25 November, 2024
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Tre decenni di storia sarda (1948-1978) raccontati in poco più di 20 minuti attraverso le voci dei protagonisti e le immagini di una Sardegna che non c’è più. Dopo un lungo lavoro di restauro curato dalla Cineteca sarda e durato oltre sei mesi, rivede finalmente la luce il film realizzato da Guido Costa nel 1978 per celebrare i primi 30 anni di autonomia regionale. Questa mattina a Cagliari, la prima proiezione pubblica al Cineteatro Nanni Loy dell’Ersu, alla presenza del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, del vicesindaco di Cagliari Luisanna Marras e del capo di gabinetto dell’assessorato regionale della pubblica istruzione Ilaria Portas.

«E’ un film mai uscito nelle sale – ha spiegato il direttore della Cineteca sarda Antonello Zanda – un prezioso documento ritrovato nell’archivio di Guido Costa, giornalista dell’Ufficio stampa della Regione Sardegna e donato dai familiari alla Cineteca sarda. Dopo un lungo lavoro di restauro, curato da Luca Portas e Cristina Secci, è ora a disposizione di tutti». Si tratta del primo restauro portato a termine dalla Cineteca sarda che si è avvalsa di alcuni macchinari all’avanguardia realizzati in collaborazione con la Cir di Roma: «La Cineteca di Cagliari può contare oggi su sofisticati mezzi tecnologici e su tecnici di eccellenza. Il restauro del film di Guido Costa è un prodotto di altissima qualità».

Soddisfatto anche il coordinatore dei centri servizi culturali della Società Umanitaria-Cineteca Sarda Paolo Serra: «Il restauro del film di Costa è l’occasione per restituire ai sardi un pezzo della loro storia recente e uno spunto di analisi sui risultati dei primi tre decenni di Autonomia». La figura di Guido Costa è stata invece tratteggiata dal figlio Enrico (che ha definito il padre “un artigiano della fotografia” che cercava frammenti del passato per confrontarli con il presente) e da Luciano Uras che di Costa è stato collega e amico.

Oltre a Guido Costa, al film lavorarono come autori dei testi tre personaggi alto livello: Manlio Brigaglia, Silvano Reina e Sergio Atzeni. All’interno del film testimonianze inedite dei rappresentanti istituzionali, politici e sindacali dell’epoca: Pietrino Soddu, Andrea Raggio, Efisio Corrias, Sebastiano Dessanay ed i sindacalisti Giannetto Lai e Villio Atzori.

Alla proiezione del documentario è seguito un convegno con la partecipazione dei docenti di storia contemporanea dell’università di Cagliari Luca Lecis e Gianluca Scroccu (che hanno parlato della nascita della Regione Autonoma della Sardegna, del dibattito sull’autonomia e del ruolo giocato dalle sinistre tra la prima e la seconda Rinascita) e del sociologo Salvatore Cubeddu che si è invece soffermato sulla crisi della prima autonomia.

Il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ha espresso apprezzamento per il documento filmato realizzato da Guido Costa e per il grande lavoro di restauro portato a termine dalla Cineteca sarda: «Il film – ha detto Gianfranco Ganau – è uno spaccato chiaro e tristemente reale di quello che era allora la Sardegna: il piano di rinascita, economica, sociale e culturale che ha caratterizzato quegli anni, la fase di industrializzazione necessaria per superare una condizione generale molto difficile, caratterizzata da povertà, disoccupazione e analfabetismo. Il termine rinascita, racchiuso nello nostro Statuto speciale, costituisce ancora il senso e il significato della nostra specialità e invita la Sardegna a valorizzare le proprie risorse per uscire ogni giorno dall’isolamento e per rilanciare la propria unicità oltre i confini dell’isola».

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Inizia via domani (7 dicembre) a Olbia l’iniziativa culturale “Approdi letterari”, prima tappa gallurese della mostra diffusa del libro sardo. Fino al 9 dicembre, negli spazi di Expo-Olbia si terranno tre giornate di appuntamenti per accogliere presentazioni di libri, incontri con autori, conferenze, reading letterari e proiezioni di docu-film.

L’iniziativa, organizzata dall’AES è interamente sostenuta e promossa dal comune di Olbia, sarà inaugurata alle 16.30, nell’area Expo e Area Marina protetta di Tavolara, con il saluto del sindaco Settimo Nizzi e gli interventi dell’assessora della Cultura del comune di Olbia, Sabrina Serra, e della presidente dell’AES, Simonetta Castia.

Il programma di domani (venerdì 7 dicembre). Nel corso della mattinata la Società Astronomica Turritana porterà i suoi telescopi per osservare il sole e la sua atmosfera. Quindi l’esperto Gian Nicola Cabizza parlerà di Dante e delle stelle con gli studenti delle scuole superiori. In contemporanea, gli autori Diego Corraine ed Alessandra Corda incontreranno gli alunni delle primarie per raccontare la storia del Piccolo Principe (Le Petit Prince) di Antoine de Saint Exupery in sardo e in sardo-gallurese.

L’evento prende il via ufficialmente alle 17.00, nell’Area Marina Protetta, con la conferenza dal titolo “Da Sos sinnos a Il Villaggio elettronico”, dedicata alla memoria del grande intellettuale Michelangelo Pira, di cui parlerà l’antropologo e giornalista Bachisio Bandinu. Il convegno è inserito in “Annales”, format che individua nella Sardegna un importante obiettivo di riflessione grazie allo spunto tratto da libri altrettanto paradigmatici.

Gli incontri con gli autori della sezione “Tra Isola e mondo”, moderata da Salvatore Taras, inizieranno alle 18.30, con l’omaggio ad un altro grande uomo di cultura, Manlio Brigaglia, originario proprio della Gallura. Per l’occasione, Salvatore Tola e Sandro Ruiu illustreranno la loro fatica letteraria “Manlio Brigaglia. Tutti i libri che ho fatto” (Mediando Edizioni), in cui emerge sotto forma di intervista, l’immagine dello storico, quella del giornalista e del docente, ma soprattutto, quella di un “facitore di libri”.

Alle 19.15, Giancarlo Tusceri, presenta “Pasquale Paoli. La Leggenda” (Taphros Editrice), un libro per ragazzi che racconta attraverso il linguaggio del fumetto la storia anticolonialista del grande patriota corso.

La serata si conclude alle 20.00, in compagnia di Filippo Pace, che illustrerà il suo libro “La ballata della regina senza testa” (Condaghes), un romanzo ispirato ad Ariosto che tratta di temi universali in modo anticonformista.

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Un giallo culturale a lieto fine, un prezioso ritrovamento, un film inedito dalle firme illustri. “Autonomia trentanni” è il primo restauro digitale della Cineteca Sarda, un lavoro diretto da Guido Costa nel 1978 e scritto con Silvano Reina, Manlio Brigaglia ed un giovanissimo Sergio Atzeni. Pensato per celebrare i trent’anni dell’autonomia regionale, il film non è mai uscito nelle sale e verrà presentato per la prima volta al pubblico mercoledì prossimo, 5 dicembre, durante il convegno “Sardegna: sguardi e passaggi dell’autonomia speciale”, in programma a partire dalle 10.00, al Cineteatro Nanni Loy dell’Ersu in via Trentino a Cagliari. 

Il film – “Autonomia trentanni” riunisce filmati d’archivio e interviste ai rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico e sindacale degli anni Settanta, tra i quali Pietrino Soddu, Andrea Raggio, Efisio Corrias, Sebastiano Dessanay, Giannetto Lai e Villio Atzori. Il documentario, ritrovato nel maggio del 2018, appartiene al Fondo nominale Guido Costa, che aveva realizzato il film con la collaborazione, per quanto riguarda il testo di commento, di Manlio Brigaglia, Sergio Atzeni e Silvano Reina. 

Il restauro in 4K – La pellicola, un positivo 35mm fortemente virato in rosso e affetto da sindrome acetica, è stata depositata dagli eredi di Guido Costa presso la Cineteca Sarda, la quale si è occupata nei suoi laboratori di ogni singola fase del restauro, curato da Luca Portas e Cristina Secci. Dopo una prima ispezione del supporto, si è passati al suo recupero fisico tramite lavatura a secco, resa possibile da un particolare macchinario sviluppato in collaborazione con la C.I.R. di Roma, e alla sua scansione in 4K. Successivamente la color correction ha permesso di recuperare il colore ormai completamente degradato e ha poi consentito il restauro digitale finale, tramite l’utilizzo del software di ultima generazione e leader nel settore, il Diamant-Film Restoration.  In quest’ultima fase sono state completamente rimosse macchie, polvere e graffiature presenti nella pellicola, rispettando l’aspetto fisiologico del film, composto non solo da interviste contemporanee alla realizzazione del film, ma anche da immagini di archivio in bianco e nero. Il lavoro ha impegnato la Cineteca Sarda per quasi un anno, consentendo il recupero totale del film, unica copia ormai esistente e di cui, fino a oggi, non si aveva alcuna notizia. 

Il convegno – “Sardegna: sguardi e passaggi dell’autonomia speciale” si inserisce nell’ambito del dibattito che si è sviluppato nella ricorrenza del 70° anniversario dell’entrata in vigore dell’autonomia. Mercoledì 5 dicembre, a partire dalle 10.00, al Cine-Teatro Nanni Loy dell’Ersu, in via Trentino, a Cagliari, interverranno il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, l’assessore regionale della Cultura Giuseppe Dessena, il presidente della Società Umanitaria Alberto Jannuzzelli.

Al seguito della proiezione del film, introdotta dal direttore della Cineteca Sarda Antonello Zanda, gli interventi di Pietrino Soddu, presidente della Regione nel trentennale dell’autonomia, del sociologo Salvatore Cubeddu, e degli storici Luca Lecis e Gianluca Scroccu. In chiusura, un ricordo di Guido Costa sarà tracciato dal figlio Davide e da Luciano Uras.

Per l’occasione sarà inoltre allestita una mostra fotografica con scatti dell’archivio della presidenza della Giunta regionale.

 

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La mostra diffusa del libro sardo conquista un nuovo palcoscenico nel nord-est dell’isola. Per la prima volta, il circuito internazionale di promozione “L’isola dei libri”, un fiore all’occhiello dell’Associazione Editori Sardi, fa tappa a Olbia con “Approdi letterari”: dal 7 al 9 dicembre, negli spazi di Expo-Olbia si terranno tre giornate di appuntamenti per accogliere incontri con scrittori, presentazioni di libri, conferenze, reading letterari e proiezioni di docu-film.

Si parte con un omaggio alla figura e all’opera del grande studioso di Bitti, Michelangelo Pira, a novant’anni dalla nascita, un percorso che vedrà impegnato l’antropologo e giornalista Bachisio Bandinu, che proprio nei giorni scorsi a Carbonia ha tenuto una brillante conferenza con l’AES per parlare agli studenti degli inganni della rete. L’incontro fa parte del format “Annales”, sezione felicemente inaugurata a maggio al Salone internazionale di Torino.

Tra le altre iniziative è molto attesa la proiezione, sabato sera, del docufilm “A Tenore”, che vede al suo esordio, come regista, il virtuoso musicista Gavino Murgia. Nell’arco dell’intero evento sono previsti numerosi incontri con gli autori – come il ricordo del compianto Manlio Brigaglia nel libro-intervista postumo “Tutti i libri che ho fatto” – e pubblicazioni tutte da scoprire tra romanzo, saggistica, bilinguismo, narrativa e storia.

Si arricchisce così di un nuovo tassello il progetto nato dalla volontà di diffondere, e rendere più capillare, la presenza delle opere pubblicate in Sardegna anche in aree periferiche dell’isola. Agli eventi sarà affiancata una vetrina completa dell’editoria sarda, una delle poche occasioni in cui scoprire in un unico allestimento le migliori proposte delle trenta case editrici isolane che hanno aderito all’iniziativa.

L’iniziativa, organizzata dall’AES, è interamente patrocinata e promossa dal comune di Olbia, che l’ha voluta fortemente. L’Amministrazione confida infatti che questo appuntamento diventi ricorrente, crescendo nel tempo e radicandosi in città.

L’inaugurazione si svolgerà il 7 dicembre, alle 16.30, nell’area Expo ed Area Marina protetta di Tavolara, con il saluto del sindaco Settimo Nizzi e gli interventi dell’assessore della Cultura di Olbia, Sabrina Serra, e della presidente dell’AES, Simonetta Castia.

Il programma. Venerdì 7 dicembre, la Società Astronomica Turritana porterà i propri telescopi per osservare il sole e la sua atmosfera. Durante la mattinata l’esperto Gian Nicola Cabizza parlerà di Dante e le stelle con gli studenti delle scuole superiori. In contemporanea, gli autori Diego Corraine ed Alessandra Corda incontreranno gli alunni delle scuole elementari per raccontare la storia del Piccolo Principe (Le Petit Prince) di Antoine de Saint Exupery in sardo e in sardo-gallurese.

L’evento prende il via ufficialmente alle 17.00, nell’Area Marina Protetta, accogliendo la conferenza dal titolo “Da Sos sinnos a Il Villaggio elettronico” dedicata a Michelangelo Pira, con l’intervento di Bachisio Bandinu. Il convegno è inserito in “Annales”, format che individua nella Sardegna un importante obiettivo di riflessione grazie allo spunto tratto da libri altrettanto paradigmatici.

Gli incontri con gli autori della sezione “Tra Isola e mondo”, inizieranno alle 18.30, con l’arrivo di Salvatore Tola e Sandro Ruiu, che illustreranno la loro fatica letteraria dedicata a un grande uomo di cultura recentemente scomparso: “Manlio Brigaglia. Tutti i libri che ho fatto” (Mediando Edizioni), in cui emerge sotto forma di intervista, l’immagine dello storico, quella del giornalista e del docente, ma soprattutto, quella di un “facitore di libri”. Alle 19.15 Giancarlo Tusceri, insieme [NO] agli autori Frédéric Bartocchini ed Eric Ruckstuhl presenta “Pasquale Paoli. La Leggenda” (Taphros Editrice), un libro per ragazzi che racconta attraverso il linguaggio del fumetto la storia anticolonialista del grande patriota corso.

La serata si conclude alle 20.00, in compagnia di Filippo Pace, che illustrerà il suo libro “La ballata della regina senza testa” (Condaghes), un romanzo ispirato ad Ariosto che tratta di temi universali in modo anticonformista.

Sabato sarà caratterizzato da tre incontri con gli autori all’Expo. Il primo è alle 17 con Maria Tiziana Putzolu, che presenta “Eva canta” (Aipsa edizioni). Alle 17.45 Gianluca Medas propone il suo “Mammai Manna. La grande madre” (Cuec Editrice) e alle 18.30 Sandro Manoni presenta “L’isola delle lusinghe”(Condaghes).

Alle 19.15 un interessante reading letterario a tre voci in gallurese “Aspittendi Pinocchju”, vedrà protagonisti Ivan Raimondo Ponsano, Andrea Columbano, Maria Paola Mariotti, Francesco Giorgioni, Alessandra Corda e Simone Sanna, accompagnati dalle musiche di Alessandro Mazzullo.

Mentre alle 2.001 il polistrumentista Gavino Murgia presenterà il docu-film “A tenore”, la sua opera d’esordio cinematografico, subito dopo si proseguirà con un concerto a tema. A introdurre le due serate sarà il giornalista Salvatore Taras.

Domenica la manifestazione si conclude all’Expo con una serata moderata da Francesco Giorgioni, dedicata in particolare alle tematiche di carattere linguistico. Alle 17 Dionigi Pala presenterà il suo libro “Déu mi peldonet e santos!” (Paolo Sorba Editore), una interessante raccolta di detti in gallurese. C’è grande attesa per questa pubblicazione, patrocinata dal Comune di Olbia e inserita nella collana curata da Agostino Amucano, che parteciperà all’incontro per dialogare con l’autore. Alle 17.45 lo scrittore Giuseppe Tirotto illustrerà di “Piccinni in Castorias”, un romanzo in sardo-gallurese (NOR) e, alle 18.00, Tonino Cau assieme all’autrice Ardjana Toska, parlerà del volume “Una gioventù distrutta” (Taphros Editrice), il racconto di una terribile storia tutta al femminile senza filtri o edulcorazioni.

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Il Circolo Culturale Sardo “Logudoro” di Pavia, nel pomeriggio di sabato 22 settembre 2018, nella sede sociale, ha presentato il libro-intervista con Manlio Brigaglia “Tutti i libri che ho fatto”, pubblicato postumo a cura di Salvatore Tola e Sandro Ruju presso le edizioni Mediando di Sassari.

Ed è stato proprio Salvatore Tola l’ospite d’onore per questa commemorazione celebrativa del professor Manlio Brigaglia (Tempio Pausania, 12 gennaio 1929 – Sassari, 10 maggio 2018), doverosa indiscutibilmente nei confronti di una delle figure più rappresentative dell’intellettualità sarda del secondo Novecento e del primo decennio del Terzo Millennio.

Non poteva peraltro esimersi da un ricordo riconoscente il mondo dell’emigrazione, al quale Manlio Brigaglia è sempre stato vicino sia come firma di prestigio del mensile “Il Messaggero Sardo” (con articoli divulgativi che hanno fatto conoscere gli eventi e i personaggi più significativi della storia sarda anche a sos chi non aiant istudiadu), sia come oratore affascinante in occasione di iniziative culturali dei Circoli della Lega Sarda poi Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.).

Manlio Brigaglia ha espresso la sua solidarietà agli emigrati  per tutte le loro battaglie (pro sa limba; contro le scorie nucleari; per la continuità territoriale; per il riconoscimento dell’insularità) e in occasione dei Congressi della federazione dei circoli sardi dell’Italia continentale non ha mai fatto mancare un suo messaggio di incoraggiamento.

Con Pavia Manlio Brigaglia ha avuto un legame particolare, testimoniato da quanto ha scritto nella presentazione del libro di Gianni De Candia: “Sardegna: la grande diaspora. Memorie e ricordi dei 40 anni della cooperativa ‘Messaggero sardo’, 1974-2014” (Sassari, Delfino, 2016).

«L’insegnamento e altri impegni mi hanno impedito di accettare molti degli inviti che mi venivano rivolti dai circoli degli emigrati sardi. Invidiavo il mio amico Tito Orrù, che da Cagliari volava dappertutto ogni volta che lo chiamavano: gli invidiavo quello spirito di servizio che la gente gli riconosceva riconoscente. Credo che nessun sardo di quelli  che stavano in Sardegna e andavano nei circoli sia mai stato tanto voluto bene quanto lui. Praticamente ho finito per andare quasi soltanto al Circolo “Logudoro” di Pavia, quando presidente della FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) era Filippo Soggiu, che abitava proprio lì a Pavia. In realtà ci andavo chiamato come a un obbligo da Paolo Pulina, prima grande organizzatore di manifestazioni nel circolo, poi eletto a responsabile nazionale per i problemi della cultura. Paolo Pulina, ploaghese di nascita e di affetti (difficile dimenticarsene con tutti i libri e le pagine di storia e memorie che ci ha scritto sopra) era stato mio alunno al Liceo “Azuni” di Sassari alla metà degli Anni Sessanta. Nei primi mesi lavorava sui libri con una durezza d’impegno che ricordava la fatica di chi lavora la terra. L’intelligenza, motore di quell’indomabile afficcu, lo portò a buoni risultati scolastici sassaresi e l’accompagnò agli studi milanesi in via Festa del Perdono nei “meravigliosi” anni dei grandi movimenti studenteschi. Laureato in Lettere, lo ritrovai (anche se non ci eravamo mai persi di telefono) funzionario del Sistema bibliotecario della Provincia di Pavia. Con lui ho ritrovato, andando a Pavia, Gesuino Piga, a lungo anche presidente del circolo, che ricordavo autorevole direttore amministrativo dell’Università di Cagliari e grande amico del mio maestro Alberto Boscolo. A Pavia, l’inesauribile fantasia e, perché no, lo speciale attaccamento alla sua terra suggerivano a Pulina convegni e iniziative a nastro, tutti targati Sardegna. Pavia dovrebbero farla, per questo, una specie di città onoraria dell’emigrazione sarda. Qui del resto veniva spesso Tito Orrù, ispirato forse anche dall’aura risorgimentale che si respira nella città dei Cairoli.»

Dopo i saluti della presidente del “Logudoro” Paola Pisano, orgogliosa di poter onorare la memoria di una personalità così importante per la cultura sarda, ha preso la parola  Salvatore Tola, che dagli inizi degli anni Settanta del Novecento è stato il più stretto collaboratore di Manlio Brigaglia.

Il relatore ha sottolineato il fatto che «spesso intento a rivedere dattiloscritti e bozze che gli venivano affidati e impegnato a tutto campo sul fronte culturale, Manlio Brigaglia ha lasciato pochi e scarni scritti autobiografici. Per fortuna questa intervista (svolta a più riprese e da lui attentamente rielaborata fino agli ultimi giorni) getta luce sulla sua attività di collaboratore di riviste e giornali e, soprattutto, di “facitore” di libri. Attraverso questa lunga testimonianza, che pure non affronta altri aspetti importanti della sua vita di studioso e di insegnante, emerge il quadro di una complessa personalità di uomo di cultura e anche, più semplicemente, di uomo».

Salvatore Tola ha raccontato numerosi divertenti aneddoti riferiti alla sua pluridecennale frequentazione con il professore che gli hanno permesso di conoscerlo come grande uomo, esempio straordinario certamente di impegno culturale e moralità, ma anche campione per doti di spirito (per questo volume aveva concepito il sottotitolo: “Storia di uno che voleva fare l’editore ed è finito correttore di bozze”), la cui capacità affabulatoria era proverbialmente nota e attirava masse di ascoltatori  perché era condita con gli ingredienti di una verve inimitabile.

Salvatore Tola ha voluto soffermarsi su una delle tante opere cui Manlio Brigaglia ha legato il suo nome e che a Lui era particolarmente cara: “L’Enciclopedia della Sardegna” in tre poderosi volumi (PaoloPulina ha ricordato che, presentandola, Manlio Brigaglia aveva usato questo “comincio”: «“Questo l’ho fatto io”, come dice il titolo di una famosa rubrica della “Settimana enigmistica”»).

Ha detto Salvatore Tola: «Gli interessi del prof. Manlio Brigaglia erano sempre concentrati sulla Sardegna, la sua storia in primo luogo, ma poi anche tutti gli altri aspetti, dall’economia alle tradizioni, al paesaggio, al crescente sviluppo turistico. Fu da questa conoscenza capillare che nacque in lui l’idea di distribuirla, insieme a una squadra di bravi collaboratori, in una vera e propria enciclopedia: un’opera che, uscita in tre volumi tra il 1982 e il 1988 (concepita e curata da lui in collaborazione con i suoi allievi Antonello Mattone e Guido Melis, pubblicata dalle Edizioni Della Torre), può essere considerata il suo capolavoro nel campo della divulgazione. Non si tratta di un dizionario enciclopedico ma di un’opera a temi: i diversi aspetti dell’isola sono esposti in 156 saggi organicamente accostati e organizzati. Tutti i pezzi sono stati sottoposti a quel lavoro di revisione del quale era grande specialista: sempre con l’intento primario di renderli quanto più possibile leggibili».

Assente, perché ancora in Sardegna, Filippo Soggiu, presidente emerito del “Logudoro” e della FASI, dopo quello di Salvatore Tola sono seguiti altri intervenuti.

Il presidente onorario del “Logudoro”, Gesuino Piga ha ricordato la comune amicizia sua e di Manlio Brigaglia con il professor Alberto Boscolo ed il sentimento che lo ha sempre accomunato a Manlio Brigaglia per le sorti della Sardegna e per la necessità del riscatto economico e sociale dell’Isola.

Il professor Ettore Cau (che è stato docente di Paleografia e poi anche Preside per un anno della Facoltà di Magistero a Sassari nel periodo 1976-1980) ha rievocato i tempi in cui è stato frequentatore assiduo sia del prof. Brigaglia sia del comune amico, il gesuita prof. Raimondo Turtas, autore di una monumentale “Storia della Chiesa in Sardegna”.

Un ricordo è stato portato anche dal prof. Lucio Casali, pavese amante della Sardegna (fa parte della commissione cultura del “Logudoro”) e da Antonello Argiolas (presidente onorario  del Circolo “Grazia Deledda” di Magenta e componente del Comitato Esecutivo della FASI).

Paolo Pulina ha distribuito ai presenti copia del suo articolo apparso su questo sito: https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/07/il-libro-postumo-di-manlio-brigaglia-curato-da-salvatore-tola-e-sandro-ruju/

Edoardo Ruiu

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Pubblico qui una testimonianza fotografica del mio ultimo incontro con il Professor Manlio Brigaglia. All’ora di pranzo di giovedì 26 aprile ci aveva raggiunto in un bar-tavola calda di Sassari. Con me e mia moglie Marinella erano gli amici sassaresi Salvatore Tola, Sandro Ruju, Bruno Paba e Teresa e i presidenti dei Circoli sardi di Bareggio-Cornaredo (Franco Saddi con Rosa) e di Lecco  (Giuseppe Tiana con Patrizia).

Prima che il Professore  (per noi – nonostante la confidenza accordataci – era sempre il Professore con l’iniziale maiuscola) arrivasse,  Tola e Ruju mi avevano informato che aveva appena provveduto alla definitiva revisione del  libro con la lunga intervista che Gli avevano fatto nell’arco di diversi mesi sul suo infaticabile impegno come “facitore di libri”. I due intervistatori e l’Intervistato erano palesemente soddisfatti di avere finito il lavoro e così mi fu spontaneo chiedere al Professore qualche anticipazione su qualche personaggio che aveva incontrato  nel corso della sua sessantennale esperienza in campo editoriale. Per il Professore fu un invito a nozze: ricordò alcuni aneddoti spassosi con i quali era solito ravvivare i conversari con gli amici e le sue seguitissime conferenze pubbliche.

Tola e Ruju, che rientravano nella larga cerchia dei suoi amici, allievi e collaboratori, avevano pensato negli ultimi tempi a questa intervista (naturalmente – data l’abbondanza degli anni e delle realizzazioni – da svolgersi in diverse tappe), perché con il metodo del dialogo erano fiduciosi che avrebbero convinto il Professore, vicino alla soglia dei novant’anni ma sempre poco incline a scrivere di sé, a raccontare un aspetto poco conosciuto della sua inesausta attività di divulgatore culturale attraverso la carta stampata: cioè il  lavoro che sin da giovane aveva fatto, e che ha poi continuato sino agli ultimi giorni, per la “fabbricazione” dei libri: dalla revisione dei testi alla progettazione del singolo volume, dalla correzione delle bozze all’impaginazione delle fotografie, dalla scelta dei caratteri alla ideazione ed elaborazione grafica della copertina.

Nei giorni successivi alla morte improvvisa del Professore (10 maggio, a 89 anni), il discorso con Tola e Ruju non poteva non cadere su quale sarebbe stato il “futuro” di questo libro, manifestamente molto importante. I due amici intervistatori non solo  mi confermarono che il Professore aveva avuto il modo di rivederlo e di integrarlo ne varietur, ma mi informarono anche che lo aveva già consegnato a una casa editrice sassarese, Mediando, di Simonetta Castia.

Ho ricevuto una copia del volume, che la casa editrice  è riuscita a far uscire per il convegno in memoria del Professore che si è tenuto al teatro Civico di Sassari il 23 giugno: si intitola Tutti i libri che ho fatto e ha in copertina una foto che lo ritrae nel suo studio, in mezzo ai suoi tanti libri (conta 206 pagine e costa 20 euro).

L’intento di Tola e Ruju era quello di mettere in luce tutta l’attività che il Professore aveva svolto nei laboratori di stampa, fianco a fianco con gli amati tipografi vecchio stampo (risulta che aveva simpatia soprattutto per quelli sassaresi…); e visto che questa aveva avuto inizio con il periodico “Voce universitaria” e con il quotidiano “Corriere dell’Isola”, il racconto si sofferma molto, specie nella prima parte, sulle sue collaborazioni e le sue iniziative nel campo dei giornali e delle riviste; per lasciare poi gradatamente spazio ai libri.

I due intervistatori si dichiarano giustamente orgogliosi di essere riusciti  a portare a termine  il complesso lavoro (registrazione  del parlato, sbobinatura, digitazione dei testi, inserimento delle variazioni e delle aggiunte manoscritte dal revisore, scannerizzazione delle copertine) per il fatto che, nel corso della lunga e laboriosa gestazione del testo, il Professore  aveva avuto qualche momento di scetticismo, nell’incertezza se continuare o lasciar perdere. Poi però si era persuaso della necessità di portare a compimento l’opera, e si era messo a rivedere la prima stesura per correggerla, migliorarla e soprattutto integrarla, man mano che gli venivano alla mente altre iniziative, altri episodi, altri aneddoti: finalmente, dopo aver lavorato a tanti libri di altri, si dedicava a un libro suo. L’editrice ha poi aggiunto, a chiusura del volume, la riproduzione delle copertine delle riviste e dei libri ai quali era più affezionato.

Il metodo dell’intervista per un verso, il modo garbato e allo stesso tempo vivace di raccontare del Professore per l’altro rendono le pagine facili da leggere e a tratti anche avvincenti. Emerge così la figura di un intellettuale che non si accontentava di approfondire le proprie conoscenze, ma si preoccupava soprattutto di come allargare – e poi magari anche coltivare – il campo degli studiosi e dei lettori.

Il Professor Manlio Brigaglia era noto come docente per aver insegnato al mitico liceo “Azuni” di Sassari (Italiano e Latino), e poi all’Università; come storico, era grande conoscitore della storia della Sardegna e appassionato studioso di Emilio Lussu; come conferenziere, era “uno spettacolo” starlo a sentire: sempre in forma (informato, brillante e avvincente); come collaboratore di giornali, prima per il quotidiano di Cagliari “L’Unione Sarda” e negli ultimi decenni per il quotidiano di Sassari “La Nuova Sardegna”, era una firma che equivaleva a un brand, a una marca di successo: il lettore era sempre sicuro di vedersi proposti testi chiari, di agevole e spesso divertente lettura, anche quando riguardavano eventi e personaggi della storia sarda, di cui il Professore conosceva ogni dettaglio e ogni correlato aneddoto. Le sue rubriche sulla “Nuova Sardegna” di “Memorie sassaresi” e di corrispondenza con i lettori erano meritatamente popolarissime.

Leggendo le pagine di questo libro postumo, mi è venuta voglia di dire – per diversi fatti e giornali e libri evocati dal Professore -: “Io c’ero”. Mi limito a qualche minima notazione. Dice il Professore  a proposito della “Gazzetta Sarda”, settimanale del lunedì: «C’erano dei giovani, alcuni ancora studenti, e magari miei studenti del liceo, che poi hanno  fatto strada e lì alla “Gazzetta” hanno fatto pratica di giornalismo e di scrittura»: io molto modestamente dettavo dal telefono di casa di mia cugina maestra le cronache delle partite della Plubium, la squadra di calcio di Ploaghe, e quell’esercizio di velocizzazione della scrittura (dovevo essere pronto alla chiamata “a carico del destinatario” che arrivava non molto più tardi di un’ora dalla fine delle partite) mi è stato sicuramente utile…

Dice il Professore rispondendo a una domanda su un mio  aggio, presentato al Premio “Ozieri” intitolato La poesia dialettale  in Sardegna negli anni 1963-1965 (poi pubblicato nel 1982: la copertina fa bella mostra di sé nella appendice iconografica del libro): «Sì, Paolo lo scrisse nelle vacanze estive tra prima e seconda liceo o tra la seconda e la terza». Era l’estate del 1966, quindi nelle vacanze tra la seconda e la terza liceo: il Professore mi concesse di consultare a casa sua (allora abitava in via Marsiglia) della documentazione che si guardava bene dal “lasciare in giro”: la raccolta rilegata de “Il Democratico” e i testi dattiloscritti per le «trasmissioni settimanali (il venerdì) a Radio Cagliari, intitolata La  grande poesia in lingua sarda» (che poi ritrovai, con molto piacere, “riversati” nel volume Il meglio della poesia in lingua sarda, primo della fortunata collana “I grandi poeti in lingua sarda”).

Confermo che il librino Tempo d’esami, come ben ricorda Ruju nel libro (pagina 68), uscì presso Chiarella nel giugno del 1967 (in realtà gli articoli erano stati pubblicati sull’“Informatore del lunedì” nel giugno dell’anno precedente). I testi sono «dedicati agli alunni della mia “terza” di quest’anno e a tutti quelli che avrò (fin tanto che ci saranno “esami di maturità”)»: di quella “sua” terza facevamo parte anche Sandro ed io e non potevamo certo dimenticarcene…

Dati i debiti culturali contratti con Lui (a partire dai tempi del Liceo “Azuni”; per le Sue prefazioni ai miei libri su Ploaghe, compreso il volume che ho curato con Salvatore Tola sul canonico Giovanni Spano; per le Sue risposte positive a tenere conferenze presso i Circoli degli emigrati nell’Italia continentale), la mia soddisfazione era poterGli dimostrare riconoscenza facendoGli ben volentieri delle correzioni di bozze, qualche indice dei nomi, qualche ricerca bibliografica, scrivendo qualche cosa per le Sue riviste (“Autonomia cronache”; “Ichnusa”, ultima serie) e per i Suoi libri a più voci (Tutti i libri della Sardegna; Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna; La grande Enciclopedia della Sardegna per il quotidiano “La Nuova Sardegna”).

Non era proprio il caso che Lui mi chiedesse queste collaborazioni quasi scusandosi per il disturbo. Ma era fatto così: il Professor Brigaglia in qualsiasi ambito era lo stile in persona.

Paolo Pulina

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L’editore Carlo Delfino rilancia la collana che racconta i 377 comuni della Sardegna e che si propone non solo come tradizionale guida cartacea ma come un vero e proprio portale on line che «racchiude il patrimonio di storia, identità, saperi e cultura della nostra Sardegna».

Ad incoraggiare lo storico editore sassarese «nella sua monumentale impresa», il presidente dell’Assemblea sarda, Gianfranco Ganau, che nei locali del Transatlantico in Consiglio regionale ha presentato questa mattina l’opera, insieme con  l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu; il direttore dell’Anci, Umberto Oppus; il presidente dell’Unione delle Pro Loco, Raffaele Sestu; i sindaci di Allai, Antonio Pili, e quello di Castelsardo, Franco Cuccureddu.

Sono 53 le guide dei singoli paesi già pubblicate (Allai è il centro più piccolo tra quelli editati mentre Castelsardo è l’ultima guida che è stata data alle stampe) e la collana potrebbe essere ultimata entro il 2022, grazie al contributo dei Comuni (acquistano mille copie al costo complessivo di 4.500 euro direttamente dalla casa editrice) ed all’impegno e agli investimenti della Delfino editore che, con il curatore Salvatore Tola, garantisce la salvaguardia del progetto editoriale caro al compianto Manlio Brigaglia e che si sviluppa con i seguenti tematismi: geografia e storia, economia e personaggi, feste, ricorrenze e costume tradizionale, gastronomia, piccola antologia, l’itinerario e informazioni utili.

«Un progetto pensato per i sardi – ha dichiarato Carlo Delfino – ma che offriamo a chi arriva nella nostra Isola per riscoprirne tradizioni e fascino». Una vetrina dell’identità che valorizza i nostri piccoli centri, l’ha definita Umberto Oppus, mentre l’assessore Erriu, nel ribadirne l’importanza e l’interesse anche per contrastare il fenomeno dello spopolamento, ha evidenziato il rischio che in tempi di crisi, soprattutto nelle amministrazioni locali, troppo spesso «si trascurino colpevolmente cultura e bellezza».

L’attenzione delle istituzioni, ad incominciare da quella del Consiglio regionale, è stata assicurata dal presidente Gianfranco Ganau che ha sottolineato l’unicità della collana (in nessuna delle Regioni italiane è stato sviluppato un progetto di cosi ampia portata) e la strategicità della proposta multimediale con il portale “Sardegnaincomune.it”.

Le singole guide sono distribuite in 1.100 edicole ed in 40 librerie della Sardegna, nonché negli aeroporti dell’Isola, nei circoli dei sardi in Italia e nel Mondo e offerte alle Pro-loco, alle amministrazioni locali ed alle biblioteche comunali.    

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Il 26 maggio 2018, a due settimane dalla scomparsa del prof. Manlio Brigaglia (Tempio Pausania, 12 gennaio 1929 – Sassari, 10 maggio 2018), il mondo dell’emigrazione sarda e in particolare la F.A.S.I. (Federazione delle 70 Associazioni Sarde nell’Italia continentale) hanno perso un altro grande Amico: il giornalista e scrittore Paolo Pillonca (che era nato ad Osilo, in provincia di Sassari, l’8 ottobre 1942).

Tutte le volte che ho potuto ascoltarlo presso qualcuno dei Circoli degli emigrati, non potevo non notare il metodo abitudinario  di prendere diligentemente appunti nei suoi minuscoli blocnotes, a registrare (con il suo registratore tascabile), a fare fotografie (prima con la macchina fotografica poi col telefonino).

Da ammirevole uomo di comunicazione, Paolo sentiva il dovere di restituire in forma di resoconto – o su un quotidiano, o su un periodico o sulla sua rivista “Làcanas” – il senso di quella determinata iniziativa culturale: che esiste, come si sa, nella misura in cui lascia tracce concrete dal punto di vista dei contenuti e non tanto se di essa ci restano solo immagini “epidermicamente” fotografiche. E per questo era anche lodevole la cura con cui Paolo raccoglieva annualmente i suoi “pezzi” facendone dei  libri che permettevano da subito e permettono ancora oggi di far vivere le testimonianze raccolte oltre l’arco di tempo del “quotidiano”. 

Sono andato a rileggermi le pagine del volume “Il silenzio. La parola. Sentieri dell’anima sarda” (dicembre 2003), in cui, dopo averlo fatto per “La Nuova Sardegna”, Paolo pubblica il resoconto della sua partecipazione alla celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna” organizzata a Bergamo (26 aprile 2003) dai Circoli sardi della Lombardia.

Paolo,  che pure di quell’evento non fu semplice testimone, dà l’onore della parola a tutti gli altri (compreso chi scrive): l’importante per lui era realizzare il “servizio” (e non solo in senso “burocraticamente” giornalistico), raccontare ciò che è successo, con nome e cognome dei protagonisti.

Venne a Pavia, tanti anni fa e dai colloqui con diversi degli emigrati (di cui annotò e riportò con precisione nome e cognome e paese sardo di origine) ricavò materia per un reportage in sardo che fece bella mostra di sé, per tanto tempo, nella bacheca del Circolo “Logudoro”.

Ecco, questo bisogna dire, grazie a Paolo Pillonca moltissimi dirigenti dei Circoli sardi hanno avuto una visibilità in Sardegna: Paolo credeva che la meritassero per il loro impegno al servizio permanente effettivo della valorizzazione dell’immagine della Sardegna e per questo era felice di condividere l’amicizia con tanti uomini e donne del popolo sardo “de su disterru”. Esse ed essi gli manifestavano sincero affetto ed ora, sicuramente, al pensiero di aver perso un così grande Amico “alla mano”, lo piangono e rimpiangono con commozione.

Paolo Pulina

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Presidente Francesco Pigliaru

«Nella nostra casa Manlio Brigaglia è stata una figura essenziale e insostituibile, grandissimo amico di mio padre e brillantissimo suo compagno in innumerevoli avventure intellettuali e di divulgazione del sapere, a Sassari e in tutta la Sardegna.»

È il ricordo del presidente della Regione Francesco Pigliaru. «Il suo lavoro ma anche il suo spirito, la sua personalità, il suo carattere, sono stati fonte di ispirazione per tantissimi giovani sassaresi, per moltissimi studenti del Liceo Azuni prima e dell’università poi – aggiunge Francesco Pigliaru -. Nella stessa misura intere generazioni hanno cercato di imparare dalla sua scrittura moderna, asciutta, brillante ed efficace. Per me, personalmente, un magnifico padrino di cresima, uno “zio” che insieme a Marisa mi ha accompagnato e stimolato a far bene fin dai primi anni della mia vita. Per la Sardegna un grande intellettuale, curioso e versatile, il cui contributo è stato fondamentale in campi diversi, dalla ricerca al giornalismo, dall’insegnamento al dibattito politico e sui grandi temi. La sua lezione rappresenta un grande lascito – conclude il presidente Pigliaru -, ed è parte integrante del nostro patrimonio storico e culturale.»

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Il prof. Manlio Brigaglia ci ha lasciato. Chi scrive avrà  modo più avanti di scrivere quale onore è stato per lui averlo avuto come professore di italiano al Liceo “Azuni” e come amico per tutte le occasioni in cui ha richiesto il suo giudizio illuminato per tutti i suoi libri relativi a Ploaghe e alla Sardegna e per tutte le volte che il Professore ha risposto – con la propria presenza, con il proprio sostegno, con la propria adesione – alle iniziative del mondo dell’emigrazione organizzata e in particolare della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.). 

Oggi mi preme dire che il mondo dell’Emigrazione esprime sincero rimpianto per la perdita di un Amico che è stato sempre al suo fianco! Tutte le volte che mi capitava di passare a Sassari non si negava alla conoscenza dei miei compagni di viaggio dei Circoli degli emigrati. E tutti Lo ringraziavano con deferenza per la cortesia che il Professore usava nei loro confronti, interessandosi alle vicende del circolo di Cesano Boscone, di Fiorano Modenese, di  Rivoli, di Bareggio, di Lecco. Con i presidenti di questi due ultimi Circoli lo abbiamo salutato all’ora di pranzo giovedì 26 aprile, prima di riprendere la strada per Cagliari, per partecipare alla celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna” insieme al Consiglio regionale. Il Professore appariva certo stanco ma non mancò di regalarci qualcuno dei suoi gustosi aneddoti, in particolare – data la presenza di Salvatore Tola e di Sandro Ruju, autori di una lunga intervista con Lui sull’argomento – relativi alla sua incommensurabile attività di “facitore di libri”. Io e Bruno Paba e gli amici di Bareggio e Lecco e le nostre mogli salutammo il Professore con negli occhi la felicità di averlo avuto ospite alla nostra tavola.

Non potevamo sapere che dovevamo conservare – come un prezioso “soldino dell’anima” – le immagini di quell’incontro, compresa l’ultima che ci è rimasta nella mente/memoria: Lo rivediamo a fianco di Sandro che Lo accompagna nella sua mitica abitazione/studio di Viale Umberto 124. Caro Professore, il mondo dell’Emigrazione saprà ricordare come merita la sua opera di valorizzazione delle esperienze degli emigrati. Siamo a Parigi – come La informai a Sassari – per ricordare la ricezione delle opere e del pensiero di Antonio Gramsci in Francia. A Parigi sabato mattina ricorderemo Gramsci e anche il professor Manlio  Brigaglia.

Paolo Pulina

Vicepresidente della F.A.S.I.