2 November, 2024
HomePosts Tagged "Marco Marras"

E’ stato presentato questa mattina c/o la Sala Fabio Masala della Fabbrica del Cinema il cortometraggio dal titolo “Donne Vita Libertà” il quale rappresenta il prodotto finale del Progetto “Ciak in fabula “Iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso da MIC- MIM e MIBACT” sul linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione.

Il Progetto ha inteso raccontare la parità di genere e le pari opportunità attraverso Cineforum, Laboratori di Lettura, di Animazione alla lettura e scrittura di soggetti cinematografici, pensati per leggere storie ed insegnare a usarle al fine di rappresentare il presente, creando un orizzonte narrativo prima e cinematografico poi e ha coinvolto l’intero Istituto Comprensivo “G. Marconi” dalla scuola dell’Infanzia, alla Primaria e Secondaria di primo grado dei Comuni di San Giovanni Suergiu, Tratalias, Giba e Masianas, ma ha potuto concretizzarsi grazie al supporto tecnico della Società Umanitaria di Carbonia e degli operatori e delle operatrici che lavorano c/o la Fabbrica del cinema: Simone Manca, Riccardo Podda, Roberta Crepaldi, Simone Cabitza. Marco Marras, che ha curato le sessioni di cineforum rivolte agli alunni e le alunne, Luca Gambula che ha realizzato le musiche e curato il sound design del film e Nicola Trullu che ha seguito le coreografie.

Come hanno tenuto a sottolineare le docenti coinvolte nel progetto Barbara Cao e Cristina Boi: «È stato un lavoro di squadra. Determinante il lavoro e il contributo di tutti: del dirigente scolastico, della segreteria, delle maestre dell’Infanzia e della Primaria, dei colleghi e delle colleghe della Scuola Secondaria di primo grado che col loro grande lavoro hanno dato un apporto fondamentale alla realizzazione del progetto e del cortometraggio, fornendo il materiale (disegni, racconti, soggetti, storyboard)su cui poi gli alunni del laboratorio di Cine-teatro e danza hanno elaborato la sceneggiatura di “Donne, vita, Libertà!»

«La sceneggiatura è la sintesi dei 3 soggetti cinematografici che sono stati selezionati da una giuria composta da docenti esterni all’Istituto ed esperti di cinema che ha valutato i prodotti tenendo conto della pertinenza al tema, della coerenza interna, della correttezza grammaticale dei testi, della struttura narrativa, dell’effettiva traducibilità nel linguaggio cinematografico e della completezza dello storyboard:»

 

[bing_translator]

Mauro Pili è il sesto candidato alla presidenza della Regione Sardegna. Lo ha designato l’assemblea di “Sardi liberi”, l’aggregazione formata dai movimento Unidos e Progres e da alcuni ex del Partito Sardo d’Azione (tra i quali il consigliere regionale Angelo Carta e l’ex presidente Giovanni Columbu), nel corso della riunione tenuta ieri mattina alla Torre aragonese di Ghilarza.

52 anni (è nato a Carbonia il 16 ottobre 1966), giornalista professionista dal 1990, leader di Unidos, di formazione socialista (è figlio di Domenico, più volte consigliere ed assessore regionale) ha iniziato la sua attività politica a Iglesias, sua città d’adozione, prima da consigliere comunale di minoranza, poi da sindaco. Eletto una prima volta primo cittadino all’età di 27 anni il 5 dicembre 1993 alla testa di un’aggregazione civica, al ballottaggio, con una clamorosa rimonta sul candidato del centrosinistra Nico Grillo (passò dal 22% del primo turno al 53%), venne rieletto nel novembre 1997, quando si impose al ballottaggio ancora sul candidato del centrosinistra, Marco Marras, dopo aver sfiorato la vittoria al primo turno (si fermò al 49,15%).

Nel 1999, dopo aver aderito a Forza Italia, si dimise dalla carica di sindaco il 5 luglio e venne candidato alla presidenza della Regione, ottenendo 151.962 preferenze al primo turno e superando al ballottaggio il candidato del centrosinistra Gian Mario Selis ma, dopo una serie di contrastate vicende politiche interne al centrodestra, riuscì ad essere eletto alla massima carica solo il 15 novembre 2001 e restò in carica fino al 25 agosto 2003. Nel 2004 si ricandidò alla presidenza della Regione e con il 44,18% perse il confronto con Renato Soru, candidato del centrosinistra, che venne eletto con il 45,89%.

Nel 2006 è stato eletto alla Camera dei deputati nelle liste di Forza Italia, confermato prima nel 2008, poi nel 2013, con il neonato Popolo della Libertà. Il 30 settembre 2013, a pochi mesi dall’inizio della XVII legislatura, ha lasciato il gruppo del Popolo della Libertà ed ha formato il movimento autonomo Unidos, aderendo a Montecitorio al gruppo Misto.

Nel febbraio 2014 si è candidato alla presidenza della Regione alla testa di una coalizione di quattro liste (Unidos, Mauro Pili Presidente, Fortza Paris Azione Popolare Sarda e Soberania), ottenendo 42.236 voti (5,72%) da presidente e 37.059 voti (5,43%) con le liste, fallendo l’ingresso di suoi rappresentanti in Consiglio regionale perché la legge elettorale prevede per le coalizioni uno sbarramento al 10%, contro uno al 5% per le singole liste (Mauro Pili, comunque, non sarebbe stato eletto, perché la stessa legge prevede l’elezione automatica in Consiglio solo per i due candidati alla presidenza più votati).

Ora, a distanza di cinque anni, il leader di Unidos sarà nuovamente candidato alla presidenza, alla testa di una singola lista: “Sardi liberi”.  Ad oggi la sua è la sesta candidatura, dopo quelle di Andrea Murgia (Autodeterminatzione), Massimo Zedda (Centrosinistra), Christian Solinas (Centrodestra), Francesco Desogus (Movimento 5 Stelle) e Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi). Nei prossimi giorni dovrebbe essere ufficializzata anche la settima, quella del magistrato del Tar del Lazio Ines Pisano, che ha annunciato recentemente la sua “discesa in campo” per le elezioni regionali che, quasi certamente, si terranno il 24 febbraio 2019.

 

 

 

[bing_translator]

Ai confini tra “normalità” e follia con “La signora Savage” di John Patrick in cartellone sabato 7 aprile alle 20.45 al Teatro Centrale di Carbonia sotto le insegne del CeDAC per la Stagione di Prosa 2017-18 nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna: una commedia brillante nella mise en scène de La Clessidra Teatro con la regia Anna Pina Buttiglieri per un vivace affresco della società tra vizi e (rare) virtù.

Sotto i riflettori Valentina Aru, Omar Soddu, Davide Maringiò, Francesca Puddu, Giusy Tartaglione, Rita Garau, Simona Lisci, Stefania Altea, Marco Marras e Eleonora Aru che prestano volto e voce ai personaggi con i loro tratti surreali e grotteschi, tra i toni briosi e leggeri della pièce, impreziosita dalle scenografie di Giovanni Soddu, che offre interessanti spunti di riflessione su pregiudizi e i timori dei “benpensanti” da un lato,  e dall’altro sulla libertà della pazzia.

Il desiderio della protagonista – una ricca vedova – di offrire in beneficenza la cospicua eredità lasciatale dal marito preoccupa i figliastri, che per salvaguardare il patrimonio di famiglia dalle “stravaganze” della matrigna decidono di farla ricoverare in una casa di cura per persone affette da disagi psichici. La signora Savage scopre nel microcosmo degli “alienati” una sensibilità e un’umanità ormai rare e pur nella sua condizione paradossale trova insospettabili affinità con quegli sconosciuti bizzarri e perfino divertenti con la loro manie e la loro peculiare visione della realtà.

Nello spazio isolato e protetto della clinica, gli ospiti de “I Chiostri” hanno costruito una propria dimensione quasi fiabesca, in cui vivere con le proprie fantasie e i propri sogni, le proprie insicurezze e paure, al riparo dalla crudeltà del mondo che li ha rifiutati e respinti, emarginandoli perché non sufficientemente evoluto, e quindi non ancora in grado di accoglierli nella loro diversità. In una città segreta fuori dalle influenze e lontana dallo stress del quotidiano, queste fragili creature hanno saputo ritrovare un equilibrio e una serenità che probabilmente non reggerebbero al confronto con le regole e le abitudini dei cosiddetti “sani”.

La signora Savage è vittima di un perfido complotto da parte dei figli del defunto marito, che preferirebbero farla interdire pur di scongiurare il pericolo di vederla sperperare in generose donazioni quei beni e quei denari da loro agognati, e che forse davvero in quel generoso proposito intravedono un segno di decadenza mentale o un sintomo di pazzia. Rinchiusa nella casa di cura la donna medita sul modo di uscire da quella situazione ma contemporaneamente si guarda intorno e impara a conoscere i suoi compagni di viaggio in quella terra sconosciuta in cui ciascuno inventa, in un certo senso, la propria verità.

I comportamenti degli ospiti sfidano ogni logica, ma in effetti rispondono a delle norme interne che essi stessi si sono dati, secondo un rituale e dei significati ben noti, così che la nuova arrivata può avere la sensazione che davvero l’ordine delle cose sia stato sovvertito e come una novella Alice in un paese delle meraviglie attraversa la linea invisibile che separa vita e sogno. L’autore raffigura con simpatia e quasi con tenerezza quell’umanità prigioniera dei propri incubi, costretta a esistere nell’ombra, oltre il muro, che conserva una fanciullesca innocenza – ignara della malizia e in un certo senso al di là del bene e del male.

Scritta all’inizio degli Anni Cinquanta “La signora Savage” (The Curious Savage) dal drammaturgo e sceneggiatore americano John Patrick mette l’accento – con grazia – sulla dignità delle persone colpite da turbe psichiche e sulla lorocapacità d’insegnare – ai cosiddetti “sani” – un modo differente di guardare la realtà, facendo riscoprire – alla protagonista e agli spettatori – il senso della vita.

[bing_translator]

Si alza il sipario sulla Stagione di Prosa e Danza 2017-18 organizzata dal CeDAC al Teatro Centrale di Carbonia, incastonata nel ricco programma delle manifestazioni in occasione degli 80 anni della fondazione della città – 1938-2018 – e realizzata con il patrocinio e il sostegno del comune di Carbonia – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Otto spettacoli in cartellone da gennaio ad aprile – con suggestivi intrecci fra letteratura e teatro, danza e poesia: focus sulla drammaturgia contemporanea con autori come il britannico Anders Lustgarten e lo statunitense John Patrick, il cantautore Gianmaria Testa e gli scrittori Sergio Atzeni e Marcello Fois accanto all’attore e regista Andrea Tedde, oltre ad affascinanti racconti a passo di danza, tra classici balletti e inedite coreografie.
Soddisfazione è stata espressa stamane, nel corso della conferenza stampa di presentazione, dall’assessore alla Cultura Sabrina Sabiu “per una nuova stagione teatrale che si annuncia di altissimo livello, con il massimo coinvolgimento delle compagnie locali e la presenza di attori di fama nazionale. Abbiamo organizzato la rassegna nei minimi dettagli, con l’obiettivo di festeggiare nel migliore dei modi la nostra città che, nel 2018, taglierà un traguardo importante: il compimento dei suoi primi 80 anni. E proprio l’ottantesimo compleanno di Carbonia ha ispirato il nome che abbiamo dato alla nuova stagione di prosa, Carbonia 80 (1938-2018), la quale ripercorre tutti i cambiamenti sociali che hanno caratterizzato la nostra città in questi decenni”.
Sotto i riflettori nomi di punta della scena nazionale e non solo, da attori del calibro di Giuseppe Cederna, Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano alla scrittrice Michela Murgia – che interpreta Grazia Deledda nella pièce di Marcello Fois, accanto ad un’intensa Lia Careddu e a Valentino Mannias, Marco Brinzi e Giaime Mannias, all’étoile Emanuela Bianchini con la Mvula Sungani Physical Dance Company e ai danzatori del Balletto di Roma. Tra i protagonisti anche Marta Proietti Orzella e Andrea Tedde di Batanea Teatro, Andrea Rosas de La Cernita Teatro e la compagnia de La Clessidra Teatro per una stagione che affronta temi cruciali del presente – dalle migrazioni alle inquietudini esistenziali, agli equilibri della vita di coppia, dall’eterno conflitto tra il bene e il male al sottile confine tra ragione e follia.

L’inaugurazione sarà nel segno di Grazia Deledda – domenica 7 gennaio alle 20.45 – con “Quasi Grazia” – la pièce firmata da Marcello Fois, nella mise en scène di Sardegna Teatro con la regia di Veronica Cruciani: sul palco nel ruolo della scrittrice nuorese una convincente Michela Murgia, in un raffinato gioco di specchi tra due donne e artiste, autrici di successo note e apprezzate anche all’estero, e il loro legame con l’Isola e le proprie radici. Una straordinaria Lia Careddu interpreta la madre della futura vincitrice del Premio Nobel, accanto a Valentino Mannias, Marco Brinzi e Giaime Mannias in uno spettacolo dalla cifra contemporanea e immaginifica da cui emerge, tra segni e simboli di una cultura ancestrale, il ritratto di una figura di grande modernità.

La magia di una fiaba sulle punte – sabato 13 gennaio alle 20.45 – con “Lo Schiaccianoci” nell’originale rilettura del coreografo Massimiliano Volpini per il Balletto di Roma, che trasporta la vicenda nelle periferie metropolitane, dove il sogno di Clara e dei suoi amici riflette il desiderio di sfuggire a un destino già scritto, per trasferirsi al di là del muro che separa ricchezza e povertà. Sulle note evocative di Pëtr Il’ič Čajkovskij, l’atmosfera delle feste natalizie si diffonde anche nei quartieri più degradati, tra i senzatetto e gli “invisibili”, dove il dono di un misterioso benefattore, uno strano pupazzo, si trasforma nel simbolo del riscatto. Il finale ripropone un viaggio tra le danze del mondo, quasi una visione onirica e poetica che riaccende la speranza di un futuro migliore.

La tragedia dei migranti rivive sulla scena – martedì 23 gennaio alle 20.45 – in “Lampedusa” di Anders Lustgarten con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano, protagonisti sotto le insegne di BAM Teatro per la regia di Gian Piero Borgia. La pièce affronta un tema drammatico e attuale attraverso il duplice sguardo di un pescatore che si guardagna il pane recuperando i corpi dei profughi annegati in mare e di una studentessa di origine marocchina, immigrata di seconda generazione, esattrice per una società di prestiti. Visioni contrastanti, per «un racconto sulla sopravvivenza della speranza. Dietro il disastro sistematico della politica e delle nazioni, ci sono ancora e fortunatamente le persone, la gentilezza individuale, la sorpresa dei singoli».

S’intitola “Quotidianamente insieme” la commedia scritta, diretta e interpretata da Andrea Tedde, in scena con Marta Proietti Orzella (produzione Batanea Teatro) – sabato 3 febbraio alle 20.45 – per un’indagine tra i fragili equilibri della vita di coppia. Dopo cinque anni di matrimonio, Massimo e Claudia (lui fa l’avvocato, lei è un’insegnante d’aerobica) cercano di risolvere i problemi che minano il loro rapporto rivolgendosi ad un analista, che suggerisce loro di sperimentare il cosiddetto “metodo del terzo”. I due si ritrovano così a discutere parlando di sé in terza persona, con effetti grotteschi e surreali, in un confronto nel quale mettono a nudo tutti gli aspetti critici della loro relazione, «giocandosi tutto come in una partita a tennis, a suon di battute e di risposte».

Una “storia d’amore mediterranea” – martedì 27 febbraio alle 20.45 – con “Odyssey Ballet” del coreografo italo-africano Mvula Sungani, che rilegge il poema omerico in chiave femminile, come il diario di una donna in attesa del ritorno dello sposo, quindi intenta a fantasticare su strani incontri e innumerevoli peripezie di quel lungo viaggio. Sotto i riflettori l’étoile Emanuela Bianchini e i danzatori della Mvula Sungani Physical Dance danno vita ad un intrigante e coinvolgente racconto per quadri sulla suggestiva colonna sonora ispirata alle culture e ai popoli che si affacciano sulle sponde del “mare nostrum”. Tra musiche tradizionali ed elettronica, una performance avvincente in cui si fondono danza classica e contemporanea, acrobazie circensi e arti marziali.

Viaggio tra storie e canzoni con “Da questa parte del mare” giovedì 8 marzo alle 20.45: Giuseppe Cederna (volto noto del grande e del piccolo schermo, da “Marrakech Express” a “1993”) dà voce alle parole di Gianmaria Testa, per una riflessione sulle migrazioni, ma anche sulle radici e sul senso dell’“umano” sulla falsariga del libro del cantautore piemontese e delle sue poesie in musica. Una performance emozionante, impreziosita dai testi di Marco Revelli e di Alessandra Ballerini, per la regia di Giorgio Gallione, una narrazione incentrata sulle questioni cruciali del presente, attraverso lo sguardo ironico e disincantato ma soprattutto l’estrema sensibilità e la generosità di un’artista che ha saputo interpretare le piccole e grandi tragedie dell’esistenza.

Nulla succede per caso”, ovvero “Una storia cagliaritana sul bene e sul male” nel segno di Sergio Atzeni – venerdì 23 marzo alle 20.45: La Cernita Teatro porta in scena un racconto dello scrittore cagliaritano, “Il vento soffia, dai bastioni”, con Andrea Rosas nel ruolo del protagonista, per la regia di Monica Porcedda. Una vicenda dal sapore vagamente noir, in cui la scomparsa del capopesca Antonio Melis, uomo stimato e apprezzato da tutti, e in primis dai suoi dipendenti, che lo considerano un padre più che un padrone, costringe il figlio, ancora ragazzo, a fare i conti con la realtà. Egli vede cose che altri non vedono (o non vogliono vedere), finché dopo vent’anni di assordante silenzio troverà il coraggio di “urlare” che «su questa terra… nulla succede per caso».

Suggellerà la Stagione di Prosa e Danza a Carbonia – sabato 7 aprile alle 20.45 – “La signora Savage” di John Patrick nella versione de La Clessidra Teatro, con la regia di Anna Pina Buttiglieri e un numeroso cast, formato da Valentina Aru, Omar Soddu, Davide Maringiò, Francesca Puddu, Giusy Tartaglione, Rita Garau, Simona Lisci, Stefania Altea, Marco Marras e Eleonora Aru. La divertente commedia affronta il tema delicato della follia attraverso la vicenda paradossale della protagonista, che i figliastri hanno fatto rinchiudere in una casa di cura per malati di mente per impedirle di “sperperare” il patrimonio paterno in beneficenza. La donna un po’ stravagante, ma generosa e ben decisa a farsi valere, scoprirà inaspettatamente dentro quelle mura – tra episodi esilaranti e involontarie gags – il vero senso della vita. 

La Stagione di Prosa e Danza 2017-18 a Carbonia è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiBACT/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Sardegna e del comune di Carbonia, con il contributo della Fondazione di Sardegna e con l’importante supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio da e per l’Isola.

Quasi Grazia – ©alecani 2017 – all rights reserved – info at alecani@gmail.com

[bing_translator]

Antonio Gramsci, politico e intellettuale sardo oggi di fama internazionale, nato ad Ales il 22 gennaio 1891, è morto il 27 aprile 1937, dopo oltre dieci anni di sofferenze nelle prigioni fasciste.

Quest’anno 2017, in cui ricorre l’ottantesimo anniversario della sua morte, è stato dichiarato “Anno Gramsciano” dalla Giunta della Regione Autonoma della Sardegna; inoltre una mozione approvata all’unanimità il 2 marzo dalla Consulta regionale per l’Emigrazione della Regione sarda e fatta propria dal Consiglio Direttivo nazionale della F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), svoltosi a Milano il 26 marzo, ha invitato i circoli di tutto il mondo a ricordare questa grande figura di sardo, le cui opere sono tradotte, conosciute e apprezzate – appunto – in ogni parte del mondo.

Nel 2017 molte associazioni sarde affiliate alla F.A.S.I. hanno organizzato (Bergamo, Bologna, Cinisello Balsamo, Cremona, Fiorano Modenese, Livorno, Roma – “Il  Gremio”, Torino – “A. Gramsci”) o stanno per organizzare (Milano-Vimodrone-Cesano Boscone; Cornaredo) incontri sul tema.

Nel pomeriggio di sabato 18 novembre è stata la volta del Circolo “Sarda Tellus” di Genova, presieduto da Lucia Cireddu. Nell’auditorium della sede del prestigioso Museo Sant’Agostino, di cui è direttore Adelmo Taddei, un folto pubblico (in prima fila Renzo Caddeo, coordinatore dei Circoli F.A.S.I. del NordOvest, e Virgilio Mazzei, già presidente del Circolo e già componente del Comitato Esecutivo nazionale della F.A.S.I.) ha seguito gli interventi dei relatori. Dopo i saluti della presidente del Circolo e del direttore del Museo (che ha elogiato l’attività della “Sarda Tellus” in quanto propone sempre iniziative di alta qualità), Claudio Montaldo (già vicesindaco di Genova, già assessore della Salute della Regione Liguria) ha osservato che, se è vero che oggi Gramsci è famoso in tutto il mondo, c’è da chiedersi che cosa ha perduto il nostro Paese per il fatto che  gli è stato impedito di comunicare: certo non poteva essergli proibita, nelle prigioni fasciste, la possibilità di pensare, ma poteva farlo – in una condizione peraltro di incredibili sofferenze fisiche – solo “a futura memoria”.       

Montaldo ha rievocato sinteticamente le vicende biografiche di Gramsci: date le disagiate condizioni economiche della famiglia dovette frequentare l’Università di Torino in uno stato di paurosa povertà. La scoperta della classe operaia torinese del primo Novecento lo indusse a immergersi nelle lotte sociali e politiche (in particolare ai tempi dell’organizzazione dei Consigli di fabbrica). In carcere – nonostante le pressioni e le provocazioni – non smise la sua battaglia culturale contro l’ideologia fascista. Il grande sardo (Gramsci per tutta la vita rimase profondamente legato alle sue origini isolane) ha meriti non solo in campo politico ma anche in ambito culturale (in particolare per lo studio della  letteratura popolare, per esempio i romanzi d’appendice della vogherese Carolina Invernizio).

Paolo Soddu, docente di Storia contemporanea nell’Università degli Studi di Torino, ha ricordato che Gramsci non è stato solo un grande intellettuale ma anche un grande leader di partito (formazione politica che lui definiva non a caso “intellettuale collettivo” avente una funzione nazionale). Togliatti ha il merito di aver compreso che il fascismo era un “regime reazionario, sì, ma di massa”, che godeva cioè di un ampio consenso. Gramsci, nei suoi “Quaderni del carcere” approfondisce la riflessione su quello che il fascismo rappresenta, cioè la sconfitta non solo del movimento operaio ma anche quella sua personale, e la vittoria, non solo in Italia, del capitalismo. Anche in carcere Gramsci non smette di pensarsi come leader di partito.

Pur con i loro caratteri di  “rapsodicità” le pagine dei “Quaderni” rappresentano una riflessione sulla contemporaneità fatta con i ferri del mestiere dello storico e quindi bisogna mettere assolutamente in rilievo la dimensione globale del suo pensiero. Gramsci è certo uomo del suo tempo ma è capace di  intravvedere i fattori nuovi, addirittura i cambiamenti epocali, che stanno trasformando, per esempio, il mondo del lavoro (si vedano gli scritti su “americanismo e fordismo”).

La sistematizzazione per aggregazioni tematiche che Togliatti (con la collaborazione di Felice Platone) ha fatto  nell’immediato dopoguerra dei frammentari “Quaderni del carcere” ha permesso una conoscenza di massa delle considerazioni gramsciane ed ha consentito al PCI di avere un formidabile apparato ideologico fondamentale nell’opera di “socializzazione democratica degli Italiani”.

Dopo la loro pubblicazione nel 1975 in edizione critica a cura di Valentino Gerratana, certo i “Quaderni” sono  diventati, soprattutto, materia di studio degli specialisti, ma concetti come quelli di “intellettuale collettivo”, “rivoluzione passiva”, “blocco storico” o “egemonia” hanno avuto tutto l’agio di radicarsi nella conoscenza di massa grazie alla edizione dei “Quaderni” tematici.

Antonio Gramsci (sardo ma anche torinese, romano, moscovita) è stato un intellettuale globale cosmopolita che nel chiuso del  carcere ha cercato di cogliere la modernità.

Nell’occasione della manifestazione genovese è stato possibile anche presentare tre libri su Gramsci editi negli ultimi anni in Sardegna.

Marco Marras in “I Gramsci a Sorgono” (Ghilarza, Iskra, 2014) racconta del soggiorno per sei anni, in quel paese, della famiglia Gramsci: vi si era trasferita da Ales perché il capofamiglia, Francesco, doveva andare  ad occupare il posto di responsabile del locale Ufficio del Registro.

Quegli anni furono segnati da un terribile dramma familiare: il padre Francesco fu arrestato il 9 agosto 1898, con l’accusa di peculato, concussione e falsità in atti, e il 27 ottobre 1900 venne condannato al minimo della pena con l’attenuante del «lieve valore»: 5 anni, 8 mesi e 22 giorni di carcere, da scontare a Gaeta. Venendo a mancare lo stipendio del padre, la famiglia Gramsci fu ridotta in condizioni di estrema miseria, che la madre affrontò con coraggio straordinario valendosi anche della collaborazione del piccolo Antonio, già colpito dal morbo di Pott.

Franco Sonis, autore di  “Antonio Gramsci. Le radici materne” (edizioni Sguardi Sardi di Mogoro, Oristano, 2016), a seguito di approfondite ricerche d’archivio, ha sviscerato tutte le vicende delle famiglie degli ascendenti di Peppina Marcias, eroica mamma di Gramsci, figura di eccezionale forza fisico-morale, della quale ha certificato che non era nata a Terralba, come era stato finora ripetuto, ma che aveva origini riferite ai due paesi di Pabillonis, e Forru, oggi Collinas.

Tonino Cau, leader dei “Tenores di Neoneli”, sull’esempio di “Zuighes”, ha pubblicato (presso Nero a Colori, di Oristano, 2017), un volume intitolato “Gramsci, un’Omine, una Vida”. Centonovanta pagine, ciascuna delle quali riporta cinque ottave in sardo (con traduzione in italiano) scritte da Cau per raccontare la vita  di questo Uomo eccezionale qual è stato Antonio Gramsci.

Scrive Cau, in chiusura: «Io ho creato ‘un presupposto’, cioè il libro, un racconto in maniera originale (in lingua sarda, logudorese) della vita di Gramsci. Dal libro discende poi lo spettacolo dei Tenores di Neoneli, che abbiamo già cominciato a proporre e a lungo proporremo ovunque sarà richiesto. Il pubblico dirà, come sempre, e darà il suo responso».

Paolo Pulina    

[bing_translator]

Centrale Grazia Deledda Enel 85 copia

Domani mattina la commissione “Attività Produttive” esprimerà il parere di propria competenza sul Piano energetico regionale, dopo aver concluso in tarda serata il ciclo di audizioni sul testo approvato dalla Giunta, ascoltando le valutazioni dei sindacati, delle forze datoriali e delle associazioni ambientaliste.

I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno espresso un giudizio positivo sull’impianto del provvedimento: «Finalmente la Sardegna si dota di un Piano energetico – ha detto il segretario della Filtcem-Cgil Salvatore Cappai – la metanizzazione dell’Isola sarebbe un’opera di portata storica. Adesso c’è bisogno di tempi certi e di risposte concrete per attuare il progetto». Stessa preoccupazione espressa dai colleghi di Cisl e Uil Marco Nappi e Salvatore Sini che hanno paventato il rischio di lungaggini negli iter autorizzativi per la realizzazione delle infrastrutture (depositi Gnl, rigassificatori, rete di distribuzione): «L’importante è che si proceda rapidamente – hanno sottolineato Nappi e Sini – solo così la Sardegna potrà colmare il gap con le altre regioni italiane ed europee. Sarà compito della Regione fare in modo che il metano arrivi ai sardi a prezzi contenuti, in linea con la media italiana». Qualche dubbio invece è stato espresso sull’obiettivo dell’abbattimento del 50% delle emissioni di CO2 entro il 2030. «E’ un’indicazione condivisibile ma difficile da attuare – ha detto Marco Marras della Flaei – Cisl – occorre indicare con più precisione la strada da seguire per centrare l’obiettivo».

L’approvazione del Piano energetico e la sua impostazione “flessibile” con la previsione di diverse fonti di approvvigionamento, è stata valutata positivamente anche dai rappresentanti delle forze datoriali.

Il presidente di Confindustria, Alberto Scanu, ha però sollecitato più chiarezza sui tempi e sulle modalità di raggiungimento degli obiettivi: «Il Piano è pieno di buoni propositi ma bisogna dare una linea chiara se non si vuole correre il rischio di farlo diventare un libro dei sogni – ha detto Scanu – sui progetti di efficientamento energetico, iter autorizzativi per le infrastrutture del gas metano e utilizzo delle fonti rinnovabili sono necessari ulteriori approfondimenti».

Apprezzamento per l’approvazione del Piano è stata espressa anche dal presidente di Confapi Gianfrancesco Lecca: «Il varo del Pears rappresenta un passo importante per favorire la crescita dell’Isola – ha detto Lecca – bisogna però garantire tempi certi per il processo di metanizzazione a costi accessibili per le imprese. In attesa del completamento delle opere, occorre puntare a una riduzione della carbon tax su gpl e gasolio per consentire una riduzione della bolletta energetica per le aziende sarde». Per Confapi, inoltre, è urgente fare chiarezza sulle autorizzazioni per la realizzazione delle infrastrutture del gas metano: «La Giunta ancora non ha chiarito la questione – ha concluso Lecca – si rimanda tutto alla firma del Patto per la Sardegna con il Governo. Speriamo che in quella occasione arrivi una risposta definitiva».

Forti perplessità sul Piano sono state invece espresse da Legambiente. Secondo il presidente del Comitato Scientifico dell’associazione ambientalista Vincenzo Tiana la proposta di riduzione del 50% delle emissioni di CO2 è formulata con enunciazioni contraddittorie che rendono praticamente impossibile il raggiungimento degli obiettivi dichiarati».

Per Legambiente la strada da seguire è quella dell’innovazione, delle produzioni a basso contenuto energetico e alto know-how, della ricerca e delle nuove tecnologie. «Serve un  crono programma per il superamento definitivo del carbone e la graduale dismissione del comparto termoelettrico la cui produzione di energia deriva per il 71% da fonti fossili».