Si è conclusa, a Sassari, la XVI edizione del “Festival della Danza d’autore”.
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Dalla riproposizione del Cenacolo danzato all’immagine aeriforme dell’uomo vitruviano, il tributo della compagnia Arabesque al genio di Leonardo Da Vinci nei cinquecento anni dalla morte, ha sublimato la creatività dell’eclettico artista toscano in un’opera densa di significati, la cui massima espressività si è concretizzata nell’aspirazione al volo, simbolo della volontà di ogni uomo di superare i propri limiti.
Una volontà che in Maria Grazia Deliperi è diventata una sfida, in un anno un po’ arduo per la tenace coreografa sassarese, che ha saputo superare le difficoltà incanalando l’energia propulsiva per la creazione di un lavoro dalle sfumature memorabili.
Presentato sabato scorso al Teatro Verdi in prima assoluta quale appuntamento conclusivo del festival “Corpi in movimento” di Danzeventi, “Leonardo 2015/2019” si è offerto al pubblico numeroso come uno spettacolo dal forte impatto visivo, applauditissimo.
Adornati da vesti leggiadre dalle tinte auree, i corpi danzanti sono sembrati quasi animare, con i loro gesti, i disegni riportati sui carteggi, nell’atto di riprodurre i movimenti delle macchine, sullo sfondo di celebri opere e schizzi inconfondibili.
Nessun riferimento alla Gioconda o alla Dama con l’ermellino, solo ai più dolci ritratti fanciulleschi, nella rappresentazione di una giovane solista nel fiore dell’adolescenza. A fare da leitmotiv alla serata i versi “Movesi l’amante per la cosa amata”, nelle note originali interpretate da una sensuale voce femminile, arricchite pian piano di accompagnamento musicale per essere elevate verso più acute tonalità.
Sugli echi di armonie rinascimentali, la danzatrice Daniela Crabuzza ha letteralmente spiccato il volo volteggiando sui lunghi nastri scarlatti pendenti dal soffitto. Mentre l’uomo vitruviano ed il suo cerchio hanno preso anima e corpo nella figura imponente del performer Matteo Ruzzu. Ad accompagnare i paesaggi coreutici sono state le letture dell’attrice Maria Antonietta Azzu, che ha prestato la sua voce agli scritti dell’artista toscano tratti per la maggior parte dai Codici.
Un finale magnificente ha messo insieme quasi tutti gli elementi scenici, al cospetto di una gigantografia di Leonardo nel suo classico autoritratto, che è sembrato quasi osservare compiaciuto, come un anziano cinquecentenario la cui eredità rappresenta ancora oggi un patrimonio inesauribile.