22 November, 2024
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Partono da Rovigo e passano da Roma gli appuntamenti che vedono coinvolti Arte per la libertà e Amnesty International Italia per festeggiare i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani (firmata a Parigi il 10 dicembre 1948).

A Roma il 2 dicembre ci sarà un evento di particolare importanza, organizzato direttamente da Amnesty International Italia. Sarà “Diritti verso il futuro”, in programma a Largo Venue (via Biordo Michelotti 2). Una serata di musica, testimonianze, letture e riflessioni, con Marlene Kuntz, membri de Lo Stato Sociale, Roy Paci& Carmine Ioanna, Erri De Luca, Moni Ovadia, Luigi Manconi, Ilaria Cucchi, Colapesce, Massimiliano Bruno, Lorenzo Terranera, Lercio, Daniele Vicari, Piji, Giangrande, Elisa Bonomo e Danilo Ruggero. L’appuntamento, a ingresso gratuito, sarà condotto da Savino Zaba di RadioRai.

In questa occasione verranno presentate due nuove produzioni di Arte per la libertà, il festival della creatività per i diritti umani: il libro “In arte DUDU. La Dichiarazione universale dei diritti umani illustrata da giovani artisti italiani”, che racchiude un’opera d’arte contemporanea per ciascuno dei 30 articoli della Dichiarazione (le cui tavole saranno anche protagoniste di una mostra a Largo Venue) e l’album della 21ª edizione di “Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty”, lo storico festival di musica e diritti umani, con brani di Brunori SAS, Enrico Ruggeri, Med Free Orkestra e tutti gli artisti protagonisti della rassegna musicale.

In Veneto, la terra di Arte per la libertà, il primo appuntamento sarà già sabato 24 novembre a Rovigo con “Odio il Moro”, una cena spettacolo in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Si tratta di una produzione di Teatro Nexus liberamente tratta da “Precise Parole” di Lella Costa ed “Otello” di William Shakespeare. La serata è in programma alla Corte Benetti (via Ippolito Nievo 30).

Si tornerà a Rovigo, stavolta alla Pescheria Nuova, sabato 15 dicembre, con una intera giornata. Si comincerà alle 10 con l’inaugurazione della mostra “In arte DUDU” ed il Laboratorio didattico per bambini “Happy Birthday DUDU” con l’artista Marco Mei.

Alle 18.30 toccherà alle presentazioni del libro “In arte DUDU” e del cd di “Voci per la Libertà” con un concerto acustico di Danilo Ruggero (vincitore del Premio della Critica 2018). Saranno presenti i due autori del libro, Melania Ruggini di DeltArte e Michele Lionello di Voci per la Libertà, e numerosi degli artisti che hanno donato una loro opera.

Entrambe le produzioni saranno in distribuzione nazionale a partire da lunedì 3 dicembre, il libro attraverso Peruzzo Editoriale e il cd attraverso l’Associazione Voci per la Libertà e Amnesty International.

Tutte le iniziative sono promosse dall’Associazione Voci per la Libertà grazie alla collaborazione con: Amnesty International e DeltArte all’interno del festival Arte per la Libertà, con il sostegno del MiBAC e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” .

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Terza giornata al Salone del libro di Torino per la Sardegna. Giornata affollata di visitatori che approfittano del sabato per vedere le novità editoriali e assistere ai numerosissimi eventi della fiera.

In mattinata, durante le presentazioni dei testi, ampio spazio è stato dato ai temi del razzismo e della xenofobia, argomenti quanto mai caldi per la società moderna.

Luigi Manconi, presidente dell’UNAR – Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni, della Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per le pari opportunità, ha presentato il titolo “Non sono razzista, ma” (autori Luigi Manconi e Federica Resta) insieme a Massimo Recalcati, psicoanalista, saggista e accademico italiano su questi temi.

«Il razzismo non è un fenomeno fatale e nemmeno rapido – ha spiegato Luigi Manconi -. Si chiama razzismo spesso ciò che non è razzismo ma è xenofobia. Quest’ultima è considerata una parola difficile – come la sua pronuncia – ma definisce ciò a cui assistiamo. È una ridefinizione dell’ansia collettiva, della paura dello straniero, addirittura dello sconosciuto e dell’ignoto. È una paura molto diffusa e che si sta ampliando. Spetta alla classe politica, che per ora non ha operato bene, di impedire che si trasformi in razzismo». E Luigi Manconi lancia un messaggio di speranza perché secondo lui «è ancora possibile  intervenire».

Sul tema è intervenuto anche l’assessore regionale della Cultura, Giuseppe Dessena: «La riflessione di Luigi Manconi è profonda ci racconta di un’Italia che cambia, di paure che si consolidano e di un rapporto conflittuale con gli immigrati. Uno spaccato che riguarda tutte le regioni d’Italia e che ti fa capire come siamo ancora immaturi nella relazione con gli immigrati e instrada sul processo da intraprendere in tutto il bacino del Mediterraneo. Un futuro prossimo che dovremo saper affrontare, perché questa è una prospettiva futura ineludibile».

Per Massimo Recalcati, invece, esistono «due forme di razzismo. Nel ‘900 questo si è manifestato in modo violento e brutale, ideologico dove una razza voleva dimostrare la sua superiorità rispetto a un’altra – ha spiegato -. C’è poi un razzismo dei nostri tempi che spinge verso una rappresentazione ideologica del razzismo e ci pone di fronte a una versione diversa, xenofoba e più diffusa, dove si confonde con una sorta di intolleranza, diffusa, una brace che produce un timore angosciato e può sfociare in violenza razzista vera e propria».
È sempre di razzismo e xenofobia hanno parlato Francesco Bachis, Alessandra Marchi, autori di “Sull’orlo del pregiudizio Razzismo e xenofobia in una prospettiva antropologica” (AIPSA Edizioni), presentato oggi al Salone del Libro.

Più leggero, ma molto gradito, il reading Un paese ci vuole” con concerto di Giacomo Casti e Chiara Effe.

Nel pomeriggio è stato poi replicato il connubio tra letteratura ed enogastronomia. Dopo la giornata sul Nuorese e sulla Barbagia, oggi è stato raccontato il Sulcis attraverso la letteratura, il cibo e il vino. Partendo dalla lettura di “Piombo fuso” (di Marco Corrias, Giorgio Zanchini, Edizioni IL MAESTRALE) e da “Paese d’ombre” (di Giuseppe Dessì) con la presentazione del progetto “Menù letterario” (a cura della Fondazione Dessi) è stato raccontato il territorio ma anche le sue prelibatezze culinarie preparate dallo chef Pierluigi Fais. Il tutto, accompagnato da un vino tipico della zona, il Carignano.

Oggi per dare notizia dell’evento due ragazzi, due sposi mauritani in abito tradizionali da matrimonio, hanno girato nei diversi padiglioni della fiera, destando curiosità ed interesse.
Ma cultura vuol dire anche musica. Oggi è stato presentato “Eva canta” con l’autrice Maria Tiziana Putzolu, Sabrina Perra con la musica del basso di Mario Piazzo.
In serata, come ormai è abitudine in questi giorni di fiera, chiusi i battenti del Lingotto la cultura sarda continua farsi conoscere a Torino nel Salone OFF. Oggi è stata la volta dello spettacoloLa vedova scalza”, tratto dall’omonimo libro di Salvatore Niffoi. Seguito da un incontro-dibattito con l’introduzione di Angela Dogliotti, Presidente del Centro Studi Sereno Regis.

 

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Una battaglia comune per i diritti dei sardi da portare avanti nella discussione della legge di bilancio ora all’attenzione del Parlamento. E’ la proposta del presidente della I commissione del Consiglio regionale, Francesco Agus, contenuta in una lettera indirizzata ai Senatori eletti in Sardegna Luciano Uras, Silvio Lai, Ignazio Angioni, Giuseppe Luigi Cucca, Luigi Manconi, Emilio Floris, Roberto Cotti e Manuela Serra.

La proposta di manovra, ora al vaglio della commissione Bilancio del Senato, presenta innumerevoli criticità già oggetto dei lavori istruttori portati avanti dalla prima commissione del Consiglio regionale e sintetizzati nella risoluzione n. 25 approvata dal parlamentino a larga maggioranza.

La manovra, se approvata al Senato, difficilmente sarà modificabile alla Camera dove arriverà blindata. Da qui la scelta di scrivere ai senatori per sollecitare un loro intervento.

«Si tratta di problemi vecchi che invece di avviarsi a risoluzione peggiorano i loro effetti. Vi scrivo perché la sensazione comune è quella di essere arrivati all’ultimo appello: senza modifiche alla manovra gli enti locali sardi saranno in grandissima difficoltà.»

Nella lettera, Francesco Agus, richiamando gli esiti dei lavori svolti dalla Commissione sui temi delle entrate regionali e sui tagli alle risorse statali destinate alle province sarde e alla città metropolitana di Cagliari, esprime preoccupazione sulle ripercussioni che avrebbe il testo così come proposto dal Governo sui bilanci degli enti di area vasta.

«La Commissione ha condotto un lungo lavoro di studio e monitoraggio sul tema delle difficoltà finanziarie delle Province. Da tempo si registrano a Roma sistematici tentativi di estromettere i nostri enti di area vasta, Province e Città Metropolitana di Cagliari, dalle ripartizioni delle risorse statali. Quest’anno il danno è aggravato dalla beffa: con la proposta di Bilancio dello Stato per il 2018 in discussione in queste ore in Senato, siamo stati anche esclusi dalla ripartizione del fondo di 352 Milioni di euro destinato alle sole regioni a statuto ordinario. Un pregiudizio inaccettabile nei nostri confronti, una vera e propria tassa sull’autonomia regionale.»

Il presidente Agus si è soffermato inoltre sulla transizione in corso ai sensi della legge 2/2016, che nei prossimi mesi lascerà nelle mani dei Sindaci la guida degli enti di area vasta, e su come, nonostante i sardi paghino le imposte provinciali (Ipt e addizionale Rc Auto) più alte in Italia, nemmeno un euro di queste risorse rimanga nell’isola e contribuisca al suo sviluppo o al mantenimento dei servizi. 

«Queste risorse sono per noi fondamentali per garantire la manutenzione di 5452 km di strade provinciali oggi in alcuni casi al limite della percorribilità e per evitare che gli edifici scolastici diventino luoghi pericolosi per l’incolumità dei nostri giovani studenti – aggiunge Francesco Agus -. La Commissione e il Consiglio hanno fatto la loro parte, ma sarebbe un grave errore pensare di poter risolvere problemi di questa portata in solitudine. Battaglie come questa non si possono condurre a compartimenti stagni, ognuno asserragliato nel proprio palazzo. Abbiamo recentemente dimostrato anche in Consiglio Regionale che quando si viaggia uniti e determinati si possono portare a casa risultati importanti ed immediati per tutta la comunità sarda.»

«Mi rendo disponibile da subito, insieme alla Commissione che presiedo – conclude Francesco Agus -, a fornire tutta la documentazione utile a favorire il vostro lavoro. Davanti a problemi come questo mi aspetto che ciascuno di voi metta accanto alla propria bandiera di partito quella dei sardi, uomini e donne, oggi esclusi da un accesso paritario alle risorse dello Stato.»

 

Antonello Cabras 24

Venerdì 22 maggio, alle ore 17.00, presso la sala conferenze della Fondazione Banco di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2, a Cagliari, sarà presentato il rapporto “La Sardegna non è un’isola – Flussi migratori e accoglienza 2011-2014″.

Interverranno: Antonello Cabras, presidente della Fondazione Banco di Sardegna; Francesco Pigliaru, presidente delle Regione Sardegna; don Francesco Soddu, direttore delle Caritas italiana; Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani del Senato; Valentina Brinis, responsabile della ricerca “Accoglienza in Sardegna”.

Teatro Centrale Carbonia copia

“Incroci di parole e di scritture dal mondo mediterraneo” è la conclusione della VI edizione de “La città che legge. Mediterraneo: navigare tra le letterature”. Due giorni, il 6 e il 7 novembre, di incontri e di dialoghi fra giovani e adulti, fra italiani e stranieri, fra chi scrive e chi legge. Le mattine sono state dedicate alle scuole: la prima mattina apertura presso la sezione di storia locale, nella Grande Miniera, della mostra “I libri fanno parlare scrivere disegnare pensare sognare…”: gli elaborati esposti sono stati prodotti nelle classi durante i laboratori di lettura de “La città che legge…”. In contemporanea Ribka Sibhatu ha incontrato le classi di una scuola primaria che hanno letto le sue fiabe. La mattina seguente ancora incontri: presso il teatro centrale la compagnia Teatro Impossibile ha messo in scena, in una sala gremita di scolaresche di Carbonia, ma soprattutto di San Giovanni Suergiu, di Portoscuso e di Paringianu, le fiabe eritree di “L’esatto numero delle stelle”: la scrittrice era presente ed ha animato il dibattito con giochi e racconti dalla sua terra. In contemporanea presso le scuole superiori si sono svolti gli incontri con gli scrittori e si è parlato sia dei libri letti nelle classi che dei temi che sarebbero stati approfonditi nell’incontro del pomeriggio. La prima sera sono stati ospiti, sul tema “Pensare il Mediterraneo per pensare un’altra Europa” il prof. Piero Bartoloni che con i suoi studi e le sue pubblicazioni testimonia le nostre origini fortemente contaminate, come è per tutti i popoli del Mediterraneo, una contaminazione reciproca favorita dal “vuoto” del mare fra le terre, che di volta in volta è stato colmato dai popoli più forti e più intraprendenti. La contaminazione sta all’origine della nostra identità sulcitana e sarda, conseguenza della nostra centralità nel Mediterraneo, ed è da questa centralità che è partito il nostro progetto di diffusione della lettura nelle scuole, per un riconoscimento identitario e insieme per un incontro con “l’altro” e le letterature sono state lo strumento per la navigazione in questo nostro mare. Se l’Europa riconoscesse questa centralità storica e geografica e guardasse con più attenzione al mondo mediterraneo, al luogo dove si incontrano tre continenti, dove sono nate le tre religioni monoteiste, al luogo dove sono aperti i conflitti più lunghi e più difficilmente risolvibili, forse acquisterebbe un suo ruolo di mediazione fra Oriente e Occidente e, insieme, quell’autonomia politica che i suoi fondatori sognavano, di conseguenza la centralità della Sardegna non sarebbe riconosciuta solo per dare ospitalità al 65% delle basi militari della Nato alloggiate nel territorio italiano. Altro ospite della serata è stato l’autore di “Riscatto mediterraneo” un libro che racconta di milioni di persone, soprattutto giovani, che negli anni scorsi hanno occupato le piazze delle capitali del Mediterraneo: in Egitto, in Tunisia, in Algeria, in Grecia, in Spagna, in Italia… e il Mediterraneo è diventato il luogo della resistenza contro i fondamentalismi orientali e occidentali, il fondamentalismo islamico e quello del mercato, attraverso l’adozione di pratiche di distribuzione e di resistenza, che sono proprie della “politica diffusa”, che nasce, ma non riesce a crescere, perché non trova una cornice teorica e sta lontana dai luoghi delle grandi decisioni. Secondo Gianluca Solera si può pensare di creare un nuovo Rinascimento per la Sardegna, per l’Italia e per l’Europa tutta, coltivando la socialità, la gratuità, la diversità e la cittadinanza. La giovane professoressa Roberta Petrillo ci ha raccontato di chi fugge attraverso il Mediterraneo, è ricercatrice presso la Sapienza di Roma e si occupa di politica migratoria e di geopolitica dei flussi migratori: nessuna frontiera può arginare la volontà di allontanarsi dalla propria terra, a qualsiasi prezzo, anche a costo della vita: l’emigrazione è tanto più un problema sociale quanto più lo si subisce e non lo si governa: occorre pensare ad una politica di integrazione che non si limiti alla tolleranza, ma che riconosca il valore delle culture diverse e ne faccia una risorsa. Così abbiamo fatto noi nella seconda serata, rendendo protagonisti di un evento culturale scrittori provenienti da mondi e da lingue madri diverse dall’italiano.

L’incontro della prima sera è stato coordinato dal giornalista Ottavio Olita, che ha legato in modo armonioso i diversi interventi, pur non rinunciando ad esporre i suoi punti di vista.

La seconda sera è stata dedicata al dialogo fra scrittori, coordinato da Luigi Manconi e Valentina Brinis, che hanno scritto “Accogliamoli tutti” libro dal titolo forse provocatorio, ma che racconta una razionale proposta di integrazione e di scambio, conveniente sia per gli stranieri che per i locali. E’ un libro che richiama lo spirito che ha suggerito l’incontro della seconda sera “Nuovi immaginari per una nuova letteratura”: tanti sono ormai gli scrittori e le scrittrici di lingua madre italiana che scrivono di migrazioni e di migranti e tanti scrittori e scrittrici di lingua madre straniera scrivono in italiano di sé e degli italiani: è la letteratura di migrazione. E’ un reciproco specchiarsi che permette la conoscenza dell’altro e del suo sguardo su di noi, uno sguardo staccato, ironico, che ci costringe a sorridere delle nostre debolezze e del nostro carattere di “italiani brava gente” che non sanno fare i conti col proprio passato e neanche col proprio presente, perché è vero quello che ha detto Ribka Sibhatu, eritrea di origine e con cittadinanza francese, ma che vive in Italia, che il problema non è l’immigrazione, ma come la si affronta.

Ospite della seconda serata, il prof. Wasim Damash, che insegna letteratura araba presso l’università degli studi di Cagliari, traduttore di opere di scrittori palestinesi suoi connazionali. Il professore  tante volte è stato ospite e insieme collaboratore nel nostro progetto di conoscenza delle letterature del Mediterraneo, è espressione di una integrazione che favorisce non tanto la multiculturalità, quanto la più produttiva intercultura, che è scambio e rispecchiamento reciproco.

Hamid Ziarati, scrittore proveniente dall’Iran, che ha regalato ai nostri studenti delle superiori due bellissimi romanzi di formazione in cui ciascuno può riconoscersi, ricchi di ironia e di allusioni, leggeri nel tono e nel ritmo, ma dolorosamente e profondamente dentro la realtà di un Iran “ancora immerso in un suo feudalesimo”.

Ribka Sibhatu ha portato in Italia e nelle scuole primarie e secondarie di primo grado le favole della sua Eritrea, che è stata costretta a lasciare e di cui porta testimonianza nei gesti nelle parole nei giochi che ha proposto ai bambini e alle bambine che ha incontrato nelle scuole e presso il teatro centrale, ha testimoniato l’esperienza di una donna che non si rassegna a pensare il suo paese nelle mani di un dittatore sanguinario con il quali i governi europei e lo stesso governo italiano continuano ad avere rapporti commerciali: forse non tutti sapevamo che i naufraghi delle coste di Lampedusa provenivano quasi interamente dall’Eritrea, ma si deve dire il meno possibile, per non rovinare le relazioni commerciali, e lei ce l’ha raccontato.

Mariangela Sedda che ha scritto e presentato a Carbonia “Oltremare” e “Vincendo l’ombra” due romanzi epistolari, di emigrazione in Argentina, ha ricostruito le tappe della letteratura di migrazione  dalle sue origini,  quando chi migrava erano gli italiani e le italiane e ha messo in evidenza quanto le donne fin dall’inizio abbiano avuto un ruolo da protagoniste, ruolo che continuano a conservare perché tante sono le scrittrici straniere che arricchiscono la letteratura di migrazione e insieme l’imaginario della nostra letteratura, alcune di queste hanno trovato posto nella bibliografie che abbiamo proposto alle scuole.

Alberto Capitta, lo scrittore di “Creaturine” e di altro, ha parlato della sua esperienza con i carcerati di Badd’e carros, pubblicata in “Evasioni di inchiostro”: il valore ed il significato delle parole in un contesto costrittivo, che mette in evidenza le differenze, non per valorizzarle, ma per sentirsi almeno un gradino superiore rispetto a qualcun altro: con le “Evasioni di inchiostro” sono state trovate parole più giuste.

Con la navigazione nel mare delle letterature siamo approdate in questa VI edizione alla letteratura di immigrazione, penso che sarà questo il filone su cui continueremo a fare ricerca per proporre alle scuole le prossime edizioni de “La città che legge”.

Anna Lai

Le operazioni di chiusura delle carceri di Iglesias e di Macomer verranno per il momento rallentate e il ministro della Giustizia Andrea Orlando potrebbe decidere anche di bloccarle definitivamente, lasciando aperti i due istituti di pena sardi. E’ il risultato ottenuto da una delegazione guidata dal presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha incontrato stamani il ministro insieme ai deputati Francesco Sanna e Roberto Capelli e ai senatori Luigi Manconi, Silvio Lai e Gian Luigi Cucca.
Il presidente Pigliaru e i parlamentari sardi hanno illustrato al ministro le reali condizioni delle due carceri, oggettivamente diverse da quelle in base alle quali il ministero è giunto alla decisione di chiuderle. Si tratta di differenze che riguardano elementi di fatto come capienza, utilizzazione, necessità di interventi, idoneità. Tutti questi elementi esposti stamani a voce, verranno formalmente sottoposti al ministro che si è impegnato a riconsiderare la decisione di chiusura, tenendo conto delle nuove informazioni ricevute ma anche dell’importanza di mantenere in quelle città la presenza dello Stato. Con il ministro è stato avviato anche un confronto su temi più generali relativi al sistema carcerario sardo.