22 December, 2024
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La Fondazione bresciana Assistenza Psicodisabili, la dott.ssa Paola Scagnelli di Lodi, il sacerdote don Virginio Colmegna di Milano ed il prof. Antonio Silvio Calò di Treviso hanno ricevuto l’onorificenza nella splendida cornice degli Archivi Storici della Ue.

Integrazione dei minori psicodisabili, lotta all’emarginazione degli albini in Africa, cittadinanza per i diseredati ed accoglienza per i migranti: quattro storie di impegno civico  sono andate in scena stamattina nella Sede degli Archivi storici della Ue in occasione della consegna del Premio Cittadino europeo 2018.

Alla cerimonia, presentata dall’autrice e conduttrice Rai Metis Di Meo, hanno partecipato gli eurodeputati Brando Benifei e Remo Sernagiotto, il Vicesindaco del capoluogo toscano Cristina Giachi, il Sindaco di Fiesole Anna Ravoni, il Direttore dell’Ufficio in Italia del Parlamento europeo Valeria Fiore, il capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Beatrice Covassi e il Segretario generale dell’Istituto Universitario europeo Vincenzo Grassi.

Le testimonianze

«Accogliamo 100 minori dai 2 ai 18 anni con disturbi dello spettro autistico – ha affermato stamane la dottoressa Maria Villa Allegri di Fobap, Fondazione bresciana Assistenza Psicodisabili – integrando la riabilitazione con l’autonomia nella vita di tutti i giorni. La giornata di oggi è un momento di grande gioia ed anche un momento che ci porterà a moltiplicare il nostro impegno civico con la speranza, espressa da europei, che l’approccio inclusivo di Fobap venga replicato anche oltre i nostri confini.»

«Ai bambini albini in Africa – l’intervento della dottoressa Paola Scagnelli – vengono amputati gli arti quando sono ancora vivi, perché più soffrono più si pensa che le parti asportate, con cui si fanno amuleti, abbiano effetti. E oltre che torturati sono emarginati. Noi abbiamo costruito una casa famiglia perché possano vivere una vita normale, per quanto siano sempre sotto scorta. Da noi possono giocare con i loro amici ed andare a scuola, in un centro aperto a tutti, albini e non. Questo premio da voce a questi bambini ed a loro è dedicato, perché nessuno al mondo riesce a darmi quello che mi danno loro.»

«La casa della carità – ha spiegato il suo presidente, don Virginio Colmegna – ci ha insegnato il valore della cittadinanza perché aiutiamo le persone non perché sono dei poveri e dei diseredati, ma perché sono dei cittadini, quella che il Cardinale Martini chiamava l’amicizia civica. Il Premio è dato non a me ma a loro, ai nostri ospiti, a 140 persone da 92 paesi diversi, è loro per tutto quello che ci stanno insegnando. Da noi c’è uno striscione che recita ‘Prima le Persone’, una frase significativa nei tempi complessi e rancorosi che stiamo vivendo.»

 «La diversità è una ricchezza, vado in giro dicendo senza vergogna che sono diventato miliardario di umanità grazie ai miei ragazzi provenienti dall’Africa, questo l’ho fatto anche grazie a mia moglie ed ai miei figli – ha affermato Antonio Calò -. Dobbiamo avere il coraggio, la forza e l’umiltà di guardare oltre il nostro naso: ho ospitato questi ragazzi perché ho immaginato che fossero i miei figli a scappare, a bussare alla mia porta. Fossero stati loro, avrei aperto, un gesto semplice che però cambia la vita. Farò di tutto – ha aggiunto Antonio Calò – perché quel che ho fatto diventi un progetto europeo, perché ospitando 6 persone in un comune di 5 mila abitanti, 12 in uno di 10 mila e così via si risolve subito questo che sembra un problema che farà crollare in Europa, ma che in realtà è un falso problema. Le storie di questi cittadini – ha concluso rivolgendosi alle classi di studenti presenti alla cerimonia – ci fanno emozionare, ma non dobbiamo solo emozionarci, dobbiamo spenderci concretamente.»