21 November, 2024
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Martedì 5 settembre la Sala del Museo della Memoria e dei diritti Umani di Santiago del Cile, ha ospitato la proiezione del docufilm del regista sardo Marco Antonio Pani: “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro”. Il film è stato prodotto dall’associazione Amici della miniera, in concorso con il Centro servizi culturali della Società Umanitaria Fabbrica del cinema di Carbonia, e con il patrocinio economico della Cineteca sarda, della Fondazione di Sardegna e il patrocinio della Fondazione Berlinguer.

La proiezione del film nella Capitale cilena segue la prima a Carbonia avvenuta il 5 novembre 2022, le successive a Sassari, Cagliari e in diversi altri centri della Sardegna e, infine, quella di Roma del 19 aprile 2023. Hanno partecipato alla proiezione i rappresentanti dell’associazione “Amici della miniera” Antonangelo Casula e Roberto Sanna.

L’evento, rientrava nelle iniziative programmate nell’ambito della ricorrenza del 50° anniversario del golpe fascista dell’11 settembre 1973, che ha abbattuto il governo democratico di Salvador Allende e schiacciato nel sangue il popolo cileno. Sono stati presenti alla proiezione, Autorità di Governo, della politica e della Cultura Cilena.

Di seguito, l’intervento integrale di Antonangelo Casula.

Ignazio Delogu e il Cile. Desidero porgere a nome dell’Associazione “Amici della Miniera” e dei Centri di Servizi Culturali della Società Umanitaria Sardegna un caloroso saluto a tutte le Autorità presenti, al presidente del Museo della Memoria e dei diritti umani di Santiago, la signora Marcia Scantlebury e a Javier Ossandon che è stato per noi un importante e insostituibile punto di riferimento per la realizzazione di questo evento.

Sono molto felice di essere oggi a Santiago con tutti voi per rendere omaggio alla figura di un combattente per la democrazia, la libertà dei popoli, di un amico e di un compagno, inteso nel senso più autentico della militanza politica e civile.

Il bellissimo docufilm scritto e diretto dal regista sardo Marco Antonio Pani, ne descrive la personalità poliedrica e di intellettuale cosmopolita.

Per definire la figura di Ignazio Delogu, occorre fare uso di una moltitudine di definizioni: è stato scrittore, giornalista, traduttore, linguista, storico, poeta e tante altre cose, è stato un grande italiano con l’orgoglio delle radici della sua terra d’origine, sardo e internazionalista come nella migliore tradizione gramsciana.

Era un uomo generoso e di grandi passioni, tra queste quella per la mia città, Carbonia, una città di Fondazione nata nel 1938 alla quale ha dedicato un importante libro sulla sua storia dal titolo: “Carbonia Utopia e progetto”, e una significativa attenzione lungo l’arco della sua vita con la realizzazione di più saggi e inchieste giornalistiche che aveva in un proposito di raccogliere in una pubblicazione alla quale avrebbe dato il titolo di: “Carbonia nel cuore”. Proposito che non si è realizzato per la sua dolorosa scomparsa.

Io però desidero soffermarmi su Ignazio Delogu e il Cile.

Il docufilm pone l’accento sul ruolo da lui svolto nella qualità di segretario esecutivo dell’Associazione Italia Cile negli anni successivi al golpe militare fascista guidato da Augusto Pinochet, 50 anni fa, l’11 settembre 1973, ma l’interesse, la passione, l’amore di Ignazio per il Cile, per il suo popolo, per i suoi artisti, per i suoi poeti, hanno un’origine più remota a partire dai primi anni ’50 del secolo passato.

Mi riferisco, innanzitutto, ad una passione autentica per la figura e l’opera poetica di Gabriella Mistral e di Pablo Neruda e per tutto l’universo della cultura cilena che conosceva e amava profondamente.

Della Mistral tra i tanti, vorrei citare un aneddoto al riguardo, Delogu, nel corso di un convegno tenuto a Nuoro nei primi anni ‘70, sottolinea l’originale parallelismo tra la Mistral e Grazia Deledda, una grande scrittrice sarda, insignita del Nobel per la letteratura nel 1926, partendo dalle motivazioni quasi coincidenti, che hanno portato all’assegnazione del prestigioso riconoscimento, nel quale viene evidenziata la straordinaria affinità tra le due e posta esplicitamente in relazione la personalità delle due grandi scrittrici. Cosa unica credo, nella storia delle motivazioni del massimo premio internazionale.

Nel caso di Neruda invece si trattava di un rapporto personale maturato negli anni. In un primo momento mediato dalle frequentazioni italiane di Neruda a partire dai primi anni ‘50 del secolo scorso, per divenire successivamente un rapporto più personale, Delogu ne dà ampiamente conto nei suoi scritti ed in particolare in un suo articolo pubblicato sul quotidiano del PCI L’Unità il 26 settembre del 1973, a pochi giorni dopo la sua scomparsa; curò inoltre la traduzione in italiano del suo libro di poesie “Incitamento al Nixonicidio” e pubblicò postuma, l’ultima raccolta di poesie del poeta a cui si diede il titolo “Elegia dell’assenza”.

Di quest’ultimo e delle modalità che ne hanno preceduto la pubblicazione, vorrei citare una sua testimonianza contenuta nel suo libro “Pablo Neruda e l’Italia”, cito testualmente: …«è probabile che per molte ragioni, politiche soprattutto, aveva una grande considerazione per i comunisti italiani – ma anche per ragioni culturali, lo abbia indotto a far giungere un messaggio, l’ultimo, proprio a loro, perché lo rilanciassero nel mondo. O forse qualcuno accanto a lui – il poeta Homero Arce, che per tanti anni fu il suo più fidato e intimo collaboratore – pensò di interpretarne il pensiero quando consegno a un italiano, che non conosco, quel dattiloscritto con correzioni di suo pugno, che la direzione del PCI ricevette qualche giorno dopo il golpe, quando ancora era incerta la sorte del poeta. Mi fu consegnato quella stessa notte da un Enrico Berlinguer insolitamente commosso, per stabilirne l’autenticità e curarne la pubblicazione. Era un libro di poesia dal titolo parzialmente incerto. Con l’ausilio di Volodia Teitelboin decidemmo di chiamarlo Elegia dell’assenza…»

La sua funzione nell’associazione Italia-Cile che era meramente politica, non si limito esclusivamente a questo, anche se ne fu assorbito principalmente, coltivò nel suo rapporto con gli esuli cileni in Italia, le sue passioni artistiche e letterarie, che divennero inevitabilmente anche delle grandi amicizie:

– con il grande pittore Sebastian Matta, Ignazio era anche un culture delle arti visive;

– con il gruppo musicale degli Inti Illimani, esule in Italia, con i quali attivò diverse forme di collaborazione, il 4° disco del gruppo “Hacia La Libertad” reca nell’interno della copertina, in calce: “Traduzione italiana dei testi a cura del Professor Ignazio Delogu”… sempre con Jorge Coulón curò la traduzione di un libro con i testi della Nuova canzone cilena e dell’America Latina, dal titolo “Inti Illimani canti di lotta, d’amore e di lavoro”, una definizione questa, che ha influenzato il regista Marco Antonio Pani nella titolazione del docufilm: “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro”.

Altrettanto degna di nota mi pare anche la collaborazione a Roma, agli inizi degli anni ’80, con il laboratorio di poesia dei poeti esuli cileni denominato “ Maruri”. Il gruppo si riuniva presso la Libreria Croce ed era animato da eminenti figure della poesia cilena: Hernán Castellano-Girón, Eugenio Llona, Carmen Guastavino, Eduardo Banderas, Jorge Coulón, Marcos Cáceres, Odette Smith y Antonio Arévalo.

La sua attività politica contro le dittature, in difesa della libertà dei popoli, si è svolta in diversi paesi del mondo: la Spagna durante il periodo Franchista, la Grecia dei Colonelli per citarne alcuni, ma il suo rapporto con la vicenda cilena è stato certamente – non solo a mio giudizio -, il più intenso.

Il suo ultimo libro, pubblicato nel 2010: Parallelo Sud – sottotitolato Patagonia Tragica Terra del Fuoco e altri orizzonti, credo ne sia una significativa testimonianza.

Un piccolo aneddoto su questo libro: lo scrive in polemica con Daniele Del Giudice, uno scrittore italiano scomparso recentemente, autore di un romanzo Orizzonte Mobile, un libro dedicato alla Patagonia e al continente antartico. Delogu sviluppa una critica aspra e senza alcuno sconto nei confronti di Del Giudice e della interpretazione che dà di quel mondo… ma credo che intimamente Ignazio lo abbia scritto spinto dal bisogno di raccontare il “Suo” Cile, a partire dal profondo legame con il presidente Allende, a quello con Pablo Neruda e con tutto il popolo cileno che ha amato intensamente e dal quale, ne è una significativa testimonianza la manifestazione odierna, non è stato dimenticato.

Parallelo Sud è un omaggio alla figura di Salvador Allende, che gli aveva concesso il privilegio di visitare, ospite della Repubblica Cilena, la Terra de Fuoco. Con il presidente Allende, aveva fatto cenno ad una sua conversazione con Francisco “Pancho Coloane” nella quale gli suggeriva di visitare la Patagonia; il Presidente lo incoraggiò a visitarla con le seguenti parole: «E una terra stupenda mi confermò, sono stato Senatore per la Patagonia, ho molti amici laggiù. è opportuno che ci vada. Ha ragione Pancho: non puoi lasciare il Cile senza andarci, anche se so che tornerai».

Qualche giorno dopo Ignazio era già a Punta Arenas, ospite della compagnia di bandiera LanChile. Come nel suo stile, Delogu non si limita ad un resoconto di cronaca, il racconto è a mio giudizio una felice sintesi tra ricerca storica e romanzo, nel quale la lettura degli eventi si succederà attraverso una chiave epica, da Magellano a Catwin e tragica, come sottolineato nel titolo del suo libro, nel quale vengono ricordati i massacri dei popoli aborigeni, delle tribù degli Indios nativi a seguito della colonizzazione spagnola. Altrettanto efficace appare la descrizione dei luoghi, della loro bellezza selvaggia, da Punta Arenas a Capo Horn passando per lo stretto di Magellano.

Per Delogu il viaggio è per definizione avventura, ricerca, conoscenza, curiosità, sono queste, le stesse impressioni che riferisce nel suo girovagare al Nord della Cordigliera attraverso le strade polverose della carrettera di allora, in una dimensione che lo assorbe interamente sul piano intellettuale, umano e spirituale.

Non mi dilungo oltre per ragioni di tempo se non per dire che questo libro, pubblicato nel 2010 ad un anno dalla sua scomparsa, ha il significato di un testamento, un desiderio irrinunciabile di porre un suggello al rapporto con quella terra e con i tantissimi e tantissime persone con cui si era relazionato.

Mi avvio a concludere, in una fase del docufilm vengono scandite molto opportunamente alcune frasi estrapolate dal finale del libro Parallelo Sud, mi scuserete se le ripropongo, ma a me sembrano molto significative per descrivere il legame profondo che Ignazio Delogu aveva maturato con quella che riteneva a pieno titolo anche la sua patria, quella cilena, spero di riuscire a non essere sopraffatto dall’emozione nel leggerle:

Morto Salvador Allende, el Chico.

Morto Pablo Neruda, Pablo.

Assassinato a bastonate il suo amico-segretario, Homero Arce. Trafitto al cuore dalla baionetta assassina di un golpista Victor Jara, l’autore di Venceremos e di Te recuerdo Amanda.

E tanti altri nelle carceri, nei lager, nelle isole o precipitati nel Pacifico dagli aerei della Gloriosa Fuerza Aerea o massacrati sulle navi dell’Invicta Armada.

Se la patria è la terra dove sono sepolti i nostri morti, anche il Cile è la mia patria.

Questo è stato il Cile per Ignazio Delogu.

Antonangelo Casula

Martedì 5 settembre, alle ore 16.00 locale, nella Sala del Museo della Memoria e dei diritti Umani di Santiago del Cile, si terrà la proiezione del docufilm del regista sardo Marco Antonio Pani: “Ignazio-storia di lotta, d’amore e di lavoro”.

Il film, viene proiettato in Cile, dopo la presentazione a Carbonia il 5 novembre 2022 e le successive presentazioni a Sassari, Cagliari, diversi altri centri della Sardegna e a Roma il 19 aprile 2023. Saranno presenti a rappresentare l’associazione, i soci Antonangelo Casula e Roberto Sanna. L’evento, fa parte delle iniziative programmate nell’ambito della ricorrenza del 50° anniversario del golpe fascista dell’11 settembre 1973, che ha abbattuto il governo democratico di Salvador Allende e schiacciato nel sangue il popolo cileno. Saranno presenti, Autorità di Governo, della politica e della Cultura Cilena. Siamo orgogliosi di avere prodotto questo importante film, in concorso con il Centro servizi culturali della Società Umanitaria Fabbrica del cinema di Carbonia, con il patrocinio economico della Cineteca sarda, della Fondazione di Sardegna e il patrocinio della Fondazione Berlinguer.

Mercoledì 19 aprile, alle ore 16.30, a Roma, presso la sala della Protomoteca in Campidoglio, andrà in scena la proiezione del docufilm sull’indimenticata figura poliedrica di Ignazio Delogu, dal titolo “Ignazio. Storia di lotta, d’amore e di lavoro”. Una pellicola di 82 minuti, prodotta dal CSC della Società Umanitaria Sardegna con il sostegno della Fondazione di Sardegna.
Il film, diretto dal regista Marco Antonio Pani, celebra Delogu a undici anni dalla sua scomparsa e ripercorre la sua vita e i suoi percorsi professionali come accademico, storico, linguista e giornalista.
Ignazio Delogu, intellettuale a tutto tondo, è stato profondamente legato alla città di Carbonia, cui ha dedicato grande attenzione e contributi significativi.
La città di Carbonia, soprattutto degli anni Sessanta ed Ottanta, è stata infatti al centro di molte sue opere, con una vasta produzione di articoli, saggi, inchieste inerenti alle vicende storiche che l’hanno caratterizzata.
Alla presentazione del docufilm su Ignazio Delogu, dopo i saluti istituzionali dell’assessore di Roma Capitale Andrea Catarci, interverranno il regista Marco Antonio Pani, Antonangelo Casula, già sindaco della città di Carbonia, nonché referente dell’associazione “Amici della Miniera”, Franco Ippolito della Fondazione Lelio e Lisli Basso, Marcia Scantlebury del Museo de la Memoria y Los Derechos Humanos, Ennio Vivaldi, ambasciatore della Repubblica del Cile in Italia, oltre alle testimonianze dei familiari.
Il dibattito sarà moderato da Antonella Melito, consigliera di Roma Capitale.

Il 5 novembre 2022, a Carbonia, è stato presentato il film del regista Marco Antonio Pani dal titolo: “Ignazio, Storia di lotta, d’amore e di lavoro”, realizzato per iniziativa dell’associazione “Amici della Miniera” e dai Centri di Servizi Culturali della Sardegna della Società Umanitaria, con il contributo della Fondazione di Sardegna e in collaborazione con la Fondazione Berlinguer, la Sezione di Storia locale del comune di Carbonia, Sarditalianieuropei e altre importanti collaborazioni, ha inoltre goduto del patrocinio del comune di Carbonia che ne ha ospitato la prima proiezione al pubblico.

Il film è frutto di un lavoro di ricostruzione meticolosa di una personalità poliedrica, quella di Ignazio Delogu, nel suo rapporto con la Sardegna e con il mondo; un lavoro complesso che attraversa intensamente la seconda metà del Novecento e ne incrocia significativamente molti dei suoi più illustri protagonisti.

Il merito principale del lavoro di Marco Antonio Pani consiste nell’averci restituito nella sua interezza, la fisionomia di Ignazio intellettuale, attraverso i suoi percorsi di accademico, storico, linguista, giornalista, traduttore per citare alcune delle discipline nelle quali si è cimentato, nei suoi affetti di padre, marito, compagno e nelle sue molteplici amicizie coltivate nei diversi continenti.

Per approfondimenti sulle sue notizie biografiche, segnalo curate dallo stesso autore il link che segue: https ://docplayer.it/2617884-Ignazio-delogu-1-notizie-biografiche.html; sento però il dovere, seppure sommariamente, di sottolinearne brevemente alcuni tratti: laureato in Storia ha iniziato la sua carriera universitaria a Roma, poi a Cagliari e Roma come assistente alla cattedra di Lingua e letteratura ispano americana, a partire dal 1980 alla Facoltà di Lettere Università di Bari è stato professore incaricato di Lingua e letteratura spagnola. Dal 1993 a Sassari è stato titolare della cattedra di Lingua e letteratura spagnola della Facoltà di Lettere e, dalla sua nascita della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, incaricato della cattedra di Lingua e Letteratura Catalane e di Filologia romanza.

E’ stato un Funzionario del Partito Comunista Italiano e collaboratore del quotidiano l’Unità per il quale ha svolto l’attività di corrispondente dalla Grecia, dalla Spagna nel periodo buio della dittatura Franchista e dai paesi latino americani. Questa esperienza gli ha consentito di entrare in relazione e in molti casi di coltivare solide amicizie con molti dei protagonisti della scena mondiale del secondo novecento.

Inizia contemporaneamente l’attività di traduttore per conto della casa editrice Editori Riuniti e ne diventerà di fatto il principale interprete dei testi in lingua spagnola, a lui dobbiamo la conoscenza dei primi testi di Fidel Castro ed Ernesto Guevara sulla rivoluzione cubana, dell’importante produzione poetica e letteraria ispano latino americana, ad iniziare dall’opera di Federico Garcia Lorca, di Rafael Alberti, Josè Marti, Pablo Neruda, Gabriel Garcia Marquez, per citare alcuni dei più noti.

Con alcuni stabilirà un rapporto di amicizia duraturo, quello con Rafael Alberti fu un vero e proprio sodalizio e attraverso lui riuscì a condividere l’amicizia di un altro grande, Pablo Picasso, notevole fu anche il rapporto con Gabriel Garcia Marquez e Pablo Neruda. Di quest’ultimo pubblicò, tra le altre, postuma, l’ultima raccolta di poesie a cui diede il titolo: Elegia dell’assenza, compito assegnatogli da Enrico Berlinguer (circostanza che racconta dettagliatamente nel suo libro su Pablo Neruda e l’Italia).

Nel film, scorrono immagini che testimoniano di un impegno politico che lo vide impegnato a fianco dei po poli in lotta contro le dittature, prima in un ruolo apparentemente defilato che assume evidenza pubblica quando viene incaricato, a seguito del golpe fascista di Pinochet del 1973, come segretario responsabile della direzione dell’Associazione Italia Cile e, infine, in un divertente siparietto nelle immagini televisive che lo ritraggono a fianco di Enrico Berlinguer alla Conferenza di Madrid sull’Eurocomunismo nel 1977, in qualità di traduttore.

Nel film sono presenti le toccanti testimonianze degli esuli cileni in Italia, quella di Horacio Duran degli Inti Illimani e di diverse personalità del mondo della cultura e della politica, si sottolinea il rapporto di stima e di amicizia con il Presidente cileno Salvador Allende assassinato dai golpisti nell’assalto alla Moneda l’11 settembre del 1973.

Proprio al rapporto con Salvador Allende e la vicenda cilena, dedicherà una delle sue ultime fatiche letterarie: “Parallelo Sud – Patagonia tragica, terra del fuoco e altri orizzonti”.

Calato il sipario sulla dittatura fascista, la Repubblica Cilena gli assegnò l’importante riconoscimento dell’Ordine di O’Higgins (un corrispettivo della Legione d’onore della repubblica francese) e al centenario della nascita di Pablo Neruda fu uno dei sette italiani insieme a Giorgio Napolitano e altri cinque ad essere destinatario di una medaglia d’oro commemorativa, coniata in onore del grande poeta cileno.

Nel lavoro di Pani un capitolo è dedicato al suo rapporto con la Sardegna e le città sarde, Alghero dove nacque il 5 novembre del 1928, Usini e Sassari nelle quali trascorse l’infanzia e l’adolescenza e, infine, Carbonia una città che amava e alla quale ha dedicato molte delle sue energie di studioso e di cronista.

Ho conosciuto Ignazio Delogu nel 1978 ma il mio rapporto di personale amicizia con lui, inizia nel 1980, quando ritorna a Carbonia per un’inchiesta giornalistica realizzata per conto del quotidiano romano Paese Sera e dura ininterrottamente sino ai giorni della sua scomparsa, avvenuta a Bitonto (Bari) il 28 luglio del 2011.

Ignazio Delogu, a mio giudizio, è stato tra tutti gli intellettuali sardi, quello che ha dedicato a Carbonia e alle sue vicende, un’attenzione duratura e qualitativamente più significativa.

Il suo rapporto con la nostra città inizia da bambino, suo zio materno Nino Ghinozzi (un ufficiale dell’Aeronautica) lo porta con sé all’età di dieci anni, alla giornata di fondazione di Carbonia, avvenuta alla presenza di Benito Mussolini il 18 dicembre del 1938.

Rimane colpito, Carbonia appare anche agli occhi di un bambino come la città moderna per eccellenza nel panorama urbano sardo di allora, gli dedicherà nel tempo una lunga e curiosa attenzione.

Il suo primo contatto come giornalista risale ai primi anni ’60, già dai titoli che probabilmente non sono solo redazionali, si intravvede il segno delle sue frequentazioni romane, di Carlo Levi in particolare, la cifra stilistica dei suoi articoli è in piena sintonia con la stagione del neo realismo, l’inchiesta dal titolo “Un ritratto di Carbonia”, composta da quattro articoli è realizzata per conto della Nuova Sardegna ed i suoi titoli sono significativi:

Chiusi per anni i minatori ai “medaus” e le ragazze si rifiutavano di fraternizzare;

Dietro la facciata di un mercato fiorente il tentativo di mascherare una realtà squallida;

Nei ricordi, nei racconti amari e concitati la storia di una città che forse muore;

Prostitute, biscazzieri e osti improvvisati vivevano attorno all’esercito dei primi minatori.

Nel 1961 viene pubblicato sul Contemporaneo, un allegato alla rivista politico culturale del PCI Rinascita, un saggio da titolo: Ritratto di Carbonia, è un testo che pur prendendo spunto dall’inchiesta dell’anno precedente, è più meditato, è questo il primo momento in cui inizia a valutare seriamente l’idea di scrivere un libro sulla storia della città.

Realizza altre due inchieste, nel 1980 per conto di Paese Sera, quattro articoli e nel 1984 per conto della Nuova Sardegna, ma in queste circostanze l’attenzione si concentra sulla prospettiva economica, la riapertura delle miniere di carbone, di quelle del settore metallifero e sulle vicende del polo industriale di Portovesme che è, a quella data, il principale polo italiano di trasformazione dei metalli non ferrosi.

Sono questi, gli anni in cui decide finalmente, di dare corso all’idea di scrivere un libro sulla città, un lavoro meticoloso di ricerca presso l’Archivio di Stato a Roma e con frequenti visite a Carbonia per acquisire documenti dall’archivio del Comune.

Questa fatica, troverà successo con la decisione dell’Amministrazione guidata da Ugo Piano, di sostenerne la pubblicazione in occasione delle celebrazioni per il 50° anniversario della Città di Carbonia, viene dato finalmente alle stampe il suo libro: Carbonia – Utopia e Progetto, Valerio Levi Editore.

Si tratta del primo testo nel quale viene rappresentata compiutamente la pur breve storia della città e, soprattutto, in cui vengono svelati contesto e ragioni, per molti di noi ancora inedite, in cui matura questa scelta.

Non si limitò a questo, per i preparativi del 50° della città si rivolse all’amministrazione cittadina con molte sollecitazioni che riguardavano prevalentemente la sfera artistica e culturale.

Nel 1987 venne a Carbonia in compagnia di Costantino Nivola (che poi scomparve prematuramente l’anno successivo nel mese di maggio) proponendolo per un intervento sulla piazza, cito a questo proposito testualmente da una lettera inviata al Sindaco Ugo Piano: «Ti raccomando, in particolare, la collaborazione con Costantino Nivola. E’ un grande personaggio e una grande personalità di sardo, alieno da ogni retorica, ma straordinariamente sensibile e attento. La sua idea di un “muro gravido”, dai molti significati, in una piazza riportata in pristino e da lui magari, anche modificata, mi sembra quella giusta».

In un’altra missiva indirizzata a Pietro Cocco che presiedeva il Comitato per la celebrazione del 50° anniversario della nascita di Carbonia gli sollecitava un contatto con l’ingegner Valerio Tonini per la riedizione del suo romanzo sulla nascita della città “Terra del carbone”, mi pare importante renderne pubblico il giudizio in un passaggio della lettera: «Attorno al libro e alla sua presentazione sarà opportuno realizzare un convegno, chiamando alcuni critici e studiosi della letteratura realista e neorealista, della quale l’opera di Tonini è una vera e propria anticipazione».

Fu lui a mettermi in contatto con il Tonini nel 1991 per avere l’autorizzazione per la ristampa anastatica del romanzo e poiché questi, nella primavera del 1992 venne a mancare, fu lo stesso Ignazio a mettere a disposizione del Comune la sua copia, la copia n° 90.

Nel 1998, insieme a Natasha Pulitzer, contribuì alla realizzazione, in occasione della celebrazione del 60° anniversario della Città, di un convegno dal titolo: “Dalla città di fondazione alla rifondazione sostenibile della città, con un sottotitolo dall’Autarchia alla sostenibilità. Furono invitati Giorgio Muratore storico dell’Architettura, Rossana Bossaglia storico dell’Arte, Francesca Segni Pulvirenti soprintendente regionale, Pasquale Mistretta Rettore Magnifico dell’Ateneo cagliaritano e la marchesa Etta Carignani Melzi, figlia di Guido Segre, presidente dell’ACAI, un convegno al quale partecipò il compianto Antonio Pennacchi inviato della rivista Limes diretta da Lucio Caracciolo.

Sempre per i 60 anni di Carbonia, Ignazio fu ospite del circolo dei sardi di Brescia.

Faccio questi accenni, per sottolineare una passione e un attaccamento a Carbonia che è durato ininterrottamente sino alla sua scomparsa nel 2011.

Aveva in animo di scrivere un libro nel quale raccogliere le sue inchieste giornalistiche del 1960, 1980, 1984 e il saggio del 1961 e mi aveva comunicato la scelta del titolo a cui aveva pensato: “Carbonia nel Cuore”.

Il faticoso lavoro di raccolta dei documenti, i suoi articoli, la sua poderosa produzione letteraria e poetica, che hanno ispirato la realizzazione del film, saranno custoditi in un fondo a lui dedicato, presso la sezione di Storia locale del comune di Carbonia e analogamente, come è stato annunciato, le numerose interviste effettuate per la realizzazione del film, saranno custodite presso il Centro di Servizi Culturali – Fabbrica del Cinema della Società Umanitaria.

Si tratta di materiali importanti che saranno messi a disposizione di chi vorrà, secondo la propria sensibilità e interesse, studiarne ed approfondirne l’opera intellettuale.

Il film, nel mettere in risalto i molteplici interessi con i quali si è cimentato, dedica alla figura di Ignazio Delogu poeta, uno sguardo privilegiato, infatti si conclude proprio con una sua poesia dal titolo: A bortas mind’istracco, che in italiano significa A volte so-no stanco e che vi propongo nella sua trascrizione in italiano.

A volte sono stanco.

A volte sono stanco d’esser sardo, mi si seccano, gli occhi e le labbra mi si gonfiano e il cuore incomincia a saltare come puledro nel campo.

Allora penso a luoghi lontani, forestieri, città dove sono allegre le strade, notte e giorno c’è movimento e sempre ci sono cinema, teatri e gente che saluta e parla come da noi non succede mai.

Gente civile di buoni sentimenti. Me ne vado – dico – me ne vado in luogo lontano forestiero domani me ne vado e non ritorno più saluto zio Barore e Damiano e Tottoi e Michele e Billia e me ne vado senza neanche voltarmi. Mi sembra di sentirli seduti in piazza sui cantoni:

Stai partendo? In buon’ora… se resisti… Altri che te ne abbiam visto partire… Nel caso ritorna… magari di nascosto…

Noi sempre qui ci ritrovi… Me ne vado domani o forse dopodomani.

Stasera mi siedo sulla soglia con uno sguardo saluto i vicini senza una parola e all’alba vado via senza voltarmi.

Spero che sia buon tempo e che per la strada non trovi nessuno perché se vedo gente lo so, mi fermo a chiacchierare e non trovo più il coraggio di partire.

O dico che son già tornato a prendere qualcosa che avevo dimenticato… Ignazio Delogu

Questo testo, credo riassuma fedelmente il nostro proposito di ricordarlo con questo bellissimo docufilm: non lo lasciamo andare via, Ignazio resta con noi!

Antonangelo Casula

Sabato 5 novembre la poliedrica figura di un intellettuale di livello qual è stato Ignazio Delogu rivivrà nella sua “Storia di lotta, d’amore e di lavoro”, pellicola proiettata al Super Cinema a Carbonia alle ore 21.00.

Il film di Marco Antonio Pani che celebra Delogu a 11 anni dalla scomparsa, dà una testimonianza di spessore a colui che fu poeta, traduttore, storico e accademico, ma anche critico d’arte e cinematografico, curatore, scrittore, giornalista e corrispondente dall’estero, regista e sceneggiatore.

L’iniziativa, patrocinata dal comune di Carbonia, è a cura dell’associazione Amici della Miniera, in collaborazione con CSC Umanitaria Fabbrica del Cinema ed il supporto di altri enti e associazioni.

A Ignazio Delogu Carbonia deve approfondimenti storici condotti a partire dagli anni Sessanta: la città è stata infatti al centro di molte delle sue opere e delle sue fatiche con una vasta produzione di articoli, saggi, inchieste con un’attenzione qualitativamente significativa sulle vicende storiche che l’hanno attraversata.

L’evento è gratuito. Si richiede l’arrivo in anticipo per ritirare il tagliando del posto a sedere al botteghino d’ingresso del cinema in via Satta.

Domenica 15 maggio, per la giornata conclusiva del Carbonia Film Festival, è in programma uno degli appuntamenti più attesi ed intensi di questa edizione. Una profonda riflessione sulla complessità del nostro tempo attraverso il racconto e lo sguardo dei protagonisti del festival: una tavola rotonda con filmmaker in esilio dal titolo “Il racconto del rifugio” (ore 11.00, Biblioteca Centrale). L’appuntamento, organizzato in collaborazione con “International Coalition for Filmmakers at Risk”, vedrà gli interventi di Orwa Nyrabia, produttore e direttore dell’IDFA, e delle registe Shahrbanoo Sadat e Diana El Jeiroudi, che hanno presentato i loro film durante il festival.  

Ed è proprio partendo dalle loro testimonianze che nel corso della tavola rotonda verranno affrontate la crisi afghana e siriana dal punto di vista dei filmmaker fuggiti da questi paesi. Si parlerà quindi di conflitti, del racconto della guerra, della condizione di rifugiati, ma l’incontro sarà anche occasione per riflettere sulla recente crisi ucraina. 

Speciale sarà anche l’incontro con Lodo Guenzi, frontman de Lo Stato Sociale, che chiuderà il programma di questa edizione con un appuntamento tra parole e canzoni dal titolo “Abbiamo vinto la guerra?” (ore 20.00, Cine-Teatro Centrale). A 10 anni dall’album consacrazione della band Turisti della democrazia e dal concerto de Lo Stato Sociale tenutosi proprio a Carbonia nel maggio 2012, Lodo Guenzi porta al festival uno spettacolo che vuole essere anche una riflessione per raccontare l’Italia sociale, politica e musicale di quest’ultimo decennio. Dai conflitti privati, nazionali e della scena musicale alle nuove crisi globali.  

Ma non poteva mancare, per la giornata conclusiva, anche il consolidato appuntamento dedicato alle produzioni cinematografiche made in Sardegna (ore 17.00, Cine-Teatro Centrale). Sono tre i registi sardi coinvolti. Si parte con Stefania Muresu autrice di Princesa, storia di una giovane nigeriana arrivata in Sardegna e vittima della tratta di esseri umani, presentato in anteprima a Venezia alle Giornate degli Autori. A seguire la presentazione di Tuffi – Piccoli racconti cinematografici sul mare, progetto di valorizzazione della memoria audiovisiva prodotto dal CSC Alghero della Società Umanitaria, da un’idea della direttrice Alessandra Sento per la regia di Marco Antonio Pani: a partire dalle pellicole di cinema privato e di famiglia dell’Archivio della Cineteca Sarda.  

Chiude i lavori Daniele Atzeni che presenterà invece il teaser del film Fontanamare, ancora in fase di lavorazione e di prossima uscita. 

Syrian filmmaker Diana El Jeiroudi poses at a photocall for ‘Republic of Silence ‘ during the 78th annual Venice International Film Festival,in Venice,Italy, 07 September 2021. The movie is presented out competition at the festival running from 01 to 11 September. ANSA/CLAUDIO ONORATI

Si accendono i riflettori sulla nuova edizione del Carbonia Film Festival, che dal 12 al 15 maggio animerà il centro del Sulcis per quattro giorni di cinema, musica, spettacolo, musica e fotografia, con un focus sulla formazione dei giovani grazie alle masterclass del progetto How to Film the World.

A inaugurare il festival, giovedì 12 maggio, sarà un incontro dalle tematiche fortemente radicate nell’attualità e di grande intensità emotiva. La serata si aprirà con la proiezione di Mariupolis di Mantas Kvedaravicius (ore 21.00, Cineteatro Centrale), il regista lituano rimasto ucciso lo scorso aprile proprio a Mariupol, dove era impegnato nelle riprese di un nuovo documentario sul conflitto in corso. Mariupolis, uscito nel 2016, racconta l’insorgere delle prime tensioni nell’area geografica oggi al centro del dibattito mondiale.

Ad accompagnare il film, per un incontro il pubblico, sarà la vedova del regista Hanna Bilobrova, determinata a concludere il lavoro cominciato da Mantas a Mariupol.

Ma la giornata si apre all’insegna della fotografia, con la mostra Fioridicarta di Pietro Basoccu il cui taglio del nastro è in programma alle 18 negli spazi della Biblioteca cComunale di viale Arsia. Curata da Salvatore Ligios, l’esposizione riflette per immagini su un doppio binario: da un lato il declino dell’industrializzazione nell’isola attraverso la storia della Cartiera di Arbatax, che per 30 anni ha dato lavoro a oltre 700 persone; dall’altro il caso Barbagia Flores, uno degli episodi di cronaca più controversi della storia recente della Sardegna.

Fioridicarta sono il filo rosso che unisce le due tragedie narrate.

«In questa terra spiega Pietro Basoccunascono e muoiono sogni industriali e con il mio lavoro ho cercato di raccontare due sogni infranti che hanno cambiato il territorio dal punto di vista paesaggistico, antropologico, economico e sociale. Fabbriche nel deserto che hanno sbriciolato vite e lasciato in agonia un’intera comunità.»

Carbonia film festival prosegue poi sino a domenica, con un cartellone fortemente impegnato nel racconto del contemporaneo, e una serie di film in grado di accendere il dibattito sul nostro tempo.

Si parlerà ad esempio dei conflitti in Siria ed in Afghanistan con i lavori di Diana El Jeiroudi e Shahrbanoo Sadat. Temi che verranno poi approfonditi in una tavola rotonda dal titolo Il racconto del rifugio – Tavola rotonda con filmmaker in esilio, in collaborazione con “International Coalition for Filmmakers at Risk” (iniziativa a sostegno dei cineasti in luoghi di guerra promossa da “International Documentary Film Festival Amsterdam”, “International Film Festival Rotterdam” e “European Film Academy”).

E ancora Lodo Guenzi, voce de Lo Stato Sociale recentemente prestato al cinema, che porterà uno speciale spettacolo tra musica e parole; l’illustratrice Sarah Mazzetti, il fotografo Pietro Basoccu, i registi Matteo Botrugno, Daniele Coluccini, Stefania Muresu, Daniele Atzeni, Marco Antonio Pani.

Il programma completo è consultabile sul sito del festival all’indirizzo www.carboniafilmfest.org

Carbonia Film Festival torna con una nuova collocazione in calendario, dal 12 al 15 maggio, con l’appuntamento How to Film the World. Sarà l’edizione del ritorno alla socialità, in uno dei mesi più miti, per ricostruire un’esperienza che da sempre valorizza il rapporto tra pubblico e ospiti, in un centro come Carbonia a misura di spettatore.

E saranno ancora una volta quattro giorni di cinema, musica, spettacolo e fotografia attraverso proiezioni, incontri e masterclass. CFF How to Film the World si concentra sull’approfondimento, senza sezioni competitive: un festival multidisciplinare in cui il mondo del cinema si incontra con quello delle altre arti visive e della musica.

Il Carbonia Film Festival, organizzato dal Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria con la direzione artistica di Francesco Giai Via, anche quest’anno porterà nel cuore del Sulcis numerosi ospiti che presenteranno le loro opere e incontreranno il pubblico.

Per questa edizione, forse più che in altre, emerge la necessità di voler raccontare la contemporaneità con un programma di film in grado di accendere il dibattito sul nostro tempo. Si parlerà quindi, inevitabilmente, del conflitto in Ucraina, di Siria, Afghanistan, affrontando alcune delle pagine più dure e complesse del nostro tempo.

Il festival aprirà con una proiezione omaggio a Mantas Kvedaravicius, regista lituano recentemente ucciso in Ucraina nella città di Mariupol. Ad accompagnare il film Mariupolis sarà vedova del regista Hannah Bilobrova.

Tra gli ospiti di questa edizione, saranno a Carbonia due registe che con i loro film hanno voluto porre l’attenzione su alcuni drammi del nostro tempo come Shahrbanoo Sadatche presenterà il suo The Orphanage, uno sguardo sull’Afghanistan attraverso la storia di un gruppo di bambini cresciuti in un orfanotrofio; e Diana El Jeiroudi, regista di Republic of Silence, documentario sulle tragedie della Siria presentato fuori concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, accompagnata da Orwa Nyrabia, produttore del film e direttore dell’IDFA – International Documentary Filmfestival Amsterdam, il più importante festival di documentari del mondo. Queste due proiezioni saranno accompagnate da una tavola rotonda organizzata in collaborazione con ICFR (International Coalition for Filmmakers at Risk – https://www.icfr.international).

E ancora Lodo Guenzi, voce de Lo Stato Sociale recentemente prestato al cinema tra i protagonisti di Est – Dittatura last minute di Alessandro Pisu, che porterà uno speciale spettacolo tra musica e parole; l’illustratrice Sarah Mazzetti, il fotografo Pietro Basoccu, i registi Matteo BotrugnoDaniele ColucciniStefania MuresuDaniele AtzeniMarco Antonio Pani.

I film

Anche per questa edizione il Carbonia Film Festival ospiterà numerosi film internazionali e nazionali, con anche un focus dedicato agli autori sardi, per un cartellone ricco e variegato di proiezioni e incontri con il pubblico. Il programma del festival inaugurerà giovedì 12 maggio con un film che porta l’attenzione sui drammatici fatti della quotidianità ovvero Mariupolis di Mantas Kvedaravicius. Girato nel 2016 e acclamato in numerosi festival internazionali, Mariupolis è ancora oggi un film tragicamente attuale. Con questa proiezione il Carbonia Film Festival vuole rendere omaggio al regista scomparso a inizio aprile proprio a Mariupol, dove era impegnato a documentare il conflitto in atto. La proiezione sarà introdotta dalla vedova del regista Hannah Bilobrova.

Si parla ancora di conflitti nella serata di venerdì 13 maggio, con lo straordinario racconto di militanza di C’è un soffio di vita soltanto. L’ultimo film di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, presentato all’ultimo Torino Film Festival e distribuito poi in sala da Kimerafilm, è l’emozionante ritratto Lucy, tra le poche sopravvissute al campo di concentramento di Dachau ancora in vita, testimone diretta di uno dei momenti più bui della storia. La serata è organizzata in collaborazione con l’associazione ARC di Cagliari e il Festival Sardinia Queer Film Expò – Uno Sguardo Nuovo. Sabato 14 maggio saranno invece presentati Republic of Silence di Diana El Jeiroudi, documentario realizzato dalla regista in 12 anni insieme al partner e direttore dell’IDFA Orwa Nyrabia, che racconta le tragedie del suo paese d’origine, la Siria, e The Orphanage di Shahrbanoo Sadat, opera seconda della regista afgana, che qui affronta la storia recente dell’Afghanistan attraverso lo sguardo di un gruppo di bambini.

Ultime proiezioni in programma domenica 15 maggio che vedranno protagonisti tre registi sardi tra cui Stefania Muresu con Princesa, storia di una giovane nigeriana arrivata in Sardegna vittima della tratta di esseri umani, presentato in anteprima a Venezia alle Giornate degli Autori. La proiezione sarà seguita dalla presentazione di due progetti Made in Sardinia. Tuffi – Piccoli racconti cinematografici sul mare è un progetto di valorizzazione della memoria cinematografica audiovisiva dell’isola che mette al centro il rapporto che le persone intrattengono con il mare, prodotto dal CSC Alghero della Società Umanitaria per la regia di Marco Antonio Pani, a partire dalle pellicole di cinema privato e di famiglia dell’Archivio della Cineteca Sarda. Daniele Atzeni presenterà invece il teaser del film Fontanamare, ancora in fase di lavorazione e di prossima uscita.

Lodo Guenzi de “Lo Stato sociale” con uno spettacolo in esclusiva per il Carbonia Film Festival

Come da tradizione il Carbonia Film Festival proporrà, nella serata di domenica 15 maggio, uno speciale appuntamento in chiusura di festival. Protagonista della serata sarà Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale che, nell’anno del decennale del disco-manifesto della band Turisti della democrazia, porterà sul palco del Teatro Comunale uno spettacolo originale pensato apposta per il Festival dal titolo Abbiamo vinto la guerra?Dieci anni dopo insieme a Lodo Guenzi racconteremo l’Italia sociale, politica e musicale di quest’ultimo decennio. Dai conflitti privati a quelli nazionali e della scena musicale fino alle nuove crisi globali.

Carbonia Cinema Giovani / Carbonia Film Festival Scuole 

Fortemente orientato alla formazione, il progetto How to Film the World di Carbonia Film Festival ha in programma una fitta serie di incontri riservati ai più giovani. Da un lato gli studenti e le studentesse delle scuole del territorio, dall’altro un gruppo di filmaker, operatori e operatrici culturali, di età compresa tra i 19 e i 30 anni selezionati in tutta Italia dal bando Carbonia Cinema Giovani. Protagonisti di masterclass e incontri saranno l’illustratrice Sarah Mazzetti, il direttore del festival Francesco Giai Via, il produttore e direttore dell’IDFA Orwa Nyrabia, i registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini.

In programma inoltre domenica una tavola rotonda dal titolo Il racconto del rifugio – Tavola rotonda con filmmaker in esilio, in collaborazione con “International Coalition for Filmmakers at Risk” (iniziativa a sostegno dei cineasti in luoghi di guerra promossa da “International Documentary Film Festival Amsterdam”, “International Film Festival Rotterdam” e “European Film Academy”) in cui verranno affrontate la crisi siriana e afghana dal punto di vista dei filmmaker fuggiti da questi paesi di conflitto ma che hanno continuato a raccontare la guerra e la propria condizione di rifugiati. L’incontro sarà anche occasione per riflettere sulla recente crisi ucraina.

La Mostra

Come ogni anno il festival apre il sipario all’insegna delle arti visive con l’inaugurazione di una mostra fotografica: giovedì 12 maggio, a partire dalle 18.00, negli spazi della Biblioteca Comunale, sarà la volta di Fioridicarta di Pietro Basoccu, con la curatela di Salvatore Ligios.

L’esposizione è una riflessione sul declino dell’industrializzazione in Sardegna, con l’Ogliastra come metafora delle speranze disattese per intere comunità locali. Gli scatti di Basoccu raccontano la parabola della Cartiera di Arbatax, che per 30 anni ha dato lavoro a oltre 700 persone; e il tragico epilogo dell’azienda florovivaistica Barbagia Flores, concluso con uno dei casi di cronaca più controversi della storia recente dell’isola: l’omicidio nel 2001 della titolare Rossana Fiori. I Fioridicarta sono il filo rosso che unisce le due tragedie narrate.

«In questa terraspiega Basoccunascono e muoiono sogni industriali e con il mio lavoro ho cercato di raccontare due sogni infranti che hanno cambiato il territorio dal punto di vista paesaggistico, antropologico, economico e sociale. Fabbriche nel deserto che hanno sbriciolato vite e lasciato in agonia un’intera comunità.»

Eventi collaterali

Il sabato sera del CFF è storicamente dedicato alla musica, con un djset di fine giornata affidato ogni anno a una diversa regia. Per l’edizione 2022 tocca a Macaco ed Antonio Benoni, che sabato 14 maggio, a partire dalle 23.00 al Nuovo Caffè del Portico in piazza Roma, saranno protagonisti di un DJ set realizzato in collaborazione Here I Stay dal titolo Spingitori di dischi DJ set – per un mondo più funk: un excursus spazio-temporale tra i continenti africano e americano, dalle prime registrazioni di afrobeat negli studi arcaici dei sobborghi di Lagos, al funk crudo e puro made in afro Usa, passando per il funk latino delle metropoli brasiliane degli anni 70.

Da segnalare inoltre anche il ritorno degli Aperitivi sonori, la fascia delle 19.30 sempre dedicata alla musica che precede le proiezioni serali, per un pieno recupero della socialità dopo due anni di restrizioni. Un momento informale d’incontro tra gli ospiti del festival e la città, con la possibilità di uno scambio nei locali del centro, accompagnati quest’anno dalle selezioni musicali di Giannella Delrio e Silvia Cristofalo(venerdì 13 aprile al GSG Concept Store con Jane D & Miss Mary Light DJ set) e di Carol Rollo  (sabato 14 al Jo Lounge Bar con Puta Caso DJ set).

L’immagine del Festival

Anche quest’anno l’illustratrice Sarah Mazzetti ha realizzato il poster del Carbonia Film Festival. Protagonista dell’immagine 2022 è la piazza Roma su cui si affaccia il Cine-Teatro Centrale, cuore nevralgico dell’evento, a sottolineare la centralità del contesto cittadino e urbano nell’idea di promozione e valorizzazione del territorio che il Festival porta avanti.

“Parte dal Festival un lavoro che dura un intero anno”.

Paolo Serra – Direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria.

Puntare per il 2022 ancora su How to Film the World, nella formula di un Festival senza sezioni competitive che mette al centro elementi quali la formazione e l’approfondimento, significa per noi sottrarsi alla natura di per sé temporanea dell’evento per guardare a un orizzonte di più ampio respiro. Pensiamo a un Festival che diventi strumento di promozione e affermazione di tutte quelle azioni che come CSC della Società Umanitaria, e grazie anche alle politiche cineportuali, siamo riusciti a portare avanti nel nostro territorio insieme alla Regione Autonoma della Sardegna. Puntare sulla formazione delle giovani generazioni e far conoscere Carbonia ed il Sulcis valorizzando l’elemento di confronto, scambio, scoperta e conoscenza, nell’ottica di una ridefinizione dei luoghi del  territorio in spazi cinematografici e di fruizione culturale, richiama necessariamente un lavoro che dovrà svolgersi durante tutto l’anno. Per questo anche la collocazione nel mese di maggio può essere vista come il punto di partenza di queste azioni. Insieme a noi importanti istituzioni come la Fondazione Sardegna Film Commission ed il comune di Carbonia che hanno sempre creduto e sostenuto il Festival e cui verrà restituita la promozione del territorio presso gli ospiti che verranno a Carbonia durante il Festival e il coinvolgimento del tessuto cittadino, dalle scuole ai locali del centro, dalle associazioni culturali al pubblico, che sarà come sempre il vero protagonista di questa kermesse. Infine il ruolo della Cineteca Sarda che anche quest’anno co-organizza il Festival, dimostrando la capacità dei Centri di Servizi Culturali di sviluppare un lavoro comune e di rete in tutto il territorio sardo.

“In un anno di transizione affrontiamo l’urgenza della contemporaneità”.  

Francesco Giai Via – Direttore Carbonia Film Festival.

In un anno come questo 2022, ancora interessato dalla pandemia e funestato da una guerra in Europa, è stato centrale per noi elaborare un programma che riflettesse con ancora maggior forza l’idea di un percorso tanto ricco e rigoroso nella proposta cinematografica, quanto direttamente implicato nella contemporaneità, seguendo uno spirito di impegno civile dove la forza di messaggi e testimonianze convive indissolubilmente con l’elaborazione del linguaggio e delle forme espressive. Tutti gli ospiti cinematografici di questa edizione si sono interrogati su come filmare il mondo e la vita, mettendosi in discussione e a rischio in prima persona. È certamente questo il caso di Mantas Kvedaravicius, regista lituano che ha pagato con il prezzo più alto la scelta di continuare a raccontare un luogo a cui era profondamente legato come la città ucraina di Mariupol martoriata dalla guerra. Anche per questo sarà fondamentale ed estremamente significativo il panel sui cineasti in esilio realizzato con la preziosa collaborazione di International Coalition for Filmmakers at Risk. Questo sarà certamente un anno di transizione per il nostro festival, e abbiamo ritenuto dunque irrinunciabile dedicare questo cambiamento ad alcuni interrogativi imprescindibili del nostro tempo.

Hanna Bilobrova, partner of Lithuanian film director Mantas Kvedaravicius who was found dead in Mariupol, Ukraine, speaks during an interview with Reuters in Vilnius, Lithuania April 14, 2022. Picture taken April 14, 2022. REUTERS/Janis Laizans

Syrian filmmaker Diana El Jeiroudi poses at a photocall for ‘Republic of Silence ‘ during the 78th annual Venice International Film Festival,in Venice,Italy, 07 September 2021. The movie is presented out competition at the festival running from 01 to 11 September. ANSA/CLAUDIO ONORATI

La Sala “Fabio Masala” della Fabbrica del Cinema, nella Grande Miniera di Serbariu, ha ospitato stamane la presentazione del progetto della nuova opera cinematografica del regista sardo Marco Antonio Pani, incentrata sulla figura di Ignazio Delogu, uno dei più acuti e prestigiosi intellettuali europei, italiani e sardi. Si tratta di un film documentario che vedrà la luce nel prossimo anno e del quale oggi sono stati anticipati il teaser ed i contenuti.

Il progetto di “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro” è stato presentato questa mattina a Carbonia, nello Spazio Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema nella Grande Miniera di Serbariu, alla presenza dello stesso regista, di Duilio Caocci, docente di Letteratura italiana e Letteratura sarda all’Università di Cagliari, Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera, Paolo Serra, direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria, Antonello Zanda, direttore del CSC di Cagliari della Società Umanitaria, Antonangelo Casula, ex Sindaco di Carbonia, Pietro Morittu, sindaco di Carbonia, e Mauro Esu della Fondazione Enrico Berlinguer.

Il film, ancora in fase di montaggio e post-produzione, nasce da un’idea dell’associazione Amici della Miniera che ha inteso promuovere un progetto che raccontasse la figura umana, politica e culturale di Ignazio Delogu.

Ignazio Delogu, nato ad Alghero nel 1928 e morto a Bari nel 2011, poeta, traduttore, storico e accademico, critico d’arte e cinematografico, curatore, scrittore, giornalista e corrispondente dall’estero, regista e sceneggiatore, è stato intellettuale tra i più poliedrici e complessi che la recente storia sarda abbia conosciuto. Non basterebbero mille pagine – è stato detto nel corso dell’incontro odierno – a raccontare e definire la figura di Delogu, fondamentale e importantissima per una parte significativa del territorio sardo e per tutta la Cultura regionale, nazionale e internazionale. L’intellettuale sardo non solo è stato impegnato politicamente, appassionato democratico e comunista convinto (per anni è stato uno stretto collaboratore di Enrico Berlinguer), amico di Salvador Allende e poi segretario dell’Associazione Italia-Cile ai tempi della dittatura di Pinochet, ma anche sodale e traduttore dei più grandi scrittori ispanici e latinoamericani della fine del ventesimo secolo.

Arricchito da dialoghi e interviste con personalità degli Atenei di Sassari e di Cagliari, con amministratori delle città di Carbonia e Sassari e con chi lo ha frequentato negli ambienti di cultura ispano-latino-americana, nei quali Ignazio Delogu ha maturato relazioni di elevato profilo e una produzione letteraria rilevante, il documentario è stato finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Società Umanitaria Sardegna, in collaborazione con la Fondazione Enrico Berlinguer e l’Associazione Sarditalianieuropei.

Il regista, Marco Antonio Pani, nato a Sassari nel 1966, è sceneggiatore, montatore e docente di regia cinematografica in attività dal 1992. Al suo attivo ha più di quaranta documentari e diversi corti e mediometraggi di finzione, oltre a soggetti e sceneggiature cinematografiche (il suo “Maialetto della Nurra” è stato premiato di recente alla 7a edizione del Babel Film Festival). Il film su Ignazio Delogu è un progetto che lo ha appassionato fin da subito.

«Il compito di circoscrivere nei confini temporali di un prodotto audiovisivo la vita, l’opera e il pensiero di un intellettuale così importante e, purtroppo per larga parte dell’opinione pubblica, ancora così sconosciuto, è stato tutt’altro che sempliceha detto Marco Antonio Pani -. La fase di ricerca ha comportato la realizzazione di ben 34 interviste, con testimonianze di peso come quella della scrittrice Maria Giacobbe, del fondatore degli Inti Illimani Horacio Durán, del poeta cileno Antonio Arévalo, del sottosegretario alla giustizia del Governo Allende, José Antonio Viera Gallo, e molti altri ancora. Ma – ha aggiunto Marco Antonio Pani – è, soprattutto, Ignazio Delogu a raccontare di sé attraverso le sue parole rintracciate negli articoli che scriveva, nelle prefazioni ai volumi che curava, nei saggi e nelle diverse registrazioni che ha lasciato. Ad aiutarlo nella narrazione saranno i tanti testimoni e la voce dell’attore Pino Porcu. Infine, una parte importante la avranno i materiali d’archivio, filmati e fotografici, ma anche i disegni e le animazioni dell’artista ogliastrina Stefania Lai e le musiche ispirate di Luigi Frassetto.»

«Ignazio Delogu, tra tutti gli intellettuali sardi, è stato quello che ha dedicato alla Città di Carbonia e alle sue vicende un’attenzione più duratura e qualitativamente più significativaha detto l’ex sindaco della città mineraria, Antonangelo Casula –. Il suo ultimo lavoro avrebbe avuto per titolo ‘Carbonia nel cuore’ ed era praticamente ultimato, quando la malattia lo ha strappato al suo lavoro e all’affetto dei suoi cari.»

«Ignazio Deloguha ricordato Antonello Zanda, direttore del CSC di Cagliari della Società Umanitariaè stato un grande intellettuale sardo impegnato su molti fronti: poesia e letteratura, politica, giornalismo, insegnamento, arte, cultura sarda. Pur tuttavia ritengo che la sua attività di poeta avesse una centralità che attraversava tutti i campi del suo impegno, investiti da una eticità che respirava nei suoi versi e ne disegnava il profilo esistenziale.»

«La potenza innovativa della poesia sarda e in sardo di Ignazio Deloguha evidenziato il professor Duilio Caocci si deve, oltre che al talento, alle feconde esperienze di lettore, di traduttore, di scrittore poliglotta, di intellettuale cosmopolita.»

«Ho conosciuto personalmente Ignazio Delogu nei primi anni di lavoro all’Umanitariaha ricordato Paolo Serra, direttore del CSC Carbonia della Società Umanitariama, ancora prima, attraverso la lettura di alcuni suoi lavori e soprattutto del suo libro ‘Carbonia: utopia e progetto’. Rimasi affascinato dalla sua figura, dalla sua grande passione e dai suoi molteplici interessi. Ecco perché quando Antonangelo Casula e l’Associazione Amici della Miniera mi hanno parlato della possibilità di organizzare un evento nel decennale della sua scomparsa, ho proposto la realizzazione di un film che testimoniasse il suo impegno e raccontasse le sue infinite sfaccettature. Proprio questo è stato il motivo che ci ha indotto, con grande soddisfazione, ad affidare il lavoro a Marco Antonio Pani.»

Allegate le interviste di Marco Antonio Pani e Duilio Caocci.

 

Verrà presentato alla stampa, venerdì 17 dicembre alle ore 10.30, nei locali dello Spazio Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema nella Grande Miniera di Serbariu, a Carbonia, il teaser del film documentario “Ignazio, storia di lotte, d’amore e di lavoro” di Marco Antonio Pani.
Il film, ancora in fase di post-produzione, nasce da un’idea dell’Associazione Amici della Miniera che ha inteso promuovere un progetto che raccontasse la figura umana, politica e culturale di un grande intellettuale sardo: Ignazio Delogu.
Una figura fondamentale, poliedrica e importantissima per una parte significativa del territorio sardo e per tutta la Cultura regionale, nazionale e internazionale. Ignazio Delogu poeta, traduttore, Delogu storico e accademico, critico d’arte e cinematografico, curatore, scrittore e giornalista, regista e sceneggiatore, corrispondente. Non basterebbero mille pagine a raccontare e definire la figura di un intellettuale tra i più poliedrici e complessi che la recente storia sarda abbia conosciuto.
Arricchito da dialoghi ed interviste di personalità degli Atenei di Sassari e di Cagliari, di figure di Amministratori delle città di Carbonia e Sassari e di chi lo ha
frequentato negli ambienti di cultura ispano-latino-americana nei quali ha maturato relazioni di elevato profilo e una produzione letteraria rilevante, il documentario è stato finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Società Umanitaria Sardegna, in collaborazione con la Fondazione Enrico Berlinguer.
Alla conferenza stampa di presentazione interverranno il regista Marco Antonio Pani, Duilio Caocci, docente di Letteratura italiana e Letteratura sarda all’Università di Cagliari, il presidente dell’Associazione Amici della Miniera Mario Zara, il direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria Paolo Serra, il
Direttore del CSC di Cagliari della Società Umanitaria Antonello Zanda, Antonangelo Casula, exsindaco di Carbonia, Pietro Morittu, sindaco di Carbonia,
Mauro Esu della Fondazione Enrico Berlinguer e Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna.