Dopo il party principesco della Jacob&Co di mercoledì, ieri notte al Billionaire si è festeggiato l’“Anniversary” spegnendo le 21 candeline del locale più celebre della Costa Smeralda e non solo. E a curare l’evento è stato ancora una volta l’immancabile imprenditore sassarese Claudio Rotunno con la sua Pubblicover Events Designer.
Tra gli ospiti più illustri della serata il campione di basket americano Earvin “Magic” Johnson, arrivato in banchina a Porto Cervo con un lussuoso mega yacht lungo 85 metri, preso in affitto per la modica cifra di 845mila euro a settimana. «È stato fantastico incontrare Jacob il gioielliere di New York nel suo negozio pop-up a Porto Cervo, in Italia!», ha dichiarato Johnson nel suo profilo Instagram. Secondo indiscrezioni avrebbe acquistato un orologio da polso del valore di 250mila euro proprio nella boutique aperta lo scorso anno sulla passeggiata. Anche l’attore hollywoodiano Adrien Brody, protagonista del film “Il pianista”, è stato ospite di Jacob Arabo al Billionaire per il party più glamour dell’estate.
L’Anniversary del Billionaire è stato caratterizzato dalla presenza di circa duecentocinquanta personaggi di spicco e vip arrivati da tutto il mondo. Tra loro anche Joe Bastianich e Diletta Leotta. E naturalmente non poteva mancare Flavio Briatore, che a mezzanotte ha tagliato la torta appositamente realizzata per l’evento. L’auspicio espresso da Briatore è che feste come queste se ne possano fare molte di più, con un ampliamento della stagione turistica che incrementerebbe anche il lavoro per le aziende del territorio. La festa è proseguita fino alle prime ore del mattino.
Secondo Claudio Rotunno in Costa Smeralda il business per il lusso c’è ed è in continua crescita: «Per il mondo dei ricchi non esiste crisi – ha spiegato l’imprenditore -. Le barche sono sempre più grandi e le feste sempre più lussuose. Sia Jacob che Briatore quest’anno hanno aumentato ancora una volta il livello».
Il nome di Meo Sacchetti, grande giocatore ed altrettanto grande coach di basket, resterà eternamente legato a quello della Dinamo, alla cui guida è stato protagonista della storica conquista del “triplete” (Campionato, Coppa Italia e Supercoppa) nel 2015 e, a fine carriera, si trasferirà definitivamente in Sardegna, nelle campagne alla periferia di Alghero, dove ha acquistato una casa con un ampio terreno, nel quale fa l’agricoltore, la sua grande passione, e produce olio di qualità, con le olive prodotte da ben 70 piante. Ieri sera, il coach di Altamura è stato protagonista di una splendida serata di sport e cultura, organizzata dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Elvira Usai, nell’ambito della kermesse letteraria “Io Leggo” del comune di San Giovanni Suergiu, per la presentazione del libro “Il mio basket è di chi lo gioca”, autobiografia scritta con la collaborazione del giornalista dell’Unione Sarda Nando Mura. Quella di San Giovanni Suergiu è l’unica tappa di presentazione del libro nel Sulcis Iglesiente.
Meo Sacchetti da qualche giorno è il nuovo coach di Cremona, società ambiziosa che, dopo un’amara retrocessione in A2, che lo ha contrattualizzato per 3 anni per tentare l’immediato ritorno in A1, magari già da quest’anno, visto che ha presentato domanda di ripescaggio. Nella stagione appena conclusa, Meo Sacchetti ha guidato l’Enel Brindisi, classificandosi al 9° posto e restando così fuori dai play-off per soli 2 punti.
A San Giovanni Suergiu, sul piazzale antistante la sala consiliare (dove era stato previsto lo svolgimento e lasciata perché si è rivelata quasi una fornace per la temperatura vicina ai 40°), Meo Sacchetti ha ripercorso la sua vita fin da bambino che non ha praticamente conosciuto il padre e la sua doppia carriera di giocatore prima e di coach poi, con Nando Mura, Elvira Usai, Marco Zusa e tanti dei presenti che hanno avuto modo di porre domande e fare riflessioni. «La sua vita è uno straordinario romanzo – ha sottolineato Nando Mura – e non è escluso che un giorno possa essere raccontata in un film».
Meo Sacchetti ha parlato tanto della sua esperienza con la Dinamo, ma anche delle gioie vissute da giocatore, dei grandi del basket («il mio preferito era Larry Bird fino a quando non l’ho conosciuto – ha detto – perché non era certamente un campione di simpatia, ma il più grande di tutti è stato sicuramente Michael Jordan, contro il quale ho avuto l’onore di giocare, rendendomi conto di persona della sua grandezza»), del figlio Brian, contro il quale ha pure giocato e con il quale ha avuto un rapporto particolare alla Dinamo. Stima particolare per Drake Diener, che ha voluto nuovamente con sé in questa nuova esperienza a Cremona, dopo i quattro anni vissuti a Sassari, e con il cugino Travis, che potrebbe tornare a giocare ricostituendo una coppia fenomenale (quando ne parla, gli brillano gli occhi)… Ma anche di David Logan, un fuoriclasse che a Sassari ha visto sorridere solo due volte, l’ultima il giorno dello scudetto, al termine di gara7, a Reggio Emilia…
Meo Sacchetti ha dimostrato anche una grande sensibilità verso i tanti giovanissimi presenti, che ha spronato a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà, perché anche lui, quando ha iniziato a giocare a basket, ha incontrato ostacoli e giudizi poco incoraggianti per una sua affermazione ad alti livelli e, con la passione ed il sacrificio, è arrivato fino ai grandi traguardi con la Nazionale, tra i quali il titolo europeo 1983 e la medaglia d’argento alle Olimpiadi del 1980 a Mosca, anche se – lo ha rimarcato, non ha mai vinto lo scudetto da giocatore, impresa poi raggiunta da coach in panchina. Ed ha aggiunto che non bisogna necessariamente essere dei giganti per giocare bene a basket anche ad alti livelli, anche un atleta di 1 metro e 70 centimetri può diventare un grande giocatore ma per riuscirvi, ovviamente, deve essere più forte e determinato, lavora di più ogni giorno. «Erroneamente – ha sottolineato Meo Sacchetti – quando sulla scena comparve un play-maker come Magic Johnson di 206 centimetri, un po’ tutti si sono convinti che per diventare un grande play-maker fosse necessario essere alti come lui, ma era sbagliato, perché Magic Johnson era tanto bravi che avrebbe potuto ricoprire tutti i ruoli e poi sui campi vedi fenomeni fisicamente molto ma molto diversi da lui».
Vediamo ora le interviste realizzate ieri sera, a San Giovanni Suergiu, con Meo Sacchetti e Nando Mura.