22 November, 2024
HomePosts Tagged "Maria Antonietta Dessì"

[bing_translator]

Si è costituito nei giorni scorsi il Comitato Promotore Sebadas di Sardegna Igp. Composto da dieci imprese artigiane del settore della pasta fresca, sparse in tutto il territorio regionale, l’organismo ha già inoltrato la richiesta di Indicazione Geografica Protetta al ministero delle Politiche Agricole e alla Assessorato Agricoltura Regione Sardegna. Tra i promotori figurano i maggiori produttori isolani di Sebadas: la pasticceria La casa della nonna di Bolotana, il Laboratorio di pasta fresca e pasticceria di Richard Marci di Cardedu, il pastificio Contini srl di Santa Giusta, il pastificio Calitai di Cagliari, Il pastificio Antonio Cossu srl di Iglesias, la ditta I Sapori d’Ogliastra di Vito Arra, il panificio La fornarina di Marco Orrù di Cagliari, il Biscottificio Demelas di Stintino e La Sfoglia d’Oro di Sassari.

Il disciplinare. Pur essendo realizzate a base di pasta fresca ripiena, le Sebadas – come è noto – si servono e si consumano come dolce. Il disciplinare, che richiama rigorosamente la ricetta classica, prevede varianti minime che si rifanno alla tradizione locale talvolta diversa da comune a comune e sono prevalentemente relative alla tipologia di formaggio utilizzato, agli aromi, alla dimensione e al peso. La ricchezza del patrimonio gastronomico sardo, infatti, non sta solo nella peculiarità di prodotti che non esistono fuori dall’isola, ma anche nelle leggere difformità da zona a zona, a sottolineare l’artigianalità del prodotto e il suo stretto legame con il territorio.

«Da anni lavoriamo a questo progetto e ora, anche grazie al prezioso supporto della CNA Alimentare Sardegna, siamo riusciti a fare quadrato tra imprese e avviare un processo di tutela e valorizzazione di uno dei più caratteristici prodotti sardi, che il resto del mondo ci invidia – dichiara Franco Calisai, presidente del Comitato Promotore Sebadas di Sardegna IGP e titolare del pastificio La Sfoglia d’Oro di Sassari -. Puntiamo a far entrare le Sebadas nell’Olimpo delle eccellenze gastronomiche mondiali, con l’acquisizione di una denominazione che è innanzitutto una tutela per il consumatore, ma anche un modo per sottrarre il prodotto a tentativi di usurpazione del nomeCi dobbiamo ritenere fortunati se al momento ancora nessun pastificio industriale nel resto d’Italia o all’estero ha iniziato a produrre Sebadas, utilizzando la denominazione in maniera impropria, magari per un prodotto di qualità scadente o semplicemente molto diverso».

La produzione di Sebadas in Sardegna. Non ci sono dati ufficiali sulla reale produzione di Sebadas in Sardegna. Sono oltre 250 i pastifici nell’isola e molti di questi producono questa specialità. Ma la regina dei dessert isolani viene spesso realizzata anche nei panifici, nei ristoranti, nelle aziende agrituristiche e nelle pasticcerie, non è quindi facilissimo fare delle stime esatte. La CNA Alimentare Sardegna ipotizza però una produzione complessiva media di 1.625.000 pezzi prodotti annualmente nell’isola, pari a circa 1.300 quintali e oltre 1.300.000 euro di fatturato. Il numero di dipendenti sarebbe invece di circa 150 e quello degli addetti, che comprende oltre ai dipendenti, anche titolari, soci e coadiuvanti, di 250.

«Si tratta di un settore importante che non solo rappresenta un’economia di assoluto rilievo, ma che ha anche enormi potenzialità di ulteriore sviluppo – evidenzia Maria Antonietta Dessì, responsabile CNA Alimentare Sardegna -. Le Sebadas rappresentano l’incontro di tre filiere che da sole reggono l’economia regionale: quella ovina, quella suinicola e quella cerealicola e sono un piatto, unico nel suo genere, che della nostra isola, esprime il meglio della cultura gastronomica locale, tanto più che si sposa con gli aromi degli agrumi e con il miele, anch’esso prodotto d’eccellenza. Puntiamo, dunque, a tutelare il nome di questa straordinaria specialità, ma anche a legarla il più possibile al territorio, valorizzando la materia prima locale e soprattutto il saper fare dei nostri produttori pastai che con sapienza e impegno, rinnovano il patto con la tradizione culinaria regionale che è anche espressione della nostra cultura e della nostra identità

Le Sebadas di Sardegna diverrebbero così il sesto prodotto di pasta alimentare ad acquisire la denominazione europea, dopo la Pasta di Gragnano Igp, i Maccheroncini di Campofilone Igp, i Cappellacci di Zucca Igp, i Culurgionis d’Ogliastra Igp e i Pizzoccheri della Valtellina Igp”.

La certezza è che l’indicazione Geografica Protetta possa aprire la porta ai mercati extraregionali, essere volano per un’economia oggi in forte sofferenza e dare una garanzia di qualità al consumatore.

[bing_translator]

Pizzerie, rosticcerie, paninoteche ed altre attività di ristorazione potranno regolarmente continuare il proprio servizio di asporto purché le consegne seguano le regole previste dal Governo e vengano utilizzati tutti i dispositivi di sicurezza e anti-contagio.

Dalla Cna Alimentare della Sardegna arriva la rassicurazione sulla regolarità di massima del servizio di asporto e consegna a domicilio dei prodotti alimentari alla luce del decreto del presidente del Consiglio dei ministri che il 21 marzo scorso ha sospeso tutte le attività produttive considerate non essenziali.

«Il decreto lascia alle imprese alimentari la possibilità di continuare ad effettuare l’asporto e la consegna a domicilio, così come già previsto nel Dpcm dell’11 marzo – spiega Maria Antonietta Dessì, responsabile regionale della Cna Alimentare -. Si tratta di un’apertura importantissima, sia per le nostre imprese, alle quali è data la possibilità di operare comunque in una fase difficilissima sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sanitario. Ma in più si garantisce un servizio prezioso alla cittadinanza: privare chi oggi sta lavorando a pieno ritmo di un ulteriore supporto con la possibilità di acquistare cibi a domicilio sarebbe un grave problema

In questo periodo di emergenza, mentre la maggior parte dei cittadini è costretta a casa, c’è, infatti, chi lavora a ritmi serratissimi al servizio del Paese. Anche nel comparto agroalimentare si viaggia a doppia velocità e con enormi rischi per consentire l’approvvigionamento degli scaffali dei supermercati. Tante imprese – continuando a lavorare nonostante i rischi – hanno aumentato la produzione per soddisfare la grande richiesta di cibo, complice anche la diffusa paura (al momento del tutto ingiustificata) di una eventuale mancanza di cibo negli scaffali. Dall’altra ci sono imprese che hanno dovuto chiudere completamente i battenti e si trovano al momento in gravissime difficoltà per mancanza di liquidità. Tra queste, oltre alla ristorazione, ci sono quelle strettamente legate al mondo turistico e/o a quello della ristorazione, dei bar e simili.

Nel frattempo, per l’intero comparto agroalimentare sardo la Pasqua ormai alle porte si annuncia come una vera e propria Caporetto. Il periodo pasquale, che per molte aziende isolane è normalmente fondamentale per far quadrare il fatturato, sarà quest’anno il simbolo di un dramma finanziario e occupazionale, di cui non tarderanno a vedersi gli effetti. Saranno, infatti, cancellati migliaia di ordini: dalle pardule alla colomba pasquale, dalle uova di cioccolato alla pasticceria fresca. Ma anche tanti altri prodotti che solitamente finiscono sulle tavole durante le festività pasquali.

Tutto ciò è reso ancor più complicato da una normativa d’urgenza in continua evoluzione, dal timore del blocco della logistica e di tutti gli altri settori indirettamente legati e dalla necessità di operare a pieno ritmo in un momento di grande incertezza.

«Abbiamo l’onore di rappresentare imprese e lavoratori di grande coraggio e forte senso di responsabilità, che rischiano in prima linea per garantire i servizi minimi e rispondere alle necessità di aziende, famiglie e cittadini – aggiunge Alessandro Mattu, presidente della CNA Alimentare Sardegna -. A questi imprenditori e questi collaboratori va la nostra gratitudine e la garanzia che la CNA continua ad operare ad offrire il suo supporto. Vogliamo ringraziare i lavoratori della filiera agroalimentare, dei farmaci, dei trasporti, dei rifornimenti ospedalieri che pur nella difficoltà continuano ad offrire il servizio essenziale di approvvigionamento dei beni necessari a sostenere l’intera popolazione in questo momento di emergenza estrema in tutto il Paese

Le attività citate possono continuare ad operare a porte chiuse unicamente con la consegna del cibo a domicilio, che deve essere necessariamente effettuata dall’impresa produttrice o da personale che opera per suo conto. Non è invece permesso il ritiro del prodotto da parte del cliente, nella sede aziendale.

 

[bing_translator]

Tipicità, la manifestazione che unisce l’artigianato di eccellenza con l’agroalimentare a km zero, compie tre anni. E per questo terzo compleanno spegne le candeline alla Passeggiata Coperta del Bastione Saint Remy, a Cagliari. Dal 19 al 23 dicembre l’artigianato e l’agroalimentare saranno protagonisti tra gli archi del bellissimo spazio della Passeggiata. Un luogo della città che riapre al pubblico, dalle ore 10.00 alle 21,30, con ingresso libero e orario continuato, con un evento che offre ai cittadini cagliaritani, ai visitatori e ai turisti la possibilità di conoscere meglio i manufatti di eccellenza, la loro storia, la vera lavorazione, e ancora i prodotti dell’agroalimentare e dell’enogastronomia regionale tipici e di partecipare al contempo ad attività culturali legate alle tradizioni sarde. Le precedenti edizioni di Tipicità sono state organizzate in Manifattura nel Natale 2017 e nella primavera del 2018.

Tipicità 2019 è stata presentata questa mattina durante una conferenza stampa nella sala del Retablo, secondo piano del comune di Cagliari via Roma 145, dal sindaco Paolo Truzzu, l’assessore delle Attività Produttive Alessandro Sorgia, Barbara Fanunza presidente dell’Associazione Imparis e promotrice della manifestazione Tipicità, insieme alla responsabile della comunicazione Daniela Deidda. Ancora, Maria Antonietta Dessi responsabile CNA Artistico e Tradizionale e CNA Alimentare Sardegna, Antonello Piras, presidente del gruppo folklorico di Cagliari “Quartiere Villanova”, ed Alessandra Polo, responsabile di Igers-Sardegna. In occasione della manifestazione si è deciso infatti di realizzare un evento speciale con gli instagramers.

Oltre 50 aziende tra artigiani e produttori. All’evento prenderanno parte circa 50 aziende tra artigiani e produttori. Sono previsti show coking e degustazioni guidate organizzate dal presidio Slow Food e Onav, aperitivi a km Zero, animazione e laboratori creativi per bambini. Una particolare sensibilità verso il sociale caratterizza l’associazione Imparis, per questo motivo all’interno dello spazio espositivo saranno accolte alcune associazioni che operano nel volontariato. Le cinque giornate saranno animate da momenti itineranti di musica tradizionale sarda. Tipicità vuole offrire alla città metropolitana, ai turisti e ai sardi tutti, un ulteriore momento di incontro e relazione nel ritrovato spazio della Passeggiata coperta del Bastione Saint Remy. Si tratta inoltre di una mostra mercato, e sarà quindi anche un’ottima occasione per suggerire idee originali per regali di Natale e souvenir esclusivamente creati in Sardinia.

«L’organizzazione dell’evento nasce da una professionalità maturata sul campo in anni di attività nel settore della promozione locale. L’associazione Imparis – ha sottolineato Barbara Fanunza, presidente di Imparis e promotrice della manifestazione Tipicità – non ha finalità di lucro ma offre ai produttori e agli artigiani sardi l’opportunità di poter promuovere e vendere i propri prodotti.»

All’evento è stato concesso il patrocinio dal Comune di Cagliari e della Regione Sardegna, mentre partner del progetto sono CNA e Confartigianato. Sponsor: Siete Fuentes e Caffè Graffina, entrambe aziende isolane.

Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari. «Sono felicissimo di inaugurare la nuova passeggiata coperta del Bastione di Saint-Remy uno dei luoghi più belli, suggestivi e ricchi di storia di Cagliari. Nei nostri progetti, la Passeggiata coperta è il luogo ideale per iniziative, scambi, mostre, concerti e molto altro ancora. Apriamo con Tipicità, una intelligente rassegna nella quale diamo la possibilità ai nostri cittadini di vedere le migliori e più originali produzioni artigianali e acquistare prodotti buoni e sani, provenienti dai nostri territori

Alessandro Sorgia, assessore della Attività produttive. «Oggi più che mai l’artigianato ha un ruolo centrale nell’economia della Sardegna. Si può e si deve trovare uno sviluppo concreto per il futuro, e questa di tipicità è una iniziativa che può funzionare come apripista per concordare altro di simile con le associazioni di categoria.»

Barbara Fanunza, Barbara Fanunza presidente di Imparis e promotrice della manifestazione Tipicità. «La manifestazione nasce da una esperienza diretta lavorativa che ho avuto in Provincia, dove mi sono potuta avvicinare al mondo delle produzioni e dell’artigianato. Un lavoro che è diventato per me una vera passione: da qui nasce, infatti, Imparis, l’associazione che si occupa di promozione del territorio. Ho sempre creduto nell’importanza della rete e dell’azione collettiva, e che le singole eccellenze che ho avuto modo di conoscere potessero mostrarsi in un’unica vetrina che potesse dar la possibilità ai visitatori di conoscere piccole realtà locali di produzioni e artigianato. La manifestazione di Tipicità è questa vetrina sul mondo. Un momento di incontro con gli artigiani nel quale la cittadinanza si riappropria anche di uno spazio bellissimo della città: la Passeggiata coperta. Sono molto felice che la manifestazione abbia trovato qui la sua “casa”. Tipicità sarà così l’occasione per incontrarsi, passeggiare tra le meravigliose colonne di uno spazio storico e poter pensare agli acquisti natalizi frutto della creatività isolana. Oltre alle produzioni e all’artigianato che rappresentano il cuore della manifestazione, Tipicità è arricchita da tanti eventi che ci raccontano la nostra terra: un vero e proprio momento di promozione del territorio. In ciascuna di queste cinque giornate i visitatori potranno vedere al lavoro alcuni artigiani che riprodurranno la loro bottega, potranno partecipare attivamente a vari laboratori e gustare i nostri aperitivi a km 0 di Orange Caffè, con solo prodotti provenienti dalle aziende ospitate.»

Maria Antonietta Dessì, responsabile CNA Artistico e Tradizionale e CNA Alimentare Sardegna. «Siamo lieti che uno spazio elegante e prestigioso come la Passeggiata Coperta del Bastione Saint Remy venga inaugurata con una mostra mercato dell’artigianato

artistico, tipico e tradizionale, e con le nostre più pregiate specialità alimentari.
Il meglio della produzione isolana avrà, a ridosso delle festività natalizie, uno scenario

unico in cui verranno espressi saperi, arte, cultura e sapori. Invitiamo tutti a visitare questo spazio dove troveranno interessanti idee regalo, ma soprattutto manufatti originali della nostra terra. Questa è una manifestazione che sostiene la Sardegna più autentica.»

Pietro Paolo Spada, segretario Confartigianato Sud Sardegna. «E’ fondamentale che Cagliari, principale vetrina della Sardegna, si doti di uno spazio come questo dedicato alle diverse forme dell’artigianato. Una vetrina che funzioni da immagine per le produzioni e le imprese e che dia maggior visibilità ai territori, magari anche invogliando i compratori e i turisti a visitare le diverse zone dell’isola. Cagliari, quindi, dovrà prendersi questa responsabilità e impegno: veicolare l’immagine delle eccellenze di tutta la Sardegna.

I mestieri che vediamo rappresentano un importante legame con la nostra storia e cultura. Un legame che non va perduto e che si fonde con i prodotti che i nostri artigiani creano e vendono, elevando il valore delle nostre produzioni. In questo senso sono quindi fondamentali i percorsi di valorizzazione del settore – da attuare in rete – per creare circuiti virtuosi dal punto di vista economico, turistico e socio-culturale. Un’azione che implica, inoltre, la valorizzazione degli artigiani quali attori e protagonisti di un lavoro utile e ricco di significato. Abbiamo un patrimonio immenso e prezioso, da sostenere e valorizzare, che deve intercettare nuovi mercati, creare un ponte tra imprese artigiane e operatori commerciali, per offrire al turista, e non solo, una varietà tale di eccellenze che possano coinvolgerlo e attrarlo, in maniera da creare un fruttuoso scambio economico-culturale che garantisca a tutti un beneficio economico e promozionale. Per questo noi diciamo che tutto questo va visto nell’ottica di un processo che unisca imprese, territori e turismo.»

Il calendario degli eventi di Tipicità. Si parte giovedì 19 dicembre alle ore 14.00 con l’inaugurazione della manifestazione, che sarà seguita alle ore 18.00 da un brindisi inaugurale con spumante Brut Chardonnay Caralis offerto dalle cantine di Dolianova insieme alla degustazione del croccante della sposa e del prelibato torrone di Aritzo preparato al momento da Fausto Maxia. Musica dal vivo con i Dejavu.

17.30/20 – Spettacolo di magia bolle e burattini, con Babbo Natale e i suoi elfi, dell’Associazione Brullas. Fino alle ore 21.30 – Aperitivi a Km 0 di Orange caffè con i prodotti delle aziende isolane.

Venerdì 20 dicembre. Ore 10.00/21.30 – Aperitivi a Km 0 con i prodotti delle aziende sarde, proposto da Orange caffè.

Ore 15.00 – Al lume di candela. Come nasce una candela in pura cera d’api. Di Maria Vittoria Sanvido. Alle ore 17.00 Presentazione del libro “Cibo identitario della Sardegna“. Territori, tipicità e tradizionalità in cucina: ricette e menù. Di Alessandra Guigoni.

Ore 17.30 – Laboratorio del gusto Slow Food Cagliari.

Olio, olive e aromi: ricchezze delle biodiversità sardecon Raimondo Mandis.

Max 25. Iscrizioni: slowfood.cagliari@gmail.com o messaggio WhatsApp al 3405529332.

Sabato 21 dicembre. Ore 10.00 – Esposizione di vecchie 500 e Vespe d’epoca.

A cura di Club 4 Mori, Vespa Club Cagliari e Vespa Club Parteolla Trexenta.

Dalle ore 10.00/21.30 – Aperitivi a Km 0 di Orange caffè. E si prosegue alle ore 11.00 con il Laboratorio del gusto Slow Food Cagliari: Sale e colori, tesoro della Sardegna con Fabrizio Mascia e Maria Carla Erdas. Max 25. Iscrizioni: slowfood.cagliari@gmail.com o messaggio whatsApp al 3405529332.

Ore 17.00 – Canti del Coro Terra Mea. E alle 18.30 – Laboratorio del gusto ONAV Cagliari.

Differenze di analisi sensoriali tra vini naturali e convenzionali“. Max 25. Iscrizioni: incontri.onavca@gmail.com

Domenica 22 dicembre. Ore 10.00 – Esposizione di auto d’epoca, dell’Associazione AutoMoto d’Epoca Sardegna.

Dalle 10.00/21.30 – Aperitivi a Km 0 di Orange caffè.

Dalle ore 10.30/13.00 e dalle ore 16.00/19.00 – Vittoriani in Passeggiata.

Alle ore 11.00 – Laboratorio del gusto ONAV Cagliari. “Guida alla degustazione di vini naturali/bio”. Max 25. Iscrizioni: incontri.onavca@gmail.com

Alle ore 17.00 Un the in Passeggiata. Di Theophile Boutique. Prenotazioni: info@theophile.it

Alle ore 18.00 “La filigrana d’oro e il mito delle janas”. Dell’associazione Archeofoto Sardegna. Foto e testi di Nicola Castangia, riprese aeree di Maurizio Cossu, letture di Daniela Deidda e workshop sulla filigrana dell’orafo Pierandrea Carta.

Ore 19.00 – Musica con le launeddas Andrea Pisu.

Lunedì 23 dicembre. Dalle 10.00/21.30Aperitivi a Km 0 con i prodotti delle nostre aziende, di Orange caffè.

Appuntamenti quotidiani. “Casteddu…e is Casteddaius”. Scorci di vita quotidiana che rendono unica la città e i suoi abitanti. Mostra fotografica e di abiti tradizionali. Allestimento di un set fotografico stile ‘800. A cura dell’Associazione Quartiere Villanova, gruppo folk.

Domus de Janas di Sardegna”. Mostra fotografica di Archeofoto Sardegna.

“I mestieri dimenticati”. Mostra fotografica di Gabriella Pira Photo.
“In bianco e colore – Le cuffie”. Mostra fotografica di Alessandro Spiga.

Orario continuato. Ingresso libero. Piazza Costituzione e viale Regina Elena, ingresso per persone con ridotte capacità motorie e disabilità.

[bing_translator]

Tipicità, la manifestazione che unisce l’artigianato di eccellenza con l’agroalimentare a km zero, compie tre anni. E per questo terzo compleanno spegne le candeline alla Passeggiata Coperta del Bastione Saint Remy, a Cagliari. Dal 19 al 23 dicembre l’artigianato e l’agroalimentare saranno protagonisti tra gli archi del bellissimo spazio della Passeggiata. Un luogo della città che riapre al pubblico, dalle ore 10 alle 21,30, con ingresso libero e orario continuato.

Sabato 14 dicembre, alle ore 10.30 ,nella sala del Retablo, secondo piano del comune di Cagliari, in via Roma 145, si terrà la conferenza stampa di presentazione della manifestazione e del calendario degli eventi previsti.

Al tavolo saranno presenti il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu; l’assessore delle Attività produttive del comune di Cagliari, Alessandro Sorgia ed il dirigente Giambattista Marotto; Barbara Fanunza, presidente dell’associazione Imparis e promotrice della manifestazione Tipicità, insieme alla responsabile della comunicazione Daniela Deidda. Ancora, Maria Antonietta Dessì, responsabile CNA Artistico e Tradizionale e CNA Alimentare Sardegna e Pierpaolo Spada, segretario di Confartigianato Imprese Sud Sardegna. In conclusione interverranno Antonello Piras, presidente del gruppo folklorico di Cagliari “Quartiere Villanova”, che si occuperà della mostra dedicata alla Cagliari storica, Nicola Castangia, responsabile dell’associazione Archeofoto Sardegna, Alessandra Polo, responsabile di Igers-Sardegna.

In occasione della manifestazione si è deciso di realizzare un evento speciale con gli instagramers. In collaborazione con le community @igers_cagliari e @igers_sardegna, due ore prima dell’apertura ufficiale della manifestazione un gruppo di 25 instagramers e alcuni local avranno la possibilità di entrare nella Passeggiata Coperta andando alla scoperta della bellezza del monumento ritrovato e raccontando per immagini l’arte artigiana e le produzioni eccellenti ospitate a Tipicità.

 

Niente più mozzarelle tedesche scambiate per italiane o bottarga di provenienza estera acquistata per sarda. Le etichette saranno molto più chiare per i consumatori quando il prossimo aprile 2020 entrerà in vigore anche in Italia il Regolamento (UE) 775/2018 che obbliga le imprese del settore alimentare ad indicare in etichetta il Paese d’origine o il luogo di provenienza nel caso in cui l’omissione possa indurre in errore il consumatore in merito all’origine o alla provenienza reali dell’alimento, in particolare se le informazioni che lo accompagnano, nel loro insieme possono far pensare che l’alimento abbia una provenienza differente o se la loro omissione può indurre in errore il consumatore. Di questa novità che costringerà i produttori all’ennesima modifica delle etichette si parlerà nel corso del convegno dal titolo “Questo prodotto è italiano, anzi no” che si terrà a Bauladu il prossimo 14 giugno, alle ore 16.00, nel Centro civico culturale di piazza Lussu. L’iniziativa si rende necessaria perché le nuove disposizioni, pur prevedendo indicazioni precise ed elementi preziosi a tutela dei consumatori, appaiono lacunose e poco chiare sul piano pratico creando un quadro normativo che, anziché semplificare, espone al rischio di pesanti sanzioni gli operatori del settore. Anche queste perplessità saranno analizzate dagli esperti del settore durante il convegno organizzato dalla Cna Alimentare della Sardegna e dalla società Bioeco, con il patrocinio del comune di Bauladu, del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Oristano e dall’Ordine provinciale dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Oristano. Ai lavori, moderati da Maria Antonietta Dessì, responsabile Cna alimentare Sardegna, interverranno l’avvocato Valeria Pullini (Studio Legale Pullini di Vittorio Veneto e Ferrara); Renzo Moro (Ispettorato Qualità e Repressione Frodi del ministero delle Politiche Agricole, Forestali e del Turismo); Gabriele Rotini, responsabile Cna agroalimentare nazionale; Gianni Montrone (Conad del Tirreno); Paolo Marras (Certiquality). L’iniziativa darà diritto ai crediti formativi agli iscritti all’Ordine degli Avvocati e all’Ordine dei dottori Agronomi e dottori Forestali. L’ingresso è libero.

Boom di pizze in Sardegna. Nella nostra isola sono state censite oltre 6mila attività che producono questo alimento (non solo pizzerie e ristoranti, ma anche rosticcerie, gastronomie, panifici e bar): un esercizio ogni 267 abitanti contro una media italiana di un produttore ogni 472 abitanti. L’isola è molto vicina all’Abruzzo, la regione che con 1 esercizio ogni 263 abitanti, mostra la maggior densità di produttori di pizza nella penisola. In Sardegna, inoltre, è maggiore rispetto al resto d’Italia anche l’incremento del numero di attività iscritte alla Camera di Commercio: nel 2019 si è registrato un aumento di 114 attività rispetto al 2018: +1,9% contro l’1,1% della media nazionale. Si tratta di uno degli indici più elevati nella nazione. Inoltre, considerate le attività di ristorazione in Sardegna, oltre il 50% prevede nel proprio menu anche la pizza. Anche questa è tra le percentuali più alte in Italia. La crescita esponenziale del settore in Sardegna si evince dai dati del II Rapporto congiunturale sulla Pizza realizzato dalla CNA Agroalimentare che dà un’ampia testimonianza con numeri e tendenze che dimostrano che la pizza tenda a crescere in tutte le regioni, ma in Sardegna registri dati superiori alla media. La pizza, patrimonio dell’Unesco, è entrata prepotentemente nel nostro quotidiano diventando piatto duttile utilizzato per molte occasioni, compreso lo street food. Che la sua offerta sia sempre più varia e appetibile, è confermato dai dati su imprese, addetti e crescita del settore, nel suo complesso. Le attività che offrono questo alimento sono sempre di più e non si limitano alle sole pizzerie o attività di ristorazione. Oggi la pizza è disponibile in molti altri multiformat come le rosticcerie, le gastronomie, i panifici o i bar, dove è possibile acquistare il prodotto per l’asporto e in certi casi per un consumo sul posto. Sono oltre 128 mila le attività che in Italia producono pizze, di cui più di 6mila si trovano in Sardegna: il 4,82% del totale. Nel confronto tra i dati del 2018 e quelli del 2019 si registra un incremento dell’1,1% nel numero di imprese che producono pizze. La produzione giornaliera in Italia è di circa 8 milioni di pizze al giorno, per più di 2 miliardi di pizze all’anno. I pizzaioli impiegati in queste attività sono circa 110.000, una cifra che arriva a 200 mila nei fine settimana. In Italia si registra in media un produttore di pizza ogni 472 abitanti. Media che sale sensibilmente in Sardegna dove c’è un esercizio ogni 267 abitanti (molto vicina all’Abruzzo che con un esercizio ogni 263 abitanti mostra la maggior densità di produttori di pizza in Italia). In Sardegna, come detto, l’incremento del numero di attività iscritte è maggiore rispetto al resto d’Italia: i dati 2019 su 2018 registrano un aumento di 114 attività (pari all’1,9%, contro l’1,1% della media nazionale). Inoltre oltre il 50% delle attività di ristorazione in Sardegna prevede nel proprio menu anche la pizza: anche questa è tra le percentuali più alte in Italia. Negli ultimi anni il settore della produzione di pizze si è molto evoluto sia in termini di servizio che di offerta” – dichiara Maria Antonietta Dessi, Responsabile CNA Alimentare Sardegna -. C’è una attenzione sempre maggiore verso la qualità, con nuove varianti come per esempio gli impasti a lievitazione naturale, di lunga durata o con farine integrali. C’è inoltre una proposta sempre maggiore anche di condimenti legati al territorio e stagionali e anche il servizio è molto migliorato, con la possibilità di consegna a domicilio in tempi rapidi, presente quasi ovunque”. Eppure, evidenzia la Cna, ci sono anche difficoltà importanti. “E’ un settore che ha un indotto importante, considerato il personale necessario e gli altri comparti che coinvolge – aggiunge Alessandro Mattu, presidente CNA Alimentare Sardegna – ma paradossalmente in questo momento di crisi occupazionale non è semplice trovare pizzaioli esperti e capaci: è una professionalità molto richiesta ma non scontata e spesso le nostre imprese hanno problemi a trovare dei lavoratori specializzati”.

[bing_translator]

Ottomiladuecento ticket venduti, otto quintali di culurgionis distribuiti, dodici paesi rappresentati e una massiccia presenza di visitatori provenienti da tutta la Sardegna, con una punta massima sabato sera. Sono i numeri della seconda edizione del Festival “Culurgionis d’Ogliastra IGP” che si è chiusa a Lanusei domenica scorsa.

Protagonisti assoluti di questa due giorni ricchissima di eventi i culurgionis d’Ogliastra, prodotto in grado di fare da volano all’economia sarda e di far conoscere l’Ogliastra e la Sardegna in tutto il mondo. 

Negli stand dislocati lungo il centro storico di Lanusei dodici paesi ogliastrini hanno proposto le proprie ricette tipiche con diverse modalità di preparazione: conditi con il sugo di pomodoro o la bottarga ma anche fritti e arrosto. Lungo via Roma anche gli stand dei prodotti della filiera (farina, aromi, patate, formaggio, olio) e le cantine storiche di Lanusei.

Rispetto all’anno scorso la quantità di culurgionis ogliastrini distribuiti nei due giorni del festival è aumentata di circa il 15 per cento: grandissimo il successo di quelli fritti proposti dal comune di Talana e di quelli arrosto proposti dai comuni di Villagrande e Barisardo. Anche le sebadas, distribuite per la prima volta quest’anno nello stand del comitato promotore che si è avvalso della collaborazione degli studenti dell’istituto alberghiero di Tortolì, sono andate letteralmente a ruba.

«La manifestazione è andata molto bene: siamo molto soddisfatti – commenta Vito Arra, presidente del comitato promotore dell’IGP, che è destinato nei prossimi mesi a diventare un consorzio di produttori -. Dobbiamo partire da qui per valorizzare al massimo i prodotti del nostro territorio e promuoverli in Italia e in tutto il mondo.»

Le potenzialità economiche dei culurgionis d’Ogliastra IGP sono emerse nitidamente durante il convegno iniziale intitolato “La pasta apripista verso i mercati glocali”, durante il quale è stata sottolineata più volte la necessità di salvaguardare e sviluppare ulteriormente il lavoro di squadra tra produttori e istituzioni che ha portato all’ottenimento del marchio IGP, un successo che deve rappresentare un punto di inizio per la valorizzazione di un intero territorio.

Per ora resta il grande successo della manifestazione organizzata per il secondo anno consecutivo dal Comitato promotore presieduto da Vito Arra in collaborazione con Cna, Confartigianato, Banco di Sardegna, Pastaria, Camera di Commercio di Nuoro, Regione Autonoma della Sardegna, Comune e Pro Loco di Lanusei e di Arzana. 

«E’ andata benissimo nonostante il periodo non troppo favorevole», spiega Maria Antonietta De Cannas, presidente della Pro Loco di Lanusei che per l’organizzazione dell’evento ha messo in campo dodici volontari e impiegato alcuni disoccupati del luogo. «Anche il meteo ci ha dato una mano nonostante sabato sera sia scesa qualche goccia di pioggia».

Il successo della manifestazione prettamente gastronomica è stato accompagnato anche dall’apprezzamento dei visitatori per la mostra sulla filiera dei culurgionis d’Ogliastra allestita dall’associazione Agugliastra nei locali del museo civico F. Ferrai (dove si sono svolti alcuni interessanti incontri culturali) e dal grande interesse suscitato dalla mostra-mercato organizzata dalla Cna Artistico e Tradizionale in cui sono stati esposti i prodotti di aziende dell’artigianato artistico provenienti da tutta la Sardegna (oreficeria, ceramica, tessile e rame). 

«Questo festival – spiega con soddisfazione Maria Antonietta Dessì, responsabile della Cna Alimentare Sardegna, che ha dato un essenziale supporto tecnico al Comitato per l’IGP – è il frutto di un lavoro durato una quindicina d’anni. In questi due giorni abbiamo celebrato un prodotto, i Culurgionis, attorno al quale c’è un progetto di sviluppo complessivo dell’intero territorio dell’Ogliastra che può avere importanti ripercussioni sull’intera economia sarda

 

[bing_translator]

Niente più confusione negli scaffali dei panifici: d’ora in poi il pane fresco dovrà essere rigorosamente distinto da quello conservato e dovrà essere esposto in scomparti diversi ed appositamente riservati. Dal prossimo 19 dicembre entrerà infatti in vigore il decreto n. 131/2018 emanato dal ministero dello Sviluppo economico che disciplina la denominazione di «panificio», di «pane fresco» e dell’adozione della dicitura «pane conservato». Una norma, emanata di concerto con il ministero delle Politiche agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo ed il ministero della Salute e del Turismo ed il ministro della Salute, che finalmente da valore al sacrificio di migliaia di artigiani che lavorano ogni notte e ogni weekend per garantire il pane fresco sulle nostre tavole.

La norma – che disciplina la materia dopo oltre un decennio di trattative e incontri con Bruxelles – è rivolta specificamente ai panifici, cioè a quelle «imprese che dispongono di impianti di produzione di pane e eventualmente altri prodotti da forno e assimilati o affini e svolgono l’intero ciclo di produzione dalla lavorazione delle materie prime, alla cottura finale»

Il decreto denomina «fresco» il pane preparato secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o surgelazione, ad eccezione del rallentamento del processo di lievitazione, privo di additivi conservanti e di altri trattamenti aventi effetto conservante. In particolare, viene ritenuto “continuo” il processo di produzione per il quale non intercorra un intervallo di tempo superiore alle 72 ore dall’inizio della lavorazione fino al momento della messa in vendita del prodotto. Viceversa il pane non preimballato ai sensi del regolamento (UE) n. 1169/2011 – per il quale viene utilizzato durante la preparazione o nell’arco del processo produttivo un metodo di conservazione ulteriore rispetto ai metodi sottoposti agli obblighi informativi previsti dalla normativa nazionale e dell’Unione europea – deve essere messo in vendita con una dicitura aggiuntiva che ne evidenzi il metodo di conservazione utilizzato, nonché le eventuali modalità di conservazione e di consumo.

In base alla nuova normativa le due tipologie di pane devono trovare scomparti diversi ed appositamente riservati.

«Finalmente un decreto disciplina a livello nazionale questa materia – commenta Alessia Demurtas, titolare di uno storico panificio di Villagrande Strisaili fondato sessant’anni fa dal padre Alfredo -. E’ un bene che il pane fresco venga finalmente distinto da quello precotto e congelato: questo decreto valorizza il lavoro degli artigiani che fanno una vita particolarmente dura lavorando ogni notte compresi i fine settimana per produrre il pane fresco

Eppure, secondo la Demurtas, che rappresenta la Cna Alimentare nel Tavolo del pane istituito con la legge 4 del 2016, il decreto – per quanto molto atteso – non è sufficiente. «E’ necessaria una norma un più ampia che combatta l’abusivismo, una piaga sociale che oltre a comprensibili problemi di ordine igienico-sanitario per i consumatori genera delle grandi storture anche dal punto di vista fiscale ed economico.»

«Tale norma generale – precisa comunque la responsabile CNA Alimentare Sardegna Maria Antonietta Dessì – è attualmente già in discussione al Senato e dovrebbe in futuro disciplinare con maggiore precisione tutto il settore della panificazione -. Speriamo che in futuro il decreto 131 venga completamente assorbito da quella norma e che non si creino degli equivoci dal punto di vista normativo che possano disorientare i produttori – conclude Maria Antonietta Dessì -. In ogni caso accogliamo di buon grado questo decreto che vede la luce dopo dodici anni di travaglio e disciplina finalmente uno dei prodotti che fa parte della dieta mediterranea e che, nonostante i consumi siano calati molto negli ultimi anni, è ancora il fulcro delle nostre tavole

 

[bing_translator]

Si terrà dal 3 al 5 settembre, a Baressa, il primo Concorso regionale dell’Amaretto. La manifestazione, organizzata da CNA Alimentare Sardegna, Laore Sardegna e comune di Baressa, è riservata alle imprese dolciarie regolarmente iscritte ad una delle Camere di Commercio Industria ed Artigianato della Sardegna.

«L’obiettivo del concorso – spiega Maria Antonietta Dessì, responsabile della CNA Alimentare Sardegna – è quello di promuovere le produzioni dolciarie sarde e incentivare gli operatori della filiera al miglioramento della qualità. Puntiamo alla valorizzazione di un prodotto di pregio che ha grandi potenzialità di affermarsi anche in mercati extraregionali, oltre che in quello locale. Un’eccellenza fortemente identitaria che merita tutela e promozione

Per partecipare al concorso gli operatori dovranno presentare la domanda di adesione (allegando i campioni e la scheda tecnica del prodotto, allo Sportello Unico Territoriale per l’area del Sinis dell’Agenzia Laore Sardegna, in via Santa Maria n. 6, loc. Pardu Nou – Siamaggiore, a partire dal 3 e fino al 5 settembre 2018 (orario 8-14).

I campioni di prodotto saranno valutati da una giuria che, sulla base del punteggio conseguito, assegnerà attestati di eccellenza e menzioni speciali alle aziende produttrici. La consegna degli attestati è prevista il 15 settembre 2018 a Baressa, nel corso di un convegno sui temi della filiera del mandorlo che aprirà la XXVII edizione della Sagra della Mandorla di Baressa.

[bing_translator]

Un settore in forte espansione, un’attività sulla quale hanno deciso di scommettere molti giovani imprenditori sardi. Da alcuni anni la produzione di birra artigianale in Sardegna è in continua crescita: nel 2012 si contavano nell’Isola 13 birrifici, oggi sono oltre 30 con un incremento del 130% e un fatturato di oltre 10 milioni di euro. Un fenomeno sul quale rivolge ora l’attenzione anche il Consiglio regionale della Sardegna. La Commissione “Attività produttive” ha iniziato l’esame di due diverse proposte di legge presentate dai Riformatori sardi (primo firmatario Luigi Crisponi) e dal Partito democratico (primo firmatario Luigi Lotto) con l’obiettivo di arrivare in tempi rapidi ad un testo condiviso.

Su queste due proposte di legge, il parlamentino presieduto da Luigi Lotto ha sentito in audizione i rappresentanti delle associazioni di categoria agricole e artigianali, i produttori, i vertici dell’Agenzia Laore e i ricercatori della società Porto Conte Ricerche.

Dalle associazioni di categoria, che hanno espresso un unanime apprezzamento per l’iniziativa assunta dalla Commissione, sono arrivati anche alcuni suggerimenti e proposte di integrazione del testo normativo.

Secondo Maria Antonietta Dessì della Cna, il settore mostra grande vivacità e per questo va sostenuto stando attenti a non introdurre nuovi vincoli e costi per le aziende. «Si deve tener conto che in Sardegna la birra viene prodotta quasi interamente con materie prime importate bisogna quindi tener conto della situazione attuale senza penalizzare i produttori e, allo stesso tempo, lavorare a lungo termine sulla filiera».

Per Giovanni Sio di Confagricoltura: «La produzione di birra artigianale è in grande espansione e per questo merita una regolamentazione che garantisca trasparenza del mercato e tutela dei consumatori in modo da scongiurare il rischio di un aumento incontrollato dei produttori e dei prezzi per i birrifici agricoli apprezziamo la decisione di puntare sulla territorialità delle produzioni, concetto che incentiva la costruzione di processi di filiera».

Più chiarezza nella predisposizione del testo di legge ha chiesto invece il segretario regionale di Confartigianato Stefano Mameli: «Prevedere norme troppo rigide per la costituzione di un marchio di qualità potrebbe essere un boomerang l’incentivazione della produzioni nostrane è una buona idea ma nel frattempo deve essere tutelato l’esistente se si vuole sostenere il comparto».

Giudizio condiviso da Salvatore Carvone di Casartigiani: «Il settore rappresenta una grande opportunità per i giovani imprenditori è importante per questo non appesantire la legge. Serve una norma snella e immediatamente attuabile». 

Soddisfazione per l’iniziativa consiliare è stata espressa anche dall’Associazione dei Birrai, sodalizio appena costituito del quale fanno parte più della metà dei birrifici sardi. Gabriele Corraine e Giovanni Fele, titolari di due piccole aziende a Nuoro e Oliena, hanno auspicato una rapida approvazione del provvedimento e chiesto più attenzione su alcuni aspetti: l’abbattimento dell’accise sulle bevande alcoliche come accade in Valle d’Aosta (attualmente in Sardegna il costo è di 0,35 centesimi di euro a litro) e meno ostacoli per l’occupazione degli spazi commerciali nelle manifestazioni pubbliche.

Sui progetti di filiera, l’Associazione dei birrai si è detta favorevole a un grande piano per la produzione in loco della materia prima: «Alcuni di noi stanno già acquistando solo cereali sardi – hanno detto Gabriele Corraine e Giovanni Fele – l’orzo prodotto nella nostra Isola è di qualità eccelsa. La Sardegna potrebbe diventare il primo produttore di orzo da birra a livello nazionale con grande beneficio per gli agricoltori».  

Uno degli ostacoli maggiori per i produttori è rappresentato dalla quasi totale assenza di maltifici in Sardegna, se si eccettua un piccolo impianto sorto a Irgoli all’interno di un’azienda agricola. «Si tratta di un progetto finanziato con la misura 4.2 del Piano di sviluppo rurale – ha spiegato dal direttrice regionale di Laore Maria Ibba – un’esperienza molto positiva che ha permesso all’azienda agricola di chiudere la filiera. La birra prodotta a Irgoli è interamente sarda».

Sulla produzione di birra artigianale si concentra da tempo anche l’attività della società “Porto Conte Ricerche”. Luca Pretti, ricercatore ed esperto del settore, ha illustrato alla Commissione alcuni progetti sperimentali portati a termine in questi anni: dalla coltivazione del luppolo alla formazione di 28 maestri birrai, passando per l’incentivazione di alcuni prodotti tipici da destinare ai birrifici: orzo maltato, grano, avena e farro.

Luca Pretti è poi entrato nei dettagli dei diversi tipi di produzione: «La qualità della birra non dipende dalla bontà del prodotto quello è un giudizio soggettivo. Va misurata invece su altri parametri come il grado di fermentazione. La produzione di birra ha diversi stili e processi produttivi, prevedere un disciplinare di produzione sarà un compito arduo».