2 November, 2024
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A Santadi, nel mese di dicembre, sono terminati i lavori di recupero di un vecchio furriadroxiu, in località Is Langius, nei pressi della strada per Pantaleo, vicino al complesso nuragico di Barrancu Mannu.

«Questi lavori rappresentano per me e per la mia impresa un importante banco di provaspiega Federico Acca -. Si è trattato di lavorare a un edificio costruito parte in pietra e parte in ladiri, i vecchi mattoni di argilla cruda. Abbiamo utilizzato materiali assolutamente biologici, limitando l’utilizzo del cemento solo ad alcuni punti importanti per la salvaguardia e la tenuta dell’immobile. Abbiamo ricostruito il tetto in canne, per gli intonaci abbiamo utilizzato la calce. L’immobile è destinato ad essere l’abitazione di una coppia che si trasferirà a vivere a Santadi.»

L’imprenditore edile è entusiasta del lavoro svolto, anche perché crede che questo possa essere solo il primo di innumerevoli interventi, vista la vastità del patrimonio abitativo sparso nel territorio che sarebbe necessario recuperare. Il lavoro è parte del progetto MuDIS (Museo Diffuso Insediamento Sparso), che si occupa della valorizzazione degli insediamenti storici del Sulcis: una ricchezza inesauribile legata al patrimonio nuragico e minerario ed alla bellezza e ricchezza della natura in cui sono inseriti gli edifici.

«Il furriadroxiuaggiunge Federico Acca è di proprietà di Manuela e Giovanni Pasella, entrambi soci del MuDIS e futuri nuovi residenti di Santadi. L’immobile è stato recuperato con un progetto di valorizzazione che lo ha trasformato da rudere ad esclusiva proprietà immobiliare inserita in un contesto naturalistico di grande pregio. Di fatto abbiamo aggiunto un nuovo tassello all’attività del MuDIS a vantaggio del patrimonio immobiliare storico di Santadi

L’artigiano collabora da alcuni anni con il MuDIS. «Lavoro in edilizia con passione dice Federico Accae da alcuni anni ho il piacere di lavorare per il Museo diffuso dell’insediamento sparso (MuDIS), che richiede di utilizzare tecniche edili e materiali tradizionali del mio paese, cosa che appassiona moltissimo sia me che la mia squadra. Con queste tecniche antiche, recuperate da persone che ce le hanno tramandate, e seguendo le indicazioni del MuDIS, abbiamo realizzato coperture in canne di fiume, legate una ad una con corde vegetali, recuperato i muri in terra cruda o in pietra, ripristinandoli con malte a base di calce e tinteggiatura dello stesso materiale. In questo modo teniamo viva la nostra tradizione, rispettando l’ambiente senza usare prodotti chimici o cemento, recuperiamo e riutilizziamo i furriadroxius. Oggi siamo in grado anche di costruire abitazioni nuove rispettando gli standard di efficientamento energetico, riproponendo finiture, materiali e tecniche tradizionali.»

«Credo che il nostro Comuneconclude Federico Accaabbia un grande potenziale turistico con i suoi siti archeologici, le sue magnifiche grotte di Is Zuddas, o la bellissima foresta di Pantaleo, una delle leccete più vasta d’Europa, dove si possono fare escursioni immersi nella natura. I nostri ristoranti, che propongono cucina tradizionale, insieme a vini eccellenti conosciuti in tutto il mondo, i nostri formaggi buonissimi, le ottime carni, il miele, il pane e l’olio d’oliva cui viene dedicato l’evento “pane olio in frantoio”, che si tiene ogni anno nel periodo della raccolta delle olive.»

«Crediamo profondamente nell’importanza della valorizzazione del patrimonio culturale e dei paesaggi locali del Sulcis aggiunge Marco Bianchi, presidente del MuDIS -. La tutela dei luoghi è intesa in modo olistico e ha come obiettivo la creazione delle condizioni che possano consentire alle nuove generazioni di poter vivere e crescere in una terra generosa e ricca di bellezza. Collaborando con diverse istituzioni e associazioni del territorio, il MuDIS persegue il riconoscimento nazionale dei paesaggi rurali sulcitani e ripropone la riqualificazione di spazi abbandonati per creare un’utile rete di attività; un concetto che va oltre la salvaguardia e parla di rivitalizzazione. La particolarità dell’urbanistica locale si basa sulla presenza di una vera e propria costellazione di insediamenti rurali sparsi nella vasta campagna, che rende indissolubile l’unione tra natura e vita. Tali insediamenti agropastorali, chiamati furriadroxius, (dal sardo “furriai”: ritirarsi, abitare) erano centri autosufficienti di contenute dimensioni. Negli anni Sessanta, molte delle famiglie che abitavano i furriadroxius hanno deciso di spostarsi nei centri urbani dotati di infrastrutture (acqua, elettricità, fognature…). In una ventina d’anni la maggior parte dei furriadroxius sono stati abbandonati. Con la nascita del Museo diffuso, la scelta di recuperare e riutilizzare tali immobili è diventata di interesse della comunità e ha creanto le condizioni per una narrazione territoriale forte: la storia di un territorio e l’identità della sua popolazione. Il MuDIS non persegue la museificazione dei furriadroxius, ma il loro riuso; il basso costo di tali immobili rende inoltre vantaggioso investire nel Sulcis, non solo per finalità turisticheconclude Marco Bianchi –. La crisi dei modelli di vita metropolitani, l’immigrazione di ritorno, la neoimprenditorialità consapevole, la conversione di imprese tradizionali in forme ecologiche, gli imprenditori a valenza etica, possono svolgere un ruolo centrale nel processo di valorizzazione del Sulcis creando l’opportunità di nuove economie e di reinterpretare tali luoghi rurali.»

Carlo Floris

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Una ricca serata musicale suggella oggi, a Cagliari, la nona edizione del Karel Music Expo, il “festival delle culture resistenti” ideato e organizzato dalla cooperativa Vox Day.

 Sono ben nove i set in programma fra il Piccolo Teatro Santa Croce (a partire dalle 20) e il Teatro Civico di Castello (dalle 20,50): protagonisti i sardi Herbert Stencil, Pasquale Denis Posadinu e il duo Pussy Stomp, la band maltese nonosw/noalps, il cantautore ferrarese Enrico Cipollini, i piemontesi Drink To Me, l’americano Bob Log III e due diverse proposte in arrivo dall’Inghilterra: la cantautrice Lail Arad e i Clinic.

A precedere la musica, dalle 18.00 a Palazzo Siotto, la consueta rassegna di cortometraggi a cura di Daniela Lucato e dedicata alla promozione del cinema indipendente e dei giovani filmmakers nazionali e internazionali. Sei i lavori in visione in questa terza e ultima serata del Karel Music Expo. Due gli italiani: “Messaggi Da Fuori”, di Alessio Pasqua, che racconta il ruolo della radio nelle carceri come mezzo di comunicazione con l’esterno, e l’intimista “Dopo la notte noi”, di Simone Saponieri; arrivano invece da oltreoceano “The Magic Shoes”, di Sahand Nikoukar, iraniano trapiantato negli Stati Uniti, che narra le difficoltà dell’integrazione, dal Perù “La Presencia De La Ausencia”, di Wataska, un’indagine sulla devoluzione della specie umana, e dal Messico la storia tra catarsi e sogno di “Jarwie”, di Rafael Rebolledo (Messico); si torna in ambito Mediterraneo con l’israeliano “No Locked Doors”, del regista Shai Blanc, che affronta il tema dell’omosessualità.

Alle 20.00, al Piccolo Teatro Santa Croce, prende il via la lunga serata musicale con due artisti sardi. Il primo è Herbert Stencil, nome d’arte del sassarese Francesco Frau (classe 1977), cantautore psycho-beat, come si definisce lui stesso, che ha abituato il suo pubblico ad eccentriche esibizioni accompagnato soltanto dalla sua chitarra acustica. Di recente ha dato alla luce il suo primo album, “I Gelati alla moda”, registrato insieme alla sua band, i Debosciati: quattordici canzoni che spaziano tra diverse sfumature di rock raccontando tanto dell’autore con le sue ossessioni e perversioni, quanto di un mondo in decadenza critica. È invece nativo di Nulvi Pasquale Denis Posadinu, anche lui all’esordio discografico a suo nome, lo scorso inverno per l’etichetta sarda Desvelos. Dieci tracce di musica, parole e vita, che affondano le radici nella storia di un artista, da oltre dieci anni voce e autore della band Primochef del Cosmo, tornato ad essere solista.

Una breve distanza separa il Piccolo Teatro Santa Croce dal Teatro Civico di Castello dove alle 20,50 si accendono i riflettori per l’ultima serie di concerti. A salire per primi sul palco centrale sono inonosw/noalps, ovvero Alex Taylor-Helleur (tromba), Nick Morales (voce, chitarra), Sarah Snow (voce, tastiere), Leona Farrugia (voce, tastiere), Bertram Cachia (basso) e Benji Cachia (batteria). La band maltese, invitata al KME tramite il circuito Network Europe, inizia il suo cammino nei primi mesi del 2007 con il suo indie rock condito con un sound punk, reggae e ska. Un cammino che la porterà presto a registrare il primo Ep (nel 2oo8) e poi il debut album “Romantikpolitik” (2010), e a esibirsi in giro per l’Europa. Nel 2014 i nosnow/noalps hanno pubblicato il loro terzo album, “Go Go Go Go”.

Enrico Cipollini, chitarra e voce, apre poi la serie di tre set in programma sull'”acoustic stage” del Teatro Civico di Castello. Il chitarrista e cantautore di Ferrara (in arrivo al Karel Music Expo grazie alla piattaforma Sonicbids), recentemente ha registrato un EP intitolato “Songs from the Shelter” come progetto solista acustico. La sua musica è principalmente radicata nel folk blues e country.

Sul main stage è poi la volta dei Drink To Me, ovvero Marco Bianchi (voce, sampler, synth), Pierre Chindemi (synth, sampler), Francesco Serasso (batteria, basso, noises) e Roberto Grosso Sategna (drumpad, sampler, basso). La band di Ivrea è balzata alla ribalta nel 2012 con “S”, il fortunatissimo album considerato da molti tra i più importanti della scena indie usciti dal nostro paese in questi ultimi anni. È invece dello scorso autunno il nuovo disco, “Bright White Light”, dieci brani lungo traiettorie imprevedibili dove le melodie si annullano spesso per dare vita a una forma canzone più cinematica, figlia del krautrock e della techno.

Pussy Stomp, seconda proposta sul palco acustico, è il progetto formato da Mauro “Vanvera” Vacca (basso, voce) e Roberta “Skip” Etzi (chitarra), duo sardo dal sound sbrigliato ma rigoroso. Pur restando all’interno della tradizionale forma canzone, i loro brani schivano la soluzione facile: la voce profonda si scontra con la frenesia acida della chitarra, basso e drum machine dipingono lo scenario essenziale. Diverse le influenze musicali del duo: il blues incontra la new wave, il post punk li spia senza dare nell’occhio.

Dall’Inghilterra, per la prima volta in Sardegna, arrivano quindi i Clinic con la loro miscela lisergica di post-punk, psichedelia e pop mutante. I quattro di Liverpool – Ade Blackburn (voce, chitarra, tastiere), Jonathan Hartley (chitarra, tastiere, clarinetto), Brian Campbell (basso, flauto, cori) e Carl Turney (batteria, piano, cori) – che si presentano in scena con una mascherina chirurgica d’ordinanza, sono in attività dal 1997.

Chiudono la serie di esibizioni sull’acoustic stage la chitarra e la voce di Lail Arad, artista nata e cresciuta a Londra che quattro anni fa ha fatto notizia in Francia e Germania con il suo primo album, “Someone New”

Il compito di calare il sipario sui concerti del nono Karel Music Expo spetta a Bob Log II, musicista, cantante, songwriter americano di base in Arizona e membro unico della sua eponima one-man band di blues lo-fi. Durante la performance indossa una tuta blu e un casco da motociclista con maschera ad ossigeno collegata alla cornetta di un telefono che usa come microfono e che gli permette di avere mani e piedi liberi per suonare rispettivamente chitarra e batteria. Questi strumenti, combinati con il suo stile di chitarra slide, la voce distorta dal microfono del telefono e un accompagnamento ritmico latineggiante, costituiscono la cornice compositiva delle canzoni di Bob Log III.

Finita la musica, prima dei titoli di coda, spazio all’ultimo trittico di cortometraggi di animazione proposti ogni sera in collaborazione con lo Skepto International Film Festival, l’annuale rassegna cagliaritana che coinvolge filmmaker indipendenti di tutto il mondo sotto il segno dello scambio interculturale. In visione domani “Pandas”, di Matúš Vizár (Slovacchia, Repubblica Ceca), che allo Skepto si è aggiudicato quest’anno la Menzione Speciale Miglior Corto di Animazione e le Menzioni Speciali del Pubblico, “Luminaris”, dell’argentino Juan Pablo Zaramella, e Castillo y el Armado”, del brasiliano Pedro Harres.

Bob Log III (s)Pasquale Demis Posadinu - foto Antonello Franzil (s) nosnow-noalps (s) Lail Arad (s) Herbert Stencil 1s Enrico Cipollini Drink To Me ( jacopo farina2 s) Clinic (FactoryRed_RhianAskins) (s)