21 November, 2024
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Una riflessione sul contemporaneo a opera di due registe che, con i loro film, hanno contribuito a portare l’attenzione su alcune delle pagine più dure del nostro tempo: i conflitti in Siria e Afghanistan.

Diana El Jeiroudi e Shahrbanoo Sadat sono le protagoniste della terza giornata del Carbonia Film Festival, in programma domani sabato 14 maggio nella città mineraria del Sulcis.

Diana El Jeiroudi porta in Sardegna il suo ultimo film, Republic of Silence, presentato fuori concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia (ore 18, Cine-teatro Centrale). Il documentario, girato dalla regista nell’arco di 12 anni insieme al partner e direttore dell’IDFA Orwa Nyrabia, racconta le tragedie del suo paese d’origine, la Siria.

The Orphanage è invece l’opera di Shahrbanoo Sadat, presentato alla Quinzaine des Realisateurs nel 2019, che ci mostra l’Afghanistan attraverso la storia di un gruppo di bambini cresciuti in un orfanotrofio (ore 21.00, Cine-Teatro Centrale).

Le registe incontreranno il pubblico del festival al termine delle proiezioni, ma le riflessioni proseguiranno anche nella giornata di domenica nel corso dell’incontro Il racconto del rifugio, tavola rotonda con filmmaker in esilio, in collaborazione con “International Coalition for Filmmakers at Risk”.

Per il progetto How To Film the World, il ciclo dedicato alla formazione dei giovani appuntamento invece al mattino (10,30, Biblioteca Comunale) con Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, registi di C’è un soffio di vita soltanto, che incontreranno gli studenti delle scuole del territorio e del progetto Carbonia Cinema Giovani.

Spazio anche alla musica con il ciclo Aperitivi sonori (ore 19.00, Jo Lounge Bar) che vedrà in consolle Carol Rollo con il suo Puta Caso DJ Set, un progetto sonoro che incrocia stralci di film, libri e podcast registrato in modo grossolano con un telefono cellulare.

Il sabato del Carbonia Film Festival si chiude ancora in musica (ore 23.00, Nuovo Caffè del Portico) con Macaco ed Antonio Benoni in Spingitori di dischi dj-set – per un mondo più funk, un excursus spazio-temporale tra i continenti africano e americano, dalle prime registrazioni di afrobeat nei sobborghi di Lagos, al funk crudo e puro made in Usa, passando per il funk latino delle metropoli brasiliane degli anni ’70.

 

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Giornata densa di appuntamenti, a Cagliari, per “Forma e Poesia nel Jazz”, il festival organizzato dall’omonima cooperativa in scena fino a domenica 30 settembre negli spazi dell’ex Manifattura Tabacchi.

Dopo gli appuntamenti di questa mattina, alle 18 spazio alla presentazione di “Sardegna, jazz e dintorni”, recente pubblicazione di Simone Cavagnino e Claudio Loi, edita lo scorso giugno da Aipsa. Suddiviso in cinque sezioni tematiche, il libro comprende oltre settanta testimonianze originali di artisti e addetti ai lavori e una nutrita galleria discografica con centinaia di schede distribuite sotto forma di playlist per ogni sezione. Tante le voci autorevoli all’interno dell’opera, tra cui quelle di Paolo Fresu, Antonello Salis, Pinuccio Sciola, Gavino Murgia, Enzo Favata, Paolo Angeli, Elena Ledda e Rossella Faa, tra gli altri. Partecipa all’incontro con gli autori, il musicologo e musicista Enrico Merlin, che firma l’introduzione del libro.

A seguire, conferenza stampa di presentazione del progetto “377” del contrabbassista sardo Sebastiano Dessanay. Il musicista, da tempo trapiantato nel Regno Unito, partirà il mese prossimo per un tour in bicicletta che toccherà tutti i comuni della Sardegna, con l’intento di trarre ispirazione dall’incontro con la tradizione e contemporaneità della sua terra madre, scrivendo ogni giorno nuova musica ispirata dai luoghi e persone incontrate, per giungere, dopo un anno, alla realizzazione di un progetto musicale unico nel suo genere. 

Dopo la fortunata esperienza della scorsa edizione, ritorna al festival cagliaritano il musicista e collezionista Attilio Berni con la sua esposizione di sassofoni: in mostra ben 65 esemplari di quello che è tra gli strumenti simbolo del jazz, compresi alcuni pezzi rari, come il gigantesco sax subcontrabbasso, e un clarinetto appartenuto al grande Benny Goodman. In programma, alle 21.00, anche una conferenza-spettacolo di Berni sul binomio sax-erotismo nel cinema.

Nel frattempo, alle 19, la musica avrà preso il via con il primo dei tre concerti della serata. Sul palco una delle rivelazioni della musica jazz degli ultimi anni, Ivan Dalia (reduce dall’incontro della mattina con l’ABC – Associazione Bambini Cerebrolesi), alla testa del suo trio, con Alberto Sauri al basso e Javier Reyes alla batteria. La musica del pianista campano, classe 1985, cieco dalla nascita, ricerca e trova influenze provenienti sia dalla musica classica che dal jazz, ma anche dalla tradizione popolare. Di recente uscita il suo primo album in studio che vede la partecipazione di musicisti del calibro di Fabrizio Bosso e Rosario Giuliani.

 Un altro piano trio, quello di Claudio Filippini, al centro del secondo set (ore 20.00). Il pianista di Pescara, che nel corso degli anni ha condiviso palcoscenici importanti con nomi del jazz nazionale ed internazionale come Wynton Marsalis, David Binney, Palle Danielsson, Tony Scott, Mike Stern, Noa, Mario Biondi, Giovanni Tommaso, Maria Pia De Vito, Chiara Civello, Fabrizio Bosso, Dario Deidda, Roberto Gatto e Stefano Di Battista, presenta il disco “Before the wind”, in uscita prevista per il prossimo ottobre: un lavoro, che pur mantenendo la propria matrice jazz, non si cristallizza su una formula fissa, ma verso una continua ricerca di nuove mete a cui approdare. Accanto a Filippini, in questa tappa sarda, il contrabbassista Luca Bulgarelli ed il batterista Marcello Di Leonardo, compagni di avventura ormai da tre lustri e che lui stesso definisce «la migliore sezione ritmica che un pianista possa desiderare».

L’ultimo atto della serata di sabato (alle 22.00) vede al centro dei riflettori Roy Paci in “Inediti, B-Sides e altre amenità”un live all’insegna della riscoperta di materiali meno noti e brani fuori scaletta, eseguiti da una formazione che, accanto al trombettista, compositore, arrangiatore e cantante siciliano, schiera Vito Scavo al trombone, John Lui alle chitarre e cori, Roberto De Nittis al pianoforte, Riccardo Di Vinci al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria. In trentacinque anni di carriera, il poliedrico musicista nativo di Siracusa ha realizzato e partecipato a più di cinquecento album, collaborando con artisti del calibro di Manu Chao, Mike Patton, Negrita, The Ex, Vinicio Capossela, Gogol Bordello, Macaco, 99 Posse, Daniele Silvestri, Bombino, Caparezza, Hindi Zahra, Ivano Fossati, Subsonica, Piero Pelù, Marlene Kuntz, Frankie Hi-nrg, Tony Levin e tanti altri. Lo scorso febbraio ha partecipato al Festival di Sanremo insieme a Diodato con la canzone “Adesso” mentre è del 20 luglio l’ultimo singolo, “Salvagente“, che insieme al suo gruppo Aretuska vede la partecipazione del rapper Willie Peyote. Roy Paci ha anche realizzato colonne sonore per cinema, tv e teatro, ricevendo riconoscimenti come il prestigioso Nastro d’Argento e una candidatura al David di Donatello.