22 November, 2024
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«Il #Centro Clinico del Villaggio Penitenziario di Uta sarà completato entro il 15 settembre prossimo. L’impegno è stato assunto dai vertici della Azienda Sanitaria Locale n. 8 nel corso di un vertice svoltosi in Prefettura a Cagliari». Ne dà comunicazione Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando «l’importanza dell’iniziativa assunta dal Prefetto di Cagliari per delineare il futuro del servizio sanitario della mega struttura in fase di realizzazione nel territorio di Uta». All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, il Direttore generale della ASL 8, Emilio Simeone, il Procuratore Generale della Repubblica, Ettore Angioni, il Direttore della Casa circondariale di Cagliari Gianfranco Pala e il coordinatore sanitario del presidio medico di Buoncammino Antonio Piras.

«Un atto concreto, in attesa della conclusione dei lavori e nella prospettiva dell’inaugurazione dei tre plessi all’inizio dell’autunno, per garantire – osserva Caligaris – un efficiente sistema di prevenzione e cura per detenuti, agenti della Polizia penitenziaria, amministrativi. Una realtà corrispondente a un paese con presenze quotidiane di oltre un migliaio di persone.»

Nel Villaggio Penitenziario, oltre al Centro clinico, con 22 posti effettivi per degenti, sono infatti previsti defibrillatori semiautomatici in ogni piano per il primo soccorso e altri due per la rianimazione cardio-polmonare in punti strategici. Nei progetti della #ASL 8 anche una Tac il cui bando è in fase di predisposizione e un apposito corso di formazione per l’uso dei defibrillatori riservato agli agenti in servizio.

«E’ stata invece esclusa – rileva la presidente di SDR – la presenza di un’ambulanza dentro le mura della struttura penitenziaria di Uta. Si ritiene infatti sufficiente, in caso di necessità, far intervenire quella del Dipartimento di Emergenza di Sarroch, al centro del paese. Il vertice insomma ha messo l’accento sulle questioni organizzative del nuovo corso della sanità penitenziaria a Uta resta il problema però di sapere quando la mega struttura diverrà operativa. Troppi anni di attesa rischiano di trasformare i primi edifici in vecchie costruzione necessarie di ristrutturazioni.»

 

“Fuori dalla Gabbia. Il paradigma di una giustizia capace di uccidere” è il titolo del libro scritto da Cristiano Scardella che ripercorre, con dovizia di particolari e documenti inediti, la tragica vicenda del fratello Aldo, impiccatosi in cella, 28 anni fa, dopo sei mesi di isolamento. La pubblicazione di Bonfirraro Editore sarà presentata a Cagliari lunedì 9 giugno, alle ore 17.00, nella Sala Biblioteca dell’Ordine degli Avvocati, al quarto piano dell’ala nuova del Palazzo di Giustizia, in piazza Repubblica.

Promossa dall’associazione “Socialismo Diritti Riforme” e dalla sezione cagliaritana dell’Associazione Nazionale Forense, l’iniziativa sarà un’occasione per riflettere sul tema dei diritti dei cittadini privati della libertà. Il “Caso Scardella”, che ha profondamente segnato un’intera famiglia, ha messo in luce le distorsioni di un’epoca quando era arduo esercitare il diritto alla difesa per un uso massiccio, spesso ingiustificato, della “carcerazione preventiva”.

All’appuntamento interverranno con l’autore il giornalista Giorgio Pisano, Francesco Mulas, segretario dirigente della sezione di Cagliari dell’ANF, Maria Grazia Caligaris, presidente di SDR, e l’artista Tatjana Goex.

L’evento è accreditato dall’Ordine degli Avvocati ai fini della formazione permanente.

«La chiusura di Iglesias avrà conseguenze deleterie per le nostre famiglie. Un trasferimento a Sassari comporterebbe, infatti, dover affrontare ogni volta un viaggio di 400 chilometri, tra andata e ritorno, costringendoci a ridurre drasticamente i colloqui. La situazione è destinata a peggiorare  nell’eventualità che venga scelto il carcere di Lanusei. Non possiamo rinunciare ad incontrare i nostri cari. Aiutateci a trovare un’alternativa». Lo hanno scritto in un appello raccolto dall’associazione “Socialismo Diritti Riforme” alcuni familiari dei detenuti sex offender attualmente ristretti a Iglesias dopo aver ripetutamente chiesto di scongiurare la chiusura della struttura penitenziaria.

«Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il ministero della Giustizia – afferma Maria Grazia Caligaris, presidente di SDR – devono rivedere la dislocazione dei detenuti per tipologia di reato e pena. Il buon senso dovrebbe prevalere sulla logica di concentrare i sex offender a Bancali (Sassari) e Lanusei (Ogliastra). Oltre al problema della distanza, che impedisce alle famiglie di poter agevolmente raggiungere i parenti, c’è anche quello della prosecuzione dei  progetti di recupero già avviati. Una considerazione inoltre deve essere fatta relativamente alla situazione del carcere San Daniele. E’ inaccettabile che resti in piedi una struttura penitenziaria ricavata da un antico convento e riadattata a partire dal 1870 e venga invece dismesso un edificio decisamente nuovo qual è quello di Iglesias. Non sono condivisibili neppure le motivazioni di carattere economico riferite esclusivamente a sostegno della chiusura di Sa Stoia proprio perché il fine della pena consiste nella riabilitazione, unico reale strumento di sicurezza per i cittadini. C’è il rischio insomma che allontanati dai familiari, certo concreto apporto risocializzante, i sex offender – conclude la presidente di SDR – si ritrovino a vivere in quasi totale isolamento.»

«Il ritorno a Buoncammino di Roman Antonov, il 40/enne cittadino russo affetto da una grave disabilità sta creando sconcerto nel carcere cagliaritano. Il Centro Clinico, infatti, non è in grado di garantire un’assistenza adeguata al detenuto». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso che da ieri «per volontà del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria il detenuto è stato trasferito dall’Istituto di Penitenziario di Milano Opera».

«Il DAP – sottolinea Caligaris – non può trasferire i detenuti disabili senza prima verificare le oggettive condizioni delle strutture penitenziarie. La Casa Circondariale di Cagliari, dove peraltro Roman Antonov aveva trascorso precedentemente alcuni mesi non è, infatti, adeguata per offrire un’assistenza ad un detenuto con un complesso quadro sanitario che comprende anche un particolare disturbo della personalità. L’uomo, che ha necessità di un costante monitoraggio, aveva incontrato difficoltà ad adattarsi alla struttura cagliaritana anche per le note condizioni strutturali dell’edificio ottocentesco.»    

Affetto da celiachia e con valori di emoglobina sempre molto bassi, Roman Antonov, in assenza di una cella per disabili, è stato collocato nel CDT. L’uomo, che si muove su una sedia a rotelle, desta particolare preoccupazione tra gli Agenti per le tendenze autolesioniste. Forti perplessità sono state espresse dal Direttore Sanitario del Centro Diagnostico Antonio Piras.

Palazzo Regio Cagliari 1

«La Provincia di Cagliari non può interpretare in modo restrittivo le norme a tutela dei soggetti con disabilità e in particolare le disposizioni per individuare i candidati da avviare a selezione per attività lavorative in amministrazioni ed enti pubblici. Così si moltiplica il disagio di persone già provate da evidenti difficoltà generando un intollerabile danno».

Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con specifico riferimento all’avviso pubblico per operatore giudiziario le cui domande sono scadute lo scorso 16 maggio.

«Tra i requisiti indicati – sottolinea Caligaris, la cui associazione ha ricevuto alcune segnalazioni – viene indicato al momento di pubblicazione del bando il possesso da parte del candidato, pena esclusione, della diagnosi funzionale corredata della relazione conclusiva rilasciata dalla Commissione Medica di Verifica che peraltro spesso richiede tempi lunghi. Tale clausola non risulta indicata nei bandi di selezione pubblica promossi dagli altri centri servizi per il lavoro della nostra regione”. La questione assume una valenza più ampia considerando, appunto, che gli altri Uffici delle amministrazioni provinciali non escludono a priori dalle selezioni i candidati disabili, in quanto il possesso di tale documento non costituisce requisito di partecipazione al bando, ma risulta fondamentale solo quando il candidato sta per essere avviato al lavoro.»

«Ad essere messa in discussione quindi – evidenzia la presidente di SDR – non è la validità e la fondatezza della certificazione in questione, disposta dal legislatore proprio a tutela del disabile, ma l’eccessiva rigidità nel definire le procedure concorsuali trasformando una norma emanata per favorire l’inserimento lavorativo del disabile in un capestro. Appare sconcertante inoltre che in precedenti selezioni mirate siano state escluse persone con attestati provvisori rilasciati dalla Commissione Medica della ASL 8 in cui viene precisato che gli esiti dell’accertamento hanno efficacia immediata per il godimento dei benefici.».

«Sorprende, infine, che altrettanta rigidità nell’interpretazione della norma non avvenga sul piano della correttezza della formulazione dell’avviso pubblico. Risultano infatti omesse le modalità di formazione e pubblicazione della graduatoria dei candidati alla selezione, come invece stabilisce espressamente la delibera della Giunta. Si costringono quindi i cittadini disabili a consultare il sito della Regione per cercare la documentazione. Insomma a una così ferrea solerzia nella forma non corrisponde altrettanta precisione nella sostanza generando – conclude Caligaris – considerazioni sulla scarsa trasparenza del procedimento. Urge quindi un chiarimento ed è auspicabile un rapporto di collaborazione con le ASL 8 per accelerare l’iter della Commissione Medica di Verifica.»

«Assurdo immotivato diniego del Direttore di una Agenzia bancaria cagliaritana che ha rifiutato a Nicola Brunetti, volontario dell’ORSAC (#Opera di Redenzione Sociale Assistenza Carcerati) operante nella Casa Circondariale cittadina, di poter cambiare un assegno circolare di 114 euro dello stesso Istituto di Credito, nonostante siano stati esibiti documenti e regolare delega. Si tratta di un atteggiamento che oltre a danneggiare il cittadino privato della libertà ledendone un diritto, mortifica l’azione di quanti lavorano per puro spirito di servizio.»

Lo denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando che «non accettare una delega sostenendo che la procedura per ottenere il contante è legata alle norme sull’antiriciclaggio appare addirittura risibile considerata la cifra».

«E’ sconcertante inoltre che un dirigente – osserva la Caligaris – possa non tenere in alcun conto la firma del Direttore di Buoncammino al quale, qualora avesse avuto dubbi, avrebbe potuto rivolgersi per avere conferma. Appare invece evidente troppo spesso quanta poco considerazione si abbia dei detenuti in difficoltà e di coloro che con personale gratuita disponibilità offrono parte del loro tempo per risolvere problemi pratici di cittadini talvolta senza parenti in grado di aiutarli e in altri completamente soli.»

«Atteggiamenti così rigorosi quando non sussistono oggettive ragioni – conclude la presidente di #SDR – sono in netto contrasto con il buon senso che dovrebbe sempre prevalere nei Dirigenti di Banche e Uffici, osservando da vicino il caso specifico, pur con i necessari accertamenti. Accade invece sempre più spesso che i volontari debbano incorrere in intoppi burocratici talvolta indotti da un discutibile eccesso di zelo.»

«Il Tribunale di Sorveglianza di Cagliari è stato integrato per fare fronte alla mole di lavoro derivante dalla legge “svuotacarceri” e dalle nuove disposizioni anche in materia di droga leggera. Un positivo segnale che permetterà ai Magistrati di lavorare con maggiore serenità e ai detenuti di vedere evase le istanze per la buona condotta in alcuni casi ferme da diversi mesi.»

Lo rende noto Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso che la dott.ssa Daniela Amato ha affiancato di recente i colleghi Elisabetta Mulargia e Angelo Caredda con la presidenza di Paolo Cossu.

«L’importante attesa novità – sottolinea – costituisce il preludio a un’accelerazione nella disposizione dei permessi premio, degli “sconti” per la collaborazione al programma di recupero e per valorizzare il comportamento in carcere, ma riguarda anche le istanze di affidamento in prova, il braccialetto elettronico e l’accesso alle pene alternative nonché il rimpatrio degli immigrati. Si tratta di un’importante svolta anche perché sul Tribunale di Sorveglianza di Cagliari gravano le problematiche dei cittadini privati della libertà oltre che di Buoncammino, anche di Oristano, Is Arenas, Isili, Lanusei.»

«Per consentire alle persone detenute di esercitare i diritti fondamentali e ridurre il sovraffollamento, è stata anche attivata una collaborazione con la Polizia Penitenziaria. Un Assistente e un Ispettore infatti sono stati distaccati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per recuperare i ritardi e ridurre il disagio. Una determinazione – conclude la presidente di SDR – che dimostra una maggiore attenzione verso il lavoro dei Magistrati cagliaritani. L’auspicio è quello di un riordino dell’Ufficio nel suo complesso per evitare lunghi periodi di attesa delle pratiche a causa dell’eccezionale numero di detenuti di riferimento.»

Cagliari dall'alto e Carcere Buoncammino 2

«Importante novità nell’ambito della riorganizzazione del sistema penitenziario. E’ in fase di allestimento nella Palazzina della Direzione della Casa Circondariale di Cagliari la Centrale Operativa Regionale per le traduzioni e i trasferimenti dei detenuti. Un servizio coordinato dall’apposito ufficio del Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria in stretto contatto con quello centrale del Dipartimento che consentirà in ogni momento di garantire al massimo la sicurezza nelle fasi di modifica delle dislocazioni dei cittadini ristretti.»

Lo ha annunciato stamane Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, facendo osservare che «la nuova gestione dei trasferimenti potrà anche garantire una maggiore organicità nell’assegnazione dei detenuti nelle strutture penitenziarie e dei piantonamenti».

«La realizzazione della COR – sottolinea Caligaris evidenziando anche il passaggio al PRAP degli spazi amministrativi di Buoncammino – risponde a diverse esigenze organizzative del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che a livello nazionale ha istituito la Centrale di coordinamento con compiti di pianificazione, programmazione, coordinamento e controllo. La struttura regionale si avvale di una rete di ponti radio attraverso i quali con un sistema criptato possono essere seguite tutte le operazioni di smistamento e distribuzione dei detenuti nelle diverse fasi della reclusione.»

«La nuova organizzazione, con l’istituzione dell’Ufficio della Sicurezza e delle Traduzioni di competenza del Provveditorato che dovrà gestire la COR, potrà governare in modo più snello e razionale l’operatività dei Nuclei Traduzioni della Polizia Penitenziaria sia a livello locale che interprovinciale. L’auspicio è che i detenuti possano essere assegnati nei diversi Istituti salvaguardando – conclude la presidente di “Socialismo Diritti Riforme” – la territorialità della pena in modo da favorire il loro reintegro sociale a conclusione del periodo espiazione.»

Cagliari dall'alto e Carcere Buoncammino 2

«Si susseguono le dichiarazioni e le inchieste giornalistiche ma i Parlamentari sardi nei due rami del Parlamento devono attivarsi affinché venga promossa un’indagine a tutto campo. Quanto rivelato di recente anche da Report sulla mancata impermeabilizzazione dei nuovi Istituti Penitenziari nell’isola, la quantità di milioni di euro spesi e l’assenza di una programmazione razionale richiedono un’attenzione finora assente. Il caso Cagliari-Uta è emblematico per ritardi e inadempienze di Opere Pubbliche.»

Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando che «la questione della presenza nell’isola dei detenuti in regime di 41 bis rischia di essere uno specchietto per allodole. Le maggiori criticità emergono nella progettazione di edifici che sembrano essere stati pensati da chi non conosce la realtà del carcere».

«Nel Villaggio Penitenziario di Cagliari-Uta, per la cui realizzazione sono stati spesi 98 milioni di euro, dentro ciascuna cella continueranno ad essere utilizzati per cuocere e scaldare i cibi – ricorda Caligaris – i fornellini a gas, quanto di più pericoloso per l’incolumità dei detenuti. Sono state invece realizzate due mega cucine da Masterchef, un teatro da 500 posti e una bellissima Cappella. Nessuna cella singola, nonostante la presenza di ergastolani e benché il bagno sia separato dall’angolo cucina, la privacy non è garantita perché la parete divisoria è di vetro.»

«Difficile inoltre raggiungere la prima porta senza prendersi un malanno d’inverno e un’insolazione d’estate. La notevole distanza tra l’accesso e l’ingresso non ha infatti – evidenzia la presidente di SDR – alcuna copertura e vedrà esposti gli operatori penitenziari alla clemenza del tempo. Nel Centro Clinico, ancora in alto mare, è stato necessario rivedere gli impianti di supporto per adattarli ai sussidi medicali e diagnostici con uno spreco di tempo e di lavoro. Nonostante la disponibilità di spazi il numero per i degenti è minore di quello attuale di Buoncammino cioé solo 20 posti contro i 30 dello storico istituto cagliaritano.»

«Un’ultima esemplificazione riguarda la gestione di una struttura che, articolata su più Padiglioni a più piani rialzati e con sistemi tecnologici all’avanguardia, è particolarmente delicata. Il minimo problema farà saltare l’intero circuito imponendo nell’immediato lunghi momenti di attesa all’apertura delle porte che separano le sezioni e le celle nonché – conclude Caligaris – una manutenzione costante e dispendiosa. Ecco perché riteniamo improcrastinabile una Commissione Parlamentare d’Inchiesta proprio per le approfondire le conoscenze sulle quattro mega strutture sorte nell’isola che ha complessivamente 1.300 cittadini privati della libertà ma dovrà ospitarne a breve più del doppio senza contare i circa 200 sottoposti al 41bis. E’ poi forse da prendere in considerazione il mancato rispetto da parte di Opere Pubbliche degli impegni contrattuali e delle spettanze ai lavoratori dal momento che gli operai sono costretti allo sciopero ormai quasi ogni mese.»

 

Cagliari dall'alto e Carcere Buoncammino 2

«E’ stato completato il trasferimento dei detenuti dell’Alta Sicurezza della Casa Circondariale di Cagliari. Un passaggio necessario in attesa dell’inaugurazione del “Villaggio Penitenziario” di Uta dove non è prevista la presenza di cittadini privati della libertà in AS.»

Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, rilevando «l’incomprensibile scelta del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di escludere la sezione AS nella nuova mega struttura alle porte di Cagliari».

«E’ evidente che la logica del DAP – sottolinea Caligaris – è orientata a evitare qualunque contatto tra i ristretti in regime di massima sicurezza (41 bis), la cui presenza è stata prevista in un apposito padiglione attualmente in costruzione, e quelli dell’Alta Sicurezza che sono ormai fuori dal circuito più restrittivo. C’è però il problema che gli Uffici e i Magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia sono a Cagliari mentre i detenuti sono stati suddivisi tra Oristano-Massama e Tempio-Nuchis. Una condizione che sembra in contraddizione con la volontà di ridurre le spese più volte espressa dal DAP.»

«Sarà infatti inevitabile – osserva ancora la presidente di SDR – che i Magistrati abbiano necessità di interrogare anche più volte gli eventuali imputati e/o condannati se non altro per attingere informazioni. L’assenza della sezione AS a Uta determinerà inevitabilmente il ricorso a trasferte temporanee e, in diversi casi, a spostamenti di Magistrati con dispendio di risorse umane e non solo. Una problematica che forse non è stata posta in sufficiente luce ma che costituirà motivo di disagio per molti.»

«La drastica riduzione dei detenuti dell’AS e la presenza di circa 344 ristretti non hanno peraltro abbassato la soglia di sovraffollamento. Nelle celle di Buoncammino rimaste vuote infatti non possono essere allocati i cittadini privati della libertà in regime di media sicurezza (detenuti comuni) anche perché alcune sono occupate da chi si trova a Cagliari per affrontare il processo. I numeri dunque – conclude Caligaris – anche se molto lontani da quelli di qualche mese orsono non corrispondono a una condizione ideale. Ciò in particolare nel Centro Clinico dove la presenza di persone con gravi problemi di salute è costante.»