20 November, 2024
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I successi di Fabio Aru portano benefici alla filiera delle “due ruote” che, rispetto al 2013, è cresciuta del 7,55%.

Il campione di Villacidro si prepara a scalare le montagne del Tour de France e in Sardegna cresce la passione, e l’economia, per la bicicletta. Una passione che fa crescere un sistema coinvolgendo, direttamente e indirettamente, gli artigiani, i commercianti, le imprese di costruzione, i lavori pubblici e il turismo.

Dagli ultimi dati del 2016 (Istat-Unioncamere), nella nostra regione il settore ha registrato 57 imprese che producono, riparano e noleggiano biciclette e danno lavoro a 200 addetti; rispetto al 2013 il trend è cresciuto del +7,55% come aziende e più del 147% tra i dipendenti.

«Siamo sulla buona strada anche se c’è ancora tanto da fare – dice Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna -, i dati dimostrano che i margini di miglioramento, per la realizzazione di infrastrutture e per la nascita di nuove imprese, sono ampi. Da due anni a questa parte  notiamo, con favore che, sia la Regione che i Comuni, hanno deciso di investire sulla mobilità sostenibile. Questo è un importante segnale di attenzione verso tutto il settore.»

A conferma dell’attenzione che anche la politica regionale pone verso l’economia “a due ruote”, la Giunta regionale, su proposta dell’assessore Paolo Maninchedda, recentemente ha stanziato 7 milioni di euro per interventi a favore della mobilità ciclistica diffusa per la realizzazione di piste ciclabili, urbane ed extraurbane, cicloservizi e intermodalità. Da segnalare anche che l’assessorato degli Enti locali, con una specifica ordinanza, ha autorizzato gli stabilimenti balneari a posizionare all’interno delle concessioni delle “strutture per il parcheggio in sicurezza delle biciclette”, consentendo così ai ciclisti l’accesso e la sosta delle due ruote all’interno dell’arenile.

«Incrementare gli investimenti in questo settore ha numerosi impatti – aggiunge la presidente di Confartigianato – significa far crescere il turismo ma anche sostenere il settore delle costruzioni stradali, l’artigianato della produzione e riparazione di biciclette, oltre che il commercio. Ricordiamoci che ogni cicloturista spende 130 euro al giorno rispetto ai 70 di uno che si reca al mare. Inoltre per realizzare un chilometro di pista occorrono circa 200mila euro. Puntando su questo tipo di mobilità offriremo spazio per una nuova immagine del nostro turismo e si darà lavoro alle moltissime piccole e medie aziende del nostro territorio.»

Anche gli enti locali, non stanno rimanendo insensibili alla bicicletta. Esempio, fra gli altri, sono Alghero, Cagliari e il Sulcis.

Nell’ex provincia di Carbonia Iglesias due sono i progetti, in parte già sviluppati. Il primo è la pista ciclabile, realizzata da 2 anni, che collega Carbonia a San Giovanni Suergiu. Questa proseguirà a breve verso Sant’Antioco. Il secondo, finanziato attraverso il “Piano Sulcis”, sarà la pista che collegherà Sant’Anna Arresi con Porto Pino.

Fabio Aru 1

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Oltre 3mila imprese artigiane e quasi 6mila addetti. Sono questi i numeri dell’impiantistica in Sardegna, il “cuore e sistema nervoso” degli edifici sardi che distribuisce energia elettrica, acqua, gas, che condiziona gli ambienti, e che controlla il funzionamento di sistemi d’allarme, accessi, ascensori e scale mobili. Un settore in crisi, quello degli impianti, profondamente legato agli immobili tanto da subirne gli effetti negativi della crisi; dal 2009 alla fine del 2015, infatti, è stato perso il 7,2% delle imprese (saldo di -236). Solo nel 2015 il calo è stato del -1,3% (saldo negativo di 40 unità).

Questo è ciò che emerge dal Dossier “Imprese delle installazioni di impianti in Sardegna”, realizzato dall’Osservatorio MPI per Confartigianato Sardegna, che ha analizzato i dati ISTAT e UnionCamere-Infocamere dal 2009 al 2015.

«E’ sotto gli occhi di tutti, purtroppo, come anche questo settore sia in piena crisi – sottolinea Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – e come sia fortemente legato all’andamento del “Sistema Casa”». «Se l’impiantistica non è totalmente collassata, ancora una volta dobbiamo dire grazie agli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni e sulla riqualificazione energetica – sottolinea la presidente Folchetti – due fondamentali, e insostituibili, sostegni alle famiglie e alle imprese, perché hanno consentito di aiutare chi ha fatto gli investimenti e chi ha eseguito i lavori.»

Ma l’orizzonte del settore pare essere ancora nuvoloso ed il cammino verso una ripresa irto di ostacoli.

«Non possiamo pensare che il comparto possa riprendersi da solo senza un taglio alla burocrazia e con le norme che cambiano in continuazione – continua Maria Carmela Folchetti – per questo sono necessarie meno regole e più chiarezza. Quindi non sono più rinviabili una razionalizzazione e una semplificazione della selva di adempimenti che regolamentano il settore. E’ necessario agire per ridare potere d’acquisto alle famiglie, avere tempi certi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione e rimodulare gli appalti pubblici affinché possano essere a misura di piccole imprese.»

Nel dettaglio, in Sardegna nel 2015 nel comparto dell’installazione di impianti elettrici, idraulici ed altri lavori di costruzione e installazione, erano registrate 3.056 imprese artigiane, il 72,0% del numero complessivo di aziende presenti in questo settore.

A livello provinciale, sempre nel 2015, analizzando la distribuzione sul territorio delle imprese artigiane, si rileva che a Cagliari si conta il maggior numero di imprese pari a 1.191, il 39,0% delle 3.056 presenti in tutta la regione e il 64,8% del numero totale di imprese del settore, numero che rispetto al 2009 cala dell’8,6% e al 2014 dell’1,2%.

Seguono Sassari con 1.117 imprese, il 36,6% del totale regionale e il 76,1% del numero totale di imprese del settore, in calo del 7,1% rispetto al 2009 e dello 0,6% rispetto al 2014, Nuoro con 498 imprese, il 16,3% del totale regionale e l’80,6% del numero totale di imprese del settore, in flessione del 3,7% rispetto al 2009 e del 2,4% rispetto al 2014, e Oristano con 250 imprese, l’8,2% del totale regionale e il 77,6% del numero totale di imprese del settore, in diminuzione del 7,4% rispetto al 2009 e del 2,7% rispetto al 2014. Sul totale degli impiantisti, il 57,4% degli artigiani appartengono al settore dell’Installazione di impianti elettrici, il 37,7% al settore dell’Installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria e il 5,0% al settore degli Altri lavori di costruzione e installazione.

I dati al 31 dicembre 2015, dicono che in Sardegna le imprese del comparto Installazione di impianti elettrici erano 1.749, il 68,3% del numero totale di imprese del settore e rispetto al 2009 registrano una flessione dell’8,3% e del 3,2% rispetto al 2014; le imprese del comparto Installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria erano 1.148, l’80,5% del numero totale di imprese del settore e rispetto al 2009 registrano una flessione del 6,6% e rispetto al 2014 una crescita del +0,5%; e le imprese del comparto Altri lavori di costruzione e installazione erano 152, il 61,8% del numero totale di imprese del settore e rispetto al 2009 registrano una crescita del 3,4% e al 2014 del 7,8%.

«Non occorre soltanto ricordare, come accaduto anche recentemente, che le imprese sono troppo piccole e quindi non competitive – sottolinea Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – ma occorre anche attivare politiche concrete per la loro crescita. Attendiamo, per esempio, da 4 mesi i bandi sugli aiuti alle imprese annunciati subito dopo la delibera della Giunta nello scorso febbraio». «Inoltre ci auguriamo – aggiunge Mameli – che possano essere finanziati anche investimenti ordinari, quelli più richiesti dalle nostre aziende, e non soltanto investimenti su servizi innovativi e ricerca che non sempre rispondono alle esigenze delle imprese.»

Confartigianato Sardegna, in ultimo, ricorda come sia ancora in discussione in Consiglio regionale la proposta di legge contenente “Disposizioni in materia di prestazione energetica degli edifici” che istituisce il Catasto Energetico degli edifici e degli impianti termici. Per questo l’associazione attende le decisioni della massima assemblea sarda.

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Domani, martedì 31 maggio, l’Holiday Inn di Cagliari, dalle ore 18.00, ospiterà il seminario “Ottimizzazione fiscale del TFR e Welfare Aziendale”, organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna e AZIMUT Consulenza SIM, aperto a tutti, nel quale consulenti e professionisti illustreranno la normativa, affronteranno le problematiche e illustreranno le opportunità.

Ai saluti introduttivi di Giuliana Schirru, Partner Azimut Cagliari, e di Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, seguiranno gli interventi di Susanna Cerini, Responsabile Previdenza Azimut, e di Ubaldo Bocci, AD di Azimut Consulenza SIM Toscana e Sardegna.

«E’ un’iniziativa che abbiamo voluto per interrogarci e proporre nuovi modelli organizzativi alle piccole e medie imprese della nostra isola – spiega Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – ed intraprendere assieme a loro percorsi di avvicinamento ed attivazione di piani di welfare aziendale e interaziendale” “Gli strumenti di welfare aziendale possono aiutare molte famiglie, migliorare la qualità della vita di lavoratori e lavoratrici, contribuire a maggiori livelli di occupazione. Le esperienze finora condotte in Italia e all’estero, infatti, dimostrano che più welfare aziendale significa maggiore motivazione dei lavoratori, migliore qualità della vita, una migliore copertura sanitaria e previdenziale, in una prospettiva di modernizzazione dell’organizzazione del lavoro».

Il welfare aziendale assume ormai molteplici forme: dagli strumenti di conciliazione lavoro-famiglia alle forme di sostegno per le lavoratrici in maternità, dall’assicurazione medica integrativa finanziata dall’azienda ai molti servizi time-saving per una migliore qualità della vita dei lavoratori. In un contesto in cui le risorse per i servizi e il welfare pubblico sono sempre meno e i bisogni della popolazione aumentano sempre di più (a fronte dell’invecchiamento demografico e di altri mutamenti sociali quali cambiamento del mercato del lavoro e della famiglia e indebolimento delle reti tradizionali della solidarietà) le imprese saranno chiamate a svolgere un ruolo cruciale anche sotto questo aspetto, integrando l’azione del pubblico.

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Maria Carmela Folchetti-02

Il Senato ha accolto le richieste di Confartigianato per estendere l’operatività del Fondo di solidarietà antiusura alle imprese vittime di mancati pagamenti.

Confartigianato ha presentato al Senato due emendamenti al decreto legge 59/2016 “Disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione”, il cosiddetto “Decreto banche” all’esame della Commissione Finanze del Senato, che prevedono di estendere l’operatività del Fondo di solidarietà antiusura alle imprese vittime di mancati pagamenti.

Le modifiche erano state promosse da Confartigianato Imprese per dare una risposta efficace al fenomeno degli imprenditori che finiscono nella trappola di “cattivi pagatori” e «che – sottolinea la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – si trovano in situazioni di grave crisi finanziaria, finendo spesso travolti dai debiti e dai fallimenti delle aziende committenti”. Per Confartigianato «è quindi necessario prevenire e intervenire tempestivamente su tali situazioni, consentendo agli imprenditori di poter utilizzare le risorse e gli strumenti del Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura». «Il sostegno del Fondo antiusura – aggiunge la Folchetti – consentirebbe ai piccoli imprenditori di spezzare la catena di sudditanza che li lega ai loro debitori e finisce per trascinarle verso il fallimento dell’azienda».

Confartigianato Imprese Sardegna, nei giorni scorsi, ha provveduto scrivere al senatore sardo, Giuseppe Luigi Cucca, per sottoporgli, in qualità di Relatore presso la Commissione Giustizia, tali emendamenti, in vista del parere che la Commissione esprimerà alla Commissione Finanze sul provvedimento.

Tre senatori del Partito Democratico hanno accolto, e sottoscritto, le richieste di Confartigianato e così motivato la presentazione degli emendamenti: «Sono sempre più numerose le imprese, soprattutto piccole e medie, costrette a fallire per i mancati pagamenti determinati da comportamenti dolosi delle aziende per cui lavorano. Il problema merita e richiede attenzione». «Una prima risposta – hanno aggiunto – doveva venire dal Fondo per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti, istituito con la legge di stabilità presso il Ministero dello sviluppo economico. Nelle more dell’emanazione del decreto interministeriale che deve dare attuazione a questo fondo abbiamo accolto la sollecitazione di Confartigianato e presentato un emendamento al decreto banche che permette di estendere l’applicazione del Fondo antiusura agli imprenditori e lavoratori autonomi vittime incolpevoli di mancati pagamenti di crediti commerciali per reati di truffa aggravata, insolvenza fraudolenta, estorsione, false comunicazioni sociali a danno dei creditori».

«Sono argomentazioni che meritano di essere condivise – hanno spiegato i senatori firmatari – e che se verranno approvate potranno essere immediatamente applicate, senza attendere provvedimenti attuativi, con effetti positivi sulle aziende oneste messe in crisi dai comportamenti dolosi dei propri debitori.»

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Arrivano notizie positive sui tempi di pagamento della Pubblica amministrazione della Sardegna verso imprese e professionisti. Sono 35 i giorni (in media), infatti, che gli enti virtuosi sardi impiegano per saldare le fatture ad aziende e fornitori: solo 5 in più rispetto alla direttiva comunitaria sui pagamenti 2011/7/UE che stabilisce il termine ordinario di 30 giorni, derogabile in alcuni casi non oltre i 60 giorni come per acquisti del Servizio sanitario nazionale. Da sottolineare che nella precedente rilevazione di novembre, le fatture venivano regolate con media di 103 giorni.

I dati (relativi alle fatture emesse fino al 31/12/2015) sono stati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato su rilevazione del ministero dell’Economia e delle Finanze di marzo; la rilevazione si riferisce ai pagamenti delle 500 Pubbliche Amministrazioni relative agli ambiti delle Amministrazioni periferiche dello Stato, Enti del Servizio Sanitario Nazionale, Enti locali e Regioni e Province autonome che hanno pagato con maggiore regolarità.

Focalizzando l’attenzione sui Comuni della Sardegna, quelli più virtuosi sono 5. Sempre al top Selargius che ha impiegato una media di 23 giorni per saldare 7.898.220 euro di fatture, ben 7 giorni sotto il limite imposto dalla legge. Poi Elmas 7.898.220 euro con una media di 29 giorni, Sinnai 7.898.220 in 36, San Sperate 7.898.220 in 43 e Ozieri 7.898.220 in 49.

Sono positive anche le notizie provenienti dalle altre Amministrazioni l’Università degli Studi di Cagliari ha saldato 29.872.439 di fatture con una media di 27 giorni. Poi l’Ersu che ha regolato 4.310.906 di euro in 30 giorni e la Provincia di Carbonia Iglesias che ha impiegato lo stesso tempo per 6.494.150 di fatture. All’ultimo posto tra le migliori performance di pagamento sarde l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna: 5.636.903 in 49 giorni.

«I 32 giorni della Sardegna sono quasi in linea con la media nazionale di 31 giorni e sono un enorme passo avanti rispetto ai 103 giorni della passata rilevazione – sottolinea la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – ma teniamo sempre conto che si tratta dei migliori enti pagatori ovvero 16 enti sardi su 500 a livello nazionale e che per questi “virtuosi” ne abbiamo tantissimi altri che impiegano ancora mesi e mesi.»

«E’ la direzione giusta – aggiunge la presidente Folchetti – ma non saremo totalmente soddisfatti finché tutti i Comuni e tutte le altre Amministrazioni non pagheranno entro i termini di legge. Capiamo che ci siano ancora tante difficoltà finanziarie e organizzative ma non capiamo perché debbano farne le spese i professionisti e le imprese.»

Il report del MEF ha analizzato i dati relativi ai giorni medi di pagamento dei 500 enti pubblici più virtuosi a livello nazionale, ovvero gli enti che pagano tempestivamente e che abbiano ricevuto almeno 1.000 fatture per un importo complessivo superiore a un milione di euro tra luglio 2014 e dicembre 2015. In questa area di virtuosità il tempo medio di pagamento è di 31 giorni.

Invece, tra la totalità degli enti “attivi”, ovvero registrati e che usano la piattaforma del Ministero per la fatturazione elettronica, e quindi rilevabili dal MEF, la media del pagamento medio è di 44 giorni. In ogni caso, come viene sottolineato dal Ministero, “i dati richiedono ancora cautela nell’analisi perché il tempo medio di pagamento effettivo del totale delle fatture è con ogni probabilità più lungo di quello registrato tra gli enti che comunicano i dati“.

«Nonostante questo netto miglioramento dei tempi di pagamento delle opere da parte delle Pubbliche Amministrazioni della Sardegna – sottolinea ancora Maria Carmela Folchetti – i ritardi ci sono ancora. Se ci riescono Selargius, Elmas, Sinnai, San Sperate e Ozieri o l’Università di Cagliari, l’Ersu o la Provincia di Carbonia Iglesias vorremmo che ci riuscissero tutti gli altri.»

«Ancora tante imprese, troppe, purtroppo, rinunciamo a partecipare ai bandi pubblici per paura dei tempi di pagamento e dei contenziosi – conclude Maria Carmela Folchetti – in questo periodo, dove si parla tanto di un più facile accesso delle micropimprese agli appalti di opere pubbliche il cui avvio potrebbe servire a immettere nel mercato importanti risorse economiche, a creare lavoro e a salvare imprese e posti il problema è che se poi i pagamenti vengono effettuati in maniera tardiva, le imprese non si salvano. Ciò non è tollerabile e non deve più accadere.»

Maria Carmela Folchetti-02

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Maria Carmela Folchetti-02Stefano Mameli 2

Crisi, abusivismo e concorrenza sleale nel settore delle autoriparazioni. Sono questi i tre fattori che in Sardegna negli ultimi 12 mesi, hanno portato alla chiusura dell’1,9% delle imprese artigiane di settore (48 unità) sulle 2.542 in totale che operano nella manutenzione e riparazione di autoveicoli.

Per questo Confartigianato Imprese Sardegna lancia un invito alle imprese dell’autoriparazione, agli organi competenti e ai cittadini: «Facciamo fronte comune per combattere questa piaga che sta causando danni non solo economici e alimenta un mercato fuori dalle regole e assolutamente fuori controllo».

Il settore artigiano nell’isola, secondo il dossier elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato (dati Istat e Unioncamere consolidati al 31 dicembre 2015), raggruppa 2.542 imprese (l’83,5% di tutto il comparto) che ha subìto un calo dell’1,9% rispetto al 2014.

A Cagliari le imprese erano 1.031 e hanno subito un calo dell’1,4%; a Sassari se ne sono registrate 826 con un calo dell’1,2%, a Nuoro 462 con una perdita del 3,5% e a Oristano 223 con una flessione del 3%. A livello nazionale il decremento registrato è stato dell’1,3%.

«Chiediamo collaborazione e controlli in tutte quelle strutture abusive che, oltretutto, costantemente vìolano le norme, la sicurezza e che, in particolar modo, continuano a evadere il fisco ed essere un peso per la collettività – affermano Maria Carmela Folchetti e Stefano Mameli, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – e facciamo un appello ai negozi di autoforniture per una maggiore attenzione nella vendita dei prodotti destinati alla sicurezza dei mezzi

Per Confartigianato Sardegna la madre di tutti i problemi è a monte, perché non esiste una regolamentazione delle vendita dei prodotti, nemmeno di quelli destinati alla sicurezza dei mezzi: freni, sospensioni, organi dello sterzo e così via; chiunque può acquistare tutto.

«Basterebbe creare percorsi diversi, ad esempio, separando lo scontrino dalla fattura e applicando lo sconto sulle fatture – aggiungono presidente e segretario – ci sono esempi di negozi che hanno realizzato addirittura ingressi diversi tra clienti professionali e gli altri. Piccole cose che darebbero un contributo ad abbassare la soglia dell’abusivismo.»

«Sia chiaro che abbiamo sempre combattuto l’abusivismo, ci siamo posti costantemente contro coloro che riparavano le auto e le moto dopo l’orario di lavoro, a casa loro – concludono la Folchetti e Mameli – ma adesso si sono raggiunti livelli intollerabili, occorre intervenire facendo fronte comune, perché questa situazione danneggia tutti, e tutti, prima o poi, ne pagheranno le conseguenze. Perdendo di vista l’obiettivo finale: la sicurezza degli automobilisti.»

Inoltre, ricordiamo che gli autoriparatori per tanti mesi hanno battagliato per modificare il “Ddl Concorrenza”.

Grazie alla pressione delle associazioni di categoria, infatti, le Commissioni finanze e Attività produttive della Camera hanno modificato alcuni aspetti riguardanti la riforma dell’Rc auto restituendo alle imprese di carrozzeria la libertà di esercitare la propria attività e ai cittadini il diritto di scegliere il proprio carrozziere di fiducia. E’ stato ristabilito il principio in base al quale gli assicurati hanno diritto ad ottenere il risarcimento per la riparazione a regola d’arte del veicolo danneggiato, avvalendosi di imprese di autoriparazione di propria fiducia.

Si tratta di un primo, importante risultato per la battaglia che Confartigianato sta conducendo contro il rischio, contenuto nella riforma dell’Rc auto, di mettere fuori mercato le carrozzerie indipendenti, rendendo di fatto obbligatorio il risarcimento ‘in forma specifica’, vale a dire far riparare il veicolo incidentato dalle officine di carrozzeria convenzionate con l’assicurazione.

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Confartigianato Sardegna esprime soddisfazione per l’approvazione in Consiglio regionale della legge sulla panificazione. 

«Oggi è un bel giorno per il settore della panificazione in Sardegna – commenta Maria Carmela Folchetti, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna -. La legge appena approvata dal Consiglio regionale rappresenta una importante notizia per tanti artigiani del settore ma anche per i consumatori che non si troveranno più davanti a spiacevoli sorprese.»

«Era necessario proteggere l’attività di panificazione e migliorare l’informazione al consumatore è ciò è stato fatto – aggiunge Maria Carmela Folchetti – la Sardegna era priva di uno strumento fondamentale che mettesse i fruitori nelle condizioni di riconoscere subito il vero “pane sardo” e il “vero pane fresco” da quello importato.»

Per Confartigianato Sardegna era anche necessario tutelare le imprese che, anche in questi anni di crisi e calo dei consumi hanno comunque tenuto con forza e determinazione, sorretti dalla loro qualità. Sopravvivenza che negli ultimi due anni era stata messa in pericolo dalla concorrenza sleale del falso pane fresco.

L’associazione artigiana esprime anche apprezzamento su tutte le attività di sensibilizzazione e promozione che si potranno attuare, soprattutto se fatte in maniera coordinata fra gli assessorati competenti.

«Ora è necessario vigilare affinché tutto questo venga applicato – conclude Maria Carmela Folchetti – occorrerà prestare particolare attenzione agli aspetti di controllo affinché tutti i protocolli vengano applicati.»

Pane

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Otto anni di crisi in Sardegna hanno lasciato il segno anche nel tessuto imprenditoriale gestito dalle donne artigiane. Infatti, tra il 2008 e il 2015, è scomparso più dell’11% delle “aziende artigiane al femminile”, passate da 5.713 unità a 5.064. Negli ultimi 12 mesi, il tasso di chiusura è arrivato all’1,4%.

I numeri dicono anche che il 19,8% delle imprese artigiane sarde è guidato da donne (13esimo posto in Italia), che 44.533 sono le donne imprenditrici in tutti i settori produttivi e che nella nostra isola tra il 2014 e il 2015, ha chiuso i battenti il 10,9% delle imprese gestite da donne (contro una media italiana del -0,5%).

Sono questi i numeri che emergono dalla “fotografia” scattata dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che vuole raffigurare la situazione delle artigiane nella nostra isola.

La Sardegna, con l’1,4% di chiusure artigiane negli ultimi 12 mesi, si attesta a metà classifica (media nazionale +0,2%). La situazione peggiore si registra in Basilicata (-2,6%), la migliore è quella del Molise (+2,8%). Da notare che nel periodo pre crisi (2005-2008), l’imprenditoria artigiana femminile sarda cresceva più della media nazionale (+1,5% contro il –0,3% della media Nazionale).

A livello regionale le 5.064 donne titolari di imprese artigiane sono impegnate nei servizi alla persona per il 54,7% (2.768 imprese), nel manifatturiero per il 22,2% (1.124), nei servizi alle imprese per il 16,9% (855) e nelle costruzioni per il 5,8% (293). In “altre attività imprenditoriali” per l’0,5% (24 imprese).

Il settore che ha subito la maggior contrazione percentuale è quello delle Costruzioni (-7,9%), segue il Manifatturiero (-3,4%) e i Servizi alle Imprese (-1,4%).

Tra le vecchie province, 2.013 imprese artigiane (-1,5% rispetto al 2014) sono registrate a Cagliari. Seguono Sassari (1.783/ -1,1% rispetto al 2014), Nuoro (863/ – 2,3% rispetto al 2014) e Oristano (405/ – 0,2% rispetto al 2014).

«I dati del nostro Osservatorio – sottolinea Maria Carmela Folchetti, imprenditrice artigiana e presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – dimostrano come l’imprenditoria femminile sarda vada incoraggiata. C’è la necessità di interventi che liberino tutta le aziende dai troppi vincoli e dai costi che soffocano le iniziative». «E’ necessario – continua la Presidente Artigiana – poter contare su un welfare che permetta alle donne di conciliare lavoro e famiglia e di esprimere nell’impresa le proprie potenzialità.»

Per incentivare l’impresa donna in Sardegna la Folchetti propone una versione regionale della legge 215 per l’imprenditoria femminile: “La Regione potrebbe finanziare un intervento di questo tipo – sottolinea – esattamente come accadde negli anni passati a livello nazionale. Quell’intervento consentì la nascita di oltre 70.000 aziende guidate da donne e permise un incremento occupazionale di oltre 90.000 unità in tutta Italia”.

«Il dato sulla chiusura della attività gestite da donne in Sardegna (-10,9% tra il 2014 e 2015) la dice lunga di come le donne sarde siano sull’orlo di una crisi di …welfare – sottolinea la Folchetti – la nostra regione, come del resto tutta l’Italia, non sembra essere un Paese per mamme che lavorano. E lo è ancor meno per le imprenditrici le quali sono escluse dagli interventi a tutela della maternità previsti per le lavoratrici dipendenti.»

Risultato: tra crisi economica e carenze dei servizi pubblici per la famiglia, il numero delle donne che a livello nazionale svolgono attività indipendenti tra il 2005 e il 2015 è diminuito del 5,6%.

«Per conciliare lavoro e famiglia alle donne imprenditrici, durante la Legge di Stabilità appena approvata, ci siamo battute per ottenere il voucher babysitting – aggiunge la Presidenteche consiste in voucher rilasciati dall’INPS del valore di 600 europer una durata di 6 mesi (3 mesi per le lavoratrici autonome iscritte alla Gestione Separata) spendibili per pagare il servizio di baby-sitting. Ricordiamo che i buoni devono essere ritirati dalla neomamma presso la sede INPS competente per territorio in base alla residenza o al domicilio indicato al momento della presentazione della domanda

«Ma questo non ci basta – conclude la Folchettistiamo combattendo la battaglia per ottenere anche i voucher per l’assistenza ai familiari anziani e ai disabili; un voucher per formare i collaboratori chiamati a sostituire temporaneamente la titolare nell’attività d’impresa; un credito d’imposta per incentivare la creazione di attività d’impresa nei servizi di welfare per la famiglia e per l’infanzia; sgravi fiscali e contributivi per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di maternità o di assistenza a figli minori o parenti anziani; l’istituzione, presso il ministero dello Sviluppo Economico, di un Fondo per l’imprenditoria femminile.»

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In Sardegna sono ancora troppe le case prive di isolamento termico: il 61,8% delle famiglie, infatti, risiede in abitazioni prive di intercapedini, cappotti esterni o interni. Ciò significa dispersione di calore in inverno ed accumulo di calore in estate, elevato uso dei sistemi di climatizzazione, e conseguente spreco di carburante o di energia elettrica.

Quindi, nell’isola ancora troppe case vecchie e poco coibentate. E’ questo il patrimonio immobiliare sardo che risulta dal dossier di Confartigianato sull’Isolamento termico e gli impianti di riscaldamento nell’isola.

«In queste giornate di persistente, e insolito, clima primaverile – afferma la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – le basse temperature sono ancora accettabili e quindi gli impianti di riscaldamento girano ancora al minimo». «Il problema si pone quando il caldo estivo diventa torrido e il freddo invernale di trasforma in gelo allora lì si capisce quanto sia importante vivere in abitazioni sane e poco energivore». «Con un piccolo investimento, la cui maggior parte viene recuperata tramite gli appena riconfermati bonus energia e bonus ristrutturazioni – sottolinea ancora Maria Carmela Folchetti – è possibile tagliare la spesa per riscaldamento e raffrescamento e non inquinare l’ambiente.»

Quello del rifinanziamento dei 2 bonus, è un intervento fortemente sollecitato da Confartigianato che coglie numerosi obiettivi come il rilancio delle imprese che si occupano di costruzioni e ristrutturazioni ma anche di riqualificazione del patrimonio immobiliare, del risparmio energetico, della difesa dell’ambiente e dell’emersione delle attività irregolari.

La Sardegna, con il 95,4% delle abitazioni dotate di sistemi di riscaldamento è la seconda regione italiana, dopo la Sicilia, con il minor numero di impianti. Di questi, ben il 58,9% (record italiano) è costituito da apparecchi singoli fissi o portatili (stufe e pompe di calore indipendenti); di conseguenza solo l’8,9% delle case è dotato di impianti centralizzati (come quelli nei condomini a gasolio o gpl) e il restante 32,2% ha impianti autonomi (a diffusione totale elettrico o gpl).

La fonte di alimentazione degli impianti in Sardegna, non essendoci il metano, è per il 40,2% la biomassa (legna, pellet o energia prodotta dagli scarti di lavorazione). Seguono il GPL per il 21,1%, l’energia elettrica per il 19,7% e il gasolio per il 18,9%.

Tra gli impianti di condizionamento caldo/freddo (ovvero sistema di climatizzazione unico per estate e inverno), il record lo ha la nostra regione: ben il 47,5% delle case utilizza questo sistema (media italiana 29,4%). All’interno di questa percentuale, l’82,9% sono pompe di calore fisse o portatili, il 13,2% sono condizionatori utilizzati solo per raffreddamento e il 3,9% è costituito da impianti centralizzati).

Il dossier mette in luce anche come il sistema dell’installazione di impianti in Sardegna (3.066 imprese con 5.988 addetti), abbia retto maggiormente alla crisi rispetto al resto delle altre regioni. Infatti, raffrontando i dati del 3° trimestre 2015 con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso, si scopre che nell’isola il calo dello 0,9% è di molto inferiore a quello nazionale del -1,5%; ciò pone l’isola al 4°posto tra le regioni con la minore contrazione.

Tra le oltre 3mila imprese che trattano l’impiantistica, 1.744 si occupano di installazione di impianti elettrici, 1.140 di idraulica, riscaldamento e aria condizionata e 152 di altri tipi di installazione. Tutte queste imprese costituiscono il 22,1% del settore edile.

Tra le vecchie province sarde, il maggior numero di imprese si registra a Cagliari-Sulcis-Medio Campidano 1.204 imprese e 4.385 addetti. Segue Sassari-Gallura con 1.116 e 2.857, Nuoro-Ogliastra con 495 e 892 e Oristano con 251 e 681 addetti.

«C’è anche da dire che dietro al comparto del caldo e del freddo – aggiunge Maria Carmela Folchetti – si muove un importante indotto fatto di imprese artigiane che nel 2015, anche se in contrazione, ha retto maggiormente rispetto ad altri comparti grazie ai bonus del governo (ristrutturazioni e riqualificazione edilizia) e grazie al vecchio e nuovo Piano Casa. In ogni caso è un segno che per la ripresa c’è ancora da soffrire e lavorare.»

«Purtroppo – sottolinea la presidente Folchetti – dobbiamo constatare che l’aumento delle tariffe energetiche, luce e gas in primis, scattato lo scorso ottobre pesa su famiglie e imprese che stanno continuando ad affrontare la difficile congiuntura economica.» «E’ pesante perché, l’aumento della spesa energetica in un momento come questo sta avendo un doppio effetto negativo, visto che da una parte riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, e dall’altro aumenta anche i costi delle imprese, in particolare delle Pmi e delle artigiane. Occorre poi tenere conto che artigiani e piccole imprese italiane pagano l’energia elettrica il 34,2% in più rispetto ai loro colleghi europei.»

«Un gap pesantissimo – conclude la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – motivato dal peso del fisco che incide per il 44,9% sul costo della bolletta elettrica dei piccoli imprenditori.»

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Confartigianato critica aspramente l’aumento Irpef-Irap deliberato ieri sera dal Consiglio regionale.

«Alla luce di quanto approvato ieri sera dal Consiglio regionale – ha commentato Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, sull’aumento dell’IRAP e dell’IRPEF da parte dell’Assemblea regionale sarda per colmare il “buco” della Sanità. –ribadiamo la nostra perplessità, contrarietà e disappunto per una norma che va a colpire direttamente le imprese, i cittadini e i consumi. Non contestiamo l’azione per ridurre gli sprechi della spesa sanitaria, e prendiamo atto degli sforzi posti in essere con il piano di rientro – aggiunge la Folchetti – ma spiace ammettere come, ancora una volta, la voce dei settori produttivi, dei territori e dei cittadini non sia stata ascoltata.»

«Ricordiamo come a livello nazionale la Legge di Stabilità abbia cercato di ridurre al massimo la pressione fiscale per sostenere i consumi – sottolinea ancora la presidente di Confartigianato – in Sardegna, invece, si è fatto esattamente il contrario alzando le aliquote soffocando di conseguenza la ripresa e annullando, in modo palese, gli sforzi del Governo.»

Confartigianato Imprese Sardegna, già alla fine del 2012 denunciò l’abnorme aumento della spesa sanitaria che dal 2008 al 2011 accumulò debiti per circa 786 milioni di euro, con un costo per abitante di 469 euro, tanto da chiedere agli amministratori dell’epoca “di dimostrare se in Sardegna ci si ammalasse di più”.

L’associazione artigiana poi pone un quesito: nella Finanziaria regionale dello scorso anno, nel “Capitolo Imprese (n. 8)” si affermava testualmente come fosse “necessario ripensare il nostro modello di sviluppo” e “per questo vogliamo tagliare permanentemente l’IRAP del 25%”. Come mai si parlò di “misure del tutto sostenibili per la finanza regionale?”

Lo scorso anno, in occasione della presentazione della Manovra, gli artigiani plaudirono l’aver posto per la prima volta il pareggio di bilancio come vincolo da raggiungere a fine anno.

«La definimmo “operazione meritoria” – conclude Maria Carmela Folchetti – perché avrebbe consentito di derogare ai pesanti vincoli di spesa dovuti al Patto di Stabilità. Nello stesso momento, però, sollevammo il dubbio sulla difficoltà di contenere la spesa sanitaria, che incide pesantemente sui conti.»

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