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Alberto Concu, Andrea Manuello Bertetto, Luigi Meloni, Fernanda Velluzzi, coordinati da Andrea Loviselli, stanno portando a termine una sperimentazione riguardante gli effetti di lunghe traversate oceaniche in barca a vela e in solitario sui meccanismi omeostatici dedicati al controllo di variabili essenziali per la sopravvivenza dell’individuo. È noto che queste condizioni estreme di navigazione tra l’altro danno luogo a una deprivazione del sonno, da cui un aumento dei livelli d’ansia e quindi di rischio di incidenti. Inoltre, possono verificarsi anche squilibri idrico-salini da cui potenziali rischi cardiaci. «A tutt’oggi mancano però osservazioni dirette su navigatori solitari oceanici impegnati in regate di lunga durata, e quindi con un valore aggiunto di stress legato alla componente agonistica difficilmente immaginabile e che è sempre presente giorno e notte. Lo studio su Andrea Mura, pluridecorato sailor oceanico, durante la partecipazione alla Ostar Cup, si propone – spiega il professor Loviselli – di aumentare le conoscenze sugli aggiustamenti funzionali a cui questo particolare tipo di atleti va incontro».
La Ostar è la regata più antica e leggendaria per navigatori solitari e si svolge ogni quattro anni da Plymouth (Uk) a Newport R.I. (Usa), sulla scia dei Padri Pellegrini che nel 1620 la percorsero a bordo del veliero Myflower. Con le sue 2.850 miglia, è considerata la più dura delle regate oceaniche in solitario perché contro vento, contro mare, contro corrente e a temperature polari intorno ai 5° sia dell’aria che dell’acqua, e per le alte latitudini (sino al 59° parallelo nord). «L’idea progettuale? Nasce grazie all’incontro tra una trasversalità di competenze fisiologiche, meccaniche, cardiologiche, informatiche, dietologiche, psicologiche e di scienze motorie, residenti nel nostro ateneo e con un rapporto proficuo con il tessuto imprenditoriale. L’obiettivo è duplice: garantire la buona condizione di salute fisica e mentale del velista Andrea Mura mentre si cimenta in questa durissima performance psico-fisica e costruire il modello funzionale del velista di lungo percorso con cui fornire alla comunità del mondo della vela, dagli agonisti ai diportisti o anche a quanti pensano alla propria salute, strumenti e conoscenze adatte a soddisfare interessi e necessità» aggiunge Andrea Loviselli. Ma non solo. Fa capo alla terza missione dell’Università di Cagliari la necessità di sperimentare e adattare nuove tecnologie ai bisogni contingenti del velista e della barca. Con la possibilità di acquisire nuove conoscenze tecnologiche che possono tradursi in un know how trasferibile in prodotti industriali con alto livello di competitività e inserimento in mercati specifici nazionali e internazionali.
La sperimentazione si è aperta con la valutazione funzionale e clinica, pre-navigazione, di Andrea Mura, attuata tra il Centro obesità e la Clinica cardiologica. «Durante la navigazione, grazie anche alle competenze di telemedicina di Nomadyca, alcune importanti variabili cardiovascolari, metaboliche e psicologiche del nostro sailor sono state periodicamente monitorate in remoto – spiega il coordinatore del progetto. Andrea Mura ha vinto l’edizione 2017 della coppa Ostar entrando a Newport il 15 giugno scorso con Vento di Sardegna -. Dopo quattro giorni di riadattamento alla terra ferma, in base alla partnership attivata dalla 2C Technologies con Hank Wu, cardiologo e direttore del Center for Cardiac Fitness of the Rhode Island hospital, a Providence-Newport, Andrea Mura è stato sottoposto a una valutazione cardiopolmonare e metabolica post-regata, per verificare gli effetti della traversata oceanica su questi apparati, sulla base della comparazione con gli stessi parametri rilevati alla Aou di Cagliari nel test cardiopolmonare pre-navigazione. I dati sono ancora in fase di elaborazione ma questa è la prima volta al mondo che un oceanic sailor viene studiato accuratamente da una équipe internazionale di tecnici e scienziati. I risultati dell’esperimento – conclude il professor Loviselli – faranno ulteriore luce su quale può essere il costo per un essere umano di una prova estrema. Sul piano delle scienze motorie e sportive, i dati consentiranno un incremento delle conoscenze sugli adattamenti funzionali che l’organismo subisce in tali condizioni di attività. Un aspetto utile per costruire il modello funzionale dell’atleta oceanic sailor d’élite».
Dall’ambito medico sportivo alla meccanica e alla robotica. I dati relativi ai danni/inefficienze tecnico-strutturali subiti dall’imbarcazione nel corso della regata, sono all’esame dei ricercatori del Laboratorio di meccanica e robotica. Gli specialisti valuteranno le cause degli eventi e attueranno uno studio atto a migliorare l’efficienza generale dell’imbarcazione. I risultati di questa fase della ricerca, di ambito meccatronico, rappresenteranno un prodotto potenzialmente trasferibile nel comparto produttivo della nostra regione, in sintonia con quanto prevede la terza missione dell’Università di Cagliari.
Il Centro obesità (Fernanda Velluzzi) e la Clinica cardiologica (Luigi Meloni e Roberto Solinas) della Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, assieme al Laboratorio di meccanica e robotica del dipartimento di meccanica (Andrea Manuello Bertetto) e al corso di laurea in Scienze motorie (Andrea Loviselli), entrambi dell’ateneo, rappresentano il “core” accademico dell’impresa. Un pool scientifico che si completa con l’apporto delle imprese 2C Technologies Srl (spin-off dell’Università di Cagliari, amministrato da Alberto Concu) e Nomadyca Ltd (società Ict italo-ugandese amministrata da Andrea Fois).