24 December, 2024
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«Il progressivo azzeramento dei contagi è la più credibile conferma dell’efficacia delle misure adottate sul nostro territorio. Ora siamo pronti ad avviare una nuova fase con la ripresa dell’attività sanitaria ordinaria, in totale sicurezza, e diamo al nostro sistema sanitario gli strumenti necessari per ripartire e dare risposte alle necessità di assistenza dei sardi.»

Con queste parole il presidente della Regione, Christian Solinas, commenta l’approvazione, da parte della Giunta, delle linee di indirizzo per la riprogrammazione delle attività ambulatoriali, quelle di ricovero ospedaliero programmato e per le attività sociosanitarie sospese durante l’emergenza Covid-19 in seguito all’attuazione delle misure per il contrasto della circolazione virale.

«Abbiamo predispostodichiara l’assessore della Sanità, Mario Nieddulinee d’indirizzo omogenee per l’intero sistema sanitario regionale. Misure per regolare in modo rigoroso gli accessi alle strutture e i comportamenti da seguire da parte di chiunque, siano essi pazienti, familiari, fornitori o gli stessi operatori sanitari. Indicazioni che consentiranno di disciplinare la presenza delle persone nei vari ambienti, dai pronto soccorso, agli ambulatori, sino ai reparti di degenza, prevedendo l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, l’adozione di soluzioni di distanziamento e screening mirati con tampone naso faringeo, in particolare, prima delle prestazioni più a rischio e verso i soggetti più esposti, anche, ad esempio, nel caso di dimissioni ospedaliere di pazienti verso altri presidi, come Rsa, Hospice e strutture riabilitative.»

Oltre alla normale attività ambulatoriale, con le visite in presenza, indispensabili nel caso di primi accessi, si punta allo sviluppo della telemedicina e del teleconsulto, dove possibile, per le attività di controllo, i follow-up e gli aggiornamenti dei piani terapeutici. «Lo scopoprecisa l’assessore della Sanitàè quello di cadenzare e gestire le presenze nelle strutture, garantendo le prestazioni e, al tempo stesso, tutelando la salute degli utenti e degli operatori dal rischio contagio. Per consentire l’attuazione di un modello di questo tipo e incidere sui tempi d’attesa, abbiamo previsto l’estensione degli orari delle prestazioni ambulatoriali, che potranno essere effettuate anche il sabato.»

Indicate anche le modalità per la regolare ripresa delle attività di prevenzione, gli screening oncologici, le vaccinazioni pediatriche, obbligatorie per l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia e la scuola, e le altre vaccinazioni rivolte in particolare agli anziani e ai soggetti fragili, con la riallocazione nei centri vaccinali del personale sanitario impegnato nell’emergenza Covid-19 e una pianificazione delle sedute mirata a impedire gli assembramenti nelle strutture.

Spetterà ora alle aziende sanitarie del territorio, con le quali le linee di indirizzo sono state già condivise in fase di elaborazione, approntare i protocolli operativi per darne completa attuazione.

«Siamo pienamente consapevoli dell’impatto che l’epidemia ha avuto sul nostro sistema sanitario, in particolare sulle liste d’attesa. Prima che deflagrasse l’emergenza, abbiamo approvato un piano per l’abbattimento a cui abbiamo destinato 20 milioni di euro. Ripartiremo con forza da questo punto, per assicurare ai sardi il diritto alle cure», conclude l’assessore regionale della Sanità.

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«Non abbiamo alcuna intenzione di fare passi indietro sulla sicurezza dei cittadini. La tutela della salute dei sardi, così come quella dei turisti che scelgono la nostra bellissima Isola come meta delle proprie vacanze, è e resta una priorità.»

Lo ha detto oggi l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu. «Abbiamo portato avanti una proposta concreta che ci permetta di certificare la negatività al virus per chi, dal tre giugno, dovesse arrivare in Sardegna».

«Ad oggiprosegue Mario Niedduattendiamo che il governo prenda una posizione e dia risposte chiare. La Sardegna, come ribadito dal presidente Christian Solinas, apre le braccia al turismo. Un comparto fondamentale per l’economia del nostro territorio. Non intendiamo abdicare alla sicurezza e alla salute. Le misure adottate per contenere l’epidemia nell’Isola hanno dato risultati molto positivi sul fronte della diffusione del contagio, risultati ottenuti con grande sacrificio, e che oggi ci consentono di poter guardare realisticamente a un graduale ritorno alla normalità.»

«Poter certificare gli ingressi ci consentirebbe un vantaggio importante, perché, è bene ricordare, questa pandemia non si è ancora spenta. La richiesta della Regione è chiara: poter attestare lo stato di salute di chi arriva sul nostro territorio. Negarci questa possibilità rischia di vanificare i risultati raggiunti finora, che ci vedono fra le regioni meno colpite dal Covid-19», conclude l’assessore regionale della Sanità.

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La Giunta regionale ha approvato la delibera che aggiorna le misure di sicurezza per la presa in carico delle future mamme e dei loro bambini nei punti nascita della Sardegna e consentirà l’ingresso nelle sale parto ai papà o a un accompagnatore indicato dalla partoriente. «La sicurezza delle mamme, dei papà e dei neonatidichiara l’assessore della Sanità, Mario Nieddu – è stata la nostra priorità sin dall’inizio dell’emergenza e lo è ancora oggi. La tutela della salute dei genitori e dei bambini è stato il faro che ha guidato le nostre scelte in un momento particolarmente delicato per l’evoluzione dell’epidemia».

Il provvedimento segue, a distanza di poche settimane, quanto già anticipato per le sale parto delle strutture dell’Ats e permetterà ai punti nascita di tutte le aziende sanitarie dell’Isola di consentire, a determinate condizioni di sicurezza, gli accessi precedentemente limitati dalle misure per il contenimento del Covid-19: «Nel periodo più critico dell’epidemiaspiega l’assessore regionale della Sanitàle neo mamme hanno dovuto affrontare l’ultima parte di questo importante percorso senza i propri affetti, seppure sostenute dall’amore e dalla grande professionalità del personale sanitario in servizio nei nostri ospedali».

L’accesso alla sala parto sarà consentito solo dopo accurato screening per rilevare la condizione di rischio o positività al Coronavirus, attraverso il pre-triage e la rilevazione della temperatura corporea. I papà o gli accompagnatori, così come le partorienti in fase di preospedalizzazione, saranno sottoposti a tampone naso e orofaringeo che comprovi la negatività del test al Covid-19.

«I dati epidemiologici ci consentono oggi un importante passo in avanti verso la normalità, con l’adozione di tutte le precauzioni e delle necessarie misure anti-contagio. Non intendiamo abbassare in alcun modo la guardia, ma siamo felici di poter dare una risposta positiva alle tante mamme e ai tanti papà della nostra Isola e al loro desiderio di poter condividere, in sicurezza, un momento unico, come la nascita di un figlio», conclude l’assessore Mario Nieddu.

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«Autorizzare il laboratorio e predisporre i macchinari necessari per eseguire l’analisi dei tamponi per l’accertamento dei casi Covid-19 anche nel Sulcis Iglesiente.»

Questa la richiesta del consigliere regionale della Lega Michele Ennas.

«Ho già affrontato l’argomento con il nostro assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, il quale si è mostrato come sempre attento e partecipe alle richieste del territorio e ha già dato indicazioni in tal senso spiega Michele Ennas -. E’ necessario che la medesima positiva propensione e tempestività nel portare a termine il percorso, sia messa in campo anche dall’ATS, concludendo il percorso per dotare il territorio del Sulcis Iglesiente degli strumenti necessari per proseguire la gestione dell’emergenza nella “Fase 2”. Nei presidi del territorio ci si sta organizzando per riprendere in sicurezza l’attività ambulatoriale e delle sale operatorie, con precise linee guida che prevedono l’esecuzione dei tamponi, ove necessario. E’ quindi necessario avere tempi di risposta i più ridotti possibili, con esiti che non devono dipendere da strutture esterne al territorio. E’ un servizio ancor più indispensabile – conclude Michele Ennas in virtù anche della corretta e coscienziosa gestione della “Fase 2”.»

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I consiglieri del gruppo LeU Sardigna, Eugenio Lai e Daniele Cocco, in una interrogazione presentata in Consiglio regionale segnalano che «da quando si è verificato lo sviluppo della pandemia in corso le associazioni e cooperative sociali che operano in prima linea svolgendo il servizio di emergenza di base per il 118, hanno dovuto provvedere autonomamente, tra mille difficoltà, sia all’acquisizione dei DPI necessari alla sicurezza dei volontari e dei pazienti trasportati, che alla formazione degli operatori, non avendo ancora ricevuto alcun rimborso da parte di AREUS».

«Per tutta risposta – aggiungono Eugenio Lai e Daniele Cocco – l’Azienda Regionale Emergenza e Urgenza della Sardegna (AREUS), con deliberazione del Direttore generale n. 85 del 25 aprile 2020 ha disposto l’incremento delle postazioni 118 (in assenza di una valutazione complessiva delle esigenze, da condividere in un tavolo comune), ha variato le articolazioni d’orario di molte organizzazioni (senza che alcune ne fossero addirittura a conoscenza) e prorogato (unilateralmente) sino al 31 dicembre 2020 l’attuale convenzione, per la quale le cooperative sociali e le associazioni di volontariato richiedono ormai da anni l’adeguamento al Codice del terzo settore (D.L. n° 117 del 3 luglio 2017).»

«Chiediamo al presidente Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu l’attivazione di un tavolo di discussione con le parti interessate, finalizzato ad una condivisione delle scelte – concludono Eugenio Lai e Daniele Cocco -, per una maggiore garanzia della sicurezza degli operatori di associazioni e cooperative sociali, ed evitare un corto circuito nel servizio di emergenza di base per il 118, indispensabile per la popolazione sarda.»

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«Una mozione in Consiglio regionale per riconoscere ad ogni medico, infermiere, tecnico ed operatore sociosanitario impegnato in questi mesi nei nostri ospedali per fronteggiare e sconfiggere il Covid-19 un riconoscimento economico da parte della regione.» Questa la richiesta avanzata e portata avanti in Consiglio regionale dal Gruppo Lega Sardegna.
«Eroi, angeli della corsia, si sono sprecati gli appellativi e gli elogi per il personale sanitario ma nel concreto il governo Nazionale si è mostrato incapace di rendere merito ad una classe di lavoratori che ha gestito con professionalità, anima e cuore l’emergenza pandemicascrivono in una nota i consiglieri regionali della Lega -. Sentiamo, pertanto, il dovere di farci portavoce affinché la Regione, nel limite delle sue possibilità, reperisca i fondi per compensare in parte questa mancanza garantendo un contributo aggiuntivo al personale sanitario, come forma di riconoscimento per l’impegno profuso in prima linea nel combattere questa difficile battaglia.»
«Ci dispiace dover segnalare che il governo Conte ha messo in piedi a tal riguardo un balletto che ha dell’assurdo e del vergognosodichiara Annalisa Mele, prima firmataria della mozione il bonus mille euro una tantum annunciato con i soliti altisonanti proclami, destinati però a sciogliersi più in fretta della neve al sole, prima compaiono, poi scompaiono, dopo riappaiono nuovamente raddoppiati per poi esser messi nuovamente in dubbio. Una presa in giro irrispettosa nei confronti di lavoratori che con cuore, passione, tenacia e innegabile professionalità hanno gestito una situazione a dir poco difficile.»
«Un’iniziativa che trova il massimo sostegno anche ad opera dell’assessore regionale della Sanità della Lega, Mario Nieddu, ben consapevole che se la Sardegna può vantare allo stato attuale numeri tanto incoraggianti è anche e, soprattutto, per merito del senso del dovere e della responsabilità messa in campo dal nostro personale sanitario.»
«Con la mozione da noi depositata chiediamo dunque alla giunta di individuare le risorse economiche necessarie per riconoscere questi incentivi», concludono i consiglieri leghisti.

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Il segretario generale della CISL FP Sulcis Iglesiente, Claudio Nuscis, ha inviato una nota al commissario straordinario A.T.S. Sardegna Giorgio Carlo Steri, all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu e, per conoscenza, all’AIAS Cagliari, al presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, al prefetto di Cagliari Bruno Corda, alla direzione della A.S.S.L. di Carbonia Ferdinando Angelantoni e ai commissari giudiziali Gianluca Fadda e Giuseppe Aste, sulla gestione del Fondo Integrazione Salariale dipendenti AIAS.

«L’AIAS ha chiesto il F.I.S., il Fondo Integrazione Salariale, quello strumento che in questo momento d’emergenza garantisce un minimo di reddito a quei lavoratori che hanno dovuto interrompere la loro attività professionale, per quei dipendenti impegnati in servizi la cui attività è stata temporaneamente sospesa come i riabilitativi, gli ambulatoriali, i domiciliari e i diurniscrive Claudio Nuscis -. E sin qui niente da eccepire. Se non fosse che, come al solito, questo ammortizzatore sociale è stato “usato” in maniera discutibile, penalizzante ed in alcuni casi discriminatoria. Già il 2 aprile scorso, la Direzione Amministrativa AIAS Cagliari aveva inviato alle segreterie regionali di categoria una nota recante la seguente dicitura “informativa per l’accesso all’assegno ordinario con causale – emergenza Covid-19 nazionale”, con allegati gli elenchi del personale interessato da tale procedura distinto per struttura. Sarà che in tanti anni “ci siamo fatti l’occhio”, sarà la diffidenza maturata, ma abbiamo notato sin da subito parecchie inesattezze. Cominciando dai nominativi non presenti all’interno di detti elenchi, proseguendo con quelli sospesi dal servizio attivo, perché in cassa integrazione, e finendo con ex colleghi dimessi da AIAS per giusta causa. Banale distrazione? Stranezze involontarie? Non per noi. Mettere in F.I.S. gli educatori della struttura di Domusnovas, dopo che due di essi erano stati trasferiti d’imperio lo scorso gennaio, sostituirli quasi sistematicamente con degli O.S.S. è una provocazione bella e buona aggiunge Claudio Nuscis -. Così come lo è mantenere in F.I.S. gli OSS di Cortoghiana ed utilizzare al loro posto un dipendente che abitualmente fa l’autista oppure utilizzare nella medesima Struttura un educatore che lavora a Sestu in un Centro chiuso come tutte le altre strutture non residenziali. Provocazioni che confermano non solo la legittimità ma anche l’attualità della nostra richiesta di verifica dei requisiti dell’accreditamento delle strutture AIAS rivolta mesi fa sia all’assessore Mario Nieddu che al Commissario A.T.S. Con buona pace di chi ci considera solo dei poveri “ignoranti”. Punti di vista naturalmente, i nostri e i loro. Certo che in un momento di crisi come questo, a noi sarebbe apparso normale, per esempio, attuare la rotazione totale dei terapisti nelle strutture residenziali, avremmo auspicato una condivisione dei danni salariali per tutte le figure professionali coinvolte minimizzando le perdite individuali. Invece, oggi ci troviamo con dipendenti al minimo salariale e dipendenti con lo stipendio al 100% ed il bonus di 100 € in busta pagaconclude Claudio Nuscis -. Sino a quando la politica regionale, le istituzioni a tutti i livelli, continueranno ad essere sordi, muti e ciechi, su tutto ciò che accade in AIAS? Come si dice, “peggio del lupo che cambia il pelo (ma non il vizio) c’è solo il gregge che glielo liscia.»

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Il consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi, è il primo firmatario di un’interrogazione volta a tutelare i cittadini sardi ancora oggi costretti a recarsi in ambulatorio per il ritiro di quel tipo di prescrizioni mediche.

«In questo difficile momento in cui il rispetto delle misure di distanziamento sociale è l’unica arma di cui disponiamo per difenderci dal Coronavirus, la necessità di poter utilizzare le ricette mediche dematerializzate è diventata ancora più impellente. Nonostante il ministero dell’Economia e delle Finanze abbia già richiesto a tutte le Regioni d’Italia di raggiungere almeno il 70 per cento di ricette dematerializzate sul totale di quelle prescritte entro il primo gennaio del 2020, ancora oggi in Sardegna i farmaci di fascia C (a pagamento) possono essere prescritti soltanto attraverso ricette in forma cartacea.»

«Considerata l’improcrastinabile esigenza di tutelare i pazienti sardi, arginare la diffusione del contagio e agevolare la limitazione degli spostamenti – aggiunge Roberto Li Gioi –, chiedo quindi al presidente Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu, di attivarsi con urgenza affinché anche i farmaci di fascia C, ovvero quelli a pagamento e prescritti con ricetta bianca, possano essere finalmente erogati mediante ricetta elettronica anche nella nostra isola. Considerate le disposizioni del MEF, vorrei sapere dalla Regione se effettivamente tutti i medici della Sardegna siano stati abilitati a prescrivere in modalità dematerializzata ai fini del raggiungimento del target fissato al primo gennaio 2020.»

«In questi giorni in cui anche in Sardegna, così come in tutte le altre regioni d’Italia, sono in fase di studio nuove misure di sicurezza che consentano alla popolazione di ripartire in totale serenità, è urgente accelerare il processo di conversione delle ricette cartacee in elettroniche. I tempi sono maturiconclude Roberto Li Gioiper procedere con l’emissione delle ricette elettroniche anche per quanto riguarda i farmaci di fascia C. Operazione che consentirà inoltre al farmacista e al medico pieno controllo sulla tracciabilità e sull’utilizzo di questa tipologia di farmaci.»

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L’assessore regionale della Salute, Mario Nieddu ed il direttore generale dell’Areus, Giorgio Lenzotti, insieme al direttore amministrativo, Angelo Maria Serusi, sono stati auditi nella Sesta commissione del Consiglio regionale (presidente, Domenico Gallus, Udc-Cambiamo) sull’emergenza Covid-19.

L’assessore Mario Nieddu, in apertura del suo intervento, ha parlato “di numeri stabili” ed ha confermato il positivo trend dell’evolversi della pandemia nell’Isola, evidenziando l’assenza di nuovi focolai di contagio, la riduzione dei ricoveri in terapia intensiva ed il solo caso di positività riscontrato a Sassari nella giornata di ieri. Il responsabile della Salute nell’esecutivo Solinas si è quindi concentrato sulla cosiddetta “Fase 2”, con particolare riferimento, in ambito sanitario, alla ripresa delle attività ambulatoriali. «Puntiamoha dichiarato Mario Niedduad una omogeneità di comportamenti, pur in assenza di specifiche linee guida da parte dell’Inail, con l’auspicio di garantire al più presto la ripresa, in sicurezza e con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, delle attività ambulatoriali, anche alla luce della necessità di arginare l’incremento delle liste di attesa».

Il direttore generale dell’azienda regionale per l’emergenza e urgenza, Giorgio Lenzotti, non è si è risparmiato nell’illustrare con schiettezza i due mesi di battaglia, condotta senza risparmio di risorse e energie, da parte di soccorritori e medici, contro il Covid in Sardegna ed a proposito della “Fase 2”, ha affermato: «La battaglia contro il virus si vince sul territorio e non già negli ospedali».

Nel mezzo, la cronache di due mesi che hanno messo a dura prova dirigenti, lavoratori, operatori e volontari dell’Areus, chiamati a gestire, in alcuni frangenti in “perfetta solitudine”, un’emergenza epocale con una serie di difficoltà aggiuntive, prima tra tutte quella legata all’approvvigionamento di mascherine, guanti e tute protettive. «Abbiamo fatto tutto il possibile ha spiegato Giorgio Lenzotti per dotare le postazioni 118 dei Dpi, seppure non sia in capo ad Areus la gestione diretta di tali postazioni, così come abbiamo introdotto un sistema di monitoraggio per avere contezza delle disponibilità dei presidi che, è bene precisarlo, sono stati assicurati anche alle associazioni di volontariato, tenendo conto del numero degli interventi da loro effettuati. Ancora oggi riscontriamo enormi difficoltà nel reperire le tute protettive, soprattutto per le dotazioni nell’area Nord dell’Isola, così come abbiamo avuto difficoltà per la certificazione delle barelle biocontenitrici». Giorgio Lenzotti ha rimarcato il «ruolo dell’associazioni del volontariato e delle cooperative sociali» nella complessa gestione dell’emergenza ed urgenza («l’Areus non può farne a meno visto che svolgono più della metà degli interventi») e non ha nascosto una sottolineatura critica per la decisione dell’Ats di trasformare in punti di primo intervento, i pronto soccorso di Muravera, Isili, Sorgono, La Maddalena, Ghilarza, Bosa. «È chiaroha spiegato il direttore generaleche i codici rossi e gialli trasportati dai mezzi dei volontari non possono essere condotti negli hub regionali del pronto soccorso ma vengono accompagnati all’ospedale più vicino, per la cosiddetta stabilizzazione del paziente».

Nell’immediato futuro, il dottor Giorgio Lenzotti, immagina un’attività ancora più intesa dell’emergenza e urgenza nel territorio, con ancora maggiori sollecitazioni per equipaggi e postazioni del 118 regionale. «Incrementare gli equipaggi con il medico a bordoha aggiunto il direttore ed anche quelli con a bordo l’infermiere, è una esigenza non più rinviabile, così come serve registrare la presenza dei mezzi del soccorso in quei centri particolarmente difficili da raggiungere nel tempo stabilito di venti minuti».

I costi sostenuti, nei primi due mesi di lotta al Covid, dall’Areus, ammontano a circa 500 mila euro e – così ha affermato il direttore amministrativo, Angelo Maria Serusi – riguardano principalmente l’acquisto di mascherine, guanti e tute protettive.

Nel corso nell’audizione non è mancato il confronto, a tratti polemico, con alcuni consiglieri. La consigliera della Lega, Annalisa Mele, ha chiesto chiarimenti sulle procedure adottate per la stipula o la modifica di alcune convenzioni sottoscritte con alcune associazioni di volontariato ed ha ricordato la nota di protesta trasmessa ai prefetti lo scorso 11 maggio. Il consigliere Schrirru (Psd’Az) ha difeso l’operato dell’Areus ed ha posto in dubbio la rappresentatività delle associazioni promotrici della protesta. «Tante associazioni e numerose cooperativeha confermato Giorgio Lenzottici hanno scritto per dissociarsi formalmente dalla nota dell’11 maggio e ricordo che dall’agosto scorso, per la prima volta, abbiamo introdotto una serie di regole, prima inesistenti, per la stipula delle nuove convenzioni».

Il consigliere Francesco Agus (Progressiti) e Antonio Mario Mundula (Udc-Cambiamo), seppur con differenti accenti politici, si sono soffermati sulla “Fase 2” e sulla necessità di riattivare i servizi ambulatoriali e garantire la sicurezza negli ospedali sardi.

Articolata, invece, la richiesta di chiarimenti del consigliere Gianfranco Ganau che, tra gli altri, ha sollevato il caso del direttore della centrale operativa 118 di Sassari, Piero Delogu, ritornato al lavoro dopo il pronunciamento del tribunale che ha annullato “le ferie forzate” ordinate dal direttore Giorgio Lenzotti. «Basta con atteggiamenti persecutori verso il dottor Deloguha tuonato il capogruppo Pde basta interferenze nell’organizzazione della centrale sassarese da parte del neo direttore sanitario, dottor Marcello Acciaro». Il direttore dell’Areus ha quindi escluso qualunque atteggiamento persecutorio nei confronti del dottor Delogu («l’ho invitato a qualche giorno di riposo, considerato che conta 140 giorni di ferie arretrate») ed ha raccontato di una situazione di “fortissima tensione” nella direzione del 118 sassarese («il dottor Piero Delogu ha litigato fino allo scontro fisico con un medico») culminata nella lettera sottoscritta da cinque medici, su sei in servizio, contro l’operato del direttore.

Daniele Cocco (Leu), unitamente ai consiglieri di maggioranza e minoranza prima indicati, con il presidente della commissione Domenico Gallus, hanno quindi rivolto una serie di quesiti all’assessore su specifiche vicende e su singole questioni che vanno dalle forniture dei Dpi, all’impiego dei medici rianimatori di Oristano, piuttosto che sull’attivazione delle Usca.

L’assessore Mario Nieddu, nel suo intervento conclusivo, ha ribadito le difficoltà della Regione nel garantire l’approvvigionamento costante dei dispositivi di protezione individuale («il governo di recente ci ha spedito delle tute da imbianchino invece che quelle protettive») ed ha ammesso di essere preoccupato «per una possibile recrudescenza della patologia infettiva in autunno».

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«Nel momento in cui si parla di aperture ci sono aspetti organizzativi che non possono assolutamente essere rimandati né aspettare oltre. Quello che sta accadendo in alcuni ospedali della Sardegna, in cui i pazienti oncologici sono costretti a fare la fila anche di ore non è ammissibile. Stiamo parlando di persone con il sistema immunitario compromesso, più esposte non solo al rischio contagio, ma soprattutto che non possono subire uno stress psico-fisico tale per poter effettuare le cure e le visite mediche di cui hanno bisogno.»

Lo scrive, in una nota, Michele Ciusa, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle.

«Secondo le più recenti stime il ritardo accumulato nell’erogazione dei servizi ai malati oncologici è di proporzioni enormi: sono oltre 4 milioni gli screening rinviati e che dovranno essere effettuati a partire delle prossime settimaneaggiunge Michele Ciusa -. Ma nei due mesi di lockdown i disagi hanno riguardato diversi ambiti e tutte le visite previste nelle diverse fasi della malattia, sia quelle dedicate alla prevenzione che quelle di follow up, alle quali occorre sottoporsi a seguito di un’operazione. Controlli, esami, test periodici che in questi mesi sono stati spesso rinviati esponendo i pazienti che hanno avuto una diagnosi di neoplasia e hanno subito un intervento anche di recente al rischio di doversi sottoporre a trattamenti più invasivi se non addirittura al rischio di recidive.»

«Per questo chiedo all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, di poter conoscere quali saranno le direttive e i protocolli che la Regione ha intenzione di adottare nel più breve tempo possibile per far ripartire in sicurezza tutti i servizi dedicati ai malati oncologici ed evitare il ripetersi di situazioni altamente critiche come quelle verificatesi nei giorni scorsi all’Ospedale Businco di Cagliari conclude Michele Ciusa -. La riapertura deve concentrarsi sugli aiuti ai più deboli in tutti gli ambiti, e quello sanitario in particolare, quello che riguarda i pazienti più fragili come i pazienti oncologici, non può essere lasciato indietro. Spero che la giunta e l’assessore Mario Nieddu si attivino immediatamente affinché la ripartenza si svolga nelle migliori condizioni possibili e che sia un’occasione per migliorare le condizioni in cui le prestazioni sono state erogate sinora e riprogrammare i servizi in un’ottica più efficiente e plasmata sulle nuove esigenze. Non possiamo permettere che ai ritardi si sommino altri ritardi.»