23 December, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio ha approvato oggi il disegno di legge n. 150 “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale” e la Proposta di legge n. 235 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”. 

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau con l’esame del disegno di legge 150 presentato dalla Giunta regionale “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale”.

Nel suo intervento introduttivo, Eugenio Lai, relatore di maggioranza del provvedimento, ha ricordato che con la norma si copre un vulnus normativo nella legislazione regionale sulla materia che, non prevedendo misure sanzionatorie adeguate, ha determinato una situazione di scarso controllo sui comportamenti irregolari degli utenti.

La Giunta, con l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, ha espresso parere favorevole.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha annunciato la presentazione di un emendamento all’art.2 con cui si prevede la possibilità di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi.

Il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta per consentire la formalizzazione della proposta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Assemblea ha approvato tutti gli articoli della legge, dall’1 fino al 7/bis, e l’intero provvedimento con 31 voti a favore ed uno contrario. Il Consiglio ha respinto un emendamento presentato all’art.2 dal consigliere Gavino Sale (Irs) con cui si prevedeva la possibilità per gli utenti di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi. Approvati invece un emendamento all’art. 4 proposto dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia) che introduce alcune distinzioni fra sanzioni penali ed amministrative, ed all’art. 6 a firma Paolo Truzzu (FdI) che prevede l’utilizzo del gettito delle sanzioni per interventi sulla mobilità urbana e, in particolare, per quella familiare attraverso l’utilizzo di biglietti impersonali.

Il presidente del Consiglio ha poi aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno la proposta di legge n. 235, sottoscritta da tutti i gruppi consiliari, “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”.

La norma, presentata da tutti i capigruppo attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento, pone rimedio a un errore contenuto nella Legge Finanziaria 2015 che stanziava oltre 6,5 milioni di euro per gli operatori dello spettacolo ma, di fatto, destinava il 70% delle risorse al “De Carolis”. Con la correzione si stabilisce che il contributo a favore dell’Ente concerti non possa superare i 700mila euro all’anno, liberando le risorse rimanenti a favore degli altri soggetti beneficiari.

Il consigliere regionale di Forza Italia, Marco Tedde, è intervenuto per precisare che questa proposta di legge è arrivata oggi in aula grazie al senso di responsabilità dei capigruppo, «ma che si tratta di rimediare a un errore commesso in Finanziaria e non di un effetto distorsivo». Tedde si è lamentato anche del modus operandi della maggioranza che stravolge spesso i testi di legge una volta arrivati in aula, utilizzando emendamenti sostitutivi parziali o totali. L’esponente della maggioranza ha anche chiesto di verificare se l’emendamento presentato alla proposta di legge fosse ammissibile. Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato al collega che si è trattato di un errore, ma in assoluta buona fede.

Il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 36 voti a favore e un contrario.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 1 e sull’emendamento. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente di valutare con gli uffici l’ammissibilità dell’emendamento.

L’emendamento 1 aggiunge dopo l’articolo 1 l’articolo 1 bis “Modifiche alla legge regionale n. 5 del 2015” che prevede che “Il termine di cui all’articolo 5, comma 18, della legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 (legge finanziaria 2015) è spostato al 31 dicembre 2014”.  Il comma dell’articolo 5 della Finanziaria stabiliva invece che  “Le disposizioni dell’articolo 33, comma 3 bis, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), e successive modifiche ed integrazioni, si applicano alle gare indette successivamente alla data del 1° luglio 2015”.

Il presidente ha sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Al rientro in aula, il presidente ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha proposto un emendamento orale eliminando il termine del 31 dicembre e sostituito con le parole «differito al termine della Legge di Stabilità nazionale».

L’Aula ha accettato l’emendamento orale. In rapida successione è stato approvato l’articolo 1 con 32 sì e 2 no, l’emendamento n. 1  con 32 sì e un no, e l’articolo 2 con 33 sì e un no. Il presidente ha poi messo in votazione la legge che è stata approvata con 37 voti a favore e uno contrario.

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere di Alleanza popolare sarda, Giorgio Oppi, per l’illustrazione della mozione 157 (Oppi e più) «sul mancato finanziamento regionale delle borse di studio ai neolaureati sardi per l’accesso alle scuole di specializzazione medica per l’anno accademico 2014/2015».

Oppi ha aperto il suo intervento ricordando all’Aula lo stato di abbandono politico e culturale in cui la maggioranza sta lasciando la sanità sarda. «L’argomento della mozione di oggi è esemplare: una precisa, cristallina volontà politica della Giunta regionale impedisce ai giovani medici sardi di avere le borse di studio – ha affermato – per completare il corso di studi e inserirsi con vantaggi personali e soprattutto per la collettività in un efficiente sistema sanitario». Oppi ha poi ripercorso la storia delle borse di studio regionali dall’istituzione (Oppi era allora assessore alla Sanità). «Da quando le borse regionali sono state istituite nel 1992 noi abbiamo sempre erogato una quantità di risorse direi decorosa e un numero adeguato alle richieste delle Università sarde. Nel 1997 la Regione stanziò circa due miliardi di lire e così negli anni successivi, un milione e 90mila euro nel 2001, quasi un milione e mezzo nel 2013, sino ai 3 milioni e 425mila euro nel 2012». Oppi ha poi proseguito spiegando che, da assessore, ha sempre verificato con i presidi delle facoltà di Medicina di Cagliari e Sassari le reali esigenze. L’esponente della minoranza ha poi evidenziato che quando ha governato il centrodestra le borse di studio per i medici aumentavano, mentre «quando governate voi professori le borse per i vostri studenti diminuiscono, fino al capolavoro di quest’anno». Oppi ha poi accusato la Giunta di aver inviato la lettera al Miur dopo la scadenza del termine e ora si vuole rimediare con 600mila euro per appena 24 borse tra Cagliari e Sassari. Il relatore ha anche spiegato che il governo Renzi non ha finanziato le specializzazioni dei non medici, «tanto che Ortodonzia non ha potuto avviare il primo anno della scuola perché non è stato bandito il concorso». Poi rivolgendosi agli assessori Paci e Arru ha affermato: «Avete causato un grave danno alla sanità dell’isola, per volontà o per incompetenza».  Oppi ha poi attaccato la Giunta per quanto riguarda i trapianti, affermando che dal «primo gennaio a oggi sono stati realizzati 11 trapianti di rene e 7 di fegato: il minimo storico dal 1989». L’esponente del centrodestra non ha infine risparmiato il San Raffaele di Olbia: «Gli unici lavori che sono stati compiuti riguardano la pulizia delle erbacee in funzione antincendio. Nessun cantiere, nessuna attività, nonostante i lavori dovrebbero finire entro un anno e mezzo al massimo due». Per Oppi destinare 56 milioni per anno al Mater Olbia è una scelta «miope e avventata».

Il consigliere ha poi parlato delle lunghissime liste d’attesa per l’oncologia urologica: «300 pazienti in attesa di intervento per tumore alla vescica, prostata, rene e surrene».

In conclusione Oppi ha chiesto  chiarimenti sul buco della sanità, «arrivato a 500 milioni di euro» e ha esortato la Giunta a fare un cambio di passo.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Paolo Truzzu, ha illustrato i contenuti della mozione n. 158 «sulle ragioni del mancato finanziamento regionali dei contratti di formazione medico-specialistica per l’anno accademico 2014/2015». L’esponente della minoranza ha evidenziato l’emergere di due problemi: «Il primo – così ha detto Truzzu – è rappresentato dall’errore della giunta relativo al mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi in medicina, e il secondo è invece rappresentato dal tentativo di nascondere la gravità della situazione creatasi». «Trionfano le promesse non mantenute e le bugie», ha dichiarato il consigliere di Fratelli d’Italia, rimarcando il concetto che «senza le borse per gli specializzandi la laurea in medicina è praticamente inutile». Paolo Truzzu ha quindi ricordato come nel recente passato la Regione abbia sempre finanziato con proprie risorse le borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione delle facoltà di Medicina e Chirurgia degli atenei di Cagliari e Sassari. «Nel 2014 – ha evidenziato il consigliere – il fabbisogno di medici era di 328 unità e le borse di specializzazione finanziate con risorse nazionali erano 160 mentre quelle a stanziamento regionale erano 102, quest’anno il fabbisogno di medici è pari a 300 unità,  le borse nazionali sono 192 e quelle regionali uguali a zero». «La Giunta regionale – ha spiegato Truzzu – taglia del 30% mentre la Puglia incrementa del 24%».

Il consigliere della minoranza ha quindi ripercorso le tappe della vicenda («non siamo di fronte ad un incidente di percorso») ed ha affermato che il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi «rappresenta una precisa scelta fatta dalla Giunta». Truzzu ha quindi criticato con asprezza la condotta dell’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, («ha detto bugie prima in commissione Bilancio e ha proseguito con comunicati stampa e interviste») ed ha denunciato il successivo tentativo dell’assessore di scaricare le responsabilità dell’accaduto prima sul suo collega di Giunta, Luigi Arru, e poi sull’intero Consiglio, reo – a suo dire – di aver approvato il Bilancio.

Il consigliere del gruppo Sardegna ha concluso con l’invito alla Giunta «perché ponga immediatamente rimedio ai danni causati dal mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione» e con l’invito alle dimissioni all’indirizzo dell’assessore Paci («non è capace neppure di dire una bugia credibile e farebbe  meglio a tornare alla sua professione»).

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini,  ha illustrato l’interpellanza n. 130, sottoscritta insieme alla sua collega di gruppo e di partito, Anna Maria Busia, «sulle ragioni del mancato finanziamento regionale di contratti di formazione medico specialistica per l’anno accademico 2014/2015, in aggiunta a quelli finanziati con risorse statali e sulle azioni attivate in merito».

L’esponente della maggioranza si è detto “imbarazzato” nell’argomentare «l’errore grave commesso dalla Giunta con il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi». Desini ha quindi ricordato la recente norma approvata con urgenza dal Consiglio regionale «per consentire agli studenti sardi il superamento dei gap che li separa dai loro colleghi della penisola». «Abbiamo proceduto con urgenza lo scorso 7 maggio – ha proseguito Desini – perché il bando era in scadenza per la fine del mese ma con sorpresa abbiamo appreso successivamente della mancata copertura delle borse di studio per gli specializzandi medici».

«Riconoscere gli errori – ha dichiarato il capogruppo della maggioranza – è un gesto di umiltà che denota maturità e rivolgo dunque l’invito all’assessore e alla giunta perché ricerchino le opportune soluzioni al problema evidenziato nell’interpellanza». Desini ha dunque concluso evidenziando «il perdurare di situazione di spreco nella sanità sarda, anche dopo la nomina dei commissari da parte della maggioranza».

Il consigliere di Irs, Gavino Sale (Gruppo Misto), si è detto “doppiamente imbarazzato” per il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi ed ha ricordato di essere il primo firmatario della legge per agevolare gli specializzandi sardi nell’accesso alle borse di studio. «Sono impossibilitato a difendere la giunta che mi rappresenta», ha proseguito Sale, «ed è stato commesso un errore ingenuo che deve trovare opportune e immediate soluzioni». «Errori che sono causa di danni inaccettabili e incomprensibili – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – visto che la sanità sarda continua a bruciare oltre tremila milioni di euro l’anno mentre nel bilancio non ci sono tre milioni di euro per gli specializzandi in medicina». «Stiamo regalando 56 milioni agli arabi e nella Sanità stiamo facendo politiche di destra favorendo la sanità privata – ha concluso Gavino Sale – prima di rivolgere “una supplica e un appello” alla Giunta perché si risolva il problema ed ha terminato il suo intervento preannunciando “per coerenza” il voto a favore delle mozioni dell’opposizione «nonostante sia lontano anni luce dal centrodestra».

Il consigliere  Marco Tedde (Fi) ha definito il mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione per i medici “un brutto pasticciaccio” ed ha ripercorso le varie fasi della vicenda fino a quello che Tedde ha definito «un rimpallo di responsabilità tra assessori e il tentativo dell’assessore Paci di scaricare le responsabilità sull’assessore Arru e sull’intero Consiglio».  «Uno scaricabarile indecoroso», ha affermato l’esponente della minoranza che ha invitato l’esecutivo e la maggioranza «a non far finta che niente sia accaduto». Tedde ha concluso  ricordando in tono polemico le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru a proposito del ruolo dell’università e dell’importanza della ricerca: «Alla luce dei fatti sono solo parole scritte sul vapore acqueo».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rimarcato l’esigenza di chiarire una volta per tutte i rapporti tra la Regione e l’Università per capire dove vadano a finire le risorse messe a disposizione dal bilancio regionale.

Sul mancato finanziamento delle borse di studio per la specializzazione dei giovani medici, Dedoni ha puntato l’indice contro la Giunta: «Si dà la colpa al Ministero – ha affermato il capogruppo dei Riformatori – credo invece che il problema sia più serio e riguardi la finanza regionale,  se non ci sono entrate non possono esserci uscite. La Giunta ha rinunciato ai ricordi contro lo Stato nella vertenza entrate, tra poco avremo ancora meno risorse da spendere».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha respinto duramente le accuse rivolte alla Giunta. «Chi ha parlato non è un ignaro passante, né una verginella, oggi si dovrebbe discutere di borse di studio e si parla invece di sanità facendo la morale all’esecutivo e alla maggioranza di centrosinistra. Ho sentito parole inaccettabili da chi ha avuto un ruolo importante nella sanità lasciando una pesante eredità». Cocco ha quindi ricordato i quasi 400 milioni di euro di disavanzo del sistema sanitario isolano a cui la maggioranza cerca di mettere rimedio.

«La vicenda delle borse di studio è invece importante e va chiarita – ha concluso Pietro Cocco – gli assessori lo faranno, la minoranza abbia un po’ di pudore prima di dispensare consigli. La gente vi conosce e sa come avete gestito la sanità, non avete diritto di parola su questa questione».

E’ quindi intervenuto l’assessore alla Sanità Luigi Arru a nome della Giunta regionale.

Arru ha ricordato che la legge sulle scuole di specializzazione è cambiata. «Oggi sono previste solo scuole di specializzazione nazionali. Nel 2015 sono state finanziate 6.000 borse di studio per la Sardegna, rimangono scoperte 24 borse di studio. Siamo dispiaciuti ma non è accettabile sentir parlare di disastro della medicina sarda».

L’assessore ha poi rimarcato la pesante eredità lasciata dal centrodestra: «La Sardegna è l’ultima regione d’Italia sull’appropriatezza dei ricoveri. Siamo ultimi anche nella prevenzione. Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) dice che abbiano una quantità innumerevole di piccoli ospedali che fanno ogni tipo di intervento. Per la prima volta si parla di governance. Vogliamo applicare la riforma “Balduzzi”, la cui mancata applicazione da parte della precedente Giunta regionale ha creato un danno di 250 milioni di euro per la mancata programmazione».

Arru ha poi assicurato il rifinanziamento delle 24 borse di studio rimaste scoperte con un milione di euro recuperato dal bilancio regionale. L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi difeso a gran voce l’operato del suo assessorato: «Stiamo cercando di riportare gli ospedali Oncologico, Brotzu e Microcitemico alla qualità originaria. Non è vero che stiamo dando 53 milioni alla sanità privata (San Raffaele) ma stiamo cercando di ridurre i costi della mobilità esterna. I soldi saranno dati per attività controllate dalla Regione Sardegna».

Stesso discorso sul fronte della prevenzione: «42 milioni per l’attività di screening oncologico consentono di porre rimedio alle liste d’attesa – ha detto Arru – siamo inoltre tra le prime regioni italiane che supereranno lo scandalo degli ospedali psichiatrici giudiziari».

Al termine del suo intervento, l’assessore ha poi sottolineato l’importanza dell’istituzione di un Tavolo per la sclerosi multipla, malattia che in Sardegna colpisce circa 5000 persone. Rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza Arru ha rivolto loro un invito alla “ponderazione”: «Può esserci sfuggito qualcosa ma non facciamoci del male – ha concluso Arru – non è vero che stiamo chiudendo i piccoli ospedali. Siamo impegnati in una battaglia difficilissima: garantire il diritto alla salute a tutti i sardi».

Il consigliere Giorgio Oppi (Area popolare Sardegna), primo firmatario della mozione, ha ribadito di essersi attenuto ai dati della realtà mentre, per quanto riguarda i buchi nei conti della sanità «il tetto massimo è stato raggiunto nel 2005 con il centro sinistra e, nello specifico, dal 2009 al 2014 sono state erogate 520 borse di studio per un controvalore di 13 milioni e quest’anno siamo a zero: i dati sono inoppugnabili». Ho citato, ha ricordato ancora Oppi, «circostanze precise, come quelle relative ai reduci degli ospedali psichiatrici collocati a San Gavino; occorre sapere che contratti sono stati stipulati perché ci sono molti aspetti non del tutto chiari, così come occorre chiarezza su alcune figure di commissari senza requisiti previsti dalla legge ed infine è necessario verificare cosa succederà nel 2018 con il San Raffaele, perché 56 milioni previsti per quella struttura andranno suddivisi anche con le aziende private, quindi o cade l’uno o cade l’altro».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi), proponente della seconda mozione, ha detto che «dopo aver ascoltato i colleghi Desini e Sale sarebbe stato lecito attendersi un po’ più di umiltà dal capogruppo del Pd e dall’assessore Arru; in realtà è stato compiuto un errore che poi si è voluto nascondere, anzi si sta verificando che di questo errore non ne risponderà nessuno». Sui numeri, ha osservato Truzzu, «si dice che le borse sono 238 ma in questo numero sono comprese quelle degli atenei federati con gli atenei sardi, al netto sono 192 e forse anche di meno e non ci si può nascondere dietro il dito: saranno nettamente meno di quelli degli anni passati, nel bilancio siamo da 2.5 milioni a zero e dal ministero non arriveranno deroghe». Quindi, ha auspicato il consigliere di Fdi, «è giusto che maggioranza e Consiglio prendano il coraggio di mettere risorse in grado di recuperare gli errori del passato; ai ragazzi che resteranno senza specializzazione, però, interessa poco il discorso generale sulla sanità ma invece sanno benissimo che hanno perso un anno e saranno costretti a fare guardie mediche, sostituzioni o viaggi di lavoro all’estero, se di fronte a tutto questo l’assessore Paci avesse un briciolo di dignità si dovrebbe dimettere».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico), ha dichiarato che «le risposte all’interpellanza mi spingono a prender atto di un dato di realtà relativo a quest’anno in cui non saremo in grado di dare risposte a dimostrazione del fatto che, spesso, la politica non ha la capacità di ascoltare le reali esigenze dei cittadini; mi dissocio fermamente, invece, dagli interventi dei consiglieri di centro destra soprattutto se riferiti alla sanità, avremo altre occasioni di dimostrare la qualità della nostre proposte proseguendo sulla linea tracciata dalla legge 23 e mi auguro che si ritrovi la capacità di mettere rimedio agli errori commessi in questa circostanza a partire dalla prossima finanziaria».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione n. 57 (Oppi e più).

Per dichiarazione di voto, il consigliere del Centro democratico Roberto Desini ha ricordato che dopo che il consigliere Sale ha dichiarato di sentirsi lontano anni luce dal centro destra, per quanto lo riguarda la distanza è ancora maggiore: «Per questo voterò contro pur confermando le motivazioni della mia interpellanza».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso invece parere favorevole, prendendo atto «della ennesima declinazione dei soliti principi di diversità morale vantanti della sinistra negli ultimi 30 anni, una superiorità che non esiste come hanno dimostrato i fatti; la realtà è che quest’anno gli specializzandi sardi non avranno risposta e che sono stati respinti anche gli emendamenti presentati a suo tempo in sede di finanziaria».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito «singolare che coloro che propongono una interpellanza uguale alle mozioni poi si dividano al momento del voto con argomentazioni che non reggono; la verità è che si è voluto eludere il problema con una cortina di fumo sui problemi generali della sanità ma non si può amministrare con la testa rivolta all’indietro, bisogna pensare a quello che accede adesso e a quello che accadrà in futuro». L’assessore Arru, ha proseguito Tedde, «è riuscito a prendere il barile che gli ha scaricato addosso l’assessore Paci scaricandolo a sua volta in altre direzioni, ma qualche consigliere del centrosinistra non si è accorto che il barile gli è arrivato in testa: quello che bisogna fare è dire come si copre il buco degli specializzandi perché il problema deve essere risolto qui e ora».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), dopo aver annunciato il voto contrario alla mozione, ha rilevato che «in Aula si è parlato un po’ di tutto; va respinta la richiesta di dimissioni di Paci formulata da Truzzu e va affermata l’onestà morale etica e politica di tutti noi ma, detto questo, bisogna riconoscere che i mali della sanità vengono da lontano come dice anche la Corte dei Conti con numeri peraltro diversi da quelli del consigliere Oppi». Sulle scuole di specializzazione, ha aggiunto Cherchi, «probabilmente c’è stata una disattenzione e personalmente sono proonto anche a sottoscrivere la mozione di Truzzu nella parte in cui si prevede l’impegno ad intervenire l’anno prossimo per sanare buco di quest’anno».

Il consigliere di Irs Gavino Sale ha ricordato in apertura che «la nostra proposta di legge nasceva dalla necessità di correggere una norma del centro destra che sostanzialmente apriva all’inserimento di specializzandi non sardi in Sardegna; ora siamo all’anno zero della riforma sanitaria e questo è un colossale errore, non voterò col centro destra ma uscirò dall’Aula».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ribadito il voto favorevole ad entrambe le mozioni. Potrei ritornare al passato, ha detto, «ma evito di farlo, dico solo se un provvedimento del genere lo avesse fatto un assessore del centro destra sarebbe stato spellato in piazza; qui non è il problema dell’errore ma della bugia ripetuta in commissione e in dichiarazioni pubbliche, della credibilità politica ed istituzionale di un membro della Giunta, un problema che c’è tutto e non può essere eluso evitando anche di accogliere le proposte costruttive dell’opposizione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha manifestato apprezzamento per l’intervento del consigliere Oppi «che ha messo il dito sulla piaga ed anche per il coraggio di alcuni consiglieri della maggioranza che hanno indicato un malessere più profondo del fatto specifico; arriverà il momento di scelte molto complesse e perciò se maggioranza e minoranza condividono nella sostanza sulla necessità di correggere un errore evidente, ci si può fermare con un ordine del giorno che preveda un impegno comune, nessuno ci perde e nessuno ci guadagna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni è dell’avviso invece che «il discorso vada allargato rispetto a quello delle borse di studio come sarà dimostrato da altri successivi passaggi consiliari; bisogna stare poi molto attenti ad esprimere giudizi sommari sulle eredità del deficit sanitario attribuendo certe paternità secondo convenienza perché andando indietro troveremo bel altri nomi e ben altre tracce, risalenti almeno a 30 anni fa; detto questo, dobbiamo risolvere il problema che abbiamo di fronte e possiamo farlo solo se tutti ci assumiamo un impegno».

Il consigliere Luca Pizzuto ha dichiarato il voto contrario del gruppo Sel alle due mozioni presentate dai consiglieri della minoranza ed ha respinto al mittente «le accuse arrivate dai banchi dell’opposizione insieme con la richiesta di dimissioni rivolta all’assessore Raffaele Paci».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato voto favorevole ed ha evidenziato che il dispositivo della mozione n.157 esplicita le volontà espresse anche dall’assessore Luigi Arru nel corso del suo intervento di replica in ordine agli stanziamenti per le borse di specializzazione dei medici e all’intervento presso il ministero.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha definito il dibattito “surreale”. «La maggioranza ammette  che il problema esiste – ha spiegato il consigliere della minoranza – e che gli assessori hanno sbagliato ma poi il capogruppo del Pd, Pietro Cocco mette in riga il malpancisti e assistiamo a capriole e a scuse risibili per giustificare cambi di rotta e di voto».

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione n. 157 (Oppi e più) che non è stata approvata con 19 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decadenza (per effetto della mancata approvazione della mozione 157) dei punti 1 e 2 della mozione n. 158 (Truzzu e più) ed ha ricordato che la “censura” in essa contenuta va votata per appello nominale.

Paolo Truzzu (FdI), primo firmatario della mozione n. 158, ha quindi annunciato il ritiro del documento di censura all’assessore Paci.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Pds-Soberania e Indipendentzia), ottenuta la parola per un intervento sull’ordine dei lavori ha ricordato la ricorrenza della “Battaglia si Sanluri” per riaffermare i valori della libertà e il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la convocazione della Quinta commissione per domani alle 10 ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato l’’indisponibilità dei consiglieri del suo gruppo a concedere deroghe sui tempi di convocazione delle commissioni e dell’Aula, mentre il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, ha invitato il Consiglio a procedere con la commemorazione del già presidente della Regione, Giovannino Del Rio, scomparso di recente.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

Consiglio regionale 42

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la mozione 112 (Busia e più) “sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con la mozione n. 12 (Busia e più) “Sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo nazionale, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione Autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”. Il presidente ha quindi dato la parola alla consigliera Annamaria Busia (Centro democratico) per l’illustrazione della mozione.

Busia, nel suo intervento, ha ricordato che dopo la presentazione della mozione risalente al 23 gennaio scorso, Camera e Senato hanno approvato all’unanimità documenti di contenuto analogo sui problemi della Sardegna. «Il senso di queste iniziative – ha sostenuto – è che bisogna trattare unitariamente le problematiche che riguardano la Sardegna perché le questioni irrisolte che bloccano lo sviluppo della nostra Regione sono solo in parte simili a quelle nazionali ed hanno invece una forte specificità; Renzi ha detto ad Olbia vi darò la ferrovia e vi darò il metano, battute che forse hanno fatto sorridere qualcuno ma non certo i sardi perché sono serissime». «Devono essere riconosciuti i diritti dei sardi – ha proseguito Annamaria Busia – senza dimenticare quanto in questi anni ha dato la Sardegna all’Italia, facendo sempre il suo dovere sacrificando il suo territorio alle servitù militari, accogliendo un numero sempre crescente di detenuti assegnati al regime di 41/bis, pagando per intero sanità e trasporti, mentre si aspetta ancora la soluzione delle bonifiche dei siti industriali inquinati e si rischia di essere indicati come sede per il deposito delle scorie nucleari». «Non si possono affermare i concetti di uguaglianza, giustizia, solidarietà e sussidiarietà – ha detto ancora l’esponente del Cd – dimenticando che siamo l’unica vera isola dell’Italia, che ciò comporta gravi handicap per lo sviluppo; la sussidiarietà, in particolare, deve essere interpretata sulla base dei contenuti della dottrina sociale della Chiesa e dalla costituzione tedesca, nel senso che lo Stato interviene dove non possono intervenire le istituzioni locali, su questo obiettivo serve l’unità delle forze politiche senza cercare marchi di primogenitura, senza abbandonarsi al pessimismo o finto ottimismo, dobbiamo lavorare tutti insieme, costruendo ponti e non alzando muri come ha detto agli scout Papa Francesco».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito apprezzabile lo sforzo di approfondimento dei consiglieri che hanno predisposto la mozione ma, ha osservato, «ci sono tanti questioni aperte con lo Stato che non sollevano la classe dirigente della Regione dalle sue responsabilità perché il presidente della Regione, di fatto, finisce sul banco degli accusati per non aver saputo tenere la schiena dritta di fronte allo Stato in tante circostanze e rispetto a molte grandi questioni». «Non si può però – ha ammonito Tedde – recitare le due parti in commedia, stare al governo ed anche all’opposizione, con la maggioranza che chiede di votare un documento contro la maggioranza; sentiamo quali argomenti saranno proposti e poi valuteremo».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) in apertura ha ringraziato i parlamentari per aver fatto in modo che la questione sarda diventasse questione nazionale, con mozioni votate all’unanimità e salutate da un applauso finale. «Nessuna critica al governo regionale – ha aggiunto rispondendo al consigliere Tedde, «che anzi ha ottenuto risultati importanti su alcuni grandi temi dalle entrate alla vertenza Alcoa; la vera innovazione sta nel punto di vista, energia e bonifiche non sono vertenze a se stanti ma fanno parte di un unico quadro in cui ciascuna vertenza è un problema nazionale, che ora ha un punto comune per la ricerca delle soluzioni proprio perché la specificità della Sardegna richiede un approccio diverso». «Spero che il Consiglio – ha auspicato Pizzuto – non cada nel gioco delle parti; la mozione è uno strumento in più per dare al presidente Pigliaru una forza negoziale maggiore nel confronto con il Governo centrale, questa è la strada giusta per avere risposte concrete».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha accolto l’invito del collega Pizzuto che va esteso a tutto il Consiglio perché «è arrivato il momento di avere un atteggiamento completamente diverso tenendo presente che, come ha sempre detto il presidente Pigliaru, non esistono governi amici ma governi da affrontare con la schiena dritta in un clima di collaborazione istituzionale ma con grande determinazione; dobbiamo parlare della Sardegna e farlo ora con più forza grazie all’azione dei parlamentari senza chiedere elemosine, cortesie e favori». «Vogliamo piuttosto fare ogni sforzo – ha aggiunto Desini – per superare il gap dell’insularità, anche per superare la distanza fra politica e cittadini che le recenti elezioni amministrative ci hanno messo di fronte in modo molto preoccupante; dimostriamo di essere fino in fondo una vera classe dirigente capace di fare una politica diversa, questo è il senso della mozione che abbiamo voluto portare all’attenzione del Consiglio».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha detto in apertura che «siamo di fronte ad un problema che ci coinvolge tutti e non da oggi; la situazione della nostra rete ferroviaria, del trasporto aereo e dell’energia dimostra che è un problema che si è andato accumulando, come risultato di uno Stato per lungo tempo distratto nei confronti dalla Sardegna dove non mi pare ci siano stati passi avanti nelle questioni importanti». «Senza accusarci reciprocamente – ha continuato il presidente rivolgendosi al Consiglio – è arrivato il momento di essere consapevoli dei problemi che abbiamo di fronte e della situazione drammatica che stiamo attraversando; nel 2001, prendendo come 100 l’indicatore relativo alla rete ferroviaria noi siamo al 24.5% e quel dato è sceso oggi al 17%, per le infrastrutture va ancora peggio, dal 64% del 2001 siamo arrivati al 50%». «Dobbiamo perciò rimboccarci le maniche – ha aggiunto ancora Pigliaru – dobbiamo lavorare insieme perché non solo l’Italia è distratta ma lo è in modo crescente, dobbiamo avere una voce politica molto più forte e le idee molto più chiare, a partire dal cuore dei problemi che è l’insularità, condizione molto particolare che va declinata in modo molto preciso». Andiamo alla carica della distrazione storica nei confronti della Sardegna, ha affermato inoltre il presidente della Regione. «Quando Renzi è venuto ad Olbia – ha ricordato – gli abbiamo consegnato un documento completo su questi problemi, proprio perché dobbiamo ricordare tutti all’Italia cosa vuol dire insularità, quali siano i costi giganteschi di queste carenze e come questi danni debbano essere mitigati». «Lavoriamo per avere le prime importanti risposte a settembre – ha annunciato Pigliaru – soprattutto su tre grandi cose: non possiamo continuare a pagare la continuità territoriale con i soldi nostri mentre abbiamo la necessità di un ponte virtuale che garantisca tempi certi e prezzi bassi, puntiamo a superare la situazione scandalosa delle nostre ferrovie collegando fra loro i tre principali aeroporti in un efficiente sistema di mobilità capace di connettersi col mondo esterno». «Infine – ha osservato – la questione del metano, altro indice negativo essenziale della nostra insularità; dopo la rinuncia al gasdotto Galsi, puntiamo a risposte più immediate con soluzione alternative, dal gnl ad un intervento sull’autorithy per l’energia sui prezzi». Pigliaru ha insistito, in conclusione, «sull’importanza dell’unità di forze politiche sarde su temi strettamente legati ad insularità – dicendosi fiducioso che il Governo centrale sarà in grado di rendersi conto della fondatezza delle richieste della Sardegna -; alcune dichiarazioni di Renzi possono non essere piaciute ma riconoscono la sostanza dei problemi e di una questione complessiva che comprende anche le servitù militari, le entrate, il refresh agricolo, le industrie come Alcoa che contiamo di far ripartire senza regali di Stato e come la stessa Meridiana, dove lo Stato all’inizio si è mostrato distratto». «Siamo e restiamo pronti a dialogare – ha concluso – ma conoscendo bene i nostri diritti». 

Ha quindi preso la parola il consigliere Annamaria Busia per la replica. «La mozione non è contro il presidente Pigliaru, né contro nessuno – ha chiarito Annamaria Busia – su questo tema è necessaria l’unitarietà e la collaborazione, solo così si potrà trovare una soluzione ai problemi che discendono dalla madre di tutti i problemi: l’insularità».

La consigliera del Centro Democratico ha auspicato una diversa regolamentazione del sistema degli aiuti di Stato. «E’ una questione fondamentale, si pensi alle conseguenze sulla vertenza Alcoa, o alla vicenda Saremar. Occorre ripensare gli aiuti di Stato a livello europeo, c’è bisogno di un trattamento diverso che porti a un riequilibrio e a una riduzione del gap tra le diverse regioni d’Europa. Facciamoci portatori di un’iniziativa che il Governo deve tenere nei confronti dell’Ue».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per le dichiarazioni di voto.

Pittalis, dopo aver rivendicato di aver assunto in passato posizioni responsabili quando si trattava di sostenere una sola voce nei confronti del Governo, ha annunciato il voto contrario del suo partito. «Qui siamo di fronte a una mozione che non risolve le questioni che sono sul tappeto e che la Giunta regionale avrebbe dovuto già affrontare da oltre un anno e mezzo. Renzi le conosce benissimo, sono certo che il presidente Pigliaru abbia rappresentato le questioni aperte. Noi, se da un lato abbiamo valutato positivamente l’iniziativa dei parlamentari per scuotere il governo nazionale, dall’altro non vogliamo essere corresponsabili di una situazione che si ferma a una serie di proposizioni che non risolvono la questione. Se servisse a dare più forza a Pigliaru lo faremmo, ma non è più il momento delle chiacchiere e delle discussioni, servono provvedimenti concreti, serve battere i pugni. In quel caso saremmo al vostro fianco».

Secondo Mario Floris (Uds) l’azione portata avanti dai parlamentari sardi è un atto di supplenza del governo regionale: «Portare avanti le rivendicazioni dell’Isola non è un compito dei parlamentari ma del presidente della Regione – ha affermato Floris – oggi emerge un problema politico: la mozione viene presentata dopo le elezioni amministrative che vedono il segretario regionale del Pd contro il presidente della Giunta, bene farebbe la minoranza a presentare una mozione sulla situazione politica».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, pur riconoscendo l’inefficacia di una mozione per risolvere le grandi questioni che attanagliano la Sardegna, si è detto stupido dall’intervento dell’on. Pittalis, in contrasto con le posizioni dei parlamentari del suo partito.

«E’ vero che un ordine del giorno non si nega a nessuno – ha detto Cocco – credo però che oggi sia importante ribadire con forza che il Consiglio pone ancora una volta il problema e rilancia la vertenza Sardegna rispetto alla quale non si sono avute risposte. Ribadiamo la grande fiducia al presidente Pigliaru, a lui occorre dare pieno mandato per rappresentare le rivendicazioni della Sardegna».

Christian Solinas (Psd’Az), citando il magistrato Giovanni Lei Spano che nel 1922 pose per primo la “Questione Sarda”, ha sottolineato come da quasi un secolo nulla sia cambiato. «Il problema è l’approccio alla questione che non riesce a generare i frutti sperati – ha detto Solinas – non c’è solo la condizione d’insularità a penalizzare la Sardegna ma anche quella della densità demografica che, per esempio, fa crescere a dismisura il costo dei servizi di trasporto».

Il consigliere sardista ha poi accusato la Giunta di aver avuto un atteggiamento rinunciatario nei confronti del Governo sulle entrate fiscali. «Il presidente Pigliaru ha parlato di Stato distratto, noi parliamo di Stato coloniale – ha detto Solinas – quando si discute di risorse non dobbiamo dimenticare che abbiamo acceso un mutuo da 700 milioni di euro per rimediare all’assenza dello Stato. Per questo ci vuole coerenza: non possiamo finanziare la distrazione statale indebitando i sardi».

Secondo Pietro Cocco, capogruppo del PD, la questione sarda è datata e complessa per essere affrontata con leggerezza. «Nella mozione non c’è nessuna enfasi, vengono elencati 17 punti, molti di questi sono parte fondante del programma del centrosinistra. Su alcuni molto si è già fatto: vertenza entrate, servitù militari, energia. Si pensi alla convocazione dopo trent’anni della Conferenza nazionale sulle servitù militari o al riconoscimento del regime di essenzialità in campo energetico. Il tema riguarda tutti, ognuno deve fare la sua parte».

Roberto Desini, capogruppo del Cd, dopo aver annunciato il voto favorevole del suo gruppo, ha invitato la minoranza a sostenere la mozione e a trasformarla eventualmente in un ordine del giorno unitario.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha ricordato gli scritti di Giorgio Asproni e le sue denunce nei confronti dello Stato centrale. «Quello che diceva Asproni è sovrapponibile a quello che diciamo noi oggi. Non è cambiato niente, va bene l’iniziativa dei parlamentari, ma concretamente qual è l’impegno del Governo?».

Dedoni ha poi definito “debole” l’atteggiamento della Giunta nei confronti dello Stato. «Il Governo regionale – ha concluso – si è inchinato rinunciando alle prerogative dello Statuto sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata approvata dall’Aula con 33 voti a favore, 15 contrari e 3 astenuti.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno: la mozione 145 (Cappellacci e più) sull’emergenza migranti in Sardegna. L’ex presidente Ugo Cappellacci  (Forza Italia) ha illustrato la ratio della mozione, sottolineando con forza che non ci sono partiti della solidarietà o contro gli immigrati. Il problema è serio e grave e deve essere affrontato dal governo nazionale con autorevolezza. Non si possono scaricare le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine, senza organizzazione e supporto da parte della Comunità europea che deve tutelare tutte le popolazioni coinvolte, sia quelle migranti, alle quali devono essere garantire condizioni dignitose di accoglienza, sia le popolazioni che ricevono le persone in difficoltà. L’ex presidente ha poi affermato che bisogna assolvere agli accordi internazionale ma con le giuste condizioni. «A nessuno, Presidente, consentiamo di additarci come speculatori, ne vi dovete permettere di trattarci come una piccola minoranza – ha affermato Cappellacci – le chiediamo un’azione più incisiva e di rompere il vostro silenzio, interrotto solo per comparsate al momento degli sbarchi. Vada a vedere come stanno vivendo i migranti».

«Il governo è stato debole sul fronte internazionale ed è emerso anche all’assemblea dell’Anci di oggi – ha aggiunto Ugo Cappellacci – è un problema molto serio e non si può scaricare sui sindaci. Sono favorevole al rimpatrio dei clandestini, ma in primo luogo bisogna bloccare gli sbarchi, creando campi profughi sulle coste africane con l’aiuto dell’Onu». Per questo motivo l’ex presidente ha ribadito quanto contenuto nel dispositivo della mozione: le chiediamo di chiedere l’immediata convocazione di un vertice urgente con il Governo; di proporre la revisione degli accordi precedentemente sottoscritti al fine di rivendicare mezzi e risorse per affrontare l’emergenza; di chiedere l’intervento del Governo al fine di un’equa distribuzione dello sforzo sostenuto da ciascuna Regione per assolvere ai doveri di accoglienza e scongiurare l’ipotesi che la Sardegna diventi in maniera tacita una sorta di grande centro di accoglienza nazionale. «Un governo per essere credibile deve essere capace di manifestare anche la solidarietà nazionale, che non c’è stata per la Sardegna. Presidente deve prendersi carico dei problemi di questa terra, lei non è qui di passaggio. Sì alla solidarietà ai migranti – ha concluso Cappellacci – ma prima la solidarietà ai sardi e agli italiani».

Risentita per le accuse di poca sensibilità sul problema dei migranti anche il vice capogruppo di forza Italia, Alessandra Zedda: «Presidente Pigliaru mi è dispiaciuto essere additata come una meschina per aver manifestato preoccupazione per un problema serio e sotto gli occhi di tutti. A noi non mancano i principi di solidarietà e accoglienza verso i più deboli. Vi abbiamo soltanto detto di stare attenti a un Governo che scarica tutte le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine. Anche io sono d’accordo sull’intervento nei paesi di appartenenza, ma è l’Europa che deve sostenere l’azione. Non deve far gestire alle Regioni, soprattutto a quelle più di difficoltà, un problema come questo». Zedda ha poi aggiunto: «Vorremo poter accogliere chiunque, ma dare loro anche condizioni di vita dignitose. Non vogliamo però fare i buoni a spese dei cittadini dei territori scaricando tutte le responsabilità e la disorganizzazione sulle loro spalle». Il consiglire di Forza Italia ha poi affermato: «Renzi per primo ammette di dover cambiare strategia e noi ce lo auguriamo» e rivolgendosi a Pigliaru ha aggiunto: «Il suo silenzio presidente deve finire e le chiederemo di non lasciarci in assenza di notizie su problematiche così importanti».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Luigi Lotto (Pd) che ha definito il tema “drammatico e doloroso”: «Quello che accade in quelle realtà è qualcosa di epocale, esseri umani che affrontano qualsiasi pur di sfuggire da una situazione di povertà assoluta e di difficoltà a sopravvivere. Da qui dobbiamo partire: quello che accade là è molto più drammatico di quello che accade qui quando quella piccola quantità di persone sbarcano qui». Il presidente della Quinta commissione ha poi aggiunto: «Oggi ci troviamo a fare i conti con dei nostri fratelli che ci chiedono di essere trattati come tali. Abbiamo un governo che lavora in totale solitudine e che coinvolge regioni, comuni e prefetture. Tutte le Regioni devono affrontare questo problema nel miglior modo. Non condivido il blocco forzato sulle loro coste – ha proseguito Lotto – perché stiamo impedendo a questi poveri uomini di aspirare a una vita migliore. Io chiedo al presidente Pigliaru di partecipare, come sta facendo, alla gestione di questa grave situazione insieme con le altre regioni e al governo».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, citando il sindacato delle forze dell’ordine, ha evidenziato che i Comuni e le forze dell’ordine sono allo stremo e si sentono abbandonate nella gestione di una situazione così grave. «Credo che l’Europa credo ci stia prendendo in giro: sta disattendendo l’agenda sull’immigrazione». Per Tedde: «Questi sfortunati dobbiamo assisterli nelle coste libiche sotto l’egida dell’Onu. Chi viene accolto deve essere accolto con dignità e non, come ho visto con i miei occhi, senza letti, materassi e servizi igienici». L’esponente della minoranza ha poi concluso: «Signor presidente le chiediamo un ruolo attivo».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha denunciato il rischio che nel Comune di Monastir possano essere ospitati oltre mille migranti. «Mi auguro che questo non si verifichi mai – ha dichiarato l’esponente dell’opposizione – e rifiuto l’idea che possa essere appellato come razzista chi chiede integrazione vera e sicurezza per i propri concittadini». «Sono tutte persone meritevoli di aiuto – ha proseguito Fenu – ma serve dimostrare di saperli aiutare». Il consigliere di “Sardegna” ha ribadito la contrarietà alla “tratta di esseri umani” ed ha invitato il Consiglio ad entrare sul tema pratico piuttosto che procedere con considerazioni di politica estera. «Dobbiamo pensare ad una vera integrazione – ha proseguito Fenu – e per questo serve far comprendere ai nostri concittadini in difficoltà che lo Stato riserva loro le stesse premure che sono riservate ai migranti». «Ma come spiegare a un disoccupato sardo che lo Stato assicura 32 euro al giorno a ciascun migrante e non destina un euro per sostenere i disperati senza lavoro?». A giudizio di Modesto Fenu «sono queste le ragioni che rendono sempre più difficoltose le politiche di integrazione perché l’integrazione non è favorita dalla presenza dei centri di accoglienza ma dalla parità di condizioni e dalla comprensione del fenomeno»«Dobbiamo puntare a creare centri di aggregazione – ha concluso Fenu – non centri di stoccaggio di esseri umani».

E’ poi intervenuto il consigliere Attilio Dedoni che ha invitato l’Aula ad evitare atteggiamenti da curva sud. «La questione va affrontata in modo diverso, non può essere il Parlamento dei sardi a chiedere interventi allo Stato e all’Ue per la soluzione di problemi internazionali».

Dedoni ha quindi sottolineato la necessità di uno sforzo maggiore da parte dell’Unione Europea: «Non si può chiedere alla Sardegna un contributo che non è in grado di dare – ha detto il capogruppo dei Riformatori – dico no alle dinamiche egoistiche, ma non si può far passare tutto. La Sardegna è un ponte tra l’Africa e l’Europa, è un’isola di pace, ma non può farsi carico delle inefficienze altrui. Occorre cominciare a riflettere e capire che serve un’azione internazionale per dare ai migranti una possibilità di sviluppo nella loro terra».

Per Angelo Carta (Psd’Az) non è in discussione il principio di solidarietà, «i sardi da sempre esercitano l’accoglienza in maniera unica».

Il capogruppo sardista ha poi stigmatizzato l’azione del Governo nazionale che non ha stretto accordi con gli Stati dell’altra sponda del Mediterraneo per limitare i viaggi della speranza. «Quanto ha contribuito il bombardamento della Libia? Perché non si stringono accordi sul posto per sgonfiare il fenomeno? – si è chiesto Carta -. Quale ruolo ha l’Europa?». Secondo Carta, l’unica speranza dei migranti è la solidarietà della gente. «Come stupirsi se i cittadini diventano intolleranti di fronte a un fenomeno non governato. Quando i cittadini hanno paura le reazioni possono esser inconsulte e letali per la democrazia. Mafia Capitale ha dimostrato che i migranti sono un affare che rende più della droga. Pretendere ancora più solidarietà senza supporto del Governo è qualcosa di inaccettabile che rischia di far scoppiare un conflitto interno alle nostre comunità».

Luca Pizzuto (Sel), ha parlato di razzismo strisciante che si sta diffondendo fuori dell’Aula e tra alcuni movimenti e forze politiche. Il consigliere di maggioranza ha poi letto il famoso passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù, parlando ai discepoli, esaltava la virtù dell’accoglienza dei poveri e dei diseredati, ponendo la questione della solidarietà come una questione di civiltà che ha radici profonde nella cultura occidentale.

Pizzuto ha poi citato i due santi più venerati in Sardegna, Sant’Antioco e Sant’Efisio, provenienti rispettivamente dalla Mauritania e dalla Siria e si è detto “orgoglioso” di essere rappresentato da un presidente come Francesco Pigliaru che ha prestato grande sensibilità e attenzione alla questione migranti.

Il consigliere di Sel, infine, ha ricordato quanto sta succedendo a Carbonia: «Uno dei territori più poveri d’Europa ha accolto in modo straordinario i migranti. Andate a vedere che cosa succede nei centri di accoglienza, stiamo parlando di persone che hanno attraversato il deserto e hanno rischiato la vita in  mezzo al mare. L’Europa sbaglia, ma la Turchia per colpa di un prodotto come l’Isis, creato dall’Occidente, sta accogliendo oggi un milione e trecentomila profughi».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato, in apertura del suo intervento, piena condivisione per le dichiarazioni del presidente dell’Anci Sardegna: «Sì alla solidarietà, no all’improvvisazione». Il consigliere della minoranza ha ribadito che «gli immigrati non hanno interesse a restare in Sardegna e che la loro meta sono i grandi Paesi del Nord Europa». Rubiu ha quindi rimarcato lo scarso ruolo dell’Unione Europea ed il rischio dell’insorgere dei conflitti sociali in Italia e in Sardegna. «Ma la Sardegna – ha sottolineato il capigruppo – può offrire solo un’accoglienza temporanea perché non abbiamo le forze per affrontare una questione così grande». Gianluigi Rubiu ha parlato di «momentaneo sostegno umano e sociale» ed ha concluso evidenziando la grande sensibilità riscontrata tra gli operatori e tra i volontari dei centri di accoglienza in Sardegna.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito “banale” l’intervento del consigliere Ugo Cappellacci (Fi) sul tema dell’immigrazione e “incentrata sul populismo” la mozione 145 “rivolta alla pancia della gente”. «Prendo atto con amarezza – ha proseguito l’esponente della maggioranza – che anche in Sardegna avanza il pregiudizio populista su un tema così delicato». Il capogruppo del Pd ha quindi svolto considerazioni di carattere generale in ordine al fenomeno dell’immigrazione in Italia («è un fenomeno relativamente recente che ha avuto inizio avvio con la disgregazione dei paesi dell’Est europeo») ed ha ricordato i dati del rapporto di Frontex per affermare che la maggior parte degli sbarchi è originata dalla fuga dei popoli dalle guerre in Siria, Somalia ed Eritrea. Cocco ha quindi affermato che l’Italia accoglie un 15esimo dei rifugiati accolti in Germania e un quarto di quelli accolti in Inghilterra. «L’Europa deve però affrontare questa emergenza – ha dichiarato l’esponente democratico – in linea con quanto affermato nell’agenda europea dell’emigrazione». Pietro Cocco ha quindi ricordato che anche la Sardegna deve fare la sua parte ed ha evidenziato che sono stati trasferiti nell’Isola lo scorso maggio circa 1.000 migranti a fronte di una quota di 2.056.

Il presidente della Regione, a nome della Giunta, ha ringraziato «il Consiglio per un dibattito che si è articolato sui problemi concreti e sulle soluzioni possibili, le comunità della Sardegna e tutti gli operatori delle forze dell’ordine e delle istituzioni per il lavoro svolto in condizioni molti difficili e la Sardegna ha mostrato il suo volto migliore di fronte ad una emergenza di proporzioni enormi». «Siamo di fronte ad un problema – ha aggiunto – che non prevede ricette troppo facili o scorciatoie; ci sono soluzioni come quella degli Stati Uniti, che pure sono diventati grandi anche attraverso flussi migratori certamente controllati spesso in modo rigido con la costruzione di muri al confine, ma restano alcuni dati di fondo da cui non si può prescindere». «La differenza di reddito fra un eritreo ed un italiano – ha ricordato Pigliaru – è di 50 volte, nel Ghana 22 volte, fra Usa e Messico di appena 5 volte; l’Africa è un continente di assurda povertà e noi non possiamo costruire muri e, quanto all’aiuto ai Paesi sottosviluppati lo abbiamo fatto per decine di anni aiutando spesso classi dirigenti locali corrotte e sprecando risorse». «La realtà – ha spiegato il presidente – è che ci vuole moltissimo tempo per ridurre divari così ampi, i flussi sono molto grandi e dureranno molto a lungo, il vero scandalo è una Europa chiusa ed egoista, che o apre le sue porte o questo problema non sarà governabile da nessuno Stato e tanto meno da una Regione». «C’è bisogno di accoglienza – ha detto ancora Pigliaru – che deve includere anche il momento della post-emergenza, perché le persone  costrette a vivere in condizioni inaccettabili vengono spinte ai margini della società con tutto quello che ciò comporta; possiamo presentare il conto al Governo per i costi straordinari legati alla sanità ed alla protezione civile e parleremo di questo proprio domani col ministro Angelino Alfano, sottolineando che dopo l’emergenza bisogna dare dignità alla presenza dei migranti per evitare fenomeni di ostilità e definendo, nello stesso tempo, un nostro livello di sostenibilità». «Su 100 lavoratori attivi in Italia – ha affermato inoltre Pigliaru – 10 sono stranieri e 4 su 100 in Sardegna, mentre in Italia la presenza di stranieri è al 6% e all’1.5% in Sardegna; da un certo punto di vista ci sono spazi comprendendo però che oltre un certo livello non si può andare; i flussi devono essere regolati da procedure che da noi sono troppo lente perché i migranti devono poter restare ma anche essere liberi di spostarsi, perciò chiederemo al Governo di essere aiutati anche per la nostra condizione di insularità definendo tempi di permanenza molto brevi, e verificando la possibilità di impiegarli in lavori utili per la comunità ospitante, insomma chiederemo risorse e faremo proposte, riferendo puntualmente al Consiglio».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) nella sua replica ha affermato che «ognuno deve fare i conti con la propria coscienza, non bastano le parole o le citazioni di esempi virtuosi come Carbonia che fanno da contraltare alla situazione indecorosa di Santa Maria La Palma, perché è sbagliato non voglio prendere ad esempio il meglio perché non rappresenta la realtà». «I dati forniti dal presidente – ha proseguito – non dicono tutto perché sono riferiti a lavoratori integrati ma non può essere quello il parametro di riferimento; avrei gradito maggiore chiarezza, più che maggiori risorse va sollecitata la revisione degli accordi e la distribuzione equa dei migranti sui territori mentre è apprezzabile il riferimento allo snellimento delle procedure sui transiti all’origine di casi estremi come quello di Ventimiglia». «Accolgo positivamente ma con beneficio di inventario – ha concluso – i contenuti esposti dal presidente Pigliaru, ma la prova sarà come sempre quella dei fatti, condividendo strategia ed iniziative non solo con la maggioranza ma con tutta l’Aula».

Per dichiarazione di voto, il consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) ha apprezzato l’intervento del presidente Pigliaru ispirato alla concretezza ed alla individuazione delle soluzioni possibili, sottolineando che «siamo di fronte ad un problema enorme che interroga ogni giorno le coscienze di tutti noi e soprattutto chi ha responsabilità pubbliche; bisogna però avere il coraggio di porsi il senso del limite e di capire fino a dove possiamo arrivare, senza continuare a subirlo magari con nobili motivazioni».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu (Zona Franca) ha apprezzato la posizione espressa dal presidente soprattutto quando si è riferito alla necessità di comprendere la complessità del fenomeno dell’immigrazione e del rapporto fra migranti e Paesi ospitanti per tendere ad una vera integrazione. «Chiediamo all’Europa – ha suggerito – di creare un centro di eccellenza euro mediterranea dell’integrazione».

Voto favorevole è stato annunciato dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia), ribadendo che «bisogna capire fino a quanto possiamo arrivare, capendo quali sono i nostri limiti». Per Paolo Truzzu (Fdi), favorevole alla mozione, bisogna dire sì all’accoglienza ma si deve trovare una soluzione che garantisca a tutti l’occupazione, non soltanto ai migranti. Contrario alla mozione Antonio Solinas (Pd): «Il fenomeno dell’immigrazione non è emerso oggi, ma lo abbiamo affrontato già nella scorsa legislatura. Non bisogna accostare il fenomeno dell’immigrazione con quello della disoccupazione». Voto contrario alla mozione è stato annunciato dal consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, perché l’argomento è stato affrontato nel modo sbagliato. «Credo che di questa mozione non si abbia bisogno. E’ una mozione inutile. La Regione sta già agendo nel modo corretto». Luigi Lotto (Pd) si è detto d’accordo con il consigliere Fenu nel realizzare nell’Isola azioni di eccellenza per quanto riguarda l’integrazione. «Se pensiamo che a breve arriveranno 10 o 20mila persone – ha concluso Lotto – dico ai colleghi e ai sindaci: prepariamoci ad accoglierli».

Ignazio Locci (FI) ha dichiarato il suo voto favorevole spiegando che le paure sollevate sono le stesse rappresentate oggi dall’Anci. Luca Pizzuto (Sel) ha poi affermato: «Non sentiamo di condividere la mozione e riteniamo che l’immigrazione possa essere un’importante risorsa per la Sardegna». Voto favorevole è stato, infine, annunciato dal capogruppo demi Riformatori sardi, Attilio Dedoni. Ugo Cappellacci (FI) ha detto di essere rimasto «senza parole nel sentire alcune dichiarazioni della maggioranza che denotano una chiusura mentale incredibile». Roberto Desini (Cd) ha annunciato il contrario alla mozione per l’approccio ideologico utilizzato. Angelo Carta (Psd’Az) ha invece annunciato il voto a favore, sottolineando la bontà dell’azione richiesta al presidente nel testo.

Il presidente Ganau ha messo la mozione in votazione, che è stata respinta con 25 voti contrari e 17 favorevoli.

I lavori sono stati chiusi, il Consiglio si riunisce questa mattina alle 10.30.

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Il Consiglio regionale ha ripreso ieri sera l’esame del Dl 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia” ed ha approvato gli articoli 27 e 28.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale dell’art. 27 (“Interventi di trasferimento volumetrico per la riqualificazione ambientale e paesaggistica”) del Disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”. Per incentivare il trasferimento volumetrico per la riqualificazione ambientale e paesaggistica nell’articolo viene previsto un credito volumetrico pari al 40 per cento.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha chiesto all’assessore e alla maggioranza «se esiste la volontà di dare un significato alla legge» e ha formulato, in proposito, due proposte. Con la prima si introducono nella legge gli interventi sostitutivi regionali a favore dei comuni che non hanno mezzi sufficienti per le demolizioni di manufatti abusivi realizzati in zone vincolate o a rischio idrogeologico, prevedendo anche le opere di ripristino del territorio. Con la seconda, sempre per venire incontro ai comuni,  si prevedono forme di sostegno per consentire il recepimento delle nuove disposizioni regionali negli statuti dei comuni.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha evidenziato che l’articolo «è diviso in due parti: la prima dà grande premialità, il 40%, per la demolizione seguita da ricostruzione in aree urbane importanti dal punto di vista paesaggistico o a rischio idrogeologico». Nella seconda parte c’è, ha poi lamentato, «c’è una sostanziale una retromarcia anche nella fascia dei 300 dove alla demolizione non può seguire la ricostruzione se non in un’area più interna con un arretramento del manufatto, ma così non si riqualifica il paesaggio».

Il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, ha condiviso le considerazione del collega Cherchi, aggiungendo che il testo, «originariamente l’art.8 della prima proposta della Giunta sottoposta alla commissione, non presenta sostanziali differenze e appare frutto della ennesima schizofrenia legislativa che attraversa tutta le legge, contenitore di tante norme difficili da assemblare e soprattutto da applicare». In molti passaggi, ha aggiunto entrando nel merito, «viene richiesto l’intervento del consiglio comunale ma questo non è certo un modo per semplificare l’iter dei procedimenti amministrativi, è invece un appesantimento inutile che complicherà le procedure ed allungherà i tempi, meglio assegnare queste competenze alle giunte».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) non ha espresso un giudizio negativo sull’articolo che, a suo avviso, «risponde efficacemente alla domanda di riqualificazione presente sul territorio regionale, fermo restando il peccato originale della legge per cui anche interventi di miglioramento in certe aree incontreranno un mare di difficoltà; in definitiva il testo dimostra poco coraggio perché si poteva andare un po’ più avanti e poteva essere esteso anche ai manufatti abusivi e sanabili, magari al centro di lunghe e complesse vicende giudiziarie».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha messo l’accento sul fatto che «il paesaggio non è una cartolina ma qualcosa di mobile in continua trasformazione, non solo per la presenza di manufatti abusivi ma anche, ad esempio, per l’abbandono o la sostituzione di alcune colture; il Consiglio regionale ha il dovere di intervenire per preservare l’integrità del nostro paesaggio e questa purtroppo è una occasione che la legge non ha saputo cogliere».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta agitazione nei banchi del centrosinistra, forse per i troppi vertici bilaterali convocati da Soru e Pigliaru, speriamo non ci siano le ennesime ripercussioni negative su questa legge». Pittalis ha poi citato le perplessità espresse da un importante esponente della maggioranza sulla nuova norma, «giudizio negativo cui come al solito non è seguito alcun fatto concreto, come sarebbe stato lecito e logico aspettarsi sia sulla legge che sullo stesso articolo in esame, frutto dell’atteggiamento di qualcuno che continua a fare gazzosa sulla stampa salvo poi comportarsi in modo contrario». Come modifica del testo il capogruppo di Forza Italia ha suggerito una riduzione dei costi di costruzione, già prevista nella misura del 20% dalla normativa nazionale per gli immobili dismessi, superando l’insufficiente previsione del testo in discussione, limitato alla riduzione degli oneri concessori».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti all’art. 27.

A scrutinio palese, l’Aula ha bocciato l’emendamento soppressivo totale n. 226 e i soppressivi parziali nn. 335, 319, 320, 321, 322, 323, 333 e 334.

Sull’emendamento soppressivo parziale n. 332 (Pittalis e più) è intervenuto per dichiarazioni di voto il consigliere Oscar Cherchi che ha giudicato contraddittorie le disposizioni contenute nel comma 4 dell’art. 27: «Non si capisce – ha detto Cherchi – per quale motivo non si possano ricostruire gli edifici demoliti nella fascia dei 300 metri dal mare. Questa possibilità è invece prevista dall’art. 28 seppur con una diminuzione delle volumetrie del 15%». Cherchi ha quindi proposto la soppressione del comma 4 o, in alternativa, un adeguamento alle disposizioni dell’art. 28.

Mario Floris (Sardegna – Uds) ha invece ribadito la necessità di modificare la norma per scongiurare l’impugnazione da parte del Governo. «Stiamo modificando norme statali di carattere generale – ha detto Floris – il rischio di una bocciatura da parte della Corte Costituzionale è reale».

Antonello Peru (Forza Italia), dopo aver segnalato il contrasto tra le disposizioni dell’art. 27 e dell’art.28, ha chiesto un intervento chiarificatore da parte dell’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu. L’esponente della Giunta Pigliaru ha ricordato che la questione era stata ampiamente dibattuta nel corso dell’esame del Piano Casa. «La logica è che gli interventi di demolizione abbiano come fine la riqualificazione paesaggistica».

L’emendamento n. 332 è stato respinto dall’Aula con 27 voti contrari e 18 a favore.

Disco rosso anche per gli emendamenti sostitutivi parziali n. 318, 324, 325, 357, 326, 327 e 328, tutti presentati dalla minoranza.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 329 (Pittalis e più) che proponeva di cancellare il comma 7 dell’art. 27 che fissa il limite dei 3 metri d’altezza per le ricostruzioni, con mutamento di destinazione d’uso, di edifici precedentemente destinati a cicli produttivi. Per dichiarazione di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia): «si tratta di una norma eccessivamente restrittiva – ha detto l’esponente della minoranza – se l’immobile ha un unico piano significa perdere tanta volumetria». Cherchi ha quindi proposto di cassare il comma o di portare il limite d’altezza per le ricostruzioni a 3,5 metri. L’emendamento n. 329 è stato bocciato con 28 voti contrari e 18 a favore.

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione il testo dell’articolo 27.

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas ha proposto un emendamento aggiuntivo orale con il quale si stabilisce che “le disposizioni si applicano anche in casi di edifici in corso di realizzazione o realizzabili in virtù di titolo abilitativo legittimo ed efficace alla data di presentazione dell’istanza di parte del privato o alla data di adozione della deliberazione del consiglio comunale”.  Dopo una breve sospensione, la proposta è stata accolta dall’Aula che ha poi dato il via libera al testo dell’art.27 con 30 voti a favore e 16 contrari.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento aggiuntivo n. 134, presentato dalla Giunta regionale, dell’art.27 ha ottenuto il via libera con 29 a favore e 18 contrari. La modifica al testo stabilisce che, in caso di demolizioni e ricostruzioni di edifici localizzati in zone urbanistiche omogenee diverse dalla zona A, la necessità di una deliberazione del consiglio comunale o una espressa disposizione contenuta nel Piano particolareggiato del centro di antica e prima formazione”.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 28 (Rinnovo del patrimonio edilizio con interventi di demolizione e ricostruzione). L’obiettivo dell’articolo in discussione è chiarito al comma 1 in cui viene scritto: “La Regione promuove il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente mediante interventi di integrale demolizione e successiva ricostruzione degli edifici esistenti che necessitino di essere adeguati in relazione ai requisiti qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici, di sicurezza strutturale e per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche”. L’articolo prevede, secondo la zona, diverse premialità volumetriche mentre nella zona h una diminuzione volumetrica rispetto all’edificio originale. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 14. Il primo consigliere a prendere la parola è stato Oscar Cherchi (Forza Italia). Per l’esponente della minoranza non è chiaro perché nell’articolo 28 vengano attribuite diverse premialità secondo la grandezza del lotto: per i lotti inferiori a 500 metri quadri la premialità è del 15%, se invece sono superiori la premialità è del 30%. «L’altro aspetto  che mi lascia perplesso – ha proseguito Cherchi – è legato alle zone agricole: si escludono senza una ratio e una logica». Per Cherchi non ha neanche senso che nella zona h, in caso di demolizione e ricostruzione, vengano penalizzati i proprietari con una diminuzione del 15% della volumetria. «Chiediamo che vengano mantenute le stesse volumetrie». D’accordo con il collega di partito anche Giuseppe Fasolino: «In questo articolo ci sono contraddizioni evidenti». Per l’esponente della minoranza «è assurdo che l’aumento volumetrico debba essere approvato in Consiglio comunale. Uno degli obiettivi della legge era di velocizzare le procedure, così stiamo appesantendo, e non di poco, l’iter burocratico». Per quanto riguarda il comma 15 ha poi affermato: «Oltre a ridurre la volumetria del 15% potevamo anche punire il proprietario per aver voluto recuperare il proprio edificio in zona h. Teniamo almeno la volumetria esistente».

Per l’esponente di Forza Italia, Ignazio Locci: «Questa norma nelle sue intenzioni,  ossia provare a specificare meglio le norme nazionali, sembrava meritoria, ma poi troviamo che questo principio è annacquato da diverse limitazioni». Per Locci non c’è motivo  di negare la possibilità di utilizzare la legge a chi ha già utilizzato altre norme precedentemente. Per Michele Cossa, Riformatori sardi: «Questo articolo andrebbe nella direzione giusta se non ci fossero inutili appesantimenti delle procedure. Che senso ha l’approvazione dell’aumento volumetrico da parte del Consiglio comunale, al massimo sottoponiamolo a delibera di Giunta». Per l’esponente della minoranza il comma 12 rappresenta un inutile appesantimento e complicazione: «Chiedere al privato elaborati tecnico-grafici di livello pari allo studio di fattibilità di un’opera pubblica mi sembra eccessivo». Per Cossa anche il comma 15 (riduzione volumetrica del 15% in zona h) non ha senso: «Stiamo parlando di edifici che hanno avuto con concessione edilizia, e quindi legittimi. Non possono essere penalizzati coloro che si fanno carico di spendere denaro per demolire e ricostruire le porcherie di cui è costellata la nostra costa, mi sembra un accanimento ingiustificato». D’accordo anche Antonello Peru, intervenuto in vece del capogruppo di Forza Italia. Per l’esponente dell’opposizione si tratta di una legge un po’ pasticciata anche se in alcune parti corretta «grazie al contributo dell’opposizione». Peru si è detto contrario a quanto previsto nel comma 15, ossia la riduzione della volumetria pari al 15% in caso di demolizione e ricostruzione in zona H. «Basta l’applicazione della legge 380, recepita da questa legge, per consentire ai proprietari di edifici presenti in zona h di demolire e ricostruire senza penalizzazioni. Speriamo – ha concluso – che la maggioranza ascolti i suggerimenti della minoranza».

Il presidente ha dato quindi la parola all’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, il quale ha chiarito alcuni dubbi della minoranza. Intanto per quanto attiene al passaggio in Consiglio comunale: questo riguarda soltanto lotti superiori a 500 metri quadri o 2000 metri cubi, mentre le piccole proprietà sono esentate da questo passaggio. «Per quanto riguarda l’agro nelle zone e) e h) abbiamo una norma di salvaguardia e vogliamo evitare le deroghe». D’accordo con le osservazioni dell’opposizione invece sul comma 15: «Ci sarà una proposta di emendamento orale per eliminare la riduzione del 15 per cento sulla volumetria esistente per gli edifici delle zone H».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato al Consiglio due emendamenti orali con cui si modificano alcune parti dell’articolo 28. Con il primo, il comma 11 dell’art. 28 riformulato consente la cumulabilità del credito volumetrico del lotto con i volumi dello stesso non ancora utilizzati. Il secondo, invece, interviene sul comma 15 e, in caso di demolizione-ricostruzione in zona h, permette la riedificazione dell’immobile utilizzando la volumetria pre-esistente, «a condizione che il nuovo fabbricato determini un minore impatto paesaggistico secondo le indicazioni dell’Amministrazione regionale, con apposite linee guida da adottarsi entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), sull’ordine dei lavori, ha osservato che la risposta dell’assessore è stata fornita sulla base del testo, tralasciando che lo stesso era sottoposto a significative modifiche per effetto degli emendamenti presentati. Un tale modo di procedere, ha affermato, «crea confusione e rende difficile il lavoro dell’Aula».

Il presidente ha condiviso l’osservazione, invitando tutti a procedere con ordine.

Successivamente l’Assemblea ha respinto i seguenti emendamenti: 227, 309, 426, 310, 423, 311, 422, 421, 312, 78, 314, 315, 316, 317, 358, 359, 360, 361, 362, 363, 364, 365, 503, 504, 505, 506, 507, 170, 579, 580, 581, 398, 424, 153, 151, 394, 433.

Sono stati invece approvati il n. 473 – Solinas Antonio e più (“E’ consentita la demolizione-ricostruzione dei fabbricati esistenti con un credito volumetrico del 30% da determinarsi con apposita deliberazione del consiglio comunale 512”), il n. 135 – Giunta regionale (“Le demolizioni-ricostruzioni nei centri storici sono consentite solo in presenza del Piano particolareggiato del centro di antica e prima formazione”) e n. 592 – Giunta regionale – (“La Regione promuove il ricorso a programmi integrati di riordino urbano di cui alla legge regionale 16/94”).

A seguito dell’approvazione dell’emendamento n.592 il presidente ha dichiarato la decadenza di alcuni emendamenti, fra i quali il n.15 – aggiuntivo.

Successivamente il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 28, comprensivo delle integrazioni orali formulate dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd).

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha sollecitato un chiarimento sulla decadenza dell’emendamento n.15, che a suo avviso resta valido, e ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha spiegato che l’emendamento n.15 presenta in effetti una diversità rispetto al n. 592 e può essere ammesso sia pure non integralmente, ma solo per la parte che riguarda la cessione di immobili a prezzo simbolico in modo da poter avviare i piani integrati previsti dall’articolo 28 e, per questo motivo, sarà integrato nel testo.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 15 che l’Assemblea ha approvato.

Il presidente ha poi avviato la discussione generale sull’art. 29 (“Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica”).

Il presidente della commissione Antonio Solinas, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha comunicato che in base ad accordi intercorsi fra tutti i gruppi, è stato deciso di chiudere la seduta con l’approvazione dell’art.28 rinviando l’esame dell’art. 29 a domani.

Il presidente, quindi, ha dichiarato conclusa la seduta ed ha riconvocato il Consiglio per questa mattina alle 10.00.

Nuovo passo avanti, in Consiglio regionale, verso l’approvazione del DL 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”. L’assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 19.

Il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 554 – Fasolino e più – (soppressione della frase “nella misura massima di 120 cubi”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), favorevole, ha detto che «è arrivato il momento di intervenire per riportare il dibattito sul contenuto del testo perché si parla della possibilità di incrementi volumetrici solo a favore dei disabili nelle zone A, B e C, mentre pensiamo debba essere lasciato libero in tutte le zone urbanistiche».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), favorevole, ha sottolineato che «c’è un riferimento inutile ad immobili legittimamente realizzati, è giusto non mettere il limite della superficie ed è meglio fare riferimento alla finalità che si vuole conseguire».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha affermato che «è necessario integrare il passaggio riferito all’abitazione principale, perché si presta a molti dubbi interpretativi».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, ha espresso «dubbi sulla possibile esclusione dagli incrementi delle abitazioni di disabili che magari risiedono in zone F; non possono essere trattati in modo differente».

Messo ai voti, l’emendamento è stato respinto dal Consiglio con 1 voto favorevole e 26 contrari.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n. 545 – Fasolino e più – (“Incrementi volumetrici nei centri storici per la prima casa”).

Per dichiarazione di voto, il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha prima sottolineato che l’assenza dal voto precedente ha solo valenza politica. Poi ha manifestato parere favorevole sull’emendamento «che punta ad assegnare nei centri storici l’incremento volumetrico massimo di 120 metri cubi agli immobili adibiti ad abitazione principale; è un punto qualificante della nostra proposta complessiva e su questo vogliamo confrontarci».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha affermato che l’opposizione «sta presentando proposte per migliorare il testo senza stravolgere l’impianto definito dalla maggioranza e, parlando della prima casa di chi abita nei centri storici, esprimiamo concretamente questa impostazione».

Il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, ha ribadito che la minoranza «continua a dimostrare di voler migliorare la legge, in questo caso tutelando la prima casa, tutela che nell’art. 19 non prevedeva; si tratta di un emendamento accoglibile perché è evidente che manca ogni possibilità di speculazione, mentre ribadiamo il nostro no ai piani particolareggiati perché ci vorrebbe almeno qualche anno».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto che «i centri storici in Sardegna hanno contribuito alla riqualificazione urbanistica solo con fondi privati a differenza di altre zone d’Italia; il centro è anche un patrimonio di valore e cultura che va preservato e dobbiamo premiare ed incentivare chi investe in queste zone senza porre limiti incomprensibili».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha auspicato che su questo emendamento converga anche la maggioranza; «così si evita consumo del suolo, si ripopolano i centri storici, si restituisce anima ai nostri paesi, sono cose che stanno a cuore a tutti e chiediamo piuttosto l’introduzione di norme relative all’uso dei materiali locali».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha evidenziato la coerenza dell’opposizione che «sulla stessa materia ha sostenuto le norme sull’albergo diffuso; ora sosteniamo la necessità di assegnare una premialità a chi abita la sua prima casa e risiede nei centri storici e casomai sarebbe opportuno aggiungere un passaggio sul rifacimento delle facciate».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha posto l’accento sul fatto che quello dei centri storici «è un problema centrale dei paesi sardi perché le pubbliche amministrazioni non hanno le risorse per recuperare questo patrimonio; dobbiamo spingere i privati a farlo con le premialità perché la legge purtroppo scoraggia questi interventi anche per la tempistica e su questo punto va corretta».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), favorevole, ha esortato il Consiglio a credere molto nei centri storici auspicando che la maggioranza colga questo segnale; «le case del centro storico non sono funzionali alla vita di una famiglia e bisogna intervenire per renderle più funzionali, l’albergo diffuso è uno degli strumenti di animazione del centro storico ma anche gli immobili dei privati possono contribuire al rilancio dei nostri centri».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha messo in rilievo, rinvolto alla maggioranza, sul fatto che «se non si amplia la possibilità di costruire nei centri storici si contraddice tutto l’impianto della legge, dal rifinanziamento della legge 29/98 alla stessa proposta del consigliere Arbau sulla vendita delle case degradate ad un euro, inoltre i divieti mandano un messaggio negativo all’esterno, cioè che è meglio spingersi fuori dall’area centrale e consumare altro territorio».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ricordato che «tutti conosciamo le criticità dei centri storici a cominciare dallo spopolamento e dalla difficoltà di disporre di spazi adeguati e la stessa finanziaria ha stanziato 2 milioni per l’albergo diffuso; ora non si può fare marcia indietro sullo stesso punto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «il senso della nostra riflessione riguarda il ruolo dei centri storici che non possiamo confinare nell’archeologia urbana: la politica deve trovare il sistema per restituirli al loro ruolo originario e soprattutto deve fare di più, evitando che i centri storici vengano giù a pezzi».

Messo ai voti, l’emendamento n.545 è stato respinto con 21 voti favorevoli contrari e 29 contrari.

Il presidente ha annunciato la votazione dell’emendamento 571 (Tedde e più) che emenda il sostitutivo totale n. 125, presentato dalla Giunta e propone che nella zona A l’incremento volumetrico si applica «limitatamente agli edifici aventi meno di 50 anni e che sono in contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto…».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 571 perché – ha affermato l’esponente della minoranza – «contempera l’esigenza di salvaguardia dei contesti architettonici dei centri storici e semplifica norme e procedure. Se, infatti per consentire gli interventi in zona A dovessimo aspettare l’approvazione dei piani particolareggiati non si potrebbe realizzare alcun ampliamento nei centri storici della Sardegna».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha definito il 571 «un emendamento di buon senso che rende efficaci le premialità connesse con gli incrementi volumetrici». L’esponente della minoranza ha quindi dichiarato il voto a favore: «Perché con l’emendamento si introduce una spinta al miglioramento dei centri storici».

Il consigliere di Forza Italia,  Marco Tedde, ha annunciato voto favorevole e ha ribadito che, a sua giudizio, il provvedimento in discussione “semplifica molto poco”. «L’approvazione dei piani particolareggiati nei Comuni – ha spiegato Tedde – ha tempi lunghi e rischia di vedere la luce in tempi successivi rispetto a quelli che dovrebbero caratterizzare il via libera alla nuova legge urbanistica, così come promesso dall’assessore Erriu».

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito che sono davvero pochissime le amministrazioni comunali che potrebbero sperare nell’approvazione di un piano particolareggiato, adeguato al Ppr.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha denunciato che il testo proposto dalla maggioranza nasce «con l’intento di escludere interventi nei centri storici». Tunis ha sottolineato l’incidenza delle altezze degli immobili che insistono nei centri storici, rispetto agli immobili realizzate in altre zone urbanistiche e di più recente edificazione, ed ha quindi dichiarato che «le altezze insieme con la richiesta del piano particolareggiato adeguato al Ppr, costituiscono il combinato disposto che rende di fatto impossibile programmare interventi migliorativi nel patrimonio immobiliare delle zone A».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato voto favorevole ed ha sottolineato che gli otto sindaci presenti in Aula possono testimoniare «l’impossibilità a progettare interventi nei centri storici, qualora siano subordinati all’approvazione dei piani particolareggiati, i cui tempi sono lunghi».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) ah dichiarato voto a favore: «L’emendamento propone una misura che soddisfa le esigenze di tanti cittadini e garantisce la salvaguardia del  patrimonio immobiliare con più di 50 anni, nelle zone A».

Il consigliere Luigi Crisponi, ha dichiarato voto favorevole al 571 ed ha sottolineato la volontà di assicurare strumenti in grado di rilanciare i centri storici e riqualificare il patrimonio immobiliare. «Per approvare un piano particolareggiato – ha concluso l’esponente della minoranza – servono più metri cubi di carta di quando non se ne potranno concedere ai cittadini per gli ipotetici ampliamenti».

Il consigliere del Gruppo Misto, Fabrizio Anedda, ha svolto un intervento critico anche nei confronti di alcuni decisioni della maggioranza, riferendosi però agli ampliamenti in zona A per le abitazioni in cui risiedono cittadini affetti da disabilità. Argomento trattato in precedenza nel corso del dibattito sull’articolo 19 e sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 571. «La legge in discussione – ha aggiunto l’esponente della minoranza – può esser definita “legge della contraddizione urbanistica”, e non si comprende con quali strumenti normativi la maggioranza voglia rivitalizzare i centri storici dei paesi e della città della Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto a favore ed ha dato lettura dell’emendamento n. 571, per ribadirne la linearità e il buon senso, Il capogruppo del centrodestra ha inoltre ricordato «i tanti contrasti architettonici che caratterizzano i centri storici della Sardegna e che attendono strumenti adeguati per la loro riqualificazione e rivitalizzazione».

Il consigliere del gruppo Sardegna, Mario Floris, ha invitato l’Aula ad una riflessione sul concetto di centro storico ed ha dichiarato voto a favore all’emendamento 571: perché consente il miglioramento degli immobili inscritti nella zona  A e che non sono compatibili con lo stile architettonico del quartiere.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ricordato che il prossimo 25 maggio,è in programma un’udienza presso la Corte Costituzionale sul vecchio piano casa che interveniva anche nelle zone A. L’assessore ha quindi ribadito la volontà di voler rilanciare e rivitalizzare i centri storici dei paesi e delle città della Sardegna ma ha evidenziato che i beni che insistono nei centri storici sono considerati unici e irriproducibili e che nel corso degli anni è stata autorizzata la realizzazione di tanti  edifici incongrui rispetto al contesto architettonico. Il concetto è servito all’assessore per esprimere contrarietà a quanto previsto nell’emendamento 571 a proposito della responsabilità del dirigente del servizio comunale per la individuazione  dell’eventuale contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto. «Non affiderei ai un geometra dell’ufficio tecnico comunale la responsabilità di stabilire quanto previsto nell’emendamento», ha concluso l’assessore.

Posto in votazione l’emendamento n. 571 non è stato approvato con 29 voti contrari e 21 favorevoli ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 536 (Fasolino e più) che emenda l’emendamento 125 della Giunta, al comma 3, lettera a) sostituisce le parole “fino a un massimo di 70 metri cubi” con le parole “fino a un massimo di 90 metri cubi”, innalzando così i livelli massimi di incrementi volumetrici nelle zone B e C, nei Comuni inclusi negli ambiti di paesaggio costieri che non hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Ugo Cappellacci, che ha rivolto l’invito al presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, per svolgere un’informativa in Aula sul tema del deposito unico nazionale delle scorie nucleari in Sardegna, dinanzi alle crescenti preoccupazioni dei sardi sulla possibile individuazione dell’Isola come centro di stoccaggio. «Temo che alla luce di alcune notizie trapelate anche ieri – ha proseguito Cappellacci – ed alla luce della mozione presentata sul tema dai consiglieri della maggioranza ed a seguito della lettera trasmessa al Governo dall’assessore dell’Ambiente, sarebbe importante ascoltare il presidente della Regione».

Il presidente Ganau ha ribadito che sull’argomento la Giunta si è espressa pubblicamente così come ha fatto il Consiglio regionale ed ha dichiarato di voler procedere con il proseguo dei lavori, secondo le modalità regolamentari.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, chiesta e ottenuta la parola dal presidente Ganau, ha dichiarato di «essere pronto alla battaglia unitaria per ribellarci ad un’altra servitù come sarebbe quella sulle scorie nucleari». «Dobbiamo essere pronti ad essere saldi e compatti – ha proseguito il governatore – e la mia posizione è in perfetto accordo col Consiglio». Pigliaru ha quindi sottolineato che si attende l’individuazione degli ambiti idonei e poi ci sarà abbastanza tempo per fare ciò che riteniamo giusto: «Ribellarci ad un’ulteriore servitù».

Ripreso l’esame del Dl 130, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al presidente della IV commissione consiliare, Antonio Solinas (Pd) che ha dichiarato la modifica del parere “da negativo a positivo” per l’emendamento n. 536.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha espresso soddisfazione per la decisione comunicata all’Aula dal relatore della maggioranza, Antonio Solinas ed ha illustrato brevemente la modifica del quale è primo firmatario.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha dichiarato voto favorevole e anche il consigliere di “Soberania e Indipendentzia”, Pier Mario manca ha dichiarato voto a favore, ricordando la presentazione di un emendamento a sua firma, dai contenuti analoghi al 536,

A favore anche la dichiarazione del consigliere di Fi, Stefano Tunis, («facciamoci travolgere da uno spirito unitario non solo nelle grandi vertenze ma anche sulle questioni dello stretto interesse locale») e del suo collega di partito e di gruppo, Oscar Cherchi: «Bene il segnale di apertura che arriva dalla maggioranza». Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore («finalmente la maggioranza in un sussulto di democrazia ha voluto ascoltare e dare seguito alle sollecitazioni alle modifiche che sono arrivate anche dal di fuori dell’aula»), seguito dal consigliere di Fi, Marco Tedde («l’opposizione fa un’opposizione non per rallentare i lavori ma un’ opposizione positiva»). A favore anche il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini («non siamo una maggioranza ottusa») e anche del consigliere di Aps, Giorgio Oppi che ha dichiarato, in riferimento al tema delle scorie nucleari, di  aver intrattenuto una conversazione telefonica con ministro Galletti e di aver ricevuto rassicurazioni sui tempi lunghi della decisione del governo per l’individuazione del centro unico di stoccaggio dei rifiuti radioattivi.

Il consigliere di Fi, Antonello Peru, ha dichiarato voto a favore dell’emendamento 536 ed ha ribadito che la minoranza non fa ostruzionismo e «il suo lavoro non è inutile, come dimostra il parere positivo della commissione alla proposta di modifica avanzata dai consiglieri di Forza Italia».

A favore anche Ignazio Locci (Fi) che ha precisato che l’unità sull’emendamento 536 «non è il preludio di nessun patto ma un primo passo per migliorare il provvedimento sull’edilizia». Ha concluso le dichiarazione di voto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che ha dichiarato: «Non voglio si cada nell’equivoco, non c’è né accordo né trattativa in corso e le distanze tra minoranza e maggioranza permangono». «Prendiamo atto della convergenza – ha concluso Pittalis – ma sono ben altre le questioni sulle quali serviva l’intesa ad incominciare da quelle che attengono l’edificabilità nell’agro».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 536 che è stato approvato con 50 voti favorevoli su 50 votanti.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 535 (Fasolino e più) che porta da 90 a 120 metri cubi la misura massima degli incrementi volumetrici per unità immobiliare nelle zone urbanistiche B e C.

Il presidente della Commissione Antonio Solinas ha dato parere positivo all’emendamento modificando il giudizio negativo precedentemente espresso.

Solinas, rispondendo al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha confermato l’assenza di un accordo tra maggioranza e opposizione sul Dl 130. «Noi ci assumiamo la responsabilità della proposta – ha detto Solinas – voi dovreste consentirci di farlo. Saranno poi gli elettori a giudicare».

Il primo firmatario dell’emendamento Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver espresso apprezzamento per l’ulteriore apertura della maggioranza, ha chiarito che l’emendamento è una proposta di buon senso. «Portare gli incrementi volumetrici da 90 a 120 metri cubi è il minimo che si poteva fare».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza alcuni aspetti tecnici della proposta e salutato con favore la decisione della maggioranza di accogliere l’emendamento dell’opposizione.

Cauto, invece, il giudizio di Gianluigi Rubiu, capogruppo di Aps. «L’ emendamento ci soddisfa in parte – ha detto Rubiu – noi avevamo chiesto di eliminare i limiti, in ogni caso è un segnale importante per i cittadini sardi».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha giudicato positivamente l’apertura della maggioranza: «Mancano ancora alcuni passaggi – ha detto – ma i cittadini troveranno nell’uovo di pasqua i 90 e i 120 metri cubi che sono una piccola ma importante novità».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.535 che è stato approvato all’unanimità.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 572 che estende ai fabbricati residenziali delle zone D (industriali e artigianali), adibiti a prima casa dal titolare dell’impresa, gli incrementi volumetrici previsti per le zone B e C.

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas ha dato parere favorevole annunciando la presentazione di un emendamento orale del Partito Democratico.

Sul punto è intervenuto il capogruppo del PD Pietro Cocco che ha illustrato il contenuto della proposta. A causa di alcune difficoltà interpretative del testo, il presidente Ganau ha sospeso la seduta per consentire ai gruppi di arrivare a una formulazione condivisa dell’emendamento orale.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo Pietro Cocco ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

E’ quindi intervenuto il consigliere Mario Floris (Uds) che ha rivolto un plauso alla maggioranza per aver accolto le proposte della minoranza: «Evidentemente avete gli strumenti e l’organizzazione politica per capire che le elezioni si vincono in base alla situazione economica. Tra poco ci saranno le elezioni comunali che per voi saranno un importante banco di prova. Finalmente avete capito che qualunque miglioramento venga fatto su una norma i meriti sono sempre della maggioranza».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 572 che è stato approvato all’unanimità.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 573 che estende anche alle zone D (commerciali) e G (servizi essenziali) lo stesso principio accolto nell’emendamento precedente. Anche su questo la Commissione ha espresso parere favorevole.

Marco Tedde (Forza Italia) ha manifestato apprezzamento nei confronti della maggioranza «che ha saputo fare un passo indietro nell’interesse dei sardi. Le esigenze abitative sono di tutti, non solo dei dipendenti ma anche dei proprietari- custodi delle imprese».

Michele Cossa (Riformatori)  ha giudicato positivamente l’accoglimento della proposta: «Consentire un incremento per i fabbricati residenziali inseriti in zone commerciali è una scelta di buon senso».

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 573 che è stato approvato con 49 voti a favore e uno contrario.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n.591 presentato dalla Giunta regionale che sostituisce il comma 7 dell’emendamento n.125 con il quale si specifica che nelle zone urbanistiche A, B e C e negli edifici con destinazione residenziale, legittimamente realizzati in altre zone urbanistiche, gli incrementi volumetrici non sono cumulabili con quelli previsti dai commi 2, 3 e 4.

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha chiesto chiarimenti sulle modifiche apportate.

L’assessore Erriu ha chiarito che si trattava di una precisazione linguistica.

Precisazione accolta con favore da Oscar Cherchi (Forza Italia): «Un incremento di centoventi metri cubi si traduce in 40 metri quadri che vanno a sommarsi agli incrementi minimi consentiti nelle zone A, B e C. Per questo è opportuno inserire l’avverbio “altresì” per scongiurare interpretazioni errate».

L’Aula ha quindi accolto un emendamento orale che sostituisce il termine inoltre con la parola altresì.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n.591 che è stato approvato dall’Aula con 30 voti a favore e 2 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 550 (Fasolino e più) che propone l’inserimento delle zone E (agricole) e F(turistiche) tra quelle dove sono consentiti gli incrementi volumetrici degli edifici esistenti.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha invitato l’Aula a verificare dove sono stati fatti gli interventi del Piano Casa. «Le zone E e F sono quellein cui si può dare impulso all’economia. Se si vuole investire sul turismo non si può non votare l’emendamento».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha invitato i consiglieri di maggioranza a valutare con attenzione il contenuto dell’emendamento e ricordato che una correzione potrà essere accolta anche al momento della discussione dell’art. 20 (Si vuole aprire inserendo le zone agricole e turistiche. Per queste ultime si potrebbe vedere nell’articolo 20 (Interventi di incremento volumetrico delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico-ricettive).

Contro la proposta è intervenuto Salvatore Demontis (Pd): «Stiamo parlando della fascia costiera definita dal PPR “bene ambientalistico d’insieme” – ha detto Demontis – è un patrimonio di tutta la Sardegna che costituisce il punto centrale del Piano Paesaggistico Regionale».

Luigi Crisponi (Riformatori), riferendosi a recenti articoli di stampa, ha messo in evidenza l’andamento lento del turismo. «Servono interventi funzionali alla destagionalizzazione. Si chiede di poter realizzare spazi che consentano alle strutture ricettive di attrarre turisti (piscine riscaldate, aree benessere, piccoli centri congresso)».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) l’emendamento va nella direzione di migliorare la qualità edilizia dei fabbricati esistenti con incrementi residuali. «Si punta all’efficienza energetica, con questa proposta sarà possibile prevedere nelle campagne tetti verdi e giardini verticali».

Anche per Antonello Peru (Forza Italia) le zone E e F sono quelle che possono favorire la crescita. «Servono interventi per migliorare le strutture ricettive e rivisitare gli agriturismo».

Michele Cossa (Riformatori) ha definito “irragionevole” non inserire anche le zone E e F tra quelle in cui si possono realizzare incrementi volumetrici. «Si parla di immobili esistenti, di interventi minimi per le zone agricole dove c’è già il limite di costruzione dei tre ettari».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha rivolto un appello alla maggioranza: «Lavoriamo insieme per lo sviluppo della Sardegna.  Facciamolo alla luce del giorno. Abbiamo tutti a cuore la salvaguardia dell’ambiente ma proponiamo ricette diverse. Abbiamo ricevuto un’eredità pesante, siamo consapevoli della delicatezza dell’argomento, per questo è necessario dividersi le responsabilità di un atto che certifichi ai sardi che non vogliamo svendere il territorio».

Il presidente Ganua ha quindi messo in votazione l’art 591 che è stato respinto con voti 28 contrari e 19 a favore.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 547 – Fasolino e più – uguale al 560 – Tedde e più – (“Estensione alle zone E agricole delle premialità volumetriche”).

Per dichiarazione di voto il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha evidenziato la necessità «di allargare le premialità alle zone E agricole; è impossibile dimostrare che questo provvedimento provocherebbe un danno, in realtà stiamo consentendo che un imprenditore agricolo realizzi una stanza in più per le esigenze della sua famiglia».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha valutato positivamente il parere espresso dal presidente della commissione sulle zone agricole: «poi valuteremo più avanti la misura di questo incremento e la sua collocazione sul territorio, prendiamo atto per ora della volontà positiva della maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di forza Italia, favorevole, ha ricordato che «chi fa migliorie alla sua casa in agro non è una persona che fa affari, l’intervento risponde a esigenze di minor consumo del territorio e di riqualificazione edilizia».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, si è detto convinto che «quella che secondo voi è una norma di salvaguardia in realtà è una mancanza di coraggio, del coraggio di premiare chi sceglie di restare e tornare ad occuparsi di agricoltura; questi cittadini vanno premiati perché cercano di correggere la tendenza a considerare quello delle campagne un reddito accessorio rispetto a quello principale come è purtroppo accaduto in questi anni».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), favorevole, ha detto «agli oltranzisti» che il riferimento alla lettera E non comporta rischi; «stiamo parlando – ha ricordato – di superfici che vanno dallo 001 allo 003 metri quadri per metro cubo quindi l’impatto è minimo; apprezzo atteggiamento positivo della maggioranza».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha affermato rivolto alla maggioranza che «è meglio tardi che mai nell’accorgersi che con questo emendamento le zone E non vengono affatto antropizzate; stiamo parlando di manufatti esistenti e non stiamo consumando territorio, anzi è un peccato che i punti di ristoro stiano stati eliminati con il lotto minimo dei 3 ettari».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, favorevole, ha precisato che «il lotto minimo è solo norma di salvaguardia che segnerà un nuovo modo di gestire le campagne, una scelta della maggioranza che ha portato a sintesi posizioni molto diverse anche se non ideologiche; il problema della nostra agricoltura è quello di riportare i giovani alla terra, ad una agricoltura di vocazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha riconosciuto il pur modesto sforzo della maggioranza per arrivare a questo obiettivo «anche se non si rende giustizia al mondo agricolo perché restiamo sempre lontani da un lotto minimo più vicino all’agricoltura di oggi e di domani; resta poi da capire quale sarà la percentuale di incremento».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), favorevole, ha però rimarcato «la differenza fra gli incrementi volumetrici relativi agli immobili esistenti e le nuove costruzioni, rimandare quest’ultimo tema alla legge urbanistica è stata una scelta giusta e condivisibile».

Messi in votazione, gli emendamenti nn. 547 e 560 sono stati approvati con 53 voti favorevoli.

Successivamente sono stati messi in votazione gli emendamenti uguali n. 585 – Meloni e più – e 549 – Fasolino e più – (“Estensione delle premialità volumetriche alle zone F turistiche”) a scrutinio segreto come richiesto dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Gli emendamenti sono stati approvati con 27 favorevoli, 24 contrari e 4 astenuti (Arbau, Ganau, Ledda e Perra)

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n. 546 – Fasolino e più – (“Nelle zone E agricole nei 1000 metri dalla battigia è consentito un incremento volumetrico del 20% per i fabbricati realizzati entro il 31 dicembre 2014”).

Per dichiarazione di voto il consigliere Oscar Cherchi, di Forza Italia, ha chiesto alla maggioranza di modificare il parere da contrario a positivo, dichiarandosi disponibile ad ulteriori correzioni: «Siamo nella fascia costiera da 1000 metri in su e proponiamo un incremento massimo del 20% per gli edifici realizzati entro 31 dicembre 2014, con destinazioni residenziale e produttiva».

Il presidente della commissione Antonio Solinas ha espresso il suo parere favorevole a condizione che sia accolto un emendamento orale con lo scopo di precisare l’ammontare della premialità, da 90 a 120 metri cubi. Ha poi dichiarato che a suo avviso sarebbe auspicabile che la commissione del regolamento si occupasse a breve anche di riformare la disciplina del voto segreto, «che va limitato solo ai casi riguardanti persone», aggiungendo che «occorre evitare che si ripetano episodi come quelli di oggi».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto qualche minuto sospensione in Aula.

Il presidente Ganau ha risposto che, mentre il testo dell’emendamento orale viene stampato e distribuito, è possibile procedere rimandando ad un momento successivo l’esame dell’emendamento n. 546.

E’stato quindi messo in votazione l’emendamento n. 583 – Demontis e più – (“Gli incrementi volumetrici sono aumentati del 10% se l’intervento di riqualificazione energetica determina la classificazione dell’immobile ad energia quasi zero-nzeb-così come definito dal decreto legislativo n. 192/2005”) con parere favorevole della commissione ma, subito dopo, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di conoscere come ci si orienterà nella prosecuzione dei lavori.

Il presidente Ganau ha comunicato che l’accordo fra i capigruppo prevedeva che si andasse avanti fino alla mezzanotte. Ha quindi richiamato la votazione dell’emendamento n.546 integrato dall’emendamento orale del presidente della commissione.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha eccepito la mancanza di una integrazione della norma che la renda applicabile anche alle isole minori.

Il presidente della commissione Solinas ha suggerito la previsione di 250 metri dalla battigia.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ricordato che, in sede di capigruppo, si era rinviata la decisione finale ad una successiva riunione, che non si è tenuta.

Il presidente Ganau ha comunicato che non è mai stata adottata una decisione diversa da quella di procedere ad oltranza fino alla mezzanotte.

Il consigliere Giorgio Oppi ha ricordato che non esiste una norma che preveda la prosecuzione ad oltranza ed in effetti, in sede di capigruppo, si era deciso che la sedute ad oltranza erano previste solo per le giornate di venerdì, sabato e domenica.

Il presidente Ganau ha ribadito che l’accordo è in vigore, tanto è vero che nella seduta di ieri si è proceduto senza interruzioni fino a quando è mancato il numero legale.

Il presidente della commissione Antonio Solinas ha ulteriormente precisato l’emendamento morale, chiarendo il riferimento ai 300 metri dalla battigia per le isole minori.

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.546 integrato da emendamento orale del presidente della commissione.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha proposto una breve sospensione per consentire alla minoranza di poter valutare il contenuto dell’emendamento orale.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha insistito nella richiesta di sospensione dei lavori, a suo avviso per esigenze della maggioranza, che il presidente ha accolto.

Ripresa la seduta, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 546.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha tenuto a precisare che «la prima parte del testo va collocata al comma 7/bis dell’emendamento n.125 della Giunta» ed ha espresso soddisfazione per l’andamento del dibattito.

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura «la difficoltà di lavorare con emendamenti che si susseguono, mentre sarebbe stata preferibile una differenziazione per zone degli incrementi volumetrici, confermo comunque il voto favorevole».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha condiviso le argomentazioni dei colleghi di gruppo pur confermando il parere favorevole; questo è il segnale che «la maggioranza sta cambiando orientamento e lo apprezziamo, così come lo apprezzano i cittadini che stanno seguendo la seduta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, si è associato alle considerazioni del collega Cherchi, sottolineando il buon risultato raggiunto dal Consiglio».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha ripepilogato alcune fasi precedenti del dibattito, ricordando che «se è vero che hanno aleggiato alcuni fantasmi per fortuna sono arrivati i ghostbusters che hanno contribuito a migliorare il testo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha rimarcato la valutazione positiva sull’emendamento sollecitando inoltre gli uffici ad una forte attenzione in sede di assemblaggio definitivo del testo.

Messo ai voti, l’emendamento n.546 è stato approvato con 52 voti favorevoli.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 583 (Demontis e più) che prevede un ulteriore incremento volumetrico del 10% per gli interventi di riqualificazione energetica estesi all’intera unità abitativa.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento che è stato fatto proprio dall’opposizione.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha giudicato ragionevole prevedere una premialità per l’efficientamento energetico.

Marco Tedde ha definito eccellente la proposta contenuta nell’emendamento. «Minor consumo dell’ambiente – ha detto – corrisponde a risparmio energetico e minori costi per le famiglie».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché del ritiro dell’emendamento: «Puntava a un’efficienza energetica superiore a quella delle classi A ma era rivolto alle cubature originarie previste dall’art. 19. Le correzioni introdotte, con il conseguente aumento delle volumetrie, mi hanno indotto a ritirarlo».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore: «La premialità del 5%  prevista dalla legge è troppo bassa. Bocciare questo emendamento sarebbe  un errore enorme».

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia) il 583 «è uno dei migliori emendamenti perché lega l’aumento volumetrico all’efficientamento energetico. Lavoriamo sulla percentuale ma l’emendamento non va ritirato».

Michele Cossa (Riformatori) ha chiarito che «nessuno vuole dare volumetrie a tutti i costi, si tratta invece di dare incentivi a investire sulla riqualificazione energetica».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna” ha detto di ritenere doveroso il voto favorevole all’emendamento: «Introduce un criterio di premialità che rappresenta un passo in avanti verso la bioedilizia e verso una migliore qualità della vita».

Luigi Crisponi (Riformatori) si è detto d’accordo con chi ha deciso di fare proprio l’emendamento. L’esponente della minoranza ha invece  criticato la scelta del consigliere Salvatore Demontis di ritirarlo: «Un emendamento che propone la riqualificazione dei volumi abitativi e il risparmio energetico non è di destra né di sinistra»

Voto favorevole ha annunciato anche Antonello Peru (Forza Italia): «Questo emendamento si sposa perfettamente con la legge nazionale che prevede una detrazione fiscale del 65% per l’efficientamento energetico. In Sardegna – ha sostenuto – le ristrutturazioni hanno stimolato un indotto di circa un miliardo di euro. Così si stimolano i cittadini a realizzare case di classe A. E’ un ottimo emendamento, rivediamo le volumetrie ma non cancelliamolo». 

Per Stefano Tunis (Forza Italia) l’emendamento n. 583 «è un fatto di educazione civica prima che di politica economica».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu ha giudicato “serio” l’emendamento e invitato tutta l’Aula a votarlo.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha criticato la discussione e invitato Pigliaru a ritirare la legge.

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az ha rilevato che «si tratta di un emendamento giusto che dà un messaggio importante dal punto di vista ambientale con un piccolo aumento di volumetrie. Questo indirizzo per un’edilizia sostenibile doveva essere già contenuto in legge»

Per Alessandra Zedda l’emendamento va verso una logica che rispetta in toto i parametri dell’efficientamento energetico, «perché non si vuole invogliare la gente a migliorare le strutture della nostre regione. Nel contempo miglioriamo l’ambiente e la qualità della vita».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invece parlato di “passo indietro della maggioranza” e di una rinuncia a un’idea basata sulla riqualificazione energetico del patrimonio edilizio.

E’ quindi intervenuto l’assessore Erriu che ha ribadito l’invito al ritiro dell’emendamento annunciando la presentazione a breve di un disegno di legge organico sulla sostenibilità ambientale nel quale il tema della riqualificazione energetica sarà centrale.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 583 che è stato respinto dall’Aula con 32 voti contrari e 17 a favore.

Consiglio regionale 1 copia

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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

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Nuovo passo avanti questa mattina, in Consiglio regionale, verso l’approvazione definitiva del D.L. 130.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha lamentato il ritardo con il quale si è aperta la seduta, rispetto all’ora stabilita per la convocazione. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha invece svolto il suo intervento sul tema normato dall’articolo 17 (la disciplina degli interventi nelle aree rurali) che rappresenta una delle questioni in cui appare più marcato il contrasto tra le posizioni della maggioranza e della minoranza. Oscar Cherchi ha ricordato quindi il differente testo esitato dalla IV commissione rispetto all’originaria proposta della Giunta e i successivi emendamenti presentati dall’esecutivo. A giudizio dell’esponente di Fi è dirimente la questione del cosiddetto “lotto minimo”. «La Giunta conferma i 3 ettari previsti nel Ppr – ha spiegato Cherchi – ma alcuni emendamenti di alcuni consiglieri della maggioranza riducono a 2 ettari e a un ettaro le superfici necessarie per richiedere l’autorizzazione ad edificare».  Oscar Cherchi ha quindi invitato giunta e maggioranza a esplicitare quale sia l’orientamento sul tema del lotto minimo così da consentire un confronto efficace anche con i gruppi della minoranza.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci ha definito “superati” i concetti di metro quadro e metro cubo riferiti alle attività in agricoltura ed ha ricordato le novità introdotte in materia nella Regione Toscana. «Occorre prestare attenzione – ha spiegato Locci – alla sostenibilità ambientale dei progetti aziendali piuttosto che alle estensioni e alle superfici, perché il mondo agricolo è profondamente mutato ed è evidente che all’interno della stessa azienda agricola si coniugano oltre alle coltivazioni anche le attività legate al turismo e al commercio». L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta e la maggioranza a considerare distinti i provvedimenti che riguardano le attività economiche in agro da quelle attinenti le residenze in agro.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha sottolineato una generale confusione nell’esame del provvedimento ed ha evidenziato una differente posizione della Giunta rispetto al pronunciamento della competente commissione consiliare. Anche Alessandra Zedda ha rivolto la sua attenzione sul tema del lotto minimo («concordiamo con l’estensione di un ettaro») ed ha invitato Giunta e maggioranza a tenere ben presenti le nuove tecniche per le attività agricole che consentono livelli soddisfacenti di produttività con un ridotto utilizzo del territorio.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di ritrovare nel dettato dell’articolo 17 la spiegazione delle affermazioni fatte dal presidente Pigliaru in sede di dichiarazioni programmatiche a proposito di “paesaggio” e produzioni agricole. «Dimostrate – ha attaccato Tunis – la vostra visione contemplativa della Sardegna e dimostrate di non capire cosa significa l’approvazione di queste norme per le  proprietà dell’agro». L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato il tradizionale uso della campagna, anche a scopo abitativo,  nelle comunità della Sardegna ed ha evidenziato come per molte famiglie l’agricoltura costituisca una forma di reddito accessorio. Stefano Tunis ha concluso denunciando che, insieme con l’introduzione dell’Imu agricola, la norma in discussione, se approvata, porterà al crollo del mercato dei territori dell’agro in tutta la Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’articolo «una colonna portante di un corpus normativo contraddittorio e profondamente sbagliato, prima con una modifica radicale del testo della Giunta che in commissione diventa un testo di divieti assoluti, poi con l’emendamento successivo della Giunta che materializza nuovamente la presenza del fantasma che fin dall’inizio ha aleggiato su questa legge». «In tutto il mondo e in tutta Italia – ha ricordato Tedde – l’agro è cambiato e non è più un’area vasta da mettere sotto una cappa; noi mettiamo l’uomo al centro della terra per lavorarci e per custodirla, mentre il ripescaggio del Ppr è una deriva fondamentalista che non deve prevalere in Consiglio regionale, per questo siamo al fianco di quella parte dei sardi, presente anche in alcuni settori della maggioranza, che vuole far vivere le nostre campagne».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «evocare il solito fantasma significa dire la verità, è uno dei chiodi fissi di una certa visione delle campagne sarde che, fra l’altro, sostiene la divisione fra zone agricole costiere e zone agricole interne ritenendo che siano tutti abusivi ma non è così. In Sardegna – ha continuato – ci sono aree dove sono nati piccoli borghi per iniziativa di tanti agricoltori, con insediamenti in parte legati anche al turismo, con persone che fanno impresa valorizzando la nostra terra». Basta, ha esortato Fasolino, «con la programmazione fondata solo sui vincoli, una idea superata anche in Regioni come Toscana ed Umbria dove invece viene premiata la scelta di insediarsi in campagna, secondo un approccio alle zone rurali legato allo sviluppo, per fortuna questa tesi è presente anche in maggioranza ed è auspicabile che cresca ancora».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha rilevato che «c’è un dibattito interno alla maggioranza con lo scopo di limitare i divieti che va assecondato». Torna in mente, secondo Carta, «il decreto Ronchi che decise di salvaguardare alcuni territori con normative rigide ed assurde; allora tutti i sindaci combatterono una battaglia giusta contro chi voleva limitare l’autodeterminazione delle comunità locali, oggi si sta impedendo di nuovo ai comuni di difendere e presidiare il loro territorio». «Ma qual è – si è chiesto il consigliere sardista – il rischio che si vuole evitare? La dimensione di un ettaro, ha precisato, «nasce dal fatto che in Sardegna c’è una proprietà agricola molto frammentata, frutto di una tradizione secolare; è necessario quindi tornare con i piedi per terra senza imporre una linea contro la storia, la cultura, l’identità, la dignità dei nostri cittadini».

Il consigliere di Area popolare sarda Giorgio Oppi ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla necessità di operare con attenzione e consapevolezza, «mentre invece emerge l’incapacità di risolvere i problemi con corretti strumenti di governo, ripiegando sulla linea del chiudiamo tutto a chiave poi ne riparleremo; il contrario di uno sviluppo che deve essere affrontato in maniera coerente ed esaustiva anziché vietare tutto o quasi e mantenere lo statu quo». La Sardegna, ha detto ancora Oppi, «ha firmato un accordo con il ministero dei Beni culturali per la predisposizione di un Ppr delle zone interne che doveva essere completato in 540 giorni a partire dal primo marzo 2013: a che punto siamo? Perché si continua con norme sbagliate?». Al di là dei numeri, ha concluso il consigliere di Ap, «in Sardegna abbiamo assistito spesso alla concentrazione della proprietà in centinaia di ettari prima lottizzati e poi frazionati creando obiettive difficoltà alle amministrazioni locali anche per la necessaria dotazione di servizi pubblici nelle aree urbanizzate».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sostenuto che repetita iuvant, nella speranza che sia «utile per far maturare convincimenti diversi nella maggioranza e nella Giunta; siamo arrivati a questo punto con un testo della Giunta ed uno della commissione profondamente diversi, in un clima di confusione aggravata dagli emendamenti della stessa Giunta e dalla maggioranza, non è il modo migliore per procedere perché c’è il massimo dell’incertezza per il cittadino». Nelle nostre campagne, ad avviso di Truzzu, «c’è una proprietà polverizzata che rende il vincolo dei tre ettari punitivo per la maggioranza dei sardi e soprattutto per tanti giovani che vogliono tornare all’agricoltura e formarsi una famiglia, senza dimenticare che si corre il rischio di generare fenomeni speculativi per creare un nuovo latifondo». «Oggi – ha aggiunto Truzzu – le aziende agricole si sviluppano in lotti di piccole dimensioni e lo testimoniano progetti di serre che si sviluppano in altezza per sfruttare la luce; non si può fermare chi vuol fare anche ricerca ed innovazione, bisogna ragionare parlando non di quantità ma di qualità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha invitato il Consiglio a lasciar perdere «le polemiche sugli abusi e le distorsioni, con il loro carico di strumentalità». «L’Imu – ha spiegato Floris – è differenziata, dalla montagna, la collina, da quella per i coltivatori diretti, a quella generalista per superfici da zero a 280 metri; potrebbe accadere anche in Sardegna quanto già successo in altre Regioni, dove i piccoli e grandi proprietari si sono rivolti alle amministrazioni pubbliche per cedere i loto terreni, dei quali non sopportavano il peso del carico fiscale». «Siamo fuori dal mondo – ha protestato Floris, «perché fra l’altro c’è un impianto di norme, dall’Europa in giù, secondo le quali la Regione non ha il potere di legiferare come vuole e lo dimostrano i tanti ricorsi alla magistratura amministrativa che abbiamo perso». «Abbiamo parlato di un ettaro – ha concluso il consigliere – guardando la Sardegna vera composta fa fazzoletti di terra dove sono cresciute intere generazioni ma non è questioni di numeri; teniamo conto piuttosto dei tanti giovani che vogliono tornare in campagna e che noi dobbiamo aiutare anche con i punti di ristoro».

Ha quindi preso la parola Antonello Peru (Forza Italia) che ha definito “arrogante” il contenuto dell’articolo 17: «Non capisco – ha detto Peru – perché si vogliano punire i cittadini sardi. Incomprensibile la distinzione tra ambito costiero e zone interne. L’articolo 17 certifica l’esistenza di zone agricole di serie A e zone di seri B».

Peru ha poi stigmatizzato l’introduzione di nuovi vincoli che, di fatto, bloccano tutte le attività in ambito costiero «non è più possibile realizzare posti letto, né strutture sportive – ha sostenuto il consigliere azzurro – non c’è un’idea di agro, siamo davanti ad un articolato “ad personam e ad paesem”. Non capisco questa demonizzazione dell’agro, la stragrande maggioranza della popolazione del sassarese vive nelle borgate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso un giudizio fortemente critico sul contenuto dell’articolo 17. «La pianificazione relativa al mondo delle campagne viene affrontata in modo improprio – ha affermato Dedoni – l’agricoltura sarda non è tutta estensiva, cambia da territorio a territorio, ci sono aree vocate alla pastorizia e altre alle coltivazioni. L’articolo 17 non tiene conto di questo, non c’è un progetto meditato».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu si è detto certo che l’approvazione dell’articolo 17 segnerà la sconfitta del centrosinistra alle prossime elezioni regionali. «E’ una norma scritta da persone incompetenti – ha detto Rubiu – il sistema per calcolare quanta terra serva per produrre è la redditività aziendale. E’ un concetto introdotto dalla legislazione comunitaria, le norme Ue parlano di “reddito standard lordo”, tutto il resto sono solo stupidaggini, questa legge serve a bastonare chi vuole svolgere un’attività agricola».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, ha apprezzato il tentativo della Giunta di trovare una soluzione con l’emendamento n. 590 che affida ai comuni la responsabilità di definire nei Puc le zonizzazioni dei territori agricoli in funzioni delle caratteristiche agro pedologiche e della capacità d’uso suoli. «Avrei però apprezzato di più se al comune fosse stata demandata anche la possibilità di stabilire il lotto minimo di intervento, eliminando il blocco dei tre ettari. Questo – ha concluso Fenu – è un articolo scritto da chi non è mai stato in campagna. Non si può ignorare una cultura millenaria di utilizzo dei suoli».

Efisio Arbau, citando l’antropologo Bachisio Bandinu, ha ricordato che nella lingua sarda non esiste un termine per definire l’ambiente. «Parliamo di tancas, terrinos, sappiamo che la questione è complessa e variegata, meno male – ha poi affermato ironicamente – che in Consiglio c’è l’on. Tunis che difende il mondo pastorale». Arbau ha poi spiegato che nel Dl vengono disciplinate distintamente gli interventi le zone agricole a fini edificatori e quelli a fini residenziali: «Nelle direttive è previsto che il lotto minimo sia un ettaro, nell’emendamento è precisato che ai soli fini residenziali il lotto minimo è di tre ettari. E’ una misura di salvaguardia, una misura temporanea che ci serve per arrivare a una legge urbanistica che va nella direzione opposta: i comuni avranno il potere di disciplinare il lotto minimo. L’impegno della maggioranza è quello d approvare la legge urbanistica entro l’anno».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel suo accalorato intervento, è tornato sulla polemica innescata ieri in Consiglio sulle deroghe al PPR contenute nel Dl 130.  «Si tratta di una violazione palese che anche le sentenze del Tar dicono di non essere ammissibile. Non c’entra nulla il San Raffaele di Olbia, gli interessi sono altri. E’ un dovere della politica verificare chi c’è dietro. Quando si parlava di Costa Turchese c’era una levata di scudi, adesso nessuno si scandalizza se ci sono fondi di investimenti stranieri che stanno mettendo le mandi sulle coste sarde». Entrando poi nel merito dell’art. 17, Pittalis ha attaccato la maggioranza: «Voi dimenticate che nell’agro esercitano la loro attività pastori e agricoltori. Questi saranno penalizzati, state introducendo un principio chiaro, state punendo un settore che è già agonizzante».

In relazione all’emendamento n.590, il capogruppo di Forza Italia ha chiesto la votazione per parti: per i commi 1,2,3 e 6 a scrutinio palese, per i punti 4 e 5 a voto segreto.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata – ha concluso Marco Tedde – e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ennesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – ha concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 «arrogante e punitivo per le amministrazioni locali». «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di «non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582» ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris (Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: «E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute». L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consigliere della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto precisare che «il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità».

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

E’ quindi intervenuto per la replica l’assessore Erriu che ha condiviso alcune preoccupazioni espresse dalla minoranza: «Ho apprezzato gli interventi degli on. Rubiu e Fenu  e le loro interessanti argomentazioni sui concetti di reddito lordo standard e imprenditore attivo – ha detto Erriu – la legislazione europea impone però analisi molto attente e ribalta il ragionamento dando più rilievo all’imprenditore che lavora la terra piuttosto che al suolo agricolo. Manca l’analisi della suscettibilità dei suoli, la direttiva europea per le zone agricole è stata adottata da pochi comuni, questo comporta che si edifichi in soli 5000 mq. Se si considera la redditività minima siamo ben al di sotto del limite, in Toscana e in Umbria hanno introdotto parametri diversi che arrivano fino ai cinquanta ettari. C’è per questo la necessità di una norma di salvaguardia. L’impegno mio e della giunta è quello di introdurre questi elementi nella nuova legge urbanistica»

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che alcune regioni, come il Veneto, hanno posto come riferimento per le autorizzazioni a costruire nei terreni agricoli il reddito aziendale. «Ci sono poi ulteriori condizioni come l’iscrizione a un’anagrafe regionale e l’aver almeno un dipendente iscritto all’Inps. L’emendamento n.590 fissa un principio democratico: viene riconosciuta la potestà decisionale ai comuni che, con l’adozione dei Puc, possono stabilire dove si può edificare».

Il capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu ha sollecitato l’introduzione di un enunciato nella norma. «Perché rinviare a domani ciò che può essere fatto oggi? Occorre evitare che in futuro ci siano difficoltà interpretative».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione, con voto elettronico palese,  i commi 1, 2, 3, e 6 dell’emendamento sostitutivo totale n. 590 che sono stati approvati con 32 voti a favore e 21 contrari. Si è poi passati alla votazione, a scrutinio segreto,  dei commi 4 e 5 che sono stati approvati con 29 voti a favore e 23 contrari. In conseguenza dell’approvazione dell’emendamento n. 590 sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 70, 104, 486 e 495.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione generale dell’art. 18 (“Modifiche alla legge regionale 8/2004 in materia di zone turistiche”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «dopo la debacle dell’articolo precedente in cui la maggioranza ha provato a giustificare le sue scelte, resta il fatto che il problema di fondo resta il Piano paesaggistico regionale». «Questo articolo – ha spiegato – modifica in parte la c.d. legge salva coste che, come è stato dimostrato, ha bloccato lo sviluppo della Sardegna,; nello specifico, inoltre, l’aspetto fondamentale è che c’è un taglio secco del 50% sul dimensionamento delle zone turistiche».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato che, al termine di un approfondimento, verrà ritirato l’emendamento n. 485, soppressivo totale dell’art. 18.

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «certe norme orribili a volte ritornano ed in effetti si torna indietro di 10 anni ad una norma oscurantista che ha prodotto solo danni alla Sardegna». «In quel periodo – ha ricordato – il Ppr bloccò lo sviluppo di tutta la Sardegna dai comuni alle campagne; sotto questo profilo il richiamo del consigliere Floris alla riflessione è sempre molto attuale a condizione di ragionare con buon senso e non con spirito di parte, anche se maggioranza continuano i segnali di disagio ma senza coraggio».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha detto con ironia che «la maggioranza chiamerà Soru per avere lumi su come orientarsi su questo articolo; anche la salva coste era nata come norma di salvaguardia assicurando che, in futuro, si sarebbe fatta una legge organica, ora la maggioranza a proposito della norma sulle zone rurali è caduta nella stessa trappola». «Vuol dire – ha sostenuto Fasolino – che abbiamo ragione noi perché i presunti dissidenti della maggioranza non hanno avuto il coraggio di difendere le loro posizioni appiattendosi su quelle del Pd ed arrendendosi all’ennesimo rinvio: ma se le cose non le facciamo ora, quando?».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha attribuito alla maggioranza «un comportamento fantozziano o del vorrei ma non posso, abbiamo di fronte un emendamento surreale con cui si stabilisce che la capacità ricettiva deve essere il 50% del carico antropico, cosa priva di senso: allora teniamoci le spiagge tutte per noi e mandiamo via i turisti».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha osservato che «nella vita alla fine contano i fatti e non le buone o cattive intenzioni; oggi avevamo la possibilità di fare qualcosa di buono per i sardi invece avete deciso di rimandare tutto a chissà quando, è una cosa che non vi fa molto onore perché con questo articolo si perde ancora tempo su cose che non hanno rilevanza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «si sta proiettando di nuovo il film orribile del 2004, con la legge che le associazioni di categoria chiamarono legge canaglia, come questa, incompleta, contraddittoria, approssimativa». «Allora – ha ricordato – ci fu l’arretramento delle nostre imprese a fronte della crescita registrata nei mercati mondiali, oggi tornano pregiudizio ed ignoranza come se i turisti facciano paura invece di rappresentare l’8% di pil della nostra Regione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha messo in luce che «mentre proprietario può subire un esproprio ma avere un indennizzo basato sul valore di mercato di quel bene, questa legge è un esempio di disparità iniqua e assurda». «Poco fa – ha concluso – avete introdotto forzosamente il concetto di verde pubblico agricolo in dispregio del mondo agricolo sardo, ora fate lo stesso con scelte orientate più al blocco che allo sviluppo».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha detto di non amare molto il voto segreto ma poco fa «ho visto la partecipazione attiva dei consiglieri di maggioranza alcuni dei quali si sono rassegnati per l’ennesima volta ad aspettare Godot e resteranno delusi perché anche la legge regionale urbanistica arriverà chissà quando». «I sardi però – ha avvertito Dedoni – guardano, ascoltano e registrano e si rendono conto che stiamo arrivando ad una Sardegna che si accontenta del sussidio minimo garantito dimenticando che i soldi per il sussidio non ci sono più».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «c’è poco da aggiungere dopo il disastro propinato ai sardi sulle zone agricole a causa del solito pregiudizio ideologico sul mondo del lavoro; ma la gente deve sapere di chi è la responsabilità e noi la informeremo dicendo tutta la verità, con questa legge alla grande impresa non facciamo nemmeno il solletico ed invece ci infischiamo dei pastori e dei contadini sardi». La vicenda degli emendamenti, ha concluso, è ancora più assurda: «Con un emendamento si vuole addirittura cassare l’allegato di una delibera di Giunta».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’art. 18.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha espresso un giudizio negativo sulla norma: «Questa proposta mostra le insofferenze presenti nella maggioranza rispetto a un PPR che ha creato lacci e laccioli difficili da far capire a chi si occupa della materia. Nonostante le insofferenze presenti nella maggioranza, registriamo purtroppo un acritico allineamento rispetto al verbo imperante. State votando quello che vi viene chiesto da altre sedi».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario e sottolineato la necessità di continuare a dire no al Dl 130 «che crea danni al settore dell’edilizia».

Alessandra Zedda (Forza Italia) rivolgendosi al centrosinistra ha affermato: «State facendo gli errori del passato, bisogna attivare le procedure corrette, le leggi devono essere precise altrimenti rischiano di rivelarsi inutili»

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’invito al centrosinistra a modificare la legge. «Ascoltate il grido d’allarme delle associazioni di categoria, è una richiesta di aiuto di imprenditori e padri di famiglia alla quale dovete dare una risposta».

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito la norma cavillosa, pedante e contraddittoria e ha poi attaccato la maggioranza. «Avete trasformato l’agro in amaro, tra poco trasformerete i centri storici in periferia, state ponendo in atto la politica del rinvio utilizzando lo stesso metodo sperimentato con la riforma della Sanità. Oggi si commissariano l’urbanistica e l’edilizia». 

Giudizio condiviso da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sull’ipotesi prospettata dall’assessore di un’approvazione della legge urbanistica entro l’anno. «L’edilizia è in forte difficoltà, il settore non può aspettare per mesi, serve una legge ponte».

Il consigliere di Area Popolare Sarda Peppino Pinna ha invitato la maggioranza ad ascoltare le critiche al Dl 130 arrivate dalle associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti. «In questa legge non c’è semplificazione, riordino della materia urbanistica e, tantomeno, rilancio del complesso turistico-ricettivo. Serve una risposta per gli imprenditori altrimenti si rischia di portare a casa una scatola vuota».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare sarda, ha ringraziato il centrosinistra per aver risvegliato l’elettorato di centrodestra. «Ci chiedono incontri dal territorio, ci sollecitano a continuare la nostra battaglia. E’ una grande opportunità che ci state dando e noi la utilizzeremo fino in fondo». Rubiu ha poi criticato la “tattica del rinvio” adottata dal centro sinistra con il rinvio della disciplina dell’agro.

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece evidenziato il rischio che la norma possa produrre effetti dannosi al sistema economico della Sardegna: «Questa legge – ha detto il capogruppo sardista – è un susseguirsi di norme confuse e un coacervo di divieti e prescrizioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario del suo gruppo e chiesto lumi alla maggioranza sul ritiro dell’emendamento n. 16:«Perché questa marcia indietro? In commissione abbiamo cercato di riflettere sull’argomento. Non si capisce la ritirata. Penso che state inaugurando una nuova stagione: siete i nuovi Attila, state desertificando il territorio e mortificando il settore agropastorale e quello turistico».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito la necessità di procedere nell’approvazione di buone leggi ed ha invitato i colleghi consiglieri a far sì che le norme siano contemperare alle istanze «di chi sta fuori dall’Aula e  che non sta nelle segrete stanze». Dedoni ha invitato la maggioranza ad abbandonare la cosiddetta “doppia morale”.

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha chiesto al presidente di formulare l’invito ai consiglieri perché si utilizzi un linguaggio opportuno ed ha denunciato alcuni riferimenti di “carattere sessista”, ricordando i continui riferimenti al termine “marchetta”.

Il presidente del Consiglio ha raccolto l’invito della consigliera Busia ed ha richiamato per due volte il capogruppo Dedoni.

Il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 18 (modifiche alla legge regionale n. 8 del 2004 in materia di zone turistiche) che è stato approvato con 48 voti contrari.

Il presidente ha quindi comunicato la decisione della minoranza di fare proprio l’emendamento n. 16, presentato e poi ritirato dal consigliere del Pd, Luigi Ruggeri.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci (Fi)  ha dichiarato che «è singolare che l’emendamento tenti di intervenire sulle norme tecniche di attuazione sul Ppr di soru, così come non è chiara la logica del proponente». «E’ un emendamento invotabile», ha concluso il consigliere Locci.

Oscar Cherchi (Fi) ha spiegato di aver fatto proprio l’emendamento 16 per «dare contezza della tecnica legislativa con la quale si procede nell’esame del Dl 130». «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della minoranza – propone di  modificare un atto amministrativo con una legge, una cosa mai vista prima in Consiglio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha dichiarato di non aver mai utilizzato i termini a cui ha fatto riferimento la consigliera Busia  ed ha polemizzato  a distanza, senza mai citarlo, col firmatario dell’emendamento n. 16, Ruggeri.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato: «Abbiamo fatto nostro l’emendamento n. 16 per mettere in evidenza l’incapacità di colui che l’ha presentato». Tede ha quindi citato Virga, ed ha sottolineato che l’emendamento 16 rivoluzioni «tette le gerarchie delle fonti del diritto».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha ammesso di non comprendere quale fosse l’obiettivo del presentatore dell’emendamento 16.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di concordare con l’invito formulato dall’onorevole Busia ma che alle volte «riesce difficile dare il giusto aggettivo ad un emendamento come quello di cui si discute». Pittalis ha quindi escluso, con l’utilizzo del termine “marchetta” o “magnaccia politico”, l’intenzione di offendere l’altrui decoro o la reputazione.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, presentatore dell’emendamento n. 16, ritirato ma poi fatto proprio in Aula dalla minoranza, ha parlato con tono polemico della “teatralizzazione delle cose” e ha fatto riferimento al “circo”, alle “attività circensi”, ad acrobati e giocolieri. Ha quindi spiegato che ha presentato l’emendamento 16 per evitare possibili conflitti con le norme del Ppr.

Il capogruppo dio Forza Italia, Pittalis, ha quindi a sua volta chiesto al presidente Ganau di invitare i colleghi ad utilizzare termini propri e consoni al Consiglio regionale.

Il presidente Gianfranco Ganau, ha raccolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha aperto la votazione dell’emendamento n. 16 che non è stato approvato con 47 voti contrari su 47 votanti.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori del Consiglio ed ha convocato l’Aula per questo pomeriggio alle 16.00.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori  ed ha approvato gli articoli 14 (deposito e visione del PUC), 15 (strumenti di attuazione dei PUC) e 16 (pubblicazione dei PUC) del DL n. 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura di seduta, il presidente della commissione Governo del territorio Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere sugli emendamenti presentati, negativo per tutti fatta eccezione per il n. 118 (“Modifiche alla legge regionale 45/89 in materia di formazione del Puc”), il n. 582 (“Divieto di adozione di varianti nelle more dell’adeguamento del Puc al Ppr con alcune eccezioni per il ripristino di destinazioni agricole e di opere pubbliche di rilevanza regionale”) e 588 (“Adozione degli atti finalizzati all’adeguamento al Piano paesistico regionale”).

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha espresso parere conforme.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «il testo contiene alcune modifiche alla 45/89 in materia di pubblicazione dei Piani urbanistici comunali e poco altro, ma resta la perplessità su alcune procedure che, come nel caso di Oristano, hanno reso molto problematico il percorso del Piano urbanistico».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) ha ricordato la sua partecipazione al recente convegno promosso dalla Cna e da altre categorie produttive da cui ha tratto l’impressione «dell’inutilità di questa legge, che nessuno ha citato come fattore di crescita della Sardegna, la stessa valutazione per Piani casa tornati ora d’attualità ma solo nella cronaca giudiziaria». Ciò che serve, ha concluso, «è la riqualificazione dell’esistente ma non certo nuove costruzioni; è quindi sbagliata e da respingere l’interpretazione secondo la quale del Ppr del 2006 sarebbe stato la causa della crisi del settore edilizio in Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «la tempistica è importante nei Piani urbanistici ed infatti, proprio per questo, aumentare i termini per la presentazione delle osservazioni è un aggravio inutile, così come è sbagliato e pieno di dubbi interpretativi l’emendamento della Giunta sul potere sostitutivo della Regione, affidato ad un commissario ad acta in caso di inadempienza dei comuni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha manifestato apprezzamento per l’intervento del consigliere Anedda, «che ha colto il punto centrale del dibattito; quanto alla norma proposta dalla Giunta e poi emendata da se stessa e dalla maggioranza si trasforma in un groviglio incomprensibile». «I Puc in Sardegna – ha aggiunto – non hanno fatto strada solo a causa del Ppr come dicono tutti i sindaci e di conseguenza è stato rallentato lo sviluppo urbanistico della Regione; la maggioranza questo lo ha parzialmente riconosciuto ma non basta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il testo originario prevedeva addirittura un allungamento dei tempi dei Puc e l’emendamento è un po’ più semplice anche se tortuoso; il Consiglio dovrebbe evitare di legiferare in questo modo che non serve ai cittadini perché le semplificazioni introdotte dalla porta si fanno rientrare dalla finestra, Anedda ha ragione, una legge chiara è interesse di tutti ma questa è tutt’altro»

Ha preso poi la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia), che ha detto: «Ci ha diviso il metodo sino a questo momento ma è chiaro a tutti noi che questa legge debba essere migliorata, anche se non è stata sufficientemente istruita in commissione. Stiamo però facendo sul serio e stiamo arrivando al punto cruciale, gli aspetti più significativi di questa legge». Per l’oratore dell’opposizione, che ha aperto una via al dialogo con la maggioranza, «se è stato possibile migliorare questo articolo vuol dire che avete la sensibilità per migliorare anche il resto delle norme. C’è ancora tanto spazio di riflessione al di fuori dell’Aula».

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «l’articolo 14 rischiava di passare sottotono ma deve essere chiaro che voi non potete fare l’opposizione e la maggioranza assieme. Altrimenti, abbiate il coraggio di votare contro quello che non condividete. Sono tante le incongruenze e gli errori di queste norme, a cominciare dallo scarico di responsabilità a danno dei direttori generali e non dell’organi politico. Siete ancora in tempo per riscrivere col buon senso queste norme e gli emendamenti ad personam come il 582 dietro la quale si cela con evidenza una speculazione».

A seguire è intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha detto: «Con questa norma noi affermiamo solo che vogliamo favorire l’approvazione dei Piani urbanistici comunali ed è questo il punto. Onorevole Pittalis, possibile che non abbia trovato nulla di valido in questa legge? Mi pare esagerato visto che nei cinque anni in cui avete governato voi né la Giunta né il Consiglio abbiano mai favorito l’approvazione di un solo piano urbanistico tra i 377 dei Comuni della Sardegna».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 241 (soppressivo totale dell’articolo 14), sul quale sono intervenuti a sostegno gli onorevoli Oscar Cherchi, Ignazio Locci (Forza Italia). L’on. Anedda (Misto) ha annunciato il voto contrario all’emendamento nonostante abbia espresso forti critiche rispetto al provvedimento in esame.

I Riformatori hanno invece comunicato il voto a favore, con l’on. Michele Cossa e ha detto: «Se in questi anni sono stati approvati appena 13 piani urbanistici la ragione risiede in più fattori, il primo dei quali è rappresentato dai costi per il Comune». Anche l’on. Stefano Tunis (FI) ha annunciato il voto a favore: «Considerata la Pasqua imminente, invece di flagellarvi da soli chiedeteci una mano e ve la daremo. Torniamo in commissione e in un paio di giorni ci liberiamo di questa legge con un testo finalmente compiuto».

Per l’on. Tedde (FI) è necessario che «il collega Anedda abbia coerenza e sancisca con un voto contrario a questo articolo il suo pensiero negativo su questo testo».

Per il riformatore Attilio Dedoni «l’amico Anedda riceverà più medaglie di un maresciallo dell’Armata Rossa ma è apprezzabile la sua onestà. Forse è il caso di tornare davvero in commissione».

L’on. Modesto Fenu (Sardegna) «se atti come il Puc sono fatti tecnici non possiamo non analizzarne gli effetti e capire cosa producono concretamente. Chi non ha adeguato il Puc al Ppr non lo ha fatto solo per mancanza di risorse ma anche perché il Ppr è un atto di programmazione dall’alto».

Per l’on. Giuseppe Fasolino (FI) «questa norma, così come è, serve proprio a poco». Anche l’on. Pietro Pittalis (FI) ha replicato al capogruppo del Pd: «Noi abbiamo cercato nei nostri cinque anni di governo di replicare alle chiusure che voi avevate praticato in precedenza. Il Ppr vigente è frutto dell’azione di Renato Soru, ex presidente e attuale segretario del Pd, che voi volete che non si citi. Noi abbiamo provato a smontare quel Ppr e voi con atti discutibili sotto tutti i profili avete smontato le cose buone del presidente Cappellacci».  

 Per l’on. Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, «il rimpallo delle responsabilità lo citate sempre, mentre l’onorevole Soru è chiaro che si tratta del vostro incubo. La verità è che avete perso cinque anni a cercare di smontare e rimontare il Ppr e avete approvato il Pps nell’ultimo giorno utile. Questa è la verità ed è per questo che oggi siamo qui».

L’emendamento 241 è stato respinto.

L’on. Cherchi (FI) è intervenuto sull’emendamento 582 presentato dalla maggioranza e ha proposto che le varianti al Puc possano essere presentate dal Comune anche nel caso in cui il Puc non sia stato adeguato al Ppr. L’invito al voto contrario è stato manifestato anche dall’on. Ignazio Locci (FI): «Chi decide di chi è la colpa del mancato adeguamento? Lo decide il commissario ad acta? Non si capisce. Riflettete bene sulla coerenza dei vostri interventi legislativi». Contrario anche l’intervento di Fasolino (FI): «Le deroghe al Ppr non possono andare bene soltanto quando le chiedete voi, questo non è giusto».

L’on. Cossa (Riformatori) ha definito “vergognoso” l’emendamento ed ha aggiunto: «Questo è il vostro modo di legiferare? Questa sarebbe la vostra superiorità morale, alla quale mettete sempre molta attenzione. Fate prima a ritirare questo emendamento»

L’on Anedda (Misto) ha replicato al collega Pittalis: «Io faccio parte del Pdci, un partito di lotta e di governo. Per ora facciamo solo la lotta ma quando il presidente Pigliaru lo riterrà vorrà dire che ci occuperemo anche del governo».

A seguire, l’on. Mario Floris (Uds – Sardegna) ha detto: «Non è accettabile che in 30 giorni il Consiglio comunale debba adeguare il Puc al Ppr».

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata», ha concluso Marco Tedde, «e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ènnesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – a concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 “arrogante e punitivo per le amministrazioni locali”. «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di “non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582” ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris(Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: “E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute”. L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consiglieri della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto previsare che “il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità”

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

Ha quindi preso la parola il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha contestato l’impianto della Dl 130: «Mentre il PPR e la legge “salva coste” furono adottati per fare chiarezza e stabilire regole certe nel governo del territorio, oggi si vuol fare tutto e il contrario di tutto  e, di fatto, si apre la porta alle deroghe».

Michele Cossa (Riformatori) ha rivolto obiezioni alla lettera b) dell’emendamento n.118 nella parte che affida al Direttore Generale dell’Assessorato competente il compito di assegnare ai Comuni, una volta scaduto il termine per la presentazione del PUC, altri 60 giorni di tempo per provvedere. «E’ il primo articolo della legge in cui si trovano termini perentori – ha detto Cossa – non lo si è fatto invece quando si è parlato di permessi di costruire. Quando è un cittadino a porre il problema non si danno risposte».

Sul punto è intervenuto l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu: «Mi sarei aspettato una critica di segno opposto – ha detto Erriu – nel 2011 vennero introdotti termini perentori per l’esercizio dei poteri sostitutivi della Regione. Qui si introducono invece norme dilatorie per venire incontro ai comuni che non hanno ancora adempiuto e che rischiano il commissariamento. Ci sono altri 60 giorni di tempo per mettersi in regola».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha contestato l’attribuzione a un direttore generale del potere di diffida nei confronti di un sindaco eletto. «Occorre invece concentrarsi sulle difficoltà dei comuni, oggi alle prese con una grave crisi finanziaria. Come fanno ad adeguarsi se non hanno gli strumenti?».

E’ quindi intervenuto l’assessore Erriu che ha proposto, con un emendamento orale, di riportare in capo all’assessore competente i poteri affidati al direttore generale. La proposta è stata accolta dall’Aula.

E’ poi intervenuto Antonello Peru (Forza Italia) secondo il quale «il problema vero è il PPR, strumento mostro che blocca la pianificazione dei Comuni. Il Piano Paesaggistico Regionale deve essere rivisto in tutte le sue parti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, dopo aver annunciato il voto contrario del suo gruppo, ha apprezzato la modifica proposta dall’assessore Erriu che riporta in capo all’assessore competente il potere di diffidare i Comuni che non si adeguano al PPR. Pittalis ha poi evidenziato le difficoltà interpretative introdotte dall’art. 14: «la norma si presenta molto elastica e rischia di creare problemi rispetto ai rimedi che si propongono. Nella scorsa legislatura un risultato lo si era raggiunto con il Piano Casa. Non so cosa si farà in questa legislatura, ho paura che ci aspettino tempi bui».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.118 che è stato approvato dall’Aula con 28 voti a favore e 18 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento aggiuntivo n.32, presentato dal capogruppo del Psd’Az Angelo Carta,  che stabilisce il divieto per i comuni di depositare i Puc, o le varianti del medesimo, nei 90 giorni antecedenti la scadenza del mandato.

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sull’impianto dell’art 14 e criticato il modo di procedere nella discussione:«Come si può lavorare in questo modo – ha detto Tedde – si continuano a presentare emendamenti degli emendamenti e si riscrivono norme, noi cerchiamo di dare un contributo positivo a quest’Aula ma non ci riusciamo».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario perché, ha detto, “apre alle deroghe e non dà certezze”.

Per Oscar Cherchi(Forza Italia) l’emendamento n. 32 ha un cuore sardista: «si chiede il rispetto dell’attività istituzionale e si introduce il divieto di presentare i PUC negli ultimi 90 giorni di mandato amministrativo. Se nei 4 anni e 9 mesi precedenti non si è fatto niente è giusto intervenire in questo modo».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso apprezzamento per la proposta che, di fatto, «introduce una visione diversa della pianificazione urbanistica che va portata avanti con libertà di pensiero e non può essere influenzata in nessun modo. L’emendamento scongiura il rischio che i provvedimenti vengano adottati in campagna elettorale per attrarre consenso. Le grandi scelte vanno fatte nel corso di una legislatura e non a fine mandato».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso preoccupazione per la legge che si va ad approvare: «l’unica categoria che non si lamenta è quella degli avvocati. Torneremo alla stagione dei ricorsi come quella che seguì l’approvazione del PPR».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni «non è serio presentare atti a fine mandato. Su una proposta come questa non può non esserci accordo».

Concetto condiviso da Luigi Crisponi (Riformatori) secondo il quale l’approvazione dell’emendamento n. 32 introdurrebbe un elemento di rilevo per evitare gestioni dubbie del governo del territorio.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 32 che è stato respinto dall’Aula con 28 voti contrari e 19 a favore

Si è poi passati all’esame dell’art. 15 (strumenti di attuazione del Puc) e dei relativi emendamenti n. 242 (soppressivo totale) e n. 120 (aggiuntivo).

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha evidenziato che «già l’art. 21 della legge 45 aveva individuato gli strumenti di attuazione dei Puc. Ora si introducono altri Piani, anziché semplificare si rischia di appesantire ulteriormente la normativa».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo  con la riscrittura dell’art. 15 attraverso l’emendamento n.120 presentato dalla Giunta. «Per arrivare a una vera semplificazione, sarebbe però opportuno intervenire sugli enti intermedi anziché sui consigli comunali. Sono loro che fanno ritardare i tempi per l’approvazione dei piani di lottizzazione». Fasolino ha poi invitato la maggioranza ad ascoltare le sollecitazioni delle associazioni di categoria che, insistentemente, invitano a  modificare il testo del Dl 130.

Per Marco Tedde (Forza Italia) quella in discussione «è una norma bizzarra, l’emendamento ripropone la reintroduzione dell’art.30 contenuta nel Dl della Giunta poi emendato dalla Commissione Urbanistica. E’ possibile che la Commissione stravolga l’articolo e la Giunta lo riproponga integralmente?».

Secondo Ignazio Locci (Forza Italia) l’emendamento n.120 rischia di provocare una mole impressionante di contenziosi: «non si può intervenire con un potere sostitutivo quando due parti stanno per stipulare un contratto a prestazioni corrispettive. Nelle lottizzazioni, l’amministrazione comunale è una figura di diritto privato».

Il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni ha chiesto di rivedere l’emendamento n.120 della Giunta nella parte in cui attribuisce al Direttore Generale il potere di stabilire dei termini perentori nei confronti dei comuni che ritardano a deliberare sulle lottizzazioni. «L’esercizio del potere sostitutivo per la nomina dei commissari ad acta – ha detto – deve essere di competenza dell’Assessore».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «quello della direzione dell’Urbanistica diventa invasiva se chiamata a gestire rapporti delicati con organismi eletti come i consigli comunali, superando il riferimento naturale che dovrebbe essere l’assessore».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e restano le perplessità di forma e di merito; cerchiamo invece di accelerare per arrivare alla sostanza del provvedimento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il vice presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione aggiuntivo n. 120-Giunta (“Procedure successive al diniego delle lottizzazione; poteri sostitutivi della Regione; nomina del commissario ad acta”).

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il voto contrario, precisando che «è giusto andare spediti nell’approvazione degli strumenti attuativi dei Puc ma talvolta i poteri sostitutivi complicano i rapporti fra privati e amministrazioni comunali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), anch’egli contrario, ha messo in evidenza che «la competenza del potere sostitutivo va in capo alla direzione generale dell’Urbanistica; c’è un accesso di potere ed un arretramento del ruolo della politica, meglio investire del compito l’assessore come già fatto in altri emendamenti».

Non essendoci altri iscritti a parlare il vice presidente ha messo in votazione l’emendamento n.120 che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sull’art. 16 (“Pubblicazione del Puc-effetti”)

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «l’articolo prende spunto da quanto successo negli anni scorsi ad Oristano in occasione delle vicende del Puc, forse ancora bloccato perché non aggiornato al Ppr ed in una sorta di limbo, dato che senza la conclusione del procedimento il Puc è annullabile».

Successivamente l’Aula ha respinto l’emendamento n.215 collegato al n. 494 ed approvato il testo dell’art.16 con 28 voti favorevoli e 16 contrari.

Voto positivo, invece, per l’emendamento n. 76 (Rubiu e più)-(“Linee elettriche di media tensione interrate su viabilità esistente o in corso di realizzazione”), per il n. 112 (Solinas-Ruggeri)- (“Definizione delle zone umide come beni paesaggistici”) ed il 587-Giunta-(“Zone di rilevante interesse paesistico e ambientale; nei litorali è consentita la realizzazione di parcheggi e strutture che non determinino alterazione permanente dello stato dei luoghi”), provocando la decadenza degli emendamenti nn. 121, 559, 560 e 561. Approvato anche l’emendamento n. 122-Giunta-(“Contributi ai comuni per la predisposizione di strumenti urbanistici”) ed il n. 123-(“Parere della commissione su vincoli regionali e schemi di assetto territoriale”).

Subito dopo è iniziata la discussione dell’emendamento n. 589 (Giunta) collegato al 480 (Demontis e più) in materia di “Accelerazione e semplificazione delle procedure di adozione ed approvazione dei Puc”.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd), primo firmatario dell’emendamento n.480, ha sottolineato che lo scopo del provvedimento è quello di «accelerare le procedure di approvazione del Puc per l’adeguamento al Ppr». Con un emendamento orale ha però suggerito di precisare «che le parti del Piano non oggetto delle osservazioni siano date per acquisite definitivamente all’interno del procedimento, salvi evidenti errori materiali».

Il vide presidente Lai ha disposto una breve sospensione della seduta per distribuire il testo integrale della proposta del consigliere Demontis.

Ha riassunto la presidenza il presidente Gianfranco Ganau che ha messo in votazione l’emendamento n. 589; il Consiglio l’ha approvato con 31 voti favorevoli e 13 contrari. Per effetto di quest’ultimo voto, sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 480, 563, 566, 567 e 589.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha poi comunicato la riformulazione dell’emendamento n.139 all’art. 11 che, con un testo più snello, attribuisce alla Regione la competenza di modificare le direttive in materia  di «prestazioni acustiche passive degli edifici» e la definizione delle «classi acustiche delle unità immobiliari».

L’emendamento è stato approvato con 42 voti favorevoli ed 1 contrario.

Dopo la scrutinio il presidente Ganau ha avviato la discussione generale dell’art. 17 (“Disposizioni di salvaguardia dei territori rurali”).

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha proposto di sospendere la seduta e rinviare l’esame dell’articolo. La proposta è stata accolta ed il presidente Ganau ha chiuso la seduta; i lavori riprenderanno domani mattina alle 10.00.

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Importante passo avanti per il nuovo Piano Casa (disegno di legge n. 130 – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”), ieri sera sono il Consiglio regionale ha approvato 8 articoli. Il Consiglio tornerà a riunirsi lunedì 30 marzo alle 16.00.

Ieri pomeriggio il Consiglio ha ripreso l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 6 (“Opere soggette a segnalazione certificata di inizio attività-Scia”).

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il testo ricorda una carta nautica del ‘500 perché i riferimenti di dettaglio metterebbero in difficoltà qualunque esperto della materia, dato che i continui rimaneggiamenti del testo rimettono tutto in discussione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «più volte abbiamo evocato fantasmi e adesso ce ne troviamo uno di fronte; è un nulla assoluto, una norma che fa a pugni con l’esercizio della competenza esclusiva della Regione in materia urbanistica, i maestri del pensiero liberale si stanno rivoltano nella tomba davanti a tale dirigismo statalista».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto che «se uno ha una concessione e poi chiede una variante vuol dire, secondo logica, che vuole cambiare qualcosa; ma se tutto è vietato cosa si può fare in concreto? E’ una norma completamente inutile, un voto favorevole è esercizio di intelligenza».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 18 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, l’Aula ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 91. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato di aver chiesto la cancellazione del punto “i” sulle demolizioni «lasciandole libere anziché sottoporle alla procedura di Scia».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha annunciato il ritiro dell’emendamento, che però viene fatto proprio dalla minoranza.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito l’articolo «una delle chiavi di volta delle semplificazioni; qui potevamo davvero una buona norma se avessimo avuto una chiara cognizione dei procedimenti amministrativi, dando termini certi agli uffici dei comuni e non solo ai cittadini, anche attraverso il silenzio-assenso».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha espresso dispiacere «per la marcia indietro dei consiglieri di Sel su un emendamento corretto e di buon senso; chiedere la Scia per le demolizioni è una cosa che non sta in piedi».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «buon emendamento che i presentatori si sono purtroppo rimangiati facendo torto alla loro stessa intelligenza, il contenuto è condivisibile perché va incontro alle esigenze dei cittadini e se sarà respinto produrrà conseguenze catastrofiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha manifestato sostegno all’emendamento «perché semplifica e rende più leggibile il testo, una buona legge regionale deve anche dettare norme chiare agli uffici tecnici dei comuni che dovranno applicarla».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha spiegato che «il sistema delle demolizioni, anche nella giurisprudenza, prevede la Scia; in effetti sarebbe più liberale lasciarle all’edilizia libera con una comunicazione di inizio lavori, con Scia la procedura è più garantista perché i lavori iniziano subito senza ritardi ma con un progetto, perché alcune demolizioni sono oggettivamente complesse». «Su questo – ha concluso – il Consiglio può esprimersi».

Non essendosi altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 91, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 28 contrari.

Al termine dello scrutinio l’Aula ha approvato l’emendamento n. 165 (“Opere di demolizione”) e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti 168, 167, 166 e 169.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n. 161 invitando i consiglieri interessati ad esprimersi con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che si tratta di un «ennesimo gravame ingiustificato sul procedimento; mettendo in fila i termini si arriva a 120 giorni e forse non bastano neppure, in queste condizioni la Scia viene del tutto vanificata».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sostenuto che il consigliere Locci ha centrato il punto di un passaggio normativo «confuso come le scie luminose avvistate dalle signore in pensione, siamo all’oscurantismo normativo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato «alcuni chiarimenti perché se si rilascia una autorizzazione è ovvio che servono i documenti necessari, il problema è semplificare l’iter degli uffici pubblici anche attraverso un aggiornamento professionale degli operatori che devono acquisire una mentalità diversa».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito il comma «pazzesco, scritto da chi forse non conosce i rapporti fra il tecnico e lo sportello unico, con elenchi di documenti che a volte cambiamo molte volte durante il procedimento, è come dire “ti rilascio al concessione purché non costruisca”».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.161, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Al termine del voto, è iniziata la discussione sull’emendamento n. 172.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «troppo spesso la pubblica amministrazione ha volontà non si risolvere problemi ma di crearne di nuovi, noi invece abbiamo il dovere di semplificare per riconquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni andando oltre le dichiarazioni di principio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «forse comincia ad aleggiare la possibilità di dare corpo alla volontà concreta di migliorare la legge, con alcuni emendamenti orali fra i quali l’indicazione minima di 25 metri quadri sul manufatto che si intende realizzare; siamo pronti al dialogo subito dopo l’art. 6»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il prsidente ha messo in votazione l’emendamento n. 172 con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il consiglio ha iniziato successivamente l’esame dell’emendamento n. 173.

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «introdurre la Scia prima della fine dei lavori è una grande semplificazione superando i problemi delle varianti in corso d’opera, ma resta il problema delle varianti non essenziali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha convenuto che «effettivamente occorre estendere la procedura semplificata anche agli interventi sottoposti a Scia e non solo al permesso di costruire».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione l’emendamento n. 173 che il Consiglio ha respinto con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente è stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 158 e, da parte del consigliere Christian Solinas (Psd’Az) del n. 513, per il quale si sta lavorando ad una sintesi anche con la Giunta e la maggioranza.

E’stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 491 e, a seguire, l’Aula ha respinto l’emendamento n. 434 con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, è stato approvato un emendamento orale all’art.6 proposto dal presidente della commissione Antonio Solinas con 29 voti favorevoli e 20 contrari. A seguire, il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 435, 48 e 52.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 490.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato il ritiro «perché o è provocatorio o è un errore; per le pinnetas non ci vogliono autorizzazioni, mentre se in muratura ci vuole permesso di costruire».

Il consigliere Anna Maria Busia (Cd) ha precisato che a Mamoiada si dice pinnette e si cambia a seconda delle aree, si tratta di una capanna con basamento in pietra e tetto di ginepro con un forno all’interno, comunicando poi la decisionea di ritirare l’emendamento.

La proposta, a norma di regolamento, viene fatta propria dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha precisato che «la collega Busia viene dai salotti urbani; non esiste nel vocabolario il termine pinnette e neppure in letteratura, tantomeno con altezze minime dove non ci sta nemmeno il consigliere Daniele Cocco; è una proposta che va contro i nostri pastori che invece vanno rispettati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dato lettura della definizione del manufatto in dorgalese: «pinnette non esiste, si dice cuile».

Il presidente ha invitato i consiglieri a restare “nelle righe”.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito curioso l’atteggiamento della maggioranza che «non ha trovato il tempo di discutere questioni di grande portata e rifiuta il dialogo e poi trova il tempo di parlare di queste cose, che peraltro testimonialo l’esistenza di una storia architettonica della Sardegna che non va trascurata».

Il consigliere Giorgio Oppi, Area popolare sarda, ha ricordato che «ad Olzai ho pranzato in una pinnetta ma non so come si declini il plurale, la costruzione in effetti è alta 5 o 6 metri».

Il consigliere Daniele Cocco (Sel), per fatto personale, ha assicurato che proverà ad entrare in una pinnetta.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha evidenziato che «nell’architettura sarda, come dice Federico Zeri condiviso da Costantino Nivola, c’è la caratteristica di costruire in cerchio in antitesi politica alla piramide che esprimeva una gerarchia; cerchio voleva dire ad immagine della terra e del sole, come visione inclusiva della vita».

Il consigliere di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Successivamente, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 489 (“Sanzione a carico del direttore dei lavori per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori”) mentre sono stati ritirati il n. 25 ed il n. 50.

Il capogruppo di Forza Italia, Piatro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha dato notizia di aver appreso dalle agenzie di stampa della convocazione di una conferenza stampa del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sul tema dell’inceneritore di Tossilo. Pittalis ha ricordato di aver chiesto la presenza in Aula del presidente Pigliaru per riferire proprio sul tema ed ha definito un “insulto” al Consiglio la scelta del capo dell’esecutivo di non informare l’assemblea sarda sulle decisioni adottate. Il capogruppo della minoranza ha quindi invitato il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau a richiamare formalmente il presidente della Giunta: «Il Consiglio regionale non può restare inerme dinanzi a scelte di così grande importanza ed interesse».

Il presidente del Consiglio ha riferito sull’esito delle interlocuzioni intercorse durante la mattinata con il presidente della Giunta e sulla impossibilità di riferire in Consiglio perché la giunta non aveva ancora assunto alcuna decisione in merito all’inceneritore di Tossilo. Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il vice presidente dell’assemblea Eugenio Lai (Sel) ad assumere la conduzione dei lavori in Aula ed ha comunicato la volontà di assumere direttamente dal presidente Francesco Pigliaru le necessarie informazioni. Nel frattempo il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato di aver presentato una mozione sul tema dell’inceneritore di Tossilo lamentandone la mancata discussione in Aula.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato l’esigenza anche delle forze della maggioranza di conoscere le decisioni assunte dall’esecutivo in ordine all’inceneritore di Tossilo ed ha ribadito la contrarietà del suo gruppo all’ipotesi di ampliamento.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Mario Floris, ha ribadito l’invito al presidente del Consiglio perché si assicuri la presenza del presidente della Giunta in Aula, per riferire sull’inceneritore di Tossilo. Il presidente Ganau, prima di lasciare la conduzione dei lavori al vice presidente Lai ha ricordato le richieste rimaste inevase nelle precedenti legislature ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo 7 (Mutamenti di destinazione d’uso) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sottolineato che anche l’articolo 7 del Dl 130 rappresenta un ulteriore recepimento di norme nazionali e non tiene in alcuna considerazione delle specialità statutarie. L’esponente della minoranza ha ricordato che le norme statali stabiliscono che per il cambio di destinazione d’uso, solo nelle “zone A”,  è richiesto il permesso di costruire, mentre  per le richieste che insistono nelle altre zone urbanistiche è sufficiente la Scia. Oscar Cherchi ha invitato la maggioranza a considerare l’opportunità di prevedere la Scia anche per le richieste che insistono nelle “zone A”.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) si è soffermata sul comma 3 dell’articolo 7 perché, a suo giudizio, pone condizioni di eccessiva discrezionalità con la scelta di lasciare ai consigli comunali la decisione sul cambio di destinazione d’uso. «Servono regole certe da applicare in maniera uniforme», ha concluso l’esponente della minoranza.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato come nei fatti il Consiglio discuta dell’emendamento n.116, presentato dalla Giunta, che riscrive l’articolo 7 del Dl 130. L’esponente della minoranza ha espresso perplessità sulle disposizioni in esso contenuto: si creano ulteriori problemi nei centro storici che affermino di voler rivitalizzare, perché si rende ancor più impervio  il procedimento di cambio destinazione d’uso ancorché non siano previsti interventi edilizi. Christian Solinas ha quindi ricordato la presentazione di un proprio emendamento, n. 514, che propone di consentire “sempre” nelle “zone A” il mutamento destinazione d’uso da residenziale a turistico, artigianale, direzionale o commerciale. Il consigliere del Psd’Az ha poi chiesto al vicepresidente Lai di sospendere i lavori per qualche minuto a causa del persistere di un fastidioso brusio in Aula.

Il vicepresidente Lai ha richiamato i consiglieri a mantenere comportamenti consoni e a consentire il regolare svolgimento del dibattito ma nonostante le raccomandazioni del vice presidente il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha rinunciato all’intervento perché – così ha dichiarato – impossibilitato a parlare per il brusio in Aula.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ripresa la conduzione dei lavori dell’Assemblea, ha sospeso i lavori e convocato una riunione dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che il presidente della Regione Francesco Pigliaru, con una iniziativa “fuori protocollo” di cui ha voluto ringraziarlo, riferirà al Consiglio sul provvedimento assunto dalla Giunta relativamente all’inceneritore di Tossilo.

Il presidente Pigliaru ha ribadito in apertura la validità e l’importanza del principio di leale collaborazione fra istituzioni, «nel rispetto di ruoli reciproci e nell’ambito dell’equilibrio fra i poteri». «Il Consiglio – ha ricordato – ha approvato a suo tempo il Piano regionale dei rifiuti e non il nostro governo; poi spetta all’esecutivo dare esecuzione a quel Piano, fermo restando l’Aula ha inoltre il diritto-dovere di esercitare la sua funzione di controllo sull’operato dell’Esecutivo».

«La mia presenza – ha proseguito Pigliaru – è dovuta ad una cortesia istituzionale scritta nella tabella del controllo; poi sul provvedimento adottato ci sarà un ampio dibattito, sarebbe stato irrituale oltre che sbagliato discutere di una delibera che non è stata ancora presa, che poi si riferisce ad percorso amministrativo iniziato da tempo e non dal nostro governo ma coerente con Piano rifiuti». «Il passaggio attuale – ha spiegato ancora il presidente della Regione – riguarda la valutazione di impatto ambientale effettuata da parte del Savi, passaggio che in alcune Regioni non viene nemmeno esaminato dalla Giunta, in Sardegna sì e ci siamo presi il tempo necessario per riflettere su un tema sensibile e ragionare su dati di fatto del problema dei rifiuti». «Sostanzialmente – ha detto inoltre Pigliaru – è stato espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale; si tratta di un passaggio fatto con la massima attenzione e consapevolezza e ci siamo altri passaggi che seguiranno, la delibera a disposizione per essere discussa e criticata». «E’ ovvio – ha concluso – che si facciano ragionamenti più generali sulla politica e la gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori pratiche italiane europee e mondiali, lo facciamo ogni giorno e siamo disponibilissimi a discutere sulle buone pratiche per poter avere riferimenti importanti sui ragionamenti strategici riguardanti la politica di settore».

Al termine dell’intervento del presidente della Regione, il Consiglio ha ripreso la discussione sul Dl n. 130 con l’esame dell’emendamento n. 244.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso parere favorevole all’emendamento e, approfittando della presenza del presidente Pigliaru, ha detto che «nessuno chiede che il Consiglio entri nel merito delle determinazioni amministrative, non è intenzione di opposizione, abbiamo chiesto una informativa come all’assessore Erriu abbiamo chiesto i dati sull’abusivismo in Sardegna, dati che servono per conoscere la realtà su cui è chiamato a deliberare prima di apprendere le notizie dalla stampa». «Ci fa piacere che sia venuto per chiarire lo stato dell’arte – ha concluso – era doveroso».

Non essendoci altri iscritti a parlare, è stato messo in votazione l’emendamento n. 244, che il Consiglio ha respinto con 20 favorevoli e 31 contrari.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 116 emendato dal n. 568 (“suddivisione delle tipologie di destinazioni d’uso in categorie funzionali”) con parere favorevole della Giunta e della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha constatato con piacere che «anche la Giunta ha deciso alcune modifiche, sia pure parziali; sono però contrario sul n. 568 perché si differenzia la procedura fra Scia e permesso di costruire senza spiegare perché, essendo sempre in presenza di un cambio di destinazione d’uso».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «anche la nuova stesura richiede il permesso di costruire anche in assenza di opere edilizie, occorre una riflessione con lo scopo, fra gli altri, di favorire la rivitalizzazione dei centri storici».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto contrario: «E’ necessario fare chiarezza perché la norma nazionale non prevede formalità, mentre la Regione in alcuni casi le prevede per non meglio precisati interessi meritevoli di tutela, definizione che darà adito a molti equivoci perché consentirà l’esercizio di una elevatissima discrezionalità».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha espresso una posizione contraria, «è l’ennesima conferma della confusione totale in cui si interviene ripetutamente per cercare di mettere rimedio ad errori, nelle zone industriali ad esempio non c’è competenza della Regione perché in quelle aree vige un piano regolatore approvato dai consorzi».

Il presidente Ganau ha chiarito che l’emendamento n. 568 è aggiuntivo, nel senso che modifica un emendamento cui ne sono agganciati altri due. E’ opportuno, quindi, «votare prima il soppressivo n. 515 e poi i due aggiuntivi, riprendendo ora la discussione sul n. 515».

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha annunciato il ritiro del n. 515 precisando che invece, sul n. 514 «è possibile una condivisione per le aperture turistico ricettive assorbite nei servizi connessi alla residenza».

Sul n. 514 (“Cambio di destinazione d’uso consentito da residenziale a turistico-ricettivo”)  il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole. Nella successiva votazione, l’emendamento è stato approvato con 50 voti a favore.

L’Aula ha quindi iniziato la discussione dell’emendamento n. 568.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha criticato un testo «passa incredibilmente da 3 ad 8 articoli e 11 commi, un guazzabuglio amministrativo in cui complicazioni si sommano a criticità con l’intento di fondo di complicare la vita dei cittadini, in una materia peraltro chiarita definitivamente dalle norme nazionali, da ultimo nello sblocca Italia del 2014».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto perplesso, «perché si sta lavorando in modo orribile, è difficile perfino seguire l’iter degli emendamenti peraltro proposto dallo stesso soggetto, la Giunta, che aveva scritto il testo; che ci si fermi un attimo a riflettere come noi avevamo suggerito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), anch’egli contrario, ha parlato di «un modo di procedere un po’ particolare, segno che la Giunta si rende conto che occorre tornare sui propri passi, meglio ragionare sulle aree funzionali come fa la norma nazionale mentre la Regione porta la questione nei consigli comunali: l’esatto contrario della liberalizzazione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha preso atto dell’emendamento cambiato ma, ha affermato, «si confonde ancora la destinazione d’uso e la ristrutturazione, attività regolate da norme diverse».

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’emendamento n. 568 è stato approvato con 32 favorevoli e 18 contrari.

Al termine del voto, il Consiglio ha affrontato l’esame dell’emendamento n. 116.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha osservato che «c’è una dimenticanza, se ci sono riferimenti chiari ad attività commerciali realizzate con fondi regionali che escludono il cambio di destinazione d’uso, quindi con questa norma non si può autorizzare il cambio».

L’emendamento è stato approvato con 31 favorevoli e 20 contrari.

L’approvazione dell’emendamento provoca la decadenza degli altri.

Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la discussione sull’articolo 8 (opere eseguite in assenza di Scia) e sugli emendamenti presentati. Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per tutti gli emendamenti presentati e l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso il parere della Giunta conforme a quello della commissione.

Il consigliere di Autonomia popolare sarda, Giorgio Oppi, ha ringraziato il presidente Ganau per la decisione di proseguire con i lavori dell’Aula nella giornata di venerdì ed ha auspicato che possa trovare accoglimento la sua richiesta di calendarizzare le riunioni del Consiglio anche il lunedì. Oppi ha quindi insistito sulla necessità di istituire un badge anche per certificare le presenze dei consiglieri in Consiglio regionale. L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento all’intervento del presidente della Regione in Aula per lamentare che la richiesta di riferire in Consiglio sulla questione dell’ospedale di Olbia e del Qatar non ha trovato seguito ad un anno dalal sua formulazione. Oppi ha concluso sollecitando il presidente Ganau a procedere con la nomina dei componenti la commissione d’inchiesta sulla Sanità precisando di non essere interessato a farne parte.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, intervenendo sull’ordine dei lavori ha ricordato la convocazione per domani di una importante convocazione del Consiglio nazionale del Partito sardo d’Azione ed ha domandato lumi sui tempi di convocazione della conferenza dei capigruppo per l’organizzazione dei lavori dell’Aula.

Il presidente del Consiglio ha confermato la convocazione della capigruppo da tenersi alla conclusione dei lavori.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che “è importante la qualità del lavoro piuttosto che il numero delle ore trascorse in Aula” ed ha poi ricordato che l’articolo 8 riguarda in via esclusiva le sanzioni previste per la realizzazione di opere in assenza di Scia. Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato il ritiro degli emendamenti 234, 177, 178, 179, 180, 181, 182, e 436.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il testo dell’articolo 8  che è stato approvato.

Quindi il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 9 (interventi di edilizia libera) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per gli emendamenti 236, 183, 184 185 186 187, 252, 20 uguale al 253, 254, 255, 256, 69, e parere favorevole 95 (Cherchi Augusto e più) e 105 (Piermario Manca e più).

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha ricordato che l’articolo 9 definisce le attività che non necessitano di autorizzazioni per la realizzazione ed ha invitato la maggioranza ad inserire nel testo di legge una dicitura che spieghi che le opere non espressamente indicate nell’articolo siano considerate opere di minore importanza e dunque ricomprese tra quelle di edilizia libera.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, si è detto perplesso delle disposizioni contenute nell’articolo 9 ed in particolare di quelle riferite alla movimentazione terra per le attività della zootecnia poiché non si tiene conto delle possibili implicazioni per il rischio idrogeologico.

Crisponi ha quindi rimarcato sospetti sul dettato della lettera c) sulle opere temporanee nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico.

Il presidente del Consiglio ha quindi specificato che sugli emendamenti 55 e 56 il parere della commissione è favorevole.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha criticato il contenuto del comma 3 che a suo giudizio non va nel verso della semplificazione delle procedure prevedendo che «l’avvio dei lavori per l’esecuzione degli interventi di cui ai commi 1 e 2 è condizionato all’ottenimento di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, da acquisire, ove costituito, per il tramite dello sportello unico per l’edilizia».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 236 che non è stato approvato, così come non è stato approvato l’emendamento 423.

Approvato (29 favorevoli e 11 contrari) l’emendamento n. 95 (Oscar Cherchi e più) che sopprime la parola “stagionali” alla lettera c) comma 1 dell’articolo 9.

Non sono stato approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti 423, 184 e 185. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi. Il presidente Ganau dopo le necessarie verifiche ha comunicato che è rimasto in votazione l’emendamento n. 20 a firma Cossa e più. Il primo firmatario ne ha comunicato il ritiro e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 69 che non è stato approvato.

Il presidente ha posto in votazione l’emendamento n. 105 (Piermario Manca e più) che alla lettera a) comma 2 dell’articolo 9 propone la sostituzione della parola “novanta” con la parola “centonovanta”.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto contrario e il primo firmatario Piermario Manca (Soberania e Indipentzia) ha denunciato un errore materiale nella formulazione del testo e ha chiesto all’Aula di accettare la sostituzione del termine di centonovanta giorni con “centottanta giorni”.

Il presidente Ganau constatata l’assenza di osservazioni ha dichiarata accettate la correzione dell’errore materiale ed il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario all’emendamento 105 che è stato però approvato dall’Aula con 21 sì e 13 contrari.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha proposto un emendamento orale che aggiunge alla lettera a) del comma 1) dell’articolo 9 disposizioni che chiariscono il riferimento tra le opere di edilizia libera quelle relative agli impianti, ad incominciare da caldaie, pompe di calore e simili. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che la proposta dell’assessore testimonia che serve analizzare senza fretta il testo del provvedimento in discussione per recuperare le mancanze più volte denunciate dalla minoranza nel corso del dibattito.

Il presidente Ganau non essendoci osservazioni ha dichiarato accolto l’emendamento orale proposte dall’assessore Erriu ed ha ricordato che dopo la lettera f) dell’articolo 9 è inserito l’emendamento orale del presidente della IV commissione, Antonio Solinas, che sposta la lettera d) del comma 1 dell’articolo 6 all’articolo 9 e ricomprende così muri di cinta e cancellate tra le opere di edilizia libera.

Il presidente del Consiglio accolti gli emendamenti orali ha posto in votazione il testo dell’articolo 9 che è stato approvato dall’Aula.

Il Consiglio ha poi iniziato l’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 18.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la previsione esplicita delle opere interne contrasta con la semplificazione: queste opere invece devono essere libere, ed è auspicabile un ripensamento della commissione»

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha definito la proposta «di buon senso, riguarda tanti cittadini che intervengono anche per mutamenti della composizione familiare».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ribadito il parere contrario, «perché possono anche essere interventi strutturali che richiedono accertamenti sulla staticità dei fabbricati».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, incredibile».

L’emendamento n.18 è stato poi respinto con 19 voti favorevoli e 27 contrari. A seguire, è stato approvato con 43 voti favorevoli ed 1 contrario l’emendamento n.56, primo firmatario Rubiu (“Equiparazione delle zone agricole a quelle artigianali e industriali”) mentre l’emendamento n. 492 è stato ritirato; respinto, inoltre, l’emendamento n. 19, con 19 voti favorevoli e 28 contrari.

Il consiglio ha successivamente affrontato la discussione dell’emendamento n. 287 (Tocco e più).  Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «risponde all’esigenza di agevolare l’edilizia libera nelle opere interne, perché si precisa che non devono pregiudicare la staticità dell’edificio, è una risposta all’osservazione del presidente della commissione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha lamentato che «la Sardegna rischia una posizione di retroguardia rispetto a quanto prescritto dal governo ai comuni con cui si consentono interventi comprendenti l’apertura di porte e lo spostamento di pareti interne; è auspicabile una riflessione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che la proposta «va nel senso di quanto indicato dal presidente della commissione, specifica con chiarezza quanto consentito e, per completezza, si può chiarire quale soggetto debba effettuare la certificazione, comunque è professionista abilitato».

L’assessore dell’urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «la classificazione delle opere minori è pacifica, se fossero interventi di altra natura si segue la procedura Scia».

Gli emendamenti n. 287 e n.26 sono stati ritirati.

L’Assemblea ha quindi iniziato la discussione generale sull’art. 10 (“Sportello unico per l’edilizia”).

Commissione e Giunta hanno espresso parere negativo su tutti gli emendamenti, fatta eccezione per il n. 493 (“Utilizzo della Pec nelle comunicazioni fra enti e professionisti”).

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha dichiarato: ci saremmo aspettati una condivisione degli orientamenti comuni a giunte precedenti; nei piccoli comuni il Sue non c’è, forse potrebbe operare nelle unione dei comuni attribuendo ad essi funzioni di singoli comuni, si è fatta una sperimentazione dal 2013 di cui non si conoscono risultati ma anche nei comuni grandi è stato rilevato lo sportello è di ostacolo ed intralcio al lavoro degli uffici tecnici.

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «sullo sportello unico non si capisce perché dopo anni di difficoltà i comuni si sono riorganizzati e adesso dovrebbero ricominciare daccapo inseguendo una semplificazione che non c’è; peraltro la sperimentazione non è finita e comunque non se ne conosce l’esito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha espresso la preoccupazione che «si ripeta la stessa vicenda dello sportello unico per le imprese, rivelatosi un collo di bottiglia; c’è grande incertezza sui tempi di chiusura dei procedimenti e noi, con aluni nostri emendamenti diciamo fra l’altro che non si possono chiedere documenti più di una volta, inoltre occorre introdurre il silenzio assenso o il silenzio diniego perché qualcosa al cittadino bisogna dirla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha ipotizzato che «lo sportello rischi di fare la fine descritta dal consigliere Cossa; bisognava indicare nella legge entro quali tempi si devono chiudere i procedimenti, invece possono anche raddoppiare senza motivazioni plausibili, insomma si sta cambiando il nome ma non la realtà a danno dei cittadini».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «lo sportello unico dell’edilizia comporta interventi normativi ed amministrativi; ormai ci sono i computer anche nei piccoli comuni e la sperimentazione ha consentito un netto passo in avanti in comuni importanti (Olbia, Alghero, Nuoro) dando concreta attuazione ai nuovi strumenti cui la Giunta ha voluto dare un fortissimo impulso». Il nuovo sistema diventerà di fondamentale importanza, ha proseguito, «anche con riforma degli enti locali e l’obbligatorietà di gestione associata delle pratiche fra i comuni». Su alcuni emendamenti, come il n.40 e il n.493 «che vanno nella direzione giusta, sarebbe utile la riforma del parere contrario della commissione, mentre sul problema del silenzio assenso e diniego c’è il pericolo di un conflitto fra diritti dei cittadini a tempi certi e rischi risarcitori per i comuni, dovuti magari a problemi generali del sistema delle autonomie, meglio rinviare questa parte alla legge urbanistica».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) sull’emendamento n.40 (Cossa e più) ha sostenuto che «accoglibile solo in parte, «perché le norme generali già vietano la richiesta di documenti per più di una volta».

Il consigliere Cossa si è dichiarato d’accordo con la modifica proposta.

Successivamente è stato respinto l’emendamento 237 mentre sono stati ritirati il n. 257 e 258.

Il Consiglio ha poi approvato il testo dell’art. 10 con 31 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente, con 47 voti a favore, è stato approvato l’emendamento n. 40 con la modifica proposta in aula dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ed anche, con 35 voti favorevoli ed 1 contrario, l’emendamento n. 493 sull’uso della Pec. Respinti, invece, gli emendamenti n. 21 e 22.

E poi iniziata la discussione generale sull’art. 11 (“Procedura di rilascio, efficacia e durata dei titoli abitativi”).

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato che l’articolo ripropone il tema dei termini, «perché va bene mettere al riparo le amministrazioni ma bisogna mettere al riparo anche i cittadini; le risposte possono anche essere negative ma ci devono essere, invece dopo il diniego c’è una seconda istanza presso la Regione dai tempi biblici come dimostra anche la presenza di emendamenti della maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dato ragione al consigliere Cossa, aggiungendo che «i ritardi sono il problema più grave nel rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione, il testo poi è in contrasto con le norme nazionali e con i principi indicati dalla legge regionale».

Il consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 238, 23 e 259 ed ha approvato il testo dell’art. 11 con 29 voti favorevoli e 16 contrari. L’emendamento n. 27 è stato ritirato.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 117 presentato dalla Giunta regionale (“Riserva ad aree destinate a parcheggi di una superficie di 1 metro quadro ogni metro cubo di costruzione”).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «probabilmente leggendo alcune agenzie di stampa ci chiediamo se il nostro fair play è giusto: in una nota il deputato di Sel Michele Piras dice che il via libera della Giunta all’inceneritore di  Tossilo è un atto di prepotenza».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau ha manifestato «soddisfazione per la soluzione individuata a proposito dei parcheggi nelle zone A, superando i problemi creati dalla monetizzazione che poi è una tassa; è una iniziativa di qualità che risolve una questione seria».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, anch’egli favorevole, ha condiviso le argomentazioni del consigliere Arbau e sul piano politico ha dichiarato che «la posizione di Sel su Tossilo è nota ma il sostegno alla Giunta Pigliaru non è in discussione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha evidenziato perplessità sull’emendamento «perché si introduce il concetto di riattamento di fabbricati in disuso, definizione che vuol dire molte cose diverse mentre bisogna specificare, e prestare attenzione su restauri in zona A che di fatto è impedita da vincoli e da problemi per i parcheggi».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha ribadito che, a suo avviso «non c’è nessun dubbio interpretativo, il passaggio relativo a edifici in disuso da più di 10 anni è chiaro».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha obiettato che «la risposta dell’assessore non fa chiarezza, c’è troppa genericità, si impone una riflessione sui parcheggi».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «rivitalizzare i centri storici è giusto però non si può introdurre un nuovo gravame per chi vi si vuole insediare».

L’emendamento n. 117 è stato approvato con 31 favore e 17 contrari.

Subito dopo l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento 139 (Tunis e più) sul rilascio del certificato di agibilità. Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere positivo suggerendo però il rinvio ad articoli successivi. La proposta è stata accolta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 12 (“Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia”). Non essendoci iscritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, l’Aula è passata agli emendamenti, respingendo i nn. 239, 260 e 261; approvati invece il n. 262, Oscar Cherchi e più (“Soppressione della sospensione o della cancellazione dall’elenco degli operatori economici”), con 44 voti a favore e 3 contrari, ed il n. 487 , Cocco Pietro e più (“Accertamenti effettuati dalla Regione e dal Corpo Forestale in collaborazione con le amministrazioni comunali”), con 30 voti favorevoli e 16 contrari. Via libera anche al testo dell’articolo, con 31 voti favorevoli e 17 contrari. Voto positivo, inoltre, per l’emendamento aggiuntivo n. 41, Cossa e più (“Pubblicazioni on line sul sito del comune”), con 45 voti favorevoli e 2 contrari, e per il n.119 presentato dalla Giunta regionale (“Annullamento del permesso di costruire da parte della Regione”), con 32 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 13 (“Opere escluse dalla sanatoria”), approvando subito il testo con 30 voti favorevoli e 17 contrari. L’emendamento n.488 è stato ritirato.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’art. 14 (“Deposito e visione del Puc”)

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha chiesto una sospensione della seduta per poter tenere una breve conferenza dei capigruppo. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa il presidente ha comunicato che le decisioni della conferenza dei capigruppo ed ha dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato in Aula la riunione del Consiglio per lunedì 30 marzo, alle 16.00.

Restano lunghi i tempi del dibattito sul DL 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio” in Consiglio regionale, per la netta contrapposizione delle posizioni tra maggioranza e opposizione.

La seduta odierna si è aperta con l’esame dell’aula l’art. 5 (Interventi di ristrutturazione edilizia) del DL 130, al quale è stato presentato un unico emendamento, il 245 (soppressivo totale) su cui sia la commissione che la giunta hanno dato parere contrario. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Sardegna Pietro Pittalis che ha fatto rilevare che per la giunta era presente solo l’assessore ai trasporti Massimo Deiana. Auspicando l’arrivo dell’assessore competente ha sollecitato una dichiarazione in aula del presidente Pigliaru sulla questione Tossilo. Non è possibile – ha detto – che il Consiglio sia informato solo dalla stampa. Il presidente Pigliaru deve venire in aula, basta con gli atteggiamenti reticenti.

Il presidente Ganau  ha detto che avrebbe trasmesso la richiesta alla giunta e al presidente della Regione. 

Il primo ad intervenire nel dibattito generale sull’articolo 5 è stato Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) che ha detto che sul termine “ristrutturazione” bisogna fare  chiarezza. La sostituzione di componenti strutturali – ha chiesto – è ristrutturazione? Se decido di demolire muri portanti è un abuso? Sulla ristrutturazione ci sono libere interpretazioni lasciate alla libera interpretazione amministrativa. Per questa ragione sarebbe opportuno fermarsi in commissione per capire cosa stiamo approvando. 

Angelo Carta (Psd’az)  ha ricordato che l’opposizione non sta facendo ostruzionismo, come sostiene la maggioranza, ma sta solo cercando di migliorare il corpo normativo. L’articolo 5 rappresenta uno dei tanti nodi su cui non riusciremo a trovare un’intesa. Bisogna capire che con la ristrutturazione il cittadino non vuole  creare un danno enorme all’ambiente. Non si può punire chi vuole migliorare la sua casa, il proprio albergo, migliorando l’utilizzazione del suolo.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’art 5 è importante. Lo sarebbe stato di più se, cogliendo il concetto di ristrutturazione, ci si fosse sforzati di entrare nel merito. Purtroppo così non è stato. L’atteggiamento della giunta e della maggioranza non è cambiato. L’art 5 è deficitario anche rispetto alla giurisprudenza. Proprio la parola ristrutturazione vuol dire “intervenire sulla struttura”. Tunis si è rivolto all’assessore Erriu, appena entrato in aula, per sollecitare la presentazione di un emendamento orale per migliorare questo articolo.

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che con questo articolo si vuole ridefinire in Sardegna il concetto di ristrutturazione edilizia. Per fare questo però sarebbe necessaria la chiarezza. Uno degli obiettivi di questa legge, almeno nelle intenzioni dei presentatori, doveva essere quello di dare un contributo alla semplificazione del quadro normativo. Per Locci si è raggiunto, invece, il risultato opposto.  Ci troviamo a confrontarci con scritture differenti dello stesso concetto. Bisogna quindi, almeno, specificare che questa definizione dell’articolo 5 prevalga sulle altre.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha rimandato al mittente le accuse di chi ha detto che l’opposizione vuole rallentare i lavori. L’opposizione ha invece stimolato la maggioranza e la giunta perché la legge arrivasse in aula. Ma la maggioranza e la giunta – ha aggiunto – hanno preferito impallare il Consiglio regionale su una finta rivoluzione della sanità sarda che doveva servire a ridurre i costi e a dare migliori servizi ma che in realtà è servito  solo a nominare i commissari. Inoltre, quando il DL della giunta è arrivato in commissione è stato stravolto dalla stessa maggioranza. Il risultato è che le modifiche fatte dalla maggioranza in commissione sono peggio del testo della giunta.  Nello specifico l’articolo 5 è una “norma minestrone” che sarà indigesto e dannoso per i cittadini sardi. L’articolo è frutto di  una tecnica bizzarra che rende incomprensibile il testo.

Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto all’assessore che fine fanno le opere interne. Queste opere rientrano nelle ristrutturazioni? Ci vuole chiarezza.

Paolo Truzzu (Sardegna) condivide il quesito posto da Michele Cossa e ha invitato la giunta e la maggioranza ad  abbandonare l’aspetto ideologico e a ragionare su elementi concreti. 

Mario Floris ha detto che questo provvedimento risente di uno scontro politico in atto in Regione che dura da dieci anni. Dobbiamo smetterla – ha detto Floris – di pensare che l’impatto delle questioni urbanistiche abbiano un impatto elettorale. Queste materie non devono essere guardate nell’ottica elettorale. Questo provvedimento deve dare delle risposte. Ma complica le cose anche perché sembra che sia stato scritto da persone che non sanno nulla di urbanistica. Per l’ex presidente della Regione nel testo ci sono incongruenze pazzesche. Se l’assessore dice che tra 60 gg presenterà la proposta urbanistica generale quale è l’urgenza di approvare questo provvedimento nato nel buio del palazzo?    

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna)  ha detto che l’articolo 5 sarebbe stato importante se fosse stato in sinergia con i provvedimenti del precedente Piano casa. Il vicepresidente del Consiglio ha invitato la maggioranza a riflettere e ad abbandonare ogni aspetto ideologico. 

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ribadito che l’intera legge è inutile. Basterebbe fare un unico articolo di rinvio alla legge nazionale. Nell’articolo 5 c’è un rimando puntuale alla legge nazionale. Ma è possibile – ha chiesto – legiferare in questo modo?  

Gianluigi Rubiu (Area Popolare sarda) ha sottolineato la lacunosità dell’articolo 5 che tratta di una materia importante come quella delle ristrutturazioni. 

Essendoci un solo emendamento soppressivo il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo.

Per dichiarazione di voto è intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha dichiarato il voto contro. Siamo a uno snodo fondamentale – ha detto – perché stiamo entrando nella fase degli errori come vedremo anche nei successivi articoli. Questa   legge è una gabbia, una legge sbarra, una  legge pollaio. E’ impensabile continuare in questo modo.

Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)  ha detto che con questo art 5 stiamo tornando ai tempi dell’azzeccagarbugli. Questo articolo è ingarbugliato,  anzichè rendere più chiaro il testo si concatenano leggi. Il povero cittadino cosa deve fare? Questo articolo va cassato. Perché non proviamo a riscrivere questo articolo 5 in maniera chiara?

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’articolo 5 è determinante. Ma la preoccupazione vera nasce dal fatto che ci possano essere libere interpretazioni.

Paolo Truzzu (Sardegna) ha espresso un voto favorevole all’emendamento soppressivo n. 245. Per il consigliere del gruppo Sardegna sarebbe necessario fare un passaggio in commissione.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna)  ha detto che il voto sull’articolo 5 è negativo. Questa legge è un guazzabuglio di norme affastellate anche male. Si tratta di un minestrone di concetti. Si sarebbe voluta la semplificazione ma si è raggiunto il risultato contrario.

Angelo Carta (Psd’az) ha detto che l’articolo 5 è il contrario della semplificazione. Non si capisce cosa c’è scritto. 

Gianluigi Rubiu (Area Popolare Sarda) ha espresso il voto favorevole sull’emendamento che sopprime l’articolo 5. Per rubiu questo articolo è poco chiaro. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’articolo 5

Messo in votazione, l’articolo 5 è stato approvato.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’art.6 (Opere soggette a Segnalazione certificata di inizio attività) chiedendo al presidente della commissione Urbanistica Antonio Solinas il parere sugli emendamenti.

Solinas ha comunicato il parere contrario agli emendamenti n. 48, 49, 50, 51, 52, 58, 243, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 171, 172, 173, 434, 435, 453, favorevole agli emendamenti nn. 91 e 489; mentre  per il n. 25, 490 e 491 ha invitato i presentatori al ritiro. L’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu ha espresso parere conforme a quello della Commissione.

Ha quindi preso la parola il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), che dopo aver chiarito il significato politico della mancata partecipazione al voto sull’art.5 della minoranza, è entrato nel merito dell’art 6 manifestando forti perplessità: «E’ un articolo che introduce ulteriori elementi di confusione – ha detto Cherchi – in particolare quando affida, per gli interventi su superfici superiori a 25 mq, la supervisione al direttore dei lavori». Dubbi anche sulla sanzione di 500 euro per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori. «La dichiarazione è obbligatoria – ha concluso il consigliere azzurro – il direttore si deve assume la responsabilità che non può essere sostituita da una sanzione».

Per Michele Cossa (Riformatori) «la norma in discussione è un passo indietro sul versante della semplificazione. La Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) rappresenta la traslazione della responsabilità dagli uffici tecnici al progettista. Da una parte diciamo che non serve un permesso a costruire e poi chiediamo tutti gli atti di assenso allo Sportello di inizio attività edilizia. Altro problema: stiamo andando a sopprimere l’articolo 15 della legge 23 che non prevede l’autorizzazione per le opere interne e quelle di manutenzione ordinaria. Questo rischia di creare ulteriori ostacoli».

Molto critico anche il giudizio di Luigi Crisponi (Riformatori). «Non si capisce perché si voglia correggere la legislazione nazionale che mette a disposizione dei cittadini gli strumenti per le migliorie nelle proprie abitazioni. L’art. 6, invece, appesantisce le incombenze di carattere burocratico. Perché si vuole intervenire su un articolato chiaro?».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 si adegua alla legislazione nazionale e non introduce elementi di semplificazione. «La Regione sta sperimentando lo sportello unico dell’edilizia in alcuni comuni dell’Isola. Con questa legge invece si rende ancora più complicato il quadro normativo in materia».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di andare avanti nella discussione: «Meglio riportare il testo in Commissione e provare a correggerlo – ha detto Tunis – altrimenti non ci resta altro da fare che resistere in Aula per impedire di approvare una legge dannosa per la Sardegna».

Un appello al buon senso ha invece rivolto all’Aula Alessandra Zedda (Forza Italia). «Il testo della legge non è chiaro, non si capisce se c’è una differenza tra il permesso di costruire e le manutenzione ordinarie. I regolamenti edilizi dei Comuni sono tutti uguali? Non è il caso di cominciare davvero un lavoro di semplificazione?».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «la Scia trasferisce la responsabilità degli interventi edilizi ai cittadini e al progettista. L’istituto ha necessità di una rivisitazione ma, così come viene prospettata, la norma proposta dalla Regione non va in questa direzione». Tedde ha poi accusato la maggioranza di vassallaggio nei confronti del Governo nazionale. «La Regione sarda ha competenza esclusiva in materia urbanistica ma continua a scopiazzare e a fare pasticci. Il rischio è creare un corpo di norme difficilmente interpretabili e applicabili».

Secondo ill consigliere Christian Solinas (Psd’Az) l’articolo 6 introduce l’istituto della Scia nell’ordinamento regionale e rischia di ostacolare la riqualificazione dei centri storici. «Con questa norma viene meno la possibilità di chiedere l’autorizzazione edilizia per un tetto crollato, servirà un permesso di costruire perché la Scia non lo prevede. E’ un aggravio di costi che colpirà soprattutto i piccoli centri e non i grandi speculatori. Da una parte si propone la vendita a un euro delle vecchie case dei centri storici e dall’altra si impedisce di ristrutturarle. E’ una normativa complicata che rischia di bloccare la riqualificazione dei centri storici».

Concetto ribadito da Attilio Dedoni che ha chiesto norme più semplici in materia urbanistica.

Angelo Carta (Psd’Az) ha letto in aula l’appello rivolto dall’Ance al Consiglio per una modifica sostanziale del Dl 130. «Questa e altre organizzazioni di categoria avevano condiviso la prima proposta della Giunta, stravolta in seguito dalla Commissione.  Quel lavoro egregio fatto dalla Giunta è andato perduto – ha rimarcato Carta  –  perché non tornare su quel testo anziché imporre un provvedimento che potrebbe arrecare seri danni all’economia sarda».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro degli emendamenti n. 49, 51, 53 e 54. «E’ un segnale di apertura da parte nostra. Chiediamo però di discuterne in commissione. Apriamo un dialogo costruttivo che consenta trovare una soluzione condivisa». Rubiu è poi entrato nel merito dell’art. 6: «E’ una norma monca – ha detto il capogruppo di Aps – non comprende la CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata), strumento indispensabile per la semplificazione. Credo che sarebbe utile allinearsi alla legislazione statale».

Roberto Deriu, rispondendo al capogruppo  di Area Popolare Sarda, ha manifestato apprezzamento per il segnale di distensione arrivato dai banchi della minoranza. «E’ un passo in avanti – ha affermato Deriu – sugli strumenti non possiamo però concordare. Il rinvio del provvedimento in Commissione sarebbe un rallentamento. Meglio proseguire con i lavori a oltranza e individuare altri strumenti previsti dal Regolamento per ottenere gli stessi risultati».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che la normativa statale prevede la Scia solo per gli interventi straordinari, mentre per tutti gli altri richiede la Cila. «Questa semplificazione manca invece nell’art.6 che riporta all’interno della Scia interventi prima esclusi. Sono questioni importanti, si sta creando una sovrapposizione tra la legge 380 e la legge 23 del 1985 che creerà non pochi problemi interpretativi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamento soppressivo totale n. 243 e soppressivo parziale n.157 che sono stati respinti dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n.513. Il primo firmatario Christian Solinas ha spiegato il senso della proposta: « far transitare nella Scia i piccoli interventi nei centri storici». Solinas ha quindi chiesto un chiarimento alla Giunta e dato la disponibilità a un ritiro dell’emendamento.

Il presidente Ganau per consentire un approfondimento alla Giunta ha sospeso la discussione dell’emendamento n.513.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento soppressivo parziale n.159 che è stato respinto.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n.160 che propone l’esclusione dei muri di cinta e delle cancellate dalle opere soggette a Scia.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale la norma in discussione «è ancora più restrittiva rispetto alla sperimentazione in atto in materia urbanistica avviata da alcuni Comuni della Sardegna».

A sostegno dell’emendamento n.160 ha preso la parola Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha manifestato la volontà di procedere verso la semplificazione in modo da consentire ai cittadini di ottenere piccole autorizzazioni senza rischiare di rimanere intrappolati nei labirinti della burocrazia».

Per Stefano Tunis (Forza Italia) la norma «sottopone al giogo della legge anche le operazioni più elementari. Ciò che dispiace è constatare che, nonostante la manifestazione di disponibilità da parte nostra, non c’è sensibilità da parte della maggioranza».

Gianluigi Rubiu, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso contrarietà per la decisione della maggioranza di non accogliere la sua proposta di un rinvio in commissione del provvedimento. «E’ un dialogo tra sordi – ha detto Rubiu – a questo punto noi andremo avanti con la nostra battaglia. La minoranza è coesa, lavora in sintonia ed è pronta ad andare avanti a oltranza».

Marco Tedde (Forza Italia) si è detto “dispiaciuto” per la mancanza di disponibilità da parte della maggioranza. «A questo punto andremo avanti con una ferma opposizione per impedire che venga approvata una legge dannosa per l’economia isolana».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il suo voto favorevole e ha invitato la maggioranza ad ascoltare i suggerimenti dell’opposizione: «eliminare i muri di cinta e le cancellate dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia è un atto di buon senso».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti critiche all’art.6. «si assimilano le rampe di accesso per i disabili agli ascensori esterni. Servirebbe l’intervento di un buon neurologo».

Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) « imporre la Scia per realizzare un muro di cinta o una cancellata è un paradosso cosi come non ha senso prevedere una segnalazione certificata di inizio attività per la realizzazione di rampe o ascensori esterni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Forza Italia) ha messo in evidenza l’atteggiamento di chiusura da parte della minoranza: «Vi rifiutate di correggere le aberrazioni che mettete in campo – ha detto Dedoni – siete chiusi in una gabbia».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu per la replica. «L’art. 6 comprende opere di restauro e interventi conservativi che possono essere molto rilevanti – ha detto Erriu – in molti casi si tratta di interventi che non possono non essere sottoposti al permesso di costruire».

Erriu ha poi dato la disponibilità della Giunta a ragionare sugli incentivi per il restauro e il risanamento conservativo degli edifici dei centri storici in modo da ridurre i costi legati alla richieste di permesso. «Serve una norma finanziaria –ha detto Erriu – la Giunta valuta questa possibilità e pensa di individuare quali tipo di edifici prevedere nella Scia».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione emendamento n.160 che è stato respinto dall’Aula.

Sull’emendamento 161, soppressivo del comma 1 lettera e) dell’articolo 6, su cui c’è il parere contrario di giunta e commissione, è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha espresso un parere  molto critico.

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) siamo davanti a degli “aborti legislativi” e a delle “scopiazzature”  per cui l’emendamento soppressivo deve essere approvato. Il comma così come è scritto non vuol dire nulla perché manca la parola “opere”.

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che su questa lettera e) ci sono molti dubbi di chiarezza. Stefano Tunis  (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto a favore sull’emendamento 161. Luigi Crisponi (Riformatori sardi)  ha affermato che è assurdo prevedere  la Scia anche per l’installazione di un’altalena. Giuseppe Fasolino  (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che più si va avanti più si capisce quanto sia confusionaria questa legge. Angelo Carta (psd’az) ha annunciato il  voto favorevole sull’emendamento. Antonio Solinas (Pd)  ha presentato una serie di emendamenti orali anche – ha detto – su indicazione dell’opposizione. Mario Floris ha fatto rilevare che alcuni   emendamenti presentati confliggono con gli articoli successivi e ha chiesto chi valuta le copertura di spesa. Gianluigi  Rubiu (area popolare sarda) ha detto che questa legge è stata scritta con troppa fretta e ha proposto un altro passaggio in commissione. Efisio Arbau (Sardegna Vera) ha invitato tutti a tenere un  comportamento lineare e sereno. Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna)  ha ricordato che l’obiettivo è la tutela del patrimonio urbanistico. Non bisogna però arretrare. Quando e se questa legge sarà approvata i sardi non capiranno nulla. La procedura è macchinosa anche per installare una caldaia. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che molti emendamenti presentati dall’opposizione vogliono portare un minimo di saggezza in questa legge che attualmente è difficile da interpretare e  da capire ed è stata scritta copiando a casaccio.

L’emendamento è stato bocciato (sì 20, no 21).

Sull’emendamento 162 che intende sopprimere il comma 1 lettera f) dell’articolo 6 è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha detto che anche per le piccole opere dovrà essere presentata la Scia.  Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento. Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che quelle prime aperture di credito che si intravedevano all’inizio della seduta sono svanite. Marco Tedde  (Forza Italia Sardegna) ha detto che questo emendamento va  votato a occhi chiusi perché è espressione del liberalismo.

Per Paolo Truzzu (Sardegna) gli emendamenti orali presentati da Antonio Solinas dovrebbero essere esaminati in commissione.

Gianluigi Rubiu (area popolare sarda) ha detto che il tema delle pertinenze è un tema difficilissimo che merita un confronto approfondito. Rubiu ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 162.

Anche Angelo Carta (psd’az) voterà a favore dell’emendamento 162. Sugli emendamenti orali il consigliere Carta ha chiesto di averli per iscritto per poterli esaminare.

L’emendamento 162 è stato bocciato (presenti 49, votanti 49, sì 19, no 30).

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 163 che propone la cancellazione della lettera g) del primo comma dell’art.6 e la conseguente esclusione degli impianti tecnologici dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia.

 Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha parlato di atteggiamento di chiusura da parte della maggioranza: «Non si vuole dare un contributo di chiarezza. Le norme non danno certezze e lasciano campo al libero arbitrio».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) manca la volontà di fare qualcosa di originale che rappresenti la specificità sarda.  «Avete la stessa originalità di un fotocopiatore o di uno scanner –ha detto Tedde – il popolo sardo merita una rappresentanza parlamentare di altra caratura».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha contestato l’inserimento degli impianti tecnologici nell’elenco delle opere da sottoporre a Scia. «Stiamo parlando di attività che non hanno bisogno della procedura certificata».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni dopo aver espresso forti perplessità sul Dl 130 («scritto dietro specifico mandato») ha riformulato la richiesta al presidente Francesco Pigliaru di riferire in Aula sul progetto di ampliamento dell’inceneritore di Tossilo.

Christian Solinas (Psd’Az) ha invece chiesto una pausa di riflessione per approfondire il contenuto dell’articolo 6. «Serve capire se anche la semplice installazione delle caldaie a gas debba essere sottoposta a Scia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) in merito alla lettera g) del primo comma dell’art. 6 ha detto di non avere dubbi sul fatto che la legge sia stata scritta bene. «Il testo che era arrivato in Commissione era un testo condivisibile, poi è stato modificato. Il nuovo introduce complicazioni e non se ne capisce il motivo. Servono modifiche».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n.163 che è stato respinto con 29 voti contrari e 20 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento soppressivo parziale  n.164 che propone l’esclusione dalla procedura Scia delle  varianti a permessi di costruire già rilasciati a) che non incidano sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, b) che non cambino la destinazione d’uso e la categoria edilizia e non alterino la sagoma e non violino le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito “inaccettabile” la mancata previsione di tempi certi per i procedimenti. «Non è sufficiente richiamare le disposizioni generali, così si apre la porta a direttive, circolari e regolamenti che governano il procedimento amministrativo. Inammissibile che quando si presenta una pratica non si abbiano risposte in tempi brevi. ».  

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) la normativa nazionale individua la possibilità di richiedere la Scia per varianti in corso d’opera che non modifichino i parametri urbanistici. «Ciò dà la possibilità, in caso di variazioni interne agli edifici, di procedere attraverso una Scia». Cherchi ha poi proposto al presidente Solinas di presentare un emendamento orale che escluda dalla Scia le demolizioni di opere.

Il presidente Gianfranco Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi sospeso i lavori e aggiornato la seduta alle ore 15.00.

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Clima sempre teso, in Consiglio regionale, tra maggioranza e opposizione, nel dibattito sul DL n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha espresso forti critiche «per aver appreso dalla stampa di un dibattito interno alla maggioranza e fra la stessa e la Giunta; nella seduta precedente il consigliere Gavino Sale ha sollevato un problema in Aula e vorremmo sapere cosa è successo, è opportuno perciò che il presidente Francesco Pigliaru trovi il modo di riferire al Consiglio sulla vicenda dell’inceneritore di Tossilo».

Il presidente Ganau ha precisato che la richiesta presuppone passaggi formali di competenza della conferenza dei capigruppo.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ricordato di aver sollevato alcuni problemi di merito ed è importante sapere «in che misura si intende tenerne conto».

Il presidente Ganau ha replicato che l’Aula è chiamata ad esprimersi sull’emendamento in esame con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Cossa ha ripreso l’intervento annunciando il voto contrario all’articolo, motivandolo con la necessità «di intervenire su fabbricati di vecchia costruzione considerati abusivi e non sanabili».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha rilevato che il termine tolleranza edilizia, a proposito di distanze fra gli edifici, «è di difficile interpretazione ed ha una casistica infinita secondo il codice civile, perciò occorre riconsiderare il testo della norma».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha criticato la rinuncia alla replica da parte dell’assessore «è un fatto grave e ci sarebbe da porre una questione pregiudiziale su questa materia, perché stiamo disciplinando le tolleranze in modo diverso dal testo unico senza i necessari approfondimenti».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha evidenziato che votare a favore dell’emendamento «significa far emergere il rifiuto della maggioranza di confrontarsi su vere questioni di merito».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha espresso preoccupazione per una conferenza dei capigruppo diventata «il notaio di quanto deciso fuori dall’Aula e poi riportato dai giornali; l’art. 4 dimostra che maggioranza e Giunta hanno dimenticato di essere, anche in questa materia, una Regione a Statuto speciale».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che di solito gli emendamenti soppressivi sono provocatori «ma in questo caso il problema nasce dall’interpretazione del concetto di tolleranza edilizia che il testo non chiarisce».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «è giusto ricordare la scelta della maggioranza di abdicare al proprio ruolo nell’interesse dei cittadini per migliorare la norma nazionale ed ha auspicato un recupero di sensibilità».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, favorevole alla soppressione, ha affermato che «la legge non dà certezze e presenta troppi margini di ambiguità nell’interpretazione e nell’applicazione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), favorevole, ha sostenuto che «è un voto politico che però ha una finalità molto chiara di semplificazione rispetto ad un articolo inutile che disciplina situazioni già previste dal testo unico nazionale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha ripreso le dichiarazioni del collega Tedde, associandosi alle critiche su una programmazione del Consiglio decisa all’esterno e, inoltre, ha espresso dispiacere per la scelta della maggioranza di «rimangiarsi le aperture ad un confronto sui temi concreti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, perché «è grave tradire le attese di semplificazione espresse dalle categorie produttive e da larga parte della società sarda con un articolo del tutto inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, favorevole, ha evidenziato l’inutilità dell’articolo, «perfino peggiorativo del testo unico in alcune parti come quella relativa alla certificazione di abitabilità; c’è poi incoerenza con un emendamento di una parte della maggioranza che propone l’aumento della tolleranza dal 2 al 3%».

Ha riassunto la presidenza il presidente Ganau, che messo in votazione l’emendamento n. 246. Il Consiglio lo ha respinto con 21 voti favorevoli e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 214 che propone di cancellare il limite del 2% sulle tolleranze edilizie.

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha chiesto alla Giunta chiarimenti sui contenuti e sulla formulazione delle norme: «Non si capisce il mutismo della maggioranza su questioni rilevanti che meriterebbero un approfondimento».

Il primo firmatario dell’emendamento Oscar Cherchi (Forza Italia) ha spiegato il significato della proposta: «E’ un emendamento chiaramente provocatorio, fatto per stimolare l’attenzione dei colleghi della maggioranza che di questo dibattito non stanno seguendo nulla».

Anche Michele Cossa (Riformatori) ha sostenuto l’utilità dell’emendamento che «punta a favorire un’interpretazione corretta della norma».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto pronto ad affrontare una lunga maratona in Aula per tentare di migliorare la legge: «Siamo come la goccia che scava la pietra. Noi speriamo di scalfire il vostro atteggiamento ostinatamente chiuso. Dovere della minoranza è quello di cercare di porre rimedio alle storture della legge».

Pier Mario Manca (Pds) ha ricordato che un emendamento analogo era stato presentato dal suo Gruppo per essere poi ritirato: «Il motivo – ha spiegato Manca – è che il vincolo sulle tolleranze è già stabilito dalla legislazione nazionale».

Ignazio Locci (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’emendamento, ha sollecitato l’Aula a proporre una percentuale diversa sulle tolleranze edilizie: «Dobbiamo rivendicare la nostra potestà primaria in questa materia. Il Consiglio farebbe bene a raccogliere la sfida».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invitato la minoranza a riflettere sulle importanti aperture riguardo alle tolleranze edilizie.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha espresso forti perplessità sulla decisione della maggioranza di andare ad oltranza con i lavori dell’Aula: «Non capisco la prova muscolare. Andare a oltranza non è un problema, ci consentirà di dibattere in modo più approfondito i contenuti della legge». Carta ha poi chiesto chiarimenti sull’art. 4 «I volumi tecnici rientrano nel 2 per cento? Se uno vuole modificare il vano caldaia o il vano ascensore, le modifiche rientrano nella previsione della norma? Se così fosse si introdurrebbero ulteriori complicazioni».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’obiettivo della minoranza: «La nostra è una critica costruttiva per aiutarvi a varare una buona legge per la Sardegna. Non pretendiamo di sconvolgere la filosofia che l’ha ispirata ma vi chiediamo di introdurre migliorie».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Consiglio a non fossilizzarsi sul limite del 2 per cento sulle tolleranze edilizie. «La Regione ha competenza primaria in materia – ha ricordato Tedde – avrebbe potuto proporre qualcosa di originale per far capire che non si prostra ai concetti dottrinari».  

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas, dopo aver invitato i presentatori al ritiro dell’emendamento, ha sollecitato un atteggiamento diverso da parte della maggioranza rispetto alle rivendicazioni della minoranza. «Rientra nella dialettica democratica il fatto che ci siano posizioni diverse – ha detto Solinas – il Consiglio bene farebbe a riflettere sulla richiesta di modifiche nell’interesse della Sardegna. Opposizione rappresenta una larga fetta della popolazione».

Alessandra Zedda (Forza Italia), rivolgendosi ad Efisio Arbau (la Base), ha offerto la propria disponibilità al dialogo: «Però – ha detto – per dialogare bisogna essere in due. Le aperture arrivano solo dal vostro Gruppo, convinca la maggioranza ad aprirsi e gli accordi potrebbero essere diversi. Non abbiamo paura di andare ad oltranza».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rivolto un monito all’Aula: «La gente con capisce perché si approvino leggi che vanno contro il sentire comune – ha sostenuto Dedoni – i cittadini si aspettano una buona politica, le norme devono rispondere alle esigenze della popolazione».

In risposta alla richiesta di chiarimenti del consigliere Angelo Carta (Psd’Az), ha preso la parola l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu. «Uno dei motivi che  hanno spinto alla formulazione di questa norma sono stati i dubbi sui volumi tecnici avanzati da molti uffici tecnici. Se i volumi sono iscritti in progetto rientrano nel limite del 2 per cento stabilito per le tolleranze edilizie».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione dell’emendamento n. 214 che è stato respinto dall’Aula.

Successivamente il vice presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha comunicato di voler fare proprio l’emendamento n. 101 (“Aumento della tolleranza edilizia dal 2 al 3%”) di cui è stato comunicato il ritiro dal primo firmatario, il consigliere Piermario Manca (Partito dei sardi).

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha chiarito che l’emendamento era stato valutato negativamente e ritirato in precedenza.

Il consigliere Pittalis ha ribadito di aver proceduto nel pieno rispetto del regolamento.

Il vice presidente Lai, anche a seguito chiarimento con uffici, ha riconosciuto la correttezza dell’iniziativa del consigliere Pittalis.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha manifestato parere favorevole: «L’emendamento presentato dalla maggioranza e poi ritirato in realtà ha lo scopo di migliorare la norma, posto che il 3% su piccolo manufatto è inutile e su altri può essere eccessivo e serve quindi valutazione più articolata ed elastica».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha detto che «nella maggioranza c’è molto di buono ed era proprio questo emendamento poi ritirato perché come al solito nell’aria aleggia il fantasma di mastro Don Gesualdo, che da operario diventa nobile e si dimentica della sua storia».

Il consigliere Ignazio Tatti di Area popolare sarda ha dichiarato che «c’è troppa confusione su una legge che i sardi stanno aspettando e sono sempre più delusi perché si accorgono che non poterà niente di buono».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha rilevato che «l’azione dei partiti che si proclamano autonomistici dovrebbe consistere nell’affermare la potestà primaria della Sardegna su tutte le materie e non secondo convenienza; giusto invece segnare in positivo le differenze ed evitare interpretazioni contraddittorie».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), voterà contro, «perché elevare la percentuale di tolleranza significa non dare certezza; che in concreto si tratterebbe di un abuso edilizio e, quanto ai volumi tecnici, emergono molte perplessità sulla risposta dell’assessore, anche perché la legge non considera volumi i volumi tecnici».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, darà un voto favorevole; «il recupero dell’emendamento testimonia una capacità di riforma del testo anche se molto contenuta, capacità che dovrebbe caratterizzare le menti libere come insegnava Alexis De Toqueville».

Il consigliere Angelo Carta, capogruppo del PSd’Az, anch’egli favorevole, ha definito la proposte «un segnale; peraltro, il chiarimento dell’assessore non chiarisce l’aspetto su volumi tecnici perché forse, se non inseriti in progetto, potrebbero essere considerati abusivi».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha osservato che «al di là di ostruzionismo, speriamo che la settimana santa porti consiglio alla maggioranza e la induca a riavvicinarsi alle categorie produttive ed al mondo del lavoro che ruota attorno all’edilizia, gli spazi per un confronto positivo ci sono e vanno sfruttati».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha detto che «forse sta maturando un atteggiamento nuovo e altri passaggi del dibattito lo dimostreranno, il recupero dell’emendamento è fattore di miglioramento della norma e di attenzione alle esigenze dei cittadini che stanno fuori dal palazzo».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato che «dovremo abituarci al fatto che in questa Assemblea non possiamo fare quello che vogliamo; stiamo costantemente giudicati da chi sta all’esterno, non possiamo legiferare con questa approssimazione ma operare con il massimo della responsabilità per dare certezze».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), che voterà a favore, ha detto che «il dibattito fa passi avanti come dimostrano alcune proposte della maggioranza ispirate al buon senso ed emerge un filo comune nella riflessione del Consiglio purtroppo mortificato da immotivate retromarce».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha msso in votazione l’emendamento n. 101 che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Ha preso la parola il consigliere Michele Cossa (Riformatori) che ha espresso rammarico per l’atteggiamento della maggioranza. «Non c’è ostruzionismo da parte nostra – ha detto Cossa – siamo nella fisiologia del confronto parlamentare. L’obiettivo è quello di trovare una sintesi e di migliorare una legge che rischia di arrecare seri danni all’economia dell’Isola».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito “inutile” l’art. 4 e ribadito il proprio convincimento sull’opportunità di prorogare il Piano Casa.

Concetto condiviso da Ignazio Locci (Forza Italia) che dopo aver difeso l’impianto del Piano Casa «cancellato per motivi ideologici» si è detto convinto  che il Dl 130 «creerà ulteriore depressione al mercato dell’edilizia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «è un peccato che la maggioranza non abbia accolto le sollecitazioni dell’opposizioni. La norma poteva essere migliorata».

Stesso giudizio da parte del capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha parlato di «atteggiamento di sfida da parte della maggioranza, decisa a portare in porto la legge ad ogni costo».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efiso Arbau, in risposta al consigliere Oscar Cherchi, ha difeso il provvedimento e ricordato l’atteggiamento assunto dalla minoranza in occasione della discussione della legge sugli indennizzi per la Lingua blu. «Anche allora l’opposizione assunse toni apocalittici, le legge invece è stata approvata e comincia a produrre i suoi effetti benefici. Sono convinto – ha concluso Arbau – che anche questa norma, una volta a regime, porterà risultati importanti».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione del testo dell’articolo 4 che è stato approvato dall’Aula.

Subito dopo ha chiesto la parola il consigliere dell’Uds Mario Floris che, ai sensi dell’art 86 del Regolamento, ha posto  una questione pregiudiziale e chiesto il rinvio del provvedimento in Commissione. «Non deve suonare come un’offesa – ha affermato Floris – è una proposta che mira a superare l’empasse. Se si raggiungerà un accordo su alcuni punti fondamentali si potrebbe superare la situazione di stallo evitando inutili prove muscolari».

Il presidente Ganau, ottenuto l’assenso di un capogruppo che ha fatto propria la proposta come richiesto dal terzo comma dell’art 86 del regolamento, ha messo in discussione la pregiudiziale.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha affermato che «siamo arrivati ad una sintesi importante che deve essere valutata bene perché potrebbe essere una soluzione, l’opportunità che tutti stavamo cercando per arrivare ad una legge giusta capace di dare impulso positivo alla nostra economia». Ha proposto inoltre, per aiutare la riflessione, «che una parte degli interventi siano rinviati alla seduta di domani».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «ci vogliamo soffermare sulla proposta senza sottovalutarla, l’opposizione ha chiesto un momento di riflessione al suo interno ed altrettanto farà anche la maggioranza; mi pare si inizi a ragionare su ipotesi che possono convergere, perciò attendiamo la riflessione dell’opposizione di questo pomeriggio». «In questo momento – ha precisato – non è possibile assumere decisioni sull’ordine dei lavori e ciò non rappresenta un diniego su proposta del consigliere Floris, chiediamo però rispetto per le intese raggiunte al nostro interno per poi arrivare ad una conclusione come quella prospettata da Floris o una simile».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la proposta Floris era implicita in molti interventi del dibattito, siamo favorevoli così come raccogliamo favorevolmente anche le dichiarazioni del consigliere Deriu, poi si valuterà se seguire un percorso formale o pragmatico, ma la sostanza positiva resta perché, da parte nostra, c’è intento di migliorare la legge e lo ribadiamo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu si è detto dell’avviso che «la proposta faciliti il dialogo ed il confronto fra maggioranza e minoranza con l’unico obiettivo di dare vita ad una buona legge che la Sardegna aspetta; è una occasione molto importante a condizione che operiamo seguendo la regola aurea del buon senso». Anche le argomentazioni del consigliere Deriu, ha concluso, «sono sagge e vanno tenute nella massima considerazione».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, dopo aver detto di ascoltare «sempre con attenzione le proposte del consigliere Floris» ha dichiarato che «va nella direzione da tutti auspicata che ci deve portare ad un confronto produttivo finalizzato all’approvazione della legge, accogliere la richiesta di sospensione è coerente anche se la pregiudiziale va votata adesso e in questo momento la respingiamo».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha definito la proposta «molto ragionevole e di buon senso, dettata dall’esperienza, che non ostacola i lavori che comunque dovranno trovare un loro punto di caduta perché, prima o pi, si arriverà alle questioni centrali che richiedono una sintesi». Il passaggio in commissione, a suo avviso, «consente di procedere con più rapidità se esistono le condizioni; sarebbe poi utile rinviare il voto a domattina perchè non cambia niente».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta pregiudiziale e sospensiva formulata dal consigliere Floris, che il Consiglio ha respinto per alzata di mano.

Dopo la votazione, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.24

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che, in sede di commissione, era stato formulato l’invito al ritiro ma poi, a seguito dei necessari approfondimenti, è stato presentato un emendamento all’emendamento (569) sul quale è stato dato un parere favorevole.

E’ quindi intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha annunciato il suo voto contrario: «L’emendamento contiene una doppia morale e decide di sanare solo un certo tipo di abusi commessi prima del 9 settembre 2006 ( data di entrata in vigore del PPR)».

Per Michele Cossa (Riformatori), l’emendamento va invece nella direzione giusta. «Si cerca di individuare una serie di abusi e di disinnescare una procedura che crea grossi guai».

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) «siamo di fronte a una sanatoria. Il percorso non è legittimo né corretto. L’Aula deve limitarsi a recepire la legislazione nazionale».

E’ quindi  intervenuto Stefano Tunis (Forza Italia). Il consigliere ha detto che si tratta di un emendamento orrendo. E’ una norma che si ricollega a un interesse particolare. «Non è altro – ha detto Tunis – che un condono edilizio. Quindi lo spirito di protezione dell’ambiente che, come affermate,  è alla base della vostra azione è solo propaganda.»

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha detto che «nell’emendamento manca solo nome cognome e ragione sociale del beneficiario. Questa non è una fattispecie astratta ed è quindi invotabile. Per Tedde è la prova che è necessario tornare in commissione. Non è possibile votare questa legge – ha concluso – che non serve a dare risposta ai sardi ma solo ad aiutare gli amici degli amici. Attilio Dedoni ha ricordato che la strada che ha intrapreso la maggioranza è quella dello scontro. A noi lo scontro, però,  non interessa. Vogliamo solo correggere questa aberrazione.  Per Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) l’emendamento all’esame dell’aula è un condono edilizio. Bisogna uscire dall’ipocrisia di sistema – ha affermato – secondo cui al centro sinistra questi argomenti non interessano. Questi emendamenti contengono un condono edilizio. Mi fa piacere – ha concluso – che anche la giunta regionale che ha espresso parere favorevole si sia convinta che si possano fare i condoni edilizi.»

Per Luigi Crisponi (Riformatori) si tratta di una norma contraddittoria frutto della confusione della maggioranza. 

Walter Piscedda (Pd) ha negato che l’emendamento contenga una sanatoria. «Dato che non abbiamo nessun interesse – ha detto – lo ritiriamo».

L’emendamento è stato ritirato. I lavori si sono conclusi. Riprenderanno domani mattina alle 9.00. La seduta proseguirà fino a mezzanotte con una breve sospensione solo dalle 14.00 alle 15.00. La Conferenza dei capigruppo ha anche deciso, su precisa richiesta della maggioranza che punta ad accelerare i tempi per arrivare quanto prima possibile all’approvazione finale del DL. 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”, che si lavorerà sabato e domenica fino all’approvazione definitiva.

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