La Cisl attacca la Regione: «E’ un errore chiudere gli istituti scolastici più piccoli».
La riforma della scuola annunciata dal Governo Renzi e i tagli decisi dalla Giunta regionale, sono finiti nel mirino della Cisl che stamane ha tenuto un convegno ad Olbia, nella sala conferenze del Blu Marine, al quale ha partecipato il segretario nazionale Francesco Scrima che ha definito la proposta di riforma della scuola del Governo Renzi come «la continuazione della politica degli annunci».
«Matteo Renzi – ha detto Crima – è un prodotto della comunicazione: prima dice che in tre mesi cambia il mondo, poi sostiene che lo farà in 4 anni i tempi li detta lui ma non si può governare a colpi di Twitter, ci vuole un progetto e un’idea di scuola che parta dalla conoscenza della realtà. Renzi mi ha detto che non so “cinguettare”, gli ho risposto che, dati i tempi, in Sicilia anche gli uccelli sono muti. Per affrontare un argomento così delicato ci vuole esperienza e ora i nodi vengono al pettine. Il presidente del Consiglio non ha voluto il confronto con il sindacato, che da anni gestisce partite di questa importanza: speriamo che l’intervento programmato non crei più ingiustizie di quelle che si vogliono eliminare.»
Durante il convegno olbiese, Scrima è intervenuto sulla questione del dimensionamento scolastico in Sardegna: «La politica del dimensionamento deve essere intesa come razionalizzazione delle risorse, che consenta di lavorare nelle migliori condizioni possibili. La razionalizzazione non può essere confusa con la politica della dispersione delle risorse».
Il tema del dimensionamento scolastico è decisamente attuale nell’isola. La Cisl Scuola Sardegna, guidata dalla segretaria Maria Giovanna Oggiano, interviene in difesa del mantenimento dei presidi esistenti anche nei piccoli insediamenti urbani «perché in questo modo si garantisce il diritto allo studio di tutti i sardi – spiega la segretaria regionale – la Giunta regionale ha deciso di chiudere le piccole scuole in osservanza ai parametri richiesti dal Governo. È un errore: la Sardegna ha delle specificità differenti rispetto a quelle riscontrate nel resto dell’Italia e sono specificità oggettive. Mi riferisco, in particolare, all’inferiore densità di popolazione tra l’isola e il Continente: è ovvio che i parametri nazionali, se applicati in maniera acritica in Sardegna, generano danni pesanti».
La Oggiano ha sottolineato, ancora una volta, la mancanza di una legge regionale specifica in grado di slegare il sistema scolastico regionale dai criteri normativi applicati a livello nazionale: «Si tratta di un vuoto legislativo che indebolisce la scuola sarda. Di conseguenza, non c’è una visione organica dell’argomento: alcuni anni fa, la Regione ha chiesto e ottenuto che i plessi si dotassero delle lavagne Lim. Conseguenza: ora le Lim sono state installate anche negli istituti che verranno chiusi. Spostarne una costa 150 euro: toglierne 10 o 20 significa affrontare una spesa che il singolo plesso non può sostenere. Che fine faranno quelle Lim?».
Ignazio Ganga, componente della segreteria regionale Cisl, ha attaccato la Regione, rea di aver deluso le aspettative connesse alle risorse da destinare alla scuola: «La Finanziaria approvata dalla Giunta Pigliaru (che, ricordo, è definita una “Giunta di professori”) ammonta a quasi 8 miliardi di euro. Per l’istruzione sono stati destinati appena 207 milioni di euro, cioè il 2 per cento della Finanziaria. Bisogna dirlo: non è una cifra che si discosta molto da quelle stanziate dalle giunte precedenti, ma è chiaro che le aspettative erano altre. E sono state disattese». Secondo Ganga, servirebbero ben altre risorse: la Cisl ha consegnato alla Regione lo stato dell’arte relativo alle condizioni degli edifici sardi: «Su 1329 scuole, ben 492 hanno urgente necessità di ristrutturazioni. Appena il 4,6 per cento dei plessi è in regola con le norme per la prevenzione degli incendi. Solo il 23 per cento sfrutta le energie rinnovabili. È chiaro, quindi, che serve un impegno superiore da parte della Regione».