze delle quali la giunta dovrà tener conto»).  «Il documento è levantino – ha concluso il consigliere della minoranza – ed è naufragato il rigore tecnico e metodologico dell’assessore».

Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato voto a favore: «La rete è un tassello importante della riforma sanitaria e mette a sistema questa organizzazione un con progetto organico e strutturato». «Ci sarà molto da fare – ha concluso il consigliere della maggioranza – e ora serve la rete territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole: «Per fare le riforme è importante il e nella passata legislatura non c’è stata alcuna riforma perché non si sono voluti toccare alcuni interessi». «Vogliamo fornire servizi di qualità – ha concluso il consigliere della maggioranza – e dimostriamo di non chiudere gli ospedali».

Luigi Ruggeri (Pd) ha dichiarato voto a favore: «Un grande traguardo che produce un cambiamento reale». «Non abbiamo ceduto ai localismi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – e abbiamo fatto i riformisti. Abbiamo tolto autoreferenzialità ai territori e ai professionisti e la riforma produce equità».

Giuseppe Fasolino (Fi) ha annunciato il voto contrario: «Dell’originaria proposta di riforma non è rimasto niente e il DM 70 è stato stravolto». «Voto contro – ha affermato il consigliere della minoranza perché con questa riforma ha vinto chi tirava più forte la giacchetta e per il trattamento riservato alla Gallura che considerate la Cenerentola della sanità sarda».

Pierfranco Zanchetta (Upc) ha annunciato voto favorevole («la riforma mette a nudo le criticità del sistema e bisogna intervenire per superarle»). «Conquistiamo servizi che non avevamo e che ci erano stati sottratti – ha concluso il capogruppo di maggioranza – e sul punto nascita della Maddalena abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale».

Alessandro Collu (Pd) ha dichiarato voto favorevole: «Dopo 38 riunioni di commissione e il lavoro in Aula approviamo una legge che non sarà perfetta ma tutti sanno che le leggi perfette sono quelle che restano chiuse nei cassetti». «È il Medio Campidano la Cenerentola della sanità sarda – ha concluso il consigliere della maggioranza – e per meritiamo un riequilibrio, così come ci è riconosciuto nel piano di riordino della rete ospedaliera». 

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), annunciando il suo voto a favore, ha parlato di «grande lavoro svolto da Giunta e Commissione sanità» e di perfetta «sintesi delle varie istanze provenienti dalla Sardegna».

Meloni ha poi espresso soddisfazione per il risultato ottenuto dalla Gallura: «Le situazioni deficitarie non dipendono dal riordino. Il riordino della rete ospedaliera è un grande passo avanti per superare il deficit. Grazie alla riforma i presidi galluresi cresceranno». Infine una difesa del Mater Olbia: «Non è un imbroglio – ha concluso il consigliere del Pd – saprà coniugarsi con il sistema pubblico evitando ai cittadini sardi i viaggi della speranza. L’imbroglio si è fatto prima non rispettando, in alcune zone della Sardegna, i parametri abitanti-posti letto. In futuro occorrerà concentrarsi per migliorare i servizi, soprattutto nelle periferie».

Giudizio positivo anche da parte di Roberto Deriu (Pd): «Pannella diceva che il centrosinistra era quello dei buoni a nulla mentre il centrodestra quello delle persone capaci. Con questa riforma qualcosa di buono lo abbiamo concluso anche noi – ha detto Roberto Deriu – siamo davanti ad una modifica della costituzione materiale della Sardegna con la riorganizzazione del sistema sanitario. Le critiche che mirano a delegittimare l’operazione vogliono sottacere il riconoscimento della realtà sarda che ha dato equilibrio ai numeri e alle aspirazioni del sistema sanitario. La Sardegna è nella media nazionale sia per quanto riguarda il primo che il secondo livello. La salute, invece, è negli atti di governo, dentro la cornice della riforma, un lavoro da proseguire nella programmazione pluriennale. Occorre adesso superare gli ostacoli, il primo è la nomina del direttore generale dell’Areus che attendiamo nelle prossime ore».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il suo voto a favore. «E’ stato fatto un buon lavoro in un contesto difficile – ha esordito Lotto – si è affrontato con saggezza un tema molto complicato. Si poteva fare meglio? La domanda è un’altra: cosa è il meglio? La discussione sarebbe troppo lunga». Il dibattito sulla riforma, secondo il consigliere del Pd, poteva essere condotto in modo diverso: «In alcuni casi è stato falsato dai localismi. Il risultato raggiunto è buono. L’intervento sulla sanità dovrà adesso proseguire con il riordino della rete territoriale e dell’emergenza-urgenza».

Di riforma storica ha parlato invece il presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra : «E’ una riforma socialista perché mette al centro gli interessi dei sardi che fino ad oggi non hanno avuto risposte adeguate ai bisogni di cura – ha sottolineato Raimondo Perra – si è tenuto conto delle richieste dei territori, della densità  abitativa e della viabilità precaria della Sardegna. La riforma ha inoltre derogato al D.M. 70, è una decisione tutta nostra, il rischio è che la potessero fare altri. Finora siamo ultimi in Italia per l’uso inappropriato dell’ospedali e per le lunghe liste d’attesa. Sono sicuro che ci sarà un miglioramento del sistema».

Per il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, l’Aula si è finalmente riappropriata di una sua competenza. «Qualche mese fa facemmo una scommessa: portare in aula l’atto più importante di programmazione sanitaria – ha ricordato Gianfranco Congiu – credo che il risultato sia stato raggiunto. La riforma sarà utile quanto più sarà accompagnata dagli altri due atti fondamentale: il riordino della rete territoriale e quello del sistema di emergenza urgenza». Soddisfazione da parte del capogruppo del Partito dei Sardi anche per un altro aspetto della riforma: «Non ci interessa mettere bandierine – ha concluso Gianfranco Congiu – ma per una forza come la nostra aver prestato attenzione ai presidi di zona disagiata è motivo di grande orgoglio, un premio per l’impegno profuso». 

Giudizio condiviso dal capogruppo del Pd Pietro Cocco: « E’ una giornata importante per la quale abbiamo lavorato a lungo, un risultato che arriva in una data simbolo – ha sottolineato Cocco – oggi si celebrano i cento anni della rivoluzione d’ottobre. E’ dunque una giornata rivoluzionaria, diverso sarebbe stato approvarla ieri nel giorno della disfatta di Caporetto». Secondo Pietro Cocco «il riordino della rete ospedaliera andava fatto. Ci vuole coraggio nel fare le riforme, ci sono state lunghe discussioni all’interno della coalizione e nei territori, il risultato è che non si chiude un ospedale, i posti letto sono gli stessi, rimangono i servizi. C’è stata grande forza di volontà da parti di tutti».

Di parere opposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha annunciato il voto contrario del suo partito: «Continuate a chiamarla riforma, ma una riforma è tale quando migliora le condizione di vita dei cittadini – ha detto Pietro Pittalis – è invece un pasticcio che aggrava le condizioni di una sanità che non funziona. In questi 4 anni di governo avete mandato la spesa sanitaria fuori controllo senza riuscire a razionalizzarla. Siamo davanti a  un’operazione al ribasso imposta al territorio contro la volontà dei cittadini con una visione dirigista e centralista». Preoccupazioni infine sulla qualità dei servizi nelle periferie: «Assumetevi tutta la responsabilità degli effetti pregiudizievoli che la riforma produrrà su tutto il sistema – ha concluso Pietro Pittalis – non tutti avranno il diritto alla salute garantito, soprattutto, chi vive nelle zone più disagiate. E’ un’operazione vergognosa alla quale noi ci opponiamo».

Terminati gli interventi dei consiglieri, ha preso la parola l’assessore alla Sanità Luigi Arru che ha voluto ringraziare tutti, opposizione compresa, per il risultato raggiunto: «Completiamo un viaggio iniziato nel 2012. Ci siamo riusciti come sardi, ora abbiamo uno strumento su cui confrontarci». L’assessore ha poi rivolto un ringraziamento particolare al presidente Francesco Pigliaru «per la sua serietà e sobrietà – ha detto – a lui dico grazie per essere rimasto fermo anche nei momenti più difficili». Secondo Luigi Arru la riforma segna il cambiamento radicale di un modello organizzativo. «Parliamo di ospedali per intensità di cura in cui si mette al centro il cittadino e i professionisti danno il meglio di loro stessi – ha concluso Luigi Arru citando un caso di buona sanità al Brotzu – per questo dico grazie ai medici ed agli infermieri che in un momento di difficoltà hanno lavorato seriamente. Andiamo avanti per migliorare, è un successo del Parlamento sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della riforma che ha ottenuto il via libera con 30 voti a favore e 20 contrari.

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Riprenderanno domani, mercoledì 25 ottobre, i lavori delle commissioni permanenti del Consiglio regionale. In mattinata, alle 10,00, si riunirà la Quinta Commissione “Attività Produttive” guidata da Luigi Lotto (Pd) per la verifica dello stato di attuazione della legge n. 20/2017 sul sostegno alle imprese del comparto ovicaprino colpite da calamità naturali. Sull’argomento sarà sentito l’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria. Al termine dell’audizione lo stesso assessore, insieme al collega della Sanità Luigi Arru e al responsabile dell’Unità di Progetto Alessandro De Martini, riferirà sullo stato di attuazione del Piano di eradicazione della peste suina africana.

Alle 10,30, si riunirà invece la Seconda Commissione “Lavoro e Cultura”, presieduta da Gavino Manca (Pd). All’ordine del giorno l’audizione dell’assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Dessena sulla programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica per l’anno 2018/2019. All’esame del parlamentino anche il Dl 440 “Istituzione dell’anagrafe regionale degli studenti” ed il Testo Unico sulla lingua sarda.

Giovedì 26 ottobre si riuniranno la Prima e Terza.

La commissione Bilancio, presieduta da Franco Sabatini (Pd), inizierà alle 9,30 l’esame della Manovra finanziaria 2018-2020 approvata dalla Giunta. I lavori proseguiranno nel pomeriggio.

Per le 11.00 è invece convocata la Commissione Autonomia, guidata da Francesco Agus. In programma le audizioni degli assessori del Personale e dell’Ambiente Filippo Spanu e Donatella Spano su questioni riguardanti il personale dell’Agenzia Forestas e l’esame della situazione finanziaria delle province e delle Città metropolitane. All’ordine del giorno anche lo Schema d.lgs 5/XV (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna per l’istituzione del Collegio dei revisori dei Conti in attuazione dell’articolo 14, comma 1, lettera e) del decreto legge n. 138 del 2011 convertito con modificazioni in legge 14 settembre 2011, n. 148), il P/64 (Adozione Piano di riordino territoriale. Legge regionale 4 febbraio 2016, n. 2 “Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”, art. 4) e la mozione 239 (Rubiu e più) sulle tematiche relative al poligono militare di Teulada e ai progetti di implementazione della base.

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Lo stato di attuazione della legge regionale n. 20 sul sostegno alla produzione ovicaprina per il calo del prezzo del latte, approvata dal Consiglio regionale lo scorso 14 settembre, sarà al centro dei lavori della V commissione “Attività Produttive” convocata per mercoledì 25 ottobre alle 10,00. Il parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd) sentirà in audizione l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria.

Nella stessa giornata sono previste anche le audizioni sul piano di eradicazione della peste suina africana. Saranno sentiti lo stesso assessore Caria, il collega della Sanità Luigi Arru e il responsabile dell’Unità di Progetto Alessandro De Martini.

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Il Consiglio regionale ha approvato oggi i capitoli 8 e 9 della proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha iniziato la discussione del capitolo 10 sugli “ospedali privati”.

In apertura di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollecitato una riunione della conferenza dei capigruppo a fine seduta con la partecipazione sia del presidente della Regione che dell’assessore dell’Agricoltura perché, ha spiegato, «la recente legge del Consiglio regionale a favore dei pastori sta creando molti problemi alla categoria, provocando un nuovo profondo stato di malessere nelle campagne sarde».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «il Consiglio ha approvato una legge importantissima per il comparto agricolo sardo per la quale sembra ora che ci siano problemi di applicazione». Proprio stamattina, ha aggiunto, «c’è stato un incontro con l’assessore dell’Agricoltura che ha preso impegno di fare una verifica formale sulle procedure, per cui non è necessaria una conferenza dei capigruppo; il centro destra sta cavalcando malessere mentre noi vogliamo che i pastori ricevano quanto previsto dalle legge regionale senza speculazioni strumentali, magari possiamo sentire l’assessore in conferenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato che «abbiamo tutti a cuore il problema dei pastori e ci preoccupiamo delle difficoltà di attuazione di una legge che prevede uno stanziamento di 45 milioni, una legge che conteneva alcuni rischi che noi avevamo evidenziato in sede di discussione». Chiedere oggi all’assessore di spiegare i problemi, ha sostenuto, «significa che non si è compreso il meccanismo e che chi non è in regola con Inps non potrà ricevere nulla; evidentemente si sono fatte promesse impossibili da mantenere ed ora la legge va corretta, su questo devono lavorare i capigruppo, magari insieme alla commissione, per trovare una soluzione che interessa tutti».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto che «la crisi torna, purtroppo, nelle campagne sarde e gli agricoltori sono allo stremo e Consiglio e politica regionale non possono essere complici di una situazione che sa tanto di accanimento burocratico». Chiedere la regolarità della situazione Inps, ha continuato, «è assurdo perché già oggi di fronte alle calamità naturali le verifiche sulla regolarità contributive sono sospese: è su questo che bisogna intervenire con una moratoria immediata».

Per i Riformatori sardi, Luigi Crisponi ha ricordato che «la madre di tutti i problemi come al solito è la burocrazia che frena e rallenta le leggi, se poi ci si mette la cattiva politica che vuole impedire discussione su una questione serissima siamo alla beffa più assoluta; Pittalis ha fatto una richiesta legittima condivisa dai territori da affrontare con la massima urgenza e la posizione della maggioranza è inspiegabile». Oltre che la conferenza, ha concluso, «serve anche una verifica in commissione per ascoltare l’assessore dell’Agricoltura al più presto».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) si è detto convinto «che su questo tema si debba evitare, come Consiglio regionale, di ritornare sulla legge ad appena un mese di distanza sulla base di una richiesta che lascia perplessi a cui peraltro l’assessore sta dando risposta». L’applicazione delle norme non può essere discussa, ha osservato, «per cui rivolgo a tutti un appello alla serenità su un problema delicato; la commissione è convocata per la prossima settimana e in quella occasione l’assessore riferirà, credo comunque che da subito l’assessorato abbia ha fatto miracoli mettendosi in condizioni di far partire le erogazioni fin dalle prossime settimane».

Il presidente Ganau ha confermato che la conferenza dei capigruppo si riunirà alla fine della mattinata, definendo la richiesta proveniente dal Consiglio «legittima, su un tema su cui nessuno si vuole sottrarre».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta si è detto preoccupato «per la forma mentis di alcuni consiglieri regionali; il collega Pietro Cocco ha detto cose fuori luogo perché Pietro Pittalis e tutti noi ascoltiamo le richieste che vengono dai territori, rivolgo quindi a tutti un appello alla calma ed apprezzo il lavoro fin qui fatto dall’assessore ma la riunione si deve fare».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha dichiarato che «non c’è l’intenzione di negare il confronto con assessore in un incontro da fare subito, ma non dimentichiamo che noi tutti, con assessore, abbiamo fatto un lavoro incredibile e forse tutto sta avvenendo per un difetto di comunicazione, la riunione a fine seduta si deve fare».

Il presidente Ganau ha confermato la riunione dei capigruppo a fine seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, respingendo una serie di emendamenti presentati dall’opposizione, mentre altri sono stati ritirati dai proponenti. Dopo l’approvazione del testo dell’ottavo capitolo (27 favorevoli, 21 contrari) hanno ottenuto il via libera dell’Aula soltanto gli emendamenti n. 892 (Agus-Ruggeri) che prevedono la trasmissione alla commissione Sanità dei report sugli scostamenti sugli standard attesi della riforma, e n. 893 (Agus-Ruggeri) che stende il monitoraggio alle liste d’attesa ed alla mobilità passiva per le patologie trattabili in Sardegna.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sul nono capitolo (Principali criticità e fasi del percorso di riorganizzazione della rete).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco ha ribadito la posizione del suo gruppo per la soppressione «di un paragrafo che ammette le criticità della riforma, tanto è vero che l’elisoccorso ancora non c’è e il direttore dell’Areus non è stato nominato: sono parti della riforma che si dovrebbero rinviare alla fine della legge, perché al momento non abbiamo eli-superfici né idea di sistema». Se per esempio dovesse verificarsi una urgenza ad Isili o Muravera, ha concluso, «è chiaro che senza interventi immediati un paziente non arriverà mai in tempo a Cagliari e lo stesso discorso si può estendere a La Maddalena o Carloforte».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha affermato che «non si può non pensare a sistema di emergenza urgenza che deve rappresentare il cardine del nuovo sistema sanitario, anzi doveva essere messo a punto prima della rete ospedaliera o almeno contemporaneamente alla rete delle cure territoriali». Questa è la grande incongruenza di fondo, ha lamentato, «ora il servizio di emergenza urgenza è coperto quasi totalmente da risorse pubbliche per cui deve essere valutato con la massima attenzione, e dubito che ci sia un piano dove si dice chi deve fare cosa: servono piuttosto risposte e conferme su sede già individuata a Nuoro, in definitiva ritengo utile un approfondimento in commissione e dico no ad un acritico via libera altrimenti stiamo rinunciando al nostro ruolo di legislatori».

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha osservato che il paragrafo «avrebbe dovuto essere elemento di raccordo fra le diverse componenti riforma ma mancano le componenti da raccordare a cominciare dall’ emergenza urgenza». Le nostre proposte, ha spiegato, «riguardano La Maddalena non solo per il punto nascita ma per l’ospedale che ha problemi perfino per il funzionamento di una auto clave, così come le isole minori che hanno bisogno di attenzione particolare anche in prospettiva del turismo sanitario: altre cose inoltre, come gli ospedali di comunità, sono tutte da costruire e la loro assenza rischia di intaccare l’efficacia dell’intera riforma».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha fatto alcune puntuali osservazioni sull’elisoccorso «per il quale i dati forniti non sono sufficienti sia per la localizzazione in aeroporti civili (non opportuna perché intasano il traffico), che per i tempi di percorrenza perché 130 Lm/h di media non possono essere mantenuti in ogni condizione meteo». Oppi ha poi messo l’accento sulla sanità nelle isole minori, ricordando che «Carloforte non ha ospedale ma una casa della salute e deve essere considerata zona disagiata pur avendo meno abitanti della La Maddalena; serve anche un servizio nefropatici, un protocollo per i trasporti secondari, un ambulatorio pediatrico ed una emoteca».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha rilevato che «l’emergenza urgenza doveva essere una delle gambe più forti della riforma ma è stata la più trascurata, nonostante l’annuncio, peraltro tardivo, della nomina del nuovo direttore generale». In generale, ha concluso, «la riforma contraddice in ogni parte il programma del centro sinistra in materia di sanità, perché non riduce i costi ad aumenta la dipendenza del settore dalla politica, mentre la Giunta avrebbe dovuto preparare un piano industriale indicando i costi a regime e tracciando gli obiettivi finali».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di FI, ha affermato che «a tratti i contenuti evidenziano buone intenzioni però vanificate da una impostazione completamente sbagliata; nella riforma avviata nel 2014 da un lato si è iniziato a parlare di sistema territoriale ma poi si è proceduto con provvedimenti mirati alla salvaguardia degli amici degli amici, e quanto al sistema di emergenza urgenza non si è capito che l’elisoccorso era il servizio più importante, carico di procedure complesse e di criticità come ore notturne». Altre parti della legge come ospedali di comunità, l’ospedale aperto cittadino e l’appropriatezza dei ricoveri sono le solite buone intenzioni ma non si capisce chi fornirà l’assistenza all’interno di queste strutture».

La consigliera del Pd Daniela Forma ha sollevato il problema del codice rosa, «l’accesso al pronto soccorso delle vittime della violenza di genere, che dal 2014 veniva garantiva la presa in carico delle pazienti attraverso un protocollo sostenuto da una sorta di semi volontariato». Nello specifico, ha aggiunto, «questo servizio a Nuoro ha avuto una vita molto travagliata perché non gli è stata concessa una deroga per attività in regime di convenzione e, dopo una nuova richiesta ancora senza risposta, di fatto da giugno 2016 il servizio di supporto psicologico per le donne a Nuoro è sospeso, una grave macchia per la città e tutta la Sardegna centrale, perché i codici rosa sono parte integrante di tutte le strutture di emergenza urgenza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha insistito sulle polemiche inerenti il bando dell’elisoccorso ed ha parlato di “bande del Pd in lotta tra loro” riferendosi alla disputa per la nomina tra Piero Delogu e Giorgio Lenzotti. «Sono stati presentati – ha affermato il consigliere della minoranza – curriculum migliori ma che sono certo non saranno presi in considerazione». A giudizio del consigliere Attilio Dedoni l’assessore Arru “ha fallito perché presenta un piano di riordino della rete ospedaliera sena senso e senza prospettiva”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha rielencato i paragrafi ricompresi nel capitolo 9 del documento per evidenziarne l’importanza “così da poter meglio sottolineare le criticità del piano di riordino della rete ospedaliera”. L’esponete della minoranza ha accusato l’esecutivo regionale di aver praticato “negli ultimi quattro anni” una indiscriminata politica di tagli al personale e di perseguire nell’indebolimento delle strutture esistenti nei diversi territori della Sardegna: «Per il centronistra razionalizzare significa solo tagliare personale e servizi».

Il capogruppo di UPC-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, si è concentrato sul paragrafo del capitolo 9 che si riferisce alle isole minori («trovo elementi di prospettiva ma anche io guardo con preoccupazione alla situazione di Carloforte») ed ha affermato che anche alla Maddalena, dove pure è presente un ospedale, “non vi sono condizioni di garanzia nelle cure”. Il consigliere della maggioranza ha quindi insistito sull’urgenza di risposte tempestive ai bisogni dei cittadini e sulla necessità che nelle due isole minori della Sardegna operino sempre professionalità adeguate: «A Carloforte come alla Maddalena chiedono interventi in sicurezza, adeguati a salvare le vite umane».

La capogruppo del Misto, Annamaria Busia, ha rimarcato il “costante e progressivo incremento negli accessi al pronto soccorso da cui discende un affollamento delle aree intraospedaliere” ed ha evidenziato come tali accessi registrino “patologie cliniche di media e bassa intensità”. A giudizio dell’esponente del “Campo progressista” serve realizzare “una rete di assistenza primaria e percorsi organizzativi integrati per evitare accessi impropri al sistema sanitario”. La consigliera ha quindi rivolto un appello perché possa essere migliorata la proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha invitato i consiglieri a far cessare la “battaglia navale in atto” per ricercare vantaggi in favore dei territori di riferimento in danno di altre aree dell’Isola.

Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi,  ha reclamato l’avvio urgente della cosiddetta “emergenza-urgenza” con la piena operatività dei servizi Areus, nonché l’attivazione della rete territoriale: «Senza queste condizioni il riordino della rete ospedaliera non potrà produrre gli effetti attesi».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato alle critiche ed ha ricordato i diversi passaggi che hanno portato all’istituzione dell’Areus («una nuova azienda che ingloba le due centrali del 118»).Luigi Arru ha quindi comunicato di aver invitato i vertizi dell’Ats a produrre un esposto in Procura sulle eventuali interferenze nell’appalto per i servizi dell’elisoccorso. L’assessore ha difeso le scelte fatte in ordine all’individuazione delle basi adatte ad ospitare gli elicotteri («nel pieno rispetto delle direttive Enac») ed ha parlato anche di nuove specialità mediche come ad esempio “il medico rurale”. «C’è una visione del territorio – ha spiegato Luigi Arru – e il problema è creare un modello diverso di presa in carico di una popolazione anziana con patologie cronica». L’esponente dell’esecutivo ha rassicurato sulla situazione nelle isole minori :«A Carloforte è stata avviata una casa per la salute e alla Maddalena restano dialisi e camera iperbarica».

Il presidente del consiglio ha messo in votazione gli emendamenti 12=550= 744; 16= 551= 797; 552; 553; 554; 555; 556, con parere contrario di relatore e giunta, che sono stati tutti respinti.

Aperta la discussione sugli emendamenti 17=557=798, il relatore della minoranza Edoardo Tocco (Fi) ha ribadito la lamentazione su ritardi nella rete territoriale dell’emergenza-urgenza ed ha rimarcato l’assenza di un’elisuperficie a Carloforte mentre ha auspicato la presenza di un elicottero alla Maddalena. 

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha fornito alcuni dati significativi sull’elisoccorso («l’assessore nicchia in proposito») denunciando come soltanto il 30% dei circa 300 interventi annui operati dall’elicottero dei Vigili del fuoco risulti nell’area di Cagliari («è evidente che la maggior parte dei voli si operino nelle aree critiche del nuorese e in quelle congestionate del nord dell’Isola nel periodo turistico»). Il consigliere della minoranza ha quindi concluso evidenziato gli alti costi che si registreranno per le chiamate improprie.

Il consigliere Giuseppino Pinna (Udc) ha lamentato l’indebolimento di una serie di strutture ospedaliere nei territori periferici ed in particolare dell’ospedale Marino di Alghero («nel corso degli anni sono stati ridotti pesantemente personale e servizi»). L’esponente della minoranza si è detto contrario al trasferimento del reparto di ortopedia dall’ospedale Marino all’ospedale Civile di Alghero.

Posti in votazione, con distinte e successive votazioni, il Consiglio non ha approvato gli emendamenti 17= 557= 798; 558; 18=560=799; 20=562=801; 805; 21= 553= 802; 22= 564= 803; 565.

L’Aula ha poi respinto gli emendamenti n.566, 567, 568, 569, 808, 806.

Approvato l’emendamento 870 (sostitutivo totale dell’emendamento 720), con parere favorevole della commissione e della Giunta.

Respinto l’emendamento 807 e anche il 657 (uguale a 810).

Approvato il testo del capitolo 9, respinto l’emendamento 654.

Approvato, invece, l’emendamento  811 a firma del presidente della commissione Sanità sull’ospedale di comunità, “aggiuntivo e complementare rispetto all’offerta dello stabilimento ospedaliero”.

Su richiesta del capogruppo del Pd Pietro Cocco, il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla prosecuzione dei lavori.
Al termine della Conferenza il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.