20 November, 2024
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Gli under 35 della Sardegna non si arrendono alla crisi e si mettono in gioco in prima persona. Sono, infatti, 16.917 le giovani imprese sarde registrate al 31 dicembre scorso, in crescita del 13,5% rispetto alla fine del 2015. Nell’ultimo anno la crescita è stata di 2.285 unità, data da 3.362 aperture e 1.077 cessazioni.

E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Osservatorio di Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati di Unioncamere del 2016.

La “young economy” isolana è al quarto posto in Italia per crescita dopo Basilicata (+16,7%), Molise (+14,7%), Trentino (+13,8%), contro una media di crescita italiana del 10,2%.

Tra le province, ottime le prestazioni registrate a livello nazionale: le quattro sarde sono all’interno della “top 15 italiana” con l’exploit di Nuoro che si piazza al secondo posto nazionale, subito dopo Matera. All’interno del nostro territorio, quella in cui è più alta la concentrazione di imprenditoria giovanile è quella di Cagliari, dove le 6.541 attività guidate da under 35 sono cresciute del 12,2% rispetto al 2015. Seguono Sassari con 5.445 e un +13,2% sullo scorso anno, Nuoro con 3.540 e + 16,4% e Oristano con 1.391 con +13,8%.

I settori più rappresentati sono i “Servizi postali e attività di corriere” con il 20,9%, “Telecomunicazioni” (nuove tecnologie digitali), con il 19,8%, “Costruzioni e paesaggio” (edilizia), con 16,1% e “Attività di servizi alla persona” (parrucchieri, estetisti) con 15,5%.

«I giovani rappresentano il futuro di un sistema produttivo che da sempre dimostra una spiccata vocazione all’auto imprenditorialità – commenta Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – la loro capacità di iniziativa è indice della vitalità di un territorio che non si arrende alla crisi, anzi reagisce in modo costruttivo, facendo impresa e dando così vita a nuovi posti di lavoro e opportunità di sviluppo con la forza della creatività, con la costanza e con l’impegno quotidiano.»

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Sono 36.346 le imprese artigiane della Sardegna, registrate presso gli Albi delle Camere di Commercio, al 31 dicembre 2016; 541 in meno (-1,5%) rispetto al 2015 e 6.672 in meno rispetto all’anno boom del 2008. Questo è il saldo tra le 1.674 nuove iscrizioni e le 2.215 cessazioni.

I dati sono stati diramati da Movimprese-Unioncamere, che ha analizzato l’andamento delle imprese italiane e della Sardegna nel 2016, che certificano il permanente stato di crisi del comparto artigiano sardo.

«E’ passato un altro anno di calo anziché dell’auspicata ripresa e, in Sardegna, mancano all’appello altre cinquecentoquarantun imprese artigiane – commenta la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – per trovare una platea di imprese così “esigua” nel nostro territorio bisogna tornare con le lancette agli anni 90.»

A livello provinciale, ancora pesante la situazione a Cagliari, con un saldo di -196 imprese, seguita da Sassari con -168 e Nuoro con -144. In “assestamento”, invece, Oristano, con un saldo di -63 imprese.

A livello nazionale tutte le regioni presentano un bilancio negativo tra iscrizioni e cessazioni: la Sardegna, con il suo -1,4%, si classifica al 10 posto tra quelle con il minor calo di imprese registrato. La situazione peggiore nelle Marche (-2,3) e in Puglia (-2,2%) mentre quella “migliore” in Trentino con un calo solo dello 0,4%. Il tutto con una media nazionale del -1,4%.

«Il dato di una inversione di tendenza, che segnalammo alla fine del terzo trimestre 2016 – continua la Folchetti – purtroppo si è rivelato troppo debole per trascinare una ripresa che potesse coinvolgere l’intero anno». In quel trimestre i numeri parlavano di una crescita regionale (saldo aperture-chiusure) di +27 imprese (+0,07%) contro il -429 del primo trimestre e il -59 del secondo.

La contrazione delle imprese artigiane sarde dipende sempre più dalla crisi che stanno affrontando le aziende del comparto edile calate, nel corso degli ultimi 12 mesi, del -2,1% pari a – 297 unità, più della metà del totale. Anche il manifatturiero, settore più esposto alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei mercati, continua a perdere imprese -2%.

«Questi dati sono la palese dimostrazione di ciò che diciamo da anni: le imprese sarde non sono tutte uguali – continua la presidente Folchetti – soprattutto quelle artigiane sono molto fragili e, in più, operano in un contesto economico ancora più fragile». «Queste hanno bisogno di attenzioni particolari – continua – riguardo i finanziamenti, nell’accesso al credito, nella riduzione degli oneri fiscali e nel taglio della burocrazia. E’ innegabile che il loro peso specifico non sia minimamente equiparabile alle realtà con bilanci da milioni di euro e con centinaia di dipendenti.»

Sull’incentivazione delle aziende, Confartigianato Sardegna ricorda la necessità dei bandi per le microimprese (T0) con voucher destinati agli investimenti fino a 15mila euro, già deliberati dalla Giunta, ma di cui non si vede ancora traccia. Questa tipologia d’intervento, infatti, prevede l’incentivazione delle micro, piccole e medie imprese della Sardegna, attraverso sostegni automatici fino al 50%, consentendo finanziamenti per l’acquisto di attrezzature e servizi.

«Il successo dei bandi per le imprese già pubblicati, sono la prova di quanta sia la voglia di crescere e di investire da parte delle piccole realtà imprenditoriali sarde – conclude la presidente Folchetti – l’auspicio è che anche i bandi del T0, i voucher destinati agli investimenti fino a 15mila euro, possano venire pubblicati quanto prima per consentire alle imprese di accedere agli incentivi nel minor tempo possibile.»

L’Associazione Artigiana auspica, in ogni caso, «oltre a tempi rapidi di emanazione del bando, che si adottino sistemi snelli e veloci per l’attribuzione dei voucher, considerato che il tutto dovrà essere commisurato all’entità del finanziamento concesso».

Imprese Artigiane nelle Province – 31 dicembre 2016

Imprese Artigiane

Iscrizioni

Cessazioni

Saldo al 31 dicembre

Cagliari

13.764

+ 627

– 823

– 196

Nuoro

6.543

+ 293

– 407

-144

Oristano

3.123

+ 127

– 190

-63

Sassari

12.916

+627

-795

-168

SARDEGNA

36.887

+1.674

– 2.215

-541

Imprese artigiane in Sardegna dal 2000 al 2016

Saldo al….

Imprese registrate

31-12-2000

36.985

31-12-2001

37.720

31-12-2002

38.952

31-12-2003

40.134

31-12-2004

41.188

31-12-2005

41.629

31-12-2006

42.194

31-12-2007

42.837

31-12-2008

43.018

31-12-2009

42.522

31-12-2010

41.972

31-12-2011

41.155

31-12-2012

40.098

31-12-2013

38.803

31-12-2014

37.713

31-12-2015

36.887

31-12-2016

36.346

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Solo i produttori di pane tipico sardo, potranno fregiarsi del marchio di tutela.

Lo stabilisce con chiarezza la deliberazione della Giunta regionale, pubblicata pochi istanti fa sul sito istituzionale, relativa alla legge regionale sulla panificazione approvata il 21 marzo scorso, con la quale solo esclusivamente i panificatori potranno utilizzare il contrassegno che sarà garanzia di un prodotto tipico, certificato e garantito.

«Apprezziamo che la Giunta abbia acconto la richiesta di Confartigianato Sardegna di esplicitare, in modo chiaro e inequivocabile, che solo ed esclusivamente chi lavora e produce questo tipo di pane possa fregiarsi del marchio» commenta Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna.

Questo è il risultato di più di 2 anni di lavoro nei quali l’assessorato regionale dell’Artigianato, il Consiglio regionale e le associazioni di categoria hanno lavorato insieme.

«L’intervento sul settore della panificazione è importante, perché tutela i panificatori e garantisce gli acquirenti, mettendo entrambi al riparo dalla concorrenza sleale da parte di produttori che nulla hanno a che fare con la Sardegna e le sue specialità.»

Confartigianato Sardegna ora chiede celerità sull’assegnazione dei marchi e controlli contro eventuali “furbetti”.

«E’ necessario che la Regione, al più presto, si attivi sia per agevolare i produttori che faranno richiesta del marchio – continua la Folchetti – sia per effettuare i controlli verso tutti coloro che esporranno, o continueranno a esporre, la scritta “pane sardo” senza averne i requisiti.»

«In ogni caso – conclude la Presidente – questa operazione ha necessità di una importante campagna di comunicazione e sensibilizzazione, affinché i consumatori possano essere informati sul valore e la genuinità del pane sardo. E’ una condizione imprescindibile sulla quale Confartigianato è pronta a fare la sua parte.»

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Questa mattina, a Cagliari, in un incontro con l’assessore regionale dell’Urbanistica Cristiano Erriu sulla nuova Legge Urbanistica, Confartigianato Imprese Sardegna ha presentato i dati del “Sistema delle Costruzioni” della Sardegna.

In Sardegna, alla fine dello scorso settembre, erano 18.442 le imprese che si occupavano di edilizia: quelle artigiane erano 10.559 (il 57,3%). Al terzo trimestre 2016 si è registrata una flessione del 2,1%, con la relativa perdita di 297 aziende (saldo tra aperture e chiusure). Preoccupante il calo registrato nell’occupazione: tra tutte le imprese del comparto (edili, impiantisti, installatori, progettisti e servizi) si è passati dalle 58mila unità del 2008 alle 40mila del terzo trimestre 2016. Solo nell’ultimo anno, tra diretti e indiretti, si sono persi oltre 6.500 posti di lavoro.

I dati sono stati presentati da Confartigianato Imprese Sardegna, questa mattina a Cagliari, durante il convegno regionale sullo stato del comparto edile nell’Isola, dal titolo “Il Sistema delle Costruzioni in Sardegna e le norme sul governo del territorio”. Il dossier elaborato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Sardegna che ha analizzato una serie di dati, provenienti da fonti diverse, dal 2008 a oggi.

Maria Carmela Folchetti (presidente Confartigianato Imprese Sardegna), Stefano Mameli (segretario Confartigianato Imprese Sardegna) e Giacomo Meloni (presidente regionale di Confartigianato Edilizia Sardegna), si sono poi confrontati con Cristiano Erriu (assessore regionale degli Enti locali, Finanze e Urbanistica) sullo stato del settore e sulle prospettive e strategie della nuova legge urbanistica regionale.

L’intero comparto del “Sistema Casa” della Sardegna, che include tutte le tipologie d’imprese (artigiane e non) delle costruzioni, dell’impiantistica, dell’installazione, della progettazione e dei servizi connessi, alla fine del terzo trimestre 2016 assommava 22.701 imprese, in calo dello 2,2% rispetto al 2015. Di queste ben 13.612 (il 60,6%) erano imprese artigiane, anche queste in contrazione, nello stesso periodo, del -2,5%.

I dati sul comparto sono stati illustrati dal Segretario Regionale di Confartigianato, Stefano Mameli.

In Sardegna la spesa della Pubblica Amministrazione di Stato, Regione e Amministrazioni Locali, per acquisti, ricostruzione e manutenzione straordinarie di beni immobili, costruzione opere ecc., nel triennio 2012-2014 è calata del 24,1% rispetto al triennio precedente, contro una media nazionale del -20,9%. Questa, per il 73,4% viene coperta dalla Regione e dalle Amministrazioni Locali mentre solo il 26,6% viene finanziata dalle Amministrazioni Centrali (Stato, Anas, Enti di Previdenza ecc). La media italiana è del 74,4% a carico delle Amministrazioni Locali e regionali) e per il 25,6% a carico dell’Amministrazione Centrale.

La spesa delle sole Amministrazioni Locali e della Regione per beni e immobili in Sardegna è calata del 26,7% nell’ultimo triennio (2012-2014) rispetto al triennio 2009-2011. A livello nazionale il valore della spesa è calato del 19,5%.

La spesa dello Stato in Sardegna per la realizzazione di opere e immobili, nel triennio 2012-2014 è calata del 15,9% rispetto al triennio 2009-2011. A livello Nazionale la media è stata del -24,7%.

Sull’Isola gli investimenti in immobili nel triennio 2012-2014 hanno pesato per il 40,8% sulla spesa di Stato, Regione e Comuni, percentuale in calo rispetto ai trienni 2009-2011 (42,5%), 2006-2008 (41,5%) e 2003-2005 (42,0%).

Sull’isola, durante il triennio 2011-2014, gli investimenti in immobili sono calati del 24,1% rispetto al triennio 2009-2011.

Crescono, al contrario, le compravendite immobiliari (abitazioni e locali produttivi): nel secondo trimestre 2016, si è registrata una impennata del 27%. Il segno positivo si registra ormai da 5 trimestri consecutivi.

Positiva anche la compravendita di abitazioni: nel 2015 si è registrato un +8% rispetto al 2014.

Il 17% delle case sarde versa in pessime condizioni contro una media italiana del 16,8% Le abitazioni costruite prima del 1981, in Sardegna raggiunge il 63% contro una media nazionale del 74,1%

In Sardegna è ancora bassa l’intensità di utilizzo delle agevolazioni fiscali (interventi finalizzati al risparmio energetico e al recupero del patrimonio edilizio): l’incidenza delle detrazioni sul reddito imponibile pro capite è dello 0,41% rispetto alla media nazionale dello 0,71%. In Sardegna, nel 2014 (dichiarazione dei redditi del 2015), le detrazioni per interventi finalizzati al risparmio energetico hanno ammontato a 7,2 milioni di euro. Però pare intravedersi una ripresa dell’utilizzo degli incentivi. Infatti, a livello Nazionale, nei primi 10 mesi del 2016 cresce la loro dinamica: +16,2% rispetto ai primi 10 mesi dello scorso anno nel quale si registro una forte frenata (-15,1%).

Continua la discesa del valore aggiunto delle Costruzioni in Sardegna. I valori assoluti hanno registrato per il 2015 un giro d’affari di 1miliardo 456milioni di euro contro i 2miliardi e 456 del 2008. In percentuale il v.a. è calato del 13,6% rispetto al 2014 e del 40,7% rispetto al 2008.

Continua a crescere (a livello nazionale) l’uso del consumo del suolo (aree coperte da edifici, fabbricati, infrastrutture, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane) passato dal 5,1% del 1989 al 7% del 2015.

Il presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna, Giacomo Meloni, nel suo discorso ha sottolineato le preoccupazioni delle imprese dell’edilizia: la tassazione sugli immobili, il fisco e la burocrazia, la concorrenza sleale da parte delle imprese che operano in nero e il problema degli appalti pubblici affidati a vere e proprie “scatole vuote” che dopo essersi aggiudicate le gare le subappaltano sottocosto e spesso senza pagare i fornitori.

Per Meloni «sullo sfondo di tutti queste problematiche c’è la mancanza di un quadro di norme chiaro e stabile che consenta alle imprese di capire cosa attendersi, in termini di norme e di regole, nell’arco di tempo di almeno cinque anni».

Poi le richieste su Piano Casa, Legge Urbanistica e pianificazione urbanistica comunali e regionale.

Sul “Piano casa” il Presidente ha sottolineato come questo non vada demonizzato “perché è stato uno strumento che ha contribuito a mantenere a galla il settore, ha consentito di valorizzare il patrimonio immobiliare per i piccoli proprietari ed è stato capace di dare risposte alle famiglie, garantendo la sussistenza di tante piccole imprese”.

Sulla “Legge Urbanistica” Meloni ha chiesto «certezza normativa e stabilità delle regole per un certo periodo di tempo». «E’ uno strumento che chiediamo con forza e urgenza perché è fondamentale fare una pianificazione di tutto il territorio regionale sardo dando la possibilità, a chi intende investire, di farlo dentro un quadro normativo chiaro e stabile e non soggetto alle mutazioni dello scenario politico.»

Un altro tema toccato da Meloni è il «rapporto tra la pianificazione urbanistica regionale e quella dei comuni». «E’ fondamentale che ogni comune approvi finalmente il piano urbanistico comunale – ha sottolineato il Presidente – affinché si diano certezze a chi vuole investire, sappiamo che ci sono su questo tema molte resistenze anche da parte dei comuni, ma se solo pochi hanno adottato il PUC una parte di responsabilità anche da parte del legislatore regionale ci dovrà pur essere, servono certezze normative e  snellimento delle procedure.»

Dai costruttori di Confartigianato poi la richiesta di una accelerazione da parte degli enti preposti per stabilire le regole e individuare le opere pubbliche necessarie per la tutela del territorio, dando stimolo ai lavori pubblici e liberando i territori che hanno subito questi problemi da blocchi burocratici che ne impediscono lo sviluppo (Olbia e la Gallura, Nuorese, Ogliastra, Capoterra Cagliaritano,  territori montani, ecc.)

«Siamo consapevoli che dobbiamo ripartire dalla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente – ha aggiunto Giacomo Meloni – abbiamo delle strutture, ricettive e di civile abitazione, che necessitano di una riqualificazione, ma non nascondiamoci che per invogliare i proprietari o gli investitori bisognerebbe creare delle condizioni di vantaggio a intervenire sul patrimonio immobiliare esistente. Questo può avvenire attraverso sgravi fiscali automatici, esenzioni da tributi locali per chi valorizza o recupera il patrimonio immobiliare, premialità volumetriche ai proprietari nei centri storici, possibilità di fare degli interventi a particolari condizioni anche  nelle zone F

Per Confartigianato Edilizia «una Legge Urbanistica deve anche tenere conto delle differenze territoriali e delle vocazioni specifiche dei territori. Non possiamo più pensare a un territorio regionale che sia pianificato con le stesse regole per esigenze diverse e per raggiungere obbiettivi diversi». «L’auspicio – ha detto Giacomo Meloni – è che nella nuova Legge venga messo da parte un approccio ideologico che vede in maniera negativa il settore, identificato come principale distruttore del patrimonio ambientale sardo o la categoria delle imprese edili come una categoria di speculatori nel senso più negativo del termine che non tengono conto degli interessi generali della collettività».

«Oggi – ha conclusp il presidente di Confartigianato Edilizia della Sardegna è possibile fare una buona edilizia, ne abbiamo bisogno tutti e possiamo costruire insieme, se ci metterete in condizione di ascoltare le nostre idee delle buone norme, ma più vicine alla realtà e più vicine alle esigenze delle imprese e dei cittadini.»

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Il sistema delle Costruzioni in Sardegna, i dati del settore e la prossima Legge Urbanistica Regionale saranno gli argomenti del Convegno Regionale organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, in programma domani, sabato 21 gennaio, a Cagliari, al Caesar’s Hotel (via Darwin), dalle ore 12.00, dal titolo “Il Sistema delle Costruzioni in Sardegna e le norme sul governo del territorio”.

I lavori verranno aperti dall’intervento di Maria Carmela Folchetti (Presidente Confartigianato Imprese Sardegna) cui seguiranno quelli di Stefano Mameli (Segretario Confartigianato Imprese Sardegna) con “Lo stato di salute del “Sistema Casa” in Sardegna. I dati di Confartigianato” e di Cristiano Erriu (Assessore regionale degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica) con “Proposte per il governo del territorio. Stato dell’arte e strategie della nuova legge urbanistica regionale”.

La chiusura del convegno verrà affidata alle riflessioni di Giacomo Meloni (Presidente Regionale di Confartigianato Edilizia Sardegna).

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Il sistema delle costruzioni in Sardegna, i dati del settore e la prossima legge urbanistica regionale saranno gli argomenti del convegno regionale organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, in programma sabato 21 gennaio, a Cagliari, al Caesar’s Hotel (via Darwin), dalle ore 12.00, dal titolo “Il Sistema delle Costruzioni in Sardegna e le norme sul governo del territorio”.

I lavori verranno aperti dall’intervento di Maria Carmela Folchetti (presidente della Confartigianato Imprese Sardegna) cui seguiranno quelli di Stefano Mameli (segretario della Confartigianato Imprese Sardegna) con “Lo stato di salute del “Sistema Casa” in Sardegna. I dati di Confartigianato” e di Cristiano Erriu (assessore regionale degli Enti locali, Finanze e Urbanistica) con “Proposte per il governo del territorio. Stato dell’arte e strategie della nuova legge urbanistica regionale”.

La chiusura del convegno verrà affidata alle riflessioni di Giacomo Meloni (presidente regionale di Confartigianato Edilizia Sardegna).

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In Sardegna calano i consumi elettrici delle imprese e la produzione di energia fotovoltaica.

Se i primi segnano una sostanziale stabilità (-0,2%, 2015 su 2014), per i secondi la perdita del -3,8% (2015 su 2014) rappresenta una battuta d’arresto preoccupante per tutto il settore delle rinnovabili.

«Il primo dato è, purtroppo, legato strettamente alla crisi delle imprese – commenta Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – mentre il secondo è un campanello d’allarme da non sottovalutare perché nelle rinnovabili lavorano migliaia di addetti, e perché in queste fonti di energia alternativa si sta investendo tantissimo.»

I dati sull’energia consumata e prodotta in Sardegna tra il 2015 e il 2014, forniti da Terna, GSE e Istat, sono stati rielaborati da una indagine dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna.

Come scritto, in Sardegna i GigaWatt consumati nel 2015 sono stati 6.037,9, in calo dello 0,2% rispetto al 2014. Il calo più marcato lo registra l’Industria con -0,9% contro la crescita del Terziario +0,9% .

A livello nazionale il settore è cresciuto dell’1,6%. Tra le regioni boom del Trentino con +4,5% mentre il peggior risultato, con -5,1%, è stato registrato in Puglia.

Tra le province sarde, importante crescita per Oristano (+5,9%) e debacle per Nuoro con -16,8%.

Segno negativo anche per la produzione di energia fotovoltaica: nel 2015 sono stati prodotti 916,7 GigaWatt in totale, il 3,8% in meno rispetto al 2014. Da segnalare la quota altissima di kilowatt prodotti per abitante: 553 contro una media nazionale di 378, che pone la nostra isola, in ogni caso, al settimo posto per la produzione di energia elettrica fotovoltaica per abitante (prima la Puglia con 900 e ultima la Liguria con soli 54).

Nelle province, boom di Oristano con 182,2 GigaWatt prodotti e ben 1.129 Watt prodotti per ogni abitante.

In ogni caso la Sardegna è la 4ª regione italiana con la più alta propensione alla produzione di energia da fonti rinnovabili al netto dell’idrico – data da fonte eolica, fotovoltaica, geotermoelettrica e biomasse, inclusa la parte dei rifiuti non biodegradabili – con 1.083 Watt di potenza efficiente per abitante, dietro a Molise con 1.849 watt per abitante, Basilicata con 1.582 Watt per abitante e Puglia con 1.276 Watt per abitante.

«Quello delle energie rinnovabili è un sistema importantissimo perché alle imprese manifatturiere consente produzioni pulite e semi-indipendenti – continua la Folchetti – e a quelle dell’installazione e della manutenzione permette di avere un ampio bacino di interventi a garanzia di sistemi sempre efficienti.»

«Il settore dell’installazione e manutenzione – continua la presidente Folchetti – però è molto delicato e fragile, perché sottoposto costantemente alle repentine innovazioni, alle fluttuazioni del mercato elettrico, all’andamento delle imprese e dei consumi domestici.»

Per questo, Confartigianato Sardegna ritiene molto importante il bando della Regione, pubblicato alla fine di novembre, riguardante l’efficientamento energetico delle imprese, attraverso il quale l’assessorato dell’Industria ha stanziato 2,5 milioni di euro per azioni di Audit sulle attività produttive, ovvero per conoscere come e quanta energia viene consumata e quali interventi migliorativi possono essere attuati.

«Da ciò che abbiamo saputo – continua la Folchetti – le aziende stanno rispondendo massicciamente a questo bando e ciò è positivo e rappresenta la voglia di crescere e migliorare. Speriamo che tutte le richieste possano essere soddisfatte.»

Un’elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato di pochi mesi fa, indicava in 2.540 le imprese potenzialmente interessate dalle fonti rinnovabili. Protagoniste di tale filiera, rappresentandone il 94,3%, sono le 2.396 imprese operanti nell’Installazione di impianti elettrici che fanno per l’appunto parte dei Lavori di costruzione specializzati.

A livello provinciale, le imprese della filiera delle rinnovabili (FER) sono maggiormente presenti nel territorio di Cagliari dove, nel 2015, se ne contavano 1.157 pari al 45,5% delle FER presenti in tutta la regione, seguita da Sassari con 838 imprese FER pari al 33,0% del totale regionale, da Nuoro con 338 imprese FER pari al 13,3% del totale regionale e Oristano con 208 imprese FER pari all’8,2% del totale regionale.

«Per proseguire la crescita di questo “sistema” – sottolinea ancora la presidente Folchetti – è necessario garantire maggiore stabilità al settore, anche mediante la rimodulazione degli incentivi con percentuali che dovrebbero variare in funzione dei risparmi energetici effettivamente conseguibili dai singoli interventi».

«Incentivare gli investimenti nella filiera FER – conclude la Folchetti – è un punto fondamentale per il futuro dell’intero comparto dell’edilizia green, con ricadute importanti sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale degli edifici, sia dell’occupazione nel settore edile in generale.»

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Aria di crisi per il mondo delle imprese della Sardegna legate alla comunicazione. In 12 mesi sono, infatti, scomparse 55 piccole e grandi realtà artigiane (-4,1% rispetto al 2015) che si occupano di produzione di software e consulenza informatica, attività dei servizi d’informazione, pubblicità, ricerche di mercato, servizi d’ufficio e supporto alle imprese, attività editoriali, di ricerca e selezione personale, stampa e riproduzione di supporto registrati e di tante altre professionalità.

La “fotografia” arriva dal rapporto dall’Ufficio Studi di Confartigianato “Le imprese artigiane della comunicazione”, sui dati UnionCamere-Infocamere 2015-2016, che disegna l’identikit dei piccoli imprenditori sardi dell’era digitale.

A livello italiano, la nostra regione occupa l’8° posto come percentuale di imprese della comunicazione (3,5%) rispetto al totale delle aziende iscritte agli albi camerali (su base regionale); questo, nonostante il comparto nazionale abbia subito un calo (sempre nell’ultimo anno) del 1%.

«Nonostante la flessione registrata – sottolinea Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – la rivoluzione digitale sta spingendo anche nella nostra regione la creazione d’impresa. Quello della comunicazione è un settore in cui spicca la presenza di piccole imprese, espressione di abilità, professionalità, creatività e flessibilità di risposta a una domanda sempre più complessa e sofisticata.»

In Italia sono ben 42.198; circa 7.400 in Lombardia, segue l’Emilia Romagna con oltre 4mila ed il Veneto con oltre 3.800.

Il settore della Comunicazione in Sardegna, tra le 1.285 imprese, conta 359 imprese tra le “Attività professionali, scientifiche e tecniche”, 341 per quelle che svolgono “Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici”, 294 per le quelle relativa la “Stampa e riproduzione di supporti registrati”, 142 della “Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse”, 86 sono le “Attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese”, 56 quelle che svolgono “Pubblicità e ricerche di mercato” e 7 le imprese di “Attività editoriali”.

La dinamica regista una crescita solo per le imprese “Produttrici di software e consulenza informatica”, con un +0,7%. Tutti gli altri settori, come detto, sono in calo; quello marcato (-8,2%) lo si rileva tra le imprese che si occupano di “pubblicità e ricerche di mercato”. Segue il -6,5% delle “attività di supporto a uffici e imprese”.

Su base provinciale è Sassari quella che soffre di più: negli ultimi 12 mesi sono scomparse 24 imprese (-5,4%). Seguono Cagliari con una perdita di 24 aziende (-3,8%), Oristano con -3 imprese (-3,6%) e Nuoro con 4 aziende in meno (-2,2%).

Per Confartigianato Sardegna, il mondo delle piccole imprese sarde ha, in maniera sempre maggiore, necessità di essere rafforzato per dar vita a un modello vincente che vede l’isola, da qualche decennio, terra fertile per lo sviluppo tecnologico avanzato. Anche per questi motivi è urgente che la Regione, nei bandi di prossima emanazione, dia priorità al finanziamento degli interventi di “piccola pezzatura”, ovvero quelli fino a 15mila euro, per andare incontro alle esigente di tante piccole imprese.

«Il comparto in cui operano gli artigiani della comunicazione – continua la presidente Folchetti – è in rapida espansione e le nuove tecnologie rappresentano oggi forse la migliore occasione per lo sviluppo di attività imprenditoriali, soprattutto da parte dei più giovani.»

«Occorre proseguire nello sviluppo imprenditoriale che incentivi la digitalizzazione delle imprese esistenti, o la nascita di nuove startup digitali – conclude la Folchetti –una regione come la Sardegna di oggi, per competere con il resto del mondo, ha bisogno di adattare la propria struttura produttiva ai lavori delle generazioni più giovani e alle loro competenze. Ha bisogno di imprese in cui coniugare la capacità di innovare con l’esperienza ovvero c’è necessità di una politica a misura di nuovi saperi.»

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Pane, pasta, dolci, vini, birre, carni, formaggi, pesci e conserve sono alcuni dei prodotti dell’agroalimentare della Sardegna che registreranno una crescita delle vendite in questo mese di dicembre.

Secondo Confartigianato Imprese Sardegna, infatti, le famiglie sarde spenderanno circa 410 milioni di euro, 81 in più rispetto al consumo medio mensile. Dall’esame della distribuzione della spesa media mensile familiare sarda per prodotto, si stima che il 38,2% degli acquisti alimentari, pari per il mese di dicembre a 157 milioni di euro, è intercettabile dal sistema di offerta delle imprese artigiane sarde del settore.

Questi numeri sono contenuti nel dossier dedicato all’“Artigianato Alimentare-Speciale Natale 2016”, elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che ha incrociato i dati della contabilità regionale con la distribuzione mensile delle vendite, e analizzato i numeri del terzo trimestre 2016 del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari e dell’ISTAT.

«Negli ultimi 5 anni, durante il periodo legato alle festività legate al Natale – afferma Maria Carmela Folchetti, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – in modo specifico per i prodotti agroalimentari, registriamo un incremento delle vendite al dettaglio del 24,8% superiore alla media mensile degli altri 11 mesi dell’anno e del 22,2% superiore alla media mensile annua.»

A livello provinciale in questo dicembre, 138 verranno spesi in provincia di Cagliari, 83 a Sassari, 43 a Olbia-Tempio, 39 a Oristano, 38 a Nuoro, 31 a Carbonia-Iglesias, 23 nel Medio Campidano e 15 in Ogliastra. Di questi, le imprese artigiane alimentari ne intercetteranno 53 in provincia di Cagliari, 32 a Sassari, 16 Olbia Tempio, 15 a Nuoro e Oristano, 12 a Carbonia Iglesias, 9 nel Medio Campidano e 6 in Ogliastra.

Confartigianato Sardegna ricorda come siano ben 3.629 le imprese artigiane agroalimentari, laboratori e botteghe, che offrono produzioni straordinarie per qualità, gusto, tradizione e genuinità. I numeri dicono anche che 1.473 imprese agroalimentari operano in provincia di Cagliari, 1.145 in quella di Sassari, 720 a Nuoro e 301 a Oristano.

Le eccellenze del food made in Sardegna, quelle garantite dai marchi europei DOP, IGP e STG, sono diventate 8. All’Agnello di Sardegna, al Carciofo spinoso di Sardegna, al Fiore Sardo, al Pecorino Romano e quello Sardo, all’Olio Extra Vergine di Sardegna e allo Zafferano di Sardegna si sono aggiunti i Culurgionis d’Ogliastra, che pongono la nostra isola al 16esimo posto tra tutte le regioni italiane che, tutte insieme, annoverano ben 288 prodotti agroalimentari di qualità.

Proprio sui culurgionis d’Ogliastra, la Folchetti ricorda la recente assegnazione del marchio IGP. «Sono stati anni di durissimo lavoro ma l’Europa ha premiato l’impegno, i sacrifici e la serietà degli artigiani ogliastrini. Come Confartigianato siamo molto soddisfatti del risultato perché la certificazione, tra l’altro, tutelerà i consumatori dai preoccupanti fenomeni di frodi, poiché sarà garantita la tracciabilità su tutta la filiera produttiva. L’Igp aiuterà a rendere anche più agevoli i percorsi che ci saranno da fare nelle produzioni ma dovrà essere considerato come il passo iniziale per la costruzione di un “sistema dei culurgionis” in quei territori. C’è la quantità e il marchio Igp. Ora è il momento di trasformare realmente la produzione in uno degli asset più redditizi del sistema agroalimentare ogliastrino».

Tra le province sarde Cagliari è in testa con 7 prodotti a marchio riconosciuto; seguono il Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra e Sassari con 6; chiudono Carbonia-Iglesias, Olbia-Tempio e Oristano con 5.

Sono invece ben 4.965 i prodotti agroalimentari tradizionali italiani riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, censiti e caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo; la Sardegna ne conta ben 189, ponendosi al 12esimo posto tra le regioni. Al primo posto troviamo la Campania con 486 prodotti, seguita dalla (9,8%), la Toscana con 460.

«Tale straordinario patrimonio di conoscenze e competenze – continua la Folchetti – è la dimostrazione di quanto sia forte il collegamento della popolazione sarda con le sue tradizioni più profonde. Legame che si deve sempre più tradurre in un sistema integrato e sinergico tra prodotti di qualità, territorio e percorsi turistici enogastronomici».

Sono tantissime anche le produzioni dell’artigianato agroalimentare sardo a “chilometro zero” Grazie a questi prodotti sani e genuini, il tasso di obesità degli italiani è il più basso di tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. «Quindi possiamo dire che – sottolinea la Presidente – se mangiamo con moderazione e con equilibrio, i nostri prodotti agroalimentari sono anche molto salutari».

In conclusione, la Folchetti lancia il consueto appello ai consumatori: «In un momento come il Natale, seppure difficile economicamente, crediamo sia giusto affidarsi alla tradizione e alla qualità che possono garantire i nostri straordinari artigiani dell’alimentazione e della ristorazione. Anche un solo acquisto di questo genere è un “piccolo valore” che può contribuire a dare ulteriore forza a un comparto che è tra i pochi a resistere alla crisi garantendo occupazione e lavoro a decine di migliaia di lavoratori sardi».

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In Sardegna, nel secondo trimestre 2016, aumentano le imprese artigiane che producono pasta, pane, dolci, formaggi, carne, frutta, pesce e bevande e, soprattutto, si potenzia l’export verso Stati Uniti, Unione Europea e Cina.

Infatti, nei primi sei mesi di quest’anno, le aziende registrate sono 3.615, in aumento di 5 unità rispetto al 2015, mentre le esportazioni hanno raggiunto i 191 milioni di euro, crescendo di 12 milioni in relazione alle precedenti rilevazioni.

E’ quanto emerge dall’analisi realizzata dall’Osservatorio MPMI di Confartigianato Sardegna, sull’artigianato alimentare e le relative produzioni nell’isola, che ha elaborato i dati UnionCamere-Infocamere ed Istat del secondo trimestre 2016.

«Quello che proviene dall’agroalimentare è un segnale molto positivo e ci dice che il settore ha ampi margini di crescita – sottolinea Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – soprattutto se teniamo in considerazione che l’export dei prodotti sardi rappresenta solo lo 0,6% del valore complessivo delle esportazioni alimentari made in Italy.»

I numeri più importanti del dossier dicono che il 40,6% delle imprese agroalimentari è situato nella provincia di Cagliari, che il comparto più consistente è quello dei Cibi da asporto (1.645 imprese), che l’export è cresciuto del 6,7%, rispetto ai 12 mesi precedenti (giro d’affari di oltre 191 milioni di euro) e che i primi tre mercati esteri sono Stati Uniti (60,1%), Germania (9,5%) e Francia (5,3%).

I dati sulle famiglie sarde ci dicono anche che queste mediamente spendono 413 euro al mese (4.962 euro all’anno per prodotti alimentari e bevande analcoliche), il 19,8% della spesa totale.

«Il comparto dimostra ancora una volta di essere solido – continua Maria Carmela Folchetti – e di essere stato in grado non solo di resistere alla crisi economica, ma anche di registrare un incremento nei numeri. Anche l’export premia la nostra tradizione e il saper fare delle imprese. Si tratta di un vero e proprio tesoro che, come Confartigianato, siamo impegnati a difendere da contraffazioni, frodi e violazioni di legge: pericoli che crescono esponenzialmente.»

«Nonostante i numeri, però, – afferma Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – le aziende del settore sono ancora lontane dall’esprimere tutto il proprio potenziale. In un momento storico in cui è sempre maggiore l’attenzione alla genuinità e artigianalità degli alimenti, una regione come la nostra deve continuare a investire al fine di conservare e migliorare il suo primato di qualità.»

Crescono del 6,7%, superando i 191 milioni di euro, le esportazioni agroalimentari sarde degli ultimi 12 mesi, rappresentando il 4,9% del totale di tutte le vendite manifatturiere regionali all’estero e solo lo 0,6% del valore complessivo di quelle del Made in Italy nel Mondo. Tale cifra è cresciuta di 12milioni rispetto al precedente anno quando la quota export toccò i 179milioni di euro.

Oltre 133 milioni sono rappresentati dalle produzioni lattiero-casearie, 14 milioni dai prodotti da forno e farinacei, 7 dalla carne lavorata e conservata, 3 dal pesce e dai crostacei e dai prodotti oleari.

I principali Paesi partner sono gli Stati Uniti (115milioni di euro di prodotti, il 60% dell’export agroalimentare), la Germania (18 milioni e 9,5% di quota), la Francia (10 milioni e 5,3%). In Cina va un controvalore di 4,6 milioni di euro di prodotti (2,4%), in Canada 4,3 milioni (2,3%) e in Giappone 4 milioni (2,1%).

La provincia più attiva nell’export è quella di Sassari, con oltre 83 milioni di euro (67 prodotti lattiero-caseari, 8 milioni di bevande). Segue Nuoro con 38 milioni (prodotti lattiero-caseari e carni lavorate) e Cagliari con 36milioni (21 lattiero caseari e 2,5 molluschi). Più staccate le altre.

«Il canale dell’export, la penetrazione dei mercati stranieri da parte anche di piccole e piccolissime imprese del territorio – sottolinea Stefano Mameli – rappresentano una opportunità molto importante ed è indispensabile che si continui con la politica dell’internazionalizzazione delle imprese». «Inoltre – conclude il segretario – è indispensabile la tutela della qualità e quindi della riconoscibilità del made in Sardegna in campo alimentare che costituisce una voce importante delle nostre esportazioni manifatturiere. In ogni caso, la nostre regione può anzi deve, diventare un “laboratorio” di nuove piccole imprese che in rete tra loro possano sfruttare i settori trainanti per una vera crescita economica regionale.»

Maria Carmela Folchetti-02