5 November, 2024
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Mangiando più verdure si possono prevenire tante malattie. A iniziare da alcune patologie croniche a carattere autoimmune o cardiovascolari. A rivelarlo una ricerca multidisciplinare, coordinata dal professor Germano Orrù del servizio di Biologia Molecolare dell’AOU di Cagliari, eseguita attraverso lo studio dei batteri rilevati nella placca dentale dei nostri avi. L’analisi della popolazione batterica orale ha svelato una differenza sostanziale, tra sardi attuali e quelli di 200 anni fa, per un gruppo di batteri che sono strettamente correlati con la dieta. 

Insomma, la correlazione tra ciò che mangiamo e le malattie che possiamo contrarre è forte. Una scoperta importante fatta grazie a una metodologia innovativa.  «L’estrazione del DNA della placca dentale dei nostri antenati – spiega Germano Orrù – ci consente di studiare e analizzare le informazioni che ricaviamo, senza distruggere i denti e le ossa. La comunità batterica che circonda il nostro corpo viene denominato microbiota, e nella nostra bocca è costituito da più di 800 specie batteriche differenti, l’informazione contenuta in esso, è di gran lunga maggiore rispetto a quella che si potrebbe ricavare dalle corrispettive cellule dei tessuti orali».

«Le abitudini alimentari dei sardi – dice ancora il ricercatore dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari – hanno subito un drastico cambiamento dagli anni Cinquanta in poi, determinando un’alterazione del microbiota del cavo orale. Un numero troppo elevato di batteri anaerobi fa sì che questi possono attraversare le barriere tessutali ed entrino in circolo sanguigno esponendoci a malattie come l’artrite reumatoide, o patologie come l’aterosclerosi.»

Diverse ricerche hanno dimostrato che, un’alimentazione ricca di carne incrementa il livello di questi microrganismi. Lo studio di Orrù e collaboratori ha rilevato che nelle placche dentali dei nostri antenati la percentuale di batteri anaerobi risultava molto bassa rispetto ai sardi attuali (100 volte in meno).

Il lavoro è stato svolto su reperti rinvenuti in un ossario sigillato nel Comune di Villaputzu. Le ossa sono stata catalogate tramite radiografie per stabilire l’età e, grazie ai sistemi molecolari dei laboratori dell’Aou di Cagliari è stato determinato il sesso e il profilo del microbiota. All’indagine hanno partecipato attivamente tre giovani ricercatrici, Eleonora Casula, Maria Paola Contu e Cristina Demontis.

L’obiettivo della ricerca è stato quello di raccogliere più informazioni possibili, perché comprendendo il passato si può intervenire nel presente e prevenire le malattie del futuro. «Con questa metodologia – conclude Germano Orrù – la nostra azienda diventa un punto di riferimento per lo studio anche del DNA antico».