23 December, 2024
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Stamane è ripreso, in Consiglio regionale, l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 3 del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ha messo in votazione l’art. 3 (“Sanzioni per interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali”) che ha ottenuto 26 voti favorevoli; non essendo stato raggiunto il numero legale la seduta è stata sospesa per 30 minuti e alla ripresa, l’Assemblea ha ripetuto la votazione; l’art. 3 è stato approvato con 26 voti.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 92 (Agus e pù) “Conferenze di servizi in caso di demolizioni di immobili abusivi ricadenti in aree a rischio idrogeologico o di particolare pregio ambientale” di cui, però, i presentatori hanno annunciato il ritiro.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito l’emendamento importante comunicando di volerlo recepire.

L’iniziativa è stata poi formalizzata dal presidente del gruppo Pietro Pittalis.

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che la proposta «tocca un tema che non può essere trascurato, l’indicazione della conferenza dei servizi nei casi di abusi in aree a rischio idrogeologico o di pregio ambientale costituisce anche un significativo elemento di semplificazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, fra l’altro, l’emendamento «è un’occasione per mettere in rilievo le deficienze del Ppr di Soru (il mastro Don Gesualdo di questa fase politica), alla radice della mancata approvazione dei Puc nella stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna; la Giunta sta ancora cercando di mettere rimedio a quei pasticci, senza però intervenire sulla abnorme discrezionalità dell’istituto delle intese».

Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha ricordato che «già in commissione era emersa qualche perplessità ma è giusto portare l’emendamento in discussione: a prima vista sembra un eccesso di controllo ma in realtà l’esame di una certa tipologia di abusi in conferenza dei servizi ha aiutato ed aiuta molto la pubblica amministrazione a superare le difficoltà e ad abbreviare i tempi».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha evidenziato che «la ratio del nostro atteggiamento è evidente, ci sembra una proposta intelligente e di buon senso perchè la demolizione post-abuso, fra l’altro, è un atto complesso che deve lasciare spazio al miglioramento ambientale evitando i soliti rimpalli di competenze, su questo sarebbe giusto un voto ampio di tutto il Consiglio».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato invece il suo voto contrario «perché siamo in presenza di un testo incorreggibile, provvedimento emergenziale che non dà l’idea di quale obiettivo voglia raggiungere; oltretutto a livello nazionale si sta per approvare una norma che consente a chiunque di ristrutturare la sua casa senza formalità, fatte salve le volumetrie, questa legge finisce per discriminare i sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha comunicato il suo orientamento a favore «perché si coglie un aspetto importante, lo spirito della conferenza dei servizi è proprio quello di individuare procedure accelerate in determinati casi, uno strumento efficace per valutare tutti gli interessi in gioco, ferme restando le riserve di fondo sulla legge».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver osservato che la proposta offre una grande opportunità, ha raccontato di un suo incontro con un operatore di immobiliare globale di origine sarda che vorrebbe lavorare nell’Isola. Gli hanno risposto, ha detto Fasolino, «dappertutto nel mondo ma non in Sardegna, questo è un segnale gravissimo e molto pericoloso perché stiamo alimentando all’esterno l’immagine di una Regione contraria per partito preso alla cultura d’impresa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ribadito il suo parere contrario, come emerso in commissione, «perché secondo noi è troppo superficiale, inserito in un testo molto farraginoso».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), contrario all’emendamento, lo ha definito «non era necessario perché la conferenza di servizi è già prevista dalla normativa vigente; quello dell’opposizione è ostruzionismo legittimo ma bisogna chiamarlo con il suo vero nome, perché non si può criticare il ritardo e poi rallentare i lavori». «Su questa legge – ha continuato Solinas – ci stiamo mettendo la faccia assumendoci la responsabilità politica, a voi invece la responsabilità dei ritardi dopo aver detto che una legge in materia edilizia era comunque necessaria; in generale sarebbe comunque opportuno rivedere il regolamento per mettere in condizione il governo di esercitare il suo diritto-dovere e disciplinare gli interventi della minoranza, in sede di dichiarazioni di voto, ad un solo intervento per gruppo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il gruppo di Sel ha fatto bene a presentare l’emendamento in esame, perché «a parte il contenuto positivo è anche una apertura che consente di uscire dagli steccati ideologici ed è un peccato che poi il ritiro della proposta ha innestato una marcia indietro». «Non si capisce però – ha lamentato – il significato concreto del passaggio riferito alla valenza storico culturale e ambientale dell’immobile abusivo da demolire».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «forse l’emendamento lo avremmo votato anche se il gruppo di Sel lo avesse mantenuto, la stoltezza umana non ha mai limiti; il collega Antonio Solinas non ha ascoltato bene quanto si è detto in quest’Aula ieri pomeriggio a proposito del ruolo e della funzione dei parlamenti nella storia della democrazia, non si può pretendere di stare sempre in cattedra solo perché si è in maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha proposto che il presidente intervenga «a difesa delle prerogative dei consiglieri regionali perché notizie di stampa riferiscono che un Pm ha chiesto in Consiglio regionale alcuni emendamenti legati ad una legge; dobbiamo essere tutelati e lavorare con serenità nell’esercizio del nostro mandato di fare le leggi ed esercitare ogni atto di sindacato ispettivo».

Il presidente Ganau ha chiarito che da parte della magistratura non è stato richiesto alcun atto relativo alla legge in esame, ma solo documenti riguardanti il piano casa del 2009 e 2011 peraltro pubblici e presenti sul sito istituzionale del Consiglio regionale.

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha dichiarato in modo molto netto che «nessuno può pensare di mettere il bavaglio all’opposizione, ognuno si guardi in casa propria perché scheletri negli armadi ce ne sono tanti anche con riferimento a questioni edilizie e urbanistiche; noi non recederemo anche di un solo millimetro e non ci sarà nessun compromesso, ribadiamo che per noi occorre la proroga del piano casa e confermiamo questa proposta, come chiedono tutte le associazioni, siete voi invece che avete fatto ostruzionismo, portando in Aula questo provvedimento dopo 4 mesi».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è detto convinto che, al contrario di quanto sostiene la minoranza, la coalizione di governo «lavora molto tranquillamente anche in presenza di richieste di documenti da parte della magistratura per cui non vediamo pericolo per le prerogative del Consiglio regionale, non abbiamo scheletri nell’armadio e non subiamo diktat da parte di nessuno, discutiamo nelle sedi opportune e assumiamo decisioni condivise». «Fatevi una ragione – ha concluso Demontis – del fatto che il Piano casa non c’è più e non è il nostro dello perché per noi lo sviluppo passa attraverso i Puc dei comuni».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, contrario, ha detto che «in politica si vince come nel calcio, a volte, anche perché gli avversari sbagliano a porta vuota; la maggioranza si prende il tempo necessario per discutere al suo interno secondo una regola che prevede anche aperture alle valutazioni dell’Aula, pur se provenienti dall’opposizione». «In realtà – ha aggiunto Arbau – si sta replicando lo scenario nazionale, c’è Forza Italia che va verso Salvini e Area popolare su una posizione più autonoma, certo è che il clima delle barricate non aiuta il ragionamento sul merito».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, pur essendo contrario, ha dichiarato che «le squadre hanno diritto entrambe di giocare la partita; la maggioranza ha sempre mostrato disponibilità ad ascoltare e se ci prendiamo più tempo è proprio la dimostrazione di questa tesi». Fermo restando che crediamo in questa legge e vogliamo andare fino in fondo, ha suggerito Cocco, «sarebbe meglio evitare sterili contrapposizioni, anche perché riconosciamo che dall’opposizione sono arrivate alcune proposte che potrebbero essere condivisibili».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha risposto al consigliere Arbau che «sarebbe più utile restare sul tema, a parte il fatto che chi ha fatto mancare il numero legale poco fa non può dare lezioni a nessuno; chiediamo solo di poterci confrontare e di usare le prerogative che il regolamento assegna ai gruppi di minoranza, ma soprattutto vogliamo dare voce a chi sta fuori dal palazzo».

Non essendoci altri scritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 92 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi aperto la discussione generale sull’articolo 4 (tolleranze edilizie) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte di modifica. Il presidente della Commissione Urbanistica ha dichiarato parere contrario agli emendamenti 246 e 214, ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 101 ed ha invitato al ritiro i presentatori dell’emendamento 24 e 569.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu ha espresso il parere conforme della Giunta a quello della IV commissione del Consiglio regionale.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha aperto il suo intervento ricordando che il prossimo 28 marzo cade l’anniversario del primo anno della Giunta Pigliaru. «Una Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – che non è nata sotto una buona stella con l’annullamento del piano regionale paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci». «Quel giorno – ha aggiunto Floris – è incominciata una nuova era: quella del disfare a prescindere».

Mario Floris ha proseguito esprimendo ferma contrarietà alla decisione assunta un anno fa dal governo regionale del centrosinistra e sulla quale – ha sottolineato il consigliere del gruppo Sardegna – l’attuale assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, si era speso in qualità di presidente dell’Anci.

A giudizio di Floris con il Ppr e il piano casa si sarebbero create le opportunità per riprendere un cammino di crescita ma, così ha denunciato il consigliere della minoranza, la Giunta ha scelto la strada del “disfare” e “dell’attesa”.

Il già presidente della Regione ha quindi elencato le tante riforme che sono in attesa di approvazione e nel contempo ha rimarcato la scarsa efficacia delle misure adottate in attesa delle leggi che ridisegnino dal profondo sanità, enti locali, competenze statutarie, entrate, turismo, agricoltura, urbanistica e edilizia.

«State portando la Sardegna al disastro – ha concluso Floris rivolto ai banchi della maggioranza – e questa Giunta si dimostra incapace e inadeguata.»

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito l’articolo 4 del Dl 130 “un’occasione persa per dare un senso alla specialità sarda”. Altre Regioni – così ha dichiarato l’esponente della minoranza – hanno infatti adattato alle specifiche realtà le norme approvate in sede di recepimento del testo unico in materia di urbanistica. Alessandra Zedda ha quindi citato l’esempio della Regione Sicilia che ha elevato dal 2% al 3% le tolleranze edilizie.

Il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è detto stupito per le dichiarazioni rese in Aula dal presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd), in ordine all’auspicata modifica del regolamento consiliare. «L’intenzione – ha dichiarato Locci – sembra quella di voler mettere il bavaglio alle forze della minoranza, riducendone tempi e modalità di intervento».

L’esponente di Forza Italia ha poi fatto riferimento alla visita in Consiglio fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica del tribunale di Tempio, ed ha ribadito al presidente Ganau la richiesta di assicurare la piena tutela e il pieno esercizio delle prerogative dei consiglieri regionali della Sardegna.

Sul tema specifico delle “tolleranze edilizie”, Ignazio Locci ha invitato la Giunta regionale a chiarire quale sia l’esatta posizione della Giunta, considerato che il tema oggetto dell’articolo 4 del D.L. 130 rappresenta uno di quelli in cui di recente si è sviluppata una ricca letteratura.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha svolto il suo intervento con un’ampia digressione che ha riguardato la pubblicazione sul quotidiano La Nuova Sardegna, di un esposto nel quale sarebbero denunciati presunti abusi edilizia in una sua prorietà immobiliare. Il vice presidente del Consiglio ha rimarcato l’utilizzo strumentale di un esposto che – così ha dichiarato Peru – è del tutto privo di fondamento ed i cui rilievi sarebbero già stati chiariti fin dallo scorso mese di settembre attraverso le opportune verifiche di tecnici e legali. L’esponente della minoranza ha parlato di “meschinità”, “maldicenze”, “vigliaccherie” e ha sottolineato la sospetta tempistica nella divulgazione della notizia: «Quale migliore occasione della discussione sul Dl sull’edilizia per non trasformare gli oppositori in spregiudicati cementificatori?».

Peru ha ribadito la regolarità degli interventi di ristrutturazione eseguiti nella sua proprietà ed ha concluso confermando la volontà («non cederò di un millimetro») di proseguire nella difesa del piano casa approvato nella scorsa legislatura e ha declinato i positivi effetti benefici che ne sarebbero derivati alle imprese e ai cittadini sardi.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha definito “l’articolo 4 del dl 130 l’ennesima occasione sprecata per mettere ordine nel complicato tema dell’abusivismo edilizio”. L’esponete della minoranza ha quindi criticato la quantificazione al 2% dei margini di tolleranza edilizia perché – così ha spiegato – la misura potrebbe essere ridicola se riferita alle piccole superfici, mentre sarebbe una misura enorme se si tratta di volumi importanti.

L’esponente della minoranza ha quindi  sottolineato come l’articolo 4 non ponga rimedio ai casi di presunti abusi che si verificano per le errate operazioni di accatastamento degli immobili realizzati tra gli anni ’60 e ’70. «Il problema si trasforma in un dramma – ha dichiarato Cossa – per i tanti che sono entrati in possesso di manufatti abusivi a loro insaputa e che si trovano quindi nell’impossibilità di richiedere le necessarie autorizzazioni per realizzare gli opportuni interventi migliorativi».

Ha quindi preso la parola il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) secondo il quale la legge in discussione «non rende più veloci le procedure per l’approvazione dei Piani Urbanistici Comunali».

Fasolino ha quindi difeso il Piano Casa approvato nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra. «Non era uno strumento di programmazione ma un modo per ridare ossigeno alle imprese in un periodo di grave crisi – ha detto Fasolino – la decisione di non confermarlo rappresenta un danno per il sistema economico regionale». L’esponente della minoranza ha poi avanzato la proposta di prorogare il Piano e, parallelamente, lavorare a una legge organica in materia urbanistica.

Stefano Tunis (Forza Italia) ha respinto le critiche della maggioranza sull’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione: «Non è tollerante dire come dovrebbe comportarsi la minoranza e svilire il ruolo alto dell’attività parlamentare».

Il consigliere azzurro è poi tornato sulla “visita” a Palazzo del Pm Fiordalisi: «Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione legale che esercita in virtù di un interesse pubblico. La magistratura procede a una verifica in presenza di una notizia di reato. In questo caso non può esserci notizia di reato perché, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, Fiordalisi è venuto ad indagare sugli atti di formazione di una legge, un momento sacro su cui nessuno ha il diritto di ficcare il naso. E’ un problema che abbiamo il dovere di affrontare – ha concluso Tunis rivolgendo un appello ai consiglieri di maggioranza e opposizione – nessuno può usurpare il ruolo del legislatore».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha difeso il ruolo dell’istituzione parlamentare per poi concentrarsi sul contenuto dell’art.4. «Il Dl 130 nei primi articoli recepisce la legislazione nazionale – ha osservato Cherchi – nello specifico l’art.4 accoglie l’istituto della tolleranza edilizia fissando al 2 per cento le eccedenze delle violazioni o degli errori progettuali. Manca però una previsione degli errori in difetto. Cosa accade se si realizzano opere con misure o cubature inferiori rispetto a quelle indicate in progetto? Serve una norma chiara altrimenti si rischia di lasciare alla discrezionalità dei tecnici l’interpretazione della legge».

E’ quindi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha illustrato all’Aula i dati negativi diffusi dall’Agenzia del Lavoro e dall’Istat sul calo dell’occupazione in edilizia. «I numeri parlano di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, una situazione di grave crisi che in Sardegna poteva diventare drammatica se non ci fosse stato il Piano Casa. Voi avete abrogato quel Piano – ha affermato Tedde rivolgendosi all’opposizione – la promessa di approvare una legge organica non è stata però mantenuta».

Il consigliere di minoranza ha poi parlato di «mancanza di coraggio da parte del centrosinistra che, tenuto conto delle prerogative previste dallo Statuto,  poteva  pensare norme differenti rispetto a quelle nazionali: «Avremmo potuto prevedere un 3 o un 4 per cento di tolleranza – ha concluso Tedde – invece ci siamo limitati a copiare  mettendo una pietra tombale sulla specificità sarda e sulla capacità del Consiglio di dettare norme proprie».

Critico anche l’intervento di Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) che ha difeso il D.L. 130 ma espresso forti perplessità sull’art. 4: «Si tratta di una sanatoria. Se applicata alle grandi opere, la regola del 2 per cento rischia di autorizzare cubature importanti. Non si possono legalizzare gli errori dei professionisti».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riferendosi alla visita del Pm Fiordalisi, ha detto di non sentirsi «affatto preoccupato delle indagini di chicchessia» e ha poi difeso appassionatamente l’autonomia parlamentare: «La democrazia regge solo se è chiaro il principio della divisione dei poteri. Attenzione a delegittimare le istituzioni, la storia insegna che così non si va da nessuna parte».

Attilio Dedoni, infine, ha invitato la maggioranza ad ascoltare le voce dell’opposizione «non servono gli atteggiamenti di chiusura, serve un dibattito serio su una normativa che può avere conseguenze pesanti per le famiglie e le imprese sarde».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «è difficile parlare di questa legge nei dettagli perché è da respingere in toto, non fa nulla per lo sviluppo e uccide la speranza per il futuro, è piena di imbrogli e cerca di parlare d’altro; qualcuno come Soru dice che vuole migliorare il paesaggio e lo scenario costiero, ma è un linguaggio fondamentalista che non ha rispetto della minoranza». Sull’art. 4 Rubiu ha detto che «rappresenta un passaggio ambiguo, pletorico, fuori dai tempi, superato da leggi nazionali; nel decreto mille proroghe al comma 1 dell’art. 17 bis si parla a proposito delle tolleranze della volumetria complessiva dell’edificio e non di singole unità immobiliari come fa la legge regionale». «Non andiamo avanti – ha esortato in conclusione – in una legge senza sbocchi nata già vecchia, superata da una legge nazionale pubblicata appena un mese fa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), dopo aver dichiarato di non essere estraneo al dibattito né convertito ad altre convinzioni, si è detto «convinto che questa non sia una buona legge per la Sardegna che, anche sulle tolleranze, risponde ad una visione ideologica tipica di quando si cerca a tutti i costi di applicare un sistema di valori alla realtà, salvo rendersi conto che questa impresa è impossibile».«Spesso si è evocato il fantasma degli speculatori – ha aggiunto Truzzu – dimenticando però che il 98% degli iscritti all’Ance sono piccoli imprenditori, sono in gioco quindi interessi diffusi e non quelli dei grandi speculatori, bisogna comprendere cosa c’è sul territorio attraverso un confronto di merito senza pregiudiziali, soprattutto perché fuori dal palazzo c’è una opposizione a questa legge di gran lunga più ampia di quella consiliare». «Ma – ha concluso – che spazio di confronto ci può essere quando si chiede la modifica del regolamento per contingentare i tempi delle dichiarazioni di voto? stiamo facendo ostruzionismo esercitando un nostro diritto ma anche nel vostro interesse per evitare una pessima legge che causerà un mare di problemi»

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, sull’articolo 4, ha detto che «potrebbe essere uno spazio utile per un ragionamento comune fra maggioranza e opposizione». Quanto al regolamento del Consiglio, Arbau ha affermato che «lo dobbiamo cambiare e lo faremo a fine mandato, così non ci saranno sospetti di parzialità su argomenti che servono a tutti e non vanno affrontati a seconda delle esigenze del momento». Il capogruppo di Sardegna Vera si è poi soffermato sulle notizie di stampa relative ad un accertamento della magistratura relatiuvo ad atti del Consiglio regionale, osservando che «è fastidioso assistere all’acquisizione di emendamenti di procedimento legislativo, lo dico con tutte le cautele del caso ma nessuno di noi deve aver paura di sbagliare scrivendo un emendamento perchè il nostro lavoro deve essere sempre sereno; nessuno della maggioranza, inoltre, vuole utilizzare clave giudiziarie e giornalistiche per mettere il bavaglio all’opposizione, facciamo politica a viso aperto discutendo sul merito delle questioni politiche e dobbiamo essere liberi sia quando la stampa approva sia quando disapprova». Rivolto al consigliere di Forza Italia Fasolino, Arbau lo ha infine invitato a «criticare la maggioranza senza continuamente evocare la presenza di Soru, che non siede più in quest’Aula».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato in apertura che «Soru ha lasciato tristi ricordi ma è il segretario del Pd e lo critichiamo sia per quello che dice che per alcune vicende a lui riconducibili legate ad interventi edilizi, nessuno se ne abbia a male». «Voglio però cogliere l’occasione – ha aggiunto Pittalis – per esprimere la più convinta solidarietà, mia e del gruppo, ad Antonello Peru che con determinazione e coraggio ha rappresentato una vicenda incredibile che lo ha visto coinvolto; non vogliamo che il nostro dibattito sia influenzato da questo tipo di dinamiche e forse Arbau non ha sentito l’intervento del consigliere Rubiu di poco fa, il problema non è di Forza Italia perchè l’opposizione su questo provvedimento parla una sola voce». «Il fatto è un altro – secondo Pittalis – cioè che, anche stamattina la Confartigianato ha richiamato la Giunta su una legge che, a suo avviso, è un danno delle imprese, ha criticato i ritardi, ha indicato precise responsabilità dell’assessore Erriu, ipotizza che di questo passo finiremo a ferragosto, chiede infine se è possibile fermare questo gioco al massacro ma il problema sta nella maggioranza: noi confermiamo la nostra proposta di ritirare il provvedimento e prorogare il Piano casa, e faremmo bene ad ascoltare questo suggerimento nell’interesse dei sardi».

Non essendoci altri interventi, il presidente Ganau ha sospeso i lavori del Consiglio per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che i lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.30, mentre per domani pomeriggio alle 15.30 è convocata la quinta commissione per un parere obbligatorio. Successivamente ha tolto la seduta.

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Tempi lunghi per il dibattito sul disegno di legge n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, con distanze sempre molto marcate tra maggioranza ed opposizione.

La seduta di questo pomeriggio si è aperta con la discussione generale dell’art. 3 e dei relativi emendamenti.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha osservato come l’articolo ricalca integralmente il testo nazionale, ed appare criticabile, a suo avviso, «la collocazione della parte sanzionatoria all’inizio dell’articolato mentre generalmente si mette alla fine». «Più in generale – ha aggiunto – anche in questo caso si confondono le norme urbanistiche con quelle edilizie seguendo una logica a spezzatino il contrario di ciò di cui la Sardegna ha bisogno».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha tenuto a sottolineare «un passaggio che merita grande attenzione perché si parla della sanzioni e della vigilanza sui cantieri, però si prevede sulla scorta della legge nazionale una ordinanza del sindaco per il sequestro delle opere ritenute abusive mentre sarebbe stato meglio lasciare questa responsabilità in capo agli uffici tecnici per non caricare i sindaci di compiti impropri».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che, «appena arrivati alle questioni di merito emergono i primi problemi concreti e di confusione normativa, con provvedimenti di natura omogenea per cui si utilizzano quattro termini diversi». La prima cosa da fare, ha avvertito Cossa, «è individuare bene sia i provvedimenti che i responsabili, superando il dualismo di competenze fra sindaco che emette l’ordinanza di demolizione e quella del responsabile tecnico che sulla stessa materia ha una facoltà ma non un obbligo, altrimenti non facciamo altro che alimentare il lavoro degli uffici giudiziari».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che in primo luogo questa norma doveva essere alla fine come si fa di consueto e comunque è una specie di mostro con molte teste con un organismo formato da un mix di passaggi lapalissiani e molte lacune, anche rispetto alla normativa nazionale cui fa riferimento. C’è poi poca chiarezza, ha lamentato il consigliere, «a proposito della separazione fra compiti di indirizzo che spettano all’organo politico e di gestione di competenza dei dirigenti; a fronte di questo quadro demolizione e sequestro non possono spettare al sindaco ma vanno attribuiti al dirigente».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato che, fin dall’inizio, era facile prevedere che «questa legge sarebbe stata un parto difficile, una sorta di parto podalico perché in qualche modo si comincia dalla fine; non si può pensare ad un impianto sanzionatorio senza inserire prima un dettato normativo che chiarisca cosa è consentito e cosa è vietato, questo è ciò che si aspetta il cittadino comune che non va intimorito».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «il pericolo di moltiplicare le occasioni di contenzioso sicuramente c’è ma a questo rischio va aggiunto anche il rischio di eccessivo allungamento dei tempi, sembra che ci sia un’ansia di sanzionare il cittadino ad ogni costo, dimenticando che anche i messaggi che si rivolgono all’esterno hanno la loro importanza; bisogna fare uno sforzo comune per migliorare alcune parti del testo e rilanciare il principio di leale collaborazione fra pubblica amministrazione e cittadini».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle dichiarazioni del consigliere Lotto, che si è chiesto perché il Consiglio perde tempo ad esaminare disposizioni per certi aspetti marginali. «Sarebbe meglio chiedersi – ha sostenuto – perché sono stati presi pezzi del testo unico sull’edilizia e della legge regionale 23/85, in qualche caso anche datati, per inserirli nel testo; così non si aiutano le amministrazioni locali che dovranno applicare la norma nelle loro relazioni con gli utenti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di il testo unico con un solo articolo, altrimenti ogni volta che cambia il testo unico dobbiamo tornare in Aula per recepire le modifiche e questa sì che sarebbe una perdita di tempo».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto fra l’altro che «stiamo entrando in media res ma prima di parlare di sanzioni dovremmo riflettere sul perché prevediamo le sanzioni, seguendo un atteggiamento che appare come il frutto di un pregiudizio culturale negativo da associare necessariamente all’urbanistica; le sanzioni, invece, devono essere accuratamente ponderate così come vanno attentamente valutate le acquisizioni al patrimonio comunale di beni e manufatti».

Dopo l’on. Dedoni ha preso poi la parola l’on. Efisio Arbau (SV), che ha detto: «L’attività sanzionatoria è seria e utile, anche per gli operatori del diritto. Quindi questa norma è indubbiamente quel che serve. E’ interessante, però, parlare della sanatoria giurisprudenziale, un istituto che pone in netta difficoltà i nostri Comuni: dobbiamo uscire dall’idea vecchia del cittadino contrapposto all’istituzione, evitando ai Comuni ordinanze di demolizione che poi la magistratura consente di ricostruire. Su questi argomenti sostanziali dovremmo confrontarci e lo dico costruttivamente anche alla maggioranza».

Ha poi preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i cittadini sardi non sono controparte della Regione e il criterio delle sanzioni va rivisto nel senso di aprire a favore dei cittadini. E’ in nome loro che governiamo». L’oratore si è espresso anche contro l’approvazione dell’Imu agricola e ha chiesto al Consiglio e al presidente della Regione di ricorrere alla Corte costituzionale.

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «questa norma rischia di alimentare ulteriormente l’incertezza su un sistema normativo frammentato e stratificato, difficile da coordinare anche per gli stessi operatori. E’ chiaro che tutto questo riduce anche la civiltà di queste norme. Avete cercato di fare una sorta di collage prendendo un po’ dalla legge 23, un po’ dalla legge 380 con qualche elemento di fantasia aggiunto da voi».

Per la replica ha chiesto di parlare l’assessore Cristiano Erriu, che ha detto: «Questo articolo è materia di diritto applicato e di giurisprudenza. L’approfondimento di questa discussione in Consiglio lo testimonia. Il centrodestra ha fortemente criticato questo articolo e io che ho fatto il sindaco so bene quali limiti abbia l’amministrazione comunale in questi casi. E quante responsabilità i sindaci vorrebbero evitare. Ecco, questo articolo va proprio nella direzione di introdurre maggiori elementi di certezza del diritto, a vantaggio dei cittadini».

Sull’emendamento 247 (soppressivo dell’intero articolo 3) ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) per chiedere che si faccia «chiarezza su chi è chiamato a dire che un cantiere è abusivo o meno. Un conto è agire su mandato della procura, un altro su impulso di un dirigente o di un vigile urbano».

L’on. Mario Floris ha chiesto alla Giunta di «ritirare questo articolo, che ha soltanto il sapore punitivo e per nulla preventivo. E se non passa questo articolo ci sono comunque norme che sopravvivo e tutelano la collettività in caso di abusi. A noi di quello che fa lo Stato non ci importa: abbiamo bisogno di norme sarde che vadano bene per la Sardegna». Anche l’on. Cossa (Riformatori) si è detto a favore dell’emendamento  soppressivo e ricordando l’intervento dell’on. Arbau e del collega Pittalis ha aggiunto: «Stiamo ad andando ad aumentare soltanto il lavoro dei magistrati».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “questa norma è ben fatta e chiara” mentre l’on. Locci (Forza Italia) ha difeso l’emendamento soppressivo: «Dov’è la contingibilità e urgenza in tutto questo? Avete inventato un modo per scaricare la responsabilità dei dirigenti e attribuirla ai sindaci. E’ chiaro che si tratta di norme aggiunte: se il dirigente se la sente deve poter sospendere i lavori e contestualmente sequestrare il cantiere».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «ci sono tutte le possibilità di modificare questo testo nel senso degli interessi del popolo sardo e non della burocrazia».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) non si è detta soddisfatta dalla replica dell’assessore Erriu: «Anche noi abbiamo passione nell’esercitare il nostro ruolo e non rinuncio ad esercitare la competenza legislativa primaria del Consiglio regionale in materia urbanistica». 

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’on. Rubiu (Udc): «Se anche cancelliamo questa norma restano in piedi le norme che reprimono le violazioni della materia urbanistica». Per l’on. Dedoni (Riformatori) «non è chiaro quale fosse l’obiettivo del legislatore che ha costruito questa proposta».

Favorevole anche l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «La Giunta sta maturando la convinzione che questo testo può essere migliorato. A noi non interesse portare a casa il valore di questo emendamento, magari approvato a voto segreto. Il fatto è che questa legge non vogliamo farvela approvare perché non ha nulla di buono. Ecco perché dovreste eliminare questo apparato sanzionatorio».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Vengo dall’esperienza di sindaco nella città più martoriata dagli abusivi edilizi, ovvero Quartu. E difendo questa norma».

Per l’on. Pittalis (Forza Italia) è chiaro che «i controlli preventivi sono molto più importanti delle vostre sanzioni contenute nell’articolo 3». Anche l’on. Alberto Randazzo (Forza Italia) si è detto contrario «a dare ai sindaci responsabilità che non devono appartenere ai sindaci. Che siano i dirigenti ad assumersi sino in fondo le loro responsabilità».

Sul tema delle competenze dei sindaci, il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «Nessuno li vuole perseguitare, non scherziamo».

Messo in votazione, l’emendamento 247 è stato respinto.

L’on. Antonio Solinas, presidente della commissione Quarta, è intervenuto per rettificare alcuni pareri della commissione e ha chiesto all’Aula di eliminare ogni ambito di discrezionalità a favore dei dirigenti comunali sul fronte della sospensione e del sequestro del cantiere dove è stato realizzato l’abuso.

Sull’emendamento 203 è intervenuto per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha chiesto la soppressione del punto 1 del comma 1 dell’articolo 3. Si è associato l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) e a seguire l’on. Stefano Tunis: «Questa figura di sindaco sceriffo è frequente nelle vostre norme ed è ben studiato dalla psicoanalisi freudiana come l’emblema di un percorso adolescenziale non compiuto». L’on. Mario Floris è tornato sul concetto di “inizio dei lavori”: «Da quando decorre l’inizio dei lavori? Dobbiamo mettere un punto fermo su questa problematica».

Anche per l’on. Crisponi (Riformatori) «il pasticcio viene fuori con tutta la sua evidenza ed è il pasticcio di un sindaco che è anche censore e sceriffo e che deve procedere anche se non sa chi ha accertato l’ipotesi di violazione urbanistica». Favorevoli anche l’on. Locci e Pittalis (Forza Italia): «Così come formula,to il primo comma pone problemi, visto che insistete solo nel rafforzare la tutela sanzionatoria».

Sull’ordine dei lavori l’on. Cossa (Riformatori) ha chiesto notizie in ordine all’approfondimento annunciato sull’articolo dal capogruppo del Pd.

Anche l’emendamento 203 è stato respinto dall’Aula.

Il presidente del Consiglio, Ganau, ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 204 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione del punto 2, al comma 1 dell’articolo 3 (Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la sospensione dei lavori, la rimozione o la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi e, nel caso di mutamento di destinazione d’uso, il ripristino della destinazione originaria legittimamente autorizzata, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 4).

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha rimarcato la necessità di specificare in legge quale sia e a quale servizio appartenga il dirigente a cui sono attribuite competenze e responsabilità.

Assunta la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai, ha concesso la parola al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che ha rimarcato l’opportunità di specificare l’ufficio al quale appartiene il dirigente a cui fa riferimento il punto 2 comma 1 dell’articolo 3.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito che le procedure e la responsabilità delle eventuali demolizioni deve essere esercitata da chi “con chiarezza” è indicato nel provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha posto dubbi sulla correlazione tra quanto disposto dal comma 1 e da quanto stabilito dal comma 2. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato che tra le azioni è prevista l’acquisizione dell’area e non quella del manufatto eventualmente realizzato in difformità dalle leggi e dalle norme.

Il presidente di turno, Eugenio Lai, non essendoci iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 204 che non è stato approvato con 19 favorevoli e 29 contrari. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 94 (Pier Mario Manca e più) e 250 (Locci e più) che propongono entrambi di sopprimere al comma 2 dell’articolo 3 (Entro quindici giorni dalla notifica della sospensione il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. Nell’ipotesi di accertata prosecuzione dei lavori in violazione della sospensione, è disposta la demolizione immediata delle opere abusive) le parole “su ordinanza del sindaco”.

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che la probabile approvazione dell’emendamento, nell’escludere le funzioni del sindaco, rende ancor più evidente la necessitò di indicare con chiarezza in legge a quale dirigente debbano essere attribuite le funzioni e compiti stabiliti nell’articolato.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la rilevanza del problema evidenziato dal suo collega Pittalis e ha rimarcato l’assenza di una “fase dialettica” tra il presunto colpevole di abuso e l’avvio dell’iter delle demolizioni.

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario dell’emendamento 94, ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito l’opportunità, nei casi in cui non è necessaria di escludere l’ordinanza del sindaco anche per contribuire ad eliminare le tensioni crescenti in capo ai sindaci.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha evidenziato la riproposizione del problema inerente le responsabilità della politica e quella in capo alle burocrazie delle pubbliche amministrazioni. Spostare le responsabilità dai sindaci ai dirigenti, a giudizio di Floris, rappresenta una profonda trasformazione della legge regionale 23 del 1985. L’esponente della minoranza ha inoltre denunciato che non appare chiaro nel testo in discussione in capo a chi sono le demolizioni fino ad oggi in capo alla Regione.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha escluso fraintendimenti in ordine alle funzioni e all’individuazione del dirigente a cui stanno in capo le responsabilità indicate in legge ed ha ribadito che sia la maggioranza che l’opposizione propone l’eliminazione dell’ordinanza del sindaco. Il consigliere della minoranza ha quidni preannunciato un emendamento al punto 12 che coinvolge anche il Corpo Forestale nelle attività di vigilanza e controllo della Regione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sostenuto la posizione espressa dal capogruppo Pittalis ed ha dichiarato di condividere l’emendamento orale proposto dal presidente della IV commissione Antonio Solinas che prevede di sostituire i termini “procede al sequestro” con le parole “può procedere al sequestro”.

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le richieste avanzate dal capogruppo Pittalis, mentre il collega di gruppo Stefano Tunis, ha invitato la maggioranza ad approfondire il tema ed ha denunciato che la norma risulta inapplicabile nella maggior parte dei Comuni dell’Isola, constatato l’assenza di dirigenti che caratterizza gli organici degli Enti locali.

E’ poi intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori) che ha ribadito la necessità di definire meglio l’attribuzione dei poteri di accertamento delle violazioni urbanistiche. «Non si può fare con la presentazione di un semplice emendamento, serve una riflessione più ampia».

Secondo Roberto Deriu (Pd) andrebbe risolto il problema fondamentale sull’attribuzione delle competenze . «C’è imbarazzo nell’attribuirle ai primi cittadini – ha detto Deriu – ma bisogna dire che verranno date responsabilità pesantissime in capo ai dirigenti». Deriu ha poi affermato che in ogni caso i sindaci non saranno sollevati del problema: «Non c’è atto dei comuni che non venga ricondotto in capo al sindaco. Separare le responsabilità in modo incerto può portare a risultati mostruosi. La responsabilità politica rimarrà, comunque, in capo ai primi cittadini».

Il vicepresidente Lai ha quindi posto in votazione l’emendamento 94, uguale al 150, che è stato approvato dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n.250.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato il fatto che la legge non chiarisce  chi deve effettuare un sequestro. «Se questo aspetto non viene definito nessuno se ne assumerà la responsabilità. Sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e presentare un emendamento di sintesi».

Michele Cossa (Riformatori) ha  sollecitato u miglior coordinamento tra i diversi commi dell’articolo 3.

Antonio Solinas (Pd) in risposta al collega Fasolino ha difeso l’impianto della norma: «La responsabilità sull’accertamento delle violazioni urbanistiche va attribuita al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale».

Un chiarimento che non ha convinto Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha ribadito la richiesta di cancellare l’articolo 3. «Chi deve interpretare la norma non verrà a chiedere spiegazioni in Consiglio. Servono norme semplici: meglio fermarsi a riflettere»

Anche per Pietro Pittalis «non c’è chiarezza tra i punti 3 e 4 del comma 1, l’articolo uno va riscritto».

Salvatore Demontis (Pd) ha invece difeso la norma: «Se le competenze non sono del sindaco è evidente che sono dei dirigenti – ha detto – in assenza di un dirigente, il Testo Unico degli Enti Locali assegna i poteri gestionali al responsabile del servizio. Si può discutere sull’opportunità di assegnare responsabilità troppo grandi a chi non ha una qualifica, ma non esistono dubbi sull’attribuzione delle competenze».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 205 che è stato respinto, a scrutinio elettronico palese, con 29 contrari e  19 a favore.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n.206, primo firmatario Oscar Cherchi (Forza Italia).

Il vicepresidente Lai ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori) che si è soffermato sul punto 4 del comma 1 dell’articolo 3 nel quale si stabilisce che le opere realizzate abusivamente vengono acquisite di diritto al patrimonio del Comune. «E’ una norma che potrebbe dar adito a questioni infinite perché non è chiara».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito che le disposizioni dell’articolo 3 dell’articolo 4  non sono coniugabili. «Se venisse fuori dall’Aula questo articolato sarebbe difficilmente applicabile».

Dello stesso tenore l’intervento di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Chi ha scritto questa norma ha creato confusione. Non si capisce a chi è venuta l’idea di scrivere che, nel caso di abusi, l’area acquisita dai comuni non può essere superiore a 10 volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. E’ una follia: se un’opera è abusiva va acquisita per intero».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito grottesco il contenuto del punto 4. «Ma quale può essere il livello di punizione inflitto a chi ha compiuto un abuso a causa di norme poco chiare? E’ una violenza ai danni dei cittadini. fermatevi e riflettete».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi dato la parola a Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale «si sta tentando di disciplinare due fasi diverse la prevenzione e la sanzione dell’abuso edilizio. Mettere insieme in un singolo articolo questi due passaggi rischia di creare confusione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito “un esproprio proletario” la previsione del punto 4 del comma 1. «Non è sufficiente acquisire il manufatto abusivo, si prevede una sanzione che incamera nel patrimonio comunale anche opere analoghe a quelle abusive. E’ una visione poliziesca prevedere di sequestrare aree dove potrebbero realizzarsi opere abusive. E’ il momento di fermarsi, l’articolo va riscritto».

Mario Floris (Uds) rivolgendosi al presidente Gianfranco Ganau ha affermato: «Si discute una materia sensibilissima. Nessuno sa spiegare che cosa ha scritto. Assessore e maggioranza devono rispondere alle domande della minoranza. Il testo contiene cose inaudite, è un pastrocchio. Chiedo la cortesia di avere delle spiegazioni quando queste vengono richieste».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.206 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e a 18 favore.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha ricordato al presidente di aver depositato un ordine del giorno sull’Imu agricola per chiedere l’impugnazione del decreto del Governo da parte della Giunta. Il presidente Ganau ha chiarito che l’ordine del giorno è all’attenzione del Consiglio e domani sarà la conferenza dei capigruppo a decidere se metterlo in discussione. Gianfranco Ganau ha quindi chiuso la seduta e aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina, alle 10.30. 

 

   

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Dopo il cordoglio per le vittime dell’attentato di Tunisi, in Consiglio regionale prosegue il dibattito sul DL n.130 in materia urbanistica. I lavori del Consiglio regionale sono ripresi stamane. Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la seduta esprimendo la vicinanza del Parlamento sardo «alle famiglie delle vittime dell’attentato di ieri a Tunisi e alla giovane democrazia tunisina che con fatica ricostruisce il Paese».

Il presidente Ganau ha chiesto all’Aula un minuto di raccoglimento, «che segna anche il nostro sdegno e condanna a ogni forma di terrorismo e di violenza«.

I lavori del Consiglio sono poi ripresi con l’esame degli emendamenti all’articolo 2 del Piano casa. Dopo il parere della Commissione e della Giunta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione, che il presidente Ganau ha concesso.

Alla ripresa, ha preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), secondo cui nella maggioranza e nella Giunta «si finge di fare qualcosa e non si fa invece nulla. Questa è la rappresentazione dell’articolo 2. Quel poco che state facendo andrà di certo a danneggiare le imprese e la Sardegna. Ma d’altronde, quando si tratta di imprese, avete già dimostrato qual è il vostro livello di interesse verso il settore produttivo in occasione della Finanziaria». Rivolto poi ai consiglieri di maggioranza ha detto: «Siete soggiogati dai voleri di un soggetto che predica bene e razzola male, è giusto che facciate sentire la vostra voce dentro la maggioranza. Fate capire al piccolo manovratore che ci siete e fatevi rispettare».

L’on. Mario Floris (Uds) si è rivolto al capogruppo del Pd e ha detto: «Questo articolo non è una grande riforma come ci è stato presentato. E’ la sola modifica di un nome: da concessione edilizia a permesso di costruzione. Ma non cambia nulla. Insomma, attribuire a questo articolo la trasformazione della legge urbanistica della Sardegna è offensivo».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia), che ha ricostruito la legislazione urbanistica che si è succeduta in Italia a partire dal 1942, «oggi ci troviamo con estrema urgenza a discutere l’articolo 2. Dopo 14 anni la Regione si sveglia e pensa di proporre all’Aula una legge che stravolgerà il sistema del rilascio delle autorizzazioni a costruire. Tutto questo non ha nulla a che fare con la semplificazione».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) «c’è l’esigenza di una vera legge urbanistica che dica dove e come si deve costruire. Anche il pericolo e manicheo Ppr, come lo definite, non si discosta dal decreto Floris. Bisogna stare attenti a non introdurre premialità nei centri storici di Cagliari e Quartu, sarebbe prima necessario censire l’edilizia dei centri storici».

Ha preso poi la parola l’on. Michele Cossa (Riformatori): »Questo articolo uniforma la terminologia sarda a quella italiana, con 14 anni di ritardo. Ma vi vorrei ricordare che la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica: c’è molto da riflettere su questa legge, che si pone su una posizione di retroguardia rispetto alla legge nazionale, orientata invece verso la semplificazione. Questo vostro piano casa è un piano di retroguardia e fa il possibile per fare un passo indietro perfino da quello Stato al quale pretendiamo di affermare la nostra specialità. C’è molto da riflettere, soprattutto sugli effetti che le leggi producono. Com’è stato per gli effetti del Piano casa, che insieme alla crisi hanno portato il licenziamento a decine di migliaia di operai sardi dell’edilizia».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che in materia urbanistica «la Sardegna avrebbe potuto fare molto di più avendo la competenza esclusiva per arrivare ad una vera semplificazione, invece è stato aggravato, ad esempio, il procedimento amministrativo sul silenzio-assenso laddove si prevede la sostituzione degli uffici regionali in caso di inerzia di quelli comunali». Occorre riportare il quadro normativo in linea con quello nazionale, ha aggiunto, «senza arroccarci su problemi di retroguardia, riconoscendo che qui non c’è grande riforma e non si fa altro se non cambiare alcuni passaggi terminologici privi di significato».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha evidenziato che «il tema non è solo nominalistico, fa parte della evoluzione normativa ed amministrativa dello jus edificandi dato che, modificando la legge 23 dell’85, cambia di conseguenza tutto l’impianto». Il dibattito finora svoltosi in Consiglio, ha però osservato Erriu, «è singolare perché nel 2013 la Giunta Cappellacci in una sua legge parla proprio di permesso di costruire ma senza una norma regionale di appoggio, cosa che pone problemi in una Regione con competenza primaria sull’urbanistica; questa è una norma di semplice allineamento che dà certezza giuridica e pur non semplificando è utile».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato che, permesso o concessione, «parliamo sempre di un potere autorizzativo della pubblica amministrazione e forse se ne poteva pure fare a meno; è interessante invece capire perché ci stiamo muovendo in modo asimmetrico rispetto al quadro normativo nazionale ed accontentandoci di un topolino, dopo aver detto di voler superare il Piano casa per strutturarlo in modo stabile». Fuori da questo palazzo, ha proseguito Zedda, la situazione è molto diversa: «Friuli, Toscana, Calabria, Piemonte, Marche, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Campania e Lazio (addirittura fino al 2017) hanno prorogato il Piano casa, confermandone la validità, noi invece siamo gli unici in Italia che fanno il passo del gambero».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha messo in luce che il dibattito somiglia alla situazione in cui «la maggioranza non riesce ad indossare l’abito che un bravo sarto come l’assessore Erriu sta cercando di confezionare, compito impossibile perché la legge che sta venendo fuori non soddisfa nessuno nemmeno all’interno della maggioranza e con i rattoppi in corsa la situazione è perfino peggiorata». Il decreto Renzi del 2014, secondo Rubiu, «è molto più avanti di quanto stiamo discutendo e molte Regioni hanno recepito la legge nazionale; sarebbe molto più utile fermare i lavori, recepiamo quel decreto e ripartiamo, così facciamo un buon servizio ai Sardi e dimostriamo che la politica sa andare oltre la dialettica maggioranza minoranza».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «qualcuno ha detto che questo dibattito è inutile ma o il collega Lotto non è sintonizzato con l’opinione pubblica o forse si riferiva al lavoro che ha fatto la maggioranza, perché oggi anche Confindustria manifesta critiche durissime contro questa legge». Citando un documento degli imprenditori, Pittalis ha riferito che «se la nuova legge venisse approvata sarebbe un ulteriore gravissimo attacco all’economia della Sardegna ed il testo in esame è fortemente peggiorativo rispetto alla precedente stesura». «La maggioranza – ha concluso – sta portando avanti una azione debolissima ma i problemi non sono questi, non fatevi travolgere dal furore ideologico».

L’Assemblea ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 114 che sostituisce la rubrica del secondo Capo della legge con la dizione “semplificazioni e riordino in materia edilizia”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sostenuto che «è vero che è necessario aggiornare le norme regionali a quelle nazionali ma la perplessità nasce dal riferimento all’urbanistica mentre la materia trattata è quella dell’edilizia; sul permesso di costruire non c’è nessun dubbio da nessuna parte ma il vero problema è la Sardegna è ferma da quattro mesi».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che «la norma è la prosecuzione classica del niente assoluto, il permesso di costruire è una norma diffusa ovunque e purtroppo non ha nessuna incidenza positiva nell’ordinamento regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «sarebbe stato molto più veritiero dire cosa contiene il capo due altrimenti è una pratica da azzeccagarbugli, sforziamoci invece di rendere la legge un po’ più chiara semplificando la vita di chi dovrà applicarla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto che «il permesso di costruire è ormai una acquisizione comune, nella proposta della Giunta Cappellacci c’era una altra visione di fondo che, ad esempio, superava la legge regionale 23 dell’85 ma, al di là di queste differenze, qui emerge che al di là del cambio del nome non si cambia la sostanza».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato per quanto potrà accadere dopo l’approvazione di questa legge, state perdendo di vista il vero contenuto della legge, sono subissato da messaggi che chiedono interventi decisi accusando perfino l’opposizione di essere troppo morbida con la maggioranza, siete finiti in un imbuto dopo che vi hanno cambiato la legge sotto il muso».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha parlato di «emendamento in linea con le cose che ha detto poco fa l’assessore, la proposta dà maggiore organicità alla legge in attesa della nuova legge urbanistica, chiamiamo le cose con il loro nome».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che «l’adeguamento della legge regionale 23/85 al testo unico nazionale non è inutile, ci sono ancora le concessioni edilizie e non i permessi, la dia e non la Scia, vuol dire che la modifica non inutile, perché stiamo introducendo gli stessi nomi e gli stessi procedimenti della legislazione nazionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha voluto rassicurare la maggioranza sul fatto che «siamo qui per consentirvi di svolgere al meglio il vostro ruolo di maggioranza ma noi non abbiamo, ed è questa la differenza,  una coscienza esterna a questa Assemblea, siete assenti da questo dibattito anche se la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica e state ignorando autonomia ed autogoverno, mentre noi non stiamo facendo ostruzionismo ma cercando di farvi capire che schifezza avete portato e come la state perfino peggiorando».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) quando si annuncia al mondo intero una rivoluzione copernicana uno si aspetta qualcosa di forte ma Copernico metteva all’indice i dogmi della Chiesa, qui non si fa nulla se non sostituire una parola con un’altra, siamo con la testa rivolta all’indietro.

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha sottolineato che «con l’urbanistica di dobbiamo comunque confrontare ma questa legge ci spinge controvoglia a giocare al gioco dell’oca, saltando qua e là per orientarsi fra tutte le leggi richiamate; se diciamo che anziché modificare la legge x facciamo semplificazioni in materia edilizia tutti capiscono».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha manifestato il suo orientamento favorevole all’emendamento, perché «la semplificazione dovrebbe essere la nostra stella polare, è questo che ci chiede la Sardegna, semplificare negli uffici tecnici e negli studi professionali per mettersi al servizio delle imprese e delle famiglie; la casa è il bene più prezioso ed i cittadini si aspettano dalla politica che non tradisca le loro aspettative».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha sostenuto che «l’opposizione sta esagerando e forse scimmiottando questa sinistra elitaria che per fortuna è stata rottamata: la maggioranza ha presentato molti emendamenti e, se l’opposizione cessa l’ostruzionismo, è possibile trovare un terreno comune confrontandosi sul merito delle questioni e non sulle terminologie».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha definito il provvedimento «non una anticipazione di norme di carattere generale o una norma rivolta al contrasto del consumo di suolo, perché il permesso di costruire è previsto dal testo unico sull’edilizia dalle leggi successive, dal mille proroghe e allo sblocca Italia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto di non aver capito neanche dall’intervento del collega Arbau «quale è la posizione della maggioranza; siamo qui per confrontarci ma, se da parte vostra restate arroccati e la Giunta continua a rimanere in silenzio, non ci sono spazi e noi continueremo a mettere in evidenza i tanti punti di debolezza di questo testo: sarebbe molto più semplice lasciarvi fare perché si ripeterebbe la storia degli anni scorsi, dalle dimissioni di Soru alla sconfitta successiva del centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha precisato che l’opposizione «non ha utilizzato il termine inutile per il dibattito; è vero che la normativa nazionale sull’edilizia si applica in moltissimi comuni della Sardegna ma i problemi sono altri rispetto al permesso di costruire, i problemi riguarderanno i sardi che non potranno utilizzare né permessi né concessioni, nelle zone agricole e turistiche, nelle città e nei centri storici».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.114 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari e 19 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 248 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione dell’articolo 2 “titoli abilitativi”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le critiche al provvedimento e tra le proteste della maggioranza ha dato lettura di un sms di critica, trasmesso – così ha dichiarato Fasolino – da un elettore del centrosinistra. «Alla maggioranza non interessa il futuro e il bene della nostra terra», ha concluso il consigliere della minoranza che è stato ripreso, a conclusione del suo intervento dal presidente del Consiglio, per non aver dichiarato la sua intenzione di voto.

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato il voto favorevole ed ha evidenziato le critiche rivolte da Confindustria e il conseguente allarme degli imprenditori sulle drammatiche conseguenze che deriverebbero per l’economia dell’Isola qualora il Dl 130 venisse approvato dall’Aula. «La maggioranza esca dall’angolo in cui l’ha relegata il segretario regionale del Pd», è stata la conclusione polemica di Tedde.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto favorevole per la soppressione dell’articolo 2 («è fuori dalla logica come lo è l’intero provvedimento») e con la prima parte dell’articolato «stiamo solo aggiornando la legge 23 dell’’85 alle norme nazionali».

Stefanio Tunis (Fi) ha dichiarato il voto favore ed ha ribadito la sostanziale ininfluenza delle norme contenute nel Dl 130: «Lo dimostra il fatto che se abrogassimo l’articolo 2 non cambierebbe assolutamente niente».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto a favore ed ha invitato la maggioranza a non mostare risentimento per le affermazioni della minoranza in ordine al ruolo del segretario regionale del Pd nelle diverse fasi di scrittura e riscrittura del provvedimento che è all’esame dell’Aula.

Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di comprendere la scelta ostruzionistica della minoranza ma, ha affermato rivolto ai banchi di Forza Italia, rischiate di diventare “noiosi” e “inascoltabili”. Solinas ha respinto le critiche rivolte al segretario regionale del Pd («il centrosinistra non ha padroni») ed ha elencato una serie di circostanze che evidenzierebbero – a suo giudizio – un ruolo del cosiddetto “divino” nelle scelte e nelle decisioni del centrodestra. «”Il vostro divino” – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non ha ancora scelto chi di voi farà il coordinatore regionale, vi ha indicato assessori ed ha, a suo tempo, imposto ai sardi Cappellacci». Il presidente del Consiglio ha ricordato anche al consigliere Antonio Solinas che negli interventi per dichiarazione di voto occorre esplicitare l’intensione di voto.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha ribadito che l’articolo 2 altro non è che un adeguamento alle norme nazionali già in vigore ed ha invitato i colleghi della minoranza a cessare l’attribuzione delle responsabilità dell’inadeguatezza del Dl 130 al segretario regionale del Pd. «Questo centrosinistra – ha spiegato Floris – deve dire oggi con chiarezza se ha sposato la linea di Soru che otto anni fa aveva rifiutato fino a provocarne le dimissioni da presidente della Regione proprio per i contrasti in materia di urbanistica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento 248 perché – ha spiegato – «introduce elementi di semplificazione anche se sarebbero necessarie ulteriori limature».

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito il ruolo del segretario regionale del Pd (definendolo “l’innominabile”) nelle scelte e nelle decisioni della maggioranza in materia di edilizia e urbanistica. «Fermiamoci al recepimento delle norme nazionali – ha concluso il consigliere della minoranza – e ragioniamo sugli emendamenti e sulla seconda parte del Dl 130».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il contenuto dell’articolo 2 “questione di lana caprina” a fronte delle disposizioni dell’articolo 57 dello Statuto di Autonomia. Pittalis ha quindi replicato con fermezza alle critiche mosse dall’onorevole Antonio Solinas ed ha ricordato che il centrosinistra ha candidato alla presidenza della Regione, Francesco Pigliaru, nonostante le primarie vinte da Francesca Barracciu.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha dichiarato voto contrario «come sarà quello che esprime l’intera maggioranza». Usula ha quindi evidenziato come il Dl 130 sia in linea con il programma del centrosinistra ed ha replicato al collega Fasolino, affermando di aver ricevuto decina di sms che lo invitano a proseguire con l’approvazione della legge.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha evidenziato che la minoranza continui a ostacolare l’approvazione del Dl 130 nonostante le parti a cui rivolgono critiche siano nella seconda metà dell’articolato. «Approviamo la prima parte che è il recepimento delle norme nazionali – ha dichiarato Lotto – e quando sarà il momento ci confronteremo sugli articoli che più stanno a cuore ai consiglieri di minoranza».

Il consigliere Antonio Solinas ha preso la parola per proporre un emendamento orale all’articolo 2 ed ha sottoposto all’attenzione dell’Aula la sostituzione delle parole “concessione edilizia” con “permesso di costruire” nella legge regionale 11/85 e nella normativa regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il favore alla proposta del consigliere Antonio Solinas («va nella direzione corretta»).

Il presidente Ganau, a seguito dell’assenso dell’Aula ha dichiarato “acquisito” l’emendamento orale all’articolo 2, proposto da Antonio Solinas.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi), primo firmatario dell’emendamento 248 ha quindi dichiarato il ritiro dell’emendamento soppressivo totale. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 115, presentato dal consigliere sardista Christian Solinas (Psd’Az) che riscrive l’articolo 2 limitando a tre fattispecie il rilascio del permesso di costruire: a) nuove costruzioni, b) ristrutturazioni urbanistiche, c) ristrutturazioni edilizie su edifici con volumetrie superiori a 1500 metri cubi.

Solinas, illustrando l’emendamento, lo ha definito “provocatorio” perché finalizzato a chiarire in Aula quale dovrebbe essere l’atteggiamento della Regione Sardegna su materie nelle quali esercita la potestà primaria. «Chiedo ai sovranisti dove sta l’esercizio di sovranità se ci limitiamo a trascrivere nell’ordinamento giuridico sardo leggi nazionali – ha detto il consigliere sardista – noi con questo emendamento vogliamo dare più libertà ai cittadini e affermare che il diritto di proprietà va compresso solo in alcuni casi».

Solinas si è poi soffermato sui centri storici: «Sono tutti nati in assenza di pianificazione e di regimi vincolistici ma sono migliori rispetto a quelli realizzati con i piani di lottizzazione che opprimono il senso del bello».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha fatto riferimento alla legislazione nazionale in materia urbanistica rispetto alla quale la Regione Sardegna ha la possibilità di ragionare su modelli alternativi: «Per questo voterò a favore dell’emendamento – ha detto Cherchi – che definisce la nostra autonomia, e disegna una Regione realmente speciale».

Stefano Tunis (Forza Italia), dopo aver ringraziato il presentatore dell’emendamento, ha rimarcato l’utilità di ribadire il valore del diritto di proprietà. «Dobbiamo convincere i sardi che vedono messo in discussione questo diritto che questa legge viene fatta per migliorare il loro patrimonio edilizio – ha affermato Tunis – purtroppo non è così, questa norma mette in discussione proprietà che hanno radici profonde nelle vicende familiari dei cittadini sardi».

Per Michele Cossa (Riformatori) l’emendamento n. 115 «esalta la potestà primaria della Regione sarda in materia urbanistica. Se questa legge non verrà cambiata provocherà un disastro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Presidente della Regione Francesco Pigliaru a liberarsi dal giogo imposto dal segretario regionale del Pd Renato Soru in materia urbanistica: «Chi vuole imporre i vincoli predica bene e razzola male. Chi oggi condiziona il dibattito è stato già bocciato dagli elettori».

Per Ignazio Locci (Forza Italia) l’emendamento va nella direzione di semplificare la materia. «Prende spunto dall’art 10 del Testo unico sull’edilizia, lo semplifica e lo depura da previsioni inutili». Locci ha poi negato di voler fare ostruzionismo e invocato un’apertura da parte dalla maggioranza: «D’ora in poi discuteremo di contenuti e quello sarà il terreno su cui confrontarsi».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ricordato l’iter del provvedimento in Commissione «dove tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza sono stati bocciati» per chiarire il motivo della sua contrarietà alla legge: «In Aula la minoranza cerca di fare il suo dovere. Noi ostacoliamo ciò che riteniamo negativo per la Sardegna. Questa legge è dannosa, se avessimo sentore di una vostra volontà al confronto non esiteremmo a cambiare atteggiamento».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 115 che è stato respinto dall’Aula.

Si è passati poi all’esame del testo dell’articolo 2 emendato oralmente dalla proposta del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas.

Marco Tedde Forza Italia) ha invitato nuovamente la maggioranza a tenere conto delle sollecitazioni da parte delle associazioni di categoria: «Siete sordi, sentite solo i diktat dell’ombra che aleggia sull’Aula – ha affermato Tedde – Pigliaru prenda in mano le redini e consenta di approvare una legge che vada nell’interesse dei sardi».

Alessandra Zedda (forza Italia) ha invece parlato di “chiusura totale” da parte della maggioranza nonostante gli appelli degli operatori del settore. «Questa legge non è gradita ai sardi. Vi imploriamo di fermarvi a riflettere e di ascoltare le voci che fuori dal Palazzo ci avvertono della gravità della norma che si va ad approvare».

Voto contrario al testo della legge ha annunciato Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha difeso l’azione ostruzionistica della minoranza. «Il nostro è garantismo – ha detto Cherchi – vogliamo evitare che si approvi una legge inutile».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha precisato la natura politica della sua decisione: «L’integrazione di Solinas va bene ma in questa sede voglio rimarcare l’inutilità di una legge decisa da altri. Il mio è un voto negativo con apertura di fiducia. C’è la volontà di pochi di creare un clima più sereno, confido che si materializzi una coscienza rimasta finora latitante. Vi diamo il tempo di fare ciò che fino ad oggi non è stato fatto».

Ignazio Locci (Forza Italia), rivolto al consigliere del Pd Luigi Lotto, gli ha ricordato il suo ruolo di fiero oppositore all’interno del consiglio comunale di Sassari governato dal centrodestra: «Lo conobbi nel corso di uno stage – ha detto Locci – e ne apprezzai la capacità di discutere caparbiamente sulle questioni di merito. Non capisco perché adesso ci accusi di fare ostruzionismo. Noi difendiamo le posizioni degli operatori del settore edilizio e non ci si deve scandalizzare se si esprime un dissenso politico».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha chiesto alla maggioranza di rispondere alle domande rivolte dai rappresentanti degli ordini professionali e delle associazioni di categoria: «Cosa pensate delle loro osservazioni? – ha chiesto Fasolino -. Sembrate più interessati ad applicare le direttive del vostro segretario di partito piuttosto che a dare risposte alla società sarda».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha invece annunciato il voto favorevole del suo gruppo al testo dell’articolo «perché convinti dalle aperture fatte dal presidente della Commisione Urbanistica Antonio Solinas. E’ un segnale di disponibilità che accogliamo perché siamo contrari ai dogmatismi che negano la schifezza di questa legge».

Anche Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda, ha annunciato il voto favorevole al testo dell’articolo corretto dall’emendamento orale del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas. Poi, in segno di protesta per i continui brusii in Aula, ha deciso di rinunciare al suo intervento.

Il presidente Ganau, infastidito dall’accaduto, ha bacchettato i consiglieri invitandoli ad assumere un comportamento più consono e ha annunciato la decisione di procedere a richiami formali ed eventualmente all’espulsione dall’Aula dei consiglieri che disturbano lo svolgimento dei lavori.

Ha quindi preso la parola Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha ribadito la volontà della minoranza di cambiare il provvedimento: «Abbiamo insistito sull’articolo 2 per evidenziare un aspetto: i tecnicismi potevano andare in coda alla legge lasciando la preferenza alle questioni più importanti – ha detto il consigliere azzurro – si potevano affrontare da subito le disposizioni sull’agro o sugli insediamenti turistici».

A Pittalis ha replicato Luigi Lotto (Pd): «L’articolazione della legge è una questione di tecnica legislativa – ha sostenuto Lotto – il problema vero sono alcune norme sulle quali voi farete la battaglia. Quello è il vero motivo di scontro. Gli aspetti tecnici potevano passare tranquillamente».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 2 che è stato approvato. Subito dopo il voto, la seduta è stata interrotta ed è stata aggiornata a questo pomeriggio.

Consiglio regionale 2 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge n. 130 in materia di urbanistica.

I lavori si sono aperti con l’intervento del consigliere di Forza Italia Stefano Tunis che si è detto «vagamente sorpreso dall’intervento del capogruppo del Pd che accusava l’opposizione di creare un nesso fra occupazione e legge sull’edilizia salvo poi contraddirsi rilevando che il piano casa della giunta precedente non aveva aumentato i posti di lavoro; ora dovrebbe spiegare se la legge in esame ha le potenzialità di creare sviluppo». «In realtà – ha continuato Tunis – chiude ogni spazio impedendo a cento alberghi sardi di ammodernare le loro strutture ed all’agricoltura con una sorta di sterilizzazione delle campagne; la Giunta voleva cominciare il domani ma ha perso la bussola scrivendo tre versioni dello stesso testo senza far capire quale sia la sua idea di sviluppo».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha osservato che «la legge lancia affermazioni nel vuoto a cominciare dalla semplificazione, dalla riqualificazione e dall’efficienza energetica, recepisce norme nazionali ed europee ma non fa un passo avanti». «La Scia – secondo Locci – è una sorta di surrogato del Suap (sportello unico per le imprese) che oltretutto non dice nulla sui tempi e in particolare sulle lungaggini degli uffici pubblici, non specifica i casi di silenzio-assenso, non indica come migliorare il tessuto urbanistico regionale limitandosi ad una premialità del 5% senza consentire aumenti volumetrici». «Speriamo di incontraci – ha auspicato il consigliere – sul terreno di un confronto articolato, ad esempio, sull’idea di città moderne orientate all’efficienza energetica ed all’architettura sostenibile; ma questo è indubbiamente un compromesso al ribasso».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura il ritardo con cui la Giunta risponde alle interrogazioni, «impedendo alla minoranza di denunciare con tempestività certe nomine illegittime nella sanità a Sassari non ultima la nomina di un super coordinatore dei distretti che non risponde ai requisiti indicati dalla legge». Arrivando al contenuto della legge ripete, a parere di Tedde «ripete un mantra come semplificazione, miglioramento del tessuto urbano e dell’efficienza energetica, ma l’unica cosa che ha fatto la commissione è stato rivoltare come un calzino il testo della Giunta, come se fosse colpita dalla sindrome di Vitangelo Mostarda, il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila, in preda ad una crisi di identità». La legge, ha concluso, «in effetti scontenta tutti ma soprattutto scontenta la Sardegna; la Giunta avrebbe dovuto indicare una linea magari da non condivisa ma chiara, almeno Soru ha il coraggio delle sue azioni».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha insistito su quello che a suo giudizio è un aspetto importante del dibattito, cioè «la necessità che la maggioranza deve cogliere di aprirsi al confronto ed all’ascolto; il coinvolgimento delle categorie, sotto questo profilo, è stato sulla proposta della Giunta ma poi il testo è stato completamente cambiato, altrimenti non si spiegherebbe perché alcune associazioni hanno acquistato pagine di pubblicità sui giornali per far conoscere la loro posizione». Zedda ha poi rivolto alla maggioranza «un ulteriore appello a valutare insieme le questioni più importanti per dare un senso a questa legge farraginosa che, a parte tutto, crea enormi difficoltà interpretative anche agli utilizzatori istituzionali come i comuni».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha sottolineato che «alla fine di questo percorso molti discorsi fatti oggi si riveleranno privi di fondamento perché la legge darà trasparenza ad un settore che ne ha molto bisogno, lo sportello unico per l’edilizia aiuterà molto il comparto e gli incentivi volumetrici nei centri storici dove esistono piani particolareggiati serve a contenere il consumo del suolo e a stimolare la ripartenza dell’edilizia popolare, un discorso molto interessante già avviato con Area». Inoltre, ha proseguito, vanno evidenziati «gli aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica e all’utilizzo di prodotti della bio-edilizia, incentivi per la predisposizione dei piani attuativi». Se poi, ha commentato Solinas, «solo otto Puc sono stati approvati in Sardegna non è colpa del Ppr, del resto il centro destra aveva promesso la rivisitazione del Ppr e di fatto aveva disincentivato la realizzazione dei Puc». Certo, ha riconosciuto Solinas in conclusione, «con l’opposizione restano differenze profonde anche nel merito e la maggioranza ha proposto con coerenza la sua linea, non c’è stata nessuna convocazione urgente della direzione su questo tema». 

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha definito l’edilizia «un settore trainante per l’economia della Sardegna, uno dei pochi che potrebbero farci uscire dalla crisi».

Rubiu ha poi precisato che nessuno dei consiglieri di minoranza si batte per favorire il consumo del suolo o l’ampliamento delle strutture alberghiere: «Vogliamo invece trovare soluzioni positive per i cittadini sardi – ha detto Rubiu – per le famiglie che risiedono nei centri storici e non hanno possibilità di acquistare una nuova casa e vorrebbero invece ristrutturare le loro dimore».

Rubiu ha poi sottolineato il contrasto tra la legge in discussione e il decreto “Milleproroghe” approvato dal Governo nei mesi scorsi. «Il provvedimento dell’esecutivo Renzi supera i contenuti del Dl 130 – ha sostenuto il capogruppo di Aps – ci sono innovazioni che voi non avete ritenuto opportuno mutuare come quella che inserisce l’installazione di pompe di calore tra gli interventi di manutenzione ordinaria». Rubiu, infine, ha rivolto un appello alla maggioranza per riportare il Dl n.130 in Commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato le sollecitazioni arrivate nelle scorse settimane dalle associazioni di categoria finalizzate a una modifica del provvedimento: «Noi portiamo in Aula le voci delle imprese e degli amministratori locali, non quelle degli speculatori». Pittalis ha quindi ricordato l’appello rivolto alla Giunta dall’Ance attraverso un annuncio sulle pagine dei giornali e le dichiarazione dei rappresentanti di Anci e Confartigianato.

Dal capogruppo azzurro, infine, una richiesta ai partiti alleati del Pd: «Non andate a rimorchio del Partito Democratico, vi stanno facendo ingoiare una legge che produrrà solo danni – ha affermato Pittalis – ascoltate invece chi vi invita a riesumare il Piano Casa provvedimento che ha portato benefici al settore dell’edilizia e contribuito a una crescita dell’occupazione».

Chiusa la discussione sull’articolo 1, il presidente Ganau ha messo in votazione emendamento soppressivo n.249. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 1 e annunciato il voto favorevole all’emendamento: «Le finalità indicate non hanno senso. Non sarà questa la legge che risolverà la crisi della Sardegna».

Voto favorevole ha annunciato anche Alessandra Zedda (Forza Italia). Rivolgendosi al presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas, Zedda ha precisato di non aver niente da dire sulle attività di partito «ma nessuno può contestare l’urgenza e la straordinarietà della riunione convocata da Soru. Questo si diceva sul vostro sito, basta ammetterlo».

Michele Cossa (Riformatori) ha manifestato l’esigenza di procedere a una semplificazione e razionalizzazione delle norme. «Non vogliamo l’eliminazione dei vincoli, ma vincoli basati su regole chiare – ha detto Cossa – ciò significa facilitare la vita dei cittadini».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che il Piano Casa ha cercato di porre rimedio alla paralisi dell’edilizia causata dal PPR. «Furono misure emergenziali, frutto di un accordo tra Governo e Regioni. Queste misure hanno ottenuto risultati. Gli effetti positivi cominciavano a vedersi proprio nel momento in cui questa Giunta ha deciso di cancellare il Piano Casa».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto favorevole, ha invitato la maggioranza a individuare insieme gli obiettivi della legge. «Noi ci batteremo fino allo stremo per convincervi a fare un passo indietro. Avete l’obbligo morale di dare una risposta a chi vi ha eletto».

Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto dell’opportunità di prorogare il Piano Casa. «Questa norma non farà altro che portare complicazioni negli uffici tecnici comunali – ha sostenuto Locci – a breve l’assessorato dell’urbanistica dovrà far seguire alla norma una serie di circolari esplicative. Nonostante si affermi la volontà di semplificare, questa legge non farà altro che creare una situazione di stallo».

Concetto ribadito anche da Ignazio Tatti (Aps): «Questa legge non semplifica nulla, rischia invece di creare ulteriore confusione». Tatti ha quindi difeso l’approccio alla questione della Giunta Cappellacci: «Sul Pps ai sindaci fu data la possibilità di esprimersi – ha affermato esponente di Area popolare sarda – questa legge rappresenta invece un’ulteriore colpo alle speranza di rilancio delle zone interne».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ammonito il Partito Democratico: «Questa legge farà più danni all’economia della Sardegna di quelli che ha fatto il PPR ma sarà un boomerang per il Pd in termini elettorali». 

Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 249 perché, a suo giudizio, enuncia finalità «che non trovano rispondenza nelle previsioni normative contenute nell’articolato del Dl 130».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 249 ha definito “legge rattoppo” il Dl 130 «dopo che dai lanci di agenzia si apprende delle proposte modificative avanzate dalla Giunta». «Nell’articolato – ha denunciato il consigliere della minoranza – sono presenti elementi di illegittimità e la Giunta aggiunge disordine al caos normativo che si va delineando nel corso degli approfondimenti  alle disposizioni contenute nel Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole e ha ricordato come rispetto al testo originario proposto dalla legge le successive modifiche intervenute in commissione e avanzate dall’esecutivo regionale ne abbiano peggiorato il contenuto e complicato la comprensione.

Marco Tedde (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole ad un emendamento “opportuno perché rappresenta un cappello infausto ad un articolato dannoso”. «Questa norma – ha denunciato il consigliere della minoranza – è falsa e bugiarda e le affermazioni della maggioranza in rodine alla semplificazione, alla riqualificazione e al riordino rappresentano un mantra falso».

Il capogruppo dell’Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 249 e rivolto ai banchi della maggioranza ha dichiarato: «Avete semplificato tutte le procedure perché con questa legge non si potrà realizzare alcunché». Rubiu ha invitato l’Aula a procedere ad oltranza nell’esame degli articoli e degli emendamento del Dl 130.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad un “un’ulteriore e più ampia riflessione” ed ha evidenziato che i tempi con cui si procede nell’esame del Dl 130 fanno sì che si possano stimare in 560 ore di lavoro, i tempi necessari per approvare i 32 articoli di legge.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ad ha affermato che la condotta dell’opposizione non può essere definita di ostruzionismo. «La verità è che abbiamo tanto dire su questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – mentre la maggioranza è arroccata nelle posizioni dettate dal segretario regionale del Pd».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento 249 (Cherchi Oscar e più) che non è stato approvato (20 voti favorevoli e 33 contrari). Posto in votazione non è stato approvato neppure l’emendamento 306 (19 voti a favore e 33 contrari).

Aperta la discussione sull’emendamento n. 200 (Cherchi Oscar e più) che abroga il primo comma dell’articolo 1 (“La presente legge contiene disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo”).

Hanno dichiarato voto a favore e ribadito le critiche più volte espresse nei precedenti interventi i consiglieri Alessandra Zedda (Fi); Oscar Cherchi (Fi), Ignazio Locci (Fi); Michele Cossa (Riformatori), Attilio Dedoni (Riformatori), Marco Tedde (Fi); Giuseppe Fasolino (Fi); Stefano Tunis (Fi); Marcello Orrù (Psd’Az); Luigi Crisponi (Riformatori); Gianluigi Rubiu (Aps); Pietro Pittalis (Fi).

L’Assemblea ha respinto l’emendamento n.200 con 33 voti contrari e 21 favorevoli.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione generale sull’emendamento n.201

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «nella norma non c’è traccia di aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica ed in ogni caso il 5% è troppo poco; oltretutto si va in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Unione europea e dello stesso governo nazionale che ha introdotto incentivi fiscali per le stesse finalità, poteva essere un’occasione per dare un bel segnale ai Sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di affermazioni di principio cui non seguono fatti concreti, eppure c’è molto bisogno di riqualificazione e miglioramento del nostro tessuto urbanistico: come sappiamo ci sono edifici orribili che andrebbero demoliti ed invece sono paradossalmente tutelati dal Ppr».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha parlato di «un emendamento centrale perché richiama la Regione a promuovere il miglioramento della qualità architettonica e abitativa ma non ci sono strumenti per dire cosa e dove si vuole migliorare, cosa si vuole salvaguardare; manca insomma un’idea di come diffondere anche il saper costruire che, negli anni, si è radicato in Sardegna nel solco di una lunga tradizione».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia ha dichiarato il suo voto favorevole all’emendamento «perché gli incentivi sono del tutto insufficienti, avremmo fatto bene a lavorare sull’impianto della legge proposto dall’assessore almeno per un periodo breve, altrimenti sarà difficile anche per il centro sinistra portare a casa qualche risultato apprezzabile nell’arco del mandato».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha rilevato che «con la nostra proposta vogliamo in qualche modo richiamare l’attenzione dell’Aula sulla notizia che nella pausa pranzo la maggioranza ha trovato un nuovo accordo che consisterebbe nel rinvio alla legge urbanistica delle questioni relative all’agro e ai premi volumetrici: se fosse vero di questa legge non rimarrebbe che il solito tassello».

Il consigliere Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «perfino il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila si rivolterebbe nella tomba, questa norma è un caso patologico di disonestà normativa, una norma scritta nel vapore acqueo che, fra l’altro, opera un furto con destrezza di alcuni contenuti del piano casa del centro destra: la differenza è che quel piano ha funzionato e questa non funzionerà».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato che «la necessità di sopprimere il secondo comma dell’art. 2 nasce dalla considerazione che, da una parte, si predica la riduzione del consumo del suolo e, dall’altra, si sta per dare via libera all’inceneritore di Tossilo che, se realizzato, inquinerà infinitamente di più».

Il consigliere Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha affermato che «chi ha scritto la norma o era distratto o non ha seguito la logica del buon padre di famiglia: qui si stanno tradendo le aspettative di tutti i Sardi, compresi gli amministratori locali e i semplici cittadini che hanno votato il centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha detto che, «oltre alla mancata semplificazione, questa parte della norma afferma il contrario di ciò che vorrebbe, il miglioramento del patrimonio edilizio perchè non c’è nessuno strumento, in particolare, per riqualificare quelli che la legge stessa definisce contesti compromessi anche perché le premialità volumetriche non sono né convenienti né economicamente sostenibili».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu, ricordando il testo della norma, ha invitato il Consiglio «a leggere la disposizione dell’art.23 che disciplina gli interventi in siti con qualità urbanistica di pregio ma questo passaggio non esiste nemmeno in letteratura: ancora peggio lasciare la determinazione di queste caratteristiche ai comuni, ennesima prova che siamo di fronte ad una legge confusa e inapplicabile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha citato una recente agenzia di stampa con cui è stata rilanciata la posizione di Italia Nostra che ha chiesto di «sottoporre la legge a procedura di valutazione ambientale strategica, come previsto dalla legislazione nazionale ed europea, ritenendo che si tratti di una pianificazione edilizia potenzialmente in grado di produrre trasformazioni nell’ambiente: in effetti, è un tema che fa il paio con l’eliminazione dal testo, operata dalla maggioranza, del requisito della sicurezza strutturale degli edifici».

Non essendoci  altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 201 che il Consiglio ha respinto con 31 voti contrari e 22 favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione il testo dell’art.1.

Alessandra Zedda (Forza Italia), intervenendo per dichiarazioni di voto, ha definito confusionarie le disposizioni della legge: «Usate termini chiari che consentano ai comuni di applicare le norme – ha detto Zedda rivolgendosi alla maggioranza – evitate dichiarazioni fuorvianti. La legge non contiene nessuna delle finalità indicate».

Secondo l’esponente della minoranza, la norma in discussione non potrà essere migliorata. «Con i contenuti attuali non ha nessun senso approvarla – ha detto – prendetevi il tempo che volete per esitare una legge urbanistica che affronti il tema dello sviluppo economico e del territorio. Oggi ci sono solo proclami inutili».

Oscar Cherchi (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha evidenziato le contraddizioni tra il testo dell’articolo 1 e il Titolo I. «Non si parla di miglioramento edilizio, non ci sono ragionamenti sulle norme urbanistiche e sul Piano paesaggistico. La legge dice tutto e il contrario di tutto».

Per Marco Tedde (Forza Italia), il testo della legge sembra scritto dal mago dell’horror Steven King: «Non è una buona norma ma il tentativo confuso di riordinare un settore – ha detto Tedde – non si parla di urbanistica e non si introduce nessun elemento di semplificazione».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato le critiche avanzate dall’associazione ambientalista “Italia Nostra” alla legge. «Gli ambientalisti chiedono di sottoporre a VIA il provvedimento. E’ un atteggiamento intollerabile nei confronti del Consiglio regionale. Per questo mi corre l’obbligo di denunciare queste cose e dire qual è il nostro stato d’animo nel difendere un’altra visione».

Voto contrario al testo dell’articolo 1 ha annunciato anche Stefano Tunis che ha segnalato tre errori all’interno dell’articolo: 1) le premesse (visto il mancato ascolto degli appelli rivolti al consiglio dal mondo associativo e delle categorie professionali);  2) il contenuto (si pensa a uno strumento per semplificare le procedure ma si ottiene il risultato opposto mettendo la materia nelle mani dei burocrati); 3) le conclusioni ( la norma non è coerente con gli obiettivi indicati).

Per Angelo Carta (Psd’Az) l’articolo 1 è una furbata per estorcere il voto alla minoranza. «Se ci fosse solo questa norma in gioco l’avremmo votata all’unanimità. Nessuno può essere contrario alle finalità indicate, il problema è che a queste cose occorre dare gambe». Carta ha poi contestato l’atteggiamento di chiusura della maggioranza che «invece ha il dovere di aprirsi al confronto per arrivare al varo di una buona legge».

Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato l’assenza di norme che garantiscano lo sviluppo dell’isola e segnalato la sua contraddittorietà rispetto alle disposizioni della Finanziaria 2015 in materia di centri storici. «Poche settimane fa abbiamo approvato una norma per incentivare l’albergo diffuso nei centri storici del paesi dell’interno – ha detto Peru – questa norma invece rende quasi impossibili gli interventi di riqualificazione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato» per le lamentele di Ance, Confartigianato, Federalberghi, Anci e Italia Nostra. «Perché ascoltate solo Soru? Perché non ascoltate la vostra gente? – ha chiesto Fasolino – approvare la legge è dannoso per la Sardegna. Fermatevi e prorogate il Piano Casa. Noi ci impegniamo a discutere una legge organica in materia di urbanistica».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) manca in Consiglio uno strumento che valuti l’impatto delle leggi nel tessuto economico e sociale. «Il Ppr ha prodotto la paralisi dell’attività edilizia in Sardegna. Non si può affrontare una materia come questa in questo modo. Giunta ha inviato un testo che è poi stato stravolto in commissione. La norma contiene termini diversi rispetto alla legislazione nazionale e alle norme regionali. Produrrà danni ancora più gravi del Ppr».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha invitato la maggioranza a liberarsi «dall’ombra che si dipana e si materializza con chiamate da Bruxelles, mette timore disturba, non poco, la serenità dei lavori dell’Aula». Crisponi ha dichiarato irricevibile la proposta del centrosinistra: «Rigettiamo il tentativo di far passare come legge seria una norma che fa acqua da tutte le parti».

Il capogruppo Pietro Pittalis, dopo aver espresso apprezzamento per l’intervento del consigliere di Sinistra Sarda Fabrizio Anedda che aveva definito la legge«una semplice correzione del PPR di Renato Soru», ha chiesto lumi sulla mancata previsione di norme sulla sicurezza strutturale che invece era stata disciplinata dal vecchio Piano Casa. Il capogruppo azzurro ha ricordato il contenzioso promosso dalla società Scivu Srl contro il provvedimento del Corpo Forestale che ha bloccato il suo progetto nella marina di Arbus: «Non è che ci sia la manina di qualcuno per eliminare alcune disposizioni importanti contenute nel Piano Casa? – ha chiesto Pittalis – che fine ha fatto il contenzioso?».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha evidenziato la bontà delle finalità indicate dalla legge. «Il provvedimento non risolverà tutti i problemi ma indica una strada da seguire – ha sostenuto Arbau – il vostro è un processo alle intenzioni. L’Aula si appresta a discutere ed eventualmente emendare il provvedimento. Una volta entrati nel merito si potrà esprimere un giudizio compiuto».

Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché della mancata previsione di una norma sulla sicurezza strutturale. «Sarebbe stato pleonastico prevederla – ha detto il consigliere della maggioranza – una legge sull’edilizia non disciplina questo aspetto. E’ come se un testo di ortopedia parlasse di cardiologia».

Demontis ha poi difeso il PPR ed espresso la volontà di ripristinarlo. «Quanto fatto dal Piano Casa era illegittimo – ha affermato Demontis – lo pensano anche gli imprenditori che non hanno mandato avanti le lottizzazioni».

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris, ha ricordato lo scontro sull’urbanistica che determinò la caduta della Giunta Soru. «Nessuno più del presidente Pigliaru, che da assessore si scontrò con il presidente Soru, può capire che cosa sta avvenendo. Il problema è vostro. Se non avete confermato Soru non potete meravigliarvi se oggi noi portiamo avanti una battaglia ideale. In Sardegna centinaia di generazioni hanno vissuto grazie alla campagna. La legge non tiene conto di questo». Il presidente Ganau ha quindi  messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 302 (Tedde e più) che all’articolo 1 comma 2 dopo le parole “contesti paesaggistici e ambientali compromessi” aggiunge le parole “esistenti nel territorio regionale”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha dichiarato che con gli emendamenti aggiuntivi si cerca di colmare le lacune presenti nel testo di legge. L’esponente della minoranza ha quindi ribadito che l’articolato in discussione “non ha niente a che vedere con il piano casa approvato nella scorsa legislatura” ed ha rievocato “l’ombra del segretario del Pd” sulla condotta della maggioranza. Pittalis in conclusione del suo intervento ha formulato un appello al centrosinistra perché “chiarisca le idee al suo interno”.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rivolto apprezzamento per l’operato del corpo forestale, riferendosi alle azioni intraprese a Scivu, ed ha accusato la maggioranza di soffrire “di una forte sindrome di Stoccolma”. «In ogni caso – ha concluso il consigliere della minoranza – continueremo a stimolare il dibattito e ad offrire un contributo per migliorare il Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invitato il presidente del Consiglio a esprimere ferma condanna per i tragici fatti accaduti a Tunisi, dove sembra siano stati uccisi tre turisti italiani. Il presidente Ganau ha quindi preannunciato una iniziativa in tal senso che sarà esplicitata nel corso dei lavori del Consiglio.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 e denunciato una riproposizione delle “dannose politiche del centrosinistra” sia in materia di turismo (tassa lusso, tassa di sbarco e simili) e sia in materia di edilizia e urbanistica con la riproposizione di vincoli e sanzioni.

Giuseppe Fasolino (Fi) ha ripreso il precedente intervento del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, per auspicare un’apertura del Pd sui temi dell’edilizia. «Mi auguro che il Pd sardo – ha concluso Fasolino – diventi un partito più moderno e aperto come si sta dimostrando il Pd al livello nazionale».

Michele Cossa (Riformatori) ha auspicato che in Aula, dinanzi a temi importanti come sono quelli trattati nel Dl 130, si evitino le contrapposizioni frontali ed auspicato forme di proficuo confronto tra maggioranza e minoranza nel prosieguo dell’esame del provvedimento in Consiglio.

Stefano Tunis (Fi) ha sottolineato la rilevanza delle modifiche proposte dall’emendamento che ha come primo firmatario il suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde, e ha concluso con un velato riferimento al segretario regionale del Pd, affermando che “è facile predicare bene in veste pubblica e praticare il contrario in veste di imprenditore privato”.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 ed ha sottolineato che con le modifiche aggiuntive all’articolo 1 si offre l’opportunità alla maggioranza di migliorare e precisare le finalità in esso contenute».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha lamentato un “comportamento poco corretto” da parte della Giunta che «sceglie le agenzie per replicare e dibattere sul Dl 130 e non già la sede che è propria del confronto: il Consiglio regionale».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha richiamato le responsabilità politiche della maggioranza e del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, sui contenuti del Dl 130. «Maggioranza e presidente – ha attaccato il consigliere della minoranza – si nascondono dietro Soru nonostante non sia più in Consiglio». Locci ha concluso riconfermando una condotta dell’opposizione “ferma e responsabile” ed ha ribadito l’invito al centrosinistra perché si confronti nel dibattito in Aula.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, con tono deciso ha replicato con fermezza alle critiche rivolte dalla maggioranza ed ha ammonito: «Non potente pretendere che si approvi il pessimo piano casa varato nella scorsa legislatura e non pensiate di tenerci inchiodati in Aula per giorni sulla discussione del Dl 130». «Quella di oggi – ha proseguito Lotto – è una discussione inutile e le responsabilità del perché si perde del tempo sono tutte in capo alla minoranza». L’intervento del consigliere della maggioranza ha provocato forti contestazioni dai banchi del centrodestra ed è stato necessario l’intervento del presidente Ganau per consentire a Luigi Lotto di proceder con le conclusioni.  

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad “offrire una prova di apertura” votando a favore dell’emendamento 302. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato come associazioni ambientaliste e operatori continuino a formulare richieste di incontro con i capigruppo aventi per oggetto il Dl 130.

Antonello Peru (Forza Italia) si è detto dispiaciuto per le affermazioni fatte dal collega Lotto che ha definito inutile il dibattito in Aula ed ha ricordato che la proroga delle disposizioni del piano casa non è una richiesta di Forza Italia ma una richiesta dell’intera Sardegna.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni,  ha sottolineato i toni “un po’ esagerati” del consigliere del Pd, Luigi Lotto, e nel dichiarare il voto a favore dell’emendamento 302 ha invitato la maggioranza ad una ulteriore riflessione per valutare la possibilità di un’intesa con la minoranza sui principali punti del Dl 130.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), relatore del provvedimento, ha dichiarato che «un’ora di dibattito su questo emendamento merita da parte della maggioranza una risposta seria e concreta, propongo di modificare il parere negativa della commissione e della Giunta e di votare a favore dell’emendamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 48 voti favorevoli e 3 contrari

Dopo lo scrutinio, l’Aula ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.29

Il consigliere Stefano Tunis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che «dopo l’approvazione dell’emendamento n. 302 in Consiglio si è creato un clima diverso; se necessario, prendiamoci un momento per riflettere».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), primo firmatario dell’emendamento n.29 ha spiegato il contenuto della proposta ricordando che «spesso, nei nostri centri, troviamo case diroccate e degradate su cui i comuni non riescono ad intervenire; suggeriamo quindi di istituire un apposito capitolo di bilancio per consentire ai comuni di finanziare progetti di recupero urbano».

Il presidente Ganau ha osservato che, così come formulato, l’emendamento non ha copertura finanziaria e, in caso di mancata indicazione della stessa, non è ammissibile.

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha definito il contenuto della proposta apprezzabile, sottolineando però che «già la legge regionale n. 19 prevede questa tipologia di interventi ed uno stanziamento di 20 milioni nel triennio; inoltre, all’28/ bis dello stesso DL 130, sono previsti interventi di riqualificazione secondo uno schema molto ampio che va dalla sostituzione edilizia alla modifica della destinazione d’uso agli incrementi volumetrici, ricalcando in qualche modo il grande progetto di riqualificazione delle periferie avviato dal senatore Renzo Piano».

Il consigliere Angelo Carta ha chiesto di poter abbinare il suo emendamento alla discussione dell’art. 28/bis della legge ed l’assessore Erriu ha accolto la richiesta.

Subito dopo, il presidente del Consiglio ha disposto una sospensione della seduta per convocare una conferenza dei capigruppo e fare il punto sulla prosecuzione dei lavori.

Al termine della sospensione, il presidente ha comunicato il calendario dei lavori: nella giornata di domani, giovedì, il Consiglio proseguirà l’esame del Dl n. 130 dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00 mentre venerdì si proseguirà sempre con il Dl n. 130 ma solo dalle 10.00 alle 14.00. Alle 16.00 si terrà la seduta solenne dell’Assemblea con la partecipazione della presidente della Camera, Laura Boldrini.

Consiglio regionale 42 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge n. 130/A “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura dei lavori, il Consiglio ha respinto l’emendamento n° 295 presentato al titolo della legge, con 33 voti contrari, 1 a favore e 3 astenuti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha chiarito che l’assenza dell’opposizione ha motivazioni politiche.

Il presidente ha quindi messo in votazione il titolo della legge.

Per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «in un momento così difficile per la Sardegna fa un po’ specie che il Consiglio regionale non riesca a far partire i lavori per colpa della maggioranza che non riesce a trovare la quadra al suo interno». La legge, ha sostenuto, «è del tutto inadeguata e non produrrà nessun risultato, sarebbe stato davvero molto meglio prorogare il piano casa come avevamo chiesto, oggi non stiamo facendo niente di buono per la Sardegna; lo stesso titolo è incoerente rispetto ai contenuti, non c’è nemmeno semplificazione ma il semplice recepimento di alcune parti del testo unico nazionale sull’edilizia». L’unica cosa che si sta facendo, ha concluso Tedde, «è riordinare la proposta della Giunta regionale, che la maggioranza ha definito addirittura privo di logica espositiva».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha definito il titolo «quasi un poema; la semplificazione per voi resta un modo di pensare ma non si va oltre perché, in concreto, si va verso il solito tassello rimandando a qualcosa che si farà dopo senza dire quando, avete fatto incetta di tasselli in tutta la Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha affermato che «è evidente che il titolo dice il contrario del contenuto della legge, una legge che complicherà la vita a tutti gli uffici tecnici della Sardegna edc anziché mettere ordine si farà ulteriore confusione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha riconosciuto di aver sbagliato a fidarsi dell’assessore Erriu «quando promise di varare un nuovo piano casa entro il 2014; il titolo fa anche un po’ ridere perché riordino e semplificazione devono essere fatti soprattutto all’interno della maggioranza, mentre dovremo essere noi a cercare di semplificare questa legge che, fuori dall’Aula, è attesa da larghi settori della società sarda, da chi vuole investire rispettando l’ambiente contribuendo per quanto possibile a risollevare la nostra economica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il titolo è quasi una offesa all’intelligenza delle persone perchè è vero che nell’edilizia c’è un grandissimo bisogno di semplificazione anche per disboscare una vera e propria giungla di norme e competenze, che incutono quasi terrore in chi vuole fare un intervento in una situazione resa ancora più grave a causa della crisi economica, oltre che paura negli uffici tecnici che entrano nel panico temendo l’intervento della magistratura». Questa legge, ha aggiunto, «non contiene nessuna semplificazione ma introduce ulteriori elementi di complicazione e confusione».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «siamo al terzo tentativo di presentare uno strumento organico in questa materia, avete proceduto random cambiando più volte il testo ma ora delle due l’una: o non avete una pallida idea dell’urbanistica o l’atteggiamento schizofrenico sta arrivando al momento più alto». Questa legge, ha precisato, «complica una materia già farraginosa come hanno detto più volte gli operatori del settore ed i professionisti; sta nascendo una nuova oligarchia burocratica e si sta trasformando una seduta del Consiglio in una seduta spiritica».

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha definito la discussione «inutile per una legge riempita di enfasi che dentro non ha nulla; non si sa su quale patrimonio edilizio si voglia intervenire mentre da più parti la Sardegna sta chiedendo di fermarvi, una richiesta alla quale anche noi ci associamo». Meglio fermarsi, ha spiegato Zedda, «e rinviare tutto alla nuova legge urbanistica; come avete fatto nella sanità non c’è nulla di quanto proclamato in campagna elettorale, solo due righe messe in croce (e anche molto male) senza una idea di sviluppo della nostra Sardegna, ottenendo l’unico risultato di mettervi tutti contro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «fa davvero sorridere il fatto che una legge che vuole guardare al futuro per salvaguardare l’ambiente sia accompagnata dalla resa della Giunta di fronte alla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, vicenda molto più pesante di un presunto inquinamento nel campo del turismo». Il presidente di Federalberghi, ha ricordato, «vi definisce dilettanti perché negare perfino l’adeguamento delle strutture alle esigenze del mercato, o negare agli agricoltori addirittura la presenza nelle loro campagne, significa che si sta facendo tutto il contrario di quanto lo stesso governo nazionale intende fare per rilanciare l’edilizia».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che «oggi è la dimostrazione che una certa politica è la causa principale dei problemi che la Sardegna sta vivendo, tuttavia l’inizio della seduta è, secondo me, positivo perché almeno una parte della maggioranza sta cercando di dialogare non con i segretari di partito ma con la gente». Per Fasolino «è assurda l’esclusione delle zone agricole perché occorre chiedersi cosa faranno gli agricoltori con un ampliamento di 30 metri quadri, la verità è che non c’è una idea di Sardegna, non c’è una idea di turismo, non c’è una idea di sviluppo». E’ fondamentale invece, ha concluso il consigliere, «dialogare con le persone, con le categorie e con gli operatori economici anziché chiudersi in una sede di partito: questo non può essere accettato». (Af)

Il consigliere di Area popolate sarda, Peppino Pinna, ha criticato la mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa entro lo scorso novembre. L’esponente della minoranza ha ricordato i benefici prodotti dalle norme introdotte nella precedente legislatura che, a giudizio di Pinna, hanno registrato ricadute positive in termini economici e sociali. «Lo sviluppo creato – ha dichiarato il consigliere del gruppo “Aps” – è infatti paralizzato e gli uffici tecnici dei Comuni sono sommersi di richieste di aumento delle volumetrie domestiche. Peppino Pinna ha quindi fatto appello alla maggioranza «perché riconsideri la possibilità di prorogare le disposizioni del piano casa».

Il consigliere, Gianni Tatti (Aps), ha sottolineato le modifiche intervenute rispetto al testo originario del Dl 130 trasmesso alla competente commissione consiliare. L’esponente della minoranza ha quindi denunciato come le audizioni della IV commissione si siano svolte su un testo di legge che nel frattempo è stato stravolto “in altre sedi”, diverse da quelle del Consiglio. A giudizio di Tatti le norme in discussione incentivano ulteriori forme di spopolamento delle zone interne della Sardegna.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha dichiarato che “«il titolo dà conto della confusione che esiste sulla denominazione da dare al provvedimento». Il decano dell’Aula ha quindi manifestato contrarietà per le modifiche intervenute ed ha invitato il Consiglio a riconsiderare la riproposizione del titolo originario.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, in riferimento alla dicitura del titolo “norme per la semplificazione e riordino di disposizioni in materia edilizia e urbanistica” ne ha sottolineato l’importanza ma ha affermato che nessuno degli obiettivi indicati potrà essere conseguito con l’entrata in vigore delle norme contenute nel Dl 130. Attilio Dedoni ha quindi invitato la maggioranza a «evitare la distruzione delle poche opportunità offerte da leggi adeguate a fronteggiare la crisi».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, in riferimento al mancato raggiungimento del numero legale in apertura di seduta si è rivolto ai consiglieri della minoranza per formulare con tono polemico che «la maggioranza è salda, compatta e non ha la memoria corta riguardo alle occasioni in cui è mancato il numero legale nella precedente legislatura». «La nostra agenda – ha aggiunto l’esponente di Sel – la detta solo il nostro programma e leggi che approviamo hanno come obiettivo quello di favorire la ripresa dell’economia sarda». Daniele Cocco ha concluso evidenziando che la maggioranza è disponibile a valutare eventuali modifiche migliorative delle norme contenute nel Dl 130.

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che il centrosinistra con il Dl 130 ha raggiunto l’obiettivo «di scontentare tutti e tutte le categorie che gravitano nel comparto economico e nel comparto dell’edilizia e del suo indotto». «Il provvedimento in discussione – ha aggiunto Rubiu – preclude ogni possibilità di sviluppo, riafferma limitazioni e vincoli, e non contiene norme per la semplificazione delle procedure».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato la necessità di procedere con la semplificazione del quadro normativo in materia di edilizia e urbanistica. «Non servono nuove leggi in materia – ha dichiarato il capogruppo della minoranza – ma un testo unico che cancelli le difficoltà interpretative e applicative che derivano dalla convivenza di tanti testi normativi che con “stralci” restano in vigore per pezzi». Christian Solinas ha invitato il Consiglio a “fermarsi” per riflettere sulle norme in discussione e sulla coerenza del testo di legge».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato in apertura del suo intervento il voto favorevole al testo in discussione ed ha affermato di condividere la richiesta del suo collega Christian Solinas per procedere nel verso della semplificazione delle norme e delle procedure. Pietro Cocco ha definito un atteggiamento caratterizzato da una forte “presunzione” la condotta tenuta nel corso del dibattito dagli esponenti della minoranza consiliare. Il capogruppo Pd ha quindi evidenziato i numeri della crisi, anche nel comparto dell’edilizia, che, a suo giudizio, certificano il fallimento del centrodestra al governo della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che sui giudizi espressi sul Dl 130 «parlano i fatti e le dichiarazioni fatte da addetti ai lavori e dalle organizzazioni delle imprese, dei lavoratori e dei professionisti».

«Il piano casa – ha spiegato l’esponente della minoranza – con oltre 40mila concessioni edilizie ha rappresentato una misura efficace per aiutare il settore dell’edilizia in tempi di crisi profonda». «Pensate a ciò che ha prodotto il centrosinistra in un anno di governo», ha attaccato Pietro Pittalis, «perché i sardi non dimenticano di essere ancora governati dalle norme volute da Renato Soru che ancora oggi detta la linea in materia di edilizia e urbanistica».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare ha posto in votazione il titolo della norma che è stato approvato con 31 voti favorevoli e 21 contrari.      

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 1 della legge.  Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto di esaminare prima il Titolo I “Disposizioni generali e norme di semplificazione e riordino in materia urbanistico-edilizia”. Il Presidente Ganau ha fatto notare che per prassi i titoli delle leggi non vengono discussi né votati. Pittalis ha però insistito, sottolineando la necessità di avere disposizioni chiare ed efficaci per evitare interpretazioni fuorvianti.

Contrarietà alla proposta di Pittalis ha espresso il capogruppo del PD Pietro Cocco che, richiamando le indicazioni ricevute dagli uffici, ha invitato l’Aula a procedere con le stesse modalità.

A favore della proposta di Pittalis si è invece schierato il consigliere dei Riformatori Michele Cossa: «Non è questione irrilevante – ha detto – i titoli assumono un peso importante ai fini dell’interpretazione delle legge».

Il Presidente Ganau, accogliendo la richiesta dell’opposizione, ha quindi deciso di mettere in discussione il Titolo I della legge dando la parola al consigliere Marco Tedde. L’esponente di Forza Italia ha sottolineato l’assenza nel Titolo I di qualsiasi riferimento alla riqualificazione del patrimonio edilizio. «E’ uno degli obiettivi principali del provvedimento, bene avrebbe fatto la Giunta a inserire questo passaggio. E’ un sintomo dell’inadeguatezza di una legge che si pone obiettivi formali ma non ha gli strumenti per raggiungerli. La norma che uscirà da questo consesso sarà un mostriciattolo».

Sulla sessa linea di Tedde anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rivolto un monito all’Aula sul rischio che una legge poco chiara possa essere esposta a contestazioni e interpretazioni discutibili. «Le costruzioni di case nei territori costieri e le successive demolizioni ordinate dalla magistratura non sono solo il risultato di abusi – ha detto Dedoni – in molti casi si è trattato di errate interpretazioni delle norme. E’ giusto privilegiare la tutela del paesaggio ma la demolizione di una casa si traduce in un atto distruttivo del lavoro e della ricchezza. Per evitare danni  la legge deve essere chiara».

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia), il Titolo I non rispecchia le disposizioni successive. «Ciò che manca è la previsione di incentivi per i privati e le imprese per ristrutturare e migliorare abitazioni o attività. Se si dice che una ristrutturazione si può fare diminuendo la volumetria dello stabile del 15% è chiaro che nessuno la farà».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ironicamente invitato l’Aula a modificare il Titolo I con la dicitura “Canne al vento”. « Il clima di ineluttabilità, presente nel romanzo di Grazia Deledda, è lo stesso che si respira oggi in Aula – ha detto Tunis – qualunque proposta di buon senso, animata da spirito di lealtà nei confronti del popolo sardo, viene travolta dalla filosofia di Canne al Vento».

Tunis ha quindi accostato il presidente Francesco Pigliaru alla figura di Efis (protagonista del romanzo deleddiano): «Il presidente, come Efis, uccide per lealtà e per amore. Pigliaru dovrebbe però capire che non è servo di nessuno se non del popolo sardo. La gente chiede altro: che la politica si liberi dal giogo dell’ideologia, lo spirito che aleggia in quest’Aula deve essere allontanato o eventualmente curato con strumenti adeguati». Un riferimento chiaro al segretario del Partito Democratico ed ex presidente della Regione Renato Soru che nei giorni scorsi ha convocato la direzione regionale del partito per discutere del Dl sull’edilizia: «Come è possibile mettere in legge ciò che trova spiegazione solo nella mente di un uomo? – ha concluso Tunis – Noi vogliamo aiutarvi, siamo a disposizione ma usciamo fuori da questo giogo».

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas (Pd) ha stigmatizzato l’atteggiamento ostruzionistico della minoranza: «L’opposizione sta mettendo in campo tutti i tentativi possibili per bloccare la legge. E’ legittimo, lo abbiamo fatto anche noi nella scorsa legislatura – ha detto Solinas – però non ho mai sentito nessuno chiedere di discutere e votare i singoli titoli di una legge».

Solinas ha poi ricordato che dal 2004 al 2009 il centrosinistra ha cercato di darsi una legislazione in materia urbanistica a differenza del centrodestra «che nella scorsa legislatura non ha nemmeno provato a elaborare una proposta in materia».

L’esponente della maggioranza ha quindi difeso il lavoro fatto in Commissione: «Abbiamo sentito sindacati, organizzazioni di categoria e ambientalisti – ha detto Solinas – abbiamo ascoltato le critiche e accolto alcuni suggerimenti. Non ci stiamo inventando nulla. In campagna elettorale abbiamo detto che avremo cancellato il PPS, messo un tassello all’edilizia, questo stiamo facendo con l’obiettivo per il futuro di approvare entro il 2016 una nuova legge urbanistica per poi procedere al varo del nuovo PPR».

Solinas, infine, ha rispedito al mittente l’accusa di eseguire ordini di partito: «Nel partito democratico si è discusso serenamente. Non prendiamo ordini, né da Arcore, né da Villa Certosa. E’ facile criticare, in Commissione si è lavorato con spirito costruttivo. Andare a dire che questa è una legge che penalizza la Sardegna offende i tutti i sardi».

Angelo Carta (Psd’Az) ha rilevato la discrasia tra il Titolo I e le disposizioni in esso contenute. «I titoli delle leggi vanno nell’indice. Nel caso in discussione non si parla delle sanzioni, contenute nell’art. 3. Per questo il Titolo I va corretto inserendo anche la parte relativa alle sanzioni. La nostra – ha affermato Carta – non è una discussione banale, né strumentale».

Secondo Salvatore Demontis (PD), la minoranza non si rassegna al fatto che il Piano Casa non esista più. «E’ stato applicato per cinque anni e ha scoraggiato i Comuni ad adeguare i Puc al Piano Paesaggistico Regionale – ha detto Demontis – crediamo che la questione urbanistica vada affrontata in modo diverso. Ci è stata chiesta una nuova legge urbanistica, lo dite anche voi che serve un provvedimento generale. Se lo ritenete così importante perché non lo avete fatto nei cinque anni passati?».

Demontis ha poi difeso la linea del suo partito: «Il segretario non impone nulla, convoca la direzione su temi di interesse regionale e nazionale – ha detto Demontis – sono orgoglioso di appartenere ad un partito in cui si discute e poi si decide. In altre occasioni si decideva in riunioni ristrette in Costa Smeralda».

Pronta la replica di Pietro Pittalis (Forza Italia): « Non ho mai fatto una riunione in Costa per questioni urbanistiche, al massimo mi sono occupato del crollo di un muraglione a Orune, paese d’origine dei miei avi. Che la Costa Smeralda abbia costituito oggetto di attenzione della politica è un’accusa da rivolgere al centrosinistra. Nessuno ha mai volato in elicottero per andare a valutare possibili iniziative imprenditoriali nei territori né incontrato gruppi di investitori americani. Nessuno sta demonizzando il fatto che Renato Soru detti la linea – ha detto Pittalis – per noi però è un ritorno all’oscurantismo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia), nella legge in discussione vengono proposti titoli poco chiari, rafforzati da ulteriori sottotitoli. «Di tutto si può parlare fuorché di semplificazione – ha affermato l’esponente della minoranza – non è questo il migliore modo di legiferare».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a un atteggiamento più tollerante: «Non capisco quale turbamento vi crei il dibattito e il confronto in Aula – ha detto Locci – noi, nel rispetto del regolamento contestiamo l’impostazione oscurantista della legge , voi non avete dimostrato disponibilità al confronto, così non si aiuta l’economia della discussione. Non abbiamo paura di svolgere il nostro ruolo di oppositori, siamo pronti al dialogo ma al momento il giudizio rimane negativo».

E’ poi intervenuto l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) che ha espresso forti critiche sul metodo adottato dalla maggioranza nella predisposizione della legge: «All’inizio dello scorso anno l’assessore Erriu parlava di provvedimento pronto, come mai il segretario del Pd, a marzo 2015, ha ritenuto di dover convocare una riunione straordinaria sull’argomento? Evidentemente il percorso non era trasparente».

Cappellacci ha poi difeso il Piano Casa, adottato dalla sua Giunta: « Abbiamo fatto come la  Regione Puglia sulla base delle disposizioni nazionali – ha detto Cappellacci – la mia maggioranza ha intrapreso un percorso lungo di ascolto con i comuni, le associazioni di categoria e i sindacati. C’è stato un largo coinvolgimento delle parti sociali che non può essere dimenticato».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invece contestato il metodo adottato in Commissione «dove si è deciso a colpi di maggioranza» e ricordato la contrarietà dei sardi alla politica urbanistica della Giunta Soru. Zedda ha poi rivolto un appello al presidente Pigliaru e agli altri partiti di maggioranza: «Nessuno può imporre la linea al Consiglio, le decisioni devono essere proposte dalla Giunta e discusse in Aula».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), ha difeso il Piano Casa e addossato al PPR il mancato adeguamento dei PUC: «E’ arrivato il momento – ha detto Fasolino – di pensare a una norma complessiva che dia alle amministrazioni locali la possibilità di metter in campo gli strumenti più idonei per il governo del territorio». (Psp)

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «l’atteggiamento della maggioranza è una foglia di fico con cui si cerca di accontentare qualcuno scontentando però tutti, a cominciare dalle categorie produttive». E’sbagliato poi, a giudizio di Tedde, «attribuire al presidente Cappellacci perfino l’origine di una crisi economica globale mai conosciuta prima, dimenticando che hanno funzionato sia il piano casa che il taglio dell’Irap; quello che non ha funzionato è stato invece il Ppr di Soru che ha impedito ai comuni di fare i Puc, come dimostrano i dati della Sardegna».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha affermato che «la legge dimostra il peso ideologico negativo che la maggioranza ha voluto attribuire alla legge; per esempio, anche con gli ampliamenti consentiti nei centri storici solo dove risiedono persone disabili». Bisogna cercare di essere più credibili, ha esortato il consigliere, «non mi appassiona il tema di chi ha governato prima o dopo, questo è un metodo che porta ad allontanarsi dal merito dei problemi, mentre invece è necessario un ascolto reciproco fra maggioranza e opposizione».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il titolo primo della legge che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art. 1.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha detto in apertura che «i più grandi avversari della politica sono i politici, siamo qui a discutere di cose che la gente e gli stessi consiglieri regionali non conoscono, mentre dovremmo ricordare che tutti abbiamo rispettato l’ambiente ed anzi siamo stati i primi al mondo, cosa di cui dovremmo essere orgogliosi». Invece, ha poi lamentato Floris, «continuiamo a dividerci sul null e sono sbigottito da quanto accaduto nel fine settimana; non mi impiccio dei problemi del partito ma segnalo l’allarme sulla reale capacità di Giunta e maggioranza di risolvere i veri problemi della Sardegna in materia urbanistica senza passare sotto le forche caudine di Soru, che da anni tiene sotto scacco uno dei settori primari della nostra Regione». Il braccio di ferro di Soru, ha commentato il consigliere, «è lo stesso del 2008 ed oggi si rimarca la stessa volontà vincolistica di allora, un dogma che mandò a casa la stessa maggioranza di centro sinistra nel 2008; sono conseguenze tristi e sarebbe meglio ripartire da zero, perché i veti di Soru ignorano il dramma dell’edilizia in Sardegna ma il Consiglio ha dovere di dare risposte alle comunità locali ed in questo momento occorre una virata radicale».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha detto che «proprio sul piano degli indirizzi generali la legge mostra la corda ed ingenera il massimo della confusione; la Giunta e la maggioranza vogliono bloccare l’edilizia per altri 10 anni con un sistema di divieti, vincoli e punizioni, rinnegando gli stessi concetti espressi nella relazione di maggioranza e soprattutto segnando un grave ritorno al passato, danno più grave nel Nord Sardegna dove allora chiuse una azienda su due nel settore edilizio». Orrù ha inoltre sottolineato che l’annullamento del piano paesaggistico è stato molto grave «perchè avrebbe dato respiro al comparto; ora parti della maggioranza dicono che nell’urbanistica devono essere coinvolti i comuni a cominciare dalle zone agricole, c’è qualcuno che per fortuna ha un minimo di buon senso ma la legge si rivela purtroppo incapace di replicare il piano casa mettendo in piedi un meccanismo macchinoso e problematico». Fermiamoci, ha consigliato in conclusione il consigliere sardista, «per lavorare a fondo sul merito e lavorare per una riforma organica che dia davvero risposte ai sardi».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) si è detto convinto che la finalità dell’articolo sia più che condivisibile. E’vero, ha riconosciuto, «che il Ppr non risolve granché, ci vorrebbe una nuova legge urbanistica prima di questa che, in effetti, è solo un nuovo piano casa». Purtroppo, ha lamentato Anedda, «dopo cinque anni la situazione delle imprese è drammatica soprattutto per il carico dell’invenduto; significa che non è stata una buona terapia perché bisogna non solo indicare cosa si può costruire e cosa no, ma soprattutto perché».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha commentato l’andamento del dibattito affermando che «come disordine mentale siamo arrivati al massimo e lo dimostrano le contraddizioni interne alla maggioranza; Federalberghi ha definito i politici dilettanti accomunando tutti ma rivolgendosi in realtà alla maggioranza ma oltre a quel dilettantismo c’è anche il dilettantismo legislativo di cui questa legge è un esempio emblematico». Entrando nel dettaglio del testo, Cherchi ne ha evidenziato la contraddittorietà perché si mischiano questioni edilizie, urbanistiche e paesaggistiche e, quanto alla semplificazione, ci si limita a recepire norme nazionali (peraltro certamente migliori di questa, senza però dire niente di nuovo e di buono». Anche noi, ha concluso il consigliere, «abbiamo la necessità di individuare le migliori soluzioni per il territorio ma per questo serve l’unità del Consiglio e non i diktat di Soru».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) entrando nel merito della legge ha espresso l’opinione che «che le finalità enunciate stridono con il contenuto mentre nel fare le leggi dovremmo tutti calarci nella realtà di ogni giorno e proprio questa è la grande occasione mancata». Soffermandosi sull’art.6 che prevede la cosiddetta Scia Cossa ha sottolineato che, da una parte, «si trasferisce la responsabilità delle certificazioni degli enti pubblici ai tecnici che ne assumono piena responsabilità anche sul piano penale, poi la mano pubblica fa rientrare tutto dalla finestra richiedendo documenti indispensabili per iniziare i lavori ma delle due l’una: o si fa la Scia o si chiedono le autorizzazioni, altrimenti tanto vale richiedere il permesso di costruire». In questo contesto, ha continuato, «i pochi che faranno un intervento saranno solo quelli obbligati a farlo, gli unici in grado di sopportare un calvario del genere; bisogna ricordare che la burocrazia non nasce dal nulla, nasce da norme malfatte come questa anche perché, fra l’altro, si chiamano le stesse cose con un nome diverso a seconda dell’applicazione della normativa nazionale o regionale».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha indicato nella risorsa ambientale e nel suolo “l’ultima risorsa strategica” nella disponibilità dei sardi, per affrontare le sfide del futuro. L’esponete della maggioranza ha dunque ribadito la necessità di cautela e di scelte ponderate perché, così ha dichiarato, «non dobbiamo pregiudicare il futuro possibile». Agus ha quindi affermato la necessità di cautela e confronto nell’esame di quelle parti del provvedimento che riguardano l’edificabilità nelle aree costiere e gli investimento in agro, evidenziando come serva tenere in considerazione il ruolo sempre più determinante del comparto agricolo anche in Sardegna.

A giudizio di Agus il provvedimento in discussione non può essere considerato tra quelli utili a programmare lo sviluppo e la conferma di tale affermazione, così ha spiegato il consigliere di Sel, deriva dal constatare come neppure il piano casa di cui il centrodestra invoca la proroga, lo sia stato per l’economia dell’Isola. «I paesi e le città si spopolano – ha aggiunto Agus – perché non c’è il lavoro e non perché non ci sono cubature da realizzare, così come il comparto edile tornerà ad essere da traino quando sarà risolto il problema dell’occupazione». Francesco Agus ha concluso affermando che le disposizioni contenute nel Dl 130 e nelle modifiche al testo presentate dalla Giunta, rispondono ai bisogni dell’oggi e sono utili a disincentivare la politica delle deroghe urbanistiche.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha manifestato apprezzamento per i contenuti e i toni dell’intervento del consigliere Mario Floris e ne ha sottolineato lo spirito costruttivo e superpartes. L’esponente della minoranza ha rimarcato ulteriormente che le audizioni in commissione si siano svolte su un testo che è completamente differente da quello che è all’esame dell’Aula ed ha domandato, in tono polemico, alla maggioranza quanti e quali osservazioni formulate dagli organi professionali abbiano trovato accoglimento nel Dl 130. Giuseppe Fasolino ha quindi difeso il Pps approvato dalla Giunta Cappellacci e cancellato dell’esecutivo Pigliaru ed ha così replicato alle affermazioni del consigliere Agus in merito alle deroghe: «Le deroghe previste nel Pps di Cappellacci non erano arbitrarie come lo sono le intese normate dal Ppr di Soru».

Consiglio regionale 35 copia

Il Consiglio regionale ha proseguito stamane l’esame degli articoli della Manovra Finanziaria ed è ormai ad un passo dall’approvazione definitiva.

In apertura di seduta è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per segnalare al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che nella Asl di Nuoro il commissario sembra abbia delegato i suoi poteri commissariali a un medico facente funzioni. «Si tratterebbe dell’ennesimo caso di illegittimità», ha affermato. Il presidente Francesco Pigliaru ha garantito che avrebbe verificato questa notizia.

Pittalis ha poi annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali.

L’Aula ha approvato l’emendamento 568 (Agus e più) uguale 812 (Alessandra Zedda e più) sulle scuole civiche di musica, a cui sono state aggiunte le firme di tutti i componenti della commissione, di Antonello Peru (FI), Modesto Fenu (Sardegna – Zona franca) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). Sull’emendamento è intervenuto anche l’assessore Paci che aveva valutato positivamente il testo che sopprime, al comma 10 dell’articolo 28, le parole “di cui euro 800mila”. Eliminando l’indicazione della quota destinata alla copertura delle spese correnti si rende più flessibile la gestione del finanziamento di 1.500.000 da parte delle scuole civiche di musica.

Sui sistemi bibliotecari sono stati ritirati gli emendamenti dopo che l’assessore ha dato la garanzia che sono disponibili i fondi compreso quello di Tempio. Soddisfatti il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, e Roberto Deriu (Pd).

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato: «Non deve sfuggire  che c’è una rete di biblioteche di notevole livello, che rischia ogni anno di scomparire e che sopravvive grazie alla buona volontà di bibliotecari e volontari. Credo che debba essere salvaguardato, bisogna avere una visione complessiva. Non ci possono essere biblioteche di serie a e di serie b».

Approvato anche  l’emendamento 271 (Truzzu e più), uguale a 587 (Giunta regionale) uguale a 647 (Pittalis e più), che sopprime il comma 11 che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Su questo argomento è intervenuto Pittalis che ha chiesto il reintegro delle somme tagliate alle Università di Nuoro e Oristano per consentire il completamento dei corsi del iniziati nel 2014. Il capogruppo del Pd ha confermato che la discussione sull’argomento si riprenderà con l’emendamento alla Tabella C.

Il Consiglio ha poi approvato anche l’emendamento 275 (Truzzu e più) uguale a 588 (Giunta regionale) che sopprime anche il comma 13, che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Via libera anche all’emendamento della Giunta regionale n. 582,  che sostituisce al comma 17 (inquilini morosi) l’importo di 900mila euro con “euro 820.000”.

Il presidente Ganau ha messo quindi in votazione il testo dell’articolo che è stato approvato. Il Consiglio ha quindi avviato l’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento aggiuntivo 496 (Rubiu e più) che autorizza la spesa di 35.000 euro a favore dell’associazione culturale “Speleo Club Nuxis” per l’attuazione di un programma di promozione del turismo sostenibile. A seguire approvato anche l’emendamento della Giunta regionale n. 573 che al comma 2 dell’articolo 28 inserisce il comma 2 bis che così recita: «Le somme resesi disponibili sui bandi di cui alle leggi regionali 51\93, 12\2001 e 9\2002, purché presenti nelle scritture contabili, sono destinate alle medesime finalità nell’importo massimo di euro 12.000.000. Il relativo programma di intervento è approvato dalla giunta regionale con propria deliberazione su proposta dell’assessore competente per materia». Disco verde anche per un altro emendamento aggiuntivo al comma 2 che autorizza l’utilizzo delle somme sussistenti in conto residui impegnate a favore della Igea spa in liquidazione possono essere utilizzate per il pagamento dei lavori e delle prestazioni eseguiti negli esercizi 2013-2014. Spostato al Bilancio l’emendamento 603 (Alessandra Zedda e più), l’emendamento 679 è stato ritirato dal presentatore, Giuseppe Fasolino (Fi), dopo l’impegno assunto dinanzi all’Aula dall’assessore della Cultura e dello Spettacolo, Claudia Firino, a garantire le risorse necessarie per lo svolgimento dell’evento “Special Olimpics” in programma a Olbia i prossimi 12, 13 e 14 giugno. Approvato (dopo la ripetizione della votazione) l’emendamento della Giunta n. 571 che inserisce al comma 5 dell’articolo 28, il comma 5 bis che così recita: «Le somme non impegnate sul Cap S06.0740 – UPB S06.03.027 sono conservate nel conto dei residui per essere utilizzate per le medesime finalità nell’esercizio 2015».

L’Aula ha quindi proseguito con la votazione dell’emendamento 783 che non è stato approvato e il presidente del Consiglio ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15. Mentre l’emendamento 468 è stato ritirato dal presentatore, Peppino Pinna (Area popolare sarda; ex Udc)  dopo le rassicurazioni fornite all’Aula dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché siano garantite le somme di 25.000 euro a favore dell’Abbazia benedettina di San Pietro di Sorres, per il rifacimento dell’impianto elettrico. Non approvato il 495 (Rubiu e più); il consigliere Marco Tedde (Fi) ha illustrato il contenuto dell’emendamento 545 che prevede stanziamenti a favore delle famiglie numerose. Il presidente del Consiglio ha ricordato il ritiro dei precedenti emendamenti sull’argomento a seguito delle dichiarazioni di impegno fatte in Aula dall’assessore Luigi Arru. Il consigliere Tedde ha però confermato l’emendamento che l’Aula non ha approvato.

Approvato, invece, l’emendamento 873, identico al 117 (Manca e più), che aggiunge il comma 8 bis, successivamente al comma 8 e che autorizza la Regione a stipulare convenzioni con l’Ente concerti Marilisa de Carolis di Sassari, nelle more dell’approvazione del documento di programmazione regionale in materia di spettacolo. Ritirato il 484 e non approvato il 516, decaduto il 517, è stato successivamente ritirato il 97 (Rubiu e più) al quale è collegato un emendamento sostitutivo parziale, il n. 869 a firma del consigliere del Pd, Antonio Solinas, che prevede lo stanziamento di 30.000 euro (nell’emendamento n. 97 erano 80.000) a favore dell’associazione speleologica della Sardegna. Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso i lavori per qualche minuto ed alla ripresa, il consigliere Antonio Solinas, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 869.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), è quindi intervenuto per dichiarare l’accettazione dell’invito al ritiro dell’emendamento 116 ma ha invitato l’assessore della Programmazione a reperire le risorse per la valorizzazione del complesso scultoreo di Mont’e Prama, attraverso l’ampliamento e allestimento del museo civico di Cabras.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha quindi annunciato il ritiro dell’emendamento 833 dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci in ordine alla certezza delle risorse per il centro marino internazionale, controllato da Sardegna Ricerche.

Ritirato l’emendamento 16 è stato approvato l’emendamento 24 (Floris Mario, Uds-Sardegna) che autorizza la spesa di 50.000 euro per finanziare i tirocini formativi e di orientamento in seno all’amministrazione regionale. Con successive e distinte votazioni non sono stati approvati gli emendamenti 547; 835 e 549 mentre sono stati ritirati gli emendamenti 29, identico al 119.

Il presidente del Consiglio constatato che all’emendamento n. 5 (Lotto e più) e agli emendamenti 521, 520, 522, 425 e 120 è stato presentato l’emendamento di sintesi n. 883 (Lotto e più) che prevede lo stanziamento di una quota non inferiore a 300.000 annui, delle risorse allo stesso assegnate a valere sul fondo “Interventi regionali per l’Università” per il funzionamento della propria facoltà di architettura ad Alghero, l’ha posto in votazione. A sostegno della facoltà di architettura di Alghero è intervenuto, Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) e il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha annunciato la sottoscrizione dell’emendamento da parte di tutti i consiglieri del gruppo di Fi.

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha quindi annunciato la sottoscrizione anche dei consiglieri di Cd e sollecitato da molti dei consiglieri presenti in Aula, addirittura la sottoscrizione di tutti i consiglieri regionali. 

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, in apertura del suo intervento ha però mostrato cautela ed ha dichiarato: «C’è un emendamento che stanzia fondi a una facoltà ma non spiega perché tali fondi sono assegnati». Il governatore ha invitato il Consiglio a specificare le motivazione del sostegno regionale pur riconoscendo che la facoltà di architettura rappresenta un’eccellenza in Sardegna. Il presidente ha quindi spiegato che sarebbe sempre opportuno indicare e specificare con chiarezza le ragioni per le quali si destinano delle risorse alle Università, e nel caso specifico si potrebbe fare riferimento ai buoni risultati raggiunti in credibili classifiche di merito. «La finanziaria – ha concluso Pigliaru – deve scrivere regole certe e di valore generale uguali per tutti».

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rimarcato la qualità della facoltà di architettura di Alghero e l’opportunità di garantirne la sopravvivenza attraverso adeguati stanziamenti. L’esponente della minoranza ha quindi evidenziato come la Giunta non abbia dato seguito all’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale per gli stanziamenti a favore della facoltà di architettura di Alghero.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) ha dichiarato di condividere le dichiarazioni del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha ricordato che quella di Alghero è un facoltà mediterranea, realizzata con l’Imedoc.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, partendo dalle dichiarazioni del presidente Pigliaru ha svolto alcune considerazioni di carattere generale sui contenuti della legge finanziaria e ribadito il concetto della “responsabilità” come “parola chiave” della qualità di governo del centrosinistra. Ruggeri ha quindi ammesso alcuni “elementi di disagio” nell’articolo 28, ma – ha detto rivolto ai banchi della minoranza – viste le finanziarie approvate dal centro destra nella passata legislatura, nessuno può darci lezioni.

Il consigliere dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’esigenza di una puntuale verifica dei risultati sui temi della scuola, la formazione e l’università ed ha concluso denunciando “problemi” nei bilanci dell’università di Sassari.

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha quindi presentato un emendamento orale all’emendamento di sintesi 883 che indica nella “posizione di eccellenza attualmente raggiunta nelle classifiche nazionali”, la spiegazione della destinazione della somma di 300.000 euro al dipartimento di architettura di Alghero.

Il consigliere di Fdi-Sardegna, Paolo Truzzu, ha dichiarato voto a favore mentre il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha polemizzato con il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri. «Siamo pronti – ha dichiarato il consigliere della minoranza – a confrontarci su ciò che è stato fatto nella passata legislatura ma è certo che nello scorso quinquennio sono state destinate risorse alle università sarde come era accaduto prima».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato “acquisito” il parere positivo dell’Aula all’emendamento orale proposto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha posto in votazione il testo completo dell’emendamento di sintesi 883 che è stato approvato.

Sull’emendamento n.55 è intervenuto il consigliere Truzzu (Fratelli d’Italia) che ne ha annunciato il ritiro segnalandone, però, la ratio: sostituire il parco macchine degli enti pubblici con mezzi elettrici. «E’ una questione legata alla riduzione dell’inquinamento atmosferico – ha detto l’esponente della minoranza – su cui dovremo ragionare attentamente».

Approvato invece l’emendamento aggiuntivo n.102, presentato dai consiglieri del Centro Democratico, Annamaria Busia e Roberto Desini che stanzia 100mila euro per l’organizzazione della Conferenza regionale dell’artigianato.

Piero Comandini (Pd) ha poi annunciato il ritiro dell’emendamento che proponeva lo stanziamento di 800mila euro a favore di cittadini extracomunitari arrivati in Sardegna e favorirne l’integrazione. «E’ necessario però mostrare più attenzione a questo tema – ha detto Comandini – si tratta di rifinanziare una legge del 1990 oggi ancora più attuale vista la drammaticità del quadro internazionale. Sarebbe  opportuno intervenire in un momento successivo per favorire l’integrazione dei lavoratori immigrati». Sul tema è intervenuto l’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, che ha assicurato l’impegno della Giunta.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento di sintesi n. 868 presentato dalla Giunta regionale che stanzia 500mila euro per il riordino fondiario del Comune di Pauli Arbarei. La proposta ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento 139, Truzzu e più,  che autorizza lo stanziamento di 500mila euro a favore del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale per l’estensione della rete irrigua nelle aree che comprendono i territori di Decimomannu, Villasor, Decimoputzu, e Villaspeciosa. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, visto il parere negativo della Commissione, ha chiesto di conoscere la ragione per la quale si finanzia il riordino fondiario a Pauli Arbarei e invece si vuole bocciare la proposta dell’art. 139.

Sull’emendamento è intervenuto il primo firmatario Paolo Truzzu (FdI), promotore anche dell’emendamento a favore del Comune di Pauli Arbarei,  che ha spiegato l’importanza del riordino fondiario nel Comune della Marmilla. «Si tratta di finanziare un progetto pilota di riordino fondiario – ha detto Truzzu – che servirà d’esempio a tutta la Sardegna. In questo momento è più importante chiudere questa partita.»

Per Modesto Fenu (Zona Franca) le questioni sono diverse. «Si tratta di due problemi che penalizzano i territori: da una parte c’è un’eccessiva parcellizzazione delle aziende sarde per la quale è necessario accelerare i processi di riordino fondiario; nel secondo caso si è di fronte a territori penalizzati dai vincoli dei Piani di assetto idrogeologico che hanno compromesso lo sviluppo delle attività serricole ed orticole. Spostare le aree irrigue darebbe la possibilità di realizzare nuove aziende in territori non compromessi».

Favorevole all’emendamento anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «La chiusura dei riordini fondiari  è importante. Ma non c’è solo il progetto di Pauli Arbarei. Occorre uno sforzo per consentire anche ad altri comprensori di procedere nella stessa direzione».

Sulla questione si è poi espressa l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi che ha ribadito l’importanza dell’operazione di Pauli Arbarei: «La chiusura del progetto sarà utilissima – ha detto Falchi – come sarà importante intervenire anche nei comuni del Campidano. I due interventi sono però diversi: in un caso si tratta di riordino fondiario, nell’altro di estensione di area irrigua. La Giunta è impegnata a reperire risorse dal Piano di Sviluppo rurale e dal Piano irriguo nazionale».

Paolo Truzzu (FdI) ha poi difeso i contenuti degli emendamenti 140, 390, 391 e 392 che proponevano interventi per la messa in sicurezza del municipio di Desulo (a rischio crollo dopo le ultime nevicate); per il finanziamento della pesca (settore che ha subito tagli notevoli negli ultimi anni passando da una dotazione di 9 milioni a una di 1,5 milioni di euro9); per l’incentivazione degli orti urbani. Su questi temi, Truzzu ha chiesto più attenzione alla Giunta regionale.

Sull’ordine dei lavori è poi intervenuto Giorgio Oppi (Udc) che ha rivolto un appello all’Aula per la riduzione dei tempi e consentire l’approvazione della Manovra 2015ientro la fine della mattinata.

Il Consiglio ha poi approvato gli emendamento n. 401 e n. 409 proposti dai consiglieri del Gruppo Sardegna Truzzu e Fenu. Il primo stanzia 200mila euro a favore delle associazioni con provata esperienza nel campo degli scambi internazionali. Il secondo, firmato da tutta la Commissione, impegna la Giunta «ad approvare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge finanziaria 2015 le linee guida per la diffusione dell’abbonamento impersonale ai mezzi di trasporto pubblico e forme di promozione della mobilità familiare».

Ritirato invece l’emendamento n. 454 (Fenu e più) che proponeva uno stanziamento di 10mila euro per la celebrazione della “Giornata della Bandiera sarda”. Fenu, ringraziato il Presidente del Consiglio per l’impegno preso in Conferenza di Capigruppo per la trattazione dell’argomento in modo più approfondito. «Esiste una legge istitutiva – ha ricordato Fenu – la nostra è la seconda bandiera dell’Italia, presente nella Costituzione. Una bandiera che ci identifica nel mondo e ci lega a tutte le dinastie reali d’Europa. Un vessillo utilizzato dalla Brigata Sassari, da partiti e movimenti politici, simbolo di un popolo di oltre tre milioni di sardi, residenti ed emigrati. La sua difesa diventa un monito nel momento in cui si vuole mettere in dubbio la nostra autonomia».

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento n. 572 con il quale la Giunta proponeva l’individuazione di un soggetto specialistico per il supporto tecnico, economico e finanziario alla privatizzazione della Saremar.

Sulla questione sono intervenuti diversi consiglieri della minoranza. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per una norma che autorizza consulenze esterne per lo svolgimento di un compito che potrebbe invece essere assolto dagli Uffici regionali. L’assessore Raffaele Paci ha spiegato che la norma prende atto di una disposizione di legge e non comporta costi aggiuntivi per la Regione, «Serve a accompagnare il processo di privatizzazione della Saremar».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha giudicato inammissibile la mancata indicazione del costo della consulenza, mentre Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato che in passato la liquidazione di enti importanti della Regione è stata affidata al personale interno. Attilio Dedoni (Riformatori) ha invece denunciato la mancanza di una copertura finanziaria e chiesto alla Giunta di indicare all’Aula la struttura o il professionista incaricato.

Marco Tedde (Forza Italia) ha infine definito “un’abnormità giuridica” la mancanza di copertura finanziaria e “scandalosa” l’individuazione di un professionista per legge. L’emendamento è stato ritirato.

Il presidente Ganau , dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, ha aperto la discussione generale sull’art 28/bis (Istituzione del fondo per la legalità).

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato che, sulla proposta dei colleghi di Sel, aveva maturato in un primo momento una posizione favorevole ma poi, ha osservato, «se parliamo di legalità, bisogna farlo a 360 gradi senza retro pensieri perché legalità è anche fare buona politica e mettere i soldi a bando senza infilarli da qualche parte dentro la finanziaria in modo artificioso».

Il consigliere Luigi Luigi Crisponi (Riformatori) ha evidenziato il paradosso che vede il Consiglio parlare di legalità dopo de marchettibus, una contraddizione evidente. In questo articolo, ha detto, «sono spariti fra l’altro i fondi a sostegno del progetto del diario realizzato della Questura di Nuoro dedicato agli adolescenti, che ha ottenuto riconoscimenti a livello nazionale, è una autentica discriminazione»

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto colpito sia dalle finalità che dai contenuti dell’articolo «rivolto alla formazione dei giovani ed alla loro educazione civica ma in questo contesto c’è un il tentativo di infiltrare passaggi che non si possono condividere; bisogna dire basta alle sovvenzioni ad hoc in una legge come la finanziaria, anche perché associazioni che non hanno santi in paradiso nel centro sinistra ce ne sono davvero tante».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che da una parte si richiamano temi che devono rappresentare gli obiettivi più alti della politica, «ma la legalità non è quella che raccontiamo ma quella che pratichiamo, legalità è rispetto della legge e dei cittadini e la legge non permette a nessuno di superare criteri oggettivi per assegnare risorse, come fa la finanziaria».

Il capogruppo di Sardegna Vera (Efisio Arbau) ha espresso una posizione favorevole all’articolo, respingendo ogni provocazione. L’iniziativa citata dal consigliere  Crisponi, ha detto, «è lodevole e può certamente trovare in altre sedi opportunità di finanziamento; quanto poi ai micro interventi sono figli di un meccanismo di governo della Regione che dobbiamo superare e ma per fare questo serve un grande lavoro, speriamo di portarlo a termine in questi 5 anni».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, nelle vesti di capogruppo, ha specificato che «quando si parla di antifascismo c’è qualche difficoltà di comunicazione all’interno dell’Aula; non è una marchetta ma si sta finanziando un progetto unico a livello nazionale che ripercorre la vicenda dei deportati nei campi di concentramento, questo è il nostro schema di valori, legalità significa mafie, rapporto con l’ambiente, con il concetto di impresa ed giusto che si facciano attività».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che «il comunismo è l’altra faccia della medaglia della grande tragedia del Novecento, con intere popolazioni che si sono fortunatamente liberate da una ideologia materialista contraria all’uomo». Mi sarei aspettato dall’emendamento, ha proseguito, «la volontà di radicare nei giovani una memoria ben più ampia, a parte il fatto che di marchette ce ne sono non una ma due, perché tutti conoscono il collateralismo dell’Arci con la sinistra: perché non delegare questi compiti alla Giunta ed all’assessore della Cultura? La verità è che in questa finanziaria c’è di tutto e dovete assumervene la responsabilità».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha espresso parere favorevole manifestano però alcune perplessità sulla mancata concessione di fondi all’iniziativa della questura di Nuoro. Comunque, ha concluso, «ho avuto assicurazioni dalla Giunta sul sostegno a questo ed altri progetti».

L’assessore della Cultura Claudia Firino ha tenuto a precisare che il progetto della Questura di Nuoro ha acquisito caratura nazionale e può quindi contare anche su fondi nazionali, «con grande soddisfazione di tutti».

Il presidente ha messo in votazione gli emendamenti al 28bis. Pittalis è intervenuto per ritirare tutti i soppressivi totali, mentre sull’emendamento 103 ha chiesto il voto segreto. Il testo, presentato dal gruppo di Sel, è stato approvato con 24 voti favorevoli e 21 contrari. L’emendamento sostituisce il comma 1 con: «La Regione, per contribuire per contribuire all’educazione alla legalità, allo sviluppo dei valori costituzionali e civici e alla consapevolezza dei rischi legati alla criminalità organizzata, all’educazione ai valori della memoria storica e dell’antifascismo, all’educazione al rispetto dell’ambiente e della sostenibilità ambientale, anche promuovendo sistemi di economia locale e produzioni locali ecocompatibili, sostiene iniziative finalizzate alla formazione e all’aggiornamento dei docenti e degli altri operatori del sistema di istruzione e formazione, e al coinvolgimento degli studenti di ogni ordine e grado».

Nel comma 2 sono aggiunte le seguenti lettere dopo la lettera g: «H. L’organizzazione di eventi, manifestazioni, congressi, viaggi e iniziative varie per incentivare la nascita e lo sviluppo della coscienza civile circa i tempi della memoria storica e i valori dell’antifascismo», «I. La promozione di iniziative per diffondere negli studenti i valori della legalità nella cultura d’impresa, l’interrelazione tra i sistemi produttivi agroalimentari, le realtà che curano la biodiversità, le produzioni locali, l’artigianato e il piccolo commercio locale»; «J. Le iniziative e le manifestazioni di diffusione dell’educazione ambientale, anche con eventi di promozione della cultura ecologica, la piantumazione di alberi in aree periferiche, l’implementazione di tecniche di riuso e di riciclo». Il testo prevede inoltre dopo le parole “la spesa di euro 100.000 (UPB S05.06.001)” del comma 3 è aggiunta la frase: «Di cui euro 20.000 in favore dell’associazione Arci Sardegna per l’organizzazione del progetto “Treno della Memoria” su tutto il territorio regionale al fine di coinvolgere i giovani nell’autoformazione sui valori di cittadinanza attiva e coscienza civile».  

Il Consiglio regionale ha poi approvato il testo dell’articolo 28 bis e subito dopo l’articolo 29 (copertura finanziaria).

Prima della votazione dell’articolo 30 è intervenuto Mario Floris (Sardegna): «Credo che questa Finanziaria sia insufficiente, so che il presidente della Regione ce l’ha messa tutta come l’assessore Paci». Per Floris «è una Finanziaria della prima Repubblica, quando non c’era strategia, non c’erano obiettivi, c’erano i soldi e venivano dati a piaggia». «Oggi non ce lo possiamo permettere», ha affermato ricordando che nella Finanziaria non c’è stata la riduzione di un solo capitolo di spesa e ha esortato la Giunta e il Consiglio ad andare avanti con le riforme, soprattutto della pubblica amministrazione per eliminare gli sprechi. Critico anche sull’accensione del mutuo non collegata a una strategia. «Ho assistito a una maggioranza che agisce come si agiva nella prima Repubblica con l’attenzione ai propri campanili».

Il Consiglio ha poi approvato in rapida sequenza l’articolo 30 (entrata in vigore) e la Tabella A (indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi). Sulla Tabella B è intervenuto Pietro Pittalis (FI), il quale ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e ha denunciato che «per nuovi oneri legislativi non c’è nulla, non ci sono risorse per poter fare leggi». Pittalis ha aggiunto: «È inutile mandare avanti i presidenti delle Commissioni perché per i nuovi oneri legislativi ci sono zero euro. Gravissimo vulnus della Finanziaria – ha continuato – perché influisce sulle prerogative di quest’Aula di fare leggi».

Approvato il testo Tabella B (Indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi).

Sulla Tabella C è intervenuto Roberto Deriu (Pd) ricordando che «essa contiene l’ultimo appuntamento della Finanziaria sull’Università. Nel corso dei numerosi interventi che si sono svolti sull’argomento, tra cui quello dell’on. Pittalis, abbiamo tutti quanti voluto concorrere a ridisegnare un sistema».

Per Deriu abbiamo un’offerta dell’Università diffusa sull’Isola che stenta a decollare, i sardi stentano a riconoscersi nelle Università sarde, visti i tanti che vanno fuori.

Deriu ha presentato un sub emendamento per  aumentare la dotazione dell’Università, sottoscritto da tutti i gruppi. Immediata la risposta del presidente della Regione Francesco Pigliaru, il quale ha affermato che l’Università diffusa è una priorità della Giunta che ha l’obiettivo di aumentare il numero dei laureati in Sardegna, ancora troppo basso. Il presidente ha invitato al ritiro del sub emendamento per lasciare la dotazione finanziaria a 6milioni 240mila euro. Deriu ha quindi ritirato l’emendamento.

Alla Tabella C (Importi da iscrivere in bilancio relativamente alle spese per le quali le vigenti norme fanno rinvio alla legge finanziaria) sono stati approvati due emendamenti il 579, che porta i fondi a zero  per l’anno 2015 l’importo per il servizio civile sardo, e il 581 che, per quanto riguarda le risorse per la contrattazione del personale e dei dirigenti dell’Ente foreste porta le cifre da 0 a 305mila per il 2015, 40 per il 2016 e 40 per il 2017. Approvato anche il 586 che aggiunge la voce “pubblica istruzione” e che prevede di destinare al fondo unico per l’Università diffusa sul territorio le somme di 5milioni 640mila all’anno per il triennio 2015-2017.

Il testo della tabella è stato approvato.

Approvata anche la Tabella D (importi da iscrivere in bilancio relativamente ad autorizzazioni di spesa per le quali si dispone una riduzione o un incremento). Sull’importanza dei cantieri verdi sono intervenuti il consigliere del neo gruppo Area popolare sarda, Gianni Tatti, e Daniele Cocco, capogruppo Sel. L’assessore Paci ha confermato l’attenzione della Giunta e ha garantito che sono disponibili 5milioni di euro a cui si sommano 12milioni di residui, somme con le quali potranno essere finanziati tutti i progetti programmati dai Comuni.

Approvata anche la Tabella F (dimostrazione del rispetto del vincolo del ricorso al credito).

E’ intervenuto Pietro Cocco, Pd, il quale ha annunciato all’Aula la volontà di proporre un ordine del giorno unitario che indichi le linee di indirizzo per la Giunta sulla ripartizione delle risorse del mutuo.

E’ stata approvata anche la Tabella G (risultato presunto di amministrazione 2014).

Consiglio regionale 1 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione (presenti 56, votanti 55, sì 33, no 22) che delibera di approvare il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla Commissione e gli articoli 1, 2 e 3 della Legge finanziaria 2015. I lavori proseguiranno questa mattina, a partire dalle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il documento 4, formato dal disegno di legge n. 170/S/A. Giunta regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015) e dal disegno di legge n. 171/A. Giunta regionale. Bilancio di previsione per l’anno 2015 e pluriennale per gli anni 2015-2017. Dopo aver ricordato che nella seduta precedente era stata completata la discussione generale sul disegno di legge n. 170 il presidente, constatato che non ci sono iscritti a parlare per dichiarazioni di voto, ha messo in votazione il passaggio agli articoli del provvedimento, che l’Aula ha approvato con 32 voti favorevoli, 19 contrari ed un astenuto. Successivamente, ha disposto una breve sospensione della seduta per poter completare una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo.

Alla ripresa il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha formulato due richieste: con la prima ha sollecitato la presenza degli assessori in Aula durante il dibattito. In secondo luogo, nel prendere atto che rispetto alla stesura del Piano operata dalla commissione «sono stati apportati significativi cambiamenti», ha chiesto una breve sospensione per poterli valutare.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiarito si è trattato dell’integrazione del testo con alcune schede predisposte dalla commissione. Cocco si è comunque dichiarato favorevole alla breve sospensione richiesta dal consigliere Pittalis ed il presidente Ganau ha interrotto la seduta.

Dopo aver riaperto la seduta, il Presidente Ganau ha disposto una ulteriore sospensione, convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori dell’Assemblea, il presidente ha comunicato la predisposizione di una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo. Il documento prevede, fra l’altro, che «il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla commissione» rappresenti «lo strumento principale per la programmazione finanziaria economica regionale, nel periodo dell’intera legislatura». Non essendoci iscritti a parlare, la risoluzione è stata messa ai voti ed approvata con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Richiamandosi al regolamento, il consigliere Mario Floris ha criticato la sufficienza con cui è stata valutata la richiesta di procedere nel dibattito alla presenza dei componenti dell’esecutivo e, citando la previsione del regolamento, ha posto una questione formale “per la prima volta nella storia dell’autonomia regionale”.

Il presidente Ganau, richiamandosi ad alcuni precedenti, ha comunicato che gli assessori assenti forniranno le rispettive giustificazioni.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha precisato che gli assessori saranno presenti durante la discussione delle materie di competenza. In questo caso, ha aggiunto, la discussione dei primi articoli potrà avvenire alle presenza degli assessori interessati.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rilevato che, secondo una prassi costante, gli assessori hanno sempre assicurato la loro presenza durante il dibattito quando questo ha riguardato materie di loro competenza.

Aprendo la discussione sull’art. 1 il presidente Ganau ha dato lettura degli emendamenti presentati chiedendo, sugli stessi, il parere della commissione che, attraverso il presidente Franco Sabatini (Pd), ha espresso su tutti un parere negativo fatta eccezione per il n°106, per cui è stato formulato l’invito al ritiro.

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che «la spesa incrociata fra fondi comunitari e regionali non è certo una novità; il problema è che i meccanismi di spesa sono lunghi e farraginosi e non vorrei che la finanziaria, sotto questo profilo, partisse male». «Con l’accordo stipulato a luglio con il Governo – ha poi sottolineato Zedda – si è stabilito l’obbligo della certificazione dello Stato per poter spendere le risorse, a questo punto è lecito chiedersi se esistono certezze sulla reali procedure di spesa e se non ci siamo, invece, rischi di un ulteriore slittamento dei tempi indipendente dalla volontà del Consiglio». Sui nuovi oneri legislativi, ha osservato ancora il consigliere di Forza Italia, «non c’è nemmeno un euro, come c’è scritto chiaramente al comma 7 dell’art. 1; è possibile invece utilizzare l’avanzo di amministrazione del 2014, pari ad oltre 50 milioni, che saranno estremamente utili». «Per quanto riguarda infine gli interessi moratori – ha concluso Zedda – appare opportuno lavorare con maggiore decisione sulle azioni destinate al recupero delle risorse che spettano alla Regione, per evitare di sostenere la spesa di maggiori interessi: questo è uno dei punti centrali di quella lotta alla burocrazia cui tutti siamo chiamati».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha espresso un giudizio di assoluta perplessità sull’articolo che, a suo avviso, «è una fiera dell’ovvio con una impostazione non keynesiana ma lapalissiana, nel quadro complessivo di una manovra che appare inficiata da una evidente incoerenza fra il suo contenuto ed il programma di governo del presidente Pigliaru».

Il consigliere Paolo Truzzu, del gruppo Sardegna-Fdi, ha sottolineato che «l’integrazione fra fondi comunitari e regionali c’è sempre stata, casomai la novità consisterebbe nel dare la precedenza ai fondi comunitari, ma da questo punto di vista l’esperienza ci dice che non c’è mai stata nella Regione una spesa selettiva e attenta alla qualità, capace di spendere risorse che davvero producono valore per la Sardegna: anzi, non ci sono nemmeno i dati per fare una valutazione compiuta». «Si segnalano piuttosto – ha lamentato Truzzu – i soliti ritardi, ad esempio sulla formazione, che potrebbero quanto meno dare una opportunità ai giovani sardi e, a questo proposito, proprio la relazione della finanziaria dedicata ai giovani di fatto alza le mani rispetto ad una realtà allarmante che ha colpito una intera generazione, facendosi scudo della struttura ed appiattendosi sul programma Garanzia-giovani».

Oscar Cherchi (FI) ha espresso forti perplessità su alcune disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge finanziaria. Secondo il consigliere azzurro «le schede di misura saranno difficili da attuare per come sono state programmate. Le risorse stanziate in quota di cofinanziamento devono infatti trovare certezza di spendita. La Giunta per raggiungere gli obiettivi del 2014 è ricorsa a un escamotage:  alcuni fondi della programmazione 2007- 2013 sono stati  destinati alla programmazione 2014-2020».

Giudizio negativo anche sul comma 6 dell’art. 1 («Le risorse devono essere utilizzate nei tempi stabiliti, altrimenti devono essere restituite») e sui commi 8 e 9 collegati alla tabelle: «Mancano le autorizzazioni di spesa. Serve capire quali saranno davvero le spese consentite. Questa finanziaria – ha concluso Cherchi – non porta da nessuna parte».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ricordando l’antica arte dei poeti improvvisatori della Sardegna, ha paragonato l’articolo 1 a un’isterrida (prima parte del componimento poetico ndr). «Va bene la trattazione – ha detto Dedoni – sembra di intravedere una speranza di rinascita per la Sardegna. Poi però ci accorgiamo che questa finanziaria non sviluppa il tema, manca dunque la parte più importante del componimento».

Secondo Dedoni, la manovra 2015 non individua le priorità né le risorse  per poterle centrare. Per questo, secondo l’esponente della minoranza, occorre trovare soluzioni adeguate per rilanciare l’economia sarda. Dedoni ha infine lanciato un segnale di disponibilità alla maggioranza: «Siamo pronti a collaborare se si decide di migliorare il documento nell’esclusivo interesse del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Il consigliere d’opposizione ha segnalato  un uso distorto dei fondi strutturali «Questi dovrebbero avere una funzione compensativa per rimediare al gap infrastrutturale dell’Isola, di solito vanno ad aggiungersi al bilancio ordinario e non devono essere invece utilizzate per sanarlo».

Critiche anche sul secondo comma dell’art. 1: «Non si può attribuire all’assessore alla programmazione la discrezionalità di ripartire le risorse provenienti dalla Ue – ha sottolineato Pittalis – in caso contrario si tratterebbe di un esautoramento delle potestà del Consiglio, la ripartizione delle risorse europee deve passare in Aula». Dubbi, infine, sul comma 13 (pagamento delle tariffe fitosanitarie) che affida alla Giunta la possibilità di stabilire altre tariffe per la copertura di spese supplementari. «Non si possono determinare altre tariffe che coprano spese connesse ai controlli – ha concluso Pittalis – le competenze in materia di tasse sono previste per legge e non possono essere decise con delibera della Giunta. Questa disposizione è censurabile nel metodo e nel merito. E’ l’ennesimo tentativo di risolvere un problema con nuovi balzelli». 

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha ribadito la scelta per la cosiddetta “programmazione unitaria” ma ha affermato che i fondi comunitari non vanno intesi come sostitutivi delle risorse regionali. Il delegato al Bilancio dell’esecutivo Pigliaru ha replicato ai rilievi emersi nel corso del dibattito dai banchi della minoranza in ordine al comma 2 dell’articolo ed ha spiegato che si tratta della possibilità di suddividere il cofinanziamento dell’Ue ma che, una volta completato l’iter di approvazione dei piani Por si procederà con decreto nelle suddivisioni delle diverse linee di azione. «Si tratta quindi – ha dichiarato Paci – di un semplice aspetto contabile». L’assessore ha inoltre escluso, in riferimento ai rilievi mossi al comma 13, qualunque tentativo di acquisizioni di ulteriori competenze da parte della Giunta ed ha concluso il suo intervento dichiarando “apertura al dialogo e al confronto con le forze dell’opposizione”. «Come è stato già dimostrato in sede di esame in commissione – ha proseguito Paci – sono certo che potremo migliorare la Manovra con il contributo dell’intero Consiglio».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali all’articolo 1 e sono stati respinti con votazione a scrutinio elettronico gli emendamenti 362=469=607. Successivamente non sono stati approvati gli emendamenti 147=151=676, soppressivi parziali comma 1, articolo 1. Non approvati anche gli emendamenti 146=152=470=678, soppressivi parziali comma 2, articolo 1. Con successive votazioni non sono stati approvati gli emendamenti soppressivi parziali al comma 3, articolo 1 (153=680) ed anche gli emendamenti 154=786, soppressivi parziali comma 4, articolo1. Non approvati i soppressivi parziali, comma 5 articolo 1 (155=787) e i soppressivi parziali, comma 6 articolo 1 (156=472=788).  Non approvati gli emendamenti 159=789 (soppressivo parziale comma 7 articolo1); il 157, 158; 160=474=790 (soppressivo parziale comma 8 articolo 1); 161=791 (soppressivo parziale comma 9 articolo 1); 162=792 (soppressivo parziale comma 10 articolo 1); 163=793 (soppressivo parziale comma 11 articolo 1), 164=794 (soppressivo parziale comma 12 articolo1).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la votazione per parti del dell’articolo 1. L’Aula, prima di procedere non ha approvato (23 sì e 34 no) l’emendamento 65, uguale al 795. Con due successive votazioni per parti, quindi, l’articolo 1 è stato approvato così come formulato nel testo esitato dalla commissione. Tra la prima e la seconda votazione l’assessore della Programmazione è intervenuto per rassicurare ulteriormente gli esponenti della minoranza che quanto disposto nel comma 13 si riferisce soltanto alle eventuali tariffe per spese supplementari connesse ai controlli.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 106 presentato dal consigliere Pd, Piero Comandini. Il presentatore ha dichiarato di accogliere l’invito al ritiro formulato dal relatore Sabatini e dalla Giunta. Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato di fare proprio l’emendamento 106. Analoga dichiarazione è stata formulata dal consigliere di Fi, Alessandra Zedda e dal capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu.

Nel dibattito è intervenuto anche l’assessore Paci che in riferimento al contenuto dell’emendamento ha dichiarato che alla Giunta sta a cuore il tema del teatro Lirico di Cagliari  («è la maggiore istituzione culturale dell’Isola») ma che è preferibile approfondire la materia e attendere l’approvazione del bilancio del Lirico e la relazione dei revisori dei conti prima di favorire l’intervento della Regione». L’assessore della Programmazione ha quindi ribadito l’invito al ritiro ed ha assunto l’impegno di definire il sostegno al Lirico in sede di assestamento di bilancio. Ritiro confermato dal capogruppo Pd, Pietro Cocco mentre la consigliera, Alessandra Zedda, ha insistito sull’urgenza di procedere con l’approvazione. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato la non partecipazione al voto dei consiglieri del gruppo sardista. Posto in votazione l’emendamento 106 non è stato approvato con 29 contrari e 21 favorevoli.

Il presidente Ganau ha comunicato il ritiro dell’emendamento 542 ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo e gli emendamenti all’articolo 2.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 2 (armonizzazione dei sistemi contabili) e sugli emendamenti. Il presidente della Terza commissione, Franco Sabatini, e l’assessore Paci hanno dato parere negativo su tutti gli emendamenti presentati. Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda che ha messo in evidenza l’importanza di questo articolo, il fatto che l’applicazione del Decreto legislativo 118 sia molto faticosa e le ricadute che potrebbe avere sulla capacità di spesa della Regione. Non avendo altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e messo in votazione gli emendamenti, tutti respinti, e il testo dell’articolo che è stato approvato con 28 voti favorevoli e 24 contrari.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 3 (Disposizioni in materia di entrate – IRAP) e sugli emendamenti. La Commissione e la Giunta hanno espresso parere negativo su tutti tranne sul 121 in cui c’è stato l’invito al ritiro.

Il primo consigliere a prendere la parola è stata Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha ricordato che l’iniziativa della scorsa Giunta e maggioranza di ridurre l’Irap del 70 per cento “forse non ha creato posti di lavoro ma ha aiutato a non far licenziare”. Zedda è stata molto critica sulla decisione della Giunta Pigliaru di portare lo sconto Irap dal 70 al 30 per cento in un periodo ancora di crisi profonda. Zedda si è augurata che questa decisione non porti risultati negativi a tutte quelle imprese che avevano iniziato a respirare con la riduzione Irap del 70 per cento. «State cambiando le regole del gioco in corsa». Per Luigi Crisponi (Riformatori sardi) “è imbarazzante vedere uno sconto al contrario al mondo alle imprese”. Crisponi ha ricordato che la crisi arriva ormai dal lontano 2008, 7 anni in cui le imprese sarde di tutti i comparti stanno soffrendo. Per l’esponente dell’opposizione la percentuale scelta dall’attuale Giunta affosserà le imprese in un periodo in cui l’unico indicatore economico in rialzo è quello della disoccupazione. Crisponi si è anche detto contrario ad affrontare in questo momento la proposta di una tassa di soggiorno.  

Il vice presidente Antonello Peru ha poi dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi), il quale si è detto d’accordo con il collega di partito sulla tassa di soggiorno. «Questo articolo – ha detto –  presenta una inversione di tendenza rispetto alla scorsa legislatura, che decise di intervenire a sostegno delle imprese, con un autentico sostegno all’economia». Si tratta di strumenti, ha proseguito, che sono efficaci se c’è continuità, come è avvenuto con il Piano casa. «Credo che questa decisione avrà ricadute terribili sul mondo produttivo sardo». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, «il tema dell’Irap assume una grande valenza politica, visto che, nella scorsa legislatura, era stato fatto un passo importante, non senza  sacrificio, per dare respiro al mondo delle imprese». Anche Locci si è detto contrario alla tassa di soggiorno. «Avremmo voluto – ha concluso – vedere in questa manovra un passo più coraggioso».

Per Marco Tedde (FI) questa Finanziaria presenta un enorme contraddizione: da un lato punta a una crescita dell’economia isolana e dall’altro dà meno sostegno alle imprese. Il consigliere ha evidenziato la scarsa attenzione di questa manovra alle imprese, come ha “affermato la stessa Quinta commissione”. Critico anche sul fatto che non sia stato ancora approvato il Piano Casa e che si sia creato così un blocco nella filiera dell’edilizia. «E’ stato un errore non prorogare il Piano casa come vi avevamo proposto, così come la cancellazione della riduzione Irap voluta dalla Giunta Cappellacci».

Il consigliere Oscar Cherchi di Forza Italia ha sottolineato negativamente «il grande passo indietro compiuto in materia di riduzione fiscale per le imprese anche perché i motivi per cui fu introdotto allora non sono certo venuti meno; anzi, a causa di certe singolari dinamiche, il centrodestra che taglia le tasse ha perduto le elezioni mentre il centrosinistra le ha vinte e poi aumenta le tasse escludendo inoltre dal beneficio tutte le società oggetto di processi di fusione, riorganizzazione o trasferimento attribuendolo solo alle nuove imprese». E’ una politica, ha concluso Cherchi, «che provocherà danni gravissimi al nostro sistema produttivo già colpito da una crisi da cui ancora non riesce ad uscire».

Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, si è soffermato su quello che ha definito il cuore della Finanziaria, «il contesto che più di altri indica l’indirizzo che l’esecutivo ha voluto imprimere alla manovra». «L’Irap – ha ricordato – è a detta di tutti la tassa più odiosa e, proprio per questo, quella su cui occorre agire più in profondità per invertire una tendenza; fu quindi molto apprezzabile lo sforzo di tutte le parti politiche nella precedente legislatura, uno sforzo che però adesso bisognava consolidare e proseguire». La Sardegna ha bisogno di una manovra Keynesiana? Secondo Tunis la risposta è negativa: «In questo momento storico non sembra la più adatta, casomai l’indebitamento doveva essere accompagnato da una politica forte di sostegno alle imprese per raggiungere un nuovo equilibrio ma così è evidente che la bilancia pende solo da una parte nel momento in cui, sia pure in modo debolissimo, il sistema potrebbe ripartire». «Questo provvedimento – ha concluso Tunis – sarà una punizione inaccettabile per le aziende che cercano con grande fatica di adattarsi alle nuove condizioni del mercato, abbiamo perso una occasione per dimostrare di saper cambiare idea, quando occorre, per il bene comune».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha chiesto in apertura notizie sull’esclusione della Sardegna dal piano Junker  e sulle motivazioni che hanno portato al raddoppio del cavo sottomarino Sardegna-Corsica. «Si tratta di problemi – ha aggiunto – sui quali occorre sapere se la Giunta condivide queste ipotesi e c’è stata una interlocuzione con il Governo centrale». Passando all’esame dell’art. 3, Truzzu ha parlato di «un antipasto che la Giunta propone alle imprese con la Finanziaria e non è un antipasto gradevole perché si torna indietro, punendo i pochi che ancora riescono a dare occupazione. Si sceglie una strada che non aiuterà gli investimenti né tantomeno l’occupazione». «Oggi – ha concluso Truzzu – essere o mostrarsi nemici delle imprese significa essere nemici del lavoro».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha riconosciuto che l’argomento è fortemente divisivo e che «per un intervento come quello dell’anno scorso servivano risorse di cui la Regione ora non dispone». «Bisogna però riconoscere – ha affermato – che l’aliquota ordinaria Irap della Sardegna è la più bassa d’Italia e che l’imposta per le nuove imprese viene cancellata per 5 anni; del resto fu il centrosinistra, nella precedente legislatura, a impegnarsi a fondo per abbattere l’Irap». La strada, piuttosto, «è quella di trovare un volume di entrate sempre maggiore ed è apprezzabile, sotto questo profilo, l’intervento sulle zone franche doganali».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ricordato che, da più parti, «l’Irap è sempre stata definita l’imposta più antipatica per l’impresa; potremmo anche preoccuparcene poco data la povertà del nostro tessuto aziendale ma, al di là delle battute, è quasi una provocazione aumentare l’Irap in questo momento». «Dovremmo invece – ha esortato Rubiu – dare speranza, tendere una mano, mandare segnali in grado di creare lavoro, ma il metodo per raggiungere certi obiettivi non è questo ed anche l’assessore all’industria dovrebbe essere particolarmente sensibile a questa problematica, convincendosi che è un provvedimento da rivedere a tutti i costi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha espresso apprezzamento per il collega Arbau che, in qualche modo, «è stato l’unico della maggioranza e metterci la faccia difendendo un provvedimento indifendibile, introdotto ora da chi nel Pd, durante la passata legislatura, definiva l’Irap una imposta malefica ed assurda e propagandava la riduzione come un grande risultato politico da spendere anche nelle elezioni amministrative della primavera del 2014». Qui la questione, ha detto, «è tutta politica, vi siete rimangiati tutto, avete cancellato un provvedimento che avevate fortemente voluto e condiviso». Non ci si può non rendere conto, ha proseguito, «della sofferenza del sistema delle imprese facendo una operazione completamente sbagliata ma, badate, non pensiamo di chiedere il voto segreto perché vogliamo invece che tutti si assumano le loro responsabilità e che i Sardi vedano con chiarezza le scelte del centro sinistra». «In questa finanziaria – ha concluso Pittalis – c’è un mutuo di 700 milioni spalmato su tutto ma è stato dimenticato il sostegno alle imprese; come al solito si sta utilizzando la leva fiscale nel modo sbagliato e nel momento sbagliato».

Il vicepresidente Peru però ha quindi dato la parola all’assessore Paci per la replica. L’esponente della Giunta ha difeso il provvedimento ribadendo che l’Irap della Sardegna è la più bassa in Italia. «Abbiamo fatto il possibile – ha detto Paci – se a questo aggiungiamo l’azzeramento per 5 anni della tassa per le nuove imprese e la detrazione dall’imponibile del costo del lavoro per tutti i lavoratori a tempo indeterminato, la riduzione media è del 30%»

L’assessore ha poi ricordato che non c’è nessun atteggiamento ostile nel confronti degli imprenditori. «Alcune parti della società accusano questa Giunta di essere troppo vicina alle imprese. Noi cerchiamo di mantenere un equilibrio, in un sistema di mercato il lavoro lo creano le attività produttive, siamo vicini a loro, faremo di tutto per introdurre incentivi, semplificare le norme e favorire la crescita».

Il presidente Ganau ha messo in discussione gli emendamenti.

Il primo a prendere la parola è stato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatin che ha voluto evidenziare il cambiamento di scenario che ha determinato una modifica delle previsione sulla Irap. «Mi sono battuto per la riduzione del 70% dell’Irap – ha detto Sabatini – bisogna però ricordare che la norma nacque quando angora vigeva il Patto di stabilità. Allora era inutile incamerare risorse che non potevano essere spese. Oggi il quadro è cambiato, vogliamo utilizzare quelle risorse per finanziare opere pubbliche, sbloccando quelle ferme».

Paolo Truzzu (FI), replicando a Sabatini, ha sostenuto che non tutte le opere sono state sbloccate. «Alcune sì, altre no, ha detto Truzzu, con artifizi amministrativi avete fatto miracoli in alcune zone della Sardegna». Il consigliere di minoranza ha poi rinnovato la domanda alla Giunta sul cavo Sardegna-Corsica: «E’ un’opera strategica o non serve a nulla?» 

Oscar Cherchi (FI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento per la soppressione dell’art.3. «Come fa Paci – ha chiesto Cherchi – a sostenere una norma che rappresenta un nuovo balzello per le imprese?».

Giudizio negativo anche da Angelo Carta (Psd’Az). «Forse ha ragione Renzi, le Regioni sono da eliminare. Che senso ha tenere in piedi una regione come la nostra che ha la possibilità di ridurre le tasse e non lo fa?».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rispondendo al collega Sabatini, ha ricordato che l’abolizione dell’Irap si fece attingendo dal fondo sanitario con l’intesa di fare una manovra di assestamento per recuperare le risorse. «Oggi ci sono le stesse condizioni – ha affermato Pittalis – non serve invocare scuse, bisogna avere coraggio».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invece chiesto coerenza alla minoranza invitando l’opposizione a ritirare l’emendamento soppressivo. «Ragioniamo sulla sostanza delle cose – ha detto Arbau – in questo momento non possiamo permetterci di più».

Luigi Crisponi, annunciando il suo voto favorevole all’emendamento, ha criticato gli annunci della Giunta. «Si dice di voler rilanciare l’economia ma non è cosi, la base imponibile dell’Irap incide anche sul rosso, stiamo mettendo le imprese nelle condizioni di chiedere il fallimento. Impensabile proseguire con questa strategia, fate un passo indietro e ascoltate i nostri suggerimenti».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci ha invece parlato delle difficoltà degli imprenditori sardi. «Il signor Antonio, imprenditore che opera nel cagliaritano, avrebbe il piacere di conoscere l’assessore Paci. Quando ha saputo che pagherà circa 6000 euro in più rispetto all’anno scorso si è lamentato. Ho cercato di spiegargli che l’Irap in Sardegna è la più bassa d’Italia, lui però non ha capito».

Rivolgendosi ad Arbau, Cappellacci ha chiarito che l’emendamento presentato voleva spronare la maggioranza a tornare sui suoi passi e a riproporre l’abbattimento del 70% dell’Irap. «Anziché aumentare la tasse – ha concluso Cappellacci – si doveva intervenire per intercettare il piano Juncker che avrebbero consentito, visti i ritardi infrastrutturali, di utilizzare importanti risposte. Serviva presentare uno studio che in passato era stato affidato al Crenos».

Stefano Tunis (Forza Itali) si detto disponibile a un “patteggiamento” con la maggioranza. «Votate la nostra proposta senza mettere le mani nelle tasche dei sardi».

Pietro Cocco, capogruppo del PD, ha contestato l’intervento dell’ex presidente della Regione Cappellacci. «Sembra che tutti i sardi non aspettino altro di rivederlo alla presidenza della Giunta – ha detto Cocco – ma non è così. L’Irap fu fatta consapevoli del fatto che fosse una misura una tantum. I numeri che abbiamo dicono una cosa diversa della Sardegna: bisogna rilanciare l’economia e pensare al risparmio. I colleghi di opposizione sanno benissimo che ripetere l’Irap dello scorso anno non è possibile».

Per Michele Cossa (Riformatori sardi) «non ha senso parlare di una tantum. Queste misure, per essere efficaci, devono essere strutturali, altrimenti non servono a nulla. La verità è un’altra: c’è un’impostazione diversa di questa maggioranza rispetto al mondo produttivo. Si vogliono replicare logiche assistenziali».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi, sostitutivi totali e parziali, che sono stati respinti dall’Aula. Si è quindi passati alla votazione del testo dell’art.3 che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Ganau ha messo in discussione l’emendamento aggiuntivo 121 presentato da alcuni gruppi di maggioranza. Anna Maria Busia, primo firmatario, ne ha però annunciato il ritiro.

Busia ha poi contestato chi l’accusava di poca serietà nell’aver presentato un emendamento per l-introduzione di una tassa di soggiorno. «Si tratta della stessa proposta fatta dall’ex assessore al turismo Luigi Crisponi che oggi mi critica».

Michele Cossa e Luigi Crisponi hanno replicato alla Busia chiarendo di essere d’accordo con la sua proposta ma di ritenere più utile un approfondimento della questione in Commissione».

Il presidente Ganau ha chiuso la seduta e aggiornato i lavori a questa mattina, alle 10.00.

Consiglio regionale 42 copia

E’ iniziata questa mattina, in Consiglio regionale, la discussione generale sulla Finanziaria 2015.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 170/S/A – Giunta Regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015). Avviando la discussione generale del provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ringraziato in apertura i componenti della commissione, compresi quelli di minoranza, per il lavoro svolto, e l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, «per un lavoro che è stato sempre orientato alla soluzione concreta dei problemi». La legge finanziaria, ha sostenuto Sabatini, «è sempre la conseguenza di un programma di governo e nello stesso tempo il frutto di una lettura attenta della realtà economica; contiene quindi due punti cardine: sviluppo e crescita e attenzione alle fasce più deboli della società sarda». Sul primo punto, ha osservato il consigliere, «sono stati sbloccati i progetti di importantissime opere bloccate, da Anas ad Abbanoa, da Area, agli enti ed agenzie della Regione, da Iscola agli Enti locali: ora alcuni indicatori danno segnali di ripresa ed entro quest’anno siamo convinti che la ripresa arriverà anche perché, con il mutuo 700 milioni si è avviato finalmente un vero programma infrastrutturale in tanti settori che rappresentano il vero gap della Sardegna».

Soffermandosi successivamente sugli interventi di contrasto alla povertà, Sabatini ha messo l’accento sull’importanza della «conferma di fondi per autosufficienza, non per rispondere a Salvatore Usala, ma per impostare una politica di attenzione all’impiego delle risorse con più attenzione, più giustizia e più equità, in grado di toccare anche settori finora rimasti fuori dall’intervento della Regione, dal sostegno agli inquilini morosi, al banco alimentare, all’associazionismo».

Il meccanismo delle leggi finanziarie, secondo Sabatini, va tuttavia profondamente rinnovato per renderlo più efficace, «perseguendo una forte azione riformatrice; la spesa sanitaria ormai non è più sostenibile e la riforma va completata in tempi rapidi, è necessario anche intervenire su una burocrazia disarmante e sempre più lontana dalla società, su società controllate e gestioni commissariali rinnovate ogni anno, su enti agricoli che costano più del valore aggiunto del comparto agricolo».

Da un contesto così complesso, ha proseguito il relatore della finanziaria, «emergono due sfide di cui la prima riguarda la vertenza entrate, che va rilanciata con  l’applicazione di articolo 8 dello Statuto;  lo Stato, in altre parole, deve onorare per intero il suo debito nei confronti della Sardegna e la Regione, da parte sua, deve spendere molto meglio i fondi comunitari». Sul rapporto fra Regione ed Enti locali, Sabatini «ha assicurato un forte incremento di efficienza dalla nuova dimensione del Fondo unico e dal confronto che la Giunta svilupperà sui territori per individuare le opere strategiche da realizzare. Regione e Comuni giocano la stessa partita e potranno giocarla meglio per far ripartire la Sardegna se la Regione si farà carico della finanza locale, per rendere i Comuni più liberi dai vincoli». Sabatini ha infine espresso un giudizio positivo sulla manovra 2015, che a suo avviso costituisce un deciso passo in avanti per il rilancio della nostra Regione.

Per la relazione di minoranza ha quindi preso la parola Alessandra Zedda (Forza Italia) che ha subito sottolineato la inadeguatezza delle politiche economiche  messe in campo dalla Regione per contrastare la crisi e finanziare la crescita.

«La manovra 2015 – ha detto Zedda – è condizionata pesantemente dalla mancata risoluzione della vertenza entrate. Le casse regionali continuano ad essere depauperate a causa di restrittive interpretazioni unilaterali delle disposizioni statutarie e svantaggiosi meccanismi di calcolo adottati dall’amministrazione statale».

La relatrice di minoranza ha denunciato il mancato adeguamento dei vincoli di spesa stabiliti dal Patto di stabilità nonostante l’accordo sulle compartecipazioni erariali sfociato nella modifica dell’art. 8 dello Statuto e nonostante i pronunciamenti della Corte Costituzionale. «Di fronte a un Governo inadempiente avete deciso di sottoscrive nel luglio scorso un accordo capestro e di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato – ha attaccato Zedda – il risultato non ha portato nessun beneficio all’Isola. Su 900 milioni ne sono stati trasferiti alla Regione solo 300».

Zedda, da ex assessore alla Programmazione della Giunta Cappellacci, ha poi rivendicato la correttezza delle manovre predisposte negli anni scorsi sotto la sua diretta responsabilità: «Abbiamo rispettato il Patto di stabilità e iscritto a bilancio entrate certe. Mi chiedo se riuscirete a fare lo stesso».

Nel suo intervento, Zedda ha poi stigmatizzato la mancata applicazione della legge n.2 del 2013 “che non ha permesso ai Comuni di ricevere per intero le risorse del Fondo unico degli enti locali provocando, allo stesso tempo, un aumento dei debiti verso le imprese e le famiglie”

L’esponente della minoranza ha poi contestato l’atteggiamento di Giunta e maggioranza “insensibili ai suggerimenti e alle segnalazioni dell’opposizione” sulla necessità di interventi per il sociale, il sistema produttivo, il lavoro, gli alluvionati e i servizi più importanti degli enti locali.

Zedda si è poi soffermata sulla decisione della Giunta di ridurre l’Irap al 25%. «Si tratta di un’elemosina, questa Giunta avrebbe invece dovuto confermare la riduzione del 70% dell’imposta sulle attività produttive come deliberato dalla precedente Giunta regionale». 

L’ex assessore al bilancio ha poi stigmatizzato la scelta dell’esecutivo Pigliaru di contrarre un muto da 700 milioni di euro per le infrastrutture. «Perché indebitarci e non pretendere invece i soldi che lo Stato ci deve – ha chiesto Zedda – come faremo una volta utilizzati i soldi del mutuo a finanziare i servizi e le politiche di sviluppo?»

Non sono mancate, infine, critiche sul mancato avvio del progetto San Raffaele (“ancora al palo nonostante gli annunci”) sui ritardi della riforma della Regione, sul dimensionamento scolastico e sulla cancellazione del Piano Casa.

Zedda, al termine del suo intervento, ha auspicato un cambio di atteggiamento da parte della maggioranza dichiarando la disponibilità dell’opposizione a ragionare su azioni comuni che vadano incontro agli interessi dei sardi.

Il consigliere di Sinistra Sarda, Fabrizio Anedda, non ha nascosto sottolineature critiche verso la Manovra 2015 ed ha rimarcato come il documento all’esame dell’Aula “ripropone uno schema identico a quello degli ultimi decenni”. Il capogruppo del “Misto” ha parlato di bilancio ingessato dalla spesa obbligatoria (oltre 5 miliardi e mezzo di euro) ed ha lamentato la scarsità di risorse destinate allo sviluppo e al lavoro, i cui fondi sono individuati per la grande parte nei fondi comunitari e nell’accensione del mutuo per le infrastrutture. A questo proposito il consigliere della maggioranza ha ricordato le difficoltà nella spendita delle risorse europee e si è detto “scettico” riguardo alla decisione della Giunta di sostenere lo sviluppo attraverso l’impiego delle risorse Ue.

Anedda ha quindi invocato “scelte coraggiose” da parte della Giunta ed ha invitato l’esecutivo a concentrare le risorse in pochi e qualificanti interventi in grado di rilanciare la produzione e l’impresa. «Le imprese sono al collasso», ha ammonito l’esponente della Sinistra ed è necessario mettere in campo una serie di azioni per garantirne sviluppo e crescita. Fabrizio Anedda ha quindi auspicato la rapida istituzione dei sei punti franchi in Sardegna ed ha chiesto che sia dia corpo ad una “politica del credito e non già del microcredito”.

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris (“Sardegna”) ha definito la Manovra “inadeguata e insufficiente” nei confronti dello Stato e verso “l’interno”. Riguardo al rapporto con lo Stato, il già presidente della Giunta, ha parlato di “un passo indietro” rispetto al governo sul tema delle entrate ed ha affermato che l’attuale posizione dell’esecutivo regionale è più arretrata di quella a suo tempo assunta con la Giunta Soru ed anche con la Giunta Palomba. «Con l’accordo sulle entrate dello scorso luglio – ha dichiarato Floris – la Giunta Pigliaru si è accontentata di un piatto di lenticchie». “Un accordo al ribasso” ha insistito il leader Uds che ha ricordato la battaglia della minoranza sulle accise e perché i tributi propri della Regione siano versati alla tesoreria regionale.

Floris ha quindi riaffermato la necessità di rivisitare lo Statuto ma soprattutto l’urgenza di pretendere tutte le norme di attuazione contenute nello Statuto speciale ed a questo proposito ha sottolineato l’inadeguatezza dell’operato della giunta e della commissione paritetica Stato-Regione.

«Dobbiamo difendere con i denti la nostra Autonomia e non ci piace l’accondiscendenza della Giunta al Governo sulle riforme e su tutto il resto», ha dichiarato il consigliere della minoranza, che ha ricordato le modifiche costituzionali promosse dall’esecutivo Renzi che vanno nel verso di un accentramento dei poteri dalla Regione verso lo Stato e dagli Enti Locali verso la Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base). «Questa non è una Finanziaria di rinvio, ma di passaggio perché ha due case importanti da definire: la riforma della sanità e degli enti locali, fondamentali per lo sviluppo del progetto di questa maggioranza». È una Finanziaria ambiziosa, ha continuato, che affronta alcune importanti questioni. Sull’Irap, Arbau ha detto che non è stato possibile fare di più, ma che le aziende sarde pagheranno l’Irap più bassa di tutta Italia, eccetto il caso del Trentino Alto Adige, oltre allo sgravio totale previsto per 5 anni per le nuove imprese. Una Finanziaria, ha spiegato l’esponente della maggioranza, che sta tracciando la strada da seguire per la spesa dei fondi europei, che affronta i problemi del settore turistico e dell’industria. Una Finanziaria attenta al sociale. Per Arbau la contrazione del mutuo è stata assolutamente necessaria per mettere in circolazione risorse.

Il capogruppo di Sardegna Vera ha poi proposto di allargare la zona franca all’area di Sarroch, comprendendo la Saras, e di sfruttare l’occasione del pareggio di bilancio per far capire al governo che la Sardegna è in grado di autogovernarsi.

Arbau ha poi concluso dicendo che la maggioranza esiste, nella sua diversità, soltanto perché il presidente è Francesco Pigliaru: «Senza di te non siamo maggioranza».

Il presidente ha dato poi la parola al consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, il quale si è detto dispiaciuto per il fatto che la sua Commissione (Sanità) non abbia potuto esprimere il parere sulla Finanziaria per una mancata sintonia tra la Commissione e l’assessore Arru.

Tocco ha evidenziato le criticità che permangono nella nostra Regione tra cui i trasporti viari, la gravissima crisi economica, la disoccupazione dilagante e la dispersione scolastica. Tocco ha ricordato anche il fatto che non viene fatta valere la condizione di insularità e dei relativi maggiori oneri derivanti dai collegamenti aerei e marittimi. Si tratta secondo il consigliere di una legge finanziaria che manca di un respiro strategico. Non si parla più di zona franca e di valorizzazione dei nostri giovani che stanno andando via dalla Sardegna. «Non vogliamo certo il blocco della Finanziaria», ha affermato, chiedendo alla Giunta di presentare però un disegno strategico, concordato con i sindacati e le associazioni, per il rilancio della Sardegna, facendo valere la specialità dell’Isola.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la finanziaria insufficiente e lo sarebbe stata in ogni caso, ha precisato, in presenza di una crisi così vasta e profonda. Detto questo, Ruggeri ha invitato tutti a una riflessione su quanto la finanziaria sia adatta ad aiutare la ripresa dello sviluppo in Sardegna attraverso una serie di strumenti che mettono assieme rigore, innovazione, responsabilità. Sulla vertenza entrate Ruggeri ha riconosciuto che l’accordo stipulato nel luglio scorso «non è risolutivo ma mette un punto fermo in una cornice di fattibilità anche se il lavoro non è concluso; anzi, va riconosciuto sotto questo profilo il merito della Giunta Soru, cosa che l’opposizione si ostina a non fare commettendo un grave errore». Da una parte, quindi, c’è l’esigenza secondo Ruggeri, «di definire la vertenza entrate ma, dall’altra, è urgente recuperare una forte capacità della Regione di spendere meglio a cominciare dai fondi europei, un traguardo che si può raggiungere accelerando la spesa e riducendola dove serve come nella sanità dove forse sono stati tracciati obiettivi molto ambiziosi, ferma restando l’importanza di indicare come si può invertire la tendenza». Sullo sfondo, ha aggiunto il consigliere, «resta il grande compito di riformare nel profondo l’organizzazione burocratica della Regione perché può dare un grande contributo al miglioramento dell’efficacia della spesa che presenta indubbiamente un anche un problema di qualità». Ruggeri ha poi auspicato scelte molto chiare anche in materia di welfare, nel cui ambito «non si può mantenere un volume così alto di spesa con molti tratti autoreferenziali e storici, perché il sostegno al bisogno va condiviso ma non più a prescindere dalle condizioni di reddito o, spesso, all’ombra di un mondo associativo non sempre disinteressato». Dobbiamo in definitiva essere capaci di avere uno sguardo lungo, ha concluso Ruggeri: «Soru dice queste e altre cose non perché non ha fiducia nella Giunta ma perché avverte una grandissima responsabilità per la crisi durissima che la Sardegna sta vivendo».

Il consigliere Ignazio Locci, di Forza Italia, ha invitato il collega Ruggeri all’ottimismo. «Quella della danza della Finanziaria – ha detto – è una simpatica metafora della stampa ma, ad un anno di distanza, è arrivato il momento di rimettere in marcia la Sardegna e, da questa Finanziaria, non si riesce a vedere come, anche se qualcuno dirà che la colpa è di chi ha governato prima usando un argomento troppo facile e comodo». Quale idea di Sardegna esprime questa Finanziaria? Si è chiesto Locci, evidenziando la ripetizione  di analisi che tutti sanno e dicono, «mentre in realtà non c’è stato nemmeno il fisiologico rimbalzo del cambio di governo nell’ultimo trimestre dell’anno precedente». Ogni idea, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «si scontra con tempi del tutto incompatibili con le esigenze della società come hanno detto anche i Sindaci, bisogna invece lottare contro la burocrazia e spingere in direzione della semplificazione, dichiarando guerra a quei centri di potere che frenano lo sviluppo della Sardegna». Nel merito, Locci ha messo l’accento sul raddoppio del fondo contro le povertà estreme che, a suo avviso, «non è un bel segnale perché non sono politiche di sviluppo e comunque lasciano fuori politiche attive su istruzione e prima infanzia». E’necessario inoltre, secondo Locci, «aggredire il mostro della spesa sanitaria che ha ampiamente superato la metà della spesa regionale, ma bisogna fare sul serio introducendo sia i costi standard che criteri più stringenti di programmazione». Dopo aver espresso forti critiche sui tagli al settore archeologico «perché rischia di essere un salasso insopportabile senza che si indichi una prospettiva», Locci ha auspicato un dibattito «che serva anche a trovare momenti di sintesi e ad individuare scelte che servano davvero alla comunità sarda, fermo restano il nostro giudizio critico su questa Finanziaria».

Pier Mario Manca (Partito dei sardi) ha rivendicato la novità dell’impostazione data dalla Giunta alla manovra finanziaria. «La crisi devastante che ha colpito l’Isola, con la disoccupazione che ormai supera il 18 per cento, dipende anche dalle scelte sbagliate di chi ha governato la Sardegna negli anni scorsi. In questo bilancio si fanno scelte diverse, forse discutibili, ma è chiaro che si vuole puntare sullo sviluppo e sulla crescita».

Manca ha poi segnalato le difficoltà a chiudere il bilancio 2015. «Sarebbe stato bello fare una rivoluzione ma ciò non è stato possibile – ha affermato Manca – partiamo da una realtà difficile, ci sono situazioni reali che ingessano il bilancio. L’anima vera di questa manovra finanziaria sta nei 700 milioni di mutuo destinati al lavoro e alle infrastrutture. Si fa una scelta di finanziare la crescita anziché mantenere la vecchia logica della distribuzione dei soldi a pioggia».

L’esponente sovranista ha poi rivolto un plauso alla Giunta per i risultasti ottenuti nella battaglia sulle entrate fiscali: «Una battaglia da portare avanti – ha detto Manca – dopo  il trasferimento dei primi 300 milioni occorre adesso insistere per costringere lo Stato a restituire alla Sardegna i soldi dovuti».

Pier Mario Manca ha infine indicato le due grandi riforme ancora da fare per risollevare le sorti dell’Isola: la razionalizzazione della spesa sanitaria e la riorganizzazione burocratica della Regione.

Di segno opposto, invece, il giudizio sulla manovra di Oscar Cherchi (Forza Italia). «La pesante crisi economica che ha investito la Sardegna è sotto gli occhi di tutti – ha riconosciuto Cherchi – le manifestazioni di protesta che si susseguono in tutta l’Isola sono la cartina di tornasole della grave situazione in cui ci troviamo. Per questo sarebbe servita una risposta più forte da parte della politica».

Cherchi ha ricordato all’Aula i dati allarmanti sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile, l’aumento delle nuove povertà, la crisi delle imprese. «Sta a noi dare un segnale per trasmettere sicurezza – ha detto il consigliere azzurro – è quello che aspettano fuori dal Palazzo».

Secondo l’esponente della minoranza «la legge finanziaria è fondata sulla filosofia dell’austerità, su una politica improntata sul rigore più severo, in forte contrasto con gli annunci fatti in campagna elettorale. Mi rendo conto delle difficoltà che avete incontrato nel predisporre il bilancio, va bene il risanamento del debito pubblico ma senza trascurare le esigenze del popolo sardo».

Cherchi, citando Macchiavelli, ha poi definito Pigliaru un “novello Principe” che impara ad essere cattivo per raggiungere il fine del risanamento delle casse pubbliche. «Il rischio però – ha ammonito – è di lasciare troppe vittime per strada, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione».

A conclusione del suo intervento, Oscar Cherchi è entrato nel merito di alcune disposizioni della finanziaria che, a suo giudizio, certificano  un fallimento totale della Giunta sulle politiche per l’industria, l’energia, i trasporti e l’agricoltura. «Il futuro dell’Isola – ha concluso il consigliere d’opposizione – passa dall’agricoltura: nell’ultimo anno non abbiamo visto risultati, l’Unione Europea ci ha rispedito indietro i Piano di Sviluppo, i lavoratori dei consorzi di Bonifica sono stati dimenticati e non c’è traccia della riforma delle agenzie agricole».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato in apertura del suo intervento la congiuntura economica negativa nella quale si inserisce la Manovra che “è dunque una Finanziaria figlia del tempo”. L’esponente della minoranza  ha quindi evidenziato la scarsità delle risorse e i tagli al bilancio ma ha anche sottolineato come la finanziaria debba descrivere un futuro in coerenza con le linee tracciate nel piano regionale di sviluppo.

Carta ha insistito sul tema della zona franca e ha rivolto critiche alla decisione della giunta di non prevedere alcuno stanziamento per dare attuazione al decreto legislativo che istituisce in Sardegna i sei punti franchi. Il sindaco di Dorgali ha quindi sinteticamente elencato alcuni punti chiave della manovra e si è soffermato sulle risorse destinate al sistema degli Enti locali. «Ai Comuni tagliate il fondo unico – ha dichiarato Carta – tagliate le accise Enel, ponete in capo al fondo unico il costo del personale delle comunità montane e così mutilate gli Enti Locali della Sardegna che si ritrovano senza strumenti per operare nei territori». Il rappresentate del Psd’Az ha quindi auspicato azioni per le zone interne, le aree protette ed anche per i rifiuti, i cui costi di smaltimento – a giudizio di Carta – rappresentano un’autentica emergenza. Il consigliere sardista ha quindi concluso il suo intervento con un riferimento ai danni delle alluvioni, illustrando la sua proposta di invertire gli importi, per il 2015, degli stanziamenti previsti per il ristoro dei danni subiti dai privati (un milione di euro) con quello destinato alla conservatoria delle coste (3 milioni di euro).

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha manifestato in premessa la volontà di “depurare” da polemiche e contrapposizioni le valutazioni sulla Manovra e sull’operato della Giunta. «Dobbiamo entrare nel merito e sulla qualità delle soluzioni proposte», ha spiegato l’esponente della minoranza, «ma affermo con rammarico che ci si aspettava molto di più dalla finanziaria del presidente Pigliaru». Tunis ha quindi approfondito i temi legati alle politiche del lavoro, denunciandone “il sostanziale abbandono” e una generale inadeguatezza. Il rappresentante di Forza Italia ha quindi raffrontato i “positivi risultati conseguiti nella passata legislatura” con “le datate soluzioni proposte dall’attuale maggioranza”. «Il mondo del lavoro è cambiato – ha insistito Tunis – e con esso sono cambiati i servizi per il lavoro».

Stefano Tunis ha proseguito offrendo la disponibilità della minoranza ad “aiutare” giunta e maggioranza a trovare soluzioni adeguate ed efficaci, invitando i colleghi “ad essere costruttivi rispetto alle sorti della Sardegna”. Il consigliere di Fi ha concluso con un riferimento polemico per il mancato finanziamento del programma “master and back”: «Nella scorsa legislatura vi stracciavate le vesti perché lo stanziamento previsto era inferiore ai venti milioni di euro». 

Dopo l’on. Tunis ha preso la parola  l’on. Marco Tedde (Forza Italia), che ha definito la Finanziaria “totalmente asfittica e priva di nerbo. Il segno più tangibile è la distrazione della Giunta rispetto a questa discussione, evidentemente in linea con la scarsità degli strumenti messi a disposizione dalla Giunta per affrontare i problemi della Sardegna”.

Secondo l’esponente dell’opposizione, «la matrice dei rapporti tra governo regionale e statale è la mancanza totale di leale collaborazione. Non c’è attenzione sull’industrializzazione, sull’energia: molti studi, molte parole ma pochi  strumenti pragmatici in campo. E questa chiusura, anche davanti a tutti i suggerimenti che noi pure abbiamo fornito, è da individuare più nell’assessore che nel centrosinistra in Consiglio regionale. Non c’è attenzione verso il mondo produttivo e le imprese, verso il mondo dell’agricoltura e dell’edilizia. In questa Finanziaria non c’è l’attenzione che queste realtà produttive meritano. Siamo però fiduciosi sul fatto che nel corso della discussione terrete in sufficiente considerazione i nostri emendamenti».

Per l’on. Antonello Peru (Forza Italia) «questa era la prima occasione per la Giunta Pigliaru e le valutazioni sono di gran lunga negative, a sentire le imprese e i sindacati. Sono giudizi tutti non buoni per una Finanziaria senz’anima, tranne quelli dei dirigenti di Confartigianato e Cna che ho l’impressione non coincidano con il giudizio degli artigiani». Nel merito, l’esponente di Forza Italia ha parlato dell’incremento dell’importo del mutuo per le opere infrastrutturali: «Non c’è un vero piano, è la Giunta che ci fa contrarre il mutuo e deciderà come spendere i soldi per realizzare le infrastrutture. Manca un piano per le opere, per colmare un gap che peraltro spetterebbe allo Stato colmare».

Sulle imprese e sul lavoro, l’on. Peru ha detto: «Non c’è un piano che ridia la speranza ai sardi, perché non ci sono scelte chiare. Soprattutto sul fronte energetico, sul sostegno alle imprese, sui trasporti delle merci oltre che delle persone. Per questo è necessario ricercare gli spazi politici, come già abbiamo fatto in commissione, per migliorare questa manovra finanziaria».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luca Pizzuto (Sel), che ha detto: «Non possiamo non prendere in esame la situazione che abbiamo trovato e la crisi che tutto il pianeta sta vivendo e quella che in particolare la Sardegna sta vivendo. Noi dobbiamo riprendere a seminare e a coltivare: non usiamo toni di trionfo parlando della nostra prima Finanziaria, sia chiaro. Però dobbiamo dire da subito che in questa manovra ci sono soldi veri, che liquideremo e pagheremo nel giro di poco tempo. Anche per questo accendiamo un mutuo, per generare lavoro attraverso la costruzione delle infrastrutture. Stiamo mettendo a correre soldi sul cinema, sulla cultura, sull’archeologia, sulla piccola pesca, sulle borse per gli studenti universitari, sul servizio civile regionale, sulla coltivazione della canapa a basso contenuto di principio attivo. Insomma, stiamo cercando di attivare strumenti di cambiamento senza toccare i bisogni dei più deboli, come quelli della legge 162».

Per l’esponente di Sel, che ha ringraziato per il lavoro finora svolto l’assessore Paci e il presidente della commissione Sabatini, «sono evidenti i problemi, gli sprechi della spesa sanitaria. E la necessità di introdurre in futuro un reddito minimo di cittadinanza, per difendere i sardi da questa crisi feroce. Non è il centrosinistra la pancia di tutti i mali».

 Di seguito, per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto secondo cui «questa Finanziaria nasce all’indomani di una serie di tagli che tutte le Regioni, compresa la Sardegna, stanno subendo. Ma ci sono molti elementi positivi in questa manovra e io cercherò di evidenziarli. A cominciare dal rapporto con il governo nazionale: è evidente il diverso taglio che il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno impresso. Abbiamo una Giunta e un presidente che parlano col governo tenendo la schiena dritta e con competenza. Oggi si stanno creando le condizioni per superare il patto di stabilità e spendere davvero le risorse che si hanno».

Sui temi industriali e ambientali l’esponente del Pd ha detto: «E’ inaccettabile che si travisino le parole e le posizioni del Pd sulla vicenda dell’Eni. Perché l’Eni deve procedere alle bonifiche. Così come sui consorzi di bonifica e sui costi dell’acqua in agricoltura, è chiaro il richiamo dell’assessore Paci: prima degli agricoltori vengono i malati sardi e 300 milioni di euro di debito che la Sanità sarda produce.  Sappiamo che ci aspettano tempi difficili ma so che dobbiamo farcela e dobbiamo dare risposte a tutti i settori, anche nel campo dei trasporti dove si è registrata la totale assenza del governo regionale negli ultimi due anni della Giunta Cappellacci».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha affermato in apertura che il dibattito sulla Finanziaria rappresenta un primo momento di confronto politico importante riguardante scelte sulle quali la classe dirigente sarà valutata dai cittadini. Per queste ragioni, ha sostenuto, «occorre impostare il confronto fuori dalle classiche schermaglie fra maggioranza e opposizione ma a condizione di dire la verità». Una parte della maggioranza, ha ricordato, «si è resa conto che il problema delle entrate non è chiuso nonostante in questi mesi la Giunta abbia evitato ogni confronto ritenendosi depositaria per definizione delle migliori virtù civiche commettendo però errori da matita blu». L’accordo con lo Stato firmato a luglio, secondo Cappellacci, «è una fregatura, ci sono 300 milioni in meno solo per il 2014 e dopo aver detto in sede di assestamento che si sarebbe rimediato nel 2015 col venir meno del Patto di stabilità, è accaduto anche che lo Stato si è ripreso le riserve erariali, 84 milioni del fondo di sviluppo e coesione e molto altro». Adesso, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «anche il segretario del Pd dà giudizi sferzanti nei confronti della Giunta ed è chiaro a tutti che quell’accordo va rinegoziato e i ricorsi non vanno ritirati; il presidente Pigliaru disse a suo tempo che di fronte al primo atto di slealtà da parte dello Stato avrebbe reagito, siamo ancora qui che aspettiamo». Cappellacci ha poi invitato la Giunta a «scendere dal piedistallo per riprendere insieme la battaglia sulle entrate ma senza dire bugie, come quella sui 300 milioni di euro che sarebbero i primi risultati della vertenza entrate». Il mutuo da 700 milioni, ha inoltre osservato, «è proprio il prezzo del timore reverenziale verso lo Stato e del tradimento di una Sardegna che merita certamente merita di più, anche perché non è vero che la nostra Regione ha l’Irap più bassa d’Italia, dato che a partire dal 2013 è aumentata di quasi tre volte, come ben sanno le imprese che sempre più spesso si indebitano per pagare le tasse». Nella finanziaria, ha affermato il consigliere Cappellacci in definitiva, «non c’è una idea di Sardegna ma quella di un commissario liquidatore; speriamo che nel dibattito ci sia un moto di ribellione, anche da parte della maggioranza, ma serve coraggio e se uno non c’è l’ha non se lo può dare: abbiamo bisogno di un presidente».

Al termine di quest’ultimo intervento il presidente Ganau ha sospeso la seduta. I lavori del Consiglio sono ripresi questo pomeriggio.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Si è svolta stamane la seduta congiunta Consiglio regionale – Consiglio delle autonomie locali, sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Secondo l’ordine del giorno della seduta congiunta con il Cal, i lavori prevedono l’intervento del presidente del Consiglio regionale, seguito da quello del presidente del Cal, di 5 sindaci e dei consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, con a disposizione un tempo di 10 minuti ciascuno: concluderà la sessione il presidente della Regione.

Nel suo intervento il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau ha sottolineato fra l’altro che, in occasione dei 10 anni dall’istituzione del Cal, «è necessario uscire da ogni ritualità per avviare un confronto vero su temi che riguardano la Sardegna, i territori, i cittadini, confronto sempre più stringente e necessario per le comunità». «Ci troviamo di fronte ad una gravissima crisi – ha proseguito il presidente – che ci impone un’elevata capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini con sempre meno risorse non compensate nemmeno in parte dall’incremento della tassazione locale; affrontiamo ogni giorno crescenti difficoltà nel mantenimento dei servizi essenziali, che si traducono anche in segnali di malessere progressivo che  non possono essere sottovalutati per svolgere al meglio quel compito della buona politica che tutti vogliamo rappresentare». Rivolgendo un pensiero al sindaco di Bultei recentemente vittima di un attentato, Ganau ha affermato che «i sindaci non possono essere lasciati soli e la solidarietà non basta; servono segnali di attenzione da parte delle istituzioni centrali per consentire il pieno e libero esercizio delle funzioni amministrative, garantendo la sicurezza delle famiglie degli amministratori ed assicurando alla giustizia i criminali».

Affrontando il tema della legge finanziaria regionale, il presidente del Consiglio si è detto convinto della necessità di «superare i problemi con soluzioni innovative su istruzione e sanità e politiche sociali, sostegno alla produzione e mobilità, affrontando le numerose crisi senza sconto per danni ambientali ma anche senza nostalgie per un passato non più proponibile, fatto da tante criticità storiche irrisolte da decenni  per le quali si è ormai consumato ogni margine di tempo». «Oggi – ha sostenuto – servono risposte rapide ed adeguate e non possiamo sbagliare e, in questo quadro, occorre respingere scelte che privilegiamo l’accentramento di funzioni». In concreto, il presidente del Consiglio regionale si è dichiarato a favore del fondo unico per gli Enti locali, «che va sostenuto anche rivedendo i criteri di ripartizione ed affiancato da nuove risorse per mutui, con una forte condivisione riguardante opere strategiche come il settore idro-geologico e quello della viabilità». Altro argomento importante per il futuro delle Autonomie citato dal presidente Ganau, quello della riforma degli Enti locali che, ha precisato, «dovrà essere rispettosa dei territori e della loro storia, con una collocazione efficiente delle funzioni pubbliche, capace di superare ogni ipotesi di centralismo regionale, una riforma che richiederà anche una modifica della legge istitutiva dello stesso Cal aggiornando il suo ruolo su basi nuove provenienti dalla novità della cancellazione delle Province». «In questo ambito – ha concluso Ganau – una modifica possibile potrà riguardare l’obbligo per il Consiglio regionale di riesaminare una legge in presenza di un parere negativo del Cal; il confronto fra Regione ed Enti locali, insomma, dovrà raggiungere in tempi brevi obiettivi irrinunciabili che possono essere raggiunti solo con una politica di forte coesione, il Parlamento recentemente non ha dato un bell’esempio di se ed auspico che il Consiglio, al contrario, possa dare da subito un bell’esempio di buona politica, pena l’ulteriore allontanamento dei cittadini dalle Istituzioni».

E’ poi intervenuto il presidente del Cal, Giuseppe Casti. «Quello di oggi è un importante momento di confronto – ha affermato – e di discussione tra le diverse Istituzioni della Sardegna e arriva in un periodo particolarmente delicato. In un momento così complesso per le istituzioni, la finanza pubblica e per il ciclo economico, dobbiamo basare la nostra azione di rappresentanza del sistema locale, assieme all’Anci e alle altre associazioni, sul forte senso di cooperazione istituzionale». Il presidente del Cal ha ricordato la grave crisi che sta colpendo ogni settore dell’Isola, che è diventata ormai una crisi sociale. Casti si è poi soffermato sul problema della finanza. «Gli enti locali sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto sull’altare del risanamento economico dello Stato», evidenziando che sono i Comuni le Istituzioni più vicine ai cittadini e a cui vengono richieste risposte per i problemi di tutti i giorni. A causa della crisi crescente gli enti locali «si stanno trasformando nella trincea della disperazione e della rassegnazione». Casti ha ancora sottolineato le difficoltà che affrontano ogni giorno gli amministratori locali e, a causa delle tensioni sociali crescenti, anche i rischi per la propria vita con attentati e atti intimidatori. «Comprendere il ruolo dei Comuni – ha affermato il presidente del Cal – non significa fornire loro un attestato di merito, ma fornire agli enti locali mezzi reali, individuabili e immediatamente spendibili».

Casti ha poi dato parere favorevole alla contrazione di mutui e finanziamenti se finalizzate alla realizzazione di infrastrutture «propedeutiche allo sviluppo delle attività produttive, come reti stradali e portuali», con il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Il presidente del Cal ha poi lamentato il taglio del Fondo di solidarietà di un miliardo e mezzo previsto nella Legge di stabilità, e ha affermato di temere che la Regione voglia procedere sulla stessa strada.

«Sulla finanziaria regionale Cal e Anci hanno già lamentato il taglio del Fondo Unico, risorsa indispensabile per i Comuni per l’attuazione delle politiche sociali, per lo sviluppo e l’occupazione e per il diritto allo studio». Casti ha rilevato che la collaborazione offerta dal Cal alla Giunta e alla Commissione competente non ha portato risultati. Parere positivo sul Capo II (opere pubbliche e infrastrutture) per la disponibilità a riscrivere la norma sul Fondo per la progettazione e per l’istituzione di un tavolo tecnico sul rapporto tra le nuove regole di contabilità e procedure dei lavori pubblici di interesse locale e la procedura di de finanziamento.

Forti critiche invece sul Capo VI, che ha portato il Cal a ribadire le proprie proposte: ripristino del Fondo unico, copertura del patto verticale incentivato e incremento delle risorse per il fondo delle povertà estreme. Negativo anche il giudizio del Cal sugli strumenti di programmazione: «Fatichiamo a vedere un omogeneo disegno di sviluppo per l’Isola. Casti ha poi chiesto più attenzione a tutte le aree urbane e non soltanto a Cagliari, Sassari e Olbia. Bene invece «la forte riduzione dell’obiettivo nominale del Patto di stabilità per il 2015».

Il presidente del Cal ha inoltre sollecitato l’intervento della Regione e del Consiglio regionale per ridurre la spesa sanitaria e liberare così risorse da destinare allo sviluppo. Per Area e Ente foreste, Casti ha infine chiesto che le riforme degli enti vengano fatte con il coinvolgimento delle istituzioni locali, su cui questa Finanziaria dovrebbe puntare.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Mario Floris (Uds), ha sottolineato il carattere non solo formale della seduta congiunta con il Cal ed ha definito la riunione odierna “storica” in quanto potrebbe essere l’ultima con l’attuale composizione del Consiglio delle autonomie locali, considerato che entro il prossimo anno si dovrà realizzare la riforma degli Enti Locali.

Il già presidente della Giunta regionale ha ricordato la legge istitutiva del Cal che, a partire dal 2005, ha riconosciuto dignità istituzionale alla Consulta ed ha dichiarato nei fatti “esaurita” la funzione e la carica propositiva del Cal, così come era stata immaginata al momento della sua istituzione. «Gli Enti locali – ha spiegato Mario Floris – avrebbero dovuto essere non solo attuatori ma i promotori  dello sviluppo dal basso». «Così non è stato – ha proseguito il leader dell’Uds – e non per colpa degli Enti Locali ma per il fatto che la Regione, nel corso dell’ultimo decennio,  non ha saputo fare squadra con gli Enti Locali sardi».

Mario Floris ha ricordato, quindi, il generale clima di contrasto che caratterizza il rapporto tra la Regione e i Comuni e le Province sarde ed ha affermato che “gli Enti locali sono ormai da tempo sul piede di guerra”. Il consigliere della minoranza consiliare ha quindi elencato i recenti temi su quali si è consumato il contrasto con la Regione e che, a giudizio di Floris, hanno tracciato “un quadro desolante dei rapporti tra le istituzioni”: Imu agricola, legge di stabilità, patto di stabilità, dimensionamento scolastico, razionalizzazione dei servizi ad incominciare da quelli postali e bancari.

«Sulle materie che attengono il territorio – ha proseguito Floris – la Regione ha agito come “guastatore” e con il blocco del piano casa si è deciso di far cessare i positivi effetti che l’iniziativa ha prodotto nelle singole realtà territoriali».  A questo proposito Mario Floris ha ricordato il pronunciamento del Consiglio regionale che ha impegnato la Giunta a procedere con la proroga del piano casa qualora entro il 29 novembre 2014 non fossero state approvate nuove norme in materia di edilizia. «Ad oggi – ha proseguito l’ex assessore della Giunta Cappellacci – il piano casa è scaduto, l’impegno del Consiglio è stato disatteso e non c’è alcuna norma sull’edilizia all’ordine del giorno».

Mario Floris ha inoltre rivolto critiche per la decisione a suo tempo assunta dalla Giunta Pigliaru che all’indomani del suo insediamento ha deliberato l’annullamento della revisione del Piano paesaggistico regionale, nonostante quest’ultimo fosse stato varato a conclusione di percorso che ha visto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati ad incominciare dai Comuni. «L’assessore Erriu – ha incalzato il consigliere dell’Uds – ha dovuto disconoscere in qualità di assessore all’Urbanistica quanto ha contribuito a realizzare nella sua funzione di presidente dell’Anci».

Floris ha quindi denunciato il ritardo con il quale si procede nella riforma degli Enti Locali in Sardegna («entro il prossimo 8 aprile senza l’approvazione della riforma entreranno in vigore le disposizioni della legge Delrio») ed ha concluso dichiarando di condividere le affermazioni dell’attuale presidente dell’Anci, Piersandro Scano: «I Comuni determinano la tenuta del tessuto sociale e economico della nostra Isola».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che in apertura del suo intervento nel ricordare il “carattere unitario della riunione” ha riaffermato la necessità di “un nuovo sviluppo”.

«I sindaci della Sardegna – ha dichiarato Sanna – sono sindaci in trincea, come lo è il sindaco di Bultei che di recente è stato vittima di attentati e minacce.»

Il primo cittadino di Sassari ha quindi sottolineato il ruolo e le difficoltà che caratterizzano l’operato della amministrazioni comunali che – ha spiegato Sanna – «hanno garantito gli equilibri di finanza pubblica in questi anni di crisi profonda e scarsità di risorse. Fino a cinque anni fa – ha proseguito Nicola Sanna – eravamo in grado di finanziare i nostri bilanci con una quota di tassazione locale pari al 20% mentre oggi siamo vicini alla soglia del 50%».

Sanna ha auspicato il recupero della “procedura incrementale del fondo unico per gli Enti locali” e l’effettivo trasferimento di competenze e funzioni nei territori.

Il sindaco sassarese ha quindi ribadito l’attualità del dibattito sul ruolo delle aree urbane e aree interne: «Le aree urbane non possono più essere considerate più come attrattori di popolazione a discapito delle aree interne che devono invece rappresentare la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile con un reale trasferimento di funzioni e risorse».

L’ulteriore invito del sindaco Sanna alla Giunta e al Consiglio ha riguardato la necessità che sulle riforme si evitino le “tentazioni centralistiche”. «Sul tema delle riforme – ha concluso Nicola Sanna – il Cal dovrà essere protagonista ed a questo proposito ricordo il testo elaborato dal Consiglio delle autonomie che esalta tutte le autonomie».

Le conclusioni hanno riguardato la legge finanziaria («riteniamo si possa fare qualcosa di più per la spendita delle risorse destinate allo sviluppo locale») e le risposte attese dall’incontro Regione-Cal («ci attendiamo risposte strutturali ai bisogni del popolo sardo»).

Il sindaco di Nuoro Sandro Bianchi ha incentrato il suo intervento sul tema dell’acqua e, in particolare, sulla legge che istituisce l’Ente di governo d’ambito, approvata dal Consiglio regionale il 4 febbraio scorso.

Bianchi, dopo aver espresso soddisfazione per l’approvazione del provvedimento, ha segnalato diverse criticità dello stesso e avanzato alcune proposte di modifica. «Dal primo gennaio 2015 l’ex Autorità d’ambito ha funzionato sotto regime di prorogatio con un commissario che esercitava solo l’ordinaria amministrazione – ha detto Bianchi – questo ha bloccato i progetti, serve una correzione della norma che consenta di accelerare i processi decisionali altrimenti rischiamo di andare avanti per mesi limitandoci agli atti di ordinaria amministrazione». Bianchi ha quindi segnalato i tempi lunghi che serviranno per istituire il Comitato istituzionale d’ambito che dovrà poi approvare uno Statuto prima di poter procedere alla definizione delle cariche interne e delle relative funzioni. «Occorre sanare questo vulnus di funzionalità – ha affermato il sindaco di Nuoro – se i vuole scongiurare il pericolo di una vacatio istituzionale».

Bianchi ha poi evidenziato il mancato accoglimento di un’altra richiesta avanzata dalle autonomie locali: la restituzione delle quote di Abbanoa ai comuni da parte della Regione. «La legge recentemente approvata dal Consiglio prevede una restituzione nell’arco di cinque anni, con la Regione che può mantenere fino al 49% delle quote. Una disposizione che contrasta con la dichiarata volontà di trasferire più competenze agli enti locali».

Dal sindaco di Nuoro, infine, una richiesta di  modifica dei criteri che regolano la partecipazione all’Ente di governo d’ambito. «Dell’organismo si fa parte pagando le quote ma sono solo i comuni a farlo – ha concluso Bianchi – lo si preveda anche per la Regione. Quest’ultima dovrebbe farsi carico anche delle quote delle ex province».

Accalorato l’intervento del sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana, che ha denunciato l’attacco in atto contro le comunità locali. «A me pare che ad ogni livello ci sia una costante – ha detto Deiana – l’avversione verso il piccolo, il multiforme, il periferico. Razionalizzare in modo ragionieristico non porta a nulla. Il Governo, dal 2009 a oggi, ha tagliato 31 miliardi di euro agli enti locali, questo non è servito a migliorare i conti dello Stato. Il 97,5% del debito pubblico continua ad essere prodotto dall’apparato centrale». Il sindaco di Bortigiadas ha quindi rivolto una domanda al Consiglio e alla Giunta regionale: «Vogliamo sapere se rappresentiamo un fastidio o se invece ritenete che il sistema della autonomie locali debba continuare ad essere considerato un elemento costitutivo dell’organizzazione pubblica».

Deiana ha poi rimarcato la necessità di pensare a una Sardegna che esalti le differenze e lotti contro l’abbandono dei piccoli centri. «La difesa della scuola, il mantenimento dei servizi e dei presidi delle forze dell’ordine nei piccoli paesi sono essenziali per arginare lo spopolamento. Non è possibile pretendere che un milione e seicentomila sardi vadano a vivere in tre grossi centri. Non si risolve nulla accentrando le funzioni. Le Unioni dei comuni saranno utili solo per la gestione associata di alcuni servizi ma, per come sono state pensate, non saranno garanzia di democrazia. La sfida del progresso – ha concluso Deiana – richiede più democrazia e valorizzazione delle differenze».

Omar Hassan, sindaco di Modolo, ha condiviso gli argomenti sollevati dagli amministratori locali «e spero che arrivino alle orecchie di chi può decidere, per dare senso a questa riunione». Hassan, subito dopo, ha però lamentato che «il rapporto Comuni-Regione non è paritario, perché ci si trova spesso mortificati da un atteggiamento che vuole comprimere le prerogative dei Comuni, mentre è necessaria una stagione nuova». Come esempio della distorsione del rapporto istituzionale fra livelli di governo, Hassan ha citato il recente bando della Regione sulle opere cantierabili, «un bando non chiaro che ha messo i Comuni l’uno contro l’altro, un bando che ha attivato un meccanismo perverso a favore dei grandi Comuni, mentre i Comuni piccoli sono rimasti penalizzati anche dal taglio delle scuole, un danno incalcolabile». La riforma dell’istruzione è necessaria, ha detto ancora il sindaco di Modolo, «ma riformare la formazione significa innanzitutto avere il coraggio di formare l’Università che deve fare solo ricerca senza pretendere di essere dappertutto». Parlando del ruolo del Cal, Hassan ha auspicato «un ruolo di vera rappresentanza, espressione di un organismo dinamico che possa lavorare tutti i giorni ed incidere concretamente nelle scelte del Consiglio regionale, soprattutto in caso di pareri contrari su leggi e provvedimenti». Il sindaco di Modolo ha poi sollecitato una tempestiva azione della Regione sia per l’approvazione del Piano energetico, «perché non è accettabile che la Sardegna produca il 42% in più del suo fabbisogno e paga il 50% in più la sua bolletta energetica», che per il Piano dei rifiuti, «perché occorre andare verso una tariffa unica regionale per i rifiuti», che infine per il Piano straordinario per il lavoro, «perché nelle realtà decentrate l’unica vera impresa percepita dai cittadini è il Comune che però non ha risorse».

Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari, ha posto l’accento sugli attentati che hanno colpito gli amministratori locali della Sardegna, ricordando in particolare quello diretto contro l’abitazione privata del sindaco di Bultei, dove è emersa con chiarezza la volontà di uccidere. «Non è la questione delle tasse che arma la mano dei criminali – ha detto Zedda – è il clima creato attorno ai Comuni, soprattutto in quei Comuni dove operano amministratori che hanno voluto tutelare l’interesse pubblico e la legalità; forse non sono atti di criminalità organizzata ma gesti folli ancora più preoccupanti, più difficilmente prevedibili e controllabili». «Il problema centrale di questi tempi – ha continuato Zedda – è e resta quello dell’astensionismo, emerso in modo emblematico dopo le elezioni dell’Emilia Romagna, dove la disoccupazione è massimo al 4% con un 20% di immigrati integrati e si è comunque tornati indietro agli anni ’60; per noi Sardi significa che tempi e ritmi della politica devono essere fortemente accelerati». Abbiamo il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti utili, ha affermato ancora il sindaco di Cagliari, «per arginare il fenomeno dello spopolamento, per invertire una tendenza secondo la quale la città metropolitana di Cagliari rischia di avere a se il deserto, perché è vero che oggi qualcuno si sta spostando verso le aree urbane ma domani le stesse persone potrebbero decidere di emigrare, come dimostra l’esempio dell’Ogliastra dove, di fronte alla scelta se andare a Cagliari o Sassari a studiare, si sceglie di andare nella penisola». Nei piccoli Comuni sardi, ha ricordato ancora Zedda, «lo sportello postale e la piccola scuola sono ancore di salvezza ma ciò che davvero manca sono le occasioni di lavoro». Nel Chianti, ha continuato Zedda citando il caso della Toscana, «i cittadini scelgono di rimanere nei piccoli borghi, in Lombardia si organizza l’Expo sui temi dell’economia sostenibile mentre, in Sardegna, in pochi anni si è cercato di smantellare il piano paesaggistico regionale, smontando la cornice che avrebbe dato opportunità e certezze di investimento». Dopo aver invitato ad uscire da una certa retorica dello Statuto sardo privilegiando un esercizio quotidiano di autonomia fondato su valori e contenuti, Zedda ha definito «inammissibile che da 11 anni resti nei cassetti della Regione una legge sull’istruzione, fatto che richiama alle proprie responsabilità future una intera classe dirigente». Concludendo con un accenno alla finanza locale, il Sindaco di Cagliari ha dichiarato che «intervenire su tasse si può, ma nella chiarezza, ad esempio in materia di rifiuti eliminando tariffe doppie che nel resto d’Italia che, a parte l’insostenibilità dei costi, stanno facendo saltare anni di politica ambientale, alimentando una percezione negativa dei cittadini che identificano la differenziata come un ulteriore aggravio fiscale».

«Sono parzialmente soddisfatto di come stanno procedendo i lavori di oggi», ha affermato il capogruppo di Sel, Daniele Cocco. «I sindaci hanno rappresentato bene le criticità della nostra Sardegna». Per Cocco il Consiglio e la Regione devono proporre soluzioni, «non più a parole ma con atti concreti. Credo che sia l’impegno da assumere e che non sia più prorogabile». Il capogruppo di Sel ha ricordato di aver proposto di tenere la seduta congiunta a Bultei con l’obiettivo di confermare la ferma condanna agli attentati contro gli amministratori, ma anche per dire a un’intera comunità che non è sola. Cocco ha poi ricordato che la risposta dello Stato è stata avvilente: anziché rafforzare la propria presenza ha deciso di chiudere la caserma di Burgos e la scuola di polizia di Foresta Burgos. «Noi dobbiamo invece tenere altissima l’attenzione su queste realtà – ha affermato – con la Finanziaria cercheremo di dare, se non tutte, almeno una parte delle risposte alle richieste dei sindaci».

E’ poi intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha rilevato che la situazione rappresentata dai sindaci è drammatica, e i dati confermano che anche questa’anno sarà difficile e complicato. Il dibattito è stato efficace e ha portato l’attenzione su problemi veri, ha detto. «Un grido d’allarme – ha aggiunto Cocco – che non resterà inascoltato e deve trasformarsi in azioni concrete». Il capogruppo del Pd ha poi fatto un rapido bilancio di un anno di legislatura, evidenziando la bontà dell’accordo con lo Stato che ha consentito il superamento del Patto di stabilità: «Uno strumento straordinario perché consentirà di utilizzare tutti i fondi disponibili». Cocco ha evidenziato anche l’importanza del ruolo del presidente della Regione nella seconda conferenza nazionale sulle servitù militare e ha annunciato la presentazione di una mozione sulla base di Santo Stefano. L’esponente della maggioranza ha poi ricordato l’importanza di difendere la specialità della Sardegna, oggi sotto attacco da parte del Governo che sta cercando di tornare a un forte centralismo dopo il fallimento del federalismo. «Oggi noi dobbiamo fare battaglie di prospettiva – ha concluso – non di retroguardia».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato il generale clima di “attacco” a cui è sottoposto l’intero sistema delle autonomie regionali. «Per decenni – ha spiegato il consigliere – l’autonomia ha rappresentato uno degli obiettivi politicamente più ambiziosi mentre oggi è diventata l’esempio in negativo del nostro sistema istituzionale». A giudizio di Cossa, dinanzi a questa situazione, si deve esercitare la nostra autonomia costituzionale per rendere il sistema “sostenibile” sotto l’aspetto economico e democratico.

Il rappresentante della minoranza consiliare ha definito quello attuale il “peggiore momento della storia per gli Enti Locali”, a suo giudizio stretti tra la disperazione delle famiglie e dei cittadini ed i tagli ai bilanci che compromettono l’erogazione persino dei servizi essenziali. «Il tutto – ha spiegato Cossa – rappresenta una spinta all’innalzamento della tassazione locali che ha ormai raggiunto livelli non più tollerabili». A questo proposito, Michele Cossa, ha rivolto un invito all’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché sia previsto in Finanziaria un intervento teso a evitare l’impatto dell’Imu agricola nelle comunità regionali.

«La tassazione al livello comunale – ha insistito Cossa – è inoltre diventata aggiuntiva rispetto all’imposizione statale ed è questa una delle cause dello scaricare sulle amministrazioni locali le tensioni sociali che minano alla radice i valori condivisi di sussidiarietà e autodeterminazione». «La conseguenza – ha aggiunto l’esponente dei Riformatori – è la fuga dei cittadini dalla politica e anche dall’impegno per il governo dei paesi e delle città».

Michele Cossa ha quindi fatto riferimento al fondo unico per gli Enti locali – ricordandone l’istituzione nel 1993 al fine di evitare il pericolo clientelare nel rapporto tra Regione e Enti locali per quanto attiene i trasferimenti delle risorse – ed ha denunciato il rischio che tali pratiche possano ripetersi con riferimento ad alcuni recenti bandi («poco trasparenti») per l’assegnazione delle risorse pubbliche.

Per ciò che attiene le riforme, Cossa ha definito “indispensabile e centrale” quella che riguarda il sistema degli Enti Locali e non soltanto per dare corso alle volontà referendarie quanto perché serve un nuovo modello snello e sostenibile in tempi in cui è a rischio la tenuta sociale. «Ma – ha concluso il consigliere dei Riformatori – se la riforma è quella che ci viene prospettata non ha senso smantellare le Province per varare un assetto ancora peggiore».

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che in apertura del sui intervento ha ricordato ai rappresentanti del Cal “come ci si debba considerare tutti insieme parte del governo della cosa pubblica”. «Non si possono spostare le responsabilità – ha proseguito il governatore – perché siamo un governo multilivello e se è vero che i sindaci sono considerati l’amministrazione più prossima ai cittadini, è altrettanto vero che il tutto è valido anche per questo livello del governo».

Il presidente ha dunque invitato tutti ad “una piena assunzione di responsabilità” per mettere “sul piano proprio il dialogo e il confronto tra la Regione e gli Enti locali”.

Il capo dell’esecutivo ha quindi introdotto il tema della legge finanziaria («la prima manovra che segna l’avvio di un percorso nuovo») e della riforma degli Enti locali. La Giunta – ha spiegato Pigliaru – ha approvato il disegno di legge in materia ed ha raccolto “la richiesta di cambiamento e le istanze riformatrici della società sarda” senza tralasciare “le corrette istanze di rappresentanza democratica”. Nella proposta della Giunta – ha proseguito – si riconoscono due livelli di governo, i Comuni e la Regione: a quest’ultima sono assegnati i compiti di indirizzo, programmazione e controllo mentre i Comuni rappresentano l’amministrazione “attiva”, privilegiando la forma associata per soddisfare i criteri di economicità e efficienza gestionale».

Il presidente ha definito i Comuni come “i veri protagonisti del cambiamento” e come “l’insostituibile riferimento per i cittadini”. «La parità di accesso ai servizi – ha proseguito – è il principio ispiratore della nostra riforma e l’unione dei comuni serve per migliorare l’efficacia dell’amministrazione e assicurare migliori servizi ai cittadini».

Il governatore ha quindi affrontato il tema dello spopolamento («auspico un confronto aperto e serrato sulla questione») ed ha affermato con riferimento alle recenti polemiche sulla cancellazione delle pluriclassi: «Lo spopolamento nasce dall’assenza del lavoro e di prospettive di sviluppo e non già dalla chiusura delle pluriclassi e lo sviluppo non si costruisce nell’ambito di un singolo comune ma a livello di territorio». «Lo sviluppo è globale e locale – ha affermato Pigliaru – e su questo giochiamo la nostra scommessa ben sapendo che l’unione fa la forza e le divisioni fanno la debolezza di tutti». Il presidente ha quindi preannunciato incontri e confronti nei diversi territori dell’Isola «per spiegare ai sardi che sviluppo significa pari opportunità e benessere».

Il presidente della Regione, nella parte conclusiva del suo intervento, ha quindi fatto riferimento alla riduzione dei trasferimenti agli Enti Locali ed alla tassazione al livello comunale. «In Sardegna – ha dichiarato – la leva impositiva spostata dal Governo centrale ai Comuni non ha funzionato e non ha generato gli effetti sperati». Pigliaru ha quindi ricordato come il livello di autonomia impositiva nell’Isola sia pari al 33% a fronte di una media nazionale del 61% e l’autonomia finanziaria sia del 44% contro la media italiana dell’83%. Al contrario l’incidenza della spesa per il personale è pari al 21% contro la media nazionale del 25% («significa che i Comuni non sperperano risorse») mentre la Regione sarda è quella che garantisce i maggiori trasferimenti agli Enti Locali: 700 euro pro capite a fronte di una media italiana di 171 euro.

Il presidente della Giunta ha manifestato solidarietà al sindaco di Bultei ed ha annunciato di aver sottoposto all’attenzione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la necessità di affrontare il tema della sicurezza degli amministratori in un apposito incontro da tenersi in Sardegna.

Al termine della discussione, il presidente Ganau ha chiuso la seduta dopo aver ringraziato sindaci, Giunta e consiglieri regionali presenti in aula. I lavori del Consiglio sono ripresi nel pomeriggio con all’ordine del giorno il tema delle servitù militari e l’esame delle manovra finanziaria 2015.

Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del Dl 134/A – “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna ai sensi dell’art. 2 comma 186bis della legge 23 dicembre 2009 n. 191 e del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152”.

La seduta statutaria del Consiglio, obbligatoria in base dell’art. 20 dello Statuto, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito e in considerazione del ritardo con cui alcuni consiglieri stanno raggiungendo la città di Cagliari a causa del maltempo, il presidente ha sospeso la seduta, rinviandola alle 11,30.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha avviato la discussione del primo punto all’ordine del giorno, la riforma del servizio idrico regionale, contenuta nel Dl 134/A, dando la parola al relatore di maggioranza Salvatore Demontis, del Pd.

Demontis ha evidenziato in apertura che un passaggio importante dell’azione riformatrice del governo regionale. «Si tratta, infatti – ha detto – di una delle riforme fra le più urgenti, con cui si porta a compimento un processo che in realtà doveva essere completato già nel 2009; le conseguenze giuridiche e politiche di questo stallo hanno rallentato l’azione della Regione mentre la normativa statale ha fortemente innovato il settore e, sul piano regionale, pur non nascondendo le responsabilità del management di Abbanoa, vanno riconosciute quelle della classe politica per reiterazione gestione commissariale che ha avuto riflessi negativi nei rapporti fra Regione ed Enti locali». «La Sardegna – ha proseguito Demontis – deve avere una legge moderna in un settore strategico; l’impostazione di fondo tracciata dalla Giunta, è positiva perché traccia un equilibrio che tiene conto della particolare situazione del sistema regionale, attribuisce un giusto ruolo agli impianti attivi in aree sovra-comunale, e individuale linee principali di una gestione sostenibile che, se non ci fosse, aprirebbe la strada a conseguenze molto negative per i cittadini così come avviene nel settore dei rifiuti». «L’intervento della commissione – ha poi spiegato il consigliere Demontis – «si è articolato su alcuni rilievi relativi all’ambito unico e la sua eventuale modifica tendendo fermo il carattere solidaristico di questi organismi, la progressiva cessione di quote proprie a favore dei Comuni anche per assicurare un effetto-calmiere sulle tariffe». «Inoltre – ha concluso Demontis – vanno valutate positivamente le parti della legge riguardanti la disciplina transitoria per il superamento termine del 31 dicembre per riforma che secondo la legge nazionale doveva partire 1° gennaio, il raccordo fra territori, il centro unico responsabilità amministrative in attesa dell’entrata a regime del nuovo ente, la figura dell’amministratore unico: un testo, in definitiva, equilibrato e coerente».

Ignazio Tatti (Udc Sardegna), relatore di minoranza, ha messo l’accento all’inizio del suo intervento sul senso di responsabilità mostrato dall’opposizione in commissione, nella disciplina di un settore fra i più delicati della Sardegna. Il testo, comunque, presenta secondo Tatti alcune lacune significative. Sul metodo, ha affermato, «va criticata la Giunta che, dopo diversi mesi, non ha attivato la necessaria azione di confronto ed ha chiesto approvazione del proprio testo su una sorta di fiducia a ridosso della fine dell’anno». «Di conseguenza – ha spiegato – i tempi si sono ristretti anche per Cal del quale era necessario il parere». Per quanto attiene al contenuto del testo, a giudizio del consigliere Tatti non appare soddisfacente. «Intanto perché – ha dichiarato – non tiene nel giusto conto le osservazioni migliorative formulate sia pure tardivamente dal Cal, soprattutto in riferimento all’attività tecnico-amministrativa, la sovrapposizione di alcune figure di governo, il sistema dei controlli, la progressiva cessione delle quote di Abbanoa Spa ai Comuni, il blocco sostanziale delle conferenze territoriali fino all’entrata in vigore della nuova riforma degli Enti locali, il non giustificabile mantenimento del 49% delle quote in capo alla Regione». Tutto questo, ha sintetizzato il relatore di minoranza, «impedirà di fatto l’entrata in vigore immediata di una parte consistente della riforma ed assegna un ruolo generico agli Enti locali». Tatti, infine, ha assicurato un impegno del suo gruppo e dell’opposizione a sostegno delle proposte migliorative del Cal, attraverso emendamenti specifici

Il consigliere del Pd, Gianmario Tendas, ha auspicato l’approvazione del Dl 134 perché consente il superamento dell’attuale gestione commissariale ed ha sottolineato il ritardo con il quale si procede con l’approvazione della norma di riforma in Consiglio regionale. L’esponente della maggioranza ha inoltre saluto con favore le disposizioni riguardanti la costituzione dell’autorità di governo d’ambito ma ha dichiarato di “non essere sicuro” che le norme che ne regolano la composizione (3 assessori e 8 sindaci) siano le migliori tra quelle possibili.

Tendas ha espresso perplessità sui contenuti del punto j) comma 7) dell’articolo 7 (il controllo della gestione del servizio idrico integrato, anche al fine di verificare il rispetto, da parte del gestore, dei livelli qualitativi minimi dei servizi che devono essere garantiti nell’ambito e del rispetto degli standard economici e tariffari stabiliti nella convenzione di gestione) e manifestato critiche alla qualità del servizio reso da Abbanoa pur riconoscendone i recenti miglioramenti.

Il consigliere Marco Tedde (FI)  ha definito una “censura all’assessore” la relazione di maggioranza, illustrata dal consigliere Demontis (Pd), nella parte in cui si evidenziano i ritardi con il quale il Dl 134 arriva all’esame del Consiglio.

L’esponente della minoranza ha inoltre definito “singolare” il previsto parere espresso dal Cal che ha dichiarato “parere positivo al disegno di legge”, subordinandolo però all’approvazione di una serie di modifiche. A giudizio di Tedde il Dl 134 presenta evidenti problemi coerenza con il dettato del decreto n. 39/2013 per quanto attiene le incompatibilità.

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha rivolto un particolare ringraziamento al relatore, Salvatore Demontis, per la buona sintesi fatta dell’opinione della maggioranza a riguardo del Dl che istituisce “l’Ente di governo dell’ambito della Sardegna”, ed ha poi espresso due considerazioni a titolo “personale”.

La critica ha riguardato l’eccessiva presenza della Regione nella gestione integrata del servizio idrico. «La legge Galli – ha dichiarato Deriu – stabilisce attività di indirizzo in capo agli Enti locali, quelle di gestione, proprie del gestore che si aggiudica la gara, e di controllo che sono proprie della Regione». «La Regione – ha proseguito l’esponente della maggioranza – è presente invece in tutti e tre i momenti ed a questo proposito è inutile entrare nel merito di quanti debbano essere gli assessori presenti nel “comitato istituzionale d’ambito, perché il punto è se la Regione deve essere presente oppure no».

Deriu ha invece rivolto un plauso per il dettato dell’articolo 4 del Dl 134 perché «definisce tramite analisi scientifica l’ambito ottimale». La condizione («è una vera rivoluzione copernicana») significa – a giudizio del consigliere Pd – «tutelare i contribuenti in quanto l’ambito ottimale è la condizione per offrire beni e servizi con la tariffa al costo di produzione più bassa possibile.»

«Approviamo una legge coraggiosa e moderna – ha concluso Roberto Deriu – che sarà però osteggiata dalla burocrazia regionale.»

Mario Floris (Uds), dopo aver stigmatizzato il ritardo con il quale si è portato il provvedimento in Aula, ha evidenziato la necessità di procedere ad un esame attento di una legge così importante per la Sardegna.

«L’obiettivo della proposta è quello di costruire un’efficiente collaborazione tra regione e comuni per la gestione del servizio idrico integrato – ha detto Floris – il vero nodo della questione sono infatti le difficoltà causate finora ai territori e alle famiglie. In questi anni abbiamo assistito a una gestione “esosa” del servizio idrico che ha fatto rimpiangere le vecchie gestioni affidate ai comuni.»

Floris ha poi rimarcato i dubbi e le perplessità manifestate dai rappresentanti degli enti locali sulla proposta di legge in discussione. «La Giunta – ha affermato il leader dell’UDS – affida alla proposta una missione che è una speranza: costruire una collaborazione tra regione e comuni per evitare sovrapposizioni, rendere più semplici le procedure, migliorare i servizi. Ma tutto ciò va a cozzare con la presa di posizione degli enti locali che accusano la Regione di dirigismo e denunciano l’accentramento di potere». Secondo Floris, la legge dovrebbe porsi come obiettivo la realizzazione di un servizio idrico integrato che eviti imposizioni per i comuni e tariffe esose ai cittadini «come sta avvenendo in questi giorni con richieste di cauzioni e conguagli da parte di Abbanoa».

Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento invitando la Giunta ad ascoltare le istanze degli enti locali. «Si arrivi a una decisione condivisa – ha detto Floris – questo provvedimento nasce imperfetto perché a monte avrebbe dovuto avere la riforma degli enti locali».

Chiusa la discussione generale, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, per la replica. L’esponente dell’esecutivo, dopo aver ringraziato la Commissione per il lavoro svolto, ha respinto le accuse di ritardi e rivendicato l’azione della Giunta finalizzata al superamento dell’attuale sistema di gestione del servizio idrico integrato.

«Accusare la Giunta di ritardi è strumentale – ha detto Maninchedda – la legge 191 del 2009 che aveva abrogato l’autorità d’ambito non aveva proceduto ad emendare il decreto 152 del 2006 che è stato modificato solo nel novembre 2014 dallo Sblocca Italia. La legge oggi in discussione rientra nell’insieme delle iniziative della Giunta per rendere sostenibile tutto il ciclo dell’acqua.»

L’assessore ha ricordato l’azione dell’esecutivo sui bacini, che ha consentito di sostenere un contenzioso con Enel davanti al Tribunale delle acque, e il risanamento di Abbanoa che ha portato il tribunale a recedere dalla richiesta di fallimento visto il miglioramento dei conti e dell’efficienza della società.

Maninchedda ha poi chiarito l’obiettivo della legge: costruire un sistema che porti a un miglioramento dei servizi. «Questa legge mette in luce una grande ipocrisia sulle gestioni passate – ha detto l’assessore – la verità è che molte amministrazioni hanno costruito impianti inadeguati, oggi diventati fatiscenti, sui quali la Regione deve intervenire». Maninchedda ha poi difeso la linea della Giunta di assegnare alla Regione il compito realizzare le connessioni e finanziare le infrastrutture senza scaricare i costi sulle tariffe idriche. «Noi vogliamo arrivare ad un miglioramento del sistema e uscire poi dalla partita – ha concluso Maninchedda – i conflitti istituzionali sono inutili e non fanno altro che generare debito».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato. Il presidente ha poi sospeso la seduta ed ha annunciato che gli emendamenti potranno essere presentati fino alle 15,30. Entro tale termine sono 36 gli emendamenti presentati. I lavori sono ripresi alle 16.00.

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