4 November, 2024
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Il vento dell’Africa soffia sul Barigadu nella decima giornata di Dromos, il festival organizzato dall’omonima associazione culturale, che quest’anno spegne ventuno candeline diramandosi tra Oristano e altri centri e località della sua provincia.

Questa sera (sabato 10 agosto) tappa a Neoneli con Manou Gallo, la brillante bassista e cantante ivoriana, in concerto in piazza Barigadu a partire dalle 22.00 (ingresso a 10 euro più diritti di prevendita) alla testa della sua band con cui fonde in modo fresco e moderno il cuore e l’anima dell’Africa con la cultura occidentale: Gaspard Gierse al sassofono, Pauline Leblond alla tromba, Matthieu Vandenabeele alle tastiere, Yannick Werther alla chitarra ed Edwin Dharil Denguemo alla batteria.

Classe 1972, nativa di Divo, una piccola città nella regione centro-occidentale della Costa d’Avorio, Manou Gallo è una virtuosa del basso elettrico e un talento che trae linfa dal ricco patrimonio delle sue origini nella tribù Djiboi. Fin da bambina si è dimostrata diversa e autonoma, suonando il tambour, uno strumento a percussione normalmente riservato solo agli uomini, nella cultura ivoriana. Un giorno vede un basso elettrico e capisce che sarà il suo strumento, quello che nelle sue mani si trasforma in una percussione, da cui estrae sfrenati ritmi groovy. La sua carriera musicale la porta presto a suonare con il famoso gruppo Zap Mama, e con questo approda in Belgio, facendo base a Bruxelles dal 2003, dove ha messo in mostra le sue doti di cantante e bassista in tanti gruppi e progetti che ha sviluppato e con cui ha suonato. Dopo le sue prime uscite discografiche – “Dida” (del 2005), “Manou Gallo” (2006) e “Lowlin” (2010) -, l’anno scorso ha firmato “Afro Groove Queen”, un album prodotto da Bootsy Collins, il grande bassista e cantante americano salito alla ribalta nei primi anni Settanta con James Brown e poi con i Parliament e i Funkadelic di George Clinton; un album che è come un triangolo amoroso tra Africa, Europa e America, tra funk, jazz e afro groove.

I ritmi e le suggestioni del Portogallo caratterizzeranno, invece, la serata successiva di Dromos: domenica 11, a Ula Tirso (a conclusione dei festeggiamenti per il centennale della costruzione della diga di Santa Chiara sul Tirso), è di scena Carmen Souza; accompagnata dai suoi Silver Messengers, la cantante lisbonese (di origine capoverdiana) renderà omaggio al repertorio del grande pianista e compositore statunitense Horace Silver. Riflettori e microfoni accessi alle 22.00, in piazza IV Novembre, con ingresso gratuito.

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Si riconosce nel segno della Luna e di una doppia ricorrenza l’edizione numero ventuno di Dromos, in programma nel consueto periodo, dal primo al 15 agosto, tra Oristano e altri undici centri della sua provincia – Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde, con un’anteprima il 18 luglio a Fordongianus e uno “sconfinamento” nel Nuorese, a Ortueri.

Casta Diva” è il titolo scelto per caratterizzare quest’anno il festival: un titolo preso in prestito dalla celeberrima aria della “Norma” di Vincenzo Bellini, una preghiera che la protagonista dell’opera eleva alla Luna, la “Casta Diva”, appunto.

Il 2019 è infatti l’anno in cui si celebra il cinquantenario del primo sbarco sul nostro satellite: era il 20 luglio del 1969 quando l’astronauta Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare nell’ambito della missione Apollo 11, avverando un sogno coltivato dall’uomo per millenni. Ma, un mese dopo, un altro evento segnò indelebilmente anche la storia della musica: «Tra il 15 e il 18 agosto di quello stesso anno – scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu per illustrare il tema del festival  – a Woodstock, fu il mondo della musica rock a toccare la luna”, in quello che è universalmente riconosciuto come “l’evento simbolo e l’apice della generazione del flower power». Un evento in parte offuscato, quattro mesi dopo, dell’Altamont Free Concert, una sorta di Woodstock sulla West Coast, che col suo violento epilogo «segnò, per quella generazione, ‘la fine delle illusioni’, divenendo il simbolo delle numerose utopie e delle altrettanto numerose cadute contro le quali si scontrarono i giovani di allora, alla ricerca di una luna conquistata e subito perduta».

Al ricordo di quella memorabile annata, il festival Dromos dedica dunque la sua ventunesima edizione con la sua collaudata formula itinerante a base di musica, ma non senza il consueto spazio per altri eventi e appuntamenti, come la mostra ART TUBE, da Woodstock alla Luna, a cura di Paolo Curreli e Antonio Manca, e come Woodstock Revolution!, un “concerto lezione” del giornalista Ernesto Assante col trio di Enzo Pietropaoli.

Il cartellone musicale prevede, come di consueto, una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i generi confinanti, con un ampio e variegato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali. Dromos conferma ancora una volta la sua grande attenzione verso la scena musicale europea e verso le nuove generazioni di musicisti che la popolano, focalizzando stavolta il suo sguardo sulla scena londinese, da sempre culla di giovani e interessanti talenti. E proprio dalla capitale del Regno Unito arrivano Alfa Mist, giovane producer e musicista originario dell’East London, la talentuosa sassofonista Nubya Garcia, che di Londra è nativa (ma le sue origini sono afro-caraibiche) ed il collettivo Kokoroko, protagonista sul palco del Mamma Blues, a Nureci, consueta rassegna che suggella Dromos. Giovani veterani sono gli statunitensi Snarky Puppy (protagonisti dell’anteprima del 18 luglio a Fordongianus) e i Forq, formazione nata da una loro costola. Dal cuore dell’Asia sono invece in arrivo gli Huun-Huur-Tu, accostati per l’occasione ai Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu, dal Portogallo la cantante Carmen Souza, mentre è ivoriana la bassista Manou Gallo, e di natali burundesi il cantante J.P. Bimeni. E poi, tra gli italiani, Fiorella Mannoia, Giovanni Allevi, Fabio Treves, Paolo Fresu con il Devil Quartet, Boris Savoldelli; e, naturalmente gli artisti sardi: il trio del pianista Raimondo Dore, il quartetto Roundella, Francesco Piu, Irene Loche, La Città di Notte, The Wheelers, Bob Forte Band, Mumucs, De Li Soul.

Per il quarto anno consecutivo il festival si avvale della collaborazione dello scenografo Mattia Enna per arricchire di suggestioni visive questa edizione dedicata alla Luna. Per l’occasione Enna rilegge la Casta Diva nel suo eterno bipolarismo: ora la placida e malinconica Luna argentea, ora la dura e funerea Luna nera. Attraverso il segno grafico delle bozze dei tatuaggi, lo scenografo ha proceduto alla selezione di fotogrammi di film cult nei quali il nostro satellite era protagonista, inserendo suggestioni tratte dalle tavole di Gustave Dorè dedicate al viaggio dell’Astolfo di Ariosto sulla luna (tavole da cui è tratta anche l’immagine scelta per la grafica del festival) e arcani simboli a esso legati.