Maria Grazia Caligaris (SDR): «Urge rafforzare l’ufficio di sorveglianza di Cagliari».
«L’Ufficio di Sorveglianza di Cagliari registra ancora una grave sproporzione tra numero di magistrati e lavoro da espletare. Ci sono detenuti che aspettano da due anni che venga loro riconosciuta la libertà anticipata per buona condotta e altri che aspettano mesi prima avere una risposta per poter fruire di un permesso.»
Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, osservando che «il mancato riconoscimento della libertà anticipata e dei permessi blocca il percorso riabilitativo del detenuto impedendogli, tra l’altro, l’accesso alle misure alternative».
«L’assegnazione delle premialità previste dall’ordinamento penitenziario e dalle più recenti norme che tendono a favorire l’utilizzo delle pene alternative alla detenzione come l’affidamento in prova – sottolinea Maria Grazia Caligaris – ricadono quasi interamente sull’Ufficio di Sorveglianza. Quello di Cagliari però deve occuparsi non solo dei cittadini privati della libertà di Uta, ma anche di quelli di Iglesias. Lanusei, Oristano-Massama e delle colonie penali di Isili e Is Arenas. Una mole di lavoro che si è moltiplicata insieme al crescente numero dei ristretti. La conseguenza è deleteria soprattutto per quei detenuti che stanno seguendo un percorso riabilitativo e comportamentale positivo. La mancata revisione del fine pena ha risvolti negativi proprio sul reinserimento sociale.»
«Il cumulo di istanze e il susseguirsi di novità normative – evidenzia la presidente di SDR – inducono anche a dover rivedere più volte la stessa richiesta. Talvolta si è verificato che un detenuto si è visto considerare inammissibile un’istanza di affidamento in prova con associati i lavori di pubblica utilità perché non è stato tenuto nella dovuta considerazione che la misura alternativa prevedeva non un lavoro esterno, da retribuire, ma l’impegno di accudire un genitore infermo a cui è corrisposta la pensione idonea al mantenimento di entrambi.»
«Occorre inoltre riconsiderare l’imprescindibile ruolo di ascolto del Magistrato di Sorveglianza. Troppo spesso, nonostante i detenuti chiedano di poter effettuare un colloquio per rappresentare la propria condizione, l’istanza resta inevasa o si verifica con un eccessivo ritardo che incide negativamente sullo stato emotivo del cittadino privato della libertà. E’ quindi improcrastinabile rafforzare l’Ufficio del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari affinché sia possibile dare risposte meditate ma più celeri a quanti stanno scontando la pena anche per evitare – conclude Maria Grazia Caligaris – che le celle continuino a riempirsi quando ciò non è indispensabile potendo trovare modalità di esecuzione penale extramuraria e ridurre i costi di mantenimento che gravano sullo Stato.»