23 December, 2024
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Ieri, 21 ottobre 2020, il Presidente della Giunta Regionale Christian Solinas ha comunicato alla popolazione che vi sono le condizioni per ordinare un nuovo Lockdown. Dovrebbe durare solo 15 giorni. Comporterebbe il blocco di tutte le attività non essenziali e quello dei porti e aeroporti. Siamo in procinto di chiudere le porte al mondo, dopo tante leggerezze e false informazioni, ma non abbiamo ancora chiuso le porte ai cattivi “influencer” che attraverso i mezzi di comunicazione hanno ottenebrato la percezione popolare del pericolo sempre incombente. Eppure siamo la generazione educata da Carlo Collodi a diffidare dai vari Lucignolo che questa Estate ci hanno fatto credere che la Sardegna fosse Il Paese dei balocchi. Ormai siamo pentiti come Pinocchio e adesso è necessario tornare ad avere fiducia nella scienza matematica.
C’è una cosa che dà fastidio nei talk show: è l’abuso di opinioni personali che vengono sciorinate come verità certe. In realtà l’“opinione” è null’altro che un’“ipotesi” che deve essere ancora dimostrata scientificamente. Per tale ragione, sulla base di dati scientifici, il 31 gennaio 2020, cioè un mese prima che il fatto si avverasse, questo giornale pubblicò un articolo che avvertiva sul pericolo di un’epidemia mondiale da Coronavirus, e le sue conseguenze economiche globali, proveniente da Vuhan. L’allarmante notizia si basava sullo studio pubblicato due anni prima in America da un gruppo di Fisici-Matematici, intitolato “Charting the next pandemic”.
Tale testo era stato scritto sulla base di statistiche della probabilità. Uno dei cinque Autori è Nicola Perra, diplomato nel Liceo Scientifico di Sant’Antioco, laureato in Fisica Teorica a Cagliari e specializzato sull’applicazione delle formule fisiche della diffusione di onde di energia alla diffusione di altri fenomeni come: le idee politiche, la pubblicità commerciale, le malattie epidemiche. Oggi il professor Nicola Perra non lavora più nelle Università americane ma insegna nella cattedra di “Fisica teorica applicata all’economia” dell’Università di Greenwich, presso Londra.
A quel gruppo di scienziati, colleghi del prof. Nicola Perra, appartiene anche il professor Alessandro Vespignani della Northeastern University di Boston. Alessandro Vespignani è il massimo rappresentante della Fisica-Matematica applicata alla Pandemia di Coronavirus, assieme ad Anthony Fauci. Stiamo parlando dei due scienziati di riferimento della amministrazione Trump per la lotta al virus.
Dato che la Fisica-Matematica è una scienza pura, senza sentimenti né passioni politiche che possano alterarne i grafici, mi servirò della sua storica applicazione alle epidemie, per concentrare l’attenzione sui dati numerici finali che riferirò.

L’esistenza dei Microbi venne dimostrata da Luigi Pasteur nel 1864 con una pubblicazione sulla “Origine della vita” nel capitolo contro la “teoria della Generazione Spontanea”.

Tuttavia, già 100 anni prima, dalla famiglia svizzera Bernoulli, che produsse geni fisici e matematici, pervennero all’Umanità i primi studi di Statistica. Il primo Bernoulli fu Jakob, che nel 1686 di venne Rettore dell’Università di Basilea e pubblicò studi sul “Calcolo infinitesimale” e la “Teoria delle Probabilità”.
Il secondo fu Daniel , di cui tutt’oggi si studia la fisiologia della circolazione sanguigna secondo il noto “ Teorema di Bernoulli”.
Oggi, chiunque assuma farmaci contro la pressione arteriosa troppo alta, sappia che deve lo sviluppo dello studio e trattamento dell’ipertensione arteriosa al “Teorema di Bernoulli”.
Quella famiglia generò altri scienziati matematici che si dedicarono alla Statistica. Questa nuova disciplina era importante per le Compagnie di Assicurazione. Si utilizzava, per esempio, per il calcolo dell’Indice di Rischio da applicare ad una nave da carico che trasportava merci, tenendo conto del tempo avverso, della pirateria, delle epidemie di peste o vaiolo, e le relative quarantene in cui poteva incappare l’equipaggio.
Nel 1700, quando ancora non si conosceva l’esistenza dei virus, Daniel Bernoulli dimostrò, con calcoli matematici, che le epidemie di Morbillo non si ripresentavano se la popolazione di un dato luogo aveva una consistenza numerica inferiore ai 500.000 abitanti. Quello studio statistico aveva dimostrato, 200 anni prima che si parlasse di “Immunità”, che in una piccola popolazione si ottiene, con una prima epidemia l'”immunità di gregge” e che i nuovi bambini nati successivamente erano troppo pochi per mantenere in vita il ciclo virale del contagio da una generazione all’altra.
Tutt’oggi quel valore matematico si chiama CCS (Critical Community Size), cioè il numero critico sotto il quale le epidemie non recidivano. Anche se la popolazione, sotto la dimensione critica, viene colpita dal Morbillo, in un tempo abbastanza breve il morbillo scompare spontaneamente.

Daniel Bernoulli, partendo dalle sue formule matematiche applicate alle epidemie, cercò di capire se la vaccinazione antivaiolosa introdotta da Edward Jenner nel 1796 a Londra, fosse utile.
Dimostrò matematicamente che la vaccinazione antivaiolosa, pur essendo gravata da complicazioni, era comunque molto conveniente perché il numero di morti di Vaiolo tra i non vaccinati era sicuramente molto più alto del numero di morti fra i vaccinati, e che l’aspettativa di vita nei vaccinati sarebbe aumentata, in media, di 3 anni e mezzo. Questo valore era altissimo se si considera che l’aspettativa di vita in quei tempi era di 25 anni.
La famiglia reale inglese, convinta dalle dimostrazioni matematiche di Bernoulli, vaccinò tutti i figli.
Lo studio di Bernoulli venne accuratamente esaminato dagli Enciclopedisti dello Illuminismo francese e lo stesso filosofo scrittore Jean Marie Voltaire ne fu un accanito sostenitore. Si associò, a sostenere le vaccinazioni di massa, la scrittrice Mary Shelley, l’autrice del libro sul mostro di Frankenstein.
Un altro matematico notevole per la nostra storia fu il dottor John Snow, che utilizzò tabelle statistiche e una mappa della città di Londra per individuare la fonte della epidemia di Colera che infuriava nella città di Londra nel 1854.
La studiosa inglese di statistica Florence Nightingale nel 1854 ideò un calcolo matematico per individuare la fonte dell’epidemia di Colera che stava decimando le truppe in Crimea. A quella guerra partecipò anche l’esercito Sardo. Morirono 3.000 sardi, ma solo 6 erano morti in battaglia.
Gli altri erano morti per colera. Fu tale la fama conquista dalla studiosa che il governo inglese e quello statunitense le affidarono l’organizzazione della rete infermieristica di assistenza sanitaria alle truppe. Questa donna matematica-statistica fondò l’Ordine mondiale delle Infermiere.
Tutt’oggi si utilizzano le equazioni differenziali formulate da due medici- statistici scozzesi nel 1927. Si tratta dei dottori William Kermack ed Anderson McKendrick. Essi scrissero le tre equazioni fondamentali che sta usando il Comitato Tecnico Scientifico italiano per studiare il comportamento delle tre classi di individui coinvolti, e prevedere l’andamento dell’epidemia. Si tratta del “modello SIR”. I numeri variabili di “Suscettibili” (S), “Infetti” ( I), “guariti” (Recovered=R=guariti), vengono combinati con un quarto fattore “D” (Densità di soglia), per prevedere la diffusione dell’epidemia, la sua durata, e cogliere il momento in cui l’epidemia sta per sfuggire di mano. Quello è il momento in cui, come essi dicono “piccoli incrementi del tasso di infezione possono causare gravi epidemie”.
Il momento in cui si perde il controllo dell’epidemia è uno di quelli che fanno perdere il sonno ai Responsabili della Sanità Pubblica.

***

Fatta questa lunga premessa, possiamo ora attribuire grande credibilità alle fredde equazioni matematiche dei Fisici- statistici.
Esiste un rapporto matematico certo che indica “quando” un’epidemia sta per andare fuori controllo.
E’ il valore matematico che si desume confrontando il numero di “tamponi naso-faringei” eseguiti in un giorno, e il numero di “casi positivi” rilevati al processatore di RNA Virale.
La formula matematica sostiene che fino a quando il “rapporto percentuale” di Infetti sul numero di Tamponi è sotto il 4%, l’epidemia è sotto controllo. Se questo numero viene superato, significa che il virus ci è sfuggito di mano; cioè non siamo riusciti ad anticipare le sue mosse.
Ieri, 21 ottobre 2020, il numero dei tamponi eseguito nel territorio italiano è stato pari a 178.000, e sono stati riscontrati 15.199 positivi. Ciò significa che la percentuale è pari a 8,42%. E’ evidente che in Italia il virus non è sotto controllo.
In Sardegna ieri, 21 ottobre 2020, sono stati eseguiti 2.223 tamponi. Sono risultati positivi 167 soggetti, pertanto, il rapporto è di 7,51% dei casi.
Questo valore (7,51 %) supera ampiamente il valore soglia di sicurezza del 4%.
Esiste poi un’altra formula, pubblicata dal vice ministro della Salute europeo Michael Roth che serve ad identificare le tre diverse zone di rischio:

– ZONA VERDE: meno di 25 positivi per 10.000 abitanti negli ultimi 14 giorni. Meno di 4% il rapporto fra positivi e numero tamponi eseguiti.

– ZONA ARANCIONE: meno di 50 nuovi positivi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni; e uguale o più di 4% positivi sul numero totale di tamponi.
– ZONA ROSSA: tra 50 e 150 positivi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni: più del 4% di positivi su tamponi eseguiti.

Da questi dati consegue che il virus sta correndo per la sua strada e ci porta al guinzaglio nella ZONA ROSSA, mentre dovrebbe essere il contrario.
E’ evidente che a causa dello scarso controllo dell’epidemia, andando di questo passo, i numeri del contagio diverranno enormi in poco tempo.
Il “Tempo” è il fattore da correggere nell’equazione della nostra vita. E non c’è tempo da perdere.
Nella nostra ASSL di Carbonia Iglesias il “tempo” si misura nelle attese per ottenere l’esecuzione dei tamponi e nelle lunghe attese necessarie per ricevere gli esiti degli esami. Tutt’oggi quasi tutti i tamponi prelevati vengono inviati al Policlinico di Monserrato. Il referto viene consegnato al paziente dopo 2-3 giorni. Nell’attesa la gente rimane isolata senza poter lavorare, e i pazienti da operare nei nostri Ospedali devono essere rinviati fino all’arrivo dell’esito. Si comprende il forte disagio nelle sale operatorie, dove i chirurghi sono in affanno, e anche nei posti di lavoro, nelle famiglie e nelle scuole.
C’è poi il problema fondamentale del “tracciamento” dei “Suscettibili” venuti a contatto con gli “Infetti”. Tale operazione, incredibilmente importante per tutta la Comunità, è affidata a pochissime persone. La miserrima dotazione organica è composta da due Infermiere, due Assistenti Sanitarie, e un paio di Medici. In realtà servirebbe una grossa compagine di Medici, Infermieri, Assistenti Sanitari e Vigili Sanitari. Per “tracciare”, “prelevare”, “controllare i soggetti in isolamento”, “registrare” i casi certi e quelli “sospetti”, “refertare”, “rispondere alle richieste dei Medici di Base e alle Scuole”, è necessario costituire un’Unità di Crisi utile per controllare molte centinaia di soggetti al giorno.
Vi è poi il problema del Laboratorio di Analisi Virologica. E’ necessario che venga dotato di un altro strumento processatore veloce dello RNA, che consenta di ottenere il referto in un paio d’ore. Il tempo è essenziale. Il soggetto contagioso che non sa d’esserlo può fare molti danni.
Naturalmente deve essere un laboratorio con personale dedicato e dotato di riserve di reagenti sufficienti ad affrontare la stagione dei virus che arriva ogni Inverno.
In attesa del vaccino è necessario concentrare gli sforzi economici e politici per metterci al riparo.

Mario Marroccu

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La prima ad offrirsi come “cavia” per testare il vaccino anti-virus “Sars-2-CCov19” è stata Elisa Granato. Giovedì 23 aprile si è fatta inoculare un vaccino sperimentale presso l’Istituto Jenner di Oxford.

Sappiamo che ha 32 anni ed è nata in Germania da genitori italiani; la sua lingua madre è il tedesco; parla fluentemente l’inglese in quanto studia come Biologa presso l’Università di Oxford; capisce l’italiano. Lei ed un altro giovane sono stati scelti fra 500 volontari sani. Adesso è in osservazione. Mattina e sera viene redatto un diario clinico sul suo stato di salute. Oggi, 27 aprile, sta bene. Tutto il mondo è in gara per la formulazione del vaccino più efficace e più tollerato. Al momento sono pronti, per essere testati, 115 vaccini. Tutti hanno superato la Fase I: è il test sugli animali di laboratorio. La Fase II comporta il test sull’Uomo ed è finalizzata a capire se possono comparire danni imprevisti, di vario grado, alla salute, dal lieve malessere al decesso.

Se la Fase II verrà superata si passerà alla Fase III, con l’inoculazione ad alcune migliaia di esseri umani. Se anche la Fase III sarà superata, e si sarà ottenuta una produzione di anticorpi efficace, si procederà alla produzione industriale del vaccino.

Quindi si passerà alla distribuzione ed alla vaccinazione di 7 miliardi e mezzo di esseri umani. I tempi saranno lunghi.

Stiamo ripercorrendo i passi storici descritti nei testi di “Storia della Medicina”, da Edward Jenner (1700), Robert Koch e Luigi Pasteur (1800).

Esiste una difficoltà nel preparare questo vaccino: il virus è poco immunogeno, cioè fa produrre anticorpi poco efficaci e poco duraturi. A questo punto è entrata in gioco la “genialità italiana”. Si è vista nella scelta fatta in un laboratorio di Biologia Molecolare di Pomezia. Il Coronavirus assomiglia un po’ allo HIV che muta troppo rapidamente e riesce ad ingannare il sistema immunitario.

Le scienziate e gli scienziati di Pomezia hanno astutamente fabbricato un “Cavallo di Troia” virale. Hanno utilizzato un “adenovirus” del raffreddore della scimmia e gli hanno messo “in pancia” un frammento di proteina di Coronavirus. In tal modo il  sistema immunitario è indotto a produrre anticorpi sia contro il virus della scimmia sia contro la proteina della capsula proteica del Coronavirus, uccidendoli entrambi. Si cerca di sapere se il trucco funziona.

Ce lo svelerà Elisa Granato.

La cittadina di Pomezia è grande come Carbonia e Iglesias messe insieme: 62.000 abitanti. Vi ha sede l’Istituto di ricerca “Advent IRBM Science Park”.

L’Istituto è fondato sui programmi di 4 società:

  • IRBM: studia nuovi agenti farmaceutici chimici o biologici;
  • Advent: sviluppa vaccini adenovirali per uso clinico;
  • Promidis è un consorzio pubblico-privato formato da CNR (Centro Nazionale Ricerche), ISS (Istituto Superiore di Sanità);

L’IRBM nacque nel 1990 dalla casa Fermaceutica Angeletti SPA,  dalla Americana Merk-Sharp e dall’italiana Sigma Tau.

Nel 2009 l’Azienda si fuse con l’Americana Schering-Plough, la quale decise subito dopo di dismettere quel ramo d’azienda con cui si era appena fusa. Da allora l’Azienda è totalmente italiana e di proprietà di Piero Di Lorenzo.

Oggi la collaborazione tra l’“Institute” della Oxford University e la Advent IRBM di Pomezia ha messo a punto il vaccino ed è iniziata la sperimentazione di Fase II su volontari.

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Un’altra donna, legata alla storia delle epidemie  e dei vaccini, è Lady Wortley Montague. Nacque nel diciassettesimo secolo, fu moglie di Edward Wortley Montague, ambasciatore inglese presso l’Impero Ottomano. Questa donna viene ricordata nei testi di storia della Medicina perché, durante la permanenza a Costantinopoli apprese la tecnica della “vaiolizzazione”.

In quei tempi a Londra il vaiolo era endemico ed esplodevano epidemie mortifere ogni 5 anni. Veniva colpito il 60 per cento della popolazione e il 20 per cento moriva. Morivano soprattutto bambini. Anche il virus vaioloso, come il Coronavirus, viene contagiato per via aerea attraverso l’aerosol prodotto dal fiato espirato dal portatore. Lady Wortley aveva notato che nel mondo islamico non si registravano epidemie così virulente di vaiolo. Lei attribuì il fenomeno all’abitudine dei musulmani di scarificare la cute dei bambini con pus estratto da pustole di malati in fase di guarigione. I bambini contraevano il vaiolo in forma leggera, poi diventavano immuni per sempre. Lady Wortley fece “vaiolizzare” i figli. Al rientro in Europa, essendo già nota tra gli intellettuali Illuministi per aver pubblicato opere letterarie, diede il via ad una campagna di informazione sulla “vaiolizzazione”. In questo fu sostenuta in Francia da Voltaire, e in Inghilterra dalla stessa famiglia reale. Tuttavia, il metodo non si diffuse sia perché alcuni soggetti “vaiolizzati” morivano, sia perché il metodo proveniva da un paese islamico.

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Nel 1798 il medico Edward Jenner pubblicò le sue annotazioni sulla tecnica da lui messa a punto: la “vaccinazione”. Egli da bambino era stato vaiolizzato col metodo islamico.

Aveva notato che le donne mungitrici si ammalavano del “vaiolo delle vacche”. Era una forma leggera di vaiolo che si limitava alla comparsa di pustole sulla cute delle mani. Egli notò anche che queste donne, durante le epidemie di vaiolo, non si ammalavano.

Forte della esperienza trasmessa da Lady Wortley, e avendo immaginato che il “vaiolo delle vacche” fosse un “cugino benigno” di quello dell’uomo, avviò una sperimentazione. Prelevò pus dalle pustole delle mani delle mungitrici e lo scarificò sulla cute di un bambino il cui nome  passò alla storia: James Phipps. Dopo un paio di mesi espose il bambino al contagio tra malati gravi di vaiolo e questi rimase indenne.

Dopo questo primo approccio, scarificò anche la cute di suo figlio di 8 anni. Il risultato fu identico. Ripetè ancora l’esperimento su altri soggetti e dimostrò definitivamente che l’inoculazione di agenti del vaiolo delle vacche protegge contro il temibile vaiolo umano.

Il termine “vaccinazione” sostituì presto la dizione di “ inoculazione da vaiolo delle vacche” e fu usato per la prima volta da un amico di Jenner in un opuscolo che dette alle stampe nel 1800. Successivamente, Pasteur propose di utilizzare, in onore di Jenner, il termine di “vaccinazione”per le nuove e future tecniche similari.

Il primo ad attuare  la vaccinazione di massa antivaiolosa sulle sue truppe fu Napoleone Bonaparte dopo la triste conclusione della Campagna d’Egitto. La Guerra d’Egitto, iniziata da Napoleone nel 1798, era stata gravata da una epidemia di “peste bubbonica” e questa fu una delle cause del suo fallimento. Successivamente Napoleone fallì anche la Campagna di Russia più per una grave epidemia di “tifo esantematico”, che decimò e indebolì le sue truppe, che per l’inverno russo. La malattia veniva trasmessa dai pidocchi.

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Nonostante gli evidenti effetti protettivi del “Vaccino”, il metodo  incontrò gravi difficoltà ad essere accettato dalla cultura del tempo. Si formò una forte corrente di opinione pubblica avversa alimentata anche da medici e uomini di chiesa. Questi erano gli antesignani degli “antivaccinatori odierni”. Essi sostenevano che la “vaccinazione” fosse opera di un complotto internazionale contro il popolo, allo scopo di “minotaurizzarlo” e renderlo succube a poteri occulti. La dietrologia antivaccinatoria ha radici lontane.

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Una donna eccezionale che ha fatto la Storia della assistenza infermieristica ospedaliera in corso di epidemie fu Florence Nightigale. Era anche lei di nobile famiglia inglese con radicate convinzioni religiose. Il padre fu uno dei fondatori della “Epidemiologia”. Essa stessa era particolarmente versata nelle Scienze matematiche e nello studio della “Statistica”. Classificava la “prevalenza” delle malattie e la loro “incidenza”; la “mortalità” e la “ letalità”, con un “istogramma” di sua invenzione: “L’istogramma circolare“. Lei rappresentava le percentuali statistiche, in modo figurato, con una “torta tagliata a spicchi”, dove ogni spicchio corrisponde alla percentuale; l’intero cerchio corrisponde al 100 per cento.

Florence apprese le nozioni di Medicina frequentando un ospedale di diaconesse luterane in Prussia. Era l’ospedale per soldati più avanzato al mondo. Le donne avevano capito che i soldati non morivano a causa delle ferite ma, nella maggior parte dei casi, per malattie contratte negli ospedali da campo. Ne derivò la messa a punto di tecniche di Igiene ospedaliera.

Nell’anno 1854 era in corso la “Guerra di Crimea”  tra l’alleanza formata da Inglesi, francesi ed ottomani, contro i Russi. Partecipò tra le potenze europee anche il piccolo Regno di Sardegna inviando 17.000 soldati sardi. In Crimea era scoppiata una epidemia di colera e tifo esantematico, e faceva molte vittime. I malati venivano trasferiti per nave, attraverso il Mar Nero, a Scutari, un sobborgo di Costantinopoli.

Florence Nightingale, con un gruppo di infermiere addestrate da lei, si fece portare a Scutari da una nave da guerra inglese. Trovò che la mortalità tra i soldati ricoverati in quell’ospedale da campo era altissima. Sappiamo che in quell’occasione morirono 3.000 soldati sardi, quasi tutti per l’epidemia. Florence studiò il campo-ospedale; rilevò la percentuale di feriti e di contagiati; studiò i focolai di contagio e trasformò le informazioni in numeri e grafici statistici. Risultò che la “mappa” della maggiore “incidenza” indicava come responsabile un luogo dove non c’era un drenaggio fognario per le acque sporche. Inviò la relazione al vice-Primo ministro in patria e ottenne finanziamenti, mezzi ed ingegneri per costruire un corretto impianto fognario e di depurazione delle acque. In breve al mortalità calò del 50 per cento.

Rientrata in patria pubblicò i suoi studi di statistica sanitaria e divenne famosa nel mondo. Venne invitata a corte dalla regina Vittoria ma vi si recò solo dopo aver osservato un periodo di “quarantena” nel proprio domicilio, dove non permetteva neppure alle sorelle a alla madre di avvicinarsi. Tale era la consapevolezza dell’importanza dell’autoisolamento per chi proviene da una zona “rossa” epidemica.

Successivamente gli Americani, impegnati nella sanguinosa “Guerra di secessione”, la convocarono e le affidarono il compito di addestrare un esercito di infermiere da far scendere in campo. Fondò l’Ordine delle infermiere americane.

Non si sposò mai. Seguì la sua “mission” sino alla fine.

Era nata a Firenze il 12 maggio 1820. Morì a Londra nel 1910 e fu decisa la sua tumulazione nella Cattedrale di Westminster ma, per suo volere, la famiglia la fece seppellire nel cimitero di “Margareth of Antioch”.

Quest’anno è il bicentenario della sua nascita. Gli Ordini professionali del personale infermieristico di tutto il mondo l’hanno dedicato a lei.

A maggio cade l’anniversario di Florence Nightingale e nello stesso mese passeremo dalla Fase 1 alla Fase 2 dell’epidemia di Coronavirus. Oggi la sua capacità statistica nel classificare il fenomeno epidemico ed il suo rigore nelle scelte di “Igiene ospedaliera” sono  di grande aiuto.

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Da febbraio 2020 ad oggi abbiamo visto molte donne-scienziato scendere in campo contro il virus. Abbiamo visto come i laboratori di ricerca dove si allevano virus e microbi siano gestiti quasi esclusivamente da donne. Secondo i giornali, sembra che il virologo più apprezzato sia la professoressa Ilaria Capua, che dirige un Istituto di Virologia a Miami.

Numerosissime sono le dottoresse rianimatrici ed infermiere impegnate in un corpo a corpo contro il virus.

Fuori dagli ospedali vediamo le donne sostenere le famiglie, i bambini, i nonni, ma anche alleviare ai giovani e agli adulti la prova dell’isolamento e della sospensione forzata dal lavoro.

Qui nel Sulcis, nei momenti più critici per la mancanza di “presidi” come le mascherine, vi è stato un movimento spontaneo di donne che hanno preso l’iniziativa di cucire le mascherine chirurgiche in quantità tale da soddisfare l’esigenza di Ospedali e delle famiglie.

Adesso inizia la fase più dura: si passa dalla fase di “fuga” alla fase di “attacco” al virus. L’ha iniziata, ad Oxford, un’altra donna: Elisa Granato.

Mario Marroccu