24 November, 2024
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Un patrimonio dell’Umanità, certificato dall’Unesco. Un patrimonio immateriale, ma non per questo meno importante o sentito dalle comunità. Si parlerà di questo l’11 gennaio a Seneghe a Sa domo de sa Poesia: ovvero del rapporto che intercorre tra la poesia scritta e orale in lingua sarda e la tradizionale polifonia della Sardegna, riconosciuta appunto nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità dell’Unesco.

Il seminario, organizzato dall’associazione culturale Perda Sonadora, nasce come attività congiunta tra le Domos de sa Cultura di Seneghe e di Bitti, entrambe nate grazie al sostegno della Regione Autonoma della Sardegna (bando Domos de sa cultura, sostegno finanziario alle imprese operanti nel settore culturale e creativo per progetti mirati alla valorizzazione degli elementi ed espressioni del patrimonio culturale immateriale della Sardegna POR FESR 2014-2020 Azione: 3.3.2.).

A Seneghe ha sede la Domo de sa poesia, nata per la la tutela e promozione della poesia sarda in tutte le sue espressioni. La domo di Bitti ospita invece il rinnovato Museo Multimediale sul canto a tenore (che sarà presentata durante una conferenza stampa – da convocare – a Cagliari il 10 gennaio 2020).

Programma del seminario

Relatori:

Mario Cubeddu: Il ruolo del poeta nella società seneghese

Sebastiano Pilosu: Sa boghe de sa poesia

Marco Lutzu: I codici incrociati: testo e musica nel canto a tenore

Antonio Maria Cubadda: L’evoluzione della poesia nel canto seneghese

Interventi Musicali:

Su cuntrattu de Antoni Maria Cubadda di Seneghe

Durante l’evento verrà presentato anche il nuovo allestimento del Museo Multimediale del Canto a Tenore di Bitti, rinnovato nei contenuti e arricchito da nuove tecnologie di ultima generazione.

Saranno presenti il direttore artistico Francesco Casu e i partner del progetto Nicola Contini (Mommotty Srl), Francesco Coloru (Istelai soc.coop.), Nicole Nieddu (Produzioni Sardegna).

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I tenores diventano sempre più interattivi grazie al progetto per il rinnovamento del Museo Multimediale del canto a tenore di Bitti, che sarà presentato durante una conferenza stampa dedicata, venerdì 10 gennaio 2020 alle ore 10.30, nella sala del secondo piano dell’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Viale Trieste 186.
Alla conferenza stampa saranno presenti l’assessore regionale
Andrea Biancareddu, o un suo rappresentante istituzionale, il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini, il direttore artistico del progetto Francesco Casu, il responsabile scientifico Marco Lutzu, e i tre partners del progetto, realizzato grazie al bando regionale “Domos de sa Cultura”: Mommotty srl, Istelai Società Cooperativa e Produzioni Sardegna di Nicole Nieddu.

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Ultimi appuntamenti per la sesta edizione de Le Meraviglie Del Possibile, il Festival Internazionale di Teatro, Arte e Nuove TecnologieSincroniCittà, il sottotitolo di quest’anno – organizzato a Cagliari da Kyberteatro, lo spin-off con cui  L’Aquilone di Viviana svolge le attività teatrali e “tecnologiche”, sotto la direzione artistica di Ilaria Nina Zedda e Marco Quondamatteo.

Domani, giovedì 19, e venerdì 20 dicembre approda allo Spazio OSC di via Newton 12, alle 21.00, TUMBU, performance di Musica Sarda e Nuove Tecnologie, a cura di Kyberteatro, un intreccio di tradizione e innovazione, vecchie e nuove generazioni. Ad andare in scena saranno infatti i musicisti Orlando ed Eliseo Mascia, padre e figlio, che dialogheranno tra loro attraverso i repertori della tradizione musicale sarda e all’interno di una scena digitale che rinnova l’immaginario poetico identitario. La regia è di Ilaria Nina Zedda, la regia tecnologica di Marco Quondamatteo, in collaborazione con il Team Creativo digitale, Claudia Pupillo e Simone Murtas, e con il consulente etnomusicologo Marco Lutzu. La produzione è realizzata all’interno del Progetto DOMOSC- Domo de sa Cultura dell’Aquilone di Viviana, Video Gum Production e di altri partner,  vincitore del bando Domos de sa Cultura (POR-FESR 2104-2020) dell’assessorato della Cultura della Regione Sardegna.

Il sipario sul festival LMDP6 calerà poi sabato 21 dicembre, quando per la rassegna CinemANIMEshow, in collaborazione con Cinema Teatro Alkestis, verrà proiettato alle 19.00 Interstella 5555, film di animazione giapponese con la regia di Leiji Matsumoto (2003), basato interamente sull’album Discovery della band elettronica Daft Punk.

E dalle 21.00 fino alle 23.30, a chiudere, la selezione musicale curata da Fabio Attoli con i visuals di Marco Quondamatteo (per prenotazioni tel. 070 306392).

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Dopo l’esito positivo dell’anteprima di “Ballus”, 19° Incontro internazionale del Folklore, tenutosi giovedì 18 luglio, allo Spazio DomOSC (in via Newton, 12 – piano superiore edificio Room Club), giovedì 25 luglio, dalle 20,30 si svolgerà la seconda serata dedicata alle feste popolari. In cartellone, l’anteprima del Matrimonio Mauritano – Sa Coia Maurreddina, giunto alla sua 51ª edizione e presentato oggi, presso DomOSC, a Cagliari, dalla presidente della Proloco Ilaria Forresu e l’assessore della Pubblica Istruzione, Politiche Sociali, Beni Culturali, Cultura Simona Garau.

La serata comprende prevede suoni, canti e balli popolari locali di alcuni gruppi folk sulcitani e la degustazione del piatto tipico “Pecora a cassola” stufato di pecora tagliata a piccoli pezzi, cucinata a fuoco lento, con pomodori secchi, cipolle, carote, sedano, foglie di alloro e pelati.

Durante l’evento saranno proiettati alcuni video con i Visuals di Marco Quondamatteo.

A presenziare e presentare la serata: Ottavio Nieddu, Nicole Nieddu, Roberto De Martis, Ilaria Nina Zedda, Marco Lutzu, Aquilone Di Viviana, Video Gum, Produzioni Sardegna, Cristian Urru. Inoltre, parteciperanno gli sposi della scorsa edizione, oltre ad una coppia che vestirà gli abiti della cerimonia nuziale.

Il costo della serata con degustazione è di 10 euro.

L’evento storico sulcitano che si svolgerà successivamente a Santadi dal 1° al 4 agosto 2019 con un fittissimo programma che comprenderà musica, mostre, letture, concerti e degustazioni in attesa del rito di domenica 4 agosto, in cui gli sposi coroneranno il loro sogno d’amore in una rievocazione degli usi e costumi tradizionali, una cornice unica sapientemente animata e organizzata dall’operosità della Pro Loco di Santadi.

«Ci occupiamo dello svolgimento dell’evento in tutti i suoi aspetti. Come ogni anno, abbiamo invitato numerosi gruppi folk; abbiamo scelto i cavalieri; preparato il corteo nuziale con le traccas e, infine, organizzato mostre e spettacoli – racconta entusiasta e frizzante, la giovane presidente della Pro Loco Ilaria Forresu -. Gli sposi sono di due ragazzi di Carbonia ormai in Friuli da molto tempo, Stefania e Flavio (32 e 36 anni), ma hanno deciso di tornare nella loro terra e sposarsi secondo quest’antico rito. Noi daremo loro gli abiti nuziali, confezionati su misura dai nostri sarti con stoffe e tessuti scelti insieme.»

La manifestazione, così come la conosciamo oggi, de “Sa Coia Maurreddina” nasce nel 1968 grazie all’iniziativa di un gruppo di cittadini di Santadi i quali erano intenzionati a riproporre il matrimonio di un tempo ormai perduto, rievocando usanze e tradizioni quasi del tutto scomparse, ma ancora sentite dalla comunità sulcitana.

«Le prime edizioni sono state celebrate in giugno. Col passare degli anni, sia per una questione turistica, sia per consentire ai lavoratori di andare in ferie e tornare finalmente in paese, la festa è stata spostata ad agosto», aggiunge Ilaria Forresu.

«Inizieremo con la vestizione degli sposi a “Sa Domu Antiga” una casa meravigliosa di inizi ‘900 dove prepareremo gli sposi.

Verranno poi prelevati dalle traccas che saranno a disposizione per lo sposo, la sposa, i testimoni e autorità (i sindaci dei paesi degli sposi). Tutte le traccas saranno adornate dai cittadini di Santadi e sono un simbolo della vita contadina.

Inizialmente, la messa veniva celebrata su un palco installato appositamente per l’occasione, mentre oggi ci si è spostati di fronte al sagrato della chiesa di San Nicolò di Bari dove viene officiato il rito tradizionale della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, benché questo matrimonio abbia origini pagane. Dalla casa sino alla chiesa, gli sposi saranno scortati dagli invitati, dai cavalieri e dai suonatori di launeddas

Una festa che coinvolge i cittadini, i turisti (sia esteri sia dello stesso circondario) oltre ai parenti e agli amici della coppia.

Dopo il Rito dell’Acqua e de Sa Gratzia, eseguito dalle madri degli sposi, le quali preparano anche il piatto con grano, fiori e monete che verrà spaccato come gesto benaugurante. Dopo il ricevimento si tornerà al centro del paese per proseguire la festa con balli e canti, mentre ai presenti verranno distribuiti dolci tipici e le torte nuziali.

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Con un appuntamento dal titolo “Pelli, corde, canne e legni” domenica 16 giugno, alle 11.00, a Cagliari, cala il sipario su aCòa, la rassegna che la Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto dedica alle musiche tradizionali del Mediterraneo.

Ospiti di quest’ultimo appuntamento – in programma come sempre negli spazi della Fondazione Siotto di via dei Genovesi 114 – saranno i polistrumentisti Orlando ed Eliseo Mascia, che passeranno in rassegna gli strumenti meno conociuti della tradizione musicale sarda. Dai flauti a canna alle benas (strumenti a fiato simili alle launeddas) sino alla chitarra sarda sarà un viaggio alla riscoperta di un patrimonio musicale non sempre conosciuto. Il pubblico potrà ascoltare le musiche della tradizione ma anche dialogare con i protagonisti del matinèe e avere risposte alle sue curiosità. A coordinare sarà come sempre l’etnomusicologo Marco Lutzu, direttore artistico della manifestazione.

Orlando Mascia, di Maracalagonis, è polistrumentista, costruttore e collezionista di strumenti della tradizione. Chiamato a partecipare a diversi progetti di collaborazione, ha suonato in tutto il mondo. Suo figlio Eliseo ha seguito le sue orme, diventando un eccellente polistrumentista, esperto in particolare in tamburelli.

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Secondo appuntamento domenica 19 maggio a Cagliari per aCòa, la rassegna che la Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto dedica alle musiche tradizionali del Mediterraneo.

Questa volta al centro del matinée, in programma alle 11.00, nei suggestivi spazi del Palazzo Siotto di via dei Genovesi 114, saranno le launeddas, grazie alla presenza di maestri di questo strumento come Luigi Lai e Fabio Vargiolu.

L’incontro, dal titolo “Canne sonore”, sarà introdotto dal direttore artistico della manifestazione Marco Lutzu, e vedrà Luigi Lai e Fabio Vargiolu non solo suonare i propri strumenti ma anche interagire con il pubblico al quale saranno illustrati, ad esempio, i contesti sacri e profani in cui sono nate le musiche eseguite.

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aCòa, letteralmente “in coda”. E’ questo il titolo della nuova rassegna che la Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto dedica alle musiche tradizionali del Mediterraneo. Da domenica 5 maggio al 16 giugno nella suggestiva cornice del Palazzo Siotto di Cagliari sono in programma quattro appuntamenti (altri quattro se ne aggiungeranno in autunno) che ogni due domeniche sonderanno, per questa prima edizione, il prezioso patrimonio delle musiche di tradizione orale della Sardegna. Dalle launeddas al canto a tenore, dall’organetto alla chitarra e non solo, gli incontri vedranno protagonisti maestri del calibro di Luigi Lai, Fabio Vargiolu, i Tenores di Orgosolo, Orlando ed Eliseo Mascia, e ancora Totore Chessa e Bruno e Asael Camedda.

Realizzata sotto la direzione artistica dell’etnomusicologo Marco Lutzu, la rassegna vuole omaggiare Giampaolo Lallai, grande studioso e appassionato di launeddas scomparso nel 2014, a cui lo scorso anno la Fondazione Siotto ha intitolato il suo Centro Etnomusicologico. Centro che con questa manifestazione dà ora ufficialmente il via alle sue attività.

Si parte domenica 5 maggio (tutti gli spettacoli cominciano alle 11) con “Mantici danzanti”: Totore Chessa all’organetto, Bruno Camedda alla fisarmonica e Asael Camedda alla chitarra.

Domenica 19 maggio spazio agli strumenti a canna con un matinée dal titolo “Canne Sonore”. Protagonisti saranno i maestri di launeddas Luigi Lai e Fabio Vargiolu.

Le “Voci gutturali” saranno al centro del terzo incontro (il 2 giugno) quando saliranno sul palco i Tenores del Supramonte di Orgosolo. Mattinata dedicata a “Pelli, corde, canne e legni” quella del 16 giugno, che chiuderà il sipario su questa prima parte della manifestazione. Arriveranno per l’occasione Orlando ed Eliseo Mascia con i loro strumenti della tradizione.

aCòa non sarà solo ascolto di musica ma anche possibilità per il pubblico di interagire con i suoi protagonisti che, volta per volta, illustreranno i diversi contesti sacri e profani per i quali le diverse musiche sono state composte. Ciascun incontro sarà introdotto e moderato dallo stesso direttore artistico, Marco Lutzu.

Da sottolineare, ancora, è la veste grafica (realizzata da Alessandro Congiu), un omaggio alle tessitrici della Sardegna, che vuole anche sottolineare lo stretto legame esistente tra la musica e la tessitura, entrambe di tradizione orale nel panorama culturale sardo.

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aCòa, letteralmente “in coda”. E’ questo il titolo della nuova rassegna che la Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto dedica alle musiche tradizionali del Mediterraneo. Dal 5 maggio al 16 giugno nella suggestiva cornice del Palazzo Siotto di Cagliari sono in programma quattro appuntamenti (altri quattro se ne aggiungeranno in autunno) che ogni due domeniche sonderanno, per questa prima edizione, il prezioso patrimono delle musiche di tradizione orale della Sardegna. Dalle launeddas al canto a tenore, dall’organetto alla chitarra e non solo, gli incontri vedranno protagonisti maestri del calibiro di Luigi Lai, Fabio Vargiolu, i Tenores di Orgosolo, Orlando ed Eliseo Mascia, e ancora Totore Chessa e Bruno e Asael Camedda.

Realizzata sotto la direzione artistica dell’etnomusicologo Marco Lutzu, la rassegna vuole omaggiare Giampaolo Lallai, grande studioso e appassionato di launeddas scomparso nel 2014, a cui lo scorso anno la Fondazione Siotto ha intitolato il suo Centro Etnomusicologico. Centro che con questa manifestazione dà ora ufficialmente il via alle sue attività.

Si parte domenica 5 maggio (tutti gli spettacoli cominciano alle 11) con “Mantici danzanti”: Totore Chessa all’organetto, Bruno Camedda alla fisarmonica e Asael Camedda alla chitarra.

Domenica 19 maggio spazio agli strumenti a canna con un matinée dal titolo “Canne Sonore”. Protagonisti saranno i maestri di launeddas Luigi Lai e Fabio Vargiolu.

Le “Voci gutturali” saranno al centro del terzo incontro (il 2 giugno) quando saliranno sul palco i Tenores del Supramonte di Orgosolo. Mattinata dedicata a “Pelli, corde, canne e legni” quella del 16 giugno, che chiuderà il sipario su questa prima parte della manifestazione. Arriveranno per l’occasione Orlando ed Eliseo Mascia con i loro strumenti della tradizione.

aCòa non sarà solo ascolto di musica ma anche possibilità per il pubblico di interagire con i suoi protagonisti che, volta per volta, illustreranno i diversi contesti sacri e profani per i quali le diverse musiche sono state composte. Ciascun incontro sarà introdotto e moderato dallo stesso direttore artistico, Marco Lutzu.

Da sottolineare, ancora, è la veste grafica (realizzata da Alessandro Congiu), un omaggio alle tessitrici della Sardegna, che vuole anche sottolineare lo stretto legame esistente tra la musica e la tessitura, entrambe di tradizione orale nel panorama culturale sardo.

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Si terrà a Cagliari, sabato 16 marzo, alle 10,30, nella Sala Convegni de L’Unione Sarda, P.zza dell’Unione Sarda, la presentazione del volume “Cattedrali di Sardegna. L’adeguamento liturgico delle chiese madri nella Regione ecclesiastica sarda”.

Interverranno S.E. monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda, S.E. monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo delegato Patrimonio Ecclesiastico, don Valerio Pennasso, direttore Ufficio Nazionale BCE ed EDC ed il dott. Fabio Ardau, curatore dell’Opera.

Gli interventi saranno moderati dal giornalista Paolo Matta.

Le chiese madri della Sardegna hanno un lungo percorso radicato nei secoli; raccontano le trasformazioni stilistiche, i materiali, le pietre, ma prima di tutto testimoniano una storia fatta di uomini, liturgie e idee che riflettono le peculiarità e le molteplici sfaccettature dell’Isola.

Per scoprire questo immenso patrimonio, l’Ufficio Nazionale CEI dei Beni Culturali Ecclesiastici e la Conferenza Episcopale Sarda hanno promosso e finanziato l’opera intitolata: “Cattedrali di Sardegna. L’adeguamento liturgico delle chiese madri nella regione ecclesiastica sarda”.

Il volume, curato da Fabio Arbau, con il coordinamento della Consulta Regionale per il Patrimonio Ecclesiastico, fa parte della collana “Cattedrali d’Italia” ed è concepito come un “viaggio” che accompagna il lettore nella scoperta del mondo delle chiese madri della Sardegna.

L’opera è arricchita dai contributi di autorevoli autori, tra i quali don Valerio Pennasso, S.E. rev. mons. Sebastiano Sanguinetti, don Francesco Tamponi, S.E. Rev. mons. Antioco Piseddu, prof. Andrea Pala, prof. Giorgio Peghin, dott. Laura Donati, prof. Roberto Milleddu, prof. Marco Lutzu, don Raimondo Satta, prof. Aldo Lino, mons. Fabio Trudu, arch. Mauro Quidacciolu.

L’apparato fotografico è stato realizzato dai fotografi Antonio Satta e Paolo Lombardi. Il progetto grafico di copertina è di Fabio Ardau e Paolo Lombardi.

La struttura e i contenuti del volume saranno illustrati alla presenza dei vescovi della Sardegna e di molteplici ospiti.

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Il gruppo napoletano La Maschera s’è aggiudicato l’11° Premio Andrea Parodi, l’unico contest italiano di world music, conclusosi questa sera all’Auditoriun conunale di Cagliari. Il premio della critica è andati all’estero, ai ciprioti Monsieur Doumani. La menzione per il miglior testo se l’è aggiudicata Giuseppe Di Bella con “Ncucciarisi” (cantata in siciliano). Quelle per miglior musica e migliore interpretazione sono andate ancora a La Maschera (che hanno proposto il brano “Te vengo a cerca’ “, cantato in napoletano e wolof), mentre i Monsieur Doumani (con “Gongs”) si sono aggiudicati anche la menzione per la migliore reinterpretazione di un brano di Andrea Parodi, quella per il miglior arrangiamento e la menzione dei ragazzi in sala.

Nel contest, in programma da giovedì ad oggi, il premio della critica internazionale se lo sono meritati i Kor con “Albore” (in logudorese). La menzione dei concorrenti, infine, se la sono divisa a pari merito i Feral Cor con “La Sajetana” (in genovese) e Giuseppe Di Bella.

A contendersi la vittoria sono stati anche Aniello Misto con “Aumm aumm” (cantata in napoletano); Ararat Ensemble Orchestra con “Nietaan” (in wolof); Dindùn con “L’amur” (in piemontese) e Terrasonora con “Padre vostro” (in napoletano e swahili).

Prima della proclamazione dei vincitori, c’è stata una splendida jam session che ha visto protagonisti la direttrice artistica Elena Ledda, alcuni degli artisti in giuria e gli ospiti della serata, che si erano appena esibiti, ovvero il peruviano Jorge Pardo, accompagnato dal chitarrista Francisco Rey Soto, il macedone Stracho Temelkovski e, dal Veneto, il Duo D’Altrocanto.

Durante la serata Daniele Cossellu, storico fondatore dei Tenores di Bitti “Remunnu ‘e Locu”, ha ricevuto il Premio Albo d’oro 2018, il riconoscimento assegnato ogni anno ad una figura di rilievo del mondo culturale e artistico italiano.

Il festival nasce per omaggiare un grande artista sardo come Andrea Parodi, che dal pop d’autore dei Tazenda era arrivato come solista ai vertici della musica d’impronta etnica. Tutti i concorrenti e gli ospiti hanno proposto un suo brano lungo le tre serate del Premio.

A condurre l’edizione 2018 sono stati Ottavio Nieddu e Gianmaurizio Foderaro. La serata finale è stata trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook di Rai Radio Tutta Italiana.

Molti i premi ed i bonus per il gruppo vincitore del “Parodi”: avrà l’opportunità di esibirsi alle edizioni 2019 dell’“European Jazz Expo” in Sardegna, di Folkest in Friuli, del Negro Festival di Pertosa (Salerno), del Premio dei Premi al Mei di Faenza, dello stesso Premio Parodi ed in vari altri eventi e serate che saranno man mano annunciati. Inoltre per La Maschera c’è un tour di otto concerti, realizzato grazie a NuovoImaie (progetto finanziato con i fondi dell’art. 7 della legge 93/92), ed una borsa di studio di 2.500 euro.

Al Premio della critica va invece la produzione di un videoclip offerto dalla Federazione degli Autori.

I finalisti sono frutto di un’approfondita selezione fra ben 220 iscritti, provenienti da da ogni parte del mondo, dal Messico alla Siberia, dal Senegal a Cipro. Indice, questo, del rilievo assunto da questa manifestazione nel corso degli anni.

La giuria che ha deciso il premio assoluto era composta da Gianfranco Cabiddu (Regista, musicista), Gigi Camedda (musicista), Lucia Campana (partner Premio Città di Loano), Gesuino Deiana (musicista), Gaetano D’Aponte (partner Premio Bianca D’Aponte), Andrea Del Favero (Partner Folkest), Giovanni Gianluca Floris (musicista, presidente del Conservatorio di Cagliari), Kaballà (musicista), Elena Ledda (musicista), Silvano Lobina (musicista), Annamaria Loddo (operatrice culturale), Marco Lutzu (musicista, etnomusicologo), Roberto Mancinelli (I Mean), Gino Marielli (musicista), Nicola Meloni (operatore culturale), Michele Palmas (produttore S’Ard Music), Andrea Ruggeri (musicista), Gisella Vacca (musicista, attrice).

Quella critica vedeva presenti Claudio Agostoni (Popolare Network), Gabriele Antonucci (Panorama), Matteo Bruni (Radio Super Sound), Angela Calvini (Avvenire), Stefano Carboni (Radio Montecarlo), Simone Cavagnino (Unica Radio), Flavia Corda (Rai 3 Sardegna), Valerio Corzani (Radio 3), Tore Cubeddu (Eja TV), Ciro De Rosa (Blogfoolk / Songlines), Daniela Deidda (Sardegna Eventi 24), Felice Liperi (Repubblica), Monica Magro (Radio Sintony), Elisabetta Malantrucco (Rai Radio Techetè), Luigi Mameli (Radiolina), Marco Mangiarotti (Quotidiano Nazionale / Il Giorno), Andrea Massidda (La Nuova Sardegna), Duccio Pasqua (Radio 1), Piersandro Pillonca (Uff. Stampa Consiglio Regionale della Sardegna), Timisoara Pinto (Radio 1), Walter Porcedda (Musica Jazz), Emanuela Teodora Russo (NuovoImaie), Cristiano Sanna (Tiscali), Claudio Scaccianoce (Linkiesta), Giacomo Serreli (giornalista musicale), Stefano Starace (Mo’l’estate), Mario Tasca (Sardegna 1), Jacopo Tomatis (Il giornale della musica).

Per la giuria internazionale, infine, c’erano Bastiaan Springer (ConcertZender, Olanda), Andrew Cronshaw (Froots magazine – Rough Guide to World Music, Regno Unito), Thorsten Bednarz (DeutchlandFunk Kultur, Germania), Petr Doruzka (Czech Radio, Praga), Sergio Albertoni (RSI Svizzera).