24 November, 2024
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Stagione Nomade, la rassegna autunnale organizzata da Cada Die Teatro, approda all’EXMA, a Cagliari. E lo fa con una produzione di successo della storica compagnia cagliaritana diretta da Giancarlo Biffi. Perché, dopo i consensi, convinti, ricevuti lo scorso anno e nella recente tournée nazionale, sarà RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, di e con Alessandro Lay, a sbarcare al Centro d’arte e cultura di via San Lucifero, sabato 14, alle 21.00, e domenica 15 dicembre, alle 18.00.

Il monologo di Alessandro  (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru, organizzazione Tatiana Floris) trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che quest’anno ha compiuto 75 anni, e che è stato e rimane un mito, ancora di più in una stagione calcistica in cui si celebrano il centenario della nascita del Cagliari club ed il cinquntenario della conquista dello scudetto. Il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò quel campione, arrivato giovanissimo nell’Isola da Leggiuno, “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador. Tutto  questo nonostante il suo carattere riservato: «Adesso si usa il termine ‘anti star’, allora si diceva ‘E’ uno che parla poco, gli piace giocare al pallone e poi starsene tranquillo con gli amici’… Tempi diversi, calcio diverso, Sardegna diversa, parole diverse…».

«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay –. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…»

Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

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Prosegue Cada Die Teatro in Tour! (A trevesu), il viaggio con cui la compagnia cagliaritana sta portando sei delle sue produzioni nella Penisola, fino al 1° dicembre, fra Emilia, Toscana, Milano, Trento, Roma, Bologna. Dopo il fortunato “Riva Luigi ’69 ’70…”, di e con Alessandro Lay, è la volta di CIELO NERO, di Francesco Niccolini e Pierpaolo Piludu, con lo stesso Piludu, regia di Mauro Mou, che sarà domani, 22 novembre, alle 21, al Teatro Portland di Trento, inserito nel cartellone de “La bella stagione 2019/2020”.

CIELO NERO (collaborazione alla messa in scena a cura di Alessandro Mascia, Mario Madeddu, Marilena Pittiu e Silvestro Ziccardi; voci bimbi registrate: Luca Pisano e Ousseynou Seck; disegno luci: Giovanni Schirru; sonorizzazione: Matteo Sanna), ripercorre la vita di Efisio e Antioco, due gemelli di Stampace che vissero durante il fascismo. Protagonisti di una storia più grande di loro, sono testimoni della follia della guerra e della distruzione della città di Cagliari. “Un viaggio lungo venticinque anni, dove si torna da una guerra e si parte per un’altra, ci si innamora e si fa a botte, si gioca, si ride e si fa l’amore: insomma si diventa adulti, si soffre di gelosia e solitudine, si seppelliscono i propri cari e una città bellissima e amata diventa un cumulo di macerie”, spiegano gli autori. “Efisio e Antioco Mereu sono gemelli, due gemelli che più gemelli di così non si può. Eppure sono diversissimi, nei pensieri e nei destini: il primo è indifferente al fascismo che si avvicina, il secondo è anarchico e antifascista nell’animo e quando scoppia la guerra viene spedito sul fronte peggiore che ci sia, la Russia. Efisio, invece, finisce in Marina, al sicuro, sul lungomare di Cagliari. Fino al ’43, quando i bombardieri americani riducono in polvere buona parte della città”“Cielo nero” è l’ultima tappa di una ricerca portata avanti dal 2005 da Pierpaolo Piludu e da Cada Die Teatro, in collaborazione con l’Università di Cagliari e l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna, sui bombardamenti su Cagliari del 1943. Da questo paziente lavoro sono nati un video-archivio con i racconti dei testimoni, uno spettacolo teatrale dal titolo “Cagliari 1943. La guerra dentro casa” (con 20 allievi della scuola di Arti Sceniche La Vetreria), un libro (edito da Aipsa) e un documentario prodotto dalla RAI.

Intanto scalda i motori TRE BOTTONI E LA CASA CON LE RUOTE, spettacolo liberamente ispirato al racconto “La casa di Tre Bottoni” di Gianni Rodari, che approderà il 24 novembre, alle 16.30, al Teatro Mongiovino di Roma, dentro la rassegna “Eyes Wide Open”, ed il 25 e 26 novembre, alle 9.30 ed alle 11.00 (matinée per le scuole) sarà, sempre nella Capitale, al Brancaccino. Le protagoniste sono Francesca Pani (che cura anche scenografie e costumi) e Lara Farci, giovani attrici formatesi alla Scuola di Arti Sceniche La Vetreria di Cada Die Teatro, la messinscena e la regia sono di Mauro Mou (filastrocche di Andrea Serra, musiche originali di Mauro Mou e Matteo Sanna, disegno luci di Giovanni Schirru, suono di Matteo Sanna).

«La nostra storia – è scritto nelle note – racconta di una casa, una casa un po’ speciale: la casa di Tre Bottoni. Tre Bottoni è un falegname costretto ad andare via dalla propria città, perché nessuno compra più i mobili che lui realizza con tanta cura; quindi con chiodi e martello si costruisce una piccola casa con le ruote, che può portare in giro per il mondo. Una casa su misura, senza eccessi, ma capace di accogliere le persone che chiedono aiuto e ospitalità. E’ una casa aperta a tutti, ma proprio a tutti, dai più bisognosi fino a sua maestà il Re, con il suo cavallo…
Un lavoro rivolto ai più piccoli dedicato all’accoglienza. In un momento in cui si alzano barriere e ci si chiude dentro case fortezza, in cui si vive tranquilli ma soli, vogliamo raccontarvi di un luogo capace di accogliere tutti, in cui ci si possa rannicchiare e sognare-»

 

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Era il 12 aprile 1970: il mitico Cagliari di Gigi Riva, battendo il Bari per 2 a 0 all’Amsicora, conquista il suo storico scudetto. E domani, venerdì 12 aprile 2019, 49 anni dopo, per la rassegna “Aprile alla Vetreria Aprile Resistente” ritorna al Teatro La Vetreria, alle 18.00, il fortunato spettacolo RIVA LUIGI ’69 – ’70 – Cagliari ai dì dello scudetto, di e con Alessandro Lay, prodotto da Cada Die Teatro (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru). Il monologo trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador. Un modo riuscito, lo spettacolo, per raccontare soprattutto l’uomo e, attraverso le sue vicende personali e gesta calcistiche, un’epoca.

«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni  – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay -. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…»

Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

Domenica 14 RIVA LUIGI ’69 ’70 sarà a Bauladu, al Centro Civico Culturale, alle 18.00, ospite del Festival letterario diffuso “Ananti de sa Ziminera”.

La serata di venerdì 12 si chiuderà poi nello spazio in Vetreria del Crogiuolo FUCINA TEATRO (Sala BanCri), dove alle 21.00 andrà in scena 28 MQ DI TELA GREZZA – Beat Generation, con Filippo Murgia, Monica Pisano, Aldo Sicurella, Federico Fenu alla chitarra elettrica, regia di Aldo Sicurella (produzione Teatro Instabile).
«La beat generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo -scrive Aldo Sicurella nelle note sullo spettacolo -. Con la beat generation si inaugura una nuova sensibilità americana rivolta ai tempi che stanno cambiando, vivificando temi da sempre facenti parte delle tradizioni nazionali: l’innocenza, il viaggio, il rifiuto, l’adolescenza, la fuga, la ricerca di identità. Kerouac, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Fernanda Pivano, Patti Smith, Leroy Jones, Alda Merini, Gregory Corso. Un omaggio a una generazione di scrittori, musicisti e uomini indimenticabili”. “28 mq di tela grezza”, le dimensioni del famoso dipinto “Guernica” di Pablo Picasso, vuole essere un progetto artistico sulla pace che racconta storie di uomini e di guerra.

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Dopo la prima nazionale che andrà in scena stasera, si replica domani, sabato 20, e domenica 21 ottobre, alle 21.00, RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, lo spettacolo di apertura della Stagione di Teatro La Vetreria, organizzata sul palco del centro culturale di Pirri da Cada Die Teatro.

Di e con Alessandro Lay, il monologo (una produzione di Cada Die Teatro, le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru) trae ispirazione da, ed è dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: Gigi Riva, che il grande giornalista Gianni Brera – come è noto – soprannominò “Rombo di tuono”, per la sua potenza, l’ardore agonistico e le eccellenti capacità di goleador.
«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni – scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay -. Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…”».
Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

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Autunno 2018, arriva, puntuale, la Stagione di Teatro La Vetreria, organizzata come sempre sul palco del centro culturale di Pirri da Cada Die Teatro, sotto la direzione artistica di Giancarlo Biffi. Un cartellone che, dal 19 ottobre al 9 dicembre, propone novità assolute (due prime nazionali) insieme a produzioni significative della storica compagnia cagliaritana e un festival (Transistor) fatto di incontri, spettacoli, concerti, installazioni, laboratori.

Si parte venerdì 19 alla Vetreria di Pirri (il teatro che ospiterà quasi tutta la stagione), alle 21.00, con uno spettacolo che trae ispirazione da, e dedicato a, un’icona della storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’intera Sardegna: RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO. Una prima nazionale (repliche anche il 20 e 21 ottobre, sempre alle 21.00, poi il primo e il 2 dicembre), di e con Alessandro Lay, prodotta da Cada Die Teatro (le luci sono di Giovanni Schirru, il suono di Matteo Sanna, le scene di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru).
«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni», scrive nelle note di presentazione Alessandro Lay. «Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…».
Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: «Che cos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema di segni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un ‘poeta realista’».

Si prosegue domenica 28 ottobre, alle 18.00, con STORIE METICCE, di e con Alessandro Mascia (hanno collaborato al testo Francesca Caminoli, Davide Madeddu e Mario Madeddu, le musiche sono curate da Alessandro Ligas, Davide Madeddu e Nicola Spanu, una produzione Cada Die Teatro). Il progetto teatrale ha preso le mosse dal libro di Francesca Caminoli «Perché non mi dai un bacio?», sull’avventura umana di Zelinda Roccia e dell’Associazione Los Quinchos, che opera in Nicaragua per aiutare i bambini di strada di quel territorio. «Mentre lo rileggevo – spiega Alessandro Mascia – mi ritornavano costantemente in mente le immagini dei bambini da me conosciuti nel 2016, in Grecia, nel campo profughi di Kara Tepe… Quelle immagini a loro volta mi hanno fatto ricordare di altri bambini e bambine, della mia vita, come in un rimbalzo di emozioni che dentro di me si erano casualmente messe in contatto, avvicinate perché simili». Da qui il desiderio, e l’esigenza, di raccontare e mischiare “storie meticce” di varie parti del mondo. Cosa abbiamo fatto noi adulti o non abbiamo fatto per il futuro dei nostri figli? Ecco il quesito che emerge. In “Storie meticce” si ricercano e confrontano storie di ordinaria violenza o solitudine, determinate da un’umanità che si è voltata dall’altra parte, con storie di ordinaria bellezza di altre umanità, che alla violenza e alla solitudine hanno risposto con la “passione umana” e l’impegno civile.

Un’altra prima nazionale è in programma venerdì 9 novembre: al Teatro Massimo di Cagliari, alle 21.00, va in scena ECUBA, ULTIMO ATTO. Per un girotondo sulle macerie del mondo, di Giancarlo Biffi, che cura regia e scene, una produzione Cada Die Teatro in collaborazione con Sardegna Teatro (repliche sabato 10, sempre alle 21, e domenica 11, alle 19).
Lo spettacolo, che rientra nel cartellone di 10 Nodi – i festival d’autunno a Cagliari, vede protagonisti Chiara Aru, Lia Careddu, Marta Proietti Orzella, Carla Stara e Alessandro Mascia, che ha collaborato anche alla drammaturgia (direzione tecnica: Giovanni Schirru; disegno luci: Emiliano Biffi; sonorizzazione: Matteo Sanna; costumi: Marco Nateri; realizzazione elementi scenografici: Marilena Pittiu e Mario Madeddu; movimenti scenici: Ornella D’Agostino).

Il 24, alle 21, e il 25 novembre, alle 18.00, ritorna sul palcoscenico del teatro La Vetreria CIELO NERO di Francesco Niccolini e Pierpaolo Piludu, con lo stesso Piludu, la regia di Mauro Mou, la collaborazione alla messa in scena a cura di Alessandro Mascia, Mario Madeddu, Marilena Pittiu e Silvestro Ziccardi (voci bimbi registrate: Luca Pisano e Ousseynou Seck; disegno luci: Giovanni Schirru; sonorizzazione: Matteo Sanna; una produzione di Cada Die Teatro).

Sabato 1 dicembre (alle 21.00) e domenica 2 (alle 18.00) verrà riproposto alla Vetreria RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, di e con Alessandro Lay.

Il sipario sulla Stagione autunnale di Teatro La Vetreria calerà il 9 dicembre, alle 18, quando ad andare in scena sarà BARTLEBY, con Luca Radaelli, che ha curato anche la traduzione (lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo breve di Melville), regia e scenografie di Renato Sarti (luci e tecnica: Graziano Venturuzzo; musiche Carlo Boccadoro; una produzione Teatro Invito – Teatro della Cooperativa).

Anche quest’anno Cada Die Teatro, in collaborazione con Cultarch, organizza, a partire da giovedì 1 novembre, fino a domenica 4, il festival TRANSISTOR – nuove generazioni e.mo.ti.con (memoria emotiva), parte integrante del festival 10 Nodi. Quattro giorni di incontri, spettacoli, concerti, installazioni, laboratori, incentrati sul tema della memoria delle emozioni, e in cui saranno coinvolti studenti, insegnanti, artisti, musicisti, architetti, creativi, esperti di social network.

Il programma di Transistor verrà presentato in una conferenza stampa apposita.