25 November, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato le mozioni sulle misure urgenti per alleviare i danni causati dagli incendi estivi alle aziende agricole, sull’istituzione di una struttura tecnico-organizzativa autonoma potenziata in materia di pesca, acquacoltura e molluschicoltura e contro la realizzazione degli impianti termodinamici a Decimoputzu e Gonnosfanadiga.

E’ stata bocciate, invece, la mozione sul primo bilancio alla lotta agli incendi sul territorio regionale.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.240 – Congiu e più – “sulle misure urgenti per alleviare il danno patito dalle imprese agricole insediate nei territori percorsi dagli incendi nelle giornate dell’1, 2 e 5 luglio 2016; attivazione di strumenti finanziari e buon acquisto di materie prime per l’alimentazione del bestiame”. Il presidente ha dato la parola al consigliere Gianfranco Congiu (Pds) per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento Congiu ha sottolineato che «la mozione non fa leva sui sentimenti e non punta a suscitare emozioni ma ha lo scopo di intervenire su un argomento che purtroppo in Sardegna si ripropone in modo ciclico, non con un risarcimento già previsto dalla normativa vigente quanto con strumenti innovativi ed utili per alleviare chi ha perduto la sua unica fonte di reddito, nel caso dell’azienda agricola il nutrimento per gli animali». «Per questo – ha sostenuto – auspico un dibattito sul livello di cura che dobbiamo mettere in campo per le popolazioni colpite, senza dimenticare che, oltre all’efficienza del sistema di contrasto agli incendi che ha dato buoni risultati, occorre trovare una strada per fornire aiuti immediati». Quello dei voucher può essere un esempio, ha precisato in conclusione, «fermo restando che occorre garantire la sopravvivenza di settori produttivi vitali per la Sardegna con particolare riferimento alla ruralità che, nel passato, aveva attorno un vero e proprio sistema pubblico e privato che lo sosteneva mentre dopo è stata progressivamente messa ai margini, una tendenza che è necessario invertire».

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame della mozione n. 252 – Crisponi e più – Crisponi e più – “sul primo bilancio della lotta agli incendi sul territorio regionale”. Il presidente ha dato la parola al consigliere Michele Cossa (Riformatori sartdi) per illustrarla.

Cossa ha parlato della recente stagione degli incendi evidenziando la sua preoccupazione «non solo per i danni causati alle attività agricole ma anche per impatto del fenomeno su importanti attività turistiche in diverse zone della Sardegna e, di conseguenza, sulla sicurezza percepita da turisti con ripercussioni negative sul piano dell’immagine della Sardegna». «Inoltre – ha proseguito – emerge una situazione difficile del comparto forestale dove il 30% del personale risulta inabile al servizio e in generale la pianta organica presenta una età media molto avanzata, e va sottolineato in questo contesto anche il ritardo con cui è stata stipulata la convenzione con Vigili del Fuoco». «In generale – ha riassunto Cossa – siamo di fronte ad un sistema sottoposto ad una forte pressione ed occorre quindi una riflessione sulla stagione antincendio 2016, sia per la quantificazione dei danni economici ai territori che per una stima degli indennizzi alle popolazioni colpite, con un focus particolare sull’apparato di telerilevamento che in vent’anni (e nonostante la spesa di ben 27 milioni di euro, a cifre attuali) non ha prodotto niente di concreto perché è stata sostanzialmente abbandonato dalla Regione e comunque mai entrato davvero in funzione; anche su questo aspetto è necessaria chiarezza, nel momento in cui si ragiona su cosa fare il per prossimo anno».

Subito dopo è stata illustrata l’interpellanza n. 235/A con primo firmatario il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu.

Il capogruppo dell’Udc, dopo aver ricordato che la discussione dell’interpellanza a distanza di oltre due messi dalla sua presentazione «lascia il tempo che trova», ha messo l’accento sulla necessità di «dati precisi tema sulla stagione appena conclusa, caratterizzata da gravi incendi che, soprattutto nel mese di luglio, hanno colpito diverse zone della Sardegna con danni incalcolabili estesi su migliaia di ettari di terreno». Proprio oggi, ha continuato Rubiu, «il presidente regionale dell’ordine degli agronomi parla di doppio danno, sia al bosco ed al legnatico che soprattutto all’ambiente, parlando a questo proposito di guerra persa dalla politica». Comunque, a giudizio del capogruppo dell’Udc, «sono inaccettabili i ritardi ed i disservizi sull’attività dei Canadair che prima erano di stanza in Sardegna presso l’aeroporto di Elmas per sottolineare la necessità di proteggere adeguatamente la nostra Regione, la prima in Italia per superficie coperta da boschi». Il sistema regionale di prevenzione, ha concluso, «presenta molte falle, nel coordinamento e perfino nelle attrezzature impiegate come le pompe, con danni immateriali e reali di dimensioni incalcolabili che attendono risposte concrete, nel quadro di una urgente riflessione su quanto occorre fare in futuro».

Prendendo la parola nella discussione generale, il consigliere Pier Mario Manca (Sdl) ha affermato che in questo settembre «cominciamo a vedere sulla un paesaggio che inizia ad assumere il colore verde dopo le grandi distese nere dell’estate» Il fuoco, ha lamentato, «è purtroppo una piaga che non riusciamo a debellare contro la quale ci siamo sempre impegnati a fondo anche con leggi che hanno introdotto sui terreni percorsi dal fuoco il divieto di pascolo per 10 anni, oltre a misure per la macro e la micro fauna, dimenticando però che sopra quei terreni ci sono le aziende e gli uomini che ci lavorano, persone ed animali sopravvissuti che meritano la massima attenzione della Regione». E’vero, ha riconosciuto, «che non si può proclamare lo stato di calamità naturale in presenza di incendi dolosi ma dobbiamo comunque trovare soluzioni e dare una risposta pubblica alla catena di solidarietà naturale cui da sempre assistiamo nelle nostre campagne, sia pure limitatamente al nutrimento degli animali». Manca ha concluso auspicando «la creazione di un fondo per accompagnare le aziende colpite dagli incendi fino al cambiamento della stagione e del clima; non sono cifre enormi e non si tratta certo aiuti di Stato, e questo scopo potrebbe essere utilizzata anche la misura 5 del Piano di sviluppo rurale (Psr)».

Il consigliere dell’Udc Gianni Tatti ha dichiarato che «ogni estate diciamo sempre le stesse cose guardando i nostri paesaggi devastati dagli incendi ed è ora che le istituzioni diano un segnale tangibile del loro operato nell’interesse dei cittadini, soprattutto nei confronti di coloro che hanno perso tutto». Quest’estate, ha protestato Tatti, «lo spiegamento di forze della Regione non è stato all’altezza della situazione, sia per scarso coordinamento che problematiche legate a tensioni locali, nonostante tutti gli operatori meritino il convinto plauso della comunità regionale per gli sforzi che hanno profuso». Tutta, ha detto Tatti in conclusione, «va bene fronteggiare le situazioni straordinarie con strumenti straordinari ma dobbiamo investire di più sulla prevenzione, lavorando tutti assieme su molti fronti, cominciando dalla conoscenza e dall’informazione, per arrivare ad una Sardegna salvata non da aerei ma da nuova coscienza dei sardi».

Il consigliere Roberto Desini (Pds) ha condiviso in apertura i contenuti della mozione del collega Congiu aggiungendo però che, «al di là di questo la politica deve prendere esempio dall’atteggiamento di molti allevatori sardi che hanno espresso solidarietà con gli operatori colpiti dagli incendi; noi invece siamo in ritardo, dobbiamo fare autocritica e moltiplicare i nostri sforzi per ricostruire il tessuto economico dei territori colpiti dal fuoco».

Replicando a nome della Giunta l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha dichiarato che «nonostante i clamori e le eccezionali difficoltà meteo, la stagione 2016 appare molto simile a quella di anni precedenti, fatta eccezione per le temperature molto superiori alla media segnalate da ben 4 avvisi meteo seguiti da eventi molto gravi accompagnati da straordinarie ondate di calore». Quella 2016 è stata fortunatamente una stagione di incendi senza vittime, ha detto ancora l’assessore cogliendo l’occasione per ringraziare i 4 operatori rimasti feriti, «ma con danni rilevanti: 2495 incendi su una superficie di 11600 ettari di cui 3100 di boschi, soprattutto a luglio ed agosto in corrispondenza con eccezionali ondate di calore». Tuttavia, ha precisato l’assessore Spano, «i raffronti col passato vanno fatti non con una singola annata ma con una finestra storica più ampia che indica l’evoluzione del fenomeno; sotto questo profilo va ricordato che, rispetto al periodo 1998-2015 si registra una diminuzione del 35% dei terreni percorsi dal fuoco, del 33% per le aree boscate e del 30% sull’estensione media dei singoli incendi, indicatore principale dell’efficienza del sistema, che nel ’98 era di 10 ettari ed oggi è scesa a 4.65, segno che la macchina regionale ha funzionato, fermo restando che non esiste il rischio zero in giornate eccezionali dal punto di vista meteorologico». La Spano ha citato in proposito le vicende del luglio 2009 con 35000 ettari di terreno percorsi dal fuoco, ben 17 incendi su aree superiori ai 100 ettari, fenomeni che purtroppo hanno fatto registrare anche vittime.

Per quanto riguarda il dispositivo antincendio della Regione, l’assessore dell’Ambiente ha ribadito la validità del Piano triennale antincendi con uomini, mezzi (11 elicotteri affiancati dal nuovo Superpuma, un elicottero dello Stato, 3 Canadair affiancati da altri aerei di supporto) e risorse di tutto rispetto. Quest’anno, ha proseguito, «il sistema ha mostrato un miglioramento della capacità di prevedere il fenomeno su un’area divisa in 26 zone di allerta territoriale in grado di trasmettere tempestivamente le informazioni necessarie ad ogni componente del sistema; va ricordata inoltre l’attività investigativa del Corpo forestale che ha portato la Magistratura ad avviare indagini nei confronti di 434 persone». Quanto ai danni, ha aggiunto, «la stima sarà completata entro l’anno». Sul telerilevamento, ha evidenziato infine l’assessore, «il sistema ha mostrato fin da subito  una inefficienza strutturale e generato una lunga serie di falsi allarmi ed i relativi sono stati inoltrati alla Corte dei conti».

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, dal canto suo, ha spiegato che «la richiesta di interventi di soccorso è oggettivamente limitata dai regolamenti comunitari e dal regime de minimis in presenza incendi dolosi; tuttavia, come nel 2009, la strada dei voucher da destinare alle aziende per l’acquisto dei foraggi nel periodo compreso fra l’incendio e la fine stagione, al più faremo una delibera».

Il sede di replica il consigliere Gianfranco Congiu (Pds) ha valutato positivamente l’apertura dell’assessore Falchi a favore di un intervento straordinario e transitorio, sottolineando che, a suo avviso, «la deroga ai regolamenti comunitari è praticabile, auspico perciò un intervento legislativo del Consiglio, finalizzato non al risarcimento ma alla garanzia della minima sussistenza in un periodo transitorio come misura tampone».

Intervenendo sempre per replicare, il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha espresso «perplessità sul taglio delle risposte fornite dall’assessore dell’Ambiente, in alcuni passaggi sopra le righe ed immotivati rispetto al contenuto della nostra mozione, perché chi amministra deve tener conto del principio di continuità amministrativa che prescinde da ruoli ricoperti». Alcuni dati, inoltre, secondo Cossa «sono troppo generici e inadeguati; sul telerilevamento, in particolare, forse è vera la cosa dei falsi allarmi ed è tardi per ristabilire responsabilità ma resta comunque lo scandalo dei 27 milioni buttati al vento, sarebbe poi utile ragionare sulla tecnologia di oggi».

Ancora in replica il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di sentirsi «trascinato nella polemica dall’intervento dell’assessore; io non ho il torcicollo e guardo avanti ed altrettanto deve fare lei che deve preoccuparsi di costruire, mentre qui siamo al ridicolo». La sue risposte, ha concluso Rubiu rivolgendosi all’assessore, «non sono comunque esaurienti perché manca riferimento puntuale alla prevenzione che può essere sviluppata anche con la tecnologia ma a condizione di saperla usare e di investire risorse adeguate»: Rubiu ha chiesto infine una breve sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno congiunto.

La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che, non essendo pervenuto alcun ordine del giorno, occorre mettere in votazione le mozioni presentate.

La mozione n. 250 – Congiu e più – è stata approvata con 29 voti favorevoli.

La mozione n. 252 – Crisponi e più – è stata respinta con 29 voti contrari 

L’Aula è passata poi all’esame della mozione 232 (Congiu) sulla necessità di una struttura tecnica in materia di pesca.

L’on. Congiu (Pds) ha elencato i numeri del settore della pesca in Sardegna e ha aggiunto: “Ci sono diecimila famiglie e c’è la nostra cultura e tradizione dietro la pesca sarda. Non possiamo non salutare con favore l’impegno della Regione per rivendicare misure finanziarie e fondi europei destinati al sostegno delle aziende ittiche. Grazie a quei fondi la marineria siciliana è diventata la prima marineria italiana”. Per l’oratore “è necessario spendere le risorse a disposizione e non è facile visto che il settore pesca è dentro l’assessorato all’Agricoltura e non è la migliore collocazione. La pianta organica del servizio pesca oggi sconta mancanza di personale e tutto il sistema di agenzie che sostiene l’agricoltura non trova un correlativo per la filiera ittica. Questo mi ha indotto a chiedere che venga istituito un dipartimento, u’agenzia, un secondo assessorato perché no?, a sostegno della pesca. Il management della Regione va specializzato”.

Per la Giunta ha risposto l’assessore Elisabetta Falchi, che ha detto: “E’ necessario promuovere la pesca sostenibile e l’acquacoltura, siamo d’accordo. Ed è necessario sviluppare anche la pesca in laguna, non solo nella fascia costiera, rafforzando le filiere produttive e il marchio del pescato insieme alle organizzazioni degli operatori. Gli strumenti finanziari ci sono in bilancio insieme ai fondi europei e una nuova direzione dell’assessorato avrebbe un senso importante visto che la struttura attuale è insufficiente e non consente di governare al meglio i problemi. Dunque, un’unica adeguata regia nell’Amministrazione è la risposta più efficace la problema indicato nella mozione”.

L’on. Congiu si è detto soddisfatto e il presidente ha messo in votazione la mozione, che l’Aula ha approvato.

L’Aula ha affrontato poi la mozione 250 (Usula e più) sul progetto di impianto termodinamico tra Decimoputzu e Villasor. Per l’esponente del Partito dei sardi “c’è un’intera comunità sarda che si oppone a questi progetti, che trova anche nella minoranza una forte sensibilità, non solo su quell’impianto ma anche sul progetto analogo tra Gonnosfanadiga e Villacidro”.

La mozione nasce dal “clamore che ha suscitato in Sardegna la contrapposizione di un’azienda agricola di Decimoputzu alla multi nazione che sta cercando di impadronirsi delle terre di questi agricoltori e allevatori. Anche sotto il profilo umano questa vicenda è terribile, senza che dobbiamo parlare del fatto che questa azienda familiare, con migliaia di capi di bestiame, produce, dà posti di lavoro diretti e indiretti, riceve per questo anche il contributo regionale.  Ecco, non dovremmo essere costrutti a occuparci di aziende come queste, che riaffermano il loro semplice diritto di lavorare la propria terra da generazioni. Non è un’opportunità offerta a dei poveri pastori questo impianto termodinamico: siamo di fronte a predatori che si mostrano benefattori. E’ una vecchia storia”.

L’on. Usula ha ricordato la contrarietà formale della Regione al progetto e ha detto: “Questo intervento presuppone una sottrazione di 269 ettari, una superficie superiore ai centri abitati di Decimoputzu e Villasor. La massima istituzione della Sardegna deve dare un segnale chiaro agli ascari e alle multinazionali che li mandano. Qui in ballo è il nostro diritto di decidere sulla nostra terra, che non può essere scavalcato da un cosiddetto “interesse nazionale”o di Stato che deve prevalere su quello dei sardi. Se questo tentativo riuscirà ben altri inevitabili scippi saranno perpetrati sull’Isola. Non ne abbiamo già abbastanza in Sardegna di territori espropriati, di territori da bonificare? Chiedo alla Giunta di impedire con ogni azione gli interventi di Villasor e Gonnosfanadiga”. 

Ha quindi preso la parola il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) che nel suo intervento, interamente svolto in lingua sarda, ha bocciato senza mezzi termini il progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a Flumini Mannu in una zona agricola situata tra i comuni di Villasor e Decimoputzu. “La famiglia Cualbu lavora qui terreni da oltre 100 anni, si è trasferita da Fonni per lavorare la terra, ha messo in piedi una florida azienda agricola mantenendo, allo stesso tempo, un legame profondo con il paese d’origine. La loro – ha detto Zedda – è una filosofia di vita, il loro rapporto con la terra è quasi sacro. Tutto questo è oggi messo a rischio».

Zedda ha poi ricordato i pronunciamenti di Regione, Ministero e comuni interessati contrari al progetto: «Contro la volontà delle popolazioni si invoca il principio dell’interesse superiore nazionale, ma non esiste nessuna ragione di Stato – ha affermato il consigliere di maggioranza – è un progetto che non serve a nessuno. In Europa non ci sono altri esempi di questo tipo. In Sardegna non ci sono le condizioni climatiche ideali per realizzare un progetto di questa portata, andrebbe bene in Africa, non nella nostra Isola. La Regione chieda l’applicazione della legge e rivendichi la sua potestà esclusiva in materia».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha riaffermato il convinto sostegno alla mozione ed ha spiegato di aver proposto l’integrazione al documento nella parte che fa riferimento all’impianto termodinamico solare di Gonnosfanadiga – Villacidro. «Un progetto gemello a quello di Flumini Mannu – ha affermato l’esponente della maggioranza – che ha registrato nel corso degli anni la contrarietà delle popolazioni e della amministrazioni locali». «Non abbiamo posizioni preconcette contro le rinnovabili – ha concluso Rossella Pinna – ma non siamo terra di conquista per le multinazionali dell’energia e per questo chiediamo alla giunta di far valere le competenze della Regione».

Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi, ha confermato pieno convinto e sostegno alla mozione ma  ha chiesto che venisse posta in votazione la formulazione originaria del dispositivo originario del documento,  laddove si impegna il presidente della Giunta ad impugnare il provvedimento del ministero dell’Ambiente. «Non c’è alcun interesse di Stato – ha affermato l’esponente della maggioranza – per giustificare l’esproprio di un terreno agricolo di un privato e la Regione deve opporsi a tale eventualità».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha manifestato l’opportunità di procedere con l’approvazione di un documento che manifestasse la solidarietà del Consiglio regionale per gli amministratori locali, alla luce dell’ultimo attentato contro quelli di Orotelli nel nuorese.

Il presidente di turno dell’assemblea, Eugenio Lai, ha ricordato la possibilità di presentare, prima della conclusione del dibattito, documenti da sottoporre all’attenzione dell’Aula, ed ha quindi concesso la parola al consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca che ha argomentato il sostegno alla mozione n. 120. L’esponente della maggioranza ha parlato, in riferimento alla decisione del ministero dell’Ambiente di esprimere parere favorevole all’impianto di Gonnosfanatiga – Villasor, di un vero e proprio “esproprio di Stato”. «Se passa questo progetto – ha affermato – vuol dire che lo Stato nega il diritto alla proprietà privata in Sardegna ed è per questo che la Giunta deve opporsi fermamente».

Intervenendo sull’argomento, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di condividere il contenuto della mozione ma ha posto in evidenza l’incongruenza delle dichiarazioni rilasciate dal direttore di Agris a proposito di una possibile collaborazione con la multinazionale che ha proposto l’impianto termo solare. «Mettetevi d’accordo tra di voi – ha tuonato l’esponente della minoranza perché con una nota ufficiale un direttore nominato dall’assessore dell’Agricoltura si esprime favorevolmente sul progetto di Flumini Mannu».  «Rimuovete quel direttore – ha affermato Pittalis oppure c’è qualcosa che non torna nei vostri comportamenti». Il capogruppo dell’opposizione ha quindi polemizzato con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, per una presunta mancanza di rispetto nei confronti dell’Aula e dei consiglieri per alcuni atteggiamenti di scherno che sarebbero stati indirizzati allo stesso Pittalis nel corso del suo intervento.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha confermato la contrarietà di tutta la maggioranza al progetto della Flumini Mannu limited.

L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha quindi ripercorso l’iter del procedimento per quanto di competenza del suo assessorato ha ricordato il parere negativo perché valutato come “intervento non coerente con gli indirizzi pianificatori della Regione”.  L’assessore ha quindi sottolineato,  l’approvazione dell’atteso piano energetico ed ha definito “il progetto non  coerente con tale piano e con la sua strategia”.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha definito “informali” le interlocuzioni intercorse tra l’agenzia Agris e la società proponente l’impianto di Flumini Mannu ed ha precisato che la disponibilità ad un’eventuale collaborazione manifestata dal direttore dell’agenzia regionale era subordinata alla realizzazione nel rispetto delle norme di tale impianto. «Riaffermo – ha concluso l’assessore – che le terre agricole devono essere sempre salvaguardate e preservate».

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha evidenziato il ruolo di raccordo dell’assessorato da lei diretto ed ha ricordato che con la proceduta della “VIA nazionale” non è più l’assessorato regionale  a compiere le valutazioni. «Abbiamo prodotto tre pareri al ministero – ha dichiarato la Spano – in cui puntualmente abbiamo esposto perplessità e criticità del progetto di Gonnosfanadiga». L’assessore ha quindi spiegato che al parere favorevole del ministero dell’Ambiente si contrappone quello negativo del ministero dei Beni ambientali e che quindi la decisione finale sul progetto della Flumini Mannu spetterà al consiglio dei ministri. «La decisione in sede governativa non è stata ancora assunta – ha concluso Spano – ed è per questo che la Regione potrà solo porre in essere tutte le azioni che evidenzino contrarietà a tale progetto».

In sede di replica il primo firmatario della mozione, Emidio Usula (Soberania e Indipendenza) si è detto soddisfatto delle rassicurazioni offerte dalla Giunta ed ha auspicato un no netto al progetto e alle pretese del governo per l’esercizio della clausola di supremazia.

Voto favorevole hanno dichiarato il consigliere del Pd, Alessandro Collu (gruppo Soberania e Indipendentzia) e Paolo Truzzu (Fd’I-Misto).

Posta in votazione la mozione n. 120 (testo originario e senza modifiche) è stata approvata all’unanimità con 51 votanti favorevoli.

L’Aula è quindi passata all’esame delle mozioni n. 253 (Cappellacci e più) e 220 (Agus e più) e dell’interpellanza 149/A (Locci e più) tutte incentrate sul tema dell’accoglienza dei migranti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, illustrando la mozione n. 253 ha voluto subito sgombrare il campo da ogni forma di pregiudizio: «Quando si parla di migranti si parla di persone, di uomini e donne, bambini e anziani ai quali va tutto il nostro rispetto e la nostra considerazione – ha detto l’esponente della minoranza – ciò che occorre chiedersi è se quello che si è fatto e continua a farsi è servito o ha invece aumentato i problemi dei migranti».

Pittalis ha ricordato le difficoltà affrontate dal sistema degli enti locali sui cui è stata scaricata gran parte delle responsabilità dell’accoglienza: «Tutto nasce da una sottovalutazione del problema, dal fatto di aver affidato la soluzione all’Europa della finanza e delle banche e non all’Europa dei popoli – ha affermato Pittalis – i risultati sono sotto gli occhi di tutti: mancano 600 milioni di euro per far fronte alle spese sostenute dalle associazioni oltre ai fondi che servono, di mese in mese, per affrontare le emergenze. Ci sono, inoltre, 235mila migranti che aspettano l’occasione per venire in Italia. Solo il Governo Renzi sembra non accorgersi di questo».

Secondo il capogruppo di Forza Italia «la Sardegna rischia di subire la situazione invece di essere coprotagonista nella gestione dell’emergenza. Il governo deve coinvolgere le autonomie locali. La recente nomina di Fassino a capo dell’autorità per la gestione dell’accoglienza non autorizza a dire che c’è l’attenzione verso gli enti locali. E’ la solita furbata per rasserenare le anime dissenzienti all’interno del proprio partito».

Pittalis, infine, ha ricordato che in 13 mesi sono arrivati in Sardegna oltre 9000 migranti, tra cui moltissimi minori. «Il sistema dell’accoglienza è al collasso. Tutto grava sulle spalle di forze dell’ordine, sindaci e volontari oltre che della Chiesa sarda. Le quote sono saltate. Un sistema senza controlli rischia di tradire la finalità umanitaria e di favorire la tratta delle persone aumentando il numero dei morti in mare. Serve un’azione più energica della Giunta – ha concluso Pittalis – il presidente della Regione non può correre il rischio di essere indicato come responsabile dei problemi di ordine pubblico e di un dissidio sociale che si aggrava».

Il presidente Lai ha quindi dato la parola al consigliere Francesco Agus (Sel) per l’illustrazione della mozione n. 220. «E’ un tema serio, non possono essere tutelati toni da bar – ha esordito Agus – i migranti fuggono dalle guerre, è questa l’unica alternativa alla morte certa. Ecco perché bisogna concentrarsi sulle soluzioni possibili evitando di creare confusione».

Secondo Agus «sulla Sardegna grava un peso che non può sostenere, si rischia di peggiorare una situazione già difficile per i migranti e per le comunità che li accolgono. La nostra Isola è confine di un territorio più ampio, non può sopportare da sola questa responsabilità. Il tema va inquadrato in un contesto più ampio che riguarda i rapporti tra continenti. L’Europa non può lasciare da sola la Sardegna e la Sardegna non può lasciare soli i comuni».

Il consigliere di Sel ha quindi espresso forti critiche sull’attuale sistema di accoglienza gestito dalle prefetture. «Si è rivelato fallimentare – ha detto Agus – c’è necessita di un patto nazionale sottoscritto da Stato, Regione e Comuni. La Regione se ne faccia carico. Continuare a considerare il problema come un’emergenza è sbagliato. Serve una nuova politica di integrazione. Non è più accettabile assistere allo scarica barile che aggrava la situazione e alimenta i populismi».

Agus ha quindi invocato il superamento delle logiche emergenziali attraverso un piano organico dell’accoglienza che trasferisca le competenze dalle prefetture alla Regione. «La semplice accoglienza non basta più per situazioni che durano mesi o anni. La Regione deve spingere per l’approvazione in Parlamento del disegno di legge per i minori non accompagnati. La situazione sta esplodendo. La carenza di normativa fa sì che i minori siano a totale carico degli enti locali. I comuni non sono più in grado di far fronte alle necessità».

Si è poi passati all’esame dell’interpellanza 149/A che il primo firmatario, Ignazio Locci, ha dato per letta.

Ha quindi preso la parola il consigliere Franco Sabatini (Pd) che, dopo aver ricordato alcuni fatti di cronaca nera che hanno visto coinvolti migranti arrivati in Sardegna, ha sottolineato l’esistenza di un disagio sociale da affrontare con attenzione. «Chi parla di invasioni di migranti alimenta l’intolleranza – ha detto Sabatini – la questione è complessa è ha bisogno di soluzioni adeguate. Oggi il tema è regolato dalla convenzione di Dublino del 1990 che disciplina la competenza per le domande di asilo. La Convenzione afferma che i rifugiati non possono scegliere liberamente la destinazione ma questa compete allo Stato che fa la prima accoglienza. L’Europa ha chiesto di rivedere la Convenzione ma gli Stati membri si rifiutano. Per questo motivo gli immigrati non vogliono essere identificati. Non lo fanno per arroganza ma perché hanno in testa altre mete. Se si fanno identificare hanno più difficoltà a raggiungere le nazioni dove hanno parenti e amici».

Sabatini, in conclusione, ha invitato a distinguere tra prima accoglienza e permanenza. «In Sardegna ci sono stati 12.000 arrivi nel triennio e attualmente sono presenti 5.000 migranti. La nostra Isola ha il tasso di uscita più alto, chi arriva da noi non vuole rimanere. E’ falso sostenere che non stiamo rispettando le quote assegnate del 2,9%».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) la Sardegna rischia di diventare terra di confino per “poveri cristi” che scappano dalla guerra o dalla fame. «Noi siamo per la solidarietà ma i migranti devono essere accolti come si deve – ha sostenuto Tedde – la macchina dell’accoglienza è invece collassata: i sindaci sono lasciati soli, gli immobili utilizzati per ospitare i migranti sono privi di agibilità e senza servizi igienici adeguati. Situazioni indegne di uno stato civile».

Il consigliere azzurro ha poi rimarcato la necessità di verificare puntualmente chi ha diritto allo status di rifugiato. «In Sardegna sono arrivati 1.400 migranti in più rispetto alle quote previste,  i rifugiati sono pochissimi. Sarebbe stato molto meglio realizzare centri di accoglienza in Nord Africa. In questo modo si sarebbe potuta verificare meglio la legittimità della richiesta dello status di rifugiato. Questo avrebbe risolto molti problemi ma Renzi non ci pensa. Siamo convinti che Regione debba esercitare un ruolo più determinato – ha concluso Tedde – non siamo contro la Regione ma credo che il presidente Francesco Pigliaru debba decidere che cosa fare e cosa chiedere per accogliere degnamente i rifugiati e dare sostegno ai sindaci».

Critico anche il consigliere Paolo Truzzu (FdI) secondo il quale sul fronte dell’accoglienza sono state fatte scelte illogiche: « Quale futuro vogliamo dare ai nostri giovani? – ha chiesto Truzzu -. Finora sono stati spesi 90 milioni di euro di fondi statali per un’integrazione che non ci sarà mai. In questo modo ignoriamo la disperazione dei nostri giovani costretti ad emigrare. Non ci occupiamo di sviluppo ma di assistenza, si alimenta l’odio e il contrasto sociale».

Secondo Truzzu, occorre quindi ragionare per «dare risposte agli immigrati ma anche ai sardi mettendo fine alla politica degli aiuti senza controlli in una terra che non riesce a produrre lavoro nemmeno per i propri figli. Nonostante ciò – ha concluso Truzzu – sento esponenti della giunta e dei sindacati auspicare più presenza degli immigrati per contrastare lo spopolamento. Il problema dei migranti non si risolve qui ma in Africa».

Il presidente Lai ha quindi dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori alle 16.30.

Consiglio regionale 54

 

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Il Consiglio regionale ha approvato stamane la riforma di Area, l’Azienda regionale per l’edilizia abitativa. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 8 (Organi dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa) del Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Subito dopo l’inizio dell’esame dell’art. 8 la seduta è stata sospesa per la verifica sul contenuto dell’emendamento n.54 (Comitati di garanzia e di indirizzo).

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto il voto segreto sull’emendamento all’emendamento n.69 che prevede la soppressione dell’emendamento n.54 con cui vengono istituiti i “Comitati di garanzia e di indirizzo”. Si tratta di organismi territoriali composti da amministratori locali, sindacati e rappresentanti degli inquilini assegnatari, che contribuiscono con funzione consultiva alla pianificazione dell’attività di Area.

Il presidente ha chiarito che prima occorre votare l’emendamento n. 54 e il testo dell’articolo.

Il relatore della legge Antonio Solinas (Pd), sull’ordine dei lavori, ha annunciato il ritiro dell’emendamento all’emendamento n. 69, sottolineando la necessità di un coordinamento unitario del testo.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato la sua precedente richiesta di voto segreto sull’emendamento all’emendamento n. 69 e di conseguenza, se viene ritirato, la richiesta va attribuita all’emendamento n. 54.

Successivamente è stato messo in votazione il testo dell’articolo, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Subito dopo la seduta è stato sospesa perché, in base al regolamento, devono trascorrere almeno 30 minuti dall’inizio della riunione per poter effettuare la prima votazione col sistema elettronico.

Alla ripresa dei lavori è stato messo in votazione l’emendamento n. 54, respinto con 18 voti favorevoli e 33 contrari.

L’Aula ha poi iniziato l’esame dell’art.9 (Amministratore unico). Sull’emendamento n.46, riguardante le modalità di nomina dell’amministratore unico, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto lo scrutino segreto; la proposta è stata respinta con 6 voti favorevoli e 45 contrari.

Subito dopo è stato messo in votazione il testo dell’art. 9.

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «organo vitale della legge con cui si realizza l’accorciamento della catena di comando delegando tutto alla Giunta, il vero obiettivo della legge». «Quanto alla figura del direttore generale – ha concluso – deve seguire 377 Comuni e ben 25.000 alloggi; un record italiano, raggiunto con un piccolo risparmio economico che però si pagherà con più inefficienza».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione il testo, che il Consiglio ha approvato.

Voto positivo anche per l’emendamento n.47 che prevede il riferimento al “sistema Regione” ed alla normativa sulla disciplina del personale.

Successivamente è stato approvato il testo dell’art. 10 (Collegio dei Sindaci). All’art. 11 (Comitato regionale per l’edilizia sociale-Cres-Compiti, composizione e funzionamento), approvato, sono state apportate alcune modifiche, contenute negli emendamenti n.67 (Inserimento nel Cres dei sindacati e dei rappresentanti degli inquilini assegnatari), 48 (Composizione del Cres, l’organo consultivo di Area in materia di pianificazione) e 49 (Riconoscimento di un solo rimborso spese ai componenti del Cres).

All’inizio dell’esame dell’art. 12 (Incompatibilità) la seduta è stata sospesa brevemente su richiesta dell’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda.

Alla ripresa dei lavori, il relatore Antonio Solinas (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento n.50 che conteneva un riferimento all’art.9 votato in precedenza.

Subito dopo il Consiglio ha approvato per alzata di mano il testo dell’art. 12.

Sull’art. 13 (Fonti di finanziamento), in sede di discussione generale, il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha fatto presente che, a suo avviso, «esiste un contrasto fra il testo del codice contratti pubblici e la legge in discussione perchè, pur riconoscendo il ruolo dei professionisti interni di Area si interviene sui progettisti interni penalizzandoli ingiustamente e determinando un calo dell’offerta di lavoro del sistema pubblico».

Il consigliere del Pd Salvatore Demontis ha definito quello di Tocco «un falso timore, dato che in realtà gli affidamenti esterni non subiranno alcun calo; al massimo il rilievo poteva avere un fondamento se riferito alla prima stesura del testo esaminata dalla commissione ma poi quella parte è stato modificata proprio con un emendamento della maggioranza». Quindi, ha concluso, «la missione di Area non cambia e col testo in esame viene introdotto un limite derogabile solo a certe limitate condizioni».

L’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, a nome della Giunta, ha ripreso le argomentazioni del consigliere Demontis, ribadendo che «la legge è coerente con nuovo codice degli appalti e, quanto alle eccezioni sollevate, credo che saranno smentite dai fatti quando saranno bandite le gare per le progettazioni esterne; invito anzi gli ingegneri ad iscriversi all’albo dei fornitori e resto disponibile ad una verifica dell’attività svolta fra pochi mesi, confermando ancora che per noi si tratta si una attività virtuosa».

Al termine dell’intervento dell’assessore è stato messo in votazione il testo dell’art. 13, che il Consiglio ha approvato.

L’Aula ha approvato l’emendamento 51 (primo firmatario Solinas, Pd) all’articolo 14. A seguire è stato votato favorevolmente anche il testo dell’articolo 14.

Sull’articolo 15 l’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che «occorre una revisione generale delle politiche sulla casa ma è incivile che siano così pochi gli alloggi pubblici, in Italia appena il 5 per cento delle residenze.  Siamo contrari a questa riforma, comunque, perché è calata dall’alto, accorcia la catena di comando consegnando il potere alla Giunta. E non afferma nel concreto il diritto alla casa, considerando le peculiarità della Sardegna. Siamo  sicuri che questa riforma dovrà essere riformata, purtroppo».

Della stessa opinione l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui «la Giunta intende trasformare Area sul modello della Asl unica e di Abbanoa. La tendenza chiara è voler creare grandi mostri, pezzo per pezzo. E la testa di questi mostri ce la avete nelle vostre tasche. Combatteremo a viso aperto questo disegno, perché è folle».

Invece per l’on. Gianfranco Congiu (Pds)  “la riforma introduce il principio di territorialità del servizio pubblico per rispondere al bisogno di edilizia residenziale pubblica. Noi siamo contrari agli organismi pletorici ed è per questo che li stiamo eliminando, rispondendo invece con l’ingresso dei sindaci e degli osservatori. Solo per il fatto che stiamo cancellando i consigli di amministrazione dovremmo essere premiati”.

Per l’on. Paolo Maninchedda, assessore ai Lavori pubblici, «Area manterrà un’articolazione territoriale dei servizi ed è davvero difficile definire questa riforma come centralistica. Daremo a un organo partecipativo il diritto di proposta annuale: le vostre accuse sono smentite dai fatti. Vedremo quanto la riforma sarà efficace, dipenderà da come sarà interpretata e applicata».

L’articolo 15 è stato approvato e così anche gli articoli 16, 17, 18.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha poi posto il problema del coordinamento delle norme alla luce di alcuni emendamenti approvati ieri e dell’emendamento 54 appena votato. Pertanto, l’oratore ha invitato l’Aula a un coordinamento del testo normativo come previsto dall’articolo 89 del Regolamento interno del Consiglio. La proposta è stata approvata. 

Il presidente ha messo in votazione il testo della legge e l’Aula l’ha approvato con 33 favorevoli e 16 contrari.

Il presidente ha poi sospeso i lavori per la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Lai ha annunciato, ai sensi dell’articolo 102 del Regolamento, la presentazione della proposta di legge n. 363 “Trattamento del personale comandato presso i gruppi consiliari”.

Non essendoci iscritti a parlare, l’Aula ha votato il passaggio agli articoli. Successivamente, sono stati approvati i due articoli del provvedimento per alzata di mano e, all’unanimità (39 voti su 39 votanti), il testo finale della legge. La norma esplicita la misura dell’indennità spettante al personale comandato dei gruppi consiliari fissandola in 54 ore mensili di lavoro straordinario.

Il presidente Lai ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno unitario sulla chiusura delle scuole elementari e medie di Goni e l’accorpamento con quelle di San Basilio.

Il documento impegna la Giunta regionale e l’assessore alla Pubblica Istruzione a «intervenire nelle sedi competenti e ad adottare ogni misura necessaria affinché il Pes (Punto di erogazione del servizio) della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado del comune di Goni rimanga aperto e venga scongiurato il previsto accorpamento».

Posto in votazione, l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per mercoledì 28 settembre alle ore 10.00.

Consiglio regionale 1 copia

 

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Nella seduta di ieri il Consiglio regionale ha approvato sette articoli del Testo Unificato sulle “Norme in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, alcuni consiglieri hanno preso la parola “sull’ordine dei lavori”.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla giornata di domani che, ha affermato, «sarà cruciale per conoscere il destino del quotidiano La Nuova Sardegna perché, come ha ricordato lo stesso presidente Ganau, la proprietà del giornale comunicherà le proprie decisioni sulla cessione o sull’affitto della testata regionale, due percorsi che devono essere chiariti con la massima trasparenza anche, come è già accaduto sia nel 1980 che nel 2012, con ordini del giorno unitari del Consiglio che esprimano la preoccupazione della politica sarda per la salvaguardia del pluralismo dell’informazione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, invece, ha segnalato che i cittadini del comune di Goni «stanno manifestando contro la chiusura del plesso scolastico locale, una questione gravissima ed emblematica delle difficoltà di tanti piccoli centri della Sardegna; è opportuno quindi che i capigruppo ricevano una delegazione di amministratori del Comune di Goni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha auspicato che «non passi inosservato l’intervento del collega Zanchetta, perché si tratta di un problema di gravità rilevante; la Nuova sta per essere ceduta e questo oggettivamente incide sulla libertà di informazione in Sardegna». «Purtroppo – ha lamentato – non si sente la voce della Giunta regionale, non se ne conosce la posizione ed un preoccupante silenzio pesa su dinamiche e soggetti coinvolti nella vicenda; rivolgo quindi un appello al presidente della Regione perchè intervenga con urgenza».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, per poter tenere una riunione della conferenza dei capigruppo ed organizzare al meglio i lavori.

Il presidente Lai ha accolto la richiesta, sospendendo la seduta. Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli e degli emendamenti al Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Il Consiglio ha approvato per alzata di mano l’art. 1. Sull’art. 2, dopo l’intervento della commissione e della Giunta che hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati, è iniziata la discussione generale.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «un articolo importante perché individua funzioni della Regione su una materia delicata come quella dell’edilizia sociale che, in Italia come in altre Regione, presenta un panorama molto diverso da quello in discussione». «In Italia – ha ricordato Tedde – siamo all’ultimo posto in Europa con un fabbisogno di 1.8 milioni di alloggi ed una disponibilità di appena 700.000; inoltre, in altre Regioni, si è scelto di operare con strumenti più autonomi ed un taglio imprenditoriale aperti al mondo delle aziende anche se sotto il controllo pubblico». «Il modello sardo che si sta proponendo – ha aggiunto Tedde – va invece in direzione opposta perché mette il sistema interamente sotto il controllo della mano pubblica, secondo una logica di concentrazione dipendente dalla politica che da nessuna parte assicura buoni risultati, una grave anomalia che, oltretutto, sottovaluta la specificità della Sardegna».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto ha ribadito la disponibilità del suo gruppo «a lavorare per riforma organizzativa nel settore dell’edilizia popolare ma, a nostro giudizio, è necessario introdurre organismi di partecipazione dei cittadini, non in termine di legalità ma di conoscenza della realtà del servizio, anche nell’ottica di una riorganizzazione che comporta un obiettivo accentramento del governo dell’ente».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, ha criticato «il cambio di rotta che ha portato ad una vera provocazione politica a danno delle classi più deboli che chiedono più case e meno burocrazia, mentre con questa legge si registra una preoccupante lontananza dalla realtà ed una scarsa trasparenza e si alimentano soprusi burocratici e aumento dei costi per gli inquilini». «Questo sistema ci piace poco – ha aggiunto Locci – perché appartiene al passato e le rassicurazioni dell’assessore Paolo Maninchedda non ci convincono perché, al contrario, emerge il disegno molto chiaro che tende ad annullare la funzione sociale di Area, e con essa un servizio reale vicino ai cittadini, replicando sotto altre forme il modello di Abbanoa e della sanità, quello di governare dal centro sulla testa dei sardi, facendo venir meno lo stesso patto sociale fra Regione, Area e cittadini».

Il presidente della commissione Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd), su delega del capogruppo, ha invitato i colleghi della minoranza «a superare i confini del ruolo istituzionale, perché in realtà la riforma vuole sburocratizzare senza smobilitare dai territorio, tagliando i consigli di amministrazione per garantire più efficienza». «In commissione – ha spiegato ancora Solinas – si è concordato di dare vita ad un unico ente regionale fermo restando che comunque, all’interno, resterà una organizzazione territoriale nel cui ambito i direttori di servizio in sede locale resteranno i primi interlocutori dei cittadini». «Per quanto riguarda lo stato del patrimonio edilizio – ha concluso – è vero che manca la manutenzione che sarebbe necessaria ed è proprio per questo che si sta cercando di accelerare questi processi; nessuno vuole penalizzare i cittadini, anzi si vuole dare un servizio migliore».

Dopo l’onorevole Solinas è intervenuto  l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia), che ha detto: «L’edilizia sociale è il nervo della popolazione e Area spesso ha registrato conflitti e problematiche sulla progettazione e sulla realizzazione dei progetti di edilizia abitativa. E si registra una certa confusione con gli uffici comunali deputati a occuparsi di edilizia popolare e dell’assegnazione degli alloggi. Potrei portare gli esempi delle zone popolari di Cagliari, dove Area non realizza le ristrutturazioni e i cittadini non sanno a chi rivolgersi. Agli uffici bisogna dare indicazioni precise, che invece mancano. Questi sono i temi che la commissione avrebbe dovuto affrontare, evitando di portarli in Aula».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianni Tatti, secondo cui «il provvedimento, così come proposto, danneggia un intero settore produttivo come quello tecnico. E’ un atto controproducente questa legge: ben vengano le riforme, senza mascherare dietro questo termine come l’ennesimo tentativo di prendere la pubblica amministrazione con uno stipendificio. Questo si evince dalla lettura dell’articolo 13: è inutile nascondersi dietro un dito».  

Per l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, «è stato già chiarito all’Ordine degli ingegneri e degli architetti di Cagliari che riconoscere ad Area il costo degli appalti delegati è assolutamente nella norma; già accade ai Comuni e ai consorzi di bonifica. Vi invito a verificare come sta funzionando il nostro nuovo albo fornitori della Regione. Oggi Area amministra 25 mila alloggi ma non è del tutto insufficiente. Deve migliorare il rapporto con i suoi utenti: occorre investire in personale e in procedura. Ma in due anni questa Giunta ha stanziato 40 milioni di euro per risanare oltre mille alloggi. Si poteva fare di più ma prima non è stato fatto. Abbiamo generato 29 appalti che sono stati vinti per il 90 per cento da imprese sarde». Per l’esponente della Giunta «è necessaria la riforma della legge 13».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «l’assessore Maninchedda sa difendersi benissimo da solo e io parlerò del perché le critiche dell’opposizione sono infondate. Non capisco perché un ente pubblico economico non possa funzionare come un spa: si tratta solo di individuare una buona qualità del management. La struttura dell’ente è però ben disegnata da questo disegno di legge».

L’emendamento 15 è stato respinto. Così il 14. Approvato, con il voto segreto richiesto dal capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, l’emendamento 52 (Pizzuto e più) che aveva ricevuto il parere contrario della Giunta e della commissione.

L’emendamento (27 voti favorevoli su 47 votanti) prevede un ruolo per «i comitati di garanzia e di indirizzo di cui all’articolo 5 bis della presente legge» al posto del sistema delle autonomie locali e delle organizzazioni maggiormente rappresentative di interessi nel campo dell’edilizia sociale.

Dopo il voto l’assessore Maninchedda ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa dei lavori l’Aula ha approvato con 31 favorevoli e 18 contrari l’emendamento n. 44 (Solinas A. e più) che sostituisce il comma 6 dell’articolo 2 e che prevede che la commissione consiliare esprima il parere entro 30 giorni dalla trasmissione delle proposte del Cres sui piani attuativi annuali e pluriennali.

Posto in votazione è stato approvato, dunque, il testo dell’articolo 2 (Funzioni della Regione) ed è stato invece respinto (45 no  a 3 sì) l’emendamento aggiuntivo n. 16 (Busia).

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), ha quindi aperto la discussione sul testo e egli emendamenti all’articolo 3 (Funzioni delle autonomie locali) e non essendoci iscritti a parlare si è proceduto con la votazione (invito al ritiro della commissione e della Giunta) dell’emendamento n. 17 (Busia) che non è stato approvato con 48 contrari e un solo favorevole. Posto il votazione il testo dell’articolo 3 è stato  approvato con 33 sì e 16 contrari.

Aperta la discussione sull’articolo 4 (Osservatorio regionale sulla condizione abitativa – ORECA) il relatore della maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha invitato al ritiro la presentatrice dell’emendamento n. 18 (Busia) ed ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 45 (Solinas A. e più). La Giunta ha dichiarato parere conforme e l’Aula ha prima respinto l’emendamento n. 18 (46 no e 1 sì) e poi ha dato via libera al testo dell’articolo 4 (32 favorevoli e 16 contrari). Tra le due votazioni il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha domandato al presidente di Lai di invitare l’assessore Maninchedda ad esimersi dal dare indicazioni di voto e il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha chiesto con tono polemico se l’invito riguardasse anche il presidente Pigliaru e l’assessore Paci, entrambi presenti in Aula.

Posto in votazione è stato dunque approvato l’emendamento aggiuntivo n. 45 (Solinas A. e più) che al comma 6 dell’articolo 4, dopo le parole «provvede alla definizione» aggiunge «dell’organizzazione».

Dichiarato decaduto l’emendamento n. 24 si è passati alla discussione dell’articolo 5 (Azienda regionale per l’edilizia abitativa – AREA) e il presidente ha comunicato che lo spostamento dell’emendamento aggiuntivo n. 5 (Orrù) all’articolo 15 e dell’emendamento 54 (Pizzuto e più) all’articolo 8. Il consigliere Orrù ha dunque comunicato il ritiro dell’emendamento n. 5 ed il relatore di maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 36 (Rubiu e più); favorevole all’emendamento n. 66 (Solinas A. e più); contrario al n. 37 (Rubiu e più) e al n. 35 (Rubiu e più), favorevole all’emendamento n. 68 (Giunta regionale) che emenda il n. 53 (Pizzuto e più).

L’assessore Maninchedda ha dichiarato parere conforme a quello della commissione ed ha ricordato che il regolamento consiliare consente alla Giunta l’espressione del parere in sede di votazione in Aula.

Il Consiglio non ha dunque approvato l’emendamento n.36 ed ha approvato (31 sì e 18 no)  il n. 66 che al comma 3 sopprime le parole «ed esercita inoltre le competenze in materia di edilizia attribuite esplicitamente dalla Giunta regionale».  L’approvazione ha comportato la decadenza dell’emendamento n. 37 e si è proceduto con l’approvazione (32 sì e 12 no) del testo dell’articolo 5. Respinto l’emendamento aggiuntivo n. 35 l’Aula con 31 favorevoli e 16 contrari ha approvato la proposta di modifica della Giunta (emendamento 68) all’emendamento n. 53, approvato con 35 sì e 12 no.  Respinto l’aggiuntivo n. 53 si è passati all’articolo 6 (Funzioni e attività di Area), il consigliere Orrù (Psd’Az) ha confermato il ritiro degli emendamenti a sua firma e il relatore di maggioranza, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti presentati all’articolo 6. La Giunta si è detta conforme al parere della commissione e il presidente Lai ha dichiarato inammissibili l’emendamento n. 19 (Busia) ed ha respinto con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 41, 40, 57, 58, 59, 60, 61 e 62 ed ha invece approvato con 32 favorevoli e 16 contrari il testo dell’articolo 6.

Il relatore Antonio Solinas, seguito dall’assessore Maninchedda, ha modificato il parere all’aggiuntivo n. 55 (Pizzuto e più) e l’Aula ha respinto il n. 38 (Rubiu e più) e il n. 63 (Tocco e più) ed ha approvato il n. 55 che inserisce il comma 3 bis che stabilisce che Area ogni sei mesi debba pubblicare un bando pubblico relativo ad immobili ad uso commerciale destinati ai giovani sotto i 40 anni.

Nella discussione sull’articolo 7 (Statuto, regolamenti e carta dei servizi) il relatore Antonio Solinas ha invitato al ritiro la presentatrice degli emendamenti n. 20, 21 e 22 (Busia) che sono stati tutti respinti con distinte e successive votazioni mentre il Consiglio ha approvato con 29 favorevoli e 17 contrari il testo dell’articolo 7.

Il presidente del’Assemblea ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per oggi (mercoledì 21 settembre) alle 10.30.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

 

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Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio il documento n. 14/XV/A “Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di sorveglianza” ed il passaggio agli articoli del testo unificato n. 110-181-207 “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato la decisione di iniziare l’esame dell’ordine del giorno con il documento n.14/XV/A – Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto del Consiglio della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di Sorveglianza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Attività produttive – Agricoltura Luigi Lotto (Pd).

Nel suo intervento Luigi Lotto ha sottolineato fra l’altro che il documento in esame «è fra i più importanti per la programmazione economica della Regione e comprende un ampio piano di investimenti per lo sviluppo dell’agricoltura, già approvato dalla Ue nell’agosto del 2015, per circa 1 miliardo e 300 milioni nel periodo 2014-2021. Il piano – ha aggiunto – contiene inoltre significativi elementi di innovazione, soprattutto per la possibilità di intervenire sui programmi in corso d’opera attraverso la verifica dell’andamento e dei risultati, ma anche con la precisa scelta politica di puntare sull’ammodernamento delle aziende ed il sostegno ai giovani che intendono tornare alla terra». «Altri punti qualificanti del piano – ha ricordato Lotto, «riguardano il benessere animale, i Gal (Gruppi di azione locale) e le agevolazioni per zone interne, tutti interventi destinati ad imprimere una svolta nell’utilizzo dei fondi Ue indicando una precisa priorità al settore agricolo integrandolo con altri comparti produttivi e sviluppando la multifunzionalità delle imprese». Per quanto riguarda i processi di spesa, ha concluso il presidente della commissione Attività produttive, «saranno strutturati in modo efficiente all’interno della programmazione regionale, per evitare le inutili rincorse del passato per evitare di perdere risorse o le richieste di proroghe sui programmi in corso».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il documento, attraverso un ordine del giorno (primo firmatario il vice-capogruppo del Pd Roberto Deriu) che prende dei contenuti del Piano di sviluppo rurale (Psr). Il Consiglio ha approvato l’ordine del giorno.

Successivamente, l’Assemblea ha iniziato l’esame del secondo punto all’ordine del giorno, il Testo unificato (Pl n.110, 181 e 207/A) “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa Area”.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Governo del territorio – Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd).

Si è quindi passati all’esame del Testo unificato in materia di edilizia sociale  e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (Area) approvato dalla commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità” lo scorso 5 maggio.

Nella relazione di maggioranza, il presidente della Quarta Commissione, Antonio Solinas (Pd),  ha illustrato i contenuti del provvedimento e indicato gli obiettivi della legge.

Dopo aver ricordato l’iter in Commissione, Solinas ha spiegato le ragioni che hanno portato l’organismo consiliare a varare un provvedimento che si occupa esclusivamente della riforma di Area rimandando a un periodo successivo l’esame della nuova disciplina sull’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. «Tale scelta si è fondata sulla considerazione che tale normativa, seppur connessa col tema della riforma di Area, in realtà affronta argomenti totalmente differenti e bisognosi di trattazione autonoma incentrandosi principalmente nel difficile problema di tutelare non più solo alcune categorie svantaggiate, ma anche tutti i cittadini che per determinate ragioni, anche temporanee, non sono più in grado di sostenere un canone di mercato quali ad esempio le famiglie monoreddito, i lavoratori precari, le famiglie monogenitoriali, i genitori separati o divorziati, i giovani e gli anziani. La Commissione si è comunque impegnata ad affrontare, quanto prima, la rivisitazione della vigente disciplina dell’assegnazione degli alloggi popolari».

Solinas ha quindi illustrato le principali novità introdotte dal testo di riforma di Area, prima fra tutte la cancellazione del Cda e l’introduzione della figura dell’amministratore unico. «La Commissione – ha proseguito Solinas – si è soffermata in primo luogo sullo strumento di programmazione generale degli interventi di edilizia sociale di competenza della Regione prevista all’articolo 2 che, apparendo molto sfumata, rendeva, a suo giudizio, debole il collegamento tra le finalità della legge enunciate nell’articolo 1, la programmazione strategica mediante la quale tali finalità vengono trasfuse in indirizzi concreti e la fase di partecipazione a tali scelte dei soggetti portatori di interessi. Si è pertanto ritenuto preferibile inserire nel testo la previsione di uno strumento ad hoc denominato Documento di programmazione degli interventi di edilizia sociale (DoPIES) valido per tutta la legislatura, disciplinandone puntualmente il contenuto ed il procedimento di adozione ed approvazione, valorizzando la fase di acquisizione degli interessi partecipativi degli enti locali, del Consiglio delle autonomie locali e del Consiglio regionale».

Il presidente della Quarta Commissione ha poi brevemente illustrato il secondo  punto qualificante della legge: l’integrazione della “scarna disciplina attuativa” della legge regionale n. 5 del 2015 che demanda alla Giunta regionale, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, l’approvazione di un disegno di legge di riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (AREA) che preveda, oltre al riordino delle funzioni regionali in materia di edilizia residenziale pubblica, anche funzioni di attuazione ed, eventualmente, gestione di opere pubbliche attribuite alla competenza regionale.

«La Commissione – ha spiegato Solinas – ha ritenuto preferibile che i termini e le modalità di esercizio di tali funzioni aggiuntive siano individuate da una apposita deliberazione della Giunta regionale che si deve attenere al rispetto dei criteri direttivi previsti in legge, deliberazione da sottoporre al previo parere della Commissione consiliare competente». Antonio Solinas ha, infine, difeso la decisione di ridurre da dieci ad otto i componenti del Comitato regionale per l’edilizia sociale e di ridurne la remunerazione pur condividendo la sua funzione di organo di raccordo tra i compiti della Regione e quelli degli enti locali.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale. Prima dell’apertura del dibattito è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per un chiarimento sull’ordine dei lavori: «Sbaglio o c’era un’intesa per rinviare la discussione alla prossima settimana?».

«No – ha risposto il presidente Gianfranco Ganau – la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di rimandare alla prossima settimana la discussione di articoli ed emendamenti.»

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’Udc Gianni Tatti che, in premessa, ha chiarito che il provvedimento in discussione non è stato votato all’unanimità dalla Quarta Commissione contrariamente a quanto riportato nel sito web del Consiglio regionale.

Gianni Tatti ha poi duramente criticato la legge di riforma di Area: «Non si riesce a capire quali occulte manovre si celino dietro a un Dl che non farà altro che peggiorare la situazione – ha detto il consigliere di minoranza – questa non è una riforma, fa specie leggere che si rimanda ad un altro provvedimento la discussione dell’emergenza abitativa. Si concentra l’attività solo sulla riforma di Area, se non ci si occupa dell’accesso alla casa di chi non può permetterselo di cosa stiamo a discutere?»

Secondo Tatti, la legge « mira a creare l’ennesimo centro di potere nelle logiche spartitorie dell’attuale maggioranza. Non ci si rende conto dei danni che si stanno arrecando ai cittadini. La priorità è dare risposte a chi la casa non ce l’ha. Se Area venisse trasformata in agenzia si andrebbe a togliere una grossa fetta di mercato a un settore come quello delle libere professioni messo già a dura prova dall’attuale congiuntura economica. La Regione, in questo modo, affossa i settori produttivi. Compito della politica è quello di dare risposte ai cittadini e alle imprese. Servono provvedimenti che diano opportunità per creare benessere».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Riformatori) è intervenuto per chiedere un rinvio della discussione generale. «Manca qualche capogruppo impegnato a Roma per la vertenza Alcoa – ha detto dedoni – è inopportuno dibattere senza la loro presenza».

Il presidente Ganau ha ricordato che la circostanza era stata valutata dalla Conferenza dei capigruppo e che in quella sede non era stata avanzata nessuna richiesta di rinvio.

Il dibattito è proseguito con l’intervento del consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha difeso il provvedimento. «Area funziona male, una riforma è necessaria – ha esordito Demontis – stiamo utilizzando gli strumenti per tentare di migliorare la situazione. La programmazione strategica sarà affidata alla Regione, mentre i piani operativi pluriennali e annuali si faranno in collaborazione con il Cres».

Secondo Demontis, con l’attuale provvedimento si cambierà in modo radicale la governance  di Area: «Ci sarà un amministratore unico e un direttore generale con pieni poteri gestionali. E’ una grande novità. Area nasce da una fusione degli Iacp, oggi funziona come se ci fossero tanti direttori generali. Io non sono in linea di principio per gli accentramenti – ha affermato Demontis – ma, in questo caso, non ci sono alternative. Non cambia però la mission: Area continuerà ad occuparsi di edilizia sociale tenendo conto delle mutate esigenze dei cittadini».

Il consigliere del Pd ha infine dato un’indicazione personale sugli obiettivi da raggiungere sul fronte dell’edilizia residenziale pubblica. «Preso atto che dirigenti e professionisti hanno competenze e vocazioni diverse – ha detto Demontis – creerei una Spa sulla falsa riga di una struttura di  missione: pochi dipendenti e ricorso al mercato per la realizzazione di strutture complesse. Questo sarebbe il modo per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche senza incorrere nell’errore di delegare alla pubblica amministrazione l’intero ciclo di un’opera complessa».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris (Misto) ha parlato di “due muri” realizzati dal governo e dal parlamento italiano che «contrastano con i principi autonomistici sull’uso del territorio». Il decano dei consiglieri regionali ha quindi posto l’accento su quelli che ha definito “pericoli per l’autonomia” che deriverebbero dalla riforma costituzionale che entro l’anno in corso sarà sottoposta al referendum.

«La riforma – ha dichiarato Floris – tocca la nostra specialità autonomistica e faccio appello perché si apra una sessione dei lavori contro i voleri neo centralisti del governo italiano in danno della nostra autonomia». Mario Floris ha quindi citato ad esempio la parte della riforma del Senato che contrasta con l’articolo 17 comma 2 dello Statuto sardo laddove si stabilisce che l’ufficio di consigliere sia incompatibile con quello di componente di una delle due Camere e che l’articolo in questione può essere modificato solo con le procedure di riforma costituzionale.

A giudizio di Floris molte parti del provvedimento in discussione in Aula sarebbero, qualora approvate, a rischio impugnativa («la legge di edilizia sociale è fondata sul governo del territorio che lo Stato vorrebbe di sua competenza, così come sono già passati sotto competenza dello Stato molti degli argomenti trattati in questa legge» e la legge nel suo complesso rappresenta «un provvedimento fuori tempo massimo, come è affermato anche nella relazione di accompagnamento».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha definito il disegno di legge “poco chiaro” e caratterizzato da finalità di “accentramento amministrativo”. Orrù ha quindi rivolto aspre critiche nei confronti dell’operato della Giunta («gli stessi esponenti della maggioranza lo bocciano») ed ha affermato che la legge di riforma di Area «servirà soltanto per tenere unita la coalizione nel segno delle poltrone».

«Nel concreto – ha proseguito il consigliere di minoranza – il testo in esame contiene mere enunciazioni di principio e una lunga serie di tecnicismi tipici dei burocrati». Orrù ha quindi criticato l’introduzione di nuovi organismi («il Cres con annessi rimborsi e spese per presenza») e del collegio di sindaci con compensi («un modo alternativo di investire soldi destinati alle case popolari»).

Sottolineature negative sono state inoltre rivolte all’iter previsto nel provvedimento per la localizzazione dell’edilizia sociale («sette sindaci possono decidere sull’edilizia popolare per conto di tutti glia altri comuni») e alla partecipazione di Area nei fondi immobiliari («ignorate che la Sardegna ha già speso 5 milioni di euro per la gestione di un fondo con gestione fallimentare come è quella rappresentata dal fondo Torre Sgr») nonché alla scarsa trasparenza nella previsione normativa inerente la gestione di opere pubbliche di natura diversa da quelle dell’edilizia sociale.

«Per tali ragioni – ha concluso il consigliere del Psd’Az – chiedo che il testo ritorni all’esame della commissione.»

Dopo la rinuncia all’intervento del consigliere Antonio Solinas (Pd) il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non avendo altri iscritti a parlare ha concesso la parola all’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda.

Intervenendo per la replica a nome della Giunta, l’assessore ha richiamato il Consiglio ad una lettura attenta degli atti, «a cominciare da quelli in cui si prevede l’amministratore unico, una scelta che rappresenta l’esatto contrario della distribuzione di prebende e poltrone, della riduzione della partecipazione o della complicazione della governance». In realtà, ha proseguito richiamando il Consiglio al dovere di essere informato sullo stato degli atti «la situazione di alcuni istituti della Sardegna presentava 3 bilanci non approvati e 21 miliardi di euro bloccati, compreso l’accordo di Sant’Elia, e direttori di distretto pagati come direttori generali della Regione». Soffermandosi poi sui rapporti fra Regione e la Torre, Paolo Maninchedda ha respinto tutte le critiche, definendole il frutto «di esercizi retorici della peggiore destra italiana» e ricordando che l’accordo fra Regione e Torre Sgr ha consentito la realizzazione ad Olbia di 61 alloggi popolari di 100 metri quadri ciascuno, costati non più di 7 milioni di euro». Abbiamo sempre sollecitato lo sviluppo degli interventi di housing sociale che peraltro sono in crisi in tutto il mondo, ha affermato ancora l’assessore dei Lavori pubblici, «e lavorato per mettere ordine in un patrimonio degradato, sbloccare risorse ferme da 10 anni oggi quasi tutte in gara, e far ripartire il progetto di Sant’ Elia hanno dove ci sono 29 appalti in corso 28 dei quali vinti da imprese sarde». «La semplificazione della governance – ha sostenuto – funziona ed era necessaria, così come è necessario riconoscere il ruolo di Sindaci di Comuni con patrimoni immobiliari significativi, fermo restando che poi i dirigenti delle aree tecniche ed amministrative restano sul territorio e si occupano di interventi territoriali». Affrontando il tema più complessivo della riforma di Area che, in base alla legge in discussione, può svolgere su mandato attività legate alla realizzazione di infrastrutture, Paolo Maninchedda ha dichiarato che «si può discutere sul come raggiungere questo obiettivo, tenendo presente però che il solo portafoglio di lavori Regione-Anas fa perdere ricchezza alla Regione perché non ha non un suo strumento autonomo, nessuno pensa di fare in casa la progettazione ma se avessimo potuto fare bandi e portarli fino alla progettazione esecutiva la situazione sarebbe stata molto diversa». «Gli stessi Comuni – ha continuato – non riescono a fare le gare e chiedono uno strumento che adesso non c’è, insomma è impossibile continuare a non fare niente, è una questione molto complessa che è sbagliato impoverire; ora abbiamo davanti una legge molto semplice che può risolvere grandi problemi e non capisco le contrapposizioni».

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde si è detto sorpreso dalle dichiarazioni polemiche dell’assessore Paolo Maninchedda, a suo giudizio «fuori luogo perché l’Aula vuole dare un contributo e non si possono scaricare sul Consiglio problemi interni alla maggioranza che evidentemente l’assessore non riesce a comporre». «Gli strumenti messi in campo dalla legge sono inadeguati – ha aggiunto Tedde – anche perché alla base c’è una politica che vuole accentrare e ridurre la catena di comando, una politica che fa il paio, ad esempio, con quelle della sanità e di Abbanoa; un indirizzo legittimo che non condividiamo, del resto in tutta Italia ci si muove nella direzione opposta ed è la Sardegna che sta sbagliando strada».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato che, «in questo anno e mezzo la Giunta ha commissariato Area smontandola pezzo per pezzo e sistemando amici, per cui la storiella del peggio della destra è in realtà la storia vera del peggio del peggio della sinistra».

Successivamente il Consiglio ha approvato con 28 voti favorevoli e 17 contrari il passaggio agli articoli. Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che il termine per la presentazione degli emendamenti scadrà lunedì prossimo alle 11.00, mentre l’Aula riprenderà l’esame della legge martedì pomeriggio. Subito dopo ha tolto la seduta e convocato l’ufficio di presidenza.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame della proposta di legge sul reddito di cittadinanza e contrasto delle povertà presentata dal gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 5/A (Pizzuto e più) – Reddito di cittadinanza e contrasto alla povertà. Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere di Sinistra, Ecologia e Libertà Luca Pizzuto (che è anche segretario regionale del partito).

Nel suo intervento, Luca Pizzuto ha citato un grande economista liberale che, durante la seconda guerra mondiale, mise le basi del welfare europeo e con i suoi studi costruì le basi per la lotta alla povertà. E’ auspicabile perciò, ha sostenuto, «che la proposta sia condivisa da un Consiglio che dovrebbe avere la lotta alla povertà come grande obiettivo comune, soprattutto per la situazione economica molto critica in Sardegna a causa della mercificazione del lavoro legata alla globalizzazione e all’impoverimento di classi sociali molto ampie». Con la nuova legge, ha annunciato il consigliere, «si vuole introdurre anche una nuova mobilità sociale per consentire spazi di crescita a chi è in difficoltà e non ha speranze di riscatto, per lavorare ad una inclusione sociale che deve diventare il momento centrale della trasformazione del nostro sistema di protezione anche se la strada da percorrere resta molto lunga». Resta comunque una opportunità per circa diecimila famiglie sarde, ha osservato Pizzuto, «che non solo dà risorse ma chiama anche i cittadini chiamati ad usare le loro forze per uscire dalla loro condizione marginale, supera un sistema discrezionale e statico, segna un cambio di passo andando oltre lo schema classico delle politiche sociali con l’ingresso in questo settore dei servizi per il lavoro». Un cambiamento che, secondo l’esponente di Sel, «si esprimerà concretamente attraverso percorsi di inclusione sociale come l’innalzamento del tetto istruzione dei minori, i lavori pubblica utilità ed il volontariato culturale e sociale, perché siamo convinti che partendo dal lavoro si possa costruire sul piano culturale un modello di società più coeso e solidale».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha espresso grande rispetto sulla proposta sottolineando però che «è evidente che si tratta di un risarcimento del Pd ad una parte politica del centro sinistra che nei giorni scorsi ha subito molto nella riforma della sanità». Quanto alla copertura finanziaria, Locci ha segnalato che «è stata individuata con lo stesso metodo che ha contrassegnato nell’ultima finanziaria le misure di contrasto alla povertà ed inoltre bisogna riconoscere che immaginando una azione di trasferimento ad enti locali siamo ad agosto ed è difficile ritenere che si farà qualcosa di reale entro l’anno;  a parte il fatto che siamo in presenza del disconoscimento della strategia della Giunta sulle stesse misure messe a punto prima dal governo Soru e poi dai governi successivi del centro sinistra». Nel merito, ad avviso di Locci, «e a fronte di coperture piuttosto generiche si apre poi una incerta fase di sperimentazione prima di andare a regime, una fase che da un lato trasferirebbe una parte di competenze dagli enti locali verso uffici regionali, per cui la proposta rischia di essere troppo burocratica ed avrà bisogno di norme attuative molto complesse». In definitiva, ha concluso il consigliere dell’opposizione, «sulla legge peraltro mossa da nobili principi pesa una preoccupante mancanza di concretezza che, a nostro avviso, si poteva trovare con misure più indirizzate a sostenere i giovani che vogliono restare in Sardegna con la loro famiglia ed il loro lavoro».

Il consigliere Edoardo Tocco, anch’egli di Forza Italia, ha ricordato la citazione di giornalista molto critico sulla «sulla carità da cui qualcuno spesso trae vantaggio». Ha manifestato la sua personale condivisibile dell’obiettivo sul piano generale, auspicando inoltre che la proposta sia articolata in maniera diversa, «infatti è sbagliato vivere di assistenza o sussidi perché non è dignitoso per le persone che, invece, meritano rispetto e strategie differenti sull’occupazione che la Giunta ha dimostrato di non possedere, venendo meno al dovere della politica e delle istituzioni di incentivare la possibilità di lavoro e non erogare parole e risorse che non hanno un fine». Il problema, ad avviso di Tocco, «andava affrontato in maniera differente ed in effetti le risorse erano state stanziate in precedenza proprio con questa finalità ed è stato un errore cambiarne la destinazione; ciò che si aspettano le persone è di tornare a casa dicendo di aver preso lo stipendio piuttosto che un sussidio».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) ha affermato che «ci sono molte buone ragioni per condividere la proposta, innanzitutto di metodo perché si tratta di una iniziative importante che viene dal Consiglio anziché della Giunta, in un periodo in cui il ruolo del Consiglio appare sempre più compresso e sottodimensionato da finanziarie che lasciano margini sempre più stretti anche per gli emendamenti, dalla mancanza di assestamenti di bilancio, di spazi per la programmazione dei fondi europei, per finire con gli ordini del giorno e le emozioni (senza aumenti di spesa) che pure devono subire passaggi intermedi come è accaduto in occasione della cessione del dna sardi e del revamping del termovalorizzatore di Tossilo». Qui invece, ha dichiarato con soddisfazione Zedda, «emerge la valutazione politica forte del Consiglio, la visione della Sardegna del prossimo futuro che si preoccupa di arginare la tendenza naturale della società ad allargare le differenze fra super ricchi e super poveri che ha urgente bisogno di essere corretta, pena il rischio di allontanarsi dal sistema di valori dei progressisti, fondato sulla lotta alla povertà, allo spopolamento, all’emigrazione forzata». Il premio Nobel dell’economia Milton Friedman, ha ricordato Zedda, citava «il dovere delle società avanzate di equilibrare le differenze sociali ingiuste con interventi sul fisco ed attraverso sussidi per affermare quel concetto di libertà dal bisogno evocato da un grande presidente americano come Roosvelt, senza il quale non c’è democrazia». Questa legge ha certamente una finalità nobile, ha detto ancora Zedda, «anche se non risolve da sola il problema della povertà dei sardi in una Regione dove c’è molto bisogno di allargare la base produttiva con interventi su agricoltura, gestione aperta dei terreni demaniali, sviluppo del turismo, industria ed energia sostenibile, ma i primi risultati che potremo raggiungere con la legge sono importantissimi ed oggi non possiamo farne a meno; va apprezzato in particolare il patto fra famiglie e Regione che dà una mano a chi si impegna a crescere sotto tutti i punti di vista, patto che può trovare sostanza, sul piano attuativo, nella collaborazione molto stretta fra nuovo sistema e nuova Aspal (l’Agenzia regionale del lavoro) che possiede strumenti di conoscenza e di analisi dei dati».

Dopo l’on. Ruggeri ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu (Fdi), che ha citato Einstein e ha detto: «Nel momento in cui discutiamo di un tema così importante quest’Aula si deve confrontare con una Regione che fa di tutto per spingere verso la povertà i sardi, come quando vara appalti che generano stipendi sotto la soglia di povertà. Mettiamoci d’accordo su cosa si deve fare. Che senso ha un bellissima legge sulla carta, come questa, quando poi le guardie giurate, i lavoratori del facchinaggio, i lavoratori del portierato hanno stipendi da fame?».

Secondo l’oratore «non ci sono persone contrarie al reddito di cittadinanza e favorevoli ma la divisione è tra chi vuole una buona legge e chi vuole una legge e basta. La vera sfida è far vivere una vita dignitosa al maggior numero di famiglie sarde ed è l’istruzione la vera leva che ci consente di uscire dalla povertà, che è invece l’elemento di distruzione della società. Solo con l’istruzione libereremo le persone dai bisogni».

Secondo l’on. Truzzu «questo testo ha una serie di elementi che non funzionano, a cominciare dal fatto che la regione non è oggi attrezzata per valutare nel concreto le condizioni di povertà delle famiglie sarde e dunque individuare i beneficiari. Mi pare anche che i compiti attribuiti dalla legge ai Comuni siano assolutamente spropositati, nonostante le buone intenzioni di chi ha redatto questo testo».

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Stefano Tunis, secondo cui «è giusto un approccio critico ma il tema arriva tardi all’attenzione di questa assemblea. Prendiamoci il tempo che serve per far diventare questo testo la migliore legge possibile, anche alla luce delle decine di emendamenti che stanno arrivando dai banchi della maggioranza, non dai nostri. Intanto segnalo che la quantità di risorse previste in legge è del tutto insufficiente rispetto alla quantità di disagio presente nella società sarda». Per l’oratore «un po’ di questo disagio alla fine dovrà venir meno ma sia chiaro che questa non è la legge sul reddito di cittadinanza ma è un testo più orientato verso le politiche sociali e non sulle politiche economiche.  Cerchiamo di capire che non tutto il disagio è uguale e non tutto il bisogno è uguale. Depuriamo la nostra proposta da caratterizzazioni ideologiche: a noi occorre incentivare le famiglie e far generare sentimenti positivi e solidali. Non mance ma misure efficaci per i cittadini».

E’ poi intervenuto per Sel l’on. Francesco Agus, che ha ricordato come «il reddito minimo era nel programma della coalizione di centrosinistra   e arriva in aula dopo un lungo dibattito, che è stato però proficuo. Oggi mettiamo insieme risorse regionali, statali ed europee e sarebbe complice ritardare un solo giorno questa legge, che è una legge contro la povertà. La grande crisi che stiamo vivendo si è estesa a soggetti e famiglie che prima non avevano mai conosciuto questi fenomeni. Al punto che oggi, a differenza del passato, ci sono decine di migliaia di persone che lavorano ma sono ugualmente povere. Perfino nel lavoro pubblico questo accade, come ha ricordato prima l’on. Truzzu. Oggi non si chiude un percorso ma si inizia una strada, che è senz’altro quella giusta anche se lunga e difficile».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «la legislatura era appena iniziata quando nel 2014 Sel depositò una proposta di legge sul tema. E ne parliamo dopo oltre due anni, con una testo rivisto rispetto a quello di due anni fa, giustamente. E’ importante intanto rilevare i dubbi sui criteri che avete inserito in legge. A chi andranno queste risorse? Chi deciderà come e a chi devono essere erogate? Ci sono zone di libero arbitrio dei Comuni in questo testo, scritto con un gergo tipico dei parlamenti senza che abbia un reale significato. Chi stabilisce che cosa è “idoneo” o “indispensabile”?. Dobbiamo dare alla Giunta la possibilità di un programma di attuazione».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato il “difficile momento di crisi attraversato dalla Sardegna” ed ha evidenziato “i dati drammatici della povertà”: 175mila famiglie e 400mila persone interessate dal fenomeno che registra “uno scivolamento verso il basso di tanti cittadini appartenenti al cosiddetto ceto medio”.

L’esponente della minoranza ha quindi puntato il dito contro l’operato della Giunta ricordando le tante crisi industriali non risolte e le penalizzazioni che derivano all’economia per l’inadeguatezza dei trasporti aerei e navali, nonché una generale disattenzione nei confronti delle imprese.

Tedde ha quindi indicato nel “tema del precariato”, il tema più urgente per il governo nazionale e per quello regionale ed ha auspicato un complessivo ripensamento del welfare regionale.

Il consigliere di Forza Italia ha inoltre criticato la ridotta dotazione finanziaria (da 400 milioni di euro si è passati a 30 milioni) e ha definito “condivisibili” gli intenti dei proponenti ma “insufficiente” la struttura della norma («non lo afferma solo il gruppo di Fi ma lo dice anche la maggioranza in Sesta commissione»).

Per Marco Tedde la norma finanziaria è stata “bocciata” dalla Terza commissione” («dove la proposta di legge è stata garbatamente ma sostanzialmente demolita»).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, nel corso del suo intervento, ha escluso una bocciatura del provvedimento nel parlamentino da lui guidato ed ha preannunciato il voto favorevole alla Pl n. 5. L’esponente della maggioranza ha illustrato lo scopo della norma: «Offriamo la possibilità a chi si trova in condizioni di povertà estrema di uscire da tale condizione per avere l’opportunità di accedere al mercato del lavoro, perché chi versa in situazione di povertà estrema non riesce neppure ad accedere al mercato del lavoro».

Sabatini ha quindi ricordato la legge delega approvata dalla Camera il 14 luglio scorso per i provvedimenti di  contrasto alla povertà e l’intervento governativo per l’inclusione attiva a cui il governo che destina 15 milioni di euro alla Sardegna e che si affiancherà al reddito di inclusione sociale quando approvato in Consiglio regionale.

«La preoccupazione – a giudizio del consigliere del Pd – è rappresentata dal ritardo del sistema informativo regionale e dalla sovrapposizione dei provvedimenti a beneficio dei più deboli». «Dobbiamo scongiurare il pericolo – ha affermato in conclusione Franco Sabatini – che alcune famiglie non siano intercettate da alcun intervento pubblico e altri soggetti parimenti svantaggiate ne usufruiscano di molteplici».

L’ulteriore perplessità espressa dal presidente della Terza commissione è rappresentata dal cattivo funzionamento dei Plus che è lo strumento a cui poggia l’erogazione del reddito di inclusione sociale.

Alessandra Zedda (Fi) ha precisato che Forza Italia non esprime contrarietà all’introduzione di strumenti che garantiscano il sostegno ai più deboli quanto ai contenuti della norma in discussione che – a suo giudizio – sarebbe inapplicabile, a partire dalla parte finanziaria “che conta solo 30 milioni, 18 dei quali potrebbero non essere disponibili”.

Perplessità anche per il ricorso ai Plus («sono stati fallimentari e non sono stati in grado di assolvere i compiti assegnati») e per il riferimento agli emigrati («ci sono già misure a loro destinate e meglio sarebbe dare priorità ai nostri poveri») nonché sulla scarsa tempestività degli interventi, per effetto delle procedure così come disciplinate all’articolo 13. «Servono più risorse – ha concluso la consigliera della minoranza – e siamo pronti a contribuire perché si semplifichino meccanismi e procedure».

Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la legge per l’introduzione del reddito di inclusione sociale “una legge fondamentale per la Legislatura e in nessun modo uno scambio tra le forze politiche della maggioranza”.

«E’ sbagliato – ha spiegato il consigliere della maggioranza – considerare questa legge come uno strumento di carità perché rientra in una logica di sostegno alla socialità ed per questo che auspico il superamento  della frammentazione del welfare, nonché il potenziamento dell’assistenza tecnica dei Comuni».

«Questa cornice legislativa – ha proseguito Ruggeri – offre un ancoraggio strutturale a politiche multidimensionali che riguardano l’accesso al lavoro e ai servizi, è una sfida difficile ed è insieme una scommessa della democrazia che può essere paragonata alle prime esperienze del ‘900 sul sistema mutualistico».

«Il reddito di inclusione sociale – ha concluso l’esponente dei democratici – è uno strumento imperfetto ma è ingeneroso trarre conclusioni negative perché segna il primo passo nel verso di una società più giusta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto d’accordo sulle finalità perseguite dalla legge: «Primum vivere deinde philosophari – ha affermato Cossa – siamo tutti d’accordo sul fatto che la prima di tutto occorra dare da mangiare a ogni cittadino, tutto il resto viene dopo».

L’esponente della minoranza ha espresso però dubbi sulla efficacia dello strumento individuato a partire dalla dotazione finanziaria: « 30 milioni di euro sono una goccia nel mare – ha sottolineato Cossa – il tema è troppo importante, c’è l’esigenza di una legge sulla famiglia più che sulla povertà. Servirebbe una norma che affronti il disagio in cui si trova una grossa fetta delle famiglie sarde razionalizzando gli interventi e rendendoli efficaci».

Perplessità anche sulla sostenibilità dell’intervento: «Prevedere che i fondi siano disponibili fino ad esaurimento delle risorse rischia di creare iniquità – ha aggiunto Cossa – l’altra criticità è rappresentata dal ruolo assegnato ai Comuni: non si possono caricare le amministrazioni comunali di altri compiti». Cossa ha quindi concluso il suo intervento auspicando l’approvazione di una legge che renda gli interventi applicabili.

Fabrizio Anedda, in rappresentanza del gruppo Misto, è tornato sul Patto per la Sardegna firmato nei giorni scorsi a Sassari dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e da quello della Regione Francesco Pigliaru: «E’ positivo che la Sardegna abbia a disposizione nuove risorse – ha detto Anedda – occorre però evitare una distribuzione a pioggia per accontentare tutti i territori e tutti gli assessorati».

Anedda ha quindi suggerito di puntare su iniziative per creare sviluppo: cura del bosco, coltivazione delle terre incolte, ristrutturazioni edilizie etc. «Una politica agricola riorganizzata come motore di sviluppo avrebbe effetti benefici per l’Isola – ha sottolineato Anedda – il territorio sardo oggi produce solo il 35% del suo fabbisogno alimentare».

Il capogruppo del Misto ha quindi criticato la politica comunitaria: «L’Europa chiede che i nostri territori non producano, questo ha creato le povertà estreme – ha concluso Anedda – per venire incontro alle esigenze dei sardi servirebbero 500 milioni di euro ma Bruxelles ne stanzia appena 30. Il reddito di cittadinanza è una cosa seria, servono interventi forti, questa legge rischia di tradursi in una legge-bandiera. Meglio mettere le risorse nel fondo per l’inserimento lavorativo dei cittadini bisognosi e sollecitare l’Unione europea a stanziare più soldi».

D’accordo con le finalità della legge si è detto anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. L’esponente sardista ha espresso forti perplessità sul ruolo affidato ai comuni. «I sindaci già si occupano del problema. Prevedere ulteriori adempimenti e impegni deve essere perlomeno concordato con l’Anci – ha rimarcato Carta – il rischio è caricare i comuni di altre incombenze e, allo stesso tempo, creare aspettative nei cittadini che non potranno essere soddisfatte».

Secondo Carta, la proposta in discussione attribuisce ai comuni alcuni compiti già assegnati da altre disposizioni di legge: «Cerchiamo di raccordarci meglio con gli enti locali massimizzando gli sforzi già fatti – ha concluso il consigliere dei Quattro Mori – altrimenti si corre il pericolo di approvare una legge che non riuscirà a mantenere le promesse».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha riconosciuto la bontà di una legge che persegue un “nobile obiettivo”: garantire la dignità e il diritto alla felicità di ogni cittadino. «L’auspicio è che si trovi una sintesi ai numerosi emendamenti presentati – ha detto Zanchetta – questa è una legge importante per tutti: Consiglio, Giunta ed Enti Locali. Di fronte a una norma di questa portata anche gli uffici periferici hanno il dovere di attrezzarsi. Dobbiamo incoraggiare tutti a dare risposte ai cittadini bisognosi». Zanchetta ha quindi voluto ringraziare l’on. Pizzuto per aver portato in aula la proposta: «Pizzuto è un panda della politica che va difeso perché ha il coraggio di porre all’attenzione di tutti temi così importanti».

A favore degli obiettivi della legge si è schierato anche il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu che ha però espresso perplessità sull’efficacia degli strumenti individuati. «Servono alcune correzioni per rendere la legge applicabile. Allo stato attuale, la norma è inapplicabile – ha detto Rubiu – la povertà cresce quando manca il lavoro. La preoccupazione per il futuro è trovare soluzioni vere per l’occupazione».

Rubiu ha poi elencato alcune criticità presenti nel testo: dai requisiti d’accesso (che potrebbero penalizzare i cittadini sardi a vantaggio degli immigrati) alla possibilità di rifiutare una proposta di lavoro da parte dei soggetti beneficiari («Inaccettabile che chi si trova in una situazione di disagio possa permettersi il lusso di rinunciare a un’offerta di lavoro»).

Dubbi, infine, sulla dotazione finanziaria e sui tempi per la spendita delle risorse stanziate: «33 milioni di euro sono una cifra irrisoria – ha concluso Rubiu – bastano a soddisfare appena 5.000 famiglie. Inoltre i pochi soldi a disposizione difficilmente potranno essere spesi nel 2016, il Consiglio dovrebbe fare una variazione di bilancio in tempi strettissimi».

Daniele Cocco ha apprezzato la disponibilità a discutere la legge da parte della minoranza e dichiarato la disponibilità del gruppo Sel ad accogliere proposte e suggerimenti per migliorarla.

«Oggi 400mila sardi sono in difficoltà – ha detto Cocco – ciò che da altre parti è straordinario da noi è ordinario, abbiamo il dovere, politico e morale, di intervenire immediatamente. Il reddito di inclusione sociale è lo strumento più efficace in questo momento. Non risolverà tutti i mali dell’Isola ma darà una risposta importante».

Cocco si è detto convinto che i comuni riusciranno a svolgere bene i compiti loro assegnati: «I comuni non saranno oberati di lavoro, anzi. I sindaci sarebbero lieti di avere le risorse per dare risposte ai cittadini. Le amministrazioni che hanno a disposizione i fondi riescono ad impegnarli nel migliore dei modi. I Comuni hanno spesso trasformato le risorse in politiche attive per il lavoro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo l’accento sul fatto che ci sono settanta emendamenti della maggioranza, per dedurne che «o non si può parlare di un testo condiviso oppure certe osservazioni anche dell’ opposizione hanno colto nel segno, per cui è sbagliato accelerare i tempi rischiando di snaturare la portata del provvedimento». Papa Francesco, in una delle udienze a Santa Marta, ha ricordato Pittalis, ha detto che «la povertà è una parola che mette sempre in imbarazzo nonostante sia da sempre al centro del Vangelo e noi, quindi, non ci possiamo dividere fra destra e sinistra o fra maggioranza ed opposizione». La legge, ha poi osservato, «ha almeno due aspetti positivi; primo, fa maturare una migliore consapevolezza su un problema spesso assente dall’agenda della politica no nonostante la sua dimensione tragica, poi determina una ritrovata responsabilità diffusa all’interno del Consiglio dopo, in concreto, della povertà si sono sempre occupati Chiesa, Caritas, Onlus ed associazioni di volontariato in assenza di una visione unitaria ed istituzionale del fenomeno». Nel momento in cui la Sardegna vive una situazione sociale preoccupante in termini di povertà e disagio che non è solo fragilità economica, ha proseguito il capogruppo di Forza Italia, «guardiamo con attenzione al provvedimento ma ci sentiamo impegnati anche a non creare all’esterno troppe aspettative perchè le risorse sono inadeguate; si dirà meglio di niente ma allora meno burocrazia e più attenzione alle persone ed alle famiglie».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità e delle Politiche sociali, Luigi Arru, ha parlato di «una giornata importante, un inizio che con questa legge ci fa parlare di welfare generativo, che supera la logica dell’ assistenza con una filosofia che protegge le persone e le famiglie dai rischi della vita e dalle ineguaglianze del mercato». Per quanto riguarda le risorse, ha precisato, «oltre ai trenta milioni ci sono quelle degli oltre 27.000 piani personalizzati della 162 una parte è destinata proprio a nuclei familiari a basso reddito e molti altri interventi; piuttosto, non abbiamo indicatori certi ma ora facciamo un patto con chi ha bisogno che parte dal sostegno individuale per arrivare ad un ritorno sociale, mentre finora abbiamo investito senza alcun ritorno». Quanto al ruolo dei Gal, secondo l’assessore «è vero che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto ma sono emerse anche buone pratiche da seguire, come quella del Gal della Marmilla dove una cooperativa di disabili ha partecipato ad un progetto di agricoltura sociale che l’ha portata non solo a conquistare la piena autonomia economica ma perfino a rinunciare ai soldi della Regione». Una storia, ha continuato, coerente con la nostra «idea di fondo di mettere a regime un qualcosa che permetta di uscire dalla logica del libro Cuore per guardare oltre, inserendoci anche in un contesto nazionale molto complesso dal quale emerge che si spendono in Italia 55 miliardi per il welfare che corrispondono circa a 1000 euro a persona e solo 700 arrivano realmente ai beneficiari; su questo non abbiamo dati sardi ma è arrivato il momento di agire con responsabilità per recuperare e ridare capacità alle persone, primo passo di un disegno di revisione dell’intero sistema welfare che, a livello di volumi di spesa, ci vede fra le prime Regioni italiani in Italia». Abbiamo insomma avviato un processo importante, ha concluso, «che si può ancora migliorare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 25 voti.

Successivamente il presidente ha comunicato che alle 15.30 si riunirà la commissione Sanità per l’esame degli emendamenti e sempre per le 15.30 è in programma nell’Aula consiliare la riunione dei capigruppo.

I lavori del Consiglio riprenderanno invece alle 16.30.

Consiglio regionale 1 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 10 contrari sui 4o consiglieri presenti in Aula al momento del voto, la legge per l’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR).

Questo pomeriggio, in apertura di seduta, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali. Inoltre, riprendendo alcune dichiarazioni del presidente Pigliaru riportate da organi di stampa in cui si parlava di un nuovo direttore generale proveniente da oltre Tirreno, ha invitato il presidente della Regione a chiarire la circostanza «perché la questione interessa l’Aula ed è pertinente col dibattito in corso».

Il presidente Pigliaru ha risposto auspicando che il direttore generale della Asl unica «sia il migliore possibile qualunque sia la sua provenienza, non c’è nessuno vincolo geografico perché siamo in una società aperta, sono convinto che si sceglierà il migliore fra candidati molto forti e mi aspetto molte domande».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi del suo gruppo, seguito dal collega dal Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Prendendo la parola nel dibattito sull’art. 5 la consigliera Annamaria Busia ha sottolineato che «la fase di transizione è importantissima per sviluppare e completare i processi di riforma e la Asl unica è un nuovo organismo che richiede un certo tempo di gestazione». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «preoccupa per come è stata pianificata perché appare troppo breve ed appesantita dall’onerosa gestione dell’ordinario, un contesto che solleva perplessità sulla buona riuscita del percorso, come dimostrato peraltro anche dai raffronti con altre realtà (le Marche) dove dopo due anni non è stato ancora completato». La Busia ha espresso infine le sue riserve sulla legge anche in ordine ad altri aspetti come «l’incertezza sulle risorse, la mancata costituzione di un team operativo, di un crono programma, e di attività di formazione; una riforma un po’ demagogica e superficiale che non potrà essere ben governata dal nuovo direttore generale, per quanto bravo».

Il consigliere Michele Cossa ha messo in luce che «mentre il testo parla di disposizioni transitorie non ci si rende conto che la transizione è già iniziata come dimostra quello che è successo in tutte le Asl dopo le decisioni della Giunta, con lotte all’ultimo sangue per conquistare incarichi e posizioni al fine di prefigurare futuri assetti organizzativi». In pratica, ha osservato, «il manager che arriverà troverà quasi tutto fatto e l’unica novità positiva è quella della norma sui concorsi anche se, a nostro avviso, molti buoi sono già scappati; è necessario comunque che la Giunta dica come pensa di affrontare questo problema del fatto compiuto».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino del Partito Democratico, intervenendo sul primo punto dell’articolo riguardante l’individuazione della sede della Asl unica ha affermato che «si tratta di una scelta che deve essere ponderata e preceduta da alcune considerazioni». A suo giudizio, «deve essere favorita l’azienda più grande con le strutture e le professionalità richieste dalla riforma e cioè Cagliari, altrimenti la riforma potrebbe essere rallentata anche perché non ci sono piani di fattibilità riferiti a situazioni diverse». Inoltre, ha proseguito, «va tenuto conto dei compiti delicati e complessi che richiedono un rapporto stretto con l’assessorato della Sanità che deve poter esercitare nel modo migliore il suo ruolo di vigilanza e controllo, e che l’eventuale spostamento comporterebbe aggravio di costi». In sostanza, ha concluso, «è sbagliato intervenire su questa materia per presunte compensazioni di natura politica o territoriale mettendo a rischio il buon andamento di una riforma incentrata sul contenimento della spesa sanitaria, che ha più alta incidenza sul bilancio della Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la votazione a scrutinio segreto degli emendamenti nn. 653, 654 e 662.

Successivamente il Consiglio ha approvato a scrutinio segreto, con 30 voti favorevoli e 26 contrari, l’emendamento n.654 (Demontis e più). Il testo prevede che in attuazione della disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge «a decorrere dal 1° gennaio 2017 la Asl n.1 di Sassari incorpora le altre aziende sanitarie locali e assume la denominazione di Azienda per la salute». Entro il 31 agosto inoltre la Giunta nominerà il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Sassari che, dal 1° gennaio 2017, assumerà le funzioni di direttore generale dell’Azienda della salute. Per quanto riguarda infine l’Azienda regionale di emergenza-urgenza Areus avrà sede legale a Nuoro.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.647 (Cherchi Augusto e più) che prevede l’utilizzo delle graduatorie di ciascuna Area socio-sanitaria «fino alla loro scadenza naturale» o comunque in vigore anche nelle aree contigue o nelle altre «secondo l’ordine di approvazione».

La seduta sospesa è stata sospesa per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha proposto l’unificazione dell’emendamento n. 647 con il n. 655 perché connessi per materia, per cui sarebbe auspicabile una sintesi precisando che sarebbe opportuno aggiungere alla data scadenza di graduatorie delle aziende, il 31 dicembre 2016, una proroga fino 31 dicembre 2017.

La seduta è stata nuovamente sospesa per una verifica dei due testi.

Ripresa la seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che è stato perfezionato un test di sintesi che, fra l’altro, prevede la proroga delle graduatorie al 30 giugno 2017.

Messo ai voti, il testo unificato dei due emendamenti è stato approvato.

Voto favorevole dell’Aula anche per gli emendamenti n. 664 (Sabatini) e 663 (Sabatini). Il primo conferma la validità dei concorsi già banditi prima dell’entrata in vigore della legge, mentre il secondo consente alle aziende del servizio sanitario, sino al 31 dicembre 2016, di bandire concorsi e stipulare contratti «previa autorizzazione dell’assessorato della Sanità»

Approvato, infine, anche l’emendamento n. 526 (Pizzuto – Cocco Pietro) che obbliga il direttore generale ad equiparare i livelli di carriera prima dell’unificazione del personale delle aziende. Il testo è stato integrato da un emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco che prevede anche l’allineamento dei modelli organizzativi e del trattamento economico. La proposta è stata sottoscritta da tutti i capigruppo.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo 15 e si è poi accesa sull’emendamento 490, a firma di Zanchetta e più. L’emendamento riguarda l’organizzazione degli uffici stampa delle Assl e la necessità che l’informazione e la comunicazione sanitaria su temi importanti come la peste suina siano al centro delle politiche sanitarie. Favorevole anche l’on. Roberto Deriu (Pd).

Secondo il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, è “ridondante il richiamo ma ci rimettiamo all’Aula prestando sempre la massima attenzione alle questioni dell’informazione”. Per l’on. Cossa (Riformatori) “il tema dell’informazione negli enti pubblici è sensibile e ci riserviamo di presentare su questo una proposta di legge”.

Per l’on. Walter Piscedda (Pd) “forse un emendamento del genere potrebbe essere contenuto in un atto aziendale ma a questo punto lo condivido e firmo pure io, per sostenere il dovere dell’informazione e della trasparenza anche nei territori delle Assl”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sel) si è detto favorevole all’emendamento Zanchetta e così l’on. Rosella Pinna (Pd).

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “è chiaro che si sta scrivendo dentro la legge una cosa che non c’entra nulla. Forse era il caso di scriverci altro, magari una parolina se avremo o no l’elisoccorso. Voto contro perché questo è il sostegno ai soliti nomi dell’informazione, magari chiamati al lavoro discrezionalmente dai commissari”.

Per l’on. Marco Tedde (Forza Italia) “questa è la prova della sottomissione alla politica  della riforma sanitaria. Stiamo disciplinando atti di gestione, altro che. Diteci che cosa vi porta a occuparsi dei precari degli uffici stampa delle Asl”.

Anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha condiviso l’emendamento e così l’on. Antonio Solinas (Pd). Per il sardista Angelo Carta è “necessario capire se intendimento del presentatore dell’emendamento sia quello di aprire un ufficio stampa delle Asl nelle sedi dove ancora non è stato aperto”. Al termine, l’emendamento 490 è stato approvato.

A seguire, approvati gli emendamenti della Giunta nn. 547, 548, 549 sui consigli delle professioni e sui comitati zonali.

Sull’emendamento di Giunta n. 550 (dedicato alla istituzione della figura del coordinatore del Centro trapianti del Brotzu), l’Aula si è divisa dopo che il capogruppo del Centro democratico, in polemica con la maggioranza, ha annunciato il voto contrario. Dai banchi delle opposizioni si è levato un coro di critiche, tese a domandarsi il perché della previsione in legge dell’istituzione di questa figura. Sono intervenuti gli onorevoli Truzzu e Oppi. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Il vicepresidente ha confermato la volontà del ritiro dell’emendamento 550, che è stato dunque spuntato.

L’emendamento 649 (a firma Lai, Solinas A. e più) prevede: “L’ambito della Assl risultante dallo scorporo della Asl metropolitana ha come sede dell’area il Comune di Isili”. Su questo è intervenuto anche l’on. Solinas (Psd’Az), Locci (Forza Italia), che si sono chiesti come mai Isili sia l’unico Comune del quale si parli espressamente in legge. Per il presentatore dell’emendamento, l’on. Eugenio Lai (Sel), “con questa norma si sta tentando di mettere un po’ di chiarezza individuando un’area centrale della provincia di Cagliari al di fuori dell’area metropolitana”. L’emendamento Lai è stato approvato.

Approvati anche gli emendamenti della Giunta 551 (sub ambiti territoriali), 552 (trattamento economico del direttore generale), 553 (Ricerca e sperimentazione al Brotzu), 554 (elezione del Consiglio delle professioni aziendali), 555 (coordinamento con legge 10 del 2006), 556 (coordinamento regionale) e 558 (ruolo del direttore dei servizi sociosanitari). (C.C.)

All’articolo 16 (abrogazioni) sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati. Il testo dell’articolo 16 è stato approvato con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 17 (norma finanziaria) è intervenuta Alessandra Zedda (FI) che ha detto subito di voler prendere le distanze da questa riforma. “Non sono d’accordo su nulla – ha aggiunto – né sui contenuti, né sui i metodi, né con le forme di campanilismo. Anzi, credo che il trasferimento a Sassari della sede dell’ATS  sia un elemento negativo che porterà grandi discrasie sia nel sistema finanziario che su quello  organizzativo”. Per Alessandra Zedda la maggioranza ha agito secondo una  logica di spartizione del potere, insomma si sono creati nella sanità sarda i “sultanati”. Inoltre, da oggi sarà un governo esterno alla Sardegna che deciderà sulla salute dei nostri cittadini. Per Zedda si tratta di una legge –  presa in giro. Avete parlato per mesi  – ha continuato rivolta alla maggioranza – della ASL unica e di un  “non aumento di spesa”. E’ un falso,  piuttosto dobbiamo parlare di “sultanato unico”. Questa riforma è un escamotage della  maggioranza e della giunta per coprire il disavanzo nella sanità.

Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) non ha  ritirato l’emendamento 355 come richiesto dalla commissione, l’emendamento è stato bocciato. 

Marco Tedde (FI) ha detto di essere sconcertato perché questa riforma non è stata certo fatta per colmare il deficit  ma per mettere sotto controllo la gestione della sanità. Per Tedde è stato creato  un elefante amministrativo. Insomma è una riforma sbagliata, difficile da realizzare che accentra poteri ma non migliora la qualità dei servizi. Purtroppo quest’atto che state votando – ha concluso –  produrrà tanti danni. 

Edoardo Tocco (FI) ha sottolineato la delusione per questa riforma che non accontenta nessuno, neanche i colleghi della maggioranza. E’ stato creato un mostro – ha detto – non certo un buon sistema sanitario. Per l’esponente di Forza Italia si tratta di un “poltronificio”. Mi dispiace – ha concluso – che il presidente della Regione sia assente in aula. E’ andato via dopo che si è assicurato che la sede dell’ATS  sarà a Sassari. Non va bene, è una caduta di stile. Sarà difficile digerire questa riforma, i  sardi avrebbero dovuto ricevere più rispetto da parte del Consiglio regionale.

Augusto Cherchi (sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato che  questa legge non lo appassiona. E’ una legge strana, approvata solo con un giorno e mezzo di discussione in aula, con una strategia politica sbagliata. E’ una legge che accentra in maniera esagerata e dall’altra parte decentra, che lascia i territori periferici al margine

Gli emendamenti presentati all’articolo 17 sono stati bocciati, l’articolo è stato approvato  con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 18 (entrata in vigore) è intervenuto Giancarlo Carta (FI). “Stiamo approvando una legge che avrebbe dovuto diminuire le spese, riordinare il sistema sanitario regionale, dare risposte concrete ai pazienti e agli operatori del settore. Mi sembra invece che oggi state approvando una legge fatta come un risiko. In questa legge – ha aggiunto – non c’è un’idea generale di sanità e le percentuali di risparmio sono ridicole. Forse avevamo ragione noi, c’era bisogno di più tempo. E’ assurdo che una legge così importante sia votata solo dalla maggioranza: questa legge doveva essere una legge di tutto il Consiglio regionale e a favore di tutti i sardi.  Da questa legge viene fuori solo questo: che ci sarà un mega direttore. Sono deluso e amareggiato. Questa riforma è da bocciare.

 Annamaria Busia ha detto di essere rammaricata per come è andata  questa discussione. E’ stata persa un’occasione. Trovarci oggi – ha sostenuto – in un’ aula semivuota, con un’opposizione che si è arresa, fa riflettere. Sicuramente la minoranza  utilizzerà questa legge in campagna elettorale. Perché questa legge incide sul bene principale che è la salute dei sardi. Io spero di sbagliarmi. Ho cercato di entrare nel merito della discussione, invano. Non siamo stati ascoltati. Non solo questa legge non semplifica, non accontenta i territori, non alleggerisce il sistema. Fa esattamente il contrario. Il riequilibrio territoriale non si attua spostando una sede a Sassari e una a Nuoro. In questa legge ci sono tanti errori, spero che i fatti mi diano torto per il bene dei sardi. La consigliera ha annunciato un voto di astensione sia sull’articolo 18 che sull’intera legge.

 L’art 18 è stato approvato.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di due ordini del giorno sulla vendita ad una multinazionale inglese del patrimonio di dati genetici e biologici della comunità sarda (a termini di regolamento devono essere votati prima della votazione finale della legge) ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere.

«Un ordine del giorno che impegna la giunta lo si vede prima anche con la giunta». Con queste parole il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha aperto in tono polemico il suo intervento evidenziando una sostanziale non condivisione per i termini “drammatica svendita del patrimonio genetico dei sardi” presente nel documento sottoscritto da 22 consiglieri della maggioranza.

Paci ha dunque rassicurato sull’attenzione dell’esecutivo per la vicenda ma ha anche affermato che il garante sulla privacy ha cerificato la legittimità dell’iniziativa. L’assessore ha inoltre precisato che sarà necessario il consenso di ciascun cittadino interessato dalla ricerca di Shardna per un utilizzo differente dei dati genetici e del Dna. «Non siamo contrari – ha concluso Paci – che importanti società internazionali vengano ad operare e investire in Sardegna nella sperimentazione e nella ricerca scientifica».

Emilio Usula (S&Ind), presentatore del documento della maggioranza che “impegna la Giunta a riferire in Consiglio e ad affettuare una ricognizione degli strumenti utilizzabili dalla Regione per scongiurare la drammatica vendita del patrimonio genetico dei sardi e conseguentemente la nostra stessa identità di popolo”, ha definito la vendita del patrimonio genetico dei sardi “una vicenda scandalosa e drammatica”. Usula ha lamentato il silenzio della politica sarda su questo tema ed ha escluso  di “voler scavalcare l’esecutivo” quanto ribadire la richiesta di garanzie “perché il patrimonio di dati genetici e biologici dei sardi possa essere utilizzato per fini pubblici”.

Christian Solinas (Psd’Az), presentatore del secondo documento sulla vendita del patrimonio genetico e del materiale biologico della ex Shardna (sottoscritto da tredici consiglieri della minoranza) ha replicato duramente all’assessore Paci. «Le poche competenze che restano in capo a questa assemblea – ha dichiarato il segretario dei sardisti – non possono essere svilite nel modo in cui ha fatto l’assessore, perché il Consiglio regionale non deve concordare gli ordini del giorno della Giunta, tutt’al più il Consiglio cercherà di concordare un ordine del giorno unitario al quale l’esecutivo dovrà rimettersi». Christian Solinas ha concluso riaffermando “l’interesse pubblico a detenere un patrimonio dei sardi”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è detto indignato per la “svendita el patrimonio genetico dei sardi” ed ha accusato la Giunta di aver “sbagliato l’approccio al tema”. «I sardi non aspettano che arrivi a qualcuno a gestire il loro patrimonio genetico – ha affermato l’esponente della minoranza – ma dobbiamo decidere noi a chi affidare il nostro patrimonio genetico». Carta si è detto favorevole all’unificazione dei due ordini del giorno.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato la mozione presentata sul tema dal suo gruppo ed ha invitato a compire opportune valutazioni sulle vicende che nel corso degli anni hanno interessato Shardna e che hanno registrato il completo disinteresse della Regione. «Nella vendita alla multinazionale inglese – ha concluso Cossa – ci sono problemi etici, di privacy e di consenso ma non facciamo i provinciali, però ci sono aspetti che meritano approfondimenti.

Dopo una prima proposta per l’unificazione dei due documenti, l’Aula ha proceduto alla votazione dei due ordini del giorno che sono stati approvati (il consigliere del Pd, Demontis ha dichiarato voto contrario).

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione finale della legge per l’Asl unica e si è aperta la fase delle dichiarazioni di voto. A favore si è espresso il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, («riforma indifferibile, la sanità peggio di così non può andare»), mentre contrario si è detto, il consigliere Fd’I, Paolo Truzzu, («speravo in una buona legge ma non si è sfruttata l’opportunità di cambiare in Aula un provvedimento atteso») ed anche il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa («la Asl unica doveva mettere da parte il vizio capitale della sanità e cioè l’infiltrazione della politica nella sanità, così non è stato e abbiamo visto il riemergere dei localismi, delle spartizioni territoriali con la perla finale di Isili che rappresenta solo un tributo a Sel»).

Voto contrario ha dichiarato, Gianni Tatti (Udc): «Si è perso di vista il fine nobile del diritto alla salute, è stato invece un continuo conflitto per gli interessi».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha definito la riforma «il risultato di un lavoro importante da sottolineare senza particolare enfasi ma da non demonizzare, il punto di partenza verso un sistema sanitario nuovo che si aspettano i cittadini ed i trentamila operatori del settore, che anzi bisogna coinvolgere per una migliore applicazione della legge». La legge, ha concluso, «contiene molte potenzialità positiva non tanto in termini di risparmio ma di soddisfazione del bisogno di salute dei sardi».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una riforma «per molti aspetti obbligata voluta più dalla Giunta che dal Consiglio, riforma che comunque andava fatta, importante ma non condivisa come avrebbe richiesto il il fatto che la sanità assorbe la metà del bilancio regionale». Anche in questa circostanza, ha aggiunto Satta, «la politica ha confermato di essere uguale a se stessa, con una fase preparatoria insufficiente e un discorso non chiaro sui risparmi che potrà produrre, al di là di riferimenti generici al Veneto dove le cose non vanno poi così bene o alla Toscana dove sono state istituite tre Asl come pure era stato proposto anche per la Sardegna». Nel concreto, ha concluso, «restano ancora differenze profonde fra territori come nella zona di Olbia che si trova molto al di sotto della media nazionale di posti letto ed è una realtà sottovalutata anche per l’impatto delle presenze turistiche».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato che «si sapeva che il percorso non sarebbe stato facile ma la maggioranza ha presentato ben 110 emendamenti e molti la stessa Giunta, segno di una faticosa  e confusa ricerca di equilibrio», Con quale risultato, si è chiesto Carta, «si potrebbe dire che hanno vinto i sassaresi e i nuoresi ma non si può ridurre la legge a questo aspetto che non ha a che vedere con la salute dei sardi, ed è questo in fondo il vero problema che non è stato affrontato, al punto che qualcuno della Giunta l’ha chiamata azz…».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, annunciando il suo voto contrario, ha parlato di «messaggio sotterraneo di dimissioni del presidente della Giunta segno di profondo malessere della maggioranza che il dibattito ha evidenziato, mentre la vera emergenza, quella della salute dei sardi, è rimasta tale e quale, così come le liste d’attesa, le file al pronto al soccorso o al centro di prenotazione». Si è preferito sistemare qualcuno, ha lamentato Orrù, «scopiazzando modelli esterni e lontani, alimentando amarezza e frustrazione fra il personale ma soprattutto fra i cittadini che non vedono cosa potrà cambiare in meglio per la tutela della loro salute».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl), favorevole, ha precisato che quello del suo gruppo «è un atto di fiducia nei confronti del presidente ma è cosa diversa dalla convinzione». Abbiamo cercato di migliorare la legge in tutti i modi, ha ricordato, «con contenuti ancora da definire e responsabilità non chiare, che affida tutto al nuovo direttore generale che dovrebbe avere la bacchetta magica; per queste ragioni non ci ha mai convinto, è una legge delle occasioni perse come quella del direttore di are socio-sanitaria, staremo a vedere convinti che si poteva fare molto meglio».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha dato ragione in apertura al capogruppo di Forza Italia quando ha detto che la responsabilità è della maggioranza, «in effetti la responsabilità è un requisito fondamentale della politica, per cambiare davvero le cose segna lo spartiacque fra un governo riformista ed uno che vuole mantenere delle le cose come stanno, restando impigliato in posizioni preconcette e di appartenenza». Abbiamo fatto una riforma difficile, ha sostenuto, «che tocca interessi forti e porterà ad un cambiamento radicale, la Asl unica è una grande strategia che continuerà con la riforma rete ospedaliera; purtroppo alcuni della maggioranza hanno voluto distinguersi ma non bisognava dimenticare che il cambiamento deve proseguire e che le risorse spese ad Isili e Muravera hanno un forte significato, non per il risparmio ma per migliorare l’offerta sanitaria».

Il consigliere Piermario Manca (Sdl), dopo aver ricordato la sua astensione sul passaggio ad articoli, ha annunciato il voto favorevole «perché la riforma non poteva aspettare di fronte a situazione disastrosa che assorbe molte risorse ma non produce buona salute; abbiamo dato il nostro contributo per una sanità migliore e più vicina ai territori, superando certi richiami al pessimismo dell’Aula che non costa niente ma non aiuta». Noi siamo, ha affermato, «per una sanità uguale per tutti che richiederà necessariamente tempi lunghi ma oggi la politica ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, adesso il futuro è in mano alla Giunta ed all’assessorato che dovranno fare la loro parte assieme alle altre strutture della Regione».

Il consigliere Raimondo Perra (Psi) ha definito la giornata che sta per concludersi «importante e faticosa al termine della quale arriva però un provvedimento molto importante lungo la strada delle riforme avviata sia da questa Giunta che da questo Consiglio». Forse, ha riconosciuto, «sarebbe stato necessario un approfondimento maggiore in commissione ma c’era la necessità di far partire la riforma a luglio e la scadenza andava rispettata, non dimentichiamo però che di cambiare la sanità sarda ne parliamo da anni ma solo ora siamo arrivati ad un cambiamento davvero radicale, che non è tutto ma è per certi aspetti il passaggio più importante della legislatura».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha evidenziato che «la riforma cade in un momento negativo per la nostra Regione, per la mancanza di lavoro e la stessa inefficienza della sanità che ha una gestione pessima, consuma risorse pubbliche ingenti e non dà risposte ai cittadini». Il modello della Asl unica, ha dichiarato, «è l’unico possibile per razionalizzare il settore e superare il sistema precedente lottizzato; speriamo non ci siano condizionamenti, ci sono molte aspettative e bisogna essere all’altezza per rendere sempre più solide le basi di una vera riforma».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha iniziato il suo intervento con la citazione alea iacta est, per significare che si è raggiunto il traguardo dell’azienda sanitaria unica che rappresenta un grande punto di partenza, «un risultato che sarebbe sbagliato contrabbandare questo risultato come la riforma della sanità, è piuttosto l’avvio di un percorso che ci visto impegnati anche con molte differenze ma sempre verso una direzione unitaria, lavoro di cui va reso merito anche all’assessore Arru ed al presidente della commissione Perra». La stessa scelta della sede a Sassari, ha concluso, «nasce da indubbie contrapposizioni ma non va demonizzata perché si inizia a riconoscere il ruolo dei territori al servizio della comunità regionale».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha detto che ci si trova di fronte ad una svolta «dopo il punto di non ritorno della sanità sarda; abbiamo cercato di migliorare il testo con le nostre proposte, soprattutto per superare ingerenze politiche e dare spazio agli esperti ed agli specialisti, a volte non ci siamo riusciti ma guardiamo in positivo, perché abbiamo comunque voltato pagina prima con la riforma degli enti locali ed ora con quella della sanità».

Christian Solinas (Psd’az) ha affermato che non condivide la legge  ma che spera di essere smentito dai fatti e che le perplessità  siano infondate. Questa non è una riforma sanitaria ma è una parte di un processo più ampio. I sardisti voteranno contro.

Pietro Cocco (Pd) ha espresso il voto favorevole. Con l’approvazione di questa legge – ha detto –  si segna un passo importante nel portare avanti le riforme. Oggi mettiamo  un ulteriore tassello. Con questa legge si riorganizzano le aziende territoriali. Il passaggio prossimo sarà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro da parte di tutti.

Ignazio Locci (FI) è stato molto critico con questa legge che non condivide né nei metodi, né nei contenuti. Si tratta  di un’occasione persa. Piùche una riforma  un  regolamento di conti all’interno del centrosinistra e nel PD. 

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha detto che sta iniziando un viaggio e che sta  cambiando il modo di intendere il sistema sanitario. Lo stesso nome ATS, azienda tutela della salute è un segnale importante. Perché si comincia a  parlare di salute e non di sanità. Questa riforma – ha concluso l’esponente della giunta – è un  primo passaggio. 

La legge è stata approvata (presenti 40, sì 30, no 10). Prima di chiudere i lavori il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per domani mattina alle 11.00. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 62

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Consiglio regionale 10

Stamane il Consiglio regionale ha approvato gli articoli  5, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 del Dl 321 sull’“Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR)”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’art. 5 (direttore dell’Area socio-sanitaria locale), sospeso nella precedente seduta, del Dl 321/A (“Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale – Asur – e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifica della legge 10/2006 – Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge 5/95”).

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha formulato una proposta di emendamento orale al primo comma dell’articolo, finalizzata ad estendere la possibilità di scelta dei direttori di Area socio sanitaria anche oltre i dirigenti del settore. Il presidente Ganau ha comunicato che la proposta sarà esaminata in un secondo momento. Successivamente il Consiglio ha respinto una serie di emendamenti presentati dall’opposizione più alcuni provenienti dalla maggioranza dei quali la commissione aveva proposto il ritiro.

Approvati, invece, l’emendamento n. 321 (Augusto Cherchi e più) che descrive ruolo e funzioni del direttore dell’Area socio-sanitaria, ed alcuni emendamenti allo stesso emendamento. In particolare il n. 642 (Ruggeri e più) che elimina il collegio di direzione della stessa Area, il n. 643 (Cherchi e più) relativo al parere sugli accordi con strutture pubbliche e private ed il n. 644 (Ruggeri e più) che, nella valutazione del direttore di Area socio sanitaria, assegna priorità alla capacità di gestione delle liste di attesa.

Per quanto riguarda il comma 5, è stato approvato anche l’emendamento n. 536 della Giunta che assegna al direttore generale il termine di 60 giorni dalla data di nomina o di conferma per procedere “alla verifica dell’operato dei direttori delle aree socio-sanitarie locali, con facoltà di revocare gli incarichi a fronte di una valutazione negativa, nel rispetto dei principi del giusto procedimento”.

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, sull’ordine dei lavori, ha ricordato alla presidenza l’emendamento del collega Ruggeri al comma 1, precedentemente rinviato, che per il suo gruppo riveste grande importanza.

Il presidente Lai ha assicurato l’esame della proposta in un secondo momento a condizione che l’Aula sia d’accordo. Subito dopo, avendo rilevato l’opposizione del consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, ne comunica la decadenza.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha ricordato che l’emendamento era stato visto anche dal consigliere Giorgio Oppi e, per un approfondimento, ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, ha riassunto la presidenza il presidente Ganau, che ha ricordato la presentazione dell’emendamento orale del consigliere Ruggeri, del Pd, valutato pertinente al testo, sarà votato al momento del voto sul testo E 643, approvato, 536 approvato

Il presidente Ganau ha quindi dato lettura dell’emendamento orale  del consigliere Ruggeri, che viene accolto dal Consiglio. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art.1.

Sull’emendamento n. 324, aggiuntivo, il proponente Augusto Cherchi (Sdl) ha sottolineato che si tratta di attribuire al direttore di Area socio sanitaria locale, anziché al direttore generale come prevede il testo della Giunta, il compito di predisporre un piano di settore. «Mi sembra il minimo sindacale», ha affermato, «anche per riequilibrare il potere del direttore generale».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha annunciato il suo sostegno alla proposta.

Prima della votazione dell’emendamento, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.324, respinto dal Consiglio con 9 voti favorevoli e 24 contrari.

Sull’articolo 7 il presidente Ganau ha dato la parola all’on. Michele Cossa (Riformatori), che ha parlato delle consulte locali di cittadinanza di cui si chiede l’eliminazione nell’emendamento sostitutivo 183: “Sono un bella cosa dal punto di vista ideologico ma rischiano di diventare un elemento di appesantimento. Non è possibile dare loro un parere obbligatorio, è un tributo alla ideologica e una zeppa”.

Per il capogruppo di Sel, on. Luca Pizzuto, “quell’orpello in realtà si chiama democrazia. Noi stiamo dando la Sanità nelle mani di un solo uomo e noi siamo per riequilibrare i poteri. Ci sembra il meno dare la possibilità alle comunità locali di parlare, qualunque sia la maggioranza che governerà la Sanità negli anni futuri”. L’emendamento 183 è stato bocciato dall’Aula.

Sull’emendamento 39 l’on. Michele Cossa ha chiesto il voto palese e ha replicato al leader di Sel: “Di eccesso di democrazia si muore. Introdurre elementi di disturbo significa introdurre zeppe nel meccanismo della nuova sanità sarda”.

Secondo l’on. Luca Pizzuto “oltre la democrazia c’è la onnicrazia, perché la democrazia non è mai abbastanza specie in un momento in cui il potere economico condiziona pesantemente la partecipazione. In ogni caso, le Consulte di cittadinanza hanno funzioni diverse e sono colpito che si dibatta di questo elemento e delle realtà associative locali. Che serviranno al direttore generale della Asl ad avere un punto di vista in più”.

L’emendamento 39 è stato posto in votazione ma il capogruppo del Pd ha chiesto un minuto di sospensione. Alla ripresa, il capogruppo del Pdl, on. Pietro Pittalis, ha detto: “Dica la maggioranza se ha bisogno di fermarsi e ci fermiamo. Ma non si può procedere così per ogni emendamento. E’ la settima richiesta di sospensione questa mattina. Se questo è il modo di procedere, allora cambiamo tattica”.

L’emendamento 39 è stato respinto con voto palese. Approvato invece il testo dell’articolo 7.

L’on. Emilio Usula (Rossomori) ha illustrato l’emendamento 515 (incompatibilità del ruolo di dipendente Asl con quello di presidente della Conferenza sociosanitaria). A seguire, l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha annunciato a nome dell’opposizione il voto favorevole all’emendamento comunicando al tempo stesso che su ogni emendamento e su ogni articolo l’opposizione interverrà in massa. Così, dal gruppo di Forza Italia sono intervenuti tutti i componenti.

L’on. Stefano Tunis ha ricordato: “Assistiamo al vostro tentativo grottesco di far diventare questo disegno di legge il provvedimento di una sola parte politica. Vi sembra possibile che l’assessore debba parlamentare con un collega sul singolo emendamento? Con questo atteggiamento stante ingessando la Sanità sarda”. Per l’on. Edoardo Tocco “in commissione si è lavorato male, avremmo dovuto e potuto chiarire molto di più prima di arrivare in quest’Aula”.

Secondo l’on. Tedde “male fa il presidente Pigliaru a mollare la barra del timone, perché i problemi della maggioranza diventano i problemi dell’Aula”.

Anche l’on. Giuseppe Fasolino è intervenuto: “Noi sappiamo fare bene l’opposizione e se ci chiedete di sollevare un muro ve lo solleviamo e andiamo ad oltranza in quest’Aula. Non potete permettervi di essere insieme maggioranza e opposizione. Non mi stupisco, dopo due anni e mezzo, che sui temi che contano le commissioni fanno poco. Come in questo caso. Avevate la possibilità di fare un riforma fondamentale per la Sardegna e alla fine sarà un pasticcio”.

Per l’on. Oscar Cherchi “l’assessore Arru ha la possibilità di dare un indirizzo concreto a questi lavori. Vedetevi tra di voi, consiglieri di maggioranza e assessore. Discutete e fateci conoscere la vostra posizione. Ai tempi di Soru, 2004-2009, tutto questo non accadeva”. 

L’on. Pietro Pittalis ha annunciato alla maggioranza il ritiro dell’emendamento “sperando che vi serva da lezione”.

Approvato l’emendamento 645 a firma Ruggeri, istitutivo della Consulta regionale e consulte locali di cittadinanza, che concorreranno agli indirizzi per il piano attuativo ed esprimeranno pareri sul piano sanitario.

Sull’articolo 8 approvato l’emendamento 539 (Giunta) sui criteri di riparto delle risorse finanziarie tra la Asur e le Assl, riequilibrato secondo un criterio che tenga conto delle zone maggiormente disagiate.

L’on. Cherchi (Partito dei Sardi) ha presentato un emendamento orale, che è stato approvato.

Approvato l’articolo 8 e l’emendamento 541 (Giunta), che prevede che anche il Consiglio regionale debba ricevere dal direttore generale della Asur  informazioni sullo stato di attuazione dei programmi sanitari.

Aperta la discussione e la votazione sull’articolo 9 “Sostituzione dell’articolo 11 della legge regionale n. 10 del 2006 (Collegio sindacale)” e sugli emendamenti, il presidente della commissione, Mondo Perra (Upc-socialisti) ha espresso il parere di competenza e l’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato parere conforme a quello della commissione.

I consiglieri Ignazio Locci (Fi), Marcello Orrù (Psd’Az) e Paolo Truzzu (Fd’I) hanno annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi a loro firma e il presidente del Consiglio ha posto di seguito in votazione tre emendamenti soppressivi totali a firma del capogruppo Psd’Az, Angelo Carta, n. 48, 49 e 50 che l’Aula non ha approvato. Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento 329 e il Consiglio ha dato via libera prima all’emendamento sostitutivo parziale della Giunta, n. 542, che al comma 2 dell’articolo 9 modifica le parole “revisori” con “sindacali”, e poi al testo dell’articolo 9. La presentatrice dell’emendamento aggiuntivo n. 346, la consigliera Sdl, Annamaria Busia, non accolto l’invito al ritiro e l’Aula non approvato la proposta dell’esponente della maggioranza.

Il presidente ha quindi dichiarato decaduto il 347 ed ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 10 “Modifiche alla legge regionale n. 10 del 1997 e sostituzione dell’articolo 27 della legge regionale n. 10 del 2006 (Norme in materia di contabilità delle aziende sanitarie)” ed agli emendamenti, sui quali la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore di maggioranza Perra. I consiglieri Ignazio Locci (Fi), Marcello Orrù (Psd’Az) e Paolo Truzzu (Fd’I) hanno comunicato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi a loro firma e il Consiglio non ha approvato con successive e distinte votazione gli emendamenti n. 51, 52 e 53 (tutti a firma del capogruppo Psd’Az, Angelo Carta) e ha approvato invece il testo dell’articolo 10.

Aperta la discussione sull’articolo 11 “ Modifiche all’articolo 29 della legge regionale n. 10 del 2006 (Controlli sugli atti delle aziende sanitarie)” la giunta ha espresso parere conforme a quello del relatori sugli emendamenti presentati, dunque i consiglieri della minoranza Ignazio Locci (Fi), Paolo Truzzu (Fd’I) e Marcello Orrù (Psd’Az) hanno comunicato il ritiro degli emendamenti soppressivi a loro firma e l’Aula non ha approvato l’emendamento n. 184 (Cossa e più) e anche il 348, dopo che il capogruppo Sdl, Roberto Desini, non ha accettato l’invito al ritiro formulato dal relatore e dalla Giunta.

Non approvati in sequenza anche quattro emendamenti del capogruppo Psd’Az, Angelo Carta: 57, 58, 59, 60 e 61, così come l’emendamento n. 600 (Orrù) che si proponeva di modificare l’emendamento 543 della Giunta regionale che è stato approvato e che eleva da 5 a 10 milioni di euro il controllo preventivo della Regione sulle procedure di affidamento di contratti pubblici.

Approvato il testo dell’articolo 11 si è passati all’esame dell’articolo 12 “Introduzione dell’articolo 29 bis alla legge regionale n. 10 del 2006 (Controllo sui bilanci delle aziende sanitarie)” e dopo i pareri (giunta conforme al relatore) e l’annuncio del ritiro degli emendamenti soppressivi a firma Locci (Fi), Orrù (Psd’Az) e Truzzu (Fd’I) l’Aula non ha approvato l’emendamento 62 (Angelo Carta, Psd’Az) e anche il 349 (20 favorevoli e 25 contrari) , dopo che il capogruppo Sdl, Desini, respingendo l’invito al ritiro ha domandato spiegazioni all’assessore Arru sulla mancata accettazione della proposta modificativa («si tratta di un semplice adeguamento alle disposizioni sul bilancio armonizzato»). L’assessore Arru ha dichiarato che il testo proposto nell’emendamento “non è coerente con l’articolazione del testo del Disegno di legge”.

Non approvati altri cinque emendamenti a firma del capogruppo Psd’Az Angelo Carta (63, 64, 65, 66 e 67) l’Aula ha prima approvato il testo dell’articolo 11 e poi ha dato via libera all’emendamento aggiuntivo 517, dopo che il presentatore Paolo Zedda (S&Ind) ha rifiutato l’invito al ritiro. La modifica specifica che per le valutazioni delle performance la Regione aderisce a network nazionali e internazionali e che saranno affidate in via sperimentale la valutazione delle performance finanziarie e sulla qualità dei servizi a “enti certificatori di comprovata fama nazionale e internazionale”.

Approvato anche l’articolo 13 “Introduzione dell’articolo 29 ter alla legge regionale n. 10 del 2006 (Potere di annullamento straordinario degli atti delle aziende sanitarie)” con il sostitutivo totale  rappresentata dall’emendamento 544 (Giunta regionale) che stabilisce che il provvedimento amministrativo illegittimo dell’azienda sanitaria può essere annullato “per gravi ragioni di interesse pubblico entro un termine ragionevole e tenendo conto degli interessi dei destinatari e contro interessati, con decreto del presidente della Regione su proposta dell’assessore competente”.  Non approvati gli emendamenti 185 (Cossa e più) e 601 (Locci e più), ritirati i restanti.

Il presidente ha quindi dichiarato tolta la seduta e convocato il Consiglio per le 15.30.

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Il Consiglio regionale ha ripreso oggi l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR). Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha sostenuto che «non si può non denunciare questo modo di procedere, assistiamo alla presentazione di una quantità incredibile di emendamenti, fatto senza precedenti anomalia del Consiglio; il testo della Giunta è stato completamente stravolto dalla maggioranza fino a configurare una vera e propria proposta alternativa». Dunque, ha chiesto Pittalis, «su che cosa dobbiamo discutere? Senza alcun intento dilatorio e sapendo che la riforma è necessaria e deve in qualche modo deve poter vedere la luce, proponiamo di riportare il testo in commissione per poi sottoporre all’Aula un testo frutto di una vera sintesi della maggioranza».

Il presidente Ganau ha ricordato al Consiglio che la richiesta di riportare il testo in commissione deve essere messa ai voti.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che «trattandosi dell’esame di una riforma importante il consigliere Pittalis si assume una grande responsabilità a chiedere il rinvio in assenza di motivi davvero gravi; in questo momento non si può decidere su due piedi e chiediamo una breve sospensione dei lavori per una consultazione del nostro gruppo».

Il presidente ha sollecitato i gruppi ad esprimere la propria posizione sulla richiesta di riportare il testo in commissione.

Per il Psd’Az il consigliere Marcello Orrù si è detto d’accordo con Pittalis «perché si sta discutendo una cosa diversa dalla legge arrivata in Aula, inoltre le motivazioni importanti di cui parla Deriu ci sono tutte perché non si possono esaminare testi contrapposti su una materia così importante che riguarda i cittadini, meglio tornare in commissione e, a questo punto, tanto vale fare un’altra proroga per i commissari».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini, dopo aver premesso che «dieci minuti non implicano alcun problema» ha osservato che «la discussione della riforma si deve comune tenere perché in questi mesi il confronto c’è stato pur essendo arrivati, alla fine, ad un punto di non ritorno; tuttavia bisogna prendere decisioni e non possiamo sottrarci al nostro dovere ed alle nostre responsabilità, ricordandoci di quanti sono fuori da quest’Aula e non comprendono certi atteggiamenti della politica».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha dichiarato che «la chiave di tutto è la responsabilità e sotto questo profilo non c’è dubbio che l’approfondimento sia necessario, che sia breve come chiede Deriu o più articolato come proponiamo noi». Di fronte al testo più importante della legislatura, ha proseguito, «non c’è tempo perso, noi abbiamo dato il massimo della disponibilità per una norma fatta per tutti i sardi e non ci corre dietro nessuno, piuttosto l’opinione pubblica chiede giustamente conto delle tante risorse che spendiamo in sanità». Quella di Deriu è una apertura interessante, ha concluso Tunis, «facciamo capire ai sardi che tutti assieme abbiamo collaborato per fare una buona legge».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rivolto al Consiglio l’appello ad esercitare ogni sforzo per arrivare ad una legge che «non può essere solo di una parte ma all’altezza della situazione sanitaria che stiano vivendo; va bene la richiesta di Deriu ma sono convinto che se in Consiglio c’è una volontà comune può essere il luogo giusto per fare bene, sempre che ci sia la buona volontà anche da parte della Giunta di migliorare il testo».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sottolineato «la necessità di fermarsi un attimo e riflettere in modo congiunto; noi vogliamo accelerare e infatti non abbiamo presentati emendamenti nella prima fase ma ora dobbiamo farlo perché il testo è profondamente cambiato, ragione di più per far tornare il testo in commissione, l’unica strada per arrivare ad una buona legge».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha dato il suo «nulla-osta» ad una breve sospensione della seduta, precisando però che «quando si mollano gli ormeggi si mette la barra al centro e si tira avanti; bisogna anche ricordare il lavoro fatto fin qui che non ha assolutamente stravolto la legge, pur essendoci alcuni emendamenti che mi lasciano perplesso e per i quali attendo chiarimenti dal dibattito, a nostro avviso in definitiva si può sospendere ma poi bisogna decidere».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha messo ai voti la richiesta di rinvio del testo in commissione, che il Consiglio ha respinto.

Successivamente è iniziata la discussione sull’art. 1 della legge (Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale). Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra ha fornito il parere sugli emendamenti e la seduta è stata sospesa per un chiarimento sui testi.

Dopo la sospensione, la Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), intervenendo sull’ordine dei lavori ha affermato che «quello della commissione è un parere autorevole ma la commissione molti emendamenti non li ha mai esaminati, un modo di procedere gravissimo».

Il presidente Ganau ha precisato che, in relazione agli emendamenti agli emendamenti, si è seguita la prassi corrente e quindi si può procedere.

Prendendo la parola nel dibattito, il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che quella in esame «non è una riforma, in sede di discussione generale noi avevano parlato di tante criticità rimandando la discussione di merito agli emendamenti ma ora, alla luce delle proposte pervenute, confermiamo tutte le nostre perplessità perché abbiamo assistito solo ad un muscolare braccio di ferro su sedi delle aziende ed accordi di potere». Tutto, ha protestato Solinas, «tranne che un dibattito su nuovo modello di sanità per la Sardegna come ha confermato la stessa prima commissione che, nel suo parere, ha ricordato che quella di introdurre specifiche modifiche è stata l’occasione mancata di riordinare in modo organico tutto il settore» La Giunta poi, ha detto ancora il consigliere sardista, «proroga ancora i commissari e rinvia tutto al 2017, cambiando la natura giuridica di Asl unica da soggetto autonomo a frutto di un processo di incorporazione, rendendo di fatto inutile discutere sulla sede e gli assetti territoriali». La nostra visione, ha concluso, «è quella di riprogettare il modello sanitario sulla base della nuova domanda derivante dall’aumento di età popolazione, con al centro il cittadino e le tante specificità del territorio». 

Dopo il sardista Solinas ha presso la parola l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui “questo articolo, che contiene il cuore della vostra riforma sanitaria, avrebbe imposto una maggiore attenzione. Con un artificio non dite ai sardi dove sarà la sede dell’azienda unica: vedremo come emenderete il testo o se lo emenderà la Giunta. Tutto in realtà resterà immutato e non è possibile avere fiducia in quello che state facendo”. L’oratore ha parlato dei policlinici: “Le aziende ospedaliere sembrano una zona franca del sistema: non volete disturbare gli universitari, si è capito. In altre Regioni, invece, questo non accade e anche la spesa universitaria viene messa giustamente sotto il controllo pubblico. Vedrete che ci ritroveremo davanti tra qualche anno il tema della spesa sanitaria, anche dopo questa vostra riforma”.

Secondo l’on. Annamaria Busia (Centro democratico) “bisogna credere alla Asl unica come sistema di semplificazione e centralizzazione regionale e per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti migliorativi. Prospettiamo un decentramento burocratico attraverso la divisione del territorio e una sua declinazione in tre grandi aree omogenee. Ci preoccupa molto, e non lo neghiamo, la fase transitoria della gestione e per fare questo bisogna costruire un’ottima squadra di governo della nuova azienda, con capacità e competenze adeguate al cambiamento”. L’oratrice ha aggiunto: “La democrazia consente di discutere di se stessa e i disegni di legge non possono essere intesi come atti di fede da una maggioranza. E il dibattito deve avvenire dentro l’Aula consiliare”.

Per l’on. Marcello Orrù (Psd’az e vicepresidente della commissione Sanità) “questa riforma parte dall’alto e il rischio è che il tetto ci crolli sulla testa. Non è una riforma rivolta ai cittadini sardi ma a tagliare i costi della Sanità sarda conferendo troppo potere a una sola persona. Non vogliamo che questa legge porti a una macelleria sociale per il popolo sardo”.

Per Roberto Desini (Centro democratico) “se il disegno di legge si può condividere e siamo davanti a una condizione di non ritorno, allo stesso tempo ci sono incongruenze anche in questo disegno di legge e per questo non ritireremo gli emendamenti che abbiamo presentato. Questo è il nostro contributo propositivo e migliorativo.  Mentre noi facciamo grandi discorsi i cittadini chiamano il Cup per prenotare una visita e non trovano risposte. Sforziamoci di migliorare l’attuale condizione”. L’on. Desini ha detto che “sull’emergenza urgenza basta un dipartimento, non serve un’azienda autonoma in questo momento”.

A nome del Psd’Az ha preso la parola l’on. Angelo Carta: “I miei emendamenti sono tutti soppressivi perché l’unica cosa da fare è un’altra riforma, non provare a correggere questa. Il disegno di legge non dimostra né il coraggio né la determinazione di Luigi Arru e di Pigliaru: è solo un testo che serve a trovare equilibrio politico ma non rappresenta gli interessi dei sardi, anche se in qualche modo forse riuscirete ad approvarlo”.

Per l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) “non sono accettabili dogmi di fede in questa né in altre materie, non è con il riequilibrio dei poteri dei partiti e dei territori che si fanno riforme così importanti. Siamo sicuri che al di fuori di questo palazzo la gente giustifichi l’accentramento dei servizi e delle funzioni? Un conto è una sola gestione del personale, un altro l’accentramento dei servizi e delle prestazioni sanitarie su Cagliari.  Ho l’impressione che le conseguenze peggiori di questa riforma si sentiranno in periferia, nelle zone più lontane da Cagliari e di Sassari. Ecco perché noi insistiamo per una distribuzione omogenea dei servizi sanitari”.

Per la stessa sigla politica è intervenuto anche l’on. Gianfranco Congiu, che ha parlato espressamente della “necessità di garantire i livelli di assistenza e con capillarità su tutto il territorio. Mettete dove volete le sedi legali ma attenzione a chi davvero fruirà e dove dei servizi sanitari. Un modello unico non attribuisce di per se un potere salvifico a un sistema che va riorganizzato, su questo noi insistiamo. E’ necessario che gli ambiti territoriali interagiscano con la governante”.

I Riformatori sono intervenuti con il loro capogruppo, Michele Cossa, che ha detto: “Le riforme camminano con le gambe degli uomini e se la nuova sanità sarà gestita come questa, in modo clientelare e vergognoso come hanno operato certi commissari. Anche iv nomi sono importanti: meglio Ats di Asur, perché “asur” in sardegna non evoca cose belle, soprattutto in tempi di ristrettezze finanziarie”. Per i leader dei Riformatori “non è la dislocazione delle sedi, che ha fatto scatenare la maggioranza, non c’entra nulla con il miglioramento dei servizi sanitari. Siamo ai soliti binari di tipo clientelare: non è questo il dibattito che i sardi attendevano per una materia così importante”.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato in apertura del suo intervento che è «la storia che segna la nostra organizzazione sanitaria con un tratto di penna rossa e l’attuale situazione della Sanità in Sardegna è ingestibile e insostenibile».

«Il nostro sistema – ha proseguito il consigliere della maggioranza – produce un incremento dei costi e non soddisfa il bisogno di salute dei cittadini e con la riforma che proponiamo ci mettiamo in linea con quanto accade in Italia e in Europa, dove è in atto la tendenza a centralizzare il controllo e la gestione del sistema sanitario: la Asl unica serve dunque garantire ai sardi livelli omogenei di assistenza su tutto il territorio regionale».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde ha sottolineato la presenza in Aula del presidente della Regione: «E’ qui per difendere la sua riforma che è però tutta da riformare come certificano gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla sua stessa maggioranza».

L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento alla riforma degli Enti Locali per evidenziare in tono critico le penalizzazioni che ne sarebbero derivate al territorio del sassarese ed ha affermato che con “la riforma della Sanità c’era da attendersi il giusto riconoscimento per un territorio che è ormai considerato periferia”.

Tedde ha poi sottolineato come non sia chiaro quale sia la proposta della maggioranza per quanto attiene l’articolo 1 («di quale articolo 1 parliamo, del testo di legge, degli emendamenti della giunta, di quelli della maggioranza?») ed ha preannunciato un vero e proprio “scontro territoriale” sull’articolo 14 dove si stabilirà la sede dell’azienda unica.

«Avreste dovuto accettare l’invito del nostro capogruppo – ha concluso il consigliere regionale algherese – e riportare il testo in commissione anche perché l’invito alla riflessione arriva anche dai sindacati, forse perché ancora non si sa che cosa ne sarà dei 30mila lavoratori del comparto in Sardegna».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito “accettabili” alcuni emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza del centrosinistra ma ha ribadito dubbi sul fatto che con la riforma proposta si possano concretizzare risparmi.

L’esponente dalla minoranza ha quindi mostrato favore per le proposte emendative tendenti a scongiurare la scadenza di agosto per l’operatività dell’asl unica ed ha salutato con favore l’ipotesi di un “reggente” con il compito di coordinare i lavori di accorpamento e fusione della aziende sanitarie locali nella cosiddetta fase di transizione.

Sul deficit del sistema sanitario il consigliere dei centristi ha affermato che i 349 milioni di “buco” nella sanità sarda sono responsabilità della gestione del centrosinistra e si è detto convinto che il trend negativo sarà confermato anche nei mesi conclusivi il 2016.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, rivolgendosi ai banchi della minoranza ha affermato: «Non vogliamo snaturare la riforma , né puntiamo a portare la sanità sarda nel baratro anche perché probabilmente c’è già».

«La nostra è una riforma di coraggio – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ma riaffermiamo il principio della “perequazione” tra i territori che abbiamo sancito con la riforma degli Enti locali».

«Tutti i cittadini sardi devono avere garantita l’accessibilità al sistema sanitario», ha dichiarato Daniele Cocco, «ed auspichiamo l’equiparazione di tutti i cittadini pazienti della Sardegna».

Il capogruppo Sel, nella parte conclusiva del suo intervento, ha manifestato apprezzamento per la decisione della giunta di riaprire i termini per l’albo dei direttori: «Partiremo bene sei i manager della Asl unica saranno scelti tra coloro che vantano altissimi profili professionali e noi vigileremo perché davvero il sistema e la sanità sarda cambino».

Il capogruppo di “Soberania e indipendentzia” Emilio Usula ha prima replicato ad alcune dichiarazioni rese da consiglieri della minoranza («assessori e presidente non si sono svegliati all’improvviso ed hanno proposto di punto in bianco la riforma della sanità») e poi ha affermato che l’attuale maggioranza è al governo dell’Isola anche perché chi l’ha preceduta non aveva soddisfatto le attese di riforma della Sardegna. L’esponente della maggioranza ha quindi definito la riforma della Sanità “attesa, necessaria e doverosa”.

«Cresce il bisogno di salute – ha spiegato Usula – ma c’è un ritardo nelle capacità di dare risposte a questi bisogni e non c’è stata la semplificazione del sistema».

Il capogruppo ha quindi evidenziato come i territori che aspettano maggiori risposte dalla riforma in discussione “sono quelli che hanno visto, nel corso degli ultimi anni, accentrare professionalità e tecnologie in determinati poli della Sanità sarda».

Usula ha concluso affermando la necessità di sgravare la Asl unica dalla gestione della cosiddetta emergenza-urgenza ed ha paventato il rischio che, dopo l’approvazione della riforma,  nella delicata fase transizione si potrebbero registrare “un aumento dei costi e dei conflitti”.

Dopo l’intervento del consigliere Usula sono cominciate le votazioni sugli emendamenti presentati all’articolo 1.  Sull’emendamento all’emendamento 576 è intervenuto Cristian Solinas (Psd’Az) che ha sottolineato che gli  emendamenti da lui  presentati puntano a instaurare in sanità  il “sistema delle regole”. Gli emendamenti  576 , 577 , 578 , 579 e  580 sono stati bocciati. L’esponente del partito sardo d’azione ha  ritirato gli emendamenti  581 e 582 che sono stati fatti propri da Stefano Tunis (Forza italia).  Messi in votazione sono stati entrambi bocciati. Non hanno avuto il via libera dell’aula neanche il 188 e il 337. Quest’ultimo emendamento  è stato illustrato dalla consigliera Busia (sovranità, democrazia e lavoro). Sono intervenuti i consiglieri:  Stefano Tunis (Forza italia),  Augusto Cherchi  (Sovranità, democrazia e lavoro),   Christian Solinas,  Roberto Desini  (Sovranità, democrazia e lavoro) e    Emilio  Usula (Soberania e Indipendentzia).  Bocciato anche l’emendamento 370.

Anche i soppressivi parziali 193, 360, 2, 194,361, 3,195,362, 4, 196,363, 5, 197,364, 198,365, 199,366,200,367, 201,368 sono stati bocciati.

Il capogruppo di FI Pietro  Pittalis  ha chiesto il voto segreto sugli emendamenti 202 (uguale al 303 e al 369)  . Gli emendamenti  che intendevano sopprimere la lettera E del comma 5 dell’articolo 1 sono stati bocciati (Presenti 53, sì 23, no 30, 1 astenuto).

Dopo questa votazione il presidente del Consiglio ha interrotto i lavori che sono ripresi alle 16 e 30.

La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art.1 del Dl 321/A (“Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale – Asur – e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifica della legge 10/2006 – Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge 5/95”).

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 557 (Giunta regionale) e dell’emendamento all’emendamento sostitutivo totale n. 562 (Cocco Pietro e più) entrambi con parere favorevole della commissione e della Giunta. La prima proposta individua la “mappa” delle sedi delle aziende sanitarie della Sardegna attraverso un processo di incorporazione che vede come sede dell’azienda unica Sassari, mentre la seconda non indica una sede.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, l’Aula ha avviato l’esame dell’emendamento n.562.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha evidenziato che «si sta lavorando nella piena confusione con la maggioranza che fa il gioco dei tre-quattro emendamenti e quello in esame, in particolare, tende a commissariare la Giunta evitando di decidere la sede della Asl unica; nostri emendamenti, di fatto, sono superati e non ci sarà possibilità di discutere delle nostre proposte di modifica».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha osservato che la norma prevede un rinvio all’art.14 ma poi «in quell’articolo non viene indicata una procedura di adeguamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, riprendendo le argomentazioni di Solinas, ha affermato che «si tratta di una questione di sostanza, perché non ci può essere un rinvio generico alle disposizioni transitorie senza un riferimento alle modalità di costituzione della nuova azienda unica; dobbiamo sapere cosa votiamo».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha comunicato che, al momento della discussione dell’art.14 sarà presentato uno specifico emendamento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha detto che «la questione è molto semplice, nel senso che si sposta la decisione della sede all’art. 14 e in quella sede si farà emendamento che, in base al regolamento, può essere presentato fino ad un ora prima della discussione dell’articolo, quindi non c’è nessuna violazione della procedura e della prassi».

Messo ai voti, l’emendamento n. 562 è stato approvato con 32 voti favorevoli e 17 contrari. Di conseguenza, sono decaduti tutti gli altri emendamenti fatta eccezione per il comma 1 dell’art. 1 che viene sottoposto al voto dell’Aula ed approvato con 33 voti favorevoli e 17 contrari.

Subito dopo è stato approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 530 (Giunta regionale) che prevede l’applicazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza) “in modo omogeneo su tutto il territorio regionale”, con 34 voti favorevoli e 16 contrari.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione dell’art. 2 (Modifica della legge regionale 10/2006. Funzioni e organizzazione dell’azienda sanitaria unica regionale).

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Sull’emendamento n. 338 la consigliera Annaìmaria Busia (Sdl), prima firmataria, ha precisato che la finalità della proposta è di coordinare gli interventi in materia di medicina penitenziaria che, dopo la recente riforma, sono passati alla Regione con una serie di problemi ancora aperti nelle Asl sedi di strutture penitenziarie.

Messo ai voti, l’emendamento n. 338 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 641 il proponente Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «rispetto all’accentramento previsto dai processi di aggregazione servizi, il testo della Giunta esclude le aziende universitarie che invece secondo noi vanno inserite per riportarle sotto il controllo dell’azienda unica».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha sostenuto che il provvedimento non è fattibile, perché non si possono imporre alle Università misure già contenute nei protocolli d’intesa con la Regione.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha evidenziato che gli accordi fra Regione ed Università trovano un luogo di sintesi nell’azienda sanitaria unica regionale.

Messo ai voti, l’emendamento n. 641 è stato respinto con 19 voti favorevoli e 35 contrari..

Sull’emendamento 533 (presentato dalla Giunta) il Consiglio si è espresso favorevolmente. Approvato anche il testo finale dell’articolo 2 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 10 del 2006 (Funzioni e organizzazione dell’Azienda sanitaria unica regionale).  L’Aula ha detto sì anche all’emendamento aggiuntivo 532 (della Giunta) che alla fine della lettera b) del comma 1 dell’articolo 2 aggiunge le parole “in coordinamento con l’attività delle altre aziende sanitarie”.

Sempre dall’esecutivo è giunto l’emendamento 528 (organizzazione dei percorsi di formazione medica), approvato insieme all’emendamento 529 (sempre della Giunta) sulla programmazione territoriale.

Sugli emendamenti 584, 585 e 586 è intervenuto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha contestato “la necessità di definire una centrale di committenza, trattandosi di azienda unica”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato anche l’emendamenti 531, proposto dalla Giunta e relativo al ruolo della Asur alla luce del codice dei contratti pubblici.

Sull’articolo 3 sono stati respinti gli emendamenti soppressivi 10 e sostitutivi totali 339 (a firma Desini – Busia). Respinto anche il 388 (Pittalis e più). Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 3, che è stato approvato. (C.C.)

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione generale dell’art.4 (Aree socio sanitarie. Istituzione e funzioni).

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha messo l’accento sul fatto che «la semplificazione del sistema organizzativa operata attraverso una Asl unica è necessaria per superare la realtà frammentata di aziende autonome che si sono rivelate incapaci di garantire i livelli essenziali di assistenza e servono, perciò, altri livelli di governo della sanità nella nostra nella Regione». Individuare otto aree socio sanitarie come fa la legge, secondo la Busia «non condurrebbe ad alcuna semplificazione perché si manterrebbe un fortissimo localismo, di qui la nostra proposta che riafferma il modello articolato su tre macro aree omogenee, oltretutto più rispondente alla legislazione nazionale, per lavorare in futuro su un migliore dimensionamento degli ambiti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha sostenuto che «nel declinare la legge che istituisce una Asl unica bisogna rifuggire dalla riproposizione di schemi vecchi sotto mentite spoglie, tentazione in cui sembra caduta la maggioranza». Noi invece proponiamo, ha proseguito, «una modifica significativa purtroppo snobbata, nel senso che occorre istituire i presidi ospedalieri di livello locale in alcune zone del territorio regionale con una autonomia gestionale più adatta a quella di una struttura ospedaliera che garantisca una organizzazione efficiente delle prestazioni, insieme alla buona gestione di ospedali di comunità, case della salute e assistenza-emergenza in coordinamento con l’Areus». Questo modello, ha concluso, «ci sembra l’unico in grado di garantire quel legame (che per appare molto labile) con i territori anche nella prospettiva di riassetto della rete ospedaliera; ci piacerebbe sapere, in proposito, cosa ne pensa l’assessore».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha rivendicato la coerenza della linea del suo gruppo, con cui si intende ricercare «un equilibrio fra i poteri del direttore generale ed i responsabili di area socio sanitarie, non per introdurre surrettiziamente le vecchie Asl ma per rendere governabile il sistema». Capisco i principi ispiratori della legge, ha aggiunto, «fondati sulle centralità di una figura con elevate capacità di governo ma questo va bilanciato con contrappesi e strumenti di controllo, per queste ragioni sosteniamo il ruolo delle aree socio sanitarie che non sono solo luoghi di facilitazione operativa, ma organismi operativi che assicurano una forte attenzione soprattutto alle periferie della Regione e garantiscono un significativo supporto alla governance clinica della sanità».

Il consigliere Luigi Ruggeri, del Pd, ha ribadito la validità dell’approccio generale della riforma «che riconosce il ruolo centrale del direttore generale cui si affianca un sistema di coordinamento curato dalle aree socio sanitarie, in cui sono presenti anche organismi di partecipazione nella prospettiva di un governo clinico unitario». Quanto all’attenzione per territori, ha ricordato Ruggeri, «è testimoniata da uno specifico emendamento della Giunta che demanda al Consiglio la perimetrazione delle aree, ciscuna con proprio bilancio analitico ed inserite in un quadro di coordinamento con i direttori di area socio sanitaria; riprendendo lo schema del sistema-Regione si tratta di figure simili a quelle dei direttori generali che non hanno budget ma non sono meno importanti dei direttori di servizio; l’obiettivo è appunto quello rendere omogenei i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha spiegato che con la proposta del suo gruppo «emerge la necessità di tre macro-aree come modello più adatto alla Sardegna proprio per coerenza con la filosofia dell’azienda che deve poter contare su un quadro  territoriale più semplice; nello schema attuale invece le aree socio-sanitarie corrispondono da un lato alle vecchie province ma, dall’altro, passano a otto a nove con la città metropolitana, una contraddizione in termini che a nostro giudizio bisogna evitare». (Af)

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, affermando in premessa che è necessaria “una riflessione su ciò che accade nella nostra Regione, in Italia e nel contesto internazionale, dove a guidare il modello organizzativo dovrà essere l’epidemiologia. L’assessore Arru ha quindi affermato che la proposta avanzata dal consigliere Cossa nel corso del suo intervento in sede di dibattito “non è conforme a ciò che da qui a dieci anni accadrà in Sardegna”. «Il modello del “quasi mercato” – ha spiegato il responsabile della Sanità regionale – è in crisi e servono percorsi integrati: con la Asl unica si determineranno economie di scala ma soprattutto si sviluppa omogeneità nei livelli essenziali di assistenza». Nella parte conclusiva del suo intervento Arru ha ribadito lo “sforzo per cambiare l’organizzazione della sanità” ed ha citato un recente studio secondo il quale in media “su 10.986 minuti di percorso in ospedale, un paziente ha 1570 minuti  dedicati alla presa in carico e a 9416 minuti momenti di attesa”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi presentati all’articolo 4 e il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha posto in votazione l’emendamento 220 (Truzzu) che non è stato approvato (16 favorevoli e 32 contrari); l’emendamento 638 (Rubiu e più) non approvato con 33 no e 18 favorevoli; l’emendamento 179 (Cossa e più) non approvato con 8 favorevoli, 32 contrari e 10 astenuti; l’emendamento 340 (Busia e più) non approvato con 6 favorevoli, 42 contrari e 3 astenuti; l’emendamento 396 (Pittalis e più) non approvato con 16 favorevoli, 33 contrari e 2 astenuti; l’emendamento 221 (Truzzu) non approvato con 16 favorevoli e 33 contrari; l’emendamento 22 (Truzzu) non approvato con 17 favorevoli e 33 contrari.

Le votazioni sono proseguite senza scrutinio elettronico e l’Aula non ha approvato altri tre emendamenti a firma Truzzu (Fd’I) i numeri: 223, 224, 225, il consigliere Paolo Truzzu ha quindi annunciato il ritiro dei restanti emendamenti soppressivi parziali a sua firma.

Non approvato, dunque, l’emendamento 639 (Rubiu) che si proponeva di emendare il 314, successivamente ritirato dal consigliere Augusto Cherchi (Sdl).

Non approvati gli emendamenti 592 (Locci e più), 593 (Locci e più), 594 (Orrù) che si proponevano di emendare il sostitutivo parziale n. 534 presentato dalla Giunta regionale e riguardante gli ambiti territoriali delle aziende socio sanitarie e l’area socio sanitaria locale metropolitana, che è stato approvato dall’Aula a maggioranza con la dichiarata astensione della consigliera di maggioranza Anna Maria Busia (Sdl).

Successivamente il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha accordato al ritiro degli emendamenti 315 e 316 e si è proceduto con la votazione dell’articolo 4 (Aree socio-sanitarie locali: istituzione e funzioni) che è stato approvato con l’annunciata astensione della consigliera Busia (Sdl) e con la richiesta di scrutinio elettronico avanzata dal capogruppo Sdl, Roberto Desini (30 favorevoli e 13 contrari).

Ritirato il 523 (Pizzuto e più) l’Aula non ha approvato il 595 che si proponeva di emendare l’aggiuntivo 535, presentato dalla Giunta e tendente a garantire il controllo della spesa degli LA alle Assl. L’emendamento 535 è stato dunque approvato a maggioranza con l’astensione annunciata dei due consiglieri del gruppo di maggioranza “Sovranità, democrazia, lavoro”, Roberto Desini (capogruppo) e Anna Maria Busia. Ritirati gli emendamenti 318 e 319 (Augusto Cherchi) e 511 (Usula) il presidente ha annunciato la discussione e l’esame dell’articolo 5 (direttore dell’area socio-sanitaria locale) e degli emendamenti.

Prima di aprire la  discussione generale sull’articolo 5 (Direttore dell’area socio sanitaria locale)  è intervenuto il capogruppo del PD  Pietro Cocco  che ha chiesto  l’interruzione della  seduta perché c’è necessità di un maggiore approfondimento dell’articolo 5. Contrari si sono dichiarati i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis e dei Riformatori Michele Cossa. Augusto Cherchi (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha sottolineato la necessità di spostare la discussione sull’articolo 5  a domani per maggiori  approfondimenti. Per il consigliere del Psd’Az Angelo Carta  è meglio proseguire  con i lavori, senza interruzione. Daniele Cocco (Sel) è per l’interruzione per dare modo ai consiglieri di approfondire.

Il presidente Ganau ha sospeso momentaneamente l’articolo 5 e ha proceduto con  l’articolo 6 “Modifiche all’articolo 17 della legge regionale n. 10 del 2006 (Distretti)”.  Nessun consigliere si è iscritto nella discussione generale.

 Sono stati approvati, sempre con l’astensione dei consiglieri Busia e Desini (Sovranità, democrazia e lavoro),   il testo dell’articolo 6 e gli  emendamenti: 546, 328, 537 e 538.

L’emendamento 546  della giunta regionale aggiunge, prima del comma 1 dell’articolo 6, “01 Dopo la lettera b) del comma 2 dell’articolo 17 della legge  regionale n. 10 del 2006 è aggiunta la lettera c)Dipartimento del farmaco”.

L’emendamento 328 (Augusto Cherchi e più)  aggiunge al comma 2 dell’art. 6 dopo la frase “d’intesa con la Conferenza Regione – enti locali che acquisisce i pareri delle Conferenze territoriali socio sanitarie, individua”,  aggiunge “ in coerenza con gli ambiti previsti ed istituiti ai sensi della legge regionale 2/2016”.

L’emendamento 537 della Giunta regionale aggiunge al comma 3 dell’articolo 6 le parole.. “Sono istituiti il distretto delle isole minori di San Pietro e Sant’Antioco e il distretto de La Maddalena”.

L’emendamento della Giunta regionale n. 538 alla fine del comma 2 dell’art 6 dopo le parole “…. Dei loro ambiti territoriali” aggiunge  “acquisito il parere della commissione consiliare competente”. 

L’emendamento 326 in un primo tempo è stato approvato. Poi è intervenuto il presidente Ganau che ha annullato la votazione in quanto, erroneamente, era stato detto all’aula che sull’emendamento c’era il parere favorevole della commissione. Nella discussione ha replicato il capogruppo di Forza italia Pietro Pittalis che ha detto che il Regolamento prevede che si possa ripetere la votazione solo se si procede immediatamente. Non era questo il caso perché c’erano state altre votazioni successivamente a quella del 326. Il presidente Ganau ha annullato la votazione e ha rimesso ai voti l’emendamento su cui c’era l’indicazione di “invito al ritiro” da parte della commissione. L’emendamento è stato bocciato 

 I lavori si sono conclusi ed il Consiglio è stato convocato per domani mattina, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

E’ iniziato stamane, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Emilio Usula dei Rossomori ha segnalato all’attenzione del Consiglio, come “fatto di una gravità fuori dal Comune” la vendita all’asta per soli 258.000 euro «una parte del patrimonio genetico della popolazione ogliastrina, 230.000 campioni di 13.000 cittadini, per iniziativa di una società londinese quotata in borsa e cresciuta in borsa nel frattempo di ben 11 punti». Tutto questo, ha protestato vivamente Usula, «è accaduto nel colpevole silenzio della politica; noi invece riteniamo che non sia lecito che il nostro patrimonio genetico possa essere nella disponibilità esclusiva di una società estera per una cifra da elemosina, perché così stiamo aprendo le porte a presunte eccellenze sanitarie straniere». E indubbiamente un intervento tardivo, ha concluso, «ma che almeno Giunta e politica si adoperino almeno per non escludere le nostre università dalla ricerche relative a con quei dati».

Il presidente ha osservato che, dal punto di vista formale, l’intervento del consigliere Usula non può essere considerato pertinente all’ordine dei lavori, ed ha invitato il consigliere a trasformarlo in atto dell’Assemblea. Successivamente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl n.321/A, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Psi).

Nella sua relazione, Perra ha parlato di «un giorno importante non solo per la maggioranza ma per tutto il Consiglio regionale, tappa fondamentale di un percorso della riforma sanitaria già avviato nel 2014, di cui l’azienda unica lascia inalterati i capisaldi». Sulla riforma, ha ricordato, «c’è stato un grande dibattito come è comprensibile per una legge di così grande portata richiesta dai cittadini che lamentano giustamente grandi problemi nell’accesso al diritto alla salute». Forse sarebbe servita qualche riflessione in più, ha aggiunto Perra, «e questo è un compito dell’Aula, comunque siamo davanti ad una riforma coraggiosa, forse anche impopolare, ma necessaria, che funzionerà se si dimostreranno all’altezza gli operatori della sanità ad ogni livello; con la governance unitaria cambia in profondo il sistema e si colpiscono alla radice sprechi ed inefficienze». Nella fase transitoria, ha posi spiegato il presidente della commissione Sanità, «il nuovo Dg dovrà pilotare il passaggio a nuova struttura e individuare gli ambiti territoriali ottimali secondo uno schema più coordinato più semplice, aperto alla partecipazione degli Enti locali, con meno costi, per dare ai sardi un servizio di qualità».

Per la minoranza il vice presidente della commissione Sanità Marcello Orrù (Psd’Az) ha affermato che la riforma «ha un suo disegno strategico ma finalizzato soltanto ad occupare posizioni di potere, è una specie di colpo di mano per sostituire posizioni dirigenziali diversificate con un uomo solo al comando, dando vita ad una nuova fase di accentramento in cui una sola persona deciderà tutto sulla sanità pubblica regionale, obbedendo ciecamente agli ordini del potere politico». Orrù ha inoltre negato che la riforma possa produrre risparmi. In realtà, ha detto, «è solo un  paravanto per nascondere le responsabilità della maggioranza, i risultati concreti sono fumosi ed il sistema sardo appare fuori dalla realtà». Dal punto di vista politico, ha aggiunto Orrù, «emergono la solita ipocrisia e la malcelata complicità dei consiglieri del centro sinistra che si voltano come sempre dall’altra parte di fronte ad una manovra centralista che non contiene azioni incisive, perché non c’è sviluppo della sanità ma un susseguirsi di tagli lineari che nei prossimi mesi impatteranno negativa sulla realtà locale, soprattutto nelle zone interne». Non c’è un solo a sostegno delle tesi della maggioranza, ha concluso Orrù, «fatta eccezione per uno studio dell’Università di Venezia ed è davvero ben poco per un esecutivo fatto da accademici».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha comunicato che gli è stata richiesta la firma per la convocazione dell’assessore dei Trasporti in commissione. Non vorrei, ha sostenuto, «che si consentisse, come è accaduto oggi, di sovrapporre i lavori dell’Aula a quelli della commissione Bilancio; penso che sia un modo sbagliato di procedere, oltre che vietato dal Regolamento; se ci sono esigenze particolari devono valutarle i capigruppo».

Il presidente ha dichiarato che, in effetti, c’è stato un fortuito sfasamento di tempi.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu si è associato alle argomentazioni dell’on. Pietro Pittalis.

Intervenendo nella discussione generale della riforma della sanità, il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha sottolineato che «il provvedimento si inserisce nel percorso di ricerca dell’equilibrio fra processi di fusione ed efficienza del sistema sanitario, tenendo presente che i processi di concentrazione hanno notevoli passi avanti in campo nazionale con una riduzione delle aziende di oltre il 25%, in molte Regioni come Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia, Toscana e Veneto». Rispetto a tali situazioni, ha proseguito Ruggeri, «è difficile trovare un modello comune sorretto da chiare evidenze scientifiche, resta il fatto che il sistema sardo è quello più costoso e poco efficiente e quindi l’Asur è una risposta coerente a questa situazione; noi pensiamo che la governance unica possa produrre risposte efficaci e non risparmi basati su tagli dei servizi». Abbiamo il dovere, ha aggiunto il consigliere, «di modificare la realtà in modo strutturale altrimenti non ci saranno risultati; nel breve periodo ci saranno vantaggi dal punto di vista finanziario su servizi ed acquisti ma in prospettiva il vero risparmio arriverà dalla diffusione delle conoscenze e di una cultura di buoni comportamenti, investendo anche su persone perché le risorse umane della sanità sarda sono invecchiate». Dobbiamo innovare rischiando, ha concluso Ruggeri, «mettendo anche nel conto con la possibilità di sbagliare, restare fermi sarebbe invece un grave danno per la società sarda».

Al termine di quest’ultimo intervento, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa è intervenuto l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia): “La riforma deve essere fatta ma ci troviamo a fare questa razionalizzazione in tempi rapidissimi, facendo diventare periferico il problema dei piccoli ospedali della Sardegna. Ecco, da quelle esigenza, dei territori saremmo dovuti partire invece che pianificare dall’alto una riforma che sta suscitando una reazione negativa in tutta la Sardegna”. L’oratore ha parlato anche dell’autonomia gestionale prevista dalla riforma: “Quanto sarà ampia questa autonomia? Il nuovo direttore generale avrà tanti poteri al punto che non ne avrà più l’assessore alla Sanità? Ho l’impressione che ci sia troppa fretta in questa riforma e ho notato che pure la commissione consiliare è stata esautorata. Mi dispiace”.

Per l’on. Roberto Deriu (Pd) “la prima considerazione da fare è che il presidente della Regione ci sta offrendo la possibilità di essere protagonisti in una svolta, quella in materia sanitaria. L’opinione pubblica condivide la necessità di un intervento impellente sulla Sanità per contenerne i costi e realizzare servizi uniformi in tutta l’Isola e competitivi sotto il profilo medico e delle tecniche. Non trovo convincente però un elemento cardine della riforma ovvero la possibilità che il direttore della struttura unica nella fase di avvio sia anche responsabile di un’azienda. Penso che sia una grande difficoltà, anche per un supermanager”. L’esponente del Pd nuorese ha proseguito sulla scorta di altri rilievi al testo di legge, per il quale ha richiamato l’attenzione dell’Aula e in particolare del suo partito: “C’è una grande responsabilità delle giunte regionali che dovranno gestire questa grande riforma, che dovrà poi essere applicata con sapienza tecnica e lungimiranza politica”.

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), che ha detto: “Si sente dire in queste ore di tutto, anche che il Consiglio regionale debba svolgere in questa vicenda un ruolo notarile e ragionieristico. State lavorando, colleghi del centrosinistra, sotto la cappa grigia delle purghe staliniane: dove siete? Dov’è la maggioranza e dov’è la commissione? Da tutto questo vostro lavoro deriva una qualità normativa molto scadente. Nel frattempo pensano a tutto i commissari, in barba alle direttive della giunta, dando consulenze a siciliani. E nel frattempo il buco della Sanità si allarga. Ma avete prorogato voi i commissari o sono i commissari che stanno prorogando la vita di questa giunta Pigliaru?”.

Per il Partito dei Sardi ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, secondo cui “siamo consapevoli di partecipare a un processo di rinnovamento ineludibile. Nella nostra isola non siamo all’anno zero sulla Sanità e non si annoverano casi di mala sanità come altrove. Nella logica di dare risposte sanitarie di qualità, in tutti i territori, la relazione tra la Sanità e chi usufruisce deve essere attiva e fattiva.   La vera innovazione sarà nella erogazione del sistema di welfare. Con questo livello di attenzione noi ci siamo posti davanti alla riforma e ne do atto all’assessore e al presidente della Regione”.

Secondo l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “in realtà con questo schema di legge non si riforma nulla perché non è riformato il modello economico di organizzazione sanitaria e di finanziamento. Ancora, abbiamo scoperto dall’intervento dell’on. Deriu, che ancora dovete trovare il modello amministrativo. Noi non avevamo bisogno di leggere i quotidiani per conoscere il livello della spesa sanitaria e del disavanzo: è arrivato il momento di dirvi che questa non è una riforma storica  e tra qualche mese ne avrete la dimostrazione quando proverete ad applicarla”.

Il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, ha lamentato il mancato parere del Consiglio delle autonomie locali (il mandato è nel frattempo scaduto): «E’ un fatto grave e preoccupante anche alla luce delle proteste che si levano nei diversi territori della Sardegna».

L’esponente della minoranza ha quindi criticato l’operato dei commissari delle Asl («continuano ad assumere iniziative anche in questi giorni in cui si annuncia la riforma delle aziende sanitarie») ed ha affermato che «il modello di servizio sanitario proposto nel Dl 321 farà aumentare “l’ospedalicentrismo” con l’accentramento dell’offerta sulle grandi strutture cagliaritane». «Aumenterà così – ha spiegato Tatti – la migrazione delle zone interne verso Cagliari, Olbia e gli altri i grandi centri, mentre serve la territorializzazione dell’offerta sanitaria». Il consigliere dei centristi ha quindi accusato la Giunta regionale di operare con un “prospettiva soltanto economicistica” mentre il fine ultimo della riforma deve essere quello di salvaguardare e garantire “lo stato di salute delle popolazioni”.

Tatti ha concluso definendo “pericoloso” l’accentramento di potere in un’unica persona nominata dal potere politico ed ha ribadito che “con la riforma dell’Asl unica restano in realtà cinque aziende (Asur, Brotzu, le aziende ospedaliero universitarie di Cagliari e Sassari e l’azienda dell’emergenza urgenza”. «Si prevedono anche – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – aree socio sanitarie locali articolate in distretti con annessi direttori e con capacità autonoma di spesa che dimostrano che non c’è semplificazione nè razionalizzazione del sistema».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ribadito pieno sostegno al progetto riformatore intrapreso dalla Giunta e dalla maggioranza («ci assumiamo la responsabilità di trovare soluzioni alle criticità della nostra sanità che è la Cenerentola in italia») ed ha definito “malata” la sanità sarda.

Riprendendo l’ultimo pronunciamento della Corte dei Conti sull’aumento della spesa sanitaria regionale, la consigliera del centrosinistra, ha evidenziato come nella stessa si riconoscano “gli sforzi del governo regionale per il controllo della spesa” e che “sull’incremento della spesa farmaceutica incidono i farmaci cosiddetti innovativi (quelli per diabete, talassemia, epatite tipo “c”)”.

L’onorevole Pinna ha quindi ricordato come il nuovo assetto organizzativo proposto con la riforma sia in linea con le tendenze in atto nel resto d’Italia dove, così ha affermato l’esponente dl Pd, in quattro anni si è passati da 330 a 245 aziende sanitarie. «La Asl unica – ha insistito Rossella Pinna – rafforza la relazione tra centro e periferia con la previsione delle aree socio sanitarie locali ma il beneficio più grande sarà quello di riuscire a garantire nuove sinergie per rendere il sistema sanitario sardo più equo e sostenibile».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato le iniziative intraprese dal suo gruppo consiliare, nella precedente e nella legislatura in corso, tendenti all’istituzione della Asl unica e si è detto soddisfatto che la Giunta regionale abbia “sposato l’idea avanzata dai Riformatori”.

«La riforma della sanità – ha ribadito Michele Cossa – non è un’opzione ma una scelta necessitata ma la nostra proposta muove con l’obiettivo di far ritrarre la politica dalla sanità sarda e vuole garantire alla Regione compiti e funzioni di programmazione, controllo e verifica degli obiettivi. Bene dunque la gestione centralizzata degli acquisti e del personale, perché è lì che sono più elevati i rischi per la corruzione e gli sprechi».

Nella parte conclusiva del suo intervento, il consigliere dei Riformatori, ha denunciato la corsa “alla nomina” in atto nelle diverse aziende per prefigurare eventuali “posizioni di privilegio” in vista dell’operatività dell’Asur ed ha dunque invitato l’assessore della Sanità “ad azzerare tutte le nomine fatte in questi ultimi mesi dai commissari della sanità sarda”. Cossa ha quindi auspicato la nomina di un super manager («un Marchionne, per intenderci») alla guida della istituenda Asur ed ha dichiarato di “attendere gli emendamenti annunciati per valutare se le proposte di modifiche del centrosinistra indichino davvero la volontà di cambiamento o siano tendenti a rimettere le dita nella marmellata”

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha aperto il suo intervento facendo riferimento alla vendita della Shardna ad una società inglese: «E’ una coincidenza nefasta che il dibattito sulla riforma della Sanità si sviluppi mentre apprendiamo della vendita del patrimonio genetico di ciascuno di noi per poche migliaia di euro, ed è  per questo che invito la Giunta a farsi parte zelante perché la Sardegna non rinunci a questo enorme patrimonio anche alla luce della prevista autorizzazione al Brotzu per l’acquisizione di rami di azienda nel campo della ricerca, come dovrebbe accadere per la società “Fase1”».

Nel merito dei contenuti del disegno di legge, l’esponente della minoranza ha riconosciuto che in Italia è in atto un processo di aggregazione delle Asl ma ha affermato che nel 2015 le perdite del sistema siano aumentate rispetto agli anni precedenti, raggiungendo la considerevole cifra di 33,75 miliardi di euro.

«Esistono degli studi – ha proseguito Christian Solinas – come quelli dell’Università Bocconi che ci dicono che la reingegnerizzazione di un ospedale può generare risparmi fino al 20% nel breve periodo, mentre gli studi che si riferiscono all’azienda unica dimostrano che l’eventuale risparmio può quantificarsi nel 4 o 5% nel medio periodo».

Il segretario dei sardisti ha quindi invitato ad un’ulteriore approfondimento sul modello organizzativo ed ha ricordato che gli spazi per la riduzione della spesa sono ridottissimi («da anni si assiste alla riduzione delle risorse e bisogna superare la retorica del costo della siringa, perché la sfida è quella di una nuova organizzazione che tenga conto del modificato quadro epidemiologico sardo dove aumentano cronicità e la popolazione è più anziana»).

«Auspico correttivi profondi – ha concluso Christian Solinas – e in attesa degli emendamenti annunciati sospendo il giudizio sul disegno di legge».

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha sostenuto che « la riforma che rappresenta un processo importante dal punto di vista politico e sociale, anche perché la percezione delle persone disegna un sistema di sofferenza non più tollerabile, segno di un modello ospedalo-centrico che deve essere superato, che ha problemi di sostenibilità e di trasparenza che restano aperti a causa di una visione marcatamente economicistica dello stesso sistema che, però, perde di vista la vera missione, il diritto alla salute dei cittadini». Il modello della Asl unica, ha detto ancora la Busia, indubbiamente «semplifica e centralizza e potrebbe rappresentare una scelta valida ma richiede più coraggio e soprattutto un cambiamento di logica che consenta rettifiche in corsa ove necessarie, insomma una gestione dinamica con un forte rapporto fra soggetti gestionali e politici». Sotto questo profilo, ha precisato, «la nostra proposta di tre aree omogenee ci sembra più convincente, anche perché parte dalla centralità dell’organizzazione e non ci sembra che questo aspetto sia correttamente affrontato dal testo della Giunta per cui a nostro avviso occorre correggere alcune carenze tecniche, cosa che faremo con alcun emendamenti qualificanti». Per noi, ha continuato, «azienda unica significa nuove funzioni per una azienda regionale ma non si può pensare che il tavolo tecnico non sia servito ad immaginare uno schema nord-centro-sud, siamo anche contrari all’Areus come nuova azienda monofunzione e per una forte attenzione alla fase transitoria; divergenze ce ne sono e non le neghiamo, dobbiamo andare verso una dimensione nuova e confido in un ripensamento complessivo».

Il consigliere Giancarlo Carta (Forza Italia) ha messo l’accento sulla mancanza di un dibattito aperto in commissione che avrebbe consentito anche alla minoranza di dare un contributo, «invece siamo qui davanti al solito testo che alla fine sarà stravolto dalle modifiche dell’ultimo momento, come dimostrato anche da molti interventi dei consiglieri della maggioranza; nel merito, inoltre, si sta proponendo una Asl unica che in realtà non c’è perché le aziende sono cinque ed i risparmi non sono superiori al 2% annuo: siamo alla montagna che partorisce il topolino». La sanità sarda, ha aggiunto Carta, «ha bisogno di ben altro e dei gravi limiti di questa riforma si sono accorti gli stessi cittadini e  restiamo convinti che lo schema ottimale sia quello di nord-centro- sud che avrebbe avuto ben altro senso». Quanto alla governance, ha osservato, «emerge la figura del mega direttore generale che finisce per svuotare di ogni ruolo l’assessore della Sanità, basti pensare a quanto accaduto nelle gestioni dei commissari, andate sotto molti profili fuori controllo: concorsi, assunzioni, promozioni, istituzione di nuovi servizi». Noi siamo per il cambiamento, ha concluso, «e la riforma della sanità deve essere una riforma di tutti i sardi, ma è stata la maggioranza a scegliere una strada opposta».

Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, ha detto di sentir aleggiare sul Consiglio «l’ennesimo spettro della soluzione finale della grande riforma, con un testo totalmente riscritto dagli emendamenti della Giunta, con una sconfessione plateale del lavoro della commissione e dello stesso dibattito fin qui svoltosi in Consiglio ma, stando al testo che c’è, sospenderò il giudizio politico ma rinnovo la disponibilità a partecipare in maniera attiva alla costruzione di una buona riforma, visto che stiamo parlando di una legge fondamentale per la Sardegna». Ricordando che di Asl unica non si parlò mai in Sardegna prima della fine del 2015 quando si profilava un aumento delle imposte, Tunis ha dichiarato che «le evidenze scientifiche sono poche nonostante il problema della riduzione delle aziende sia stato affrontato da molte Regioni fin dagli anni ‘90, passando da una soglia di 200.000 abitanti per azienda ad una più equilibrata di una per 400.000 abitanti». Per noi, ha assicurato, «basterebbero tre Asl, parlando di cose applicabili e non di salti nel buio, perché non possiamo riorganizzare la sanità senza intervenire a tutto campo, quindi anche sulla rete ospedaliera e sulle tariffe». Aspetto argomenti della Giunta e della maggioranza, ha concluso, «perché prima si parla di organizzazione snella ma poi fra Regione, aziende, aree, distretti, si allunga la catena di comando con grande impatto sull’utenza; sembra il tentativo della maggioranza di riequilibrare il testo della Giunta».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha affermato che non avrebbe mai creduto di essere d’accordo con la Giunta ma, nei fatti, «è vero che il sistema non garantisce il diritto alla salute dei sardi, la spesa è fuori controllo, dati con i quali la stessa Giunta dichiara il suo fallimento ma purtroppo l’onestà intellettuale non è durata a lungo perché sono stati prorogati i commissari per l’estate (e forse ci sarà un emendamento della maggioranza per farli arrivare fino a dicembre), continua il silenzio sul Mater Olbia, c’è da chiedersi quanti nella maggioranza siano consapevoli della realtà», La sanità è pericolosa per chi governa, perché si vive ma si può anche morire, ha avvertito Oppi, «e al terzo anno di governo di questa maggioranza la situazione peggiorata tanto che la Corte dei conti parla di voragine; quella della Asl unica è una legge che nasce male con emendamenti azzerati in commissione, non è poi unica perché comprende quattro o cinque aziende ma ciò che è più sbagliato è incidere su unica cosa positiva, che era il radicamento territoriale delle strutture». La centralizzazione, secondo il consigliere dell’Udc, «ha senso per le questioni amministrative lasciando le Asl alla loro missione naturale, mentre qui si sta creando un caos enorme senza dati scientifici, le riforme non si fanno a sentimento in fretta e furia, al termine di un lunghissimo ciclo di audizioni in cui sono tutti contrari: a che istanza risponde allora?» Solo a quella, ha concluso Oppi, «dell’uomo solo al comando, col massimo del potere senza controllo, mentre noi siamo per la prevalenza della politica sulla burocrazia».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha riconosciuto all’assessore Arru esperienza e competenza precisando però di non essere ottimista «perché quanto è accaduto dall’inizio della legislatura non consente nessuna apertura, soprattutto perché la riforma arriva in Aula con un pesantissimo fardello di proteste arrivate da tutti i territori della Sardegna, la vera voce dei cittadini che la maggioranza e la Giunta hanno ignorato». Noi siamo per la Asl unica e non da oggi, ha ribadito Crisponi, «perché riteniamo che la sanità debba essere gestita da chi davvero la conosce con la politica che fa un passo indietro, in modo da ricostituire quel clima di fiducia che è venuto meno; auspichiamo che l’assessore respinga gli assalti dei suoi compagni di squadra e richiami semmai il presidente a lottare al suo fianco».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto di aver faticato a resistere alla «tentazione di sparare a zero che la stessa maggioranza ha alimentato, visto che nessuno ha difeso la proposta per convinzione, nel merito e nel metodo; anzi, dopo anni di dibattiti all’ultimo tornante si cambia tutto e si ricomincia daccapo». La situazione è disastrosa e tutti vogliamo cambiare ma non a prescindere, ha osservato Truzzu, «bisogna fare bene non tanto sul numero delle Asl quanto su come garantire la salute dei cittadini e come creare nuovo sistema di prevenzione e di cure; da questo punto di vista l’Asl unica non risolve i problemi della sanità sarda che ha i conti fuori controllo, i servizi continuamente tagliati prima ancora del varo del varo della riforma, si assiste al solito assalto alla diligenza con i commissari che attribuiscono incarichi per i prossimi tre anni». Questi danni li pagheranno i cittadini sardi, ha protestato Truzzu, «ed anche per questo la scelta dell’Asl unica è perciò una scelta di disperazione, con gestione affidata ad un monarca unico, che forse non sarà nemmeno sardo e magari risponderà ad altre logiche; tuttavia non può essere l’unica soluzione possibile, è ora di tornare alla politica migliorando il sistema ed è una cosa che possiamo fare già ora con gli strumenti disponibili, rinforzando magari l’assessorato e rinunciando all’ennesimo compromesso al ribasso che inchioda la maggioranza alle sue responsabilità ma non fa bene a tutta la politica». (Af)

Dopo l’on Truzzu ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), che ha detto: “La riforma che stiamo esaminando è necessaria, perché sono evidenti le lacune di qualità e di sostenibilità economica della Sanità sarda.  Non serve soffermarci su chi ha prodotto il debito e su come lo ha prodotto: negli ultimi quindici anni la politica sarda non è stata capace di curare questo sistema malato. C’è bisogno di un cambiamento ragionato e calato sui bisogni della Sardegna”. Sulla riduzione del numero delle Asl ha detto: “Accorpare non sempre significa risparmiare. Ma se sono favorevole a uno choc nella Sanità chiedo anche che sia il Consiglio regionale a farlo e non con atti attuativi a carico della Giunta. Per questo presenteremo emendamenti sull’Areus e non solo, proponendo nuovi dipartimenti che migliorino in Aula questa legge”.

Per il coordinatore di Sel, on. Luca Pizzuto, “siamo alle soglie di un cambiamento epocale per la Sanità sarda. E’ evidente che non possiamo continuare con questo modello sanitario ma la legge deve avere già gli strumenti per la gestione del sistema.  Ci serve una legge che consenta davvero la riduzione degli sprechi ma che al tempo stesso garantisca la salute anche alle realtà sarde minori”.

Il presidente Ganau ha dichiarato conclusi i lavori della mattinata. I lavori sono ripresi questo pomeriggio.

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Il gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale ha presentato una proposta di legge per la semplificazione delle concessioni balneari.

«La nostra è una proposta concreta per andare incontro alle esigenze degli operatori del turismo balneare e rilanciare in Sardegna una offerta competitiva e di qualità» ha detto il capogruppo Pietro Pittalis presentando la proposta di legge del partito, primo firmatario l’on. Marco Tedde, con cui, fra l’altro, si modificano alcune norme della legge regionale 8/2015 (legge edilizia).

«Stiamo parlando di un settore – ha spiegato Marco Tedde – di cui fanno parte in Sardegna circa 600 imprese con una occupazione diretta di 4000 unità più l’indotto, un settore che opera in un comparto strategico per l’economia della Sardegna fra mille difficoltà causate da un quadro normativo molto complesso sia a livello regionale che nazionale e comunitario.»

«Per quanto riguarda la legislazione regionale – ha aggiunto Marco Tedde – la nostra proposta prevede, da un lato, di modificare la legge 8 per permettere a tutti i titolari di concessioni balneari di operare 12 mesi l’anno anche nei Comuni sprovvisti di Pul (Piano urbano dei litorali), superando la soglia attuale dei 90 giorni. Ci sembra un intervento di buon senso sia perché i Pul approvati in Sardegna sono pochissimi e comunque la Giunta non ha ancora definito l’ambito dei cosiddetti litorali urbani, sia perché si mettono gli operatori nelle condizioni di allungare la stagione ed ottimizzare i loro investimenti.»

«Inoltre – ha sottolineato ancora Marco Tedde – in attesa della nuova normativa nazionale, che potrebbe subire forti cambiamenti dall’esito di un processo aperto presso la Corte di Giustizia europea per la proroga delle concessioni fino al 2020 decisa dall’Italia, la disposizioni regionali consentiranno ai Comuni di avviare procedure ad evidenza pubblica subordinando il rilascio delle concessioni al pagamento di un indennizzo ai vecchi proprietari (nel caso perdessero la gara) pari al 90% del valore dell’azienda, certificato da una perizia.»

«E’ una legge necessaria alla Sardegna – ha affermato il consigliere Ignazio Locci – perché fa emergere il ruolo di un settore che ha tutte le potenzialità per sviluppare il turismo sardo, ma non riesce ad esprimerle perché oggettivamente ostacolato dai vincoli di norme farraginose che richiedono procedure lunghissime, come i Puc (Piani urbanistici) ed i Pul (Piani urbani dei litorali) i quali poi devono essere sottoposti ad una verifica di coerenza con il Ppr (Piano paesaggistico regionale).»

«Si tratta di una parte molto significativa della nostra offerta turistica – ha detto il consigliere Edoardo Tocco – che esprime al meglio la naturale vocazione della nostra Regione, non possiamo e non dobbiamo trascurare questo settore anche per la sua capacità di produrre professionalità ed occupazione, in buona parte giovanili.»

«Dobbiamo mantenere la guardia molto alta – ha sottolineato il consigliere Stefano Tunis – su tutti i problemi che riguardano il turismo in Sardegna e anche per questo auspichiamo che la nostra proposta sia approvata tempestivamente, con l’urgenza che merita e che i tempi dell’attuale fase economica richiedono:»

Il consigliere Giancarlo Carta ha poi rappresentato la preoccupazione di molte aziende turistiche del Sassarese, «dove alcune strutture potrebbero essere destinate all’accoglienza dei migranti; non si tratta di venir meno ai nostri doveri di solidarietà ma non si può stravolgere una delle migliori vocazioni naturali del territorio e poi parlare della Sardegna come fabbrica del sole e terra del turismo sostenibile».

Tuerredda 7