25 November, 2024
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L’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, è intervenuto in audizione durante i lavori della prima commissione (Autonomia) presieduta dall’on. Francesco Agus (Sel).

«Il nostro obiettivo – ha detto Erriu – è quello di avviare un percorso partecipativo che porti ad un provvedimento condiviso su un quadro di regole comuni; per questo siamo aperti al contributo delle opposizioni ed alle modifiche migliorative che potranno arrivare anche dalla minoranza.»

«Si tratta di un testo particolarmente complesso – ha aggiunto Cristiano Erriu – perché sono tanti i contesti da riorganizzare e, rispetto al testo di dicembre, ci sono più funzioni provenienti dalle ex Province ricollocate nelle Unioni dei Comuni; a livello nazionale si sta svolgendo un dibattito simile al nostro in sede di conferenza Stato-Regioni dove si sta completando uno screening della funzioni da riposizionare sulla base del criterio-guida dell’adeguatezza. Sono state eliminate invece le Associazioni delle Unioni di Comuni originariamente pensate come luogo per la definizione delle politiche di area vasta; dopo un ampio dibattito si è però deciso di accantonarle perché, in questa fase, avrebbero forse complicato ulteriormente il sistema.»

«Le Unioni sono quindi centrali nel nuovo schema istituzionale – ha spiegato Erriu – ma sono al tempo stesso uno strumento flessibile; potranno essere costituiti sub-ambiti sempre all’interno dello stesso perimetro, attraverso una intesa con la Regione, per valorizzazione alcune specificità territoriali, intervenire in aree svantaggiate ed assicurare, anche con meccanismi di perequazione, la migliore gestione dei servizi sulla base dell’efficacia/efficienza degli stessi. Per quanto riguarda la Città metropolitana di Cagliari si è privilegiato il modello ristretto in base alla densità urbana del territorio interessato restando tuttavia aperti a successive adesioni di Comuni sulla base di criteri oggettivi come infrastrutture e reti di relazione, criteri che hanno guidato anche la definizione delle aree metropolitane, caratterizzate dalla presenza di infrastrutture di livello regionale e nazionale.»

Nel successivo dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni del Pd, Mario Floris del Misto e Stefano Tunis di Forza Italia.

Al termine dei lavori, il presidente Agus ha comunicato che l’ufficio di presidenza della commissione definirà al più presto un serrato calendario di riunioni, in considerazione della scadenza ravvicinata (il 31 ottobre prossimo) fissata dalla legge nazionale per il riordino delle funzioni delle province.

Cristiano Erriu

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio  regionale oggi ha approvato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della Prefettura di Oristano ed ha gettato le basi per un documento unitario anche per la situazione della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozione n.176 e 177 e interpellanza 95/A, tutte riguardanti la chiusura della Prefettura di Oristano. Il Presidente ha quindi dato la parola al consigliere del Pd Antonio Solinas, primo firmatario della mozione n.176 e dell’interpellanza 95/A.

Nel suo intervento, Antonio Solinas ha ricordato innanzitutto la sua interpellanza del dicembre scorso, immediatamente successiva al trasferimento del prefetto di Oristano, non nominato per un anno e mezzo mentre, «nel frattempo – ha aggiunto Solinas – il decreto del governo ha indicato Oristano fra le 23 Prefetture da sopprimere sul territorio nazionale, decreto che sta alla radice di una azione forte della Giunta, poi condivisa anche dalle opposizioni». Il tema di fondo, ha detto ancora il consigliere del Pd, «è quello della presenza dello Stato in Sardegna e non è un fatto localistico perché l’esperienza di questi anni alimenta le nostre preoccupazioni perché, in realtà, la razionalizzazione dei servizi pubblici ha coinvolto tutta la Sardegna e razionalizzazione ha significato spesso chiusura, dagli uffici della Banca d’Italia Bankitalia, alle caserme dei Carabinieri, dagli uffici postali ad altri presidi dello Stato». «Nell’Oristanese – ha affermato inoltre Solinas – tutto il territorio ha espresso una posizione molto ferma contro l’ulteriore ridimensionamento degli uffici statali in un contesto come quello della Sardegna mentre lo Stato mantiene le Prefetture in territori molto meno estesi e a piccola distanza dai capoluoghi; l’accorpamento con Nuoro è fatto sulla carta dove tutto è possibile però non si conosce la realtà, dato che Oristano dista da Nuoro 90 chilometri ed altri comuni fino a 140 chilometri, distanze enormi che significano costi e disagi per i cittadini». «Per questo – ha concluso – non chiediamo un ufficio distaccato ma il mantenimento della Prefettura, chiediamo che Giunta chieda a Renzi e ad Alfano di revocare il provvedimento ed aprire un negoziato di merito, a combattere una battaglia di civiltà che va fatta da tutto il Consiglio perché è una battaglia di tutta la Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che il 2 luglio del ’74 la Camera approvò l’istituzione della provincia di Oristano ed uno dei proponenti, l’on. Pietro Riccio, sostenne fra l’altro che l’accoglimento delle istanze della popolazione «dovevano rappresentare sono solo una tappa di un autentico sviluppo del territorio provinciale che merita l’amministrazione periferica dei suoi interessi». «Oggi nel 2015 – ha lamentato Cherchi – siamo tornati indietro, siamo all’ultima mannaia che cade su Oristano ma deve essere respinta da tutta la Sardegna perché delle due l’una: o le Prefetture si cancellano tutte e ragioniamo in modo differente o quella Prefettura non può essere chiusa perché svolge funzioni pubbliche fondamentali, dall’immigrazione alla protezione civile, dall’ordine pubblico alla sicurezza, per cui la preoccupazione è fortissima innanzitutto per l’immigrazione e non meno per la protezione civile e per essa parlano i fatti della settimana scorsa; sono funzioni non possono essere cancellate o decentrate e anche per questo l’accorpamento con Nuoro deve essere respinto e quanto all’ordine pubblico va sottolineato che nell’Oristanese c’è una struttura penitenziaria come Massama con una altissima presenza di boss della malavita organizzata, e non va tralasciata nemmeno la questione delle scorie nucleari con Oristano che potrebbe essere una delle destinazioni possibili». «Non basta dire – ha protestato il consigliere – che l’importante è il mantenimento dei servizi, devono essere gli stessi servizi senza se e senza ma e ciò vale per tutti gli uffici statali; si è commesso un errore firmare la delega al Governo Renzi e un parlamentare sardo non avrebbe dovuto votarla, resta il fatto che se cancelliamo Prefettura e Questura i servizi non potranno mai rimanere identici così come il personale». «Ora il Consiglio – ha concluso – deve mostrare il massimo dell’unità con l’obiettivo chiaro di dire no all’accorpamento della Prefettura di Oristano con quella di Nuoro, recuperando anche i ritardi della Giunta nei confronti del territorio, dall’aeroporto  a all’ospedale S. Maria Bambina, ora tutti siamo chiamati a cambiare passo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha condiviso le argomentazioni del collega Cherchi, sottolineando che «in questione non c’è solo Oristano ma tutta la Sardegna, come dimostra la presenza dei sindaci a difesa delle aree marginali della Regione; l’arretramento dello Stato va fermato col messaggio che sottende, con cui cioè si invitano i cittadini a trasferirsi nelle grandi città dove ci sono salute servizi ed opportunità, andando in controtendenza rispetto alla proclamata attenzione verso le zone interne ed alle pari opportunità per tutti». «Lo stesso Governo – ha affermato poi Sabatini – parla di questione meridionale e sembra consapevole del fatto che se non si recupera in Mezzogiorno l’Italia non riparte ma ciò vale anche per la Sardegna ed i suoi territori ed questa è la questione vera, senza dimenticare che in Sardegna non è che sia mancato il tentativo di decentrare i servizi; anzi si voleva trasferire, ad esempio, la formazione professionale ma non si è riusciti a farlo e in fondo anche le quattro province regionali erano il tentativo di decentrare la presenza pubblica verso le aree marginali». «Cosa ci fanno – si è chiesto Sabatini – l’Ente foreste, il Corpo forestale e la Protezione civile a Cagliari; la verità è che c’è una resistenza fortissima, che ho denunciato già dal dibattito sul programma della Giunta Pigliaru, portata avanti da poteri politici, burocratici ed economici; il Consiglio deve dare una risposta forte e sostenere l’impegno straordinario della Giunta nei confronti del Governo centrale».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps) ha detto in apertura che «il provvedimento del Governo ha una portata devastante e forse non c’è più tempo per tornare indietro, ma ci sono responsabilità politiche a monte e comportamenti che hanno favorito certe decisioni». «Quella della Prefettura di Oristano, ha continuato, «è una struttura di eccellenza che va mantenuta come baluardo di legalità che svolge un ruolo essenziale per la comunità e per le amministrazioni locali del territorio, dalla sicurezza al raffreddamento dei conflitti sociali; sono dati che non possono essere disconosciuti e dimostrano che la Prefettura di Oristano deve continuare ad esistere, soprattutto nel momento di grande difficoltà che la Sardegna attraversa, un momento  che rende la decisione del Governo ancora più sbagliata e intempestiva, contro gli interessi dei lavoratori e dei cittadini». «Non si capisce che senso abbia – ha concluso – la strategia nazionale per le zone interne condivisa dalla Giunta se poi concretamente si traduce in decisioni come questa».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha messo l’accento sul fatto che sull’argomento in discussione «ci sono valutazioni comuni e lo dico da consigliere eletto da Nuoro; qui nessuno guadagna ma tutti perdono e soprattutto perde la Sardegna che ha un grande territorio». Lo stesso governo Monti, ha ricordato, «sosteneva che la province sarde dovevano essere 9 o 5 ed anche in un’ottica di razionalizzazione questo dato emerge nella sua oggettività perché la nostra Regione resta dunque un territorio da presidiare». «Ecco perché non possiamo accettare – ha dichiarato Deriu – la diminuzione della presenza dello Stato, in un momento in cui della Sardegna si parla di meno e non si percepisce la specialità secondo una certa tesi che spesso si accetta anche in Sardegna per una sorta di complesso di inferiorità; dobbiamo invece difendere la nostra autonomia e in questo contesto lo Stato deve fare la sua parte, anche perché la storia non si cancella, Arborea è stata in epoca storica uno Stato sovrano che ha dato molto al diritto europeo, mentre l’Oristano di oggi simboleggia il degrado di una cultura amministrativa e giuridica cui ci si deve opporre, per questo il presidente della Regione deve essere fortissimo nei confronto del Governo dicendo tutta la verità».

Il consigliere Marco Tedde (FI) ha riaffermato che il problema contingente è rappresentato dalla soppressione della prefettura di Oristano ma che il vero tema è però “la desertificazione istituzionale della Sardegna”. «Siamo la vera e unica isola isolata – ha dichiarato il consigliere della minoranza – e viviamo un momento e una situazione terribile per quanto attiene i trasporti mentre lo Stato arretra con la cancellazione di motorizzazione, camere di commercio, prefetture etc.».

Tedde ha criticato inoltre i rappresentanti in Parlamento del territorio di Oristano che «hanno votato la delega al Governo per sopprimere le prefetture». L’esponente di Forza Italia ha parlato di un “atteggiamento remissivo nei confronti di Renzi” da parte dei parlamentari del territorio e della Regione. A giudizio di Tedde, i servizi ai cittadini garantiti dagli uffici della prefettura di Oristano non potranno essere conservati ed ha sottolineato le caratteristica peculiari della Sardegna ad incominciare dal basso indice di densità demografica a fronte di un territorio assai vasto.

«Lo Stato – ha insistito il consigliere di Fi – lo vediamo da lontano mentre come sardi ci paghiamo la Sanità e la Continuità territoriale ed è anche per questa ragione affermo che Oristano non può tollerare cancellazione di ulteriori servizi essenziali e vedere a rischio la sicurezza». Tedde ha concluso con l’auspicio di una forte presa di posizione unitaria del Consiglio regionale per contrastare l’avanzata di un “impoverimento istituzionale che non riguarda solo Oristano ma l’intera comunità sarda».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd), ha ringraziato in apertura del suo intervento il presidente del Consiglio e la conferenza capigruppo per la tempestività con la quale è stato portato all’attenzione dell’Aula il tema della soppressione della prefettura di Oristano. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato come la “vertenza” sia particolarmente  avvertita nel territorio dell’oristanese che unitariamente e con forza “esprime forte contrarietà per l’arretramento dello Stato nel territorio”. Tendas ha ricordato quindi i tagli programmati con la spending review ed ha affermato che tra i criteri utilizzati per individuare le prefetture da sopprimere deve essere tenuta in considerazione anche l’estensione territoriale dell’oristanese. «Un conto – ha dichiarato Tendas – è accorpare la prefettura di Chieti con Pescara che dista 20 chilometri, così come Prato da Pistoia, ma Oristano dista da Nuoro oltre novanta chilometri ed è carente la viabilità e il servizio offerto dal trasporto pubblico è disastroso». Tendas ha quindi auspicato “l’apertura di un tavolo per scongiurare la soppressione della prefettura di Oristano”.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha affermato che è in corso ormai da tempo, un piano di dimagrimento della pubblica amministrazione, da parte dello Stato italiano ed ha citato, a titolo d’esempio, la cancellazione delle province. «Un intento nobile quello della razionalizzazione dei costi – ha detto il consigliere di maggioranza – ma che si sta traducendo in un nuovo tentativo accentratore da parte dello Stato, come dimostra l’intervento inopportuno fatto con la soppressione della prefettura di Oristano». Cherchi ha quindi ribadito la distanza tra Oristano e Nuoro per evidenziare il livello dei disagi cui andranno incontro i cittadini e i lavoratori ed ha insistito: «Se si vuole abolire la prefettura, allora si aboliscano tutte». Augusto Cherchi ha quindi citato il modello della regione Valle d’Aosta («non ha né prefetture e né province») ed ha auspicato «un ridisegno di funzioni e servizi per governare da noi il nostro territorio come dobbiamo fare su trasporti, sanità e scuola e riscossione tributi».

Il consigliere, Gianni Lampis (Misto-Fd’I) ha espresso solidarietà ai sindaci del’oristanese perché – così ha detto – vedranno i loro uffici pieni di cittadini che lamentano ulteriori disagi e nuove penalizzazioni. «E’ facile – ha aggiunto – abolire la prefettura di Monza ma in Sardegna il ragionamento che vale in Lombardia non si può fare per via dei trasporti e della viabilità». Il consigliere della minoranza ha quindi citato il caso di San Nicolò d’Arcidano: un cittadino che vi risiede per arrivare a Nuoro con i mezzi pubblici dovrebbe partire il giorno precedente». Lampis ha definito i cittadini e i lavoratori della prefettura “vittime di tagli fatti senza raziocinio”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha inoltre sottolineato le difficoltà del Medio Campidano: «E’ una sorta di terra di mezzo che vede aumentare i reati e la fuga dello Stato allarga i confini della terra di mezzo aggregando oggi Oristano».

«Non è questo il futuro che vogliamo per la Sardegna – ha concluso Lampis – e oggi dobbiamo dare prova di unità per difendere la prefettura perché presidio dello Stato nell’Isola».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ha ricordato la storica contrarietà dei sardisti alla presenza delle prefetture nell’Isola ed ha precisato: «Non siamo per la desertificazione della presenza pubblica nell’Isola ma vogliamo essere noi lo Stato in Sardegna». «C’è un rigurgito centralista che taglia le periferie e porta verso Roma servizi e funzioni», ha proseguito il consigliere della minoranza, «ed è questa una precisa idea di paese che questo governo sta portando avanti». Christian Solinas ha quindi invitato la Regione a “dare il buon esempio” per non allontanare i servizi dai cittadini e censurando i tagli dello Stato. Il rappresentante del Psd’Az ha sottolineato l’esigenza di una rivisitazione della Regione («perché non portare gli enti agricoli a Oristano?») e dimostrare che «quest’Aula davanti allo Stato ha un’idea di presenza delle istituzioni e dei servizi che non penalizza e marginalizza nessuno».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha rivolto apprezzamento per gli interventi dei consiglieri delle altre province, diverse da quelle di Oristano, «perché dimostrano di aver colto il senso “vero” della discussione». Il consigliere della minoranza ha quindi domandato “Qual è la logica che ha spinto lo Stato a sopprimere la prefettura di Oristano?”. Dedoni ha ricordato quindi l’esigenza di garantire i servizi ai cittadini  e le necessarie tutele per i lavoratori della prefettura. Il consigliere dei Riformatori ha insistito sulle difficoltà nei collegamenti e sulla distanza che corre tra Oristano e Nuoro: «L’Italia non è il Lombardo-Veneto e non può essere quella la misura con cui si decidono i taglia in Sardegna».  Dedoni ha concluso con una critica: «I rappresentanti del popolo sardo non sono stati all’altezza per reggere un confronto alto e aspro con il governo e rivendicare tutto ciò che il governo toglie alla Sardegna, ad incominciare dai presidi di cultura e civiltà».  

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, che ha ricordato la visita del ministro dell’Interno Alfano in Sardegna in occasione della mobilitazione contro gli attentati agli amministratori locali. «Alfano, allora, prese l’impegno di un rafforzamento dei presidi dello Stato nell’Isola – ha detto Cocco – il risultato è stato la chiusura di caserme, la scomparsa della scuola di polizia di Foresta Burgos, la soppressione di alcune Camere di Commercio e uffici postali. Ancora una volta le zone interne vengono penalizzate. In nome della spending review si fanno tagli lineari. Questo Governo non è padre né patrigno ma solo carnefice».

Cocco si è detto molto pessimista sulla possibilità di ottenere qualcosa da Roma. «Noi 60 consiglieri abbiamo il dovere di riaffermare i valori dell’autonomia e della specificità sarda. I sindaci non se ne fanno niente della nostra solidarietà. Servono atti che si traducono in fatti concreti».

Dello stesso tenore l’intervento del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, secondo il quale “lo Stato farà quello che ha deciso di fare disconoscendo i diritti dei sardi”.

Carta ha ricordato le visite in Sardegna dei ministri dell’Interno Maroni e Alfano e il mancato rispetto degli impegni assunti: «E’ il segno che la politica sarda ha fallito – ha affermato Carta – ciò che farà oggi il Consiglio non porterà a nessun risultato. Dobbiamo rivendicare responsabilità per noi stessi occupando gli spazi vuoti». Il capogruppo sardista ha invocato un processo di decentramento della Regione: «Alla chiusura della Prefettura di Oristano la Regione risponda spostando l’assessorato dell’agricoltura in quella provincia o l’assessorato dell’Ambente a Nuoro. Il Cagliari-centrismo spinto toglie velleità alle zone interne. Lo Stato abbandona le aree marginali, la Regione vada ad occuparle».

Carta, infine, ha sottolineato la necessità di portare avanti una trattativa complessiva con lo Stato e non più su singoli argomenti. «Occorre definire un rapporto diverso con lo Stato – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – apriamo una battaglia per ottenere maggiori spazi e responsabilità».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Aps, ha annunciato l’uscita del suo gruppo dal partito nazionale “Area Popolare Sarda”: «Vogliamo dare un segnale forte – ha detto Rubiu – Alfano ha tradito la Sardegna e noi non vogliamo fare più parte del suo partito. Da domani verrà ricostituito il gruppo “UDC Sardegna”, forza autonoma dai partiti romani. Non possiamo essere succubi di nessuno. L’abbandono di Aps è un segno di protesta verso il ministro che non ha mantenuto le promesse. Il partito non ci rappresenta più. Invito ai colleghi di maggioranza e opposizione a fare lo stesso con i loro partiti di riferimento».

Rubiu ha poi contestato la decisione di tagliare la prefettura di Oristano: «E’ il segnale della decadenza economica e sociale di un intero territorio. Occorre salvaguardare la storia. La Regione utilizzi tutto il suo peso politico per scongiurare la chiusura».

Il capogruppo del PD Pietro Cocco (Pd) ha convenuto sulla necessita di maggiore prudenza nel processo riformatore avviato dal Governo. «Si tratta di riforme necessarie – ha detto Cocco – ma quando si interviene in aree che soffrono lo spopolamento e si chiudono i servizi le battaglie vanno fatte».

Il capogruppo del Pd ha poi ricordato gli sforzi fatti dalla Regione per mandare avanti la riforma degli Enti locali: «Una riforma – ha sottolineato – che dovrà prevedere la città metropolitana di Cagliari ma allo stesso tempo dovrà tutelare le zone marginali.

Le prefetture sono presidi che devono essere mantenuti. Quella di Oristano è storica, non può essere messa nello stesso calderone delle altre province. Significherebbe dire che in un territorio lo Stato sta smantellando. Per questa ragione abbiamo presentato la mozione che spero si traduca in un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha esordito citando la vertenza Saremar «L’accoglienza riservata all’assessore ai trasporti Massimo Deiana a Carloforte è un fatto emblematico che dimostra come reagisce la gente quando non si sente tutelata – ha detto l’esponente azzurro – che credibilità abbiamo nel confronto con lo Stato quando non siamo capaci di tutelare al nostro interno gli interessi dei sardi? La pongo come riflessione, non per farne motivo di polemica, ma per evidenziare quel silenzio assordante che caratterizza l’azione della Giunta rispetto all’arbitrio del Governo nazionale che fa tutto ciò che vuole».

Pittalis ha poi ricordato la chiusura di importanti presidi istituzionali, il rischio della realizzazione del deposito delle scorie radioattive in Sardegna, il pericolo che si consumino ulteriori pasticci sulla scuola. «Una situazione che dà l’idea di uno Stato lontano dagli interessi della Sardegna. Questo Governo ha un’idea egoista, centralista che è tarda a morire. Doveva rappresentare la modernizzazione ma usa invece solo la scure».

Secondo Pittalis, il Consiglio deve fare sentire la sua voce e dare un mandato forte alla Giunta. Il capogruppo di Forza Italia, dopo aver auspicato un ordine del giorno unitario contro la chiusura della prefettura di Oristano, ha infine criticato l’atteggiamento di alcuni parlamentari sardi «che in Sardegna dicono una cosa e a Roma si comportano diversamente. Se non si è d’accordo – ha concluso Pittalis – si deve avere il coraggio di dire no. Non basta qualche incontro estemporaneo».

A nome della Giunta, il presidente Pigliaru ha detto in apertura, polemizzando con il capogruppo di Forza Italia Pittalis, che «il riferimento alla vicenda della Saremar è del tutto gratuito e bisogna essere sereni e leali». Sul piano politico, il presi9dente ha affermato che l’Esecutivo è impegnato «in un dialogo costante col Governo e guardamo con fiducia alla possibilità di avere risultati e risposte su alcuni nodi centrali del più ampio problema dell’insularità: istruzione, infrastrutture, viabilità, mobilità interna ed esterna, energia; siamo certi di essere ascoltati e confidiamo che il Governo saprà cogliere l’occasione storica di cambiare la condizione della Sardegna».

Ho sostenuto in molte occasioni, ha ricordato Pigliaru, che «senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte e non esce dalla grave situazione di squilibrio con la parte più ricca del Paese come è riuscita a fare la Germania includendo il suo territorio ad est, ed ho anche contribuito al dibattito, all’interno ed all’esterno del partito per cui voto, sul come arrivare a questa inversione di tendenza». Istruzione, legalità e infrastrutture, ha proseguito, «sono fondamentali per generare attività economiche ed investimenti, ma fondamentali anche per convincere le popolazione che il clima è cambiato, che le Istituzioni difendono i cittadini per bene e che i cittadini possono tornare a fidarsi delle Istituzioni; senza questo non c’è crescita non c’è speranza per il Mezzogiorno». Così come, ha concluso il presidente, «in Italia (e parlo al Governo nazionale) non si può usare nessuno schema lineare ed intervenire sul sistema usando gli stessi parametri in Emilia e in Calabria, allo stesso modo sarebbe un errore grave ridurre i presidi di legalità nella nostra Regione».

Successivamente il Consiglio è passato alla fase delle dichiarazioni di voto « per impedire la chiusura della Prefettura di Oristano» e l’attivazione «di un tavolo di confronto con il Governo al fine di ridiscutere l’assetto organizzativo dell’amministrazione periferica pubblica, mantenendo e potenziando il miglioramento dei servizi ai cittadini, tenuto conto delle condizioni d’insularità della Regione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), ha annunciato il suo voto a favore precisando però che «queste cose non servono a nulla, serve piuttosto una grande vertenza fra Regione e Stato, applicando lo Statuto che prevede presenza del Presidente della Regione in Consiglio dei Ministri ogni qualvolta sia in discussione un tema che riguarda la Sardegna». La realtà, ha proseguito Floris, è che «abbiamo svenduto per quattro lire continuità territoriale, trasporto pubblico locale e sanità, mentre della copertura di queste risorse deve farsi carico lo Stato che poi deve sostenerci in Europa; non turberò il clima unitario del Consiglio ma va ricordato che con gli ordini del giorno non abbiamo prodotto niente».

Il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cps) ha voluto affermare in primo luogo di non aver mai sentito la mancanza delle Prefetture «ma sindaci hanno ragione nel chiedere il mantenimento della presenza delle Istituzioni sul territorio, anche se in realtà chi garantisce la presenza dello Stato è la Regione autonoma; se dimentichiamo questo concetto stiamo dimenticando il nostro ruolo e perfino la nostra Costituzione». Zanchetta ha comunque annunciato il voto favorevole del suo gruppo, lamentato però che nessuno abbia parlato della Sardegna dopo il referendum della Catalogna: «è sbagliato perché qui si sta riaprendo una stagione di un autonomismo vero che sa farsi valere garantendo in primis i cittadini».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in modo critico sugli interventi di alcuni colleghi «distanti dall’oggetto dell’ordine del giorno come Pittalis e Floris, che hanno dimenticato come sulla continuità si stia cercando di superare difficoltà ereditate». Soru non ha svenduto nulla, ha risposto ancora Cocco, «ma ha ottenuto 1600 milioni di euro per la Sardegna, mentre Floris non ha mai fatto vertenze con lo Stato e nemmeno Pittalis è intervenuto su problemi concreti della nostra Isola». La situazione complicata, ha concluso, «ma è opportuno che ognuno operi nel suo ambito con senso di responsabilità senza strumentalizzare un problema serio come quello della Prefettura di Oristano».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che voterà SI all’ordine del giorno con grandissima convinzione «nonostante il capogruppo Cocco abbia in effetti depotenziato l’intervento del presidente Pigliaru; l’obiettivo comune è quello dell’unità del Consiglio, ci interessa che il Presidente difenda la Sardegna con il massimo della forza e della convinzione senza casacche politiche, e senza rivolgersi continuamente al passato, forse altre battaglie le abbiamo perdute perché non eravamo uniti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha preannunciato il voto favorevole sull’ordine del giorno «di cui però è difficile prevedere la concretezza, nonostante il mandato al Presidente per far valere tutta la forza della Regione». Ho apprezzato il riferimento del presidente al per Mezzogiorno e la sua opposizione alla logica dei tagli lineari: «su questo la sosterremo liberandoci dalle appartenenze politiche». Al capogruppo del Pd Pietro Cocco, Pittalis ha però ricordato «i 29 ricorsi alla Corte costituzionale, strumenti della democrazia che voi avete ritirato; avevamo ed abbiamo idee diverse e su questo il confronto resta aperto».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco si è rammaricato del fatto che il Consiglio abbia perso una occasione per mostrarsi unito; «siamo preoccupati per l’arretramento dello Stato, è la stessa preoccupazione della Giunta, cosa che non avevo visto nella legislatura precedente».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che il suo gruppo non romperà l’unità del Consiglio ma ha precisato che «è necessario riaprire una vertenza con lo Stato chiedendo una delega piena per la Regione, non ho sentito dal presidente una posizione specifica sul punto specifico della Prefettura di Oristano». Quanto alla continuità territoriale, ha concluso, «ricordo che primi biglietti dei sardi sono stati emessi con Giunta Floris, esprimo solidarietà all’assessore Deiana ma senza dimenticare che la privatizzazione era un obbligo di legge e non la causa della crisi della compagnia».

Il presidente Francesco Pigliaru ha poi preso nuovamente la parole per un chiarimento sulle sue precedenti dichiarazioni. Ribadisco, ha detto, «che istruzione, legalità, infrastrutture sono il cardine della nostra azione di governo: ho detto NO ai tagli lineari in una Italia che lineare non è perché il Mezzogiorno ed anche Sardegna sono parti di un Paese che ha bisogno di fiducia e fiducia vuol dire nessun passo indietro sulla legalità; Oristano è parte di questo ragionamento».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha affermato che voterà a favore in modo convinto «ma con qualche dubbio dopo intervento del Presidente che forse non coglie il nocciolo della questione perchè Oristano è il simbolo dell’arretramento dello Stato dalla Sardegna, il rapporto con lo Stato va ricostruito e ripensato ed allora bisogna cercare di aver un rapporto diverso». Su istruzione, infrastrutture e legalità siamo d’accordo, ha osservato Truzzu, «però è sbagliato continuare sulla logica della leale collaborazione che finora non ha prodotto nulla; per leale collaborazione bisogna essere in due, mentre la Sardegna mette soldi propri per le infrastrutture cui invece deve pensare lo Stato».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato voto favorevole convinto, sottolineando tuttavia che «non siamo uniti, siamo un’unica cosa, concentrati su un obiettivo comune, un clima interrotto da un intervento stizzito che rischia di compromettere tutto; speriamo che non accada perchè non si può scherzare col fuoco». L’unità va ricercata, secondo Tedde, «ma anche difesa e tutelata; ricordiamo che il campanello d’allarme è suonato a dicembre e non è stato ascoltato da chi doveva farlo, la leale collaborazione non può essere a senso unico e non c’è da parte del governo Renzi e dello Stato come dimostrano molte vicende, dalle trivelle alla buona scuola».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) si è detto a favore «purchè l’unità non sia solo di facciata per tutelare servizi essenziali per la comunità».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps), anch’egli a favore, ha ringraziato il suo gruppo «per il segnale forte inviato al Ministro dell’Interno di rompere con il partito».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ricordato che «Pigliaru ha in mano uno strumento, è stata approvata recentemente dalla Camera una mozione sulla vertenza Sardegna dove c’è anche la Prefettura di Oristano; il Governo centrale dunque deve essere richiamato a comportamenti coerenti, senza dimenticare che ad Oristano e a Nuoro chiuderanno le Camere di commercio ed altri presidi dello Stato, facendo emergere la mancanza di un corrispettivo in termini di servizi ed è su questo che bisogna puntare».

Il consigliere Alessandro Collu (Soberania-Indipendentzia) ha parlato di un voto favorevole «che segna un cambio di mentalità rispetto al passato; ben venga, anche se nel 2012, quando si chiusero molti tribunali (e non si tratta di un servizio privo di incidenza) non si mosse niente».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), a favore, ha ringraziato tutto il Consiglio perché «si è riusciti ad andare al di là del proprio territorio, fatto senza precedenti anche se con fatica; bene Pigliaru che ha evitato il ricorso alla polemica politica, la posizione della Giunta è chiara e non si possono mischiare temi diversi tornando ad un passato in cui molti hanno peraltro scheletri nell’armadio». La cosa essenziale, ha concluso, «è che il presidente abbia un mandato forte per rappresentare tutta la Sardegna».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) voterà a favore ma senza entusiasmo «perché riteniamo che le Prefetture siano importanti solo come servizi per il cittadino ma le carenze dello Stato sono enormi e non possono essere dimenticate; noi preferiamo che la Sardegna segua il modello della Val d’Aosta e del Trentino Alto Adige».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 53 voti.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato l’inversione nell’ordine del giorno dei lavori dell’Aula ed ha annunciato la discussione della mozione e delle interpellanze (n.112, 125 e 126) inerenti le problematiche e la gestione della fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.

Il primo firmatario della mozione n. 107, il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha ricordato sinteticamente le caratteristiche della struttura socio sanitaria di Ploaghe che offre servizi di sostegno alla persona e conta 165 dipendenti. Il consigliere della minoranza ha evidenziato che la fondazione è in regime commissariale dal 2007 e che nell’arco di otto anni si sono succeduti cinque commissari che avrebbero dovuto risanare l’azienda e ridurre l’indebitamento. Tedde ha quindi ricordato lo stanziamento della Regione del 2012, pari a 25 milioni di euro, con lo scopo di  ripianare debiti e risanare la gestione. «E’ ora indispensabile – ha proseguito Marco Tedde – trasformare la fondazione in “Azienda per servizi alla persona” tenendo conto del debole equilibrio finanziario, del costo del personale (incide per l’80% sui costi complessivi) e della necessità di incrementare la produzione dei servizi e dunque i ricavi».

Tedde ha poi spiegato che le perdite, quantificate in circa centomila euro\mese, derivano anche dal ridotto utilizzo dei posti letto e dalla mancata introduzione di nuovi servizi. L’esponete di Fi ha quindi auspicato la riorganizzazione della Fondazione ed ha affermato che servirebbe renderla “il primo fornitore delle Asl sarde”. Il consigliere del centrodestra non ha quindi nascosto la preoccupazione per l’incremento del debito ed ha paventato un possibile rischio di insolvenza. «Chiediamo l’impegno della giunta per chiudere la lunga riflessione sul futuro della fondazione», ha spiegato Tedde, «e ci auguriamo che si decida in tempi rapidi quale debba essere il futuro per la struttura di Ploaghe e i suoi lavoratori».

Il consigliere, Gaetano Ledda  (Misto – la Base), presentatore dell’interpellanza n. 125 ha rivolto un saluto alla delegazione dei lavoratori della fondazione presenti nelle tribune riservate al pubblico ed ha sommariamente esposto i contenuti del documento a suo tempo presentato dal gruppo “Sardegna Vera”. L’esponente della maggioranza ha ricordato il dettato della legge 23 del 2015 per quanto attiene la trasformazione della fondazione in azienda per i servizi alla persona ed il vincolo del pareggio di bilancio. Ledda ha concluso con l’auspicio di una rapida soluzione del problema ed ha invitato la commissione Sanità a prendere in esame il progetto che era stato predisposto dall’ex commissario Foddai.

Il consigliere Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) presentatore dell’interpellanza n. 126, datata luglio 2014, ha evidenziato in apertura del suo intervento il lungo periodo di commissariamento della fondazione di Ploaghe. «Se c’è il commissario dal 2007 – ha affermato Desini – è evidente la situazione di precarietà che caratterizza la gestione e soprattutto il rapporto con i lavoratori». L’esponete della maggioranza ha quindi affermato che un tempo così lungo di commissariamento «fa comodo solo alla politica, a tutta la politica». «Pretendiamo chiarezza e correttezza – ha proseguito il capogruppo di Sdl – perché con la precarietà si tengono al guinzaglio le persone e non possiamo più accettare una situazione incerta e poco chiara che continua a produrre debiti».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ricordato la vicenda che nella scorsa legislatura ha portato alla cessazione dei servizi della “fondazione Guspini per la vita” («un centro di riabilitazione che dava risposte dare risposte ai cittadini sardi che cercavano cure e speranza al di fuori della Sardegna»). «Nel 2012 – ha affermato l’esponente della maggioranza – ero tra il pubblico quando in finanziaria il centrodestra propose il salvataggio della fondazione di Ploaghe e stanziò 25 milioni di euro». Rossella Pinna ha definito la decisione assunta allora “irresponsabile” perché – a suo giudizio – “non si potevano mettere risorse pubbliche in un pozzo senza fondo”.  La consigliere del Pd, pur riconoscendo la necessità di tutelare i posti di lavoro della fondazione di Ploaghe,  ha sottolineato i ritardi accumulati nella precedente legislatura per un’efficace azione di ristrutturazione della struttura e della gestione. Rossella Pinna ha quindi proposto la commissione Sanità come sede idonea per compiere le opportune valutazioni sul caso.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha evidenziato la drammatica situazione in cui versa la fondazione d ha posto l’accento sul mancato pagamento delle ultime quattro mensilità ai 160 lavoratori. «Serve una soluzione chiara e coraggiosa – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e la fondazione può crescere e svilupparsi se si superano i problemi logistico strutturali, lo scarso utilizzo di posti letto e si garantisce maggiore autonomia alla struttura di Ploaghe».

Peru ha ricordato il favore che assessore, amministrazione comunale e sindacati hanno mostrato per la trasformazione della fondazione in “Asp” ed ha sottolineato che tale ipotesi non può concretizzarsi in un semplice cambio della ragione sociale ma deve tradursi in una profonda riorganizzazione che abbia al centro l’incremento della produzione dei servizi.

A giudizio di Antonello Peru la trasformazione in “Asp” è un obiettivo di difficile realizzazione e richiederebbe l’impiego di ulteriori risorse quantificabili in circa 10 milioni di euro. «E’ difficile ad esempio – ha insistito il consigliere di Fi – garantire  le commesse di tutte le Asl, i finanziamenti diretti della regione in luogo delle fatture ed un pareggio di bilancio a 14 milioni di euro».

Peru ha quindi concluso con l’invito all’assessore a rendere i noti i percorsi amministrativi e politici posti in essere per dare un futuro alla struttura di Ploaghe.

Il consigliere del Pd, Gianni Ruggeri si è detto “spaventato” dalla situazione creatasi alla fondazione San Giovanni Battista e l’ha definita “paradigmatica” «per come si muovono le questioni intono alla sanità in Sardegna». «Si produce la spesa – ha spiegato il consigliere della maggioranza – si genera un servizio senza attenzione tra costi e ricavi e poi si propone alla mano pubblica il compito di riparare le storture insite nel meccanismo di produzione del servizio».

«Parliamo di cifre pazzesche – ha incalzato l’ex sindaco di Quartu – parliamo di 25 milioni buttati in un pozzo senza fondo e se ne ipotizzano altri 7 o 8 milioni per far quadrare i conti». Ruggeri ha proposto la discussione dell’annoso tema in commissione Sanità ed ha così concluso: «Serve mettere la parola fine ai carrozzoni».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda, Giorgio Oppi, che ha fornito alcuni dati sulla struttura sanitaria di Ploaghe. «Il personale incide per il 90% sui costi di gestione della SGB – ha detto Oppi – i posti letto coperti sono il 70% di quelli disponibili, il fatto che gli altri non vengano occupati spiega il deficit».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato i ritardi nel pagamento delle prestazioni da parte della Asl e le voci principali che incidono sul debito della Fondazione San Giovanni Battista: le sanzioni amministrative, gli interessi da pagare all’INPS e un  mutuo contratto 20 anni fa.

Oppi ha poi ricordato che la struttura non è a norma e per questo non si sono potuti portare a termine alcune interventi. L’ex assessore alla Sanità ha poi invitato ad evitare scambi di accuse e a pensare a una soluzione per i lavoratori.

Secondo Salvatore Demontis (Pd), la strada da seguire è quella indicata dall’assessore:  la trasformazione da Ipab ( Istituti pubblico di assistenza e beneficenza)   in Asp (Azienda di servizi alla persona). «C’è da chiedersi perché non si è riusciti a farlo fino ad ora pur avendo stanziato 25 milioni di euro – ha sottolineato Demontis – è un problema di governance, è evidente che tutti i commissari hanno fallito l’obiettivo».  Demontis ha infine difeso l’operato dell’assessore Arru e indicato la strada per il futuro: «Prima di pensare a nuovi servizi, l’azienda va risanata».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha auspicato una soluzione definitiva: «E’ impensabile chiamare il Consiglio a ripianare i buchi a distanza di 5-6 anni – ha detto Lotto – il problema va risolto guardando all’interesse dei lavoratori ma cercando di individuare un percorso che dia alla struttura una prospettiva futura».

Lotto ha poi invitato l’assessore Arru ad andare avanti nella strada individuata che prevede il ricorso a risorse nazionali per il rilancio della SGB.

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) ha concordato sul fatto che vadano prioritariamente difesi i diritti dei lavoratori ma ha anche espresso qualche perplessità sulla situazione della struttura sanitaria del Nord Sardegna: «Ho l’impressione che si parli di un contenitore vuoto che non crea utili e non dà servizi ai cittadini».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha sottolineato la necessità di avere a disposizione i bilanci degli ultimi anni per capire come sono stati utilizzati i soldi: «Si tratta di trovare soluzioni adeguate per tranquillizzare i lavoratori e fare in modo che le istituzioni regionali siano maggiormente coinvolte. In passato il Santa Maria Bambina di Oristano ha avuto problemi che la Regione non ha sanato, lo stesso è avvenuto per il Santa Maria Assunta di Guspini che è stato costretto a chiudere o per il centro di Villamar che non è mai decollato. Non si possono sanare tutte le situazioni, occorre pensare di inserire le strutture in una rete che faccia parte del servizio sanitario regionale».

Annamaria Busia (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha puntato l’indice contro la precedente Giunta regionale che aveva deciso di trasformare la SGB in una residenza dei dismessi dagli Opg. «Il fatto che non sia stata realizzata la Rems non è stato un capriccio – ha detto Busia – non poteva essere realizzata perché la struttura era fatiscente e il personale non adeguato. Il San Giovanni Battista non era idoneo eppure è stato individuato come potenziale Rems. Quel progetto è fallito».

Busia ha poi ricordato il percorso individuato dal precedente commissario della SGB  Costantino Foddai.  «Era una soluzione che imponeva scelte coraggiose – ha rimarcato Busia – metteva in evidenza una struttura superiore agli standard attuali con 32 unità in eccesso, un surplus di personale che causava un buco di un milione di euro in bilancio».

Secondo Daniele Cocco (Sel) i 25 milioni erogati nel 2010 alla Sgb di Ploaghe hanno impedito di trovare una soluzione definitiva. «Oggi c’è la necessità di dare una risposta ai 200 lavoratori – ha detto Cocco – la proposta fatta da Ganau è quella in questo momento più praticabile. Occorre trovare le risorse per pagare subito gli stipendi ai lavoratori, poi la Giunta cercherà di risolvere definitivamente il problema».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha espresso preoccupazione per le posizioni di alcuni esponenti del PD che in aula hanno parlato di “carrozzoni” e di “scelte irresponsabili”.

«La questione non può essere liquidata in questo modo – ha detto Pittalis – la Sgb è una struttura unica in Sardegna, per questo ha la sua ragion d’essere. Noi riteniamo che quando si è deciso di dare 25 milioni per la Fondazione è stata una scelta responsabile».

Pittalis ha poi manifestato apprezzamento per la decisione del presidente del Consiglio di convocare una conferenza dei capigruppo ad hoc con gli amministratori locali e i sindacati.  «Siamo pronti a risolvere subito la questione anche con un provvedimento urgente, preoccupiamoci di mettere a disposizione le risorse da qui a un paio di mesi per i lavoratori. Se si è sbagliato prima non possiamo continuare a sbagliare – ha concluso Pittalis – si  pensi a un programma serio ma intanto si dia la certezza degli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato i colleghi alla calma. «Le posizioni assunte in conferenza dei capigruppo non sono cambiate – ha detto Cocco –  nessuno vuole speculare sulla vicenda,  non ci sono buoni e cattivi, nel 2010 ho presentato una mozione per la trasformazione della SGB da Ipab a Asp. Io ero firmatario del documento,  non ricordo che Pittalis abbia sostenuto un’idea di questo tipo».

Sui 25 milioni erogati alla Sgb, il capogruppo del Partito Democratico ha ricordato  la convergenza di tutte le forze politiche. «Credo però che i lavoratori abbiano bisogno adesso di certezze e prospettive  –  ha concluso Cocco – si pensi a pagare gli arretrati e si dia alla Giunta e al Consiglio il tempo di ragionare sulle questioni che riguardano la struttura di Ploaghe».

Intervenendo a nome della Giunta, l’assessore della sanità Luigi Arru ha voluto rassicurare in primo luogo i lavoratori sull’impegno per una soluzione positiva della situazione del San Giovanni Battista che, ha precisato, «deve rientrare nella riorganizzazione della rete sanitaria regionale, mentre la soluzione di ospitare in quel sito pazienti ex Opg non era percorribile». I margini ci sono, ha proseguito Arru, «anche perché nella stessa Asl di Sassari ci sono cinquanta persone nelle barelle che hanno superato la fase acuta e devono poter essere collocate altrove per poter seguire un percorso di riabilitazione presso le strutture pubbliche; non solo quindi c’è la massima attenzione dell’assessorato ma c’è anche l’impegno a verificare tutte le ipotesi possibili per accedere, in tempi brevi, a 16 milioni di fondi nazionali, a partire dalla trasformazione del San Giovanni in Asp, senza riduzioni di personale ma anzi potenziando le risorse umane e restando all’interno degli standard previsti dalla legge». Nessuno vuole chiudere il San Giovanni Battista, ha ribadito l’assessore della Sanità, «ma inquadrare quella struttura in una visione complessiva mentre, nell’immediato, occorre che i Comuni sistemino le loro esposizioni nei confronti del San Giovanni come ha fatto la Regione accelerando le procedure per il pagamento delle prestazioni». Ribadisco inoltre, ha concluso l’assessore, «l’impegno per la soluzione del problema degli arretrati maturati dai lavoratori lavorando, nello stesso tempo, per una assetto stabile della struttura in un quadro di razionalizzazione della nostra rete sanitaria che rappresenti un beneficio concreto anche per alcune tipologie di pazienti come gli autistici ed i malati di Alzheimer e le loro famiglie; stiamo lavorando a questo obiettivo per il quale abbiamo necessità di un certo periodo di tempo per definire compiutamente il percorso giuridico della trasformazione dell’ex Ipab in Azienda di servizi alla persona».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto una breve sospensione della seduta in modo da concordare le modalità di prosecuzione dei lavori.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «la vertenza in discussione non può vedere la politica divisa e per questo abbiamo cercato di fare un discorso di sintesi, senza nascondere le criticità esistenti e quelle in prospettiva; ragioni che portano il Consiglio ad esaminare, già nella prossima riunione, un provvedimento per mettere in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori e dare alla Giunta il tempo necessario, due-tre mesi, per individuare una soluzione strutturale».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito che «è necessario mettere in sicurezza gli stipendi dei lavoratori con l’impegno, nei prossimi mesi, di valutare la situazione con attenzione la situazione del San Giovanni Battista e di altre strutture presenti in Sardegna».

Il presidente Ganau ha preso atto della volontà comune di predisporre un ordine del giorno unitario ed ha sospeso la seduta, riconvocando il Consiglio per domattina alle 10.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Dopo l’ingresso in Consiglio regionale di quattro nuovi componenti, è stato costituito il nuovo gruppo dei “Cristiano Popolari Socialisti” al quale, oltre ai consiglieri Pierfranco Zanchetta e Antonio Gaia dell’Upc, hanno aderito anche Raimondo Perra del Psi e, per scelta “tecnica”, Walter Piscedda proveniente dal Pd. Il nuovo gruppo sarà presieduto dall’on. Pierfranco Zanchetta.

Questa la composizione aggiornata dei gruppi consiliari:

Area Popolare Sarda: Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Ignazio Tatti, Gianluigi Rubiu (Presidente)

Cristiano Popolari Socialisti: Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda, Pierfranco Zanchetta (Presidente)

Forza Italia Sardegna: Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda, Pietro Pittalis (Presidente)

Misto: Mario Floris, Gianni Lampis, Paolo Truzzu, Gaetano Ledda, Fabrizio Anedda (Presidente)

Partito Democratico: Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniela Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gian Mario Tendas, Pietro Cocco (Presidente)

Partito Sardo d’Azione: Marcello Orrù, Christian Solinas, Angelo Carta (Presidente)

Riformatori Sardi-Liberaldemocratici: Michele Cossa, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni (Presidente)

SEL Sardegna: Francesco Agus, Luca Pizzuto, Daniele Cocco (Presidente)

Soberania-Indipendentzia: Alessandro Collu, Eugenio Lai, Paolo Zedda, Emilio Usula (Presidente)

Sovranità, Democrazia e Lavoro: Anna Maria Busia, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu, Piermario Manca, Alessandro Unali, Roberto Desini (Presidente).

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Hanno prestato giuramento questo pomeriggio i quattro nuovi consiglieri regionali Pier Franco Zanchetta, Antonio Gaia, Gianfranco Congiu e Gianni Lampis.

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il provvedimento relativo alla sostituzione dei quattro consiglieri regionali dichiarati decaduti dal Consiglio di Ststo. Il presidente Gianfranco Ganau ha letto l’ordinanza cautelare della quinta sezione del Consiglio di Stato, con cui sono state respinte le istanze dei consiglieri esclusi Efisio Arbau, Michele Azara, Gavino Sale e Modesto Fenu ed ha invitato i subentranti Gianfranco Congiu, Antonio Gaia e Pier Franco Zanchetta ad entrare in Aula e prestare giuramento ai sensi della legge. Dopo aver comunicato l’elezione del consigliere Paolo Truzzu alla carica di vice presidente della Giunta per le elezioni ha informato l’Aula di una nota della stessa Giunta che, prendendo atto della citata sentenza Consiglio di Stato, si propone la sostituzione del consigliere escluso Modesto Fenu con il signor Gianni Lampis.
Successivamente, il presidente Ganau ha informato il Consiglio che, in base alla decisione della conferenza dei capigruppo, i consiglieri potranno intervenire per un tempo massimo di 5 minuti e, subito dopo, ha dato la parola al relatore del provvedimento Anna Maria Busia (Sdl).
Il consigliere Mario Floris, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha affermato che si sta affrontando «un problema con impatto mediatico straordinario che continuerà ancora; non era perciò opportuno contingentare i tempi dato che sono in gioco composizione e prerogative del Consiglio regionale, per questo è sbagliato chiudere tutto con una “sveltina”, mentre occorre chiarezza sui riflessi voto per i singoli consiglieri».
Il presidente ha risposto che quella dei capigruppo è una proposta rivolta all’Aula e l’ha sottoposta al voto del Consiglio, da cui è stata approvata.
La consigliera Busia, aprendo la sua relazione, ha dichiarato che «le sentenze vanno rispettate anche quando non sono gradite le motivazioni e la vicenda imponeva un percorso molto dettagliato senza margini di discrezionalità, altrimenti si sarebbe posta in dubbio la facoltà del giudice di intervenire sulla procedura elettorale; serviva in altri termini una attuazione concreta della decisione perché questo era il mandato della Giunta delle elezione nel rispetto di tutte le persone coinvolte a vario titolo, compresi gli elettori». «Sul punto – ha proseguito – c’è peraltro una decisione delle sezioni unite civili della Cassazione del 2004 che esclude la possibilità di porre un problema di esecutività della pronuncia giudiziale, che come tale non richiede alcuna forma di ottemperanza ma solo la presa d’atto; inoltre non ha rilevanza l’omissione relativa al quarto consigliere subentrante perché si affermavano comunque la decadenza degli altri esclusi ed il criterio per la loro sostituzione». «ll Consiglio – ha detto ancora la Busia – doveva prendere atto delle determinazioni della sentenza, anche per ciò che concerne la composizione dell’Assemblea nella sus articoloazione di maggioranza ed opposizione; su questo la Giunta per le elezioni ha indicato Vanni Lampis come da verbale della Corte d’Appello e tale decisione viene ora proposta all’Aula».
Il consigliere Mario Floris (Misto), ha ribadito che a suo avviso «la vicenda mette in gioco non solo diritti ed interessi di persone ma la stessa credibilità dell’istituzione regionale; si è verificato un fenomeno che ha trasformato i consiglieri regionali in operatori del diritto incartando di fatto il Consiglio e delineando ipotesi di grande incertezza anche per il futuro». «D’altra parte – ha aggiunto – la giurisprudenza della Corte dei conti indica precise responsabilità per gli atti compiuti dagli organi politici». Floris ha concluso annunciando il suo voto contrario, «perché l’argomento non compete all’Aula e gli errori dei giudici devono essere corretti dai giudici».
Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha espresso alcuni dubbi sulla relazione della consigliera Busia e pur non volendo entrare entro nel merito, ha sostenuto che «il Consiglio non può decidere chi ne fa parte», annunciando che non parteciperà allo scrutinio.
Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «per fugare ogni dubbio, è importante ribadire che il Consiglio non è un’aula di tribunale e non decide le sorti di nessuno ma deve essere rispettoso delle decisioni degli organi giurisdizionali, come ha chiaramente spiegato la collega Busia». «Non stiamo interpretando nulla – ha detto ancora il consigliere – ma solo prendendo atto di quando deciso a suo tempo dalla Corte d’Appello di Cagliari in relazione alla situazione del signor Gianni Lampis; non ci sono quindi situazioni di illegittimità».
Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha premesso che non si vuole mettere in discussione la decisioni dell’autorità giudiziaria, ma a suo giudizio si è creata una situazione strana, in cui «da una parte il Consiglio ha piena autonomia legislativa in materia elettorale al punto che può escludere oltre 100.000 elettori dalla rappresentanza mentre, dall’altra, deve subire decisioni dello Stato che stravolgono la legge elettorale; allora non si capisce in cosa consista l’esercizio della competenza legislativa esclusiva». «Stiamo per prendere una decisione – ha proseguito – che sicuramente darà spazio ad altri momenti di confusione istituzionale; la sentenza va rispettata ma essa stessa non appare rispettosa della volontà degli elettori».
Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha assicurato la partecipazione del suo gruppo al voto, il cui significato è quello di «affermare la correttezza dell’operato della Giunta per le elezioni; noi, a suo tempo, non abbiamo votato la legge elettorale e ne abbiamo denunciato le carenze, ma ora bisogna affermare la dignità delle istituzioni e su questo non sono ammesse speculazioni».
Il consigliere Mario Floris (Misto) ha manifestato critiche sul provvedimento in discussione: «Non siamo giudici né giuristi e mi chiedo perché la Giunta abbia deciso da sola a luglio senza un passaggio in Assemblea mentre ora vuole trasferire il problema al Consiglio». «Da allora ad oggi – ha concluso – non è successo nulla, anzi tutti i giuristi consultati hanno detto che la Giunta non ha nessun potere».
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, ha affermato la necessità di rispettare la sentenza come ha dimostrato la collega Busia, osservando che «prima non si è arrivati in Aula a causa della sospensiva del Consiglio di Stato; poi tutti possono tutelare i loro diritti nelle sedi opportune come potrebbe fare anche il mio partito ma il voto cui siamo chiamati non riguarda queste situazioni».
Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha annunciato il voto favorevole, definendo la relazione della consigliera Busia «chiara ed esaustiva; nessuno si può sostituire agli organi giurisdizionali e del resto il verbale della Corte d’Appello con cui veniva indicato Lampis come 24esimo consigliere dell’opposizione, non lasciava spazio ad interpretazioni diverse».
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha precisato che il Consiglio è chiamato a prendere atto sentenza del Consiglio di Stato ma, ha specificato, «la questione riguarda le istituzioni ed il Consiglio non può fare una cosa diversa da quella che si accinge a fare; non si può mettere in discussione la presa d’atto una sentenza, poi la vicenda proseguirà in altre sedi ma ciò non riguarda il Consiglio regionale che, a questo punto, deve riprendere a lavorare al servizio della Sardegna».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione il provvedimento, che il Consiglio ha approvato con 40 voti favorevoli ed uno contrario.
Al termine dello scrutinio ha prestato giuramento il nuovo consigliere regionale Gianni Lampis.
L’Aula è passata poi all’esame del secondo punto all’ordine del giorno: il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale per l’approvazione del Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2014.
Il presidente Ganau ha dato la parola al relatore del documento, il presidente della Terza commissione “Bilancio” Franco Sabatini.
Il relatore  ha ricordato che il rendiconto «è stato elaborato per l’ultimo anno ai sensi della legge regionale di contabilità n. 11 del 2006. A decorrere dal 2015, infatti, il consuntivo sarà redatto secondo le disposizioni del decreto legislativo n. 118 del 2011, provvedimento che  consente di rinviare all’esercizio 2016 l’adozione da parte della Regione dei principi applicati riguardanti la contabilità economico-patrimoniale e l’attuazione del bilancio consolidato con i propri enti ed organismi strumentali, aziende, società controllate e partecipate».
Il presidente della Terza Commissione ha poi elencato nei dettagli i risultati di bilancio del 2014: «Si evidenzia un disavanzo al 31 dicembre 2014 di quasi 505 milioni di euro determinato dall’accantonamento di una quota del risultato di amministrazione di euro 530 milioni per la copertura della reiscrizione dei residui perenti in conto capitale in applicazione del decreto legislativo n. 118 del 2011. Disavanzo che, dopo l’accertamento straordinario dei residui attivi e passivi, è stato rideterminato al 1°gennaio 2015 in oltre un miliardo di euro (1.005.625.656,65), al netto del debito autorizzato e non contratto di 504.971.572,63».
Sabatini ha concluso il suo intervento sollecitando una rapida approvazione del provvedimento.
Il presidente Ganau ha quindi dato la parola alla Giunta. L’assessore al Bilancio Raffaele Paci, dopo aver annunciato il parere favorevole dell’esecutivo, ha sottolineato che «il fondo di accantonamento consentirà nel corso degli anni un graduale riassorbimento del disavanzo con chiaro sollievo degli enti locali che hanno il problema delle somme perenti».
Non essendoci dichiarazioni di voto, l’Aula ha approvato il passaggio agli articoli che sono stati approvati in rapida successione. Prima del voto finale, il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno della minoranza contro la legge n. 107 sulla riforma della scuola e del sistema dell’istruzione.
Alessandra Zedda (Forza Italia) ha illustrato il documento chiarendo la ratio dell’iniziativa: «La scuola attraversa un momento di grave difficoltà – ha detto Zedda – insegnanti, alunni e genitori sono davanti a uno dei periodi più difficili. La riforma è lesiva delle leggi e della Costituzione. Ciò che appare ancora più grave è che viene disatteso l’articolo 5 dello Statuto che afferma l’autonomia e la specificità della scuola sarda».
Alessandra Zedda ha quindi sollecitato l’impugnazione da parte della Regione della legge 107 davanti alla Corte Costituzionale offrendo la disponibilità della minoranza a un accordo per una battaglia unitaria nei confronti del Governo.
Sull’argomento è intervenuta Anna Maria Busia (Cd) che ha chiesto una sospensione di cinque minuti accordata dal presidente Ganau.
Alla ripresa dei lavori, ha preso la parola il presidente della Giunta Francesco Pigliaru. «La scuola è uno degli argomenti fondamentali attorno a cui ruotano le speranze della Sardegna – ha detto il presidente – il Progetto “Iscola” è stato finanziato con 190 milioni di euro. E’ un argomento che va affrontato con serietà. Questo ordine del giorno crea qualche difficoltà perché non consente una riflessione approfondita». Francesco Pigliaru ha poi affermato di condividere alcuni punti del documento, in particolare il riferimento al dramma dei docenti sardi costretti a migrare in altre regioni: «Il tema è serio – ha sottolineato Pigliaru – così come è urgente rivedere i parametri con i quali lo Stato calcola gli organici della scuola sarda. Un ragazzo del Sud perde due anni di competenze rispetto a uno del Nord. Noi abbiamo il dovere di fare proposte allo Stato italiano. Siamo disposti a un confronto e ad accogliere suggerimenti che possano migliorare la situazione. Serve però una riflessione più ampia». Il presidente ha quindi chiesto il ritiro dell’odg e proposto una giornata di dibattito sul tema della scuola e dell’istruzione in generale.
A Frqncesco Pigliaru ha risposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Prendiamo atto delle dichiarazioni del presidente e delle interlocuzioni che ci sono in atto con il Governo. Avremmo voluto però una presa di posizione netta e decisa per quelle parti della legge che sacrificano diritti e interessi dei docenti sardi. Su questo aspetto insistiamo e vorremmo che ci fosse una maggiore attenzione da parte della Giunta». Pietro Pittalis ha quindi chiesto una breve sospensione per verificare la disponibilità al ritiro del documento da parte degli altri gruppi di minoranza.
La richiesta è stata accolta dal presidente Ganau che ha sospeso la seduta per alcuni minuti.
Alla ripresa dei lavori è intervenuto il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni. «Cogliamo con favore la disponibilità del presidente Pigliaru a discutere di scuola, il problema è serio e va dibattuto attentamente – ha detto Dedoni – la questione è complessa e non riguarda solo la “buona scuola”, non è corretto però che si discuta fuori da quest’aula». Attilio Dedoni ha quindi proposto di convocare una seduta straordinaria del Consiglio per la prossima settimana.
Sulla proposta di Dedoni è intervenuto il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha invitato l’opposizione al ritiro dell’ordine del giorno e offerto la disponibilità della maggioranza a dedicare  un’intera giornata all’argomento, proponendo la data del 22 settembre.
Ha quindi preso la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «L’ordine del giorno chiedeva alla Giunta di impugnare la legge. Abbiamo capito che non c’è la volontà politica ad accogliere la nostra proposta. La subordinata è parlare di scuola – ha affermato l’esponente della minoranza – è una magra consolazione, mi fido della capacità del presidente Pigliaru di stupirci con soluzioni alternative rispetto a quelle proposte da noi. Se questo dibattito servirà a fare chiarezza ben venga. Si vada pure a martedì 22».
Gianfranco Ganau ha quindi preso atto del ritiro dell’ordine del giorno da parte dell’opposizione e annunciato la convocazione del consiglio per martedì 22 settembre che dovrà essere ratificata dalla conferenza dei Capigruppo.
L’aula è quindi passata alla votazione finale del Rendiconto della Regione per l’esercizio finanziario 2014 che è stato approvato con 30 voti favorevoli.
Il presidente del Consiglio Ganau ha quindi aperto la discussione sulla Pl 239 ed ha concesso la parola al primo firmatario e relatore del provvedimento, Gianmario Tendas (Pd). L’esponente della maggioranza ha, in apertura del suo intervento rivolto un ringraziamento ai componenti la Quinta commissione consiliare ed in particolare ai rappresentanti le forze dell’opposizione per la “collaborazione e la disponibilità” mostrata nel confronto sulla proposta di legge (approvata in commissione all’unanimità) che in sostanza aggiorna le disposizioni contenute nella legge regionale n. 39 del 1956, in particolare per quanto attiene le acque interne e lagunari con «l’obiettivo di definire un quadro normativo più chiaro ed efficace che riafferma la legittima titolarità sui beni oggetto di concessione e l’esclusività delle attività di pesca ma che definisca e uniformi su tutto il territorio regionale le misure di tutela dei compendi e la repressione delle pratiche illecite».
Per quanto attiene quest’ultimo aspetto, il consigliere Tendas ha più volte ribadito l’opportunità di una normativa più stringente, tale da scongiurare le diverse situazioni di tensione che si registrano tra gli addetti alla vigilanza e i trasgressori delle norme che regolano le attività di pesca in laguna e nelle acque interne.
Il consigliere del Pd, Antonio Solinas ha denunciato il perdurare di situazioni “illegalità” nei compendi ittici di proprietà della Regione che sono stati dati in concessione alle cooperative o ai consorzi di cooperative e che «oggi non possono contare su efficaci strumenti legislativi per far cessare il fenomeno delle ruberie».
Antonio Solinas ha quindi auspicato una rivisitazione delle gestioni e una rivalutazione dei compendi ittici dal punto di vista ambientale. «Il settore pesca – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – può dare molto di più alla Sardegna, sia in in termini di occupazione che di reddito». Antonio Solinas ha concluso con l’invito a scongiurare il rischio che «in pochi siano chiamati a gestire un bene pubblico mentre è opportuno che chi rispetta le regole per l’utilizzo degli stagni deve poterci lavorare».
L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, nell’esprimere il parere favorevole della Giunta alla Pl 239 ha sottolineato i numerosi problemi che derivano dal perdurare delle attività illegali. L’assessore Falchi ha inoltre ribadito che i «compendi ittici sono un bene dei territori e che come tali devono essere utilizzati per generare maggiori posti di lavoro». «Con questa norma mettiamo ordine nel settore – ha concluso Elisabetta Falchi – e lavoreremo per garantire un migliore sfruttamento della risorsa pesca e garantire la tutela degli equilibri delle lagune».
L’Aula ha quindi approvato il passaggio agli articoli e il presidente del Consiglio Ganau ha annunciato la presentazione di un emendamento (Tendas e più) che sostituisce l’intero articolo 1 (Vigilanza e sanzioni) e sul quale hanno espresso parere favorevole sia la Giunta che il relatore.
Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha fatto osservare che al comma 3 dell’emendamento si prevede di reimmettere in acqua all’interno dello specchio acqueo dal quale è stato prelevato, il pescato prelevato senza il consenso del concessionario. «Tale disposizione – ha dichiarato Michele Cossa – rischia di essere di difficile applicazione e c’è il rischio di far morire il pescato». Michele Cossa ha quindi proposto con un emendamento orale, di abrogare le parti del comma 3 evidenziate.
Dopo il parere favorevole del relatore Tendas, all’osservazione formulata dal consigliere Cossa, il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento che stabilisce, in sintesi, le sanzioni per chiunque peschi nelle cosiddette acque concesse senza il consenso del concessionario e rapporta le sanzioni amministrative alla quantità di pescato prelevato illegalmente.
L’emendamento che sostituisce l’articolo 1 è stato quindi approvato dall’Aula con 45 voti a favore e con il medesimo scrutinio è stato approvato l’articolo 2 che stabilisce l’entrata in vigore della legge nel giorno della sua pubblicazione sul Buras.
Il testo finale della legge è stato approvato, invece, con 44 voti.
A conclusione della votazione il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la discussione del disegno di legge n. 253 presentato dalla Giunta regionale “Modifiche all’articolo 16 della legge regionale 14 novembre 2000, n. 21 (Adeguamento delle provvidenze regionali a favore dell’agricoltura agli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo e interventi a favore delle infrastrutture rurali e della silvicoltura)”.
Il relatore Luigi Lotto (Pd) ha spiegato che la Giunta ha presentato il disegno di legge  per modificare la scadenza (dicembre 2015) della legge 40, approvata nel 2013, per consentire la notifica del regime di aiuti alla commissione europea in tempi utili per disporre delle risorse a partire dal 2016 ed ha fissato la nuova scadenza nel 2021, così da assicurare l’operatività dell’agenzia regionale allevatori.
L’esponente della maggioranza ha quindi annunciato la presentazione di un emendamento (Lotto e più) che sopprime il comma 1 dell’articolo 1 «per rendere la legge più “asciutta” ed evitare possibili disguidi politico-burocratici in sede comunitaria».
Aperta la discussione generale, la giunta ha espresso il parere favorevole con l’intervento dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi che ha ringraziato la commissione consiliare per il lavoro svolto e l’intero consiglio per la rapida discussione in Aula. «La notifica del regime di aiuti alla commissione europea – ha concluso Falchi – avverrà nei tempi utili per dare continuità alle attività ed evitare così gli inconvenienti sorti nel 2014».
Approvato il passaggio agli articoli, il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha lamentato il protrarsi di interventi a favore dell’associazione regionale allevatori che – a suo giudizio – svolge compiti e funzioni che potrebbero essere garantite dall’agenzia regionale Laore. Quindi, l’assemblea ha dato il via libera all’emendamento che sopprime il comma 1 dell’articolo articolo 1 (39 sì e 3 no) ed ha approvato l’articolo 1 (modifiche all’articolo 16 della legge n. 21/2000 “Aiuti alle associazioni degli allevatori e proroga applicazione”) con 40 sì e 4 no.
Aperta la discussione sull’articolo 2 (norma finanziaria) non essendoci iscritti a parlare, l’Aula ha proceduto con la sua approvazione (39 si e 4 no) e sempre con 39 voti a favore e 4 contrari è stato approvato il testo finale.
Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato “tolta” la seduta ed ha annunciato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge n. 249 (Pietro Cocco e più) “Variazioni urgenti al bilancio della Regione per l’anno 2015, proroga di termini e disposizioni varie” e la proroga dei commissari delle Aziende sanitarie e del commissario di Area.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 249 (“Variazioni urgenti al bilancio della Regione per l’anno 2015, proroga di termini e disposizioni varie”) che è arrivata all’attenzione del Consiglio in base alla procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del regolamento.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Misto), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che «fin dall’inizio della legislatura, augurando a tutti buon lavoro, avevo auspicato la fine della pratica del 102 che non si può chiedere su ogni cosa; fu pensato per grandi emergenze come le calamità naturali, mentre oggi si fanno pasticci e si infilano nella legge emendamenti che non c’entrano nulla; è tutto un sistema che va rivisto perché altrimenti i consiglieri regionali non sono nelle condizioni di esprimere una valutazione compiuta sui singoli provvedimenti, si tratta di un problema che va urgentemente affrontato in sede di Giunta per il regolamento».

Il presidente Ganau ha riposto assicurando che il problema dell’iter delle leggi regionali sarà sottoposto alla Giunta per il regolamento subito dopo la pausa estiva.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha precisato che il provvedimento in esame sostituisce un analogo disegno di legge della Giunta che interveniva sugli stessi temi: fondi per il trenino verde, proroga dei termini per i contratti dei precari delle province, misura di particolare urgenza dopo i pesanti tagli dello Stato che hanno ridotto significativamente le entrate degli enti.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «francamente sarebbe stato giusto aspettarsi provvedimenti più corposi ed importanti per l’economia della Sardegna; abbiamo invece di fronte interventi minimi, a cominciare dalla scelta dei precari da sostenere che appare riduttiva rispetto alla grande complessità del tema, perché non è che quelli della provincia di Cagliari debbano avere un trattamento di favore». Riprendendo alcuni passaggi del dibattito svolto nelle commissioni, Locci ha parlato di «vicende scandalose sulle procedure di reclutamento dei precari nella pubblica amministrazione regionale; dovremo perciò occuparci a fondo di questi temi, mentre il Consiglio fa di tutto tranne che affrontare i nodi strutturali della Sardegna». La Giunta, dal canto suo, ha lamentato il consigliere, «è immobile soprattutto nei confronti degli Enti locali; la spesa è ferma e i Comuni aspettano ancora i soldi della seconda metà del 2014 e siamo ad agosto del 2015, di qui i forti dubbi rispetto ad obiettivi del provvedimento in esame che rischia di essere l’ennesima legge che non produrrà nessun risultato».

Il consigliere Walter Piscedda (Pd) si è detto «abbastanza d’accordo con Locci, nel senso che la vicenda del precariato va messa a regime e l’argomento va affrontato di petto anche in vista della riforma degli Enti locali, altrimenti non saremo credibili; non bisogna interpretare il precariato a seconda delle circostanze ma definire un intervento organico che comprenda, ad esempio, anche quelli di Csi e Cesil che non possono essere esclusi, magari facciamo qualche sponsorizzazione sportiva in meno ma bisogna farlo».

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha affermato che «siamo davanti a questo generoso contributo al caos normativo regionale, ad un provvedimento omnibus che non affronta nessun nodo della crisi che grava sulla Sardegna, si continua ad affrontare i problemi in modo parcellizzato e a rastrellare risorse da una parte e dall’altra, a formulare proposte che polverizzano l’ordinamento regionale». L’art.2, ha aggiunto Solinas entrando nel merito della legge, «è di dubbia illegittimità perché introduce la figura del commissario a vita prevedendo questa figura fino all’insediamento dei nuovi organi di Area, così si prefigura una patologia del sistema e, se questa è la qualità legislativa del nostro Consiglio, serve davvero una riflessione di tutti».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ricordato che «questa legge arriva dopo l’approvazione della riforma della pubblica amministrazione che pone molti problemi nuovi, dalla licenziabilità dei dirigenti alla cancellazione segretari comunali, dalla riduzione del numero delle prefetture al taglio delle camere di commercio; ebbene, di fronte a tutto questo noi con un 102 rattoppiamo qualche situazione rinviando a chissà quando le soluzioni vere, seguendo il solito sistema della politica che non decide ma prima o poi, ad iniziare dai precari, si dovrà arrivare ad un redde ratione». Un modo di legiferare che non ci piace, la nostra Regione come è nel mirino come tutte le Regioni speciali e per questo dovremo impegnarci a fare ove possibile meglio dello Stato, sta accadendo il contrario, a volte con scelte discutibili ma sta accadendo e noi siamo in retroguardia

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha criticato la legge perché indice, a suo avviso, «di una capacità insufficiente di legiferare e di un grave difetto di programmazione, della mancanza di un orizzonte preciso rispetto alle cose da fare; noi siamo qui per senso di responsabilità ma va ricordato che su molte cose la maggioranza doveva intervenire prima a cominciare dai precari delle società in house dei Comuni che, al pari di quelli della Province, non possono essere dimenticati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto polemicamente che «non si finisce mai di imparare; ho dato come capogruppo il mio assenso ad un testo diverso da quello arrivato in Aula, che contiene una sorta di cavallo di troia perché nel frattempo stanno arrivando altri emendamenti ma non si può saltare a piè pari il dibattito ed il confronto in commissione; la procedura seguita non è condivisibile e mi chiedo se in futuro darò nuovamente il assenso all’applicazione dell’art. 102».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, nel condividere gli argomenti de collega Carta, ha assicurato che l’art.102 sarà applicato solo per le vere urgenze sottolineando che, «l’accordo della conferenza dei capigruppo è stato costruito con questo scopo e con questi obiettivi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha dichiarato che «ciò che è arrivato in Aula è solo quanto concordato con i capigruppo, mentre sui precari si è fatto un discorso ad ampio raggio ma ovviamente non tutte le situazioni potevano essere ricompresi all’interno di un provvedimento sottoposto all’Aula con il 102; c’era invece l’esigenza di mettere in sicurezza i lavoratori delle Province di Cagliari e Nuoro; per il resto c’è stato l’impegno comune di affrontare questi problemi a settembre, dalle stabilizzazioni ai lavoratori in utilizzo alle società in house dei comuni, di tutto questo si occuperanno le commissioni e queste sono le priorità sulle quali siamo tutti d’accordo».

Il consigliere Roberto Desini (Sdl), ha definito il provvedimento «senza forzature, che tiene conto di alcune situazioni di vera emergenza e pone le basi per alcuni importanti impegni comuni dell’Aula per inserire nell’agenda delle commissioni il problema dei lavoratori precari della pubblica amministrazione, tema che merita una assoluta priorità».

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha fortemente criticato «l’abuso del 102 che da strumento di emergenza è diventato prassi abituale, questo non è il sistema corretto, così non si aiuta il dia logo e non si migliora la qualità della nostra democrazia; per quanto ci riguarda, abbiamo dato un consenso limitato agli articoli della legge ma non agli emendamenti e particolarmente ad alcuni che riguardano la sanità». Dovremo occuparci di altro, ha esortato, «anche perché stasera avremo sotto il nostro palazzo 400 lavoratori in utilizzo che da mesi non ricevono stipendio». Rubiu ha concluso annunciando, per il futuro, «molto più rigore nell’applicazione dell’art.102».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rivendicato al suo gruppo una posizione ispirata al senso di responsabilità, «tenendo conto delle questioni di merito ed anche per introdurre il tema relativo all’impegno sui lavoratori precari della Regione a vario titolo, che per fare il miglior lavoro possibile si è scelto di sottoporre all’attenzione della commissione a partire dalla ripresa di settembre». Per il resto, ha osservato Pittalis, «la maggioranza si assuma responsabilità di mettere dentro altre cose come la proroga dei commissari della sanità; è la certificazione del fallimento. Dalla riforma siamo arrivati ad una ipotesi di modifica di rete ospedaliera su cui si sta litigando ogni giorno, fra le critiche di tutti gli operatori del settore». Serve invece un esame di coscienza ed un confronto serio, ha aggiunto Pittalis, che finora è mancato: «Chiedetevi piuttosto se i commissari hanno fatto bene, se siano giustificate proroghe senza valutazione, se le liste d’attesa già lunghissime e intollerabili siano ancora più lunghe, se sia giusto spostare Urologia da Nuoro ad Oristano solo per una questione di campanile». Noi, ha detto ancora il capogruppo di Forza Italia, «faremo opposizione senza pregiudizi  purché la maggioranza si confronti nel merito; la sanità deve funzionare come l’ambiente dove ci sono persone che aspettano risposte, come l’agricoltura che continua a soffrire, il problema non è solo della quantità di risorse ma di qualità della spesa e, almeno sulle questioni più importanti, la politica deve essere unita». E’ facile dire male del governo, ha concluso Pittalis, «perché magari manda le scorie nucleari in Sardegna, ecco perché il presidente Pigliaru deve chiedere subito una audizione in Consiglio dei Ministri; non si può fare niente quando i buoi sono scappati dalla stalla».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha voluto ringraziare il Consiglio per la procedura d’urgenza seguita che, ha precisato, «neanche io amo, preferisco un iter completo dei lavori anche se comprendo che occorre colmare il vuoto normativo provocato dalla scadenza del mandato dei commissari Asl; poi c’era un impegno comune su precari delle province e si è scelto questo veicolo normativo». Con questo provvedimento, ha proseguito l’assessore, «non stiamo facendo alta programmazione o grandi cambiamenti ma manutenzione normativa e per farla ci vuole una legge, avviene in tutte le assemblee e dobbiamo tenerne conto; tuttavia, si affronta un problema importante come quello delle province, messe in ginocchio per colpa dei tagli scellerati del governo che ha pensato di chiuderle ma dimenticando che ci sono funzioni importanti che devono essere svolte». Con lo stanziamento di 3 milioni, ha precisato Paci, «diamo una risposta almeno al 31 dicembre, poi ribadisco l’impegno di affrontare il tema del precariato a tutto campo, auspicando una riflessione comune anche sul fondo unico che non può essere elusa, la faremo per quanto riguarda l’Esecutivo insieme all’assessore Erriu anche in conferenza regione Enti locali». Stiamo lavorando poi, ha continuato l’assessore, «sui cantieri verdi, per i quali in settimana sarà approvata una specifica norma in Giunta mentre le risorse saranno nella finanziaria; è vero che ci sono ritardi anche per la difficoltà di intervenire su contabilità dei Comuni». Entrando nel dettaglio della legge, l’assessore ha fatto un riferimento agli emendamenti della Giunta «che contengono altre misure di manutenzione prevalentemente tecniche, nel quadro comunque di una programmazione unitaria delle risorse coerente con una visione del governo, anche in sanità dove una riforma organica mancava da vent’anni; entro 60 giorni tireremo le somme, in una situazione oggettivamente nella quale si intravedono tuttavia ma spiragli di ottimismo».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è quindi passati alla discussione dell’articolo 1 e dei relativi emendamenti.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sull’emendamento n.4 presentato dalla Giunta regionale che modifica la legge n. 2 del 2007 introducendo importanti novità sulle modalità di erogazione del Fondo unico degli Enti locali finora regolato da anticipazioni trimestrali. L’emendamento propone un sistema di trasferimento subordinato ai criteri determinati dalla Giunta regionale, previa intesa in sede di Conferenza Regione-Enti locali. 

«Con questo emendamento si cancella di fatto il Fondo unico – ha affermato Locci – il cambio del sistema contabile adottato dalla Regione Sardegna, contrariamente a quanto deciso da altre regioni a Statuto Speciale, crea un cortocircuito e produce un disastro nella programmazione degli Enti locali».

Il consigliere di minoranza ha poi contestato la decisione di attribuire alla Giunta la potestà di definire i criteri di erogazione delle risorse ai Comuni, previa intesa con la Conferenza degli Enti locali. «Si tratta di un’operazione di neocentralismo – ha concluso Locci – si toglie ai comuni la possibilità di programmare».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia), il provvedimento in questione non è un’operazione di “manutenzione contabile” come affermato dall’assessore Paci. «Non si possono cambiare le carte in tavola – ha detto Tedde – questa norma tenta di coprire immense voragini di bilancio con pannicelli caldi». Per l’esponente azzurro, gli emendamenti proposti dalla Giunta e dalla maggioranza certificano la mancanza di un disegno complessivo, l’assenza di una programmazione unitaria delle risorse».

Tedde ha poi concentrato la sua attenzione sull’emendamento n.5 che proroga gli incarichi dei commissari delle Asl fino al 31 dicembre 2015. «Ciò impone una riflessione sulla gestione della sanità sarda – ha sostenuto Tedde – il deficit aumenta, i mali del sistema sanitario si sono aggravati. E’ stata fatta una finta riforma che serviva a commissariare le Asl, avete sostituito i direttori generali ma i commissari non sono riusciti a svolgere i compiti assegnati. Più che alla proroga bisognava pensare alla sostituzione di alcuni commissari che hanno dimostrato di non avere le capacità per ricoprire quel ruolo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha difeso l’impianto del Fondo Unico per gli Enti locali. «La normativa esistente dava punti di riferimento precisi che consentivano ai Comuni di programmare la spesa – ha detto Carta – con la proposta di oggi questo sistema viene profondamente modificato».

Il capogruppo sardista ha poi invitato il Consiglio a rivedere i criteri di ripartizione delle risorse agli Enti locali. «Non è più pensabile ripartire il 40% del Fondo Unico in quote eguali, è una sperequazione insostenibile. Occorre garantire la sopravvivenza di tutti i comuni ma con criteri più equi. Il Consiglio se ne faccia carico».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato con 43 voti a favore e 3 contrari.

Via libera anche all’emendamento n.1 che modifica l’articolo 5 della Legge finanziaria del 2015 nella parte in cui vengono stabiliti i criteri di erogazione di 40 milioni di euro destinati alla realizzazione di opere di competenza degli Enti locali. L’emendamento attribuisce alla Giunta la potestà di stabilire i tempi di rimborso delle somme erogate qualora debbano essere restituite dai Comuni alla Regione.

Disco verde, inoltre per gli emendamenti n. 2 (che stanzia ulteriori 800mila euro per la prevenzione degli incendi in aree di proprietà della Regione) e n.3 sul sistema di cofinanziamento della programmazione comunitaria.   

Si è poi aperta la discussione sull’emendamento n.4 presentato dalla Giunta regionale che modifica la legge n.2 del 2007 introducendo importanti novità sulle modalità di erogazione del Fondo unico degli Enti locali. Ignazio Locci (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso in precedenza: «Ci sono comuni di serie A e comuni di Serie B – ha detto il consigliere di minoranza – con questo emendamento si disconosce l’importanza del Fondo Unico e si introduce un sistema di incertezze».

Giudizio condiviso da Giuseppe Fasolino (Forza Italia) che, dopo aver annunciato il suo voto contrario all’emendamento, ha ricordato le difficoltà vissute dai Comuni sardi negli ultimi anni. «L’unica certezza per fare un bilancio di previsione era rappresentata dal Fondo Unico – ha detto Fasolino – questo emendamento mette in discussione tutto, i Comuni devono avere la possibilità di programmare».

Sul punto è voluto intervenire l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, per alcune precisazioni. «Questo passaggio è frutto di una negoziazione in sede di Conferenza Regioni-Enti Locali su richiesta di alcun amministrazioni locali – ha detto Erriu – con il nuovo bilancio armonizzato si consente a tutti i Comuni di poter gestire meglio i flussi di cassa. Sul sito Sardegna Autonomia ci sono i bilanci degli ultimi cinque anni di tutti gli enti locali con l’indicazione del costo pro capite per i servizi per i cittadini di tutti i comuni della Sardegna. Questo consentirà di capire come vengono spesi i soldi e quali sono le modalità di trasferimento. Questa è una norma importante per mettere in sicurezza i bilanci e la finanza locale».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato che l’emendamento è frutto di un percorso condiviso con l’Anci. «Questo provvedimento agevola i Comuni in sofferenza nell’elaborazione dei bilanci di previsione – ha detto Cocco – mi auguro che nelle risorse messe a disposizione ci siano anche quelle per la cantieristica verde».

Per Angelo Carta (Psd’Az)  la cancellazione del Patto di stabilità e la nuova disciplina del bilancio armonizzato avrebbero dovuto consentire ai comuni di risolvere i loro problemi. «Così non è stato – ha affermato Carta – non mi convince l’introduzione di una norma che attribuisce alla Giunta la potestà di stabilire i criteri di trasferimenti delle risorse senza dare un termine. Come faranno i Comuni a fare i bilanci se non conoscono le date del trasferimento delle anticipazioni di cassa?».

Roberto Desini (Centro democratico) ha rivolto l’invito alla Giunta di procedere in tempi rapidi al saldo delle somme del Fondo Unico 2014 e auspicato una modifica dei criteri di ripartizione della quota fisse destinata ai comuni. «Non è possibile che un comune di 100 abitanti abbia la stessa quota fissa di Cagliari – ha detto Desini – si  riveda l’attuale ripartizione che comporta una diversità di trattamento».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, condividendo le valutazioni dei colleghi Locci e Fasolino ha invitato gli stessi a votare a favore dell’emendamento. «La norma dice che non essendoci più il patto di stabilità le risorse possono essere dirottate ai comuni immediatamente e non più con anticipazioni trimestrali – ha sostenuto Cocco – le amministrazioni potranno avere le somme in un’unica soluzione. E’ un tentativo di miglioramento. Regione ed Enti Locali stabiliranno entro quali termini i danari dovranno essere trasferiti ai comuni». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n .4 che è stato approvato con 30 voti a favore e 18 contrari.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento 7 (Sabatini e Oppi) che autorizza per l’anno 2015 la spesa di 10mila euro per la legge 30 giugno 2011, n. 13 (Istituzione del 28 luglio quale giornata regionale in ricordo di tutte le vittime degli incendi in Sardegna). Il testo è stato approvato con 49 voti a favore e 1 contrario. Al termine della votazione il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha esortato l’Aula a istituire, in un successivo provvedimento, anche una giornata in ricordo dei sette operai forestali di Anela morti in un incendio il 31 luglio del 1945.

Il presidente ha poi aperto la discussione sull’articolo 2 e sugli emendamenti. L’articolo 2 prevede la proroga del commissario di Area “di sei mesi, prorogabile di altri sei mesi, e comunque fino all’insediamento dei nuovi organi”.

Il presidente ha messo in discussione l’emendamento 5 che proroga i commissari delle Asl, in scadenza il 31 agosto 2015, al 31 dicembre 2015.

Per il consigliere Ignazio Locci (FI) questo emendamento è il fulcro del provvedimento e ha ricordato che l’assessore aveva previsto un periodo di massimo 8 mesi per la risoluzione dei problemi della Sanità, che invece non sono stati risolti. Non solo, Locci ha anche affermato che da parte dei territori arrivano pesanti critiche sulla gestione commissariale, «in alcuni casi militare», delle Asl e ha sottolineato l’assenza dei report sulla spesa.

«Siamo arrivati al nocciolo del provvedimento», ha affermato Michele Cossa (Riformatori sardi), «arriviamo alla proroga dei commissari senza aver ottenuto risultati e senza prospettive». Per Cossa i commissari, tranne qualcuno, non hanno lavorato bene visto che «non c’è stata riduzione della spesa, le Asl sono nel caos, oltre a esserci un serio problema dei titoli dei commissari». L’unico obiettivo raggiunto, ha proseguito, è stato di sostituire gli amministratori nominati dalla precedente Giunta. Cossa ha poi affermato l’urgenza di mettere mano alla riforma sanitaria.

Per il consigliere Salvatore Demontis (Pd) prima di fare una valutazione seria dell’operato dell’assessore e dei commissari è necessario conoscere lo stato in cui è stata lasciata la sanità. «Le critiche all’assessore sono ingenerose, io ritengo che sia un ottimo assessore», ha affermato.

Voto contrario all’emendamento n. 5 è stato annunciato da Paolo Truzzu (Fdi) perché se la Sanità è un problema è necessario individuare un percorso. Per Truzzu «è tutto un groviglio, chiaritevi le idee».

Il presidente ha poi dato la parola al leader di Area popolare sarda, Giorgio Oppi, il quale annunciando il voto contrario, ha affermato: «Nei giorni scorsi ho provveduto a inoltrare al direttore generale dell’assessorato alla Sanità  una richiesta di accesso agli atti per verificare le competenze curricolari di tutti i commissari delle Asl sarde, nonché dei direttori amministrativi e sanitari nominati dagli stessi. Molti di essi, mi risulta, si trovino in una condizione di palese illegittimità motivata dalla mancanza dei requisiti di legge che giustifichino la loro nomina a commissari di azienda ospedaliera».

«Peraltro – ha proseguito Oppi – la mia richiesta di accesso agli atti ha dovuto essere ribadita – e gliene do atto – anche dal presidente Ganau che si è speso affinché avessi i documenti prima dell’inizio dei lavori di questa settimana. Spiace informarla presidente, che allo stato ho ricevuto solo questa mattina i curricula dei commissari ma non di quelli dei direttori amministrativi e sanitari».

Oppi ha poi spiegato che non basta essere medico per essere considerato dirigente ai fini della nomina a commissario, ma bisogna aver diretto almeno una struttura complessa. «Cari colleghi, – ha concluso Oppi – questa Giunta è già inciampata diverse volte in poco più di un anno,  parlo di quanto da me denunciato in diverse mozioni relativamente al mancato finanziamento delle borse di studio dei medici specializzandi e dell’accorpamento delle aziende sanitarie, che avrebbe avuto necessità di una preventiva autorizzazione. L’assessore, inoltre ha dimenticato che anche il Policlinico di Monserrato è una struttura di secondo livello».  

Fabrizio Anedda (capogruppo del Misto) ha poi affermato: «Credo che dopo i primi quattro mesi ci sarebbe voluto il resoconto dell’attività dei commissari, per valutare i motivi delle inadempienze che ci avrebbero fatto capire meglio il perché di questo ulteriore rinnovo dell’incarico». Per il capogruppo di SDL, Roberto Desini «forse siamo stati troppo ottimisti nel prevedere solo 8 mesi, ma sicuramente non si può andare oltre il 31 dicembre». Desini poi ha criticato la gestione della sanità negli ultimi decenni, ma con particolare riferimento agli ultimi 5 anni. L’esponente della maggioranza ha anche criticato il modus operandi di alcuni commissari che ricorrono ai lavoratori interinali anziché attingere alle graduatorie aperte di concorsi banditi in precedenza. Per il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, non è corretto che l’articolo 2 proroghi il commissario di Area senza termine massimo e ha, quindi, proposto un emendamento orale, approvato dall’Aula, che ha consentito un rinnovo di 6 mesi più altri 6, eliminando le parole finali dell’articolo “e comunque fino all’insediamento dei nuovi organi”. 

Anche il capogruppo di Sel, Daniele Cocco ha criticato l’utilizzo da parte dei commissari dei lavoratori interinali: «La porcata delle agenzie interinali deve cessare». Per il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ci sarà modo a settembre di affrontare il riordino del sistema sanitario nella sua complessità, visto che la Giunta ha depositato il 3 agosto un disegno di legge apposito.

Marco Tedde (FI) ha sottolineato, infine, che dalla discussione è emerso un palese malcontento di parte della maggioranza sull’operato dei commissari e ha parlato di fallimento e di cattiva gestione delle Aziende sanitarie.

Il presidente ha messo in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 29 voti favorevoli e 2 contrari. Approvato anche l’emendamento 5 che proroga i commissari delle Aziende sanitarie fino al 31 dicembre 2015 con 28 voti favorevoli e 15 contrari.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha proposto all’Aula un emendamento orale all’art.1, sottoscritto da tutti i capigruppo, che prevede la proroga dell’entrate in vigore della centrale di committenza degli Enti Locali, a seguito di un analogo provvedimento approvato dal parlamento nel luglio scorso. La proposta è stata accettata dall’Aula.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione dell’art. 3 della legge (contributi a favore delle province)

La consigliera Daniela Forma (Pd) ha rappresentato le gravi difficoltà delle Province e delle loro società in house ed ha sostenuto la necessità del provvedimento «che consente la prosecuzione nell’erogazione dei servizi; tuttavia la proroga non significa che i conti di questi enti siano tornati in ordine perché molti servizi sono ancora a rischio a cominciare dalla manutenzione delle strade e dal sostegno i disabili, un quadro preoccupante in cui lo Stato non trasferisce più risorse ma chiede addirittura alle Province un contributo al risanamento dei conti pubblici pari al gettito dei tributi riscossi». Positivo quindi, a suo giudizio, l’intervento della Regione «ma il problema dovrà essere affrontato definitivamente in sede di riforma degli Enti locali, con una particolare attenzione al problema delle strade provinciali che sono in dissesto perché è a rischio il diritto alla mobilità interna dei sardi; come prima risposta c’è il mutuo recentemente stipulato dalla Regione ma occorre fare molto di più».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-An) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul problema di quanti, senza lavoro, «attendono di poter partecipare ad un concorso per avere una opportunità; l’ultimo concorso, bandito è del 2010 e ciò significa che una generazione di laureati e forse due non ha avuto accesso ad un concorso pubblico».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha messo in luce che «l’articolo in esame rafforza il senso di responsabilità dell’opposizione, è anzi la vera ragione per cui si è accettato il ricorso all’art.102; al centro ci sono le società in house degli Enti locali ma soprattutto i servizi che svolgono perché noi riteniamo che le società dei Comuni abbiano gli stessi diritti di quelli della Province, come abbiamo sostenuto in sede di finanziaria». Le Province dovranno essere cancellate, ha poi osservato Peru, «ma i Comuni di fatto sono già stati cancellati con i servizi che sono tagliati del 50%, dagli interventi sociali ai cantieri per l’occupazione al diritto allo studio; chiediamo perciò che la maggioranza dia una risposta concreta, forse c’è una speranza che sembra confermata dagli impegni assunti dal capogruppo del Pd e dall’assessore Paci per discutere questo tema alla ripresa dopo la pausa estiva, prendiamo atto positivamente di tale impegno ma vigileremo con la massima attenzione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’iter della legge in discussione quanto meno singolare, «partito col trenino verde e poi trasformato nella legge per la sanità e le Province. Doveva e poteva essere, però, anche quello delle società in house dei Comuni e sotto questo profilo la legge è purtroppo una occasione mancata, perché si è preferito scegliere la proroga dei commissari delle Asl, una scelta criticata anche dalla stessa maggioranza con accenti molto forti». Rispetto al precariato, ha lamentato il consigliere, «stiamo trattando situazioni uguali in modo diverso, ma nonostante questo vogliamo dare un’apertura di fiducia alla maggioranza che ha preso impegni formali per riesaminare la questione a settembre, noi comunque vigileremo».

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, a nome della Giunta, ha ribadito l’interesse dell’Esecutivo nei confronti di tutte le situazioni di precariato e non solo di quelle che riguardano i lavoratori delle Province. La proposta di Forza Italia, ha spiegato, «richiede un intervento sul fondo unico degli Enti locali che presuppone un passaggio in conferenza Regione Enti Locali; ci lavoreremo assieme all’assessore Erriu».

 Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.3, che il Consiglio ha approvato con 37 voti favorevoli. Successivamente sono stati approvati anche l’art. 4 (27 voti favorevoli e 16 contrari) e la Proposta di legge n. 249 nel suo complesso (27 voti favorevoli e 16 contrari).

Al termine dello scrutinio il presidente, prendendo atto della volontà dell’Aula di rinviare ad altra data l’indicazione di un nuovo componente del comitato faunistico, ha dichiarato chiusa la seduta riconvocando il Consiglio e domicilio e comunicando che, per le 16.30, è convocata la commissione Sanità.

Palazzo del Consiglio regionale A

Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio le norme di attuazione dello Statuto per la tutela della lingua sarda e la proposta di legge per la realizzazione di campagne pubblicitarie degli attrattori e dei prodotti della Sardegna attraverso le società sportive.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau, il quale ha comunicato l’adesione del consigliere Alessandro Collu al gruppo di Soberania e Indipendentzia e del consigliere Edoardo Tocco al gruppo di Forza Italia Sardegna.

Il presidente ha poi aperto la discussione sul primo punto all’ordine del giorno: lo “Schema di norme di attuazione n. 3/XV/A. Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna per il trasferimento delle funzioni in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche storiche nella Regione”.

Il testo approvato dalla Prima commissione, con il parere favorevole della Seconda, prevede che lo Stato trasferisca alla Regione le funzioni in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze sarde e catalane, in modo da avere autonomia legislativa, pur nel rispetto delle norme nazionali generali.

Un provvedimento importante ha affermato il relatore, Roberto Deriu (Pd), che deve far gioire il Consiglio, vista l’importanza di un tema così centrale per la Sardegna. Con l’articolo 4, ha spiegato il relatore, viene liberato il legislatore da ogni vincolo per poter attuare l’articolo 3: inserire l’uso della lingua sarda negli uffici e presso il giudice di pace, la distribuzione dei finanziamenti, ma anche l’utilizzo della lingua della minoranza nella scuola dell’infanzia, scuole primarie e secondarie di primo grado. Per Deriu è importante che la Sardegna attui appieno lo Statuto speciale.

Per Marco Tedde (Fi) è un giorno parzialmente felice, perché secondo il consigliere la Giunta Pigliaru ha avuto una battuta d’arresto, dopo il duro lavoro portato avanti negli ultimi 10 anni per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda, ma anche del tabarchino, del catalano di Alghero e del gallurese. Battuta d’arresto che si è manifestata nell’incapacità della maggioranza di tutelare le minoranze linguistiche sarde e che ha visto la bocciatura dell’emendamento dell’on. Luciano Uras (Sel) in Senato che prevedeva l’inserimento della lingua sarda nelle trasmissioni della Rai.

Tedde ha affermato che avrebbe preferito che negli articoli 3 e 5 fosse stata fatta una distinzione tra il sardo e il catalano algherese.

Per Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) «è nostro dovere votare a favore dello schema di attuazione». Secondo Zedda, che ha svolto tutto il suo intervento in sardo, sono fondamentali gli articoli 3 e 4  perché consentiranno alla Regione di avere l’autorità e la capacità di legiferare per tutelare appieno la cultura e la lingua sarda. Per il consigliere è molto importante l’insegnamento del sardo nelle scuole e lo stanziamento delle risorse. Ma la strada è ancora lunga, ha affermato, riferendosi a quanto accaduto in Senato con la bocciatura dell’emendamento dell’on. Uras. «Un fatto grave, gravissimo», ha detto, ricordando che il Consiglio regionale aveva espresso chiaramente la sua volontà con l’approvazione dell’ordine del giorno 36 (Paolo Zedda e più), il 10 marzo scorso, che chiedeva al Parlamento «di garantire un’effettiva salvaguardia delle lingua sarda e del catalano di Alghero prevedendo, all’interno della Carta, un innalzamento del livello di tutela in particolare nei settori dell’insegnamento e dell’informazione; di procedere con ogni consentita urgenza a completare l’iter parlamentare per la ratifica da parte dell’Italia della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie».

Per Angelo Carta (Psd’Az) «la bocciatura dell’emendamento presentato dall’on. Uras in Senato è la bocciatura della possibilità di parlare con la lingua dei nostri padri». Il consigliere sardista ha confermato la volontà di approvare l’ordine del giorno sullo schema di attuazione, ma ha affermato che non si può parlare di testo unitario perché è stato sottoscritto solo da alcuni partiti. Carta avrebbe preferito che venisse inserito nel testo il rammarico per quanto accaduto in Senato e ha auspicato che il presidente Pigliaru difenda la Sardegna davanti al premier Renzi.

Il presidente Ganau ha poi dato la parola all’assessore della Cultura, Claudia Firino. Per la prima volta, ha affermato l’esponente della Giunta, la regione sarda  può disciplinare la tutela e la valorizzazione della cultura e della lingua sarda attraverso una politica linguistica che coinvolga, soprattutto, le nuove generazioni. Anche per Firino questo è un giorno felice perché si è raggiunto un risultato importante ricercato e perseguito da tanto tempo. L’assessore ha poi condiviso la gravità della bocciatura da parte del Senato dell’emendamento che inseriva la lingua sarda nelle trasmissioni regionali Rai e ha annunciato dure prese di posizione nei confronti del Governo.

Il presidente Ganau ha poi annunciato all’Aula che è pervenuto un ordine del giorno (Agus e più) che esprime parere favorevole sullo schema di norme di attuazione dello Statuto speciale per il trasferimento delle funzioni in materia di tutela delle lingua e della cultura sarda.  I consiglieri sardisti Solinas e Carta hanno chiesto una piccola sospensione dei lavori per valutare se ci fossero le condizioni per arrivare a un ordine del giorno unitario.

Il presidente ha accolto la richiesta e sospeso i lavori per cinque minuti.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha annunciato la presentazione di un altro ordine del giorno, firmato dai consiglieri sardisti Angelo Carta, Christian Solinas e Marcello Orrù che «impegna la Giunta ad attivarsi con i parlamentari sardi per modificare alla Camera il testo approvato in Senato».

Il presidente ha messo in votazione il primo testo (Agus e più) che è stato approvato con 39 voti favorevoli e due voti contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame di un altro punto dell’ordine del giorno, la proposta di legge n.237/A, che ha come primo firmatario il consigliere Roberto Desini (Sdl) ma è stata sottoscritta da altri consiglieri di maggioranza ed opposizione, relativa alla “Realizzazione di campagne pubblicitarie degli attrattori e dei prodotti della Sardegna”.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore, il consigliere di Sdl Roberto Desini. Nel suo intervento Desini ha affermato che «con il provvedimento si intende fare chiarezza in un contesto caratterizzato dal confine molto sottile fra sponsorizzazioni e sostegno alle società sportive; scopo della legge quindi è consentire alla Regione di avviare campagne pubblicitarie attraverso società sportive professionistiche, ottimo veicolo di una comunicazione articolata che non si limita alla citazione di un brand ma si estende ad una serie di attività collaterali». «Si tratta di una legge semplice e snella che fra l’altro – ha concluso Desini – assegna alla Giunta il compito di definire le modalità concrete ed i criteri di attuazione della stessa legge e prevede, per il 2015, un investimento di oltre 2 milioni di euro».

Il consigliere Mario Floris ha detto che la proposta appare rivolta ai soggetti più capaci di attrarre attenzione ed investimenti ma, in realtà, «consiste in un provvedimento tappabuchi che sana solo in parte una situazione che era sfuggita di mano; sarebbe invece necessaria una riflessione più ampia sul turismo sardo ed una visione strategica del settore». Se l’obiettivo qualificante della legge, ha sostenuto ancora Floris, «è quello di destagionalizzare i flussi turistici è condivisibile ma occorre spingersi più avanti se si vuole guardare alla Sardegna del futuro, ad una Sardegna in grado di proporsi per tutto l’anno con natura arte e tradizioni uniche al mondo; la pubblicità, sotto questo profilo, è una sorta di campo minato, un terreno da azzeccagarbugli, perché il convitato di pietra è la capacità della Regione di essere se stessa ed attrarre flussi turistici ed investimenti». In questi anni, a giudizio di Floris, «la Regione ha perso smalto ed il riordino degli enti di settore si è rivelato deludente, perché si è cancellato tutto (compresa l’agenzia Sardegna promozione) accorpando ogni competenza sull’assessorato con risultati molto scadenti e velleitari rispetto alle ambizioni». Nel merito, ha concluso il consigliere, «la proposta è insufficiente rispetto alle progettualità che avrebbe dovuto esprimere».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che la condivisione della proposta da parte del gruppo di Forza Italia «nasce dalla necessità di promuovere la Sardegna attraverso le società sportive professionistiche, in particolare il Cagliari calcio e la Dinamo Sassari; si tratta di una iniziativa meritoria e tuttavia abbiamo formulato con due emendamenti alcune proposte a favore dello sport e degli atleti sardi che primeggiano nelle varie discipline come il velista Andrea Mura, anche per ovviare alle lacune della legge 17».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), ha dichiarato che «quello della legge è un intento nobilissimo che mette in luce il ruolo delle società sportive professionistiche ma in realtà non è cosa molto diversa dalle campagne di co-marketing svolte in precedenza, anzi è una specie di auto-goal perché preleva risorse dal sistema turistico già abbondantemente saccheggiato, visto che non è stato emanato un bando degno di nota, e si ripete la commistione con l’assessorato allo sport che ha compiti completamente diversi». «Il problema dell’attrattività della Sardegna come sistema – ha aggiunto Crisponi – è un problema enorme che non si può risolvere con uno stanziamento così esiguo e limitato, con una leggina che in realtà è sotto-dimensionata se vuole dare una risposta forte all’esigenza di richiamare nuovi flussi turistici nazionali ed internazionali verso la Sardegna». «Se vogliamo rilanciare l’economia regionale – ha proseguito Crisponi – non possiamo trascurare il turismo che sta dando oltretutto buoni risultati ma dobbiamo farlo con strumenti e risorse adeguate».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso chiaramente il suo parere contrario alla legge, «una legge sostanzialmente inutile che aggiunge surretiziamente risorse all’assessorato al turismo che già dispone di fondi per interventi istituzionali, non ultimo l’abbinamento della Dinamo Sassari con i Giganti di Mont’Prama». Sarebbe stato meglio, a suo avviso, «lasciare inalterato lo spazio esistente presso l’assessorato per interventi specifici su singoli obiettivi, mentre va detto anche che per quanto riguarda la distinzione fra sponsorizzazione e comunicazione pubblicitaria il problema esiste ma non basta una legge regionale a risolverlo; anzi, con la legge si alimenteranno nuovi equivoci non molto diversi da quelli registrati con Sardegna Promozione, senza dimenticare che, sotto un altro aspetto, si introducono nuove spese obbligate che non appaiono in linea con una corretta politica di intervento pubblico nello sport». «Non è nemmeno etico –  ha continuato Ruggeri – spendere risorse pubbliche per comporre il budget della società sportive o pagare parte degli ingaggi degli atleti; era ed è giusto intervenire ma con strumenti del tutto diversi».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Marco Tedde che ha rimarcato la ratio della norma: sostenere le attività sportive che contribuiscono a diffondere l’immagine della Sardegna in Italia e all’estero. «Abbiamo ben presente la differenza tra sponsorizzazione e pubblicità – ha detto Tedde – qui si parla di soggetti che sono in grado di calamitare l’attenzione del mondo nei confronti dell’Isola che ha una grande necessità di essere promossa. Molti non conoscono ancora la Sardegna ma solo la Costa Smeralda, se questo è vero non ci possiamo dimenticare delle squadre che partecipano a campionati nazionali e contribuiscono a promuovere gli attrattori e i prodotti dell’Isola».

Il consigliere azzurro ha poi annunciato il voto favorevole all’emendamento presentato da alcuni esponenti di Forza Italia (primo firmatario Ignazio Locci) con il quale si propone di finanziare anche atleti e squadre che, pur non svolgendo attività professionistica, partecipano a campionati e manifestazioni di rilevanza nazionale e internazionale.

Forti perplessità sull’impianto della proposta di legge ha espresso Christian Solinas (Psd’Az). «Ho votato contro la copertura finanziaria di questa legge in Commissione. Anziché affrontare le emergenze e risolvere i nodi della crisi della Sardegna ci intratteniamo in argomenti di scarsa rilevanza – ha affermato Solinas – qui si stanziano 2,1 milioni di euro senza conoscere la reale situazione di cassa della Regione».

Il consigliere sardista ha poi ricordato la drammatica situazione del bilancio della Sanita, con circa 350 milioni di deficit, e la possibilità «che a settembre non si riesca a sostenere le spese ordinarie». Al termine del suo intervento, Solinas ha invitato l’Aula a interrompere la discussione del provvedimento: « Forse – ha concluso l’esponente dei Quattro Mori – sarebbe meglio impegnare il nostro tempo ad esaminare il consuntivo della Regione e a delineare una prospettiva di sviluppo per la Sardegna».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rimarcato la necessità di restituire dignità alle politiche per il turismo e al ruolo dell’assessorato competente. «L’industria delle vacanze ci permette di attenuare gli effetti devastanti della crisi che ha colpito la nostra Isola – ha detto Carta – l’assessorato al Turismo ha sempre svolto un’azione di supporto fondamentale. Nel disegno di legge non basta parlare di attrattori per nascondere il fatto che stiamo sminuendo il ruolo dell’assessorato al Turismo, ormai ridotto a un mero esecutore di ordini».

Il capogruppo sardista ha infine auspicato la bocciatura del provvedimento: «Non si può dire all’assessorato al Turismo come deve utilizzare le risorse per poi sottrargli 3,7 milioni di euro dal settore dell’artigianato per trasferirli al trasporto locale. La proposta di legge va cassata ed eliminata dalla discussione»

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda ha aperto il suo intervento annunciando il voto contrario al provvedimento. «Stiamo snaturando il ruolo dell’assessorato al Turismo – ha detto Rubiu – si vuole dare denaro a chi ha già denaro, in legge per correttezza si dovrebbero indicare anche i nomi delle società professionistiche a cui andranno le risorse».

Secondo l’esponente dell’opposizione «lo sport va sostenuto ma non si può pensare solo alle società professionistiche. Ci sono atleti e squadre che hanno necessità di denaro e vengono sistematicamente ignorate. Avete idea di quanto costa una trasferta a una squadra non professionistica – ha affermato Rubiu – la maggior parte vive grazie all’autofinanziamento delle famiglie e dei sostenitori. Con questa legge si regalano due milioni di euro, non c’è rispetto per i ragazzi che portano il nome della Sardegna nel mondo. Occorre cassare il termine “professionistiche” e aprire a tutti la possibilità di accedere ai finanziamenti».

Il presidente  Ganau ha quindi dato la parola all’assessore al Turismo Francesco Morandi per la replica.

L’esponente della Giunta ha difeso la proposta di legge e invitato l’Aula ad esprimere un voto favorevole. «Si tratta di una proposta interessante – ha sottolineato Morandi – già nel titolo sono chiari gli obiettivi. Vogliamo utilizzare alcuni canali privilegiati per promuovere i prodotti e le bellezze della Sardegna così come fanno altre regioni italiane».

Nessun rischio, secondo l’assessore, di sostenere finanziariamente società professionistiche. «Si tratta di pubblicità – ha affermato Morandi – in legge vengono definiti con chiarezza mezzi, strumenti e tempi delle procedure. Non c’è sostegno alle società ma si parla solo di pubblicità attraverso soggetti con un’elevata potenzialità di diffusione del messaggio promozionale, in grado di raggiungere un pubblico ampio e diversificato».

Al termine del suo intervento, Morandi ha assicurato che «l’assessorato non verrà privato della possibilità di definire gli strumenti per la promozione turistica».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 e dell’unico emendamento presentato alla legge.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha posto in votazione il primo articolo che ha ottenuto il via libera dal Consiglio.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento. Il primo firmatario, Ignazio Locci (Forza Italia), ha chiarito l’obiettivo della sua proposta: sostenere atleti non professionisti che partecipano a manifestazioni sportive di grande rilevanza internazionale come il velista Andrea Mura che viene escluso da questa norma.

Edoardo Tocco (Forza Italia), firmatario della proposta di legge, ha espresso un giudizio positivo sull’emendamento «che consente di inserire società non professionistiche in senso stretto ma che hanno un ruolo fondamentale nei campionati nazionali. Non sono tantissime, si tratta di trovare la formula giusta per consentire a queste società di continuare ad operare».

Favorevole all’emendamento anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. «Una sua approvazione mitigherebbe gli effetti negativi della legge – ha detto Carta – prevedere un sostegno anche agli atleti non professionisti eviterebbe una destinazione specifica della legge, sarebbe un buon segnale da parte del Consiglio».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha ricordato che, senza una correzione, dai benefici della legge sarebbero esclusi campioni come il velista Gaetano Mura e il pugile Alessandro Goddi, entrambi vincitori di numerose manifestazioni nazionali e internazionali. «Si tratta di personaggi che da anni portano in giro nel mondo una bella immagine della Sardegna. A questi atleti orgogliosi occorre dare il sostegno della Regione. Basta un semplice sì all’emendamento».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento che è stato bocciato con 27 voti contrari e 18 a favore.

Subito dopo il voto, il consigliere Ignazio Locci ha annunciato il ritiro della sua firma dalla proposta di legge.

Si è poi passati alla votazione dell’articolo 2 per il quale il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu ha chiesto il voto a scrutinio segreto. La norma è stata approvata con 24 sì e 21 no.

Via libera anche all’articolo 3 (a scrutinio palese), mentre per la votazione al testo finale della legge è stato richiesto ancora una volta lo scrutinio segreto. Questo l’esito del voto: votanti 45, favorevoli 24,  contrari 21.

Al termine della votazione è stata convocata la conferenza dei Capigruppo.Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani alle 10.30.

Consiglio regionale 2 copia

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Il Consiglio regionale si è riunito stamane al completo, dopo la sospensiva della sentenza del Consiglio di Stato che dichiarava decaduti i consiglieri Efisio Arbau, Michele Azara, Modesto Fenu e Gavino Sale.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato la presa d’atto del Consiglio regionale del decreto della quinta sezione del Consiglio di Stato che ha sospeso l’efficacia della sentenza del 21 luglio scorso con cui lo stesso Consiglio di Stato aveva dichiarato la decadenza dei consiglieri regionali Efisio Arbau, Michele Azara, Modesto Fenu e Gavino Sale, fissando per il prossimo 26 agosto l’udienza per la decisione di merito. Il presidente ha quindi invitato i consiglieri a formalizzare la propria appartenenza ad un gruppo consiliare, nel caso fosse diversa da quella fornita in precedenza. Il presidente ha comunicato inoltre che il gruppo di Sardegna Vera ha confermato la sua precedente composizione e che, prima della seduta odierna, la Giunta per le elezioni ha presto atto a sua volta del decreto di sospensiva del Consiglio di Stato.

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha sollecitato la predisposizione di un apposito regolamento sull’attività della Giunta per le elezioni «dove è emersa a mio giudizio molta confusione». Anche a futura memoria, ha proseguito Arbau, «è necessario evitare che nel Consiglio regionale subentrino portoghesi, garantendo in ogni situazione il rispetto della legge senza il quale il parlamento sardo non serve a niente».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, sempre sull’ordine dei lavori, ha affermato che sarebbe stata necessaria una precisazione del presidente o del presidente delle Giunta per le elezioni ed ha espresso compiacimento per il ritorno dei colleghi “decaduti” sui banchi del Consiglio. La Giunta per le elezioni, ha però osservato, «non è assolutamente andata oltre le sue competenze, limitandosi a prendere atto della sentenza del Consiglio di Stato senza entrare nel merito di quella decisione e senza emanare alcun atto al fuori delle disposizioni vigenti, decidendo all’unanimità nel quadro di un rapporto più che corretto fra componenti di maggioranza ed opposizione». Se poi si ravvisa la necessità di nuove norme «siamo disponibili, ma è bene evitare interpretazioni eccessive, ricercando responsabilità che forse sono della legge elettorale e forse dello stesso Consiglio di Stato, responsabilità che comunque non possono essere scaricate sulla Giunta che ha lavorato con equilibrio e serietà».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, intervenendo anch’egli sull’ordine del lavori, ha condiviso le argomentazioni del consigliere Pittalis. La Giunta, ha precisato, «non ha fatto altro che prendere atto di una sentenza, al solo fine di consentire la piena funzionalità del Consiglio regionale; se poi c’è bisogno di modificare il regolamento non abbiamo nessuna preclusione, ma diciamo no ad interpretazioni eccessive ed ingenerose».

La consigliera Anna Maria Busia (Sdl), ha ricordato che la vicenda della decadenza dei consiglieri regionali «è stata dolorosissima dal punto di vista umano ma, detto questo, niente può essere contestato alla Giunta per le elezioni, come hanno spiegato con argomenti condivisibili i consiglieri Pittalis e Cocco». «La Giunta – ha detto ancora Anna Maria Busia – ha fatto un lavoro molto delicato in una materia assai complessa come quella dei rapporti fra istituzioni dello Stato e, sul punto, non c’è regolamento che possa modificare la necessità di prendere atto della sentenza di un tribunale della Repubblica».

Il consigliere Mario Floris, premettendo di non voler entrare nel merito delle procedure seguite, ha voluto prendere le distanze «da un comportamento caratterizzato prima dal fare alcune cose e poi disconoscerne la paternità», ricordando fra l’altro che «la legge elettorale regionale ha superato il vaglio del Tar». Il Consiglio regionale, secondo Floris, «avrebbe comunque dovuto occuparsi della materia in un dibattito pubblico per assumersi le responsabilità degli atti che poi si compiono; è un passaggio necessario che va affrontato, perché è vero che le sentenze si applicano ma prima si studiano ed abbiamo visto la profonda disparità di vedute che esiste nello stesso mondo del diritto».

Il presidente Ganau, ritenendo che in Aula si stia sviluppando una sorta di dibattito su questioni non all’ordine del giorno, ha tenuto a ribadire che «il Consiglio non ha compiuto omissioni ed ha seguito sempre le procedure indicate dalla legge, acquisendo anche un parere legale, investendo del problema la Giunta per le elezioni per la parte di competenza e tutelando il Consiglio nelle sedi opportune attraverso l’ufficio legale». «In altre parole – ha aggiunto – è stato fatto tutto quello che si doveva fare in una situazione di grandissima difficoltà, tenendo conto anche che la vicenda coinvolgeva consiglieri regionali; al momento della decisione di merito fissate per il prossimo 26 agosto, dovremo comunque prendere atto anche di quella decisione senza rinunciare a sostenere le ragioni del Consiglio regionale nelle sedi appropriate».

Il consigliere Floris ha osservato che il Consiglio deve affrontare il problema in termini diversi, nel senso che «c’è bisogno di chiarire il modus operandi del Consiglio regionale e dei suoi organi di fronte a situazioni come quelle che si sono verificate, anche con riferimento all’acquisizione di pareri legali esterni ed all’attività della Giunta per le elezioni».

Il presidente ha risposto ricordando che il parere legale acquisito dal Consiglio era articolato in quattro punti e solo su uno la Giunta per le elezioni ha ritenuto di adottare una decisione diversa. Quanto alla discussione su una nuova legge elettorale, per il presidente Ganau è senz’altro «opportuna».

Successivamente, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n. 202 (Trasformazione in agenzia del Consorzio per l’assistenza alle piccole e medie imprese “Sardegna ricerche”, istituito con la legge regionale 23 agosto 1985, n. 21 “Istituzione di un fondo per l’assistenza alle piccole e medie imprese, in attuazione dell’articolo 12 della legge 24 giugno 1974, n. 268”), che nella precedente seduta era stato interrotto al momento della discussione dell’art.6. Il Consiglio ha approvato la legge con 30 voti favorevoli e 20 contrari, introducendo alcune modifiche solo all’art. 8 (Ordinamento del personale) attraverso specifici emendamenti presentati dalla Giunta e dai consiglieri Desini-Busia, del gruppo Sdl. Con l’emendamento della Giunta viene stabilito che il personale di ruolo non sarà inquadrato nell’ambito del contratto collettivo dei dipendenti della Regione ma manterrà l’inquadramento attuale del comparto bancario, con l’anzianità di servizio maturata. Nell’emendamento Desini-Busia, invece, è stato chiarito il riferimento normativo al Decreto legislativo 165/2001.

L’Aula è quindi passata all’esame del secondo punto all’ordine del giorno: “Documento n.6/XV/A.  Programma attività Corecom per il 2015”.

Il presidente della Seconda Commissione “Lavoro e Cultura”, Gavino Manca (Pd),  ha illustrato il programma del Comitato regionale per le comunicazioni annunciando per il 2015 la conferma della dotazione finanziaria del 2014: 185mila euro.

«Rispetto alle richieste presentate dal Corecom c’è un taglio di 80mila euro spalmato tra le diverse voci di spesa presunta – ha detto Manca – tuttavia sarà garantita la funzionalità dell’organismo e il suo fondamentale ruolo nell’ambito dell’informazione locale.»

Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno sulla proposta della Commissione che prende atto dell’istruttoria effettuata dall’organismo consiliare e ne condivide le modifiche e la riduzione del preventivo di spesa. L’ordine del giorno è stato approvato dal Consiglio con 36 voti a favore e nessuno contrario, 16 gli astenuti.

Al termine della votazione, il presidente Gianfranco Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla prosecuzione dei lavori e, alla ripresa, ha comunicato la decisione della Conferenza di sospendere la seduta del Consiglio per consentire alle Commissioni Prima e Seconda di dare il parere di competenza sulle norme di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna per il trasferimento delle funzioni in materia di tutela della lingua sarda e alle Commissioni Terza e Quinta sulla proposta di legge n. 237 “Realizzazione di campagne pubblicitarie degli attrattori e dei prodotti della Sardegna”.

I lavori del Consiglio riprenderanno alle ore 16.00.

Consiglio regionale 1 copia

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La sentenza del Consiglio di Stato (n. 3612/2015) che ha dichiarato decaduti i consiglieri regionali Gavino Sale, Efisio Arbau, Michele Azara e Modesto Fenu, ai sensi dell’articolo 20 del regolamento interno del Consiglio regionale, a partire dal 23 luglio scorso ha fatto venire meno i gruppi consiliari “Sardegna” e “Sardegna Vera”.

I consiglieri regionali Gaetano Ledda e Raimondo Perra (già “Sardegna Vera”) hanno comunicato l’adesione al gruppo consiliare “Misto”. I consiglieri regionali Mario Floris, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu (già gruppo “Sardegna”) sono confluiti al gruppo “Misto” ai sensi dell’articolo 20 comma 5 del regolamento interno mentre il consigliere Alessandro Collu (Pd) ha comunicato l’adesione al gruppo consiliare “Soberania e Indipendentzia”.

Alla luce delle modifiche, dal 23 luglio scorso, la nuova composizione del gruppo “Misto” è la seguente: Fabrizio Anedda (presidente), Mario Floris, Gaetano Ledda, Raimondo Perra, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu. Il gruppo “Soberania e Indipendentzia” è invece formato da Emilio Usula (presidente), Paolo Flavio Zedda, Eugenio Lai e Alessandro Collu.

Resta grande l’incertezza, intanto, sulla nomina del quarto nuovo consigliere che dovrà il posto lasciato vacante dalla decadenza di Modesto Fenu, dopo che la sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che i seggi di Gavino Sale, Efisio Arbau, Michele Azara verranno occupati dai tre consiglieri che avevano presentato il ricorso, Antonio Gaia, Pier Franco Zanchetta e Gianfranco Congiu.

Consiglio regionale 31

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Com’era inevitabile, la sentenza del Consiglio di Stato che ha portato all’esclusione di quattro consiglieri dall’Assemblea di via Roma, è stata commentata questa sera nel corso dei lavori del Consiglio regionale, chiamato all’esame del Testo Unificato 45-61/A, contenente disposizioni in materia di apicoltura, di cui è relatore il consigliere del Partito Democratico Piero Comandini.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato con cui sono stati esclusi dall’Assemblea alcuni consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. «Anche se non è dato sapere chi saranno i subentranti – ha osservato Pittalis – è certo che si pone la necessità di conoscere gli effetti del dispositivo essendosi costituito in giudizio il Consiglio regionale; occorre quindi sapere come si intende procedere perché il Consiglio deve poter funzionare nella sua completa composizione».

Il presidente Ganau ha replicato comunicando che gli uffici del Consiglio non hanno ancora ricevuto la notifica della sentenza, che costituisce «il primo passaggio per poter avviare le successive procedure previste dalla legge». Sullo stesso argomento il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha messo in luce che «la surroga deve essere immediata anche in presenza di un ricorso in Cassazione».Il presidente Ganau ha ribadito la necessità di ricevere la notifica della sentenza, assicurando che «poi si procederà in tempi molto rapidi».

Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere del Pd Piero Comandini, relatore del Testo unificato sull’apicoltura, per illustrare i contenuti del provvedimento.

Piero Comandini, in premessa, ha ringraziato il presidente e tutti i componenti della Commissione attività produttive per la qualità del lavoro svolto, ancora più apprezzabile per essere arrivati a un testo unificato. «Con questa legge – ha affermato – si colma un vuoto perché il settore era disciplinato da una legge vecchia di 30 anni, profondamente superata da un quadro normativo nazionale ed europeo che in questi anni ha subito profondi cambiamenti e, in secondo luogo, si va incontro agli apicoltori, ad un settore che in questi anni è cresciuto moltissimo come ha testimoniato l’ascolto della categoria durante l’iter della legge». «Abbiamo incontrato imprenditori attenti e preparati – ha ricordato Comandini – che ora avranno una opportunità in più per sviluppare le loro aziende anche privilegiando forme organizzate e associate, in modo da favorire un’ulteriore crescita del settore; con la legge riconosciamo inoltre l’apicoltore come imprenditore agricolo e l’ape come animale zootecnico estendendo ovviamente al settore tutti i benefici del comparto agricolo». «In Sardegna – ha proseguito il consigliere del Pd – sono attivi circa 50.000 alveari per oltre 2.000 imprese che però coprono solo 40% del fabbisogno regionale con una produzione di miele di circa 16.000 quintali; ci sono quindi spazi significativi di mercato che la legge consentirà di sfruttare appieno, c’è una significativa presenza di giovani nel settore che va incentivata, non solo in funzione della produzione ma anche per una ragione ambientale importantissima, perché l’ape è un sensore straordinario dei cambiamenti climatici e dello stato di salute dell’ambiente».

Il consigliere Gianmario Tendas, anch’egli del Pd, ha evidenziato che la norma in discussione raccoglie molte delle istanze poste dagli operatori del settore all’attenzione del Consiglio regionale. Il testo, ha detto, «recepisce le migliori esperienze legislative nazionali e comunitarie e si colloca in una realtà particolare come quella della Sardegna dove gli alveari sono ancora troppo pochi rispetto alle potenzialità della nostra Regione, dove infatti una buona parte viene importato; per quanto riguarda l’aspetto quantitativo c’è ancora molto da fare anche se la legge è una buona base di partenza, soprattutto perché classifica l’ape come animale di allevamento zootecnico ed apre nuove prospettive per il settore ora inserito a pieno titolo nella pianificazione dello sviluppo rurale della Sardegna». Restano aperte alcune criticità, a giudizio di Tendas, che riguardano la carenza di elementi conoscitivi sul prodotto, sulla sua percezione presso i consumatori, sui marchi di qualità e sul controllo dell’uso di pesticidi e diserbanti nei contesti interessati dall’apicoltura; di qui l’importanza di una revisione delle attività di assistenza tecnica e specialistica delle agenzie regionali e del potenziamento delle collaborazioni con modo scientifico e l’università.

Il presidente ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, promotore di una delle due proposte di legge che hanno poi dato vita al testo unificato in esame. Cherchi ha ringraziato i colleghi della Commissione per il lavoro fatto che ha consentito di dare una risposta importante al settore apistico. Da tempo, ha spiegato, era necessario adeguarsi alle norme nazionali e comunitarie vista anche l’importanza, ormai riconosciuta, della funzione delle api nella conservazione dell’ecosistema. Cherchi ha confermato la bontà del testo e ha ricordato che con l’approvazione della legge si raggiunge il risultato di consentire al mondo apistico di poter accedere al Piano di sviluppo rurale.

Plauso del consigliere regionale del Pd, Lorenzo Cozzolino per il lavoro svolto dai colleghi Comandini, Lotto e tutti i componenti della Quinta commissione. Si tratta, secondo il consigliere,  di un intervento che sarà molto utile per lo sviluppo rurale della nostra Isola, per creare posti di lavoro, ma anche per preservare l’ecosistema.

Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento per riservare i corsi di formazione, in primis, ai giovani disoccupati.

«E’ una legge di buoni principi, di buone intenzioni – ha affermato Marco Tedde (Forza Italia) – un testo che è riuscito a unire le diverse sensibilità. E’ anche un testo di qualità dal punto di vista normativo perché abroga una norma vetusta e ridefinisce ex novo la materia». Unico elemento negativo secondo Tedde è che la legge non prevede risorse per incentivare il settore.

Soddisfatto anche Piermario Manca (PdS): «Siamo riusciti a ottenere una legge ordinata che supera un vuoto normativo». Per i consigliere della maggioranza i punti più importanti della legge sono la definizione dell’apicoltura come attività agricola, il fatto che viene normato il nomadismo,   la formazione e l’aggiornamento che spetta agli enti pubblici, e la definizione degli standard igienico-sanitari.

Per il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) si tratta di una legge che mette ordine in un settore che ha importanti possibilità di crescita e di sviluppo: la Sardegna produce l’11% del prodotto isolano e, in particolare, produce il miele amaro tra i più pregiati per le sue caratteriste organolettiche. Il settore dell’apicoltura può creare, ha concluso, posti di lavoro senza costi e aiutare l’ambiente.

Anche il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha ringraziato la Quinta commissione per il lavoro svolto e ha condiviso i giudizi positivi sulla norma espressi precedentemente dai colleghi. Solinas ha però evidenziato che negli ultimi 30 anni, nonostante il vuoto normativo, il settore è cresciuto nella produzione e nei fatturati grazie alle associazioni degli apicoltori e alle Op. Il consigliere ha quindi auspicato che non venga alterata questa organizzazione che finora ha funzionato bene. Solinas ha criticato anche la richiesta di certificazioni sanitarie in caso di spostamenti interni alla regione, perché «appesantiscono le  procedure» e, infine, ha consigliato una differenziazione tra gli apicoltori professionisti e tra chi lo fa per hobby.

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), in premessa del suo intervento ha rivolto apprezzamento e gratitudine all’intera commissione ed ha ripercorso le tappe del lavoro fatto per presentare all’Aula il testo unificato, scaturito dalle due distinte proposte di legge dei consiglieri Piero Comandini (Pd) e Oscar Cherchi (Fi), arricchito dalle considerazioni e dalle proposte raccolte nel corso delle numerose audizioni svolte in sede di discussione del testo normativo. «L’ascolto degli operatori del settore dell’apicoltura – ha precisato Comandini – è proseguito in un confronto continuo e costruttivo con l’obiettivo comune di approvare un testo di legge che tenga conto delle reali esigenze di chi con le api lavora, ci dedica del tempo e ne ricava reddito». Il consigliere dei democratici ha quindi sottolineato l’insostituibile ruolo delle api, non solo in chiave produttiva, ma soprattutto per ciò che attiene gli equilibri ecologici e ambientali. «Sotto questo aspetto – ha dichiarato Lotto – l’ape rappresenta l’insetto simbolo». Il presidente della commissione ha poi rimarcato il positivo ruolo svolto dagli apicoltori sardi nonostante l’assenza di una normativa al passo con i tempi ed ha ribadito che la coltivazione delle api è importante per l’intero comparto agricolo in quanto migliora le produzione di molte coltivazioni agricole («spesso gli agricoltori chiamano gli apicoltori per installare gli alveari»).

Nel merito del testo di legge, il consigliere Lotto, ha evidenziato la presentazione di circa dieci emendamenti («tutti sostanzialmente condivisi») e nel merito della formazione professionale ha ammesso di non aver dato seguito alle indicazioni degli operatori: «Perché abbiamo confermato la scelta di garantire l’erogazione delle attività di formazione sostenute con i fondi pubblici da parte di istituzioni pubbliche».

Il presidente della Quinta commissione ha concluso auspicando sempre maggiore “serietà professionalità e rigore” per garantire “prodotti di qualità” ad incominciare dal miele. «Perché dove non c’è equilibrio ambientale e salubrità – ha affermato Luigi Lotto – non si produce il miele che è un prodotto unico nel significare la provenienza e la sua origine dall’essenza vegetale e dal suo ambiente».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, pur definendo “una buona legge” la proposta per l’apicoltura ha incentrato il suo intervento sul mancato intervento per limitare o addirittura impedire l’utilizzo di prodotti insetticidi e diserbanti. «Prodotti che minacciano seriamente il nostro patrimonio zootecnico e la salute dei nostri concittadini – ha proseguito il consigliere di maggioranza – e questi fitofarmaci sono troppo facilmente acquistabili, tanto che si assiste ad un pericoloso abuso di queste sostanze altamente nocive». Il consigliere Usula ha quindi ricordato le recenti pubblicazioni nelle più autorevoli riviste scientifiche e le risultanze di studi e ricerche sulle conseguenze derivanti dall’utilizzo di tali farmaci per ribadire l’opportunità di norme che ne riducano drasticamente l’utilizzo in agricoltura.

Il capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu, pur riconoscendo gli aspetti positivi di un norma che regoli l’apicoltura ha posto in rilievo quelle che, a suo giudizio rappresentano, “evidenti criticità” del testo in discussione. La prima sottolineatura critica ha riguardato gli articoli 2 e 3 della proposta di legge, in particolare per quanto attiene “l’eccessiva ambigua” derivante dalle definizioni di “apicoltore e imprenditore apistico”. L’esponente della minoranza ha inoltre manifestato dubbi sulle possibilità del calcolo del potenziale nettarifero ed ha evidenziato “refusi e errori” negli articoli 12 e 5. In conclusione del suo intervento, il consigliere Rubiu ha definito “ridicola” la composizione della commissione apistica regionale che prevede 11 componenti ed ha invitato Giunta a Consiglio ad essere propositivi con i finanziamenti al settore in sede di discussione del Psr e della Pac.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di condividere il lavoro svolto dalla commissione e ha definito “un testo valido” quello proposto all’esame dell’Aula, preannunciando “una opportuna valutazione” degli emendamenti ad esso presentati. L’assessore ha quindi ricordato l’assenza di una efficace e moderna regolamentazione del settore dell’apicoltura che pur non rappresentando un settore rilevante del comparto agricolo sardo in termini di produzione, rappresenta un’attività fondamentale per lo sviluppo armonico dell’agricoltura in Sardegna. La norma in esame consentirà di dialogare in forma corretta con gli operatori e ciò è molto utile – ha sottolineato la Falchi – in vista della predisposizione dei bandi del programma di sviluppo rurale e per inerire dunque le azioni che rispecchino a pieno le esigenze dell’intero comparto.

L’assessore ha quindi riaffermato la validità della commissioni apistica, così come prevista nella proposta di legge ed ha lamentato il fatto che, a causa del parere negativo degli uffici della Commissione europea, non si è potuto dar seguito all’opportunità di introdurre il cosiddetto “reddito compensativo” anche in apicoltura. «Ma – ha aggiunto Elisabetta Falchi – possiamo lavorare bene e concentraci su tutte le misure europee che consentono importanti azioni di filiera e di promozione legate alle produzioni del miele». L’assessore ha inoltre affermato che la “formazione deve essere esercitata dalle agenzie” ha fornito rassicurazioni per la creazione di percorsi formativi adeguati alle necessità degli operatori. In questo contesto sono state ipotizzate, tra le altre, azioni volte agli apicoltori e non soltanto per un migliore e più corretto utilizzo dei fitofarmaci.

Il capogruppo di “Aps”, Gianluigi Rubiu, ha chiesto, rivolgendosi al presidente del Consiglio, qualche minuto di sospensione per svolgere alcune verifiche sul testo degli emendamenti presentati.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli e dopo il via libera dell’Aula ha accordato la sospensione. Prima però la consigliera di “Sovranità, Democrazia e Lavoro”, Anna Maria Busia, ha chiesto la sospensione della seduta per compiere opportune valutazioni sul contenuto della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato decaduti i consiglieri Gavino Sale (Irs), Efisio Arbau (La Base), Michele Azara (Idv) e Modesto Fenu (Zona Franca per Randazzo) e che a detta della Busia «sarebbe stata notificata alla presidenza della Giunta».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi ribadito che nessun atto di tal genere risulta notificato negli uffici della Regione ha sospeso i lavori per consentire una valutazione degli emendamenti presentati al testo sull’apicoltura, così come richiesto dal capogruppo “Aps”, Gianluigi Rubiu.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame degli articoli. L’Assemblea ha approvato la legge con 46 voti favorevoli ed 1 contrario apportando però alcune modifiche al testo con una serie di emendamenti. In particolare, all’art. 2 è stato introdotto il termine “maturazione” al posto di “raffinazione” in riferimento all’elenco dei prodotti agricoli in apicoltura. Sempre all’art. 2 è stato modificato il passaggio relativo al “nomadismo” che sarà consentito su tutto “il territorio regionale” senza limiti di tempo. All’art. 4 è stata inserita una norma che impegna la Giunta ad emanare, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, disposizioni per il rilascio della concessioni. All’art. 5 è stata apportata una modifica riguardante la comunicazione, entro 48 ore, degli spostamenti degli “apiari” per movimenti di nomadismo. Dall’art. 6 è stata abrogata una norma che consentiva un rapporto diretto col mercato ai piccoli produttori con non più di 30 alveari. Sempre all’art. 6 è stata cambiata la parte della norma relativa alla comunicazione ai servizi veterinari delle Asl di situazioni riguardanti malattie, morie e spopolamenti negli alveari. All’art. 9 è stata approvata una modifica per consentire lo svolgimento di attività formative anche presso le aziende apistiche riservando una quota del 50% ai giovani disoccupati.

Per quanto riguarda l’art. 10 è stato respinto con 44 voti contrari e 2 favorevoli, dopo il mancato accoglimento di una proposta di ritiro, un emendamento dei consiglieri di Sdl Roberto Desini e Anna Maria Busia, relativo al controllo della Regione sull’attività apistica attraverso le proprie Agenzie e con risorse specifiche.

All’art. 11 è stata aggiunta una norma per specificare in dettaglio i requisiti dei componenti della commissione apistica regionale indicati dai produttori ed infine, all’art. 13 è stata inserita una norma che, in materia di sanzioni, assegna il relativo gettito non solo alle Asl ma a tutti gli enti che, a vario titolo, svolgono attività di controllo.

Subito dopo il voto finale riguardante il Testo unificato sull’apicoltura, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto la convocazione della conferenza capigruppo «in considerazione del fatto che può essere messa in discussione in tempi brevissimi la mozione sulla continuità marittima».

Il presidente Ganau, nell’accogliere la richiesta, ha sospeso i lavori ed ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau, sulla base della decisioni della conferenza dei capigruppo, ha dichiarato chiusa la seduta comunicando la convocazione del Consiglio per domattina, alle 10.00, con all’ordine del giorno la discussione del disegno di legge n. 202 riguardante la trasformazione in Agenzia del consorzio “Sardegna Ricerche” e, nel pomeriggio, l’esame del documento n. 6 sul Programma dell’attività del Corecom per il 2015.

L’Assemblea si riunirà anche nella giornata di giovedì, alle ore 10.00, per esaminare una risoluzione sulla continuità territoriale marittima mentre alle 14 è stata fissata la riunione della Quinta commissione (Attività produttive).

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La seduta odierna del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il documento 7 – Giunta regionale – Por/Fse 2014-2020 e istituzione del Comitato di sorveglianza. Il vice presidente ha dato la parola al relatore del provvedimento Franco Sabatini, del Pd.

Franco Sabatini, in apertura, ha ricordato che «il documento è frutto del negoziato con gli uffici della Ue dopo l’esame del Centro regionale di programmazione, della Giunta e dello stesso Consiglio, che ha indicato precise priorità nell’utilizzo dei fondi comunitari». «Oramai – ha osservato – le uniche risorse per la crescita stanno dentro i piani operativi regionali, perché alcune macro-voci assorbono gran parte del bilancio della Regione a cominciare dalla sanità che pesa per oltre il 50% dei fondi disponibili; a questo si aggiungono la riduzione del gettito fiscale e delle compartecipazioni e gli accantonamenti imposti dallo Stato costantemente cresciuti in questi quattro anni». Di qui la necessità, ha sostenuto il presidente della commissione Bilancio, «di riportare al centro la vertenza entrate, un appello che rivolgo anche alle forze del centro sinistra perché o decidiamo una nuova strategia o proseguiamo nell’errore; bisogna invece cominciare a discutere l’accordo stipulato, fare nuovi ragionamenti e guardare avanti, tenendo presente che, nei fatti, quell’accordo non è mai stato pienamente applicato, né da Soru né da Cappellacci né adesso, ed esistente sempre una grande differenza di quasi un miliardo fra quanto viene riconosciuto e quanto viene effettivamente trasferito». «Guardiamo con attenzione – ha poi suggerito Sabatini – a quanto fanno le altre Regioni autonome che ogni anno riscrivono la parte del loro Statuto che riguarda le entrate, mentre noi invece siamo fermi e continuiamo a calcolare le entrate con cifre di otto anni fa mentre è cambiato il mondo». «In particolare – ha affermato ancora l’esponente del Pd – è inaccettabile che il costo della continuità territoriale, cioè il diritto alla mobilità dei sardi, sia a carico del bilancio regionale; dobbiamo liberarci da questa imposizione e tutta la politica deve ragionare in modo unitario perché la vertenza entrate è dei sardi e non ha colore; 300 milioni di residui attivi sono un grande risultato passato forse in secondo piano ma non è sufficiente, per guardare avanti occorre l’equilibrio di bilancio si regga sulla certificazione esatta delle entrate, elemento indispensabile per far corrispondere entrate e spese senza ulteriori accantonamenti in corso d’anno». «Dobbiamo infine riflettere – ha concluso Sabatini – sull’opportunità di utilizzare i 400 milioni solo per l’abbattimento dei residui passivi; questa è la prima prima battaglia da fare perché sommando quelle risorse con i 300 milioni, si liberano complessivamente 700 milioni che possono essere molto importanti, per fare in modo che il bilancio possa tornare ad essere uno strumento che attiva processi reali di crescita per la Sardegna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha condiviso l’impostazione del problema delle entrate indicata consigliere Sabatini. «Abbiamo sempre dato il nostro sostegno costruttivo –  ha ricordato – e crediamo che da lì si debba ripartire ma non siamo d’accordo su metodo e risultati ottenuti percé, oltre all’accordo che ha modificato l’articolo 8 dello Statuto per il riaccertamento di residui, dovevamo anche avere il respiro necessario per riavviare le trattative per ottenere ciò che ci spetta, senza dimenticate che quei 300 milioni sono soldi dei sardi e non sono un grande risultato né nuova finanza, anzi incideranno negativamente su bilancio 2015 come vedremo ben presto». «Dobbiamo avere ancora tanto dallo Stato – ha lamentato la Zedda – per noi ripartire significa però anche non ritirare i ricorsi, gli stessi che altre Regioni hanno già vinto; non era quindi un nostro puntiglio ma un diritto vero, per impedire che lo Stato dia con la mano sinistra e riprenda con la destra». Ripartire, a giudizio del vice capogruppo di Forza Italia, «significa in concreto rivedere l’accordo stipulato dato che fino ad oggi non sappiamo ancora le entrate certificate; il pareggio di bilancio significa infatti conoscenza esatta di entrate e spese soprattutto quest’anno in cui scontiamo gli effetti negativi della crisi, mentre la stessa armonizzazione del bilancio provocherà altri problemi come dimostreremo cifre alla mano». «In realtà – ha aggiunto ancora la consigliera – spenderemo molto meno rispetto al periodo in cui era in vigore il patto di stabilità; sulla spesa del fondo sociale europeo, peraltro, la Sardegna ha sempre raggiunto ottimi risultati, speriamo che ciò avvenga anche per altri fondi, ma senza un quadro di certezze anche questi processi virtuosi sono a rischio».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che «l’accordo di luglio è un accordo che ha portato conseguenze importanti e deve essere sperimentato per produrre tutti i suoi effetti; dal nostro punto di vista, in particolare, deve essere ampliato inserendo anche gli Enti locali, coinvolgendoli nella finanza regionale e trovando anche un meccanismo per intervenire sugli accantonamenti per cui serve norma di rango costituzionale». «Gli accordi stipulati in tempi diversi da Soru ad oggi – ha continuato Arbau – hanno a monte un problema, quello di costruirci un nostro sistema fiscale federale; è stato fatto un importante passo avanti con l’approvazione del disegno di legge sull’agenzia sarda delle entrate e di questo tema dobbiamo discutere a fondo anche sui dettagli perché questa è la più grande sfida della legislatura».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto fra l’altro che «ci sarebbe molto da dire su un documento molto ampio ed in alcune parti perfino ripetitivo e superfluo, con formulazioni generiche in tema di risposte alla crescita; in qualche passo, piuttosto, si parla di aree svantaggiate sull’asse Cagliari Sassari ed Olbia, escludendo il Nuorese ed Oristano, come se queste ultime fossero aree fortunate o con caratteristiche diverse e, se poi lo fossero, bisognerebbe predisporre comunque misure ed azioni alternative». Emerge in sostanza, ad avviso di Pittalis, «un disegno non coerente che suscita forti perplessità e soprattutto sulle politiche attive del lavoro il documento resta molto sul vago, nascondendo a malapena la realtà dell’insuccesso di uno strumento costosissimo come Garanzia giovani che non crea occupazione stabile e non intacca vaste aree di precariato come quelle dell’Ente foreste e dell’Aras». «Il documento – ha concluso Pittalis – può essere quindi utile per l’analisi e per qualche spunto positivo di riflessione, ma manca di concretezza e non qualifica la maggioranza di governo; c’è molta teoria e molta vetrina ma niente segnali di speranza, per questo non possiamo votarlo».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, dopo aver ricordato che il documento «è una presa d’atto del programma approvato alcuni mesi fa dalla commissione Ue ma il dibattito avviato dal Consiglio è positivo come occasione di confronto sui grandi temi della Sardegna». «E’ vero che il documento è scritto in bruxellese,  è molto burocratico e in molti passaggi perfino difficile da leggere – ha proseguito l’assessore – ma dentro c’è anche la politica, anche il programma del fondo Fesr è stato approvato ieri ed è un altro programma che può partire dopo che la Giunta lo trasmetterà al Consiglio, mentre a brevissima scadenza sarà trasmesso a Bruxelles anche il programma di sviluppo rurale». «Quanto alle politiche attive sul lavoro – ha detto Paci – per il 2015 sono in gioco 380 milioni di euro in politiche tradizionali ma anche innovative ed infatti l’Istat sta cominciando a darci qualche segnale, mentre per quanto riguarda le misure sulle grandi aree urbane come Cagliari, Sassari ed Olbia, è una scelta frutto del passato che personalmente la condivido ma, essendo consapevoli che Sardegna è più articolata, sono state predisposte misure specifiche per altre zone dell’Isola comprese quelle interne». Soffermandosi poi sulla vertenza entrate, cioè sull’attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto, Paci ha affermato che «la strada maestra è quella delle norme di attuazione che completeremo nelle prossime in due settimane e nello stesso tempo proseguiremo l’iter dell’agenzia sarda delle entrate approvata recentemente e aperta al dibattito pubblico prima del passaggio in Giunta e dell’iter consiliare; in questi due passaggi c’è l’autonomia che serve per dare forza alla vertenza entrate che non abbiamo mai dichiarata chiusa». «Riteniamo – ha detto ancora l’assessore – che i 300 milioni riconosciuti dallo Stato non bastano e magari riusciremo ad avere il 100% di ciò che ci spetta ma bisogna tenere presente che con la crisi fa calare le entrate in un quadro di spese fisse crescenti come sanità e trasporti, una Regione come la Sardegna fra le più colpite dalla crisi che vive di devoluzioni, deve avere un qualcosa in più per la sua specificità, sono temi che dobbiamo affrontare tutti insieme, con risposte coerenti ed all’altezza di questa sfida».

Successivamente, il vice presidente Lai ha comunicato al Consiglio la predisposizione di un ordine del giorno proposto dalla maggioranza.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta prima di procedere alla votazione.

Alla ripresa dei lavori il vice presidente Lai ha dato la parola al consigliere Mario Floris (Sardegna) per la dichiarazione di voto. L’ex presidente della Giunta regionale ha ricordato che sono anni che si sta parlando di questo argomento e che «nel nostro Statuto abbiamo il Piano di Rinascita». Floris ha ricordato che dopo il primo e il secondo, la Sardegna sta aspettando il terzo Piano di Rinascita che però finora non è arrivato. Secondo l’esponente della minoranza «non ci può essere autonomia politica senza autonomia finanziaria» e non è giusto che la Sicilia abbia i 10 decimi di tutte le entrate e la Sardegna no. Tra l’altro Floris ha affermato che «siamo l’unica regione al mondo che si è caricata i costi della sanità e dei trasporti» e si detto d’accordo sul fatto che bisogna ripartire dalle Entrate. Ma si è detto contrario a questo ordine del giorno perché troppe volte è stata data la disponibilità ad appoggiare l’azione nei confronti del governo ma non è stata accolta.

Il vice presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno (Cocco Pietro e più) che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 19 contrari e che delibera la presa d’atto del documento n. 7/XV/A (Por-Fse 2014-2020 e istituzione del comitato di sorveglianza).

Il presidente ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas (Pd)  per l’illustrazione del secondo punto all’ordine del giorno: la risoluzione n. 4 della Quarta commissione consiliare “sui trasporti marittimi da e per la Sardegna gestiti dalla società CIN-Tirrenia s.p.a..”

Il presidente della Quarta Commissione ha affermato di essere perplesso nel discutere una risoluzione approvata un anno fa dalla Commissione. Ormai, ha spiegato, che si tratta di una situazione datata: il punto a) “trasferire la sede legale della CIN-Tirrenia s.p.a. in Sardegna” è stato ottenuto, il punto b, c e d, ossia “assicurare tariffe agevolate per il trasporto merci; assicurare tariffe agevolate per i residenti e per i “nativi” in Sardegna per l’intero anno solare; assicurare tariffe promozionali ai non residenti, finalizzate a incentivare il turismo”, sono stati raggiunti in parte. Solinas ha chiesto all’assessore dei Trasporti di far pervenire alla Commissione lo studio del Crenos pubblicato sulla stampa per poterlo analizzare. I consiglieri dell’opposizione, in particolare Pietro Pittalis (FI), Michele Cossa e Luigi Crisponi (Riformatori sardi) hanno chiesto che venisse ritirata la Risoluzione e che venisse prevista una sessione del Consiglio dedicata al trasporto aereo e marittimo, alla luce degli ultimi avvenimenti, sugli effetti per la Sardegna del monopolio e sull’inchiesta dei giornali locali sulla diversità di prezzi con la continuità aerea della Corsica. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto d’accordo.

Il vice presidente Lai, con il parere favorevole dell’Aula, ha dunque sospeso la risoluzione n. 4 e l’ha rinviata alla Quarta commissione.

Il vice presidente ha poi aperto la discussione sul terzo punto all’ordine del giorno: la Risoluzione n. 7 “sulla situazione dei lavoratori addetti al servizio di vigilanza armata, portierato, custodia, manutenzione impianti di sicurezza presso gli immobili della Regione autonoma della Sardegna e lavaggio autoveicoli”, votata all’unanimità dalle Commissioni prima e seconda.

La risoluzione impegna la Giunta regionale:

«a utilizzare gli strumenti e gli spazi di flessibilità previsti dalla normativa vigente in materia di appalti per apportare variazioni al fine adeguare il servizio, ove necessario, alle caratteristiche e alle esigenze dei diversi siti; ad adottare criteri omogenei per l’individuazione dei siti regionali ai quali assegnare la vigilanza armata al fine di conseguire uniformità su tutto il territorio regionale; a porre in essere ogni utile tentativo di aprire un dialogo con l’impresa vincitrice per:
individuare soluzioni, ad esempio la turnazione nel servizio di vigilanza armata, per evitare un’eccessiva penalizzazione a carico di alcuni lavoratori; 

verificare nel CCNL di categoria ogni possibile opportunità di incremento della retribuzione al fine di mantenere e consolidare il livello stipendiale finora raggiunto;  riconsiderare la collocazione dei lavoratori addetti ai servizi fiduciari in altre fasce retributive tenendo conto della pregressa esperienza maturata in mansioni superiori. E infine a  vigilare affinché nelle fasi di predisposizione dei futuri bandi di gara vengano attentamente vagliate le possibili conseguenze e gli impatti sull’occupazione al fine di conseguire non solo la salvaguardia dei livelli occupazionali ma altresì quella dei livelli retributivi».

Piero Comandini (Pd), relatore del testo, ha spiegato che la risoluzione non entra nel merito del bando ma sull’impostazione politica delle gare d’appalto della Regione. La ridefinizione del servizio, con il passaggio dei lavoratori da Guardie Particolari Giurate (GPG), inquadrati nel precedente appalto, a portieri/custodi con una modifica delle mansioni e del trattamento economico (che implica una riduzione di circa il 30 %,) imputabile all’applicazione del meno vantaggioso contratto relativo ai servizi fiduciari invece di quello per i servizi di vigilanza armata.

Per l’esponente della maggioranza la Regione ha il dovere di garantire anche la dignità del lavoratore. Con le gare che puntano soltanto sul massimo ribasso non è garantita, ha affermato, la qualità del servizio, l’efficienza e il lavoratore. Non è giusto che la categoria che lavora per l’ente regione abbia uno stipendio al di sotto della soglia di povertà. La stessa Commissione europea ha approvato, a giugno 2013,  una risoluzione con cui ha messo fine alle gare al massimo ribasso, privilegiando invece gli aspetti sociali, la qualità e l’innovazione.

«Questa pratica, dunque, va rigettata – ha affermato Comandin – bisogna avere rispetto per i lavoratori e non basarsi su un mero conto matematico per le assegnazioni degli appalti.»

Il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), ha ringraziato i colleghi delle commissioni Personale e Lavoro per il lavoro svolto ed ha sottolineato come molti consiglieri neppure immaginavano gli svantaggi causati in danno dei lavoratori derivanti dall’assegnazione dell’appalto per la vigilanza indetto dall’amministrazione regionale. «Il problema non è di natura amministrativa e burocratica – ha insistito il consigliere di Sel – ma è prettamente politico perché è un problema di giustizia sociale». «Il demansionamento di chi svolgeva in precedenza il servizio di vigilanza armata – ha proseguito l’esponente della maggioranza – ha comportato una riduzione del 50 per cento della retribuzione e condizioni contrattuale di svantaggio sono state applicate anche per chi già svolgeva servizi cosiddetti “non armati”». Agus ha quindi ricordato come tali situazioni siano ormai frequenti nel settore delle forniture private ed ha definito “un pericoloso precedente” quello che creatosi con l’assegnazione della gara bandita dalla Giunta. Il consigliere di Sel ha concluso auspicando interventi immediati per sanare la situazione dei lavoratori della vigilanza.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha bollato il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza che si sono aggiudicate il bando regionale come “una degenerazione della spending review” ed ha paragonato in termini negativi l’atteggiamento tenuto nell’occasione dalla Regione con quello che caratterizza il comportamento di molte ditte private in situazione di crisi. «Siamo per il mercato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e siamo convinti che la pubblica amministrazione non rappresenti al risposta al dramma della disoccupazione ma siamo ancor più convinti che la Regione non può e non deve speculare sul bisogno, colpendo la dignità delle persone e dei lavoratori».

Michele Cossa ha quindi concluso preannunciando il voto a favore delle risoluzione n. 7.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), pur dichiarando di condividere i contenuti della risoluzione illustrata dal suo collega di gruppo e di partito, Piero Comandini, ha ammesso le difficoltà nel trovare una soluzione ai problemi in essa evidenziati per via dell’avvenuta aggiudicazione del bando regionale. «I criteri e le condizioni di gara – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – non credo potranno essere modificati ma la Regione non può permettersi di creare condizioni che portano gli stipendi dei lavoratori al di sotto della soglia di povertà». Antonio Solinas ha quindi auspicato che l’assessorato competente verifichi in tempi celeri i margini di intervento e soprattutto siano evitati nel futuro situazioni come quelle che danneggiano i lavoratori della vigilanza: «Il risparmio va bene ma non si può fare sulle spalle dei lavoratori dipendenti».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha evidenziato le conseguenze negative dell’applicazione della spending review («per inseguire un risparmio anche minimo spesso si schiantano i progetti di vita di molti lavoratori e di tante famiglie») ed ha definito “un dovere morale e politico” la ricerca di soluzioni per il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza («sono persone che prima dell’aggiudicazione della gara regionale ricevevano un salario di 1.500 euro e oggi si ritrovano con 600 euro al mese»). Daniele Cocco ha quindi invitato la Giunta ad intervenire per porre rimedio al problema evidenziato nella risoluzione e ad individuare gli strumenti opportuni per scongiurare che la situazione possa ripetersi nel futuro.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato di condividere i contenutid ella risoluzione n. 7 ed ha rivolto critiche al cosiddetto criterio del “massimo ribasso” per l’aggiudicazione delle gare delle pubbliche amministrazioni («non ha dato i risultati attesi e se si risparmia nella fase di assegnazione, poi si perde nella qualità dei servizi e si penalizzano i lavoratori dipendenti»). «Voteremo a favore della risoluzione – ha concluso l’esponente della minoranza – e la raccomandazione vale per la giunta ma anche al legislatore regionali perché siano tutelate le parti più deboli della nostra società».

 Il capogruppo di “Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini, ha rivolto parole di apprezzamento al relatore Comandini e si è detto soddisfatto che il Consiglio “si occupi di un problema reale che interessa da vicino molti lavoratori e tante famiglie”. L’esponente della maggioranza ha definito il caso dei lavoratori della vigilanza “una vera ingiustizia sociale” ma ha mostrato scetticismo sulle soluzioni praticabile per favorirne l’effettiva soluzione. «Mi auguro – ha concluso Desini dichiarando voto a favore della risoluzione – che si possano trovare quelle più adeguate ed efficaci».

L’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, ha ricordato i precedenti interventi svolti nelle commissioni Prima e Seconda in sede di audizione ed ha sottolineato il rispetto delle norme stabilite dal decreto 66/2014 che impone alle regioni tagli nei servizi per oltre 600 milioni di euro. Erriu ha dunque ripercorso l’iter della gara da 37milioni 700mila euro, suddivisa in tre lotti, due dei quali assegnati ed uno oggetto di ricorso al Consiglio di Stato. «Sulla base delle norme contenute nel decreto legge n. 66 – ha spiegato l’esponente dell’esecutivo – che impongono la riduzione delle spese intermedie, la Regione ha dovuto scegliere tra una forma di conversione di una parte del personale (vigilanza armata) in attività di portierato, così da assicurare a tutti il mantenimento del posto di lavoro, perché l’alternativa era quella del licenziamento di un c erto numero di addetti». Nel 2008 su questa posizione si era attestata la precedente giunta e per questo motivo è stata fattta la scelta di individuare i luoghi dove convertire la vigilanza armata in attività di poprtieratio e custodia.

L’assessore ha quindi affermato che si è proceduto alla definizione del bando di gara sulla base di indicazioni fatte proprie a sue tempo dalla precedente amministrazione e con la conferma dei requisiti di legge per l’espletamento dei servizi e le garanzie dell’applicazione del contratto nazionale di lavoro per gli addetti. «Il contratto di portierato – ha affermato Erriu – risulta  in modo abnorme al di sotto della soglia minima ed è bene ricordare che  il 90% dell’importo a base d’asta è destinato al pagamento degli stipendi».

L’assessore ha quindi ricordato che erano in servizio 128 guardie armate e 47 addetti ai parcheggi mentre ad oggi le guardie armate sono 108, 20 sono glia addetti ai servizi di portierato o simili, 47 sono impiegati in servizi fiduciari ed in più ci sono 26 nuovi assunti per i servizi di portierato. L’assessore Erriu ha quindi dichiarato che “entro i limiti stabiliti per l’incremento delle risorse” si sta procedendo con l’individuazione di altri siti che prevedano il servizio di vigilanza armata ed ha citato il caso degli uffici della Corte dei Conti, della stessa presidenza della Giunta, dell’assessorato delle Politiche sociali e anche il Centro elaborazione dati della Regione. «Tutto questo – ha precisato Erriu – per mitigare gli effetti negativi per i lavoratori che sono evidenziati nella risoluzione». Il componete l’esecutivo Pigliaru ha quindi ricordato che il risparmio conseguito con la gara per la vigilanza è stato pari a 2 milioni e mezzo di euro, rispetto al precedente contratto ed ha ammesso che al momento alla Regione, per ovviare alle criticità emerse anche in sede di dibattito, non resta che attivare “forme di sollecitazione alla ditta appaltatrice perché elevi il livello contrattuale applicato agli addetti al portierato”. «Ma non possiamo obbligare la ditta vincitrice l’appalto a garantire tali livelli di paghe – ha concluso l’assessore degli Enti locali – e per il futuro affermo che con le norme vigenti il percorso per escludere il ripetersi del caso è molto stretto».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, intervenendo in sede di dichiarazione di voto ha annunciato il voto contrario “a titolo personale” alla risoluzione n. 7 «perché, pur essendo a favore della tutela dei lavoratori su questa vicenda ci sono percorsi e situazioni a me non chiari». «Non condivido alcune procedure – ha concluso l’esponente della minoranza – e ho dubbi su alcuni aspetti del capitolato».

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha espresso critiche sulla formulazione del bando di gara: «Non sta a me giudicarne la legittimità ma chi redige un capitolato dovrebbe tener presente le conseguenze sui lavoratori oltre al conseguimento di eventuali risparmi. Sarebbe stato sufficiente – ha concluso l’esponente della minoranza – utilizzare la dicitura “con la salvaguardia dei livelli contributivi e retributivi” per scongiurare gli svantaggi cui vanno incontro i lavoratori delle ditte della vigilanza».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi posto in votazione con scrutinio elettronico la risoluzione n. 7 che è stata approvata con 46 voti a favore e uno contrario.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato conclusi i lavori del Consiglio e nel preannunciarne la convocazione al domicilio, ha convocato la conferenza dei capigruppo.