27 November, 2024
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10.000 kit per i test del Covid-19 sono arrivati questa mattina al porto di Cagliari per essere destinati ai laboratori del sistema sanitario regionale impegnati nella lotta contro l’epidemia. Il carico, frutto di una donazione alla Regione, è stato consegnato dalla Croce Rossa Italiana alla Protezione civile per il trasporto all’Azienda Ospedaliera Brotzu, dove i kit saranno conservati e poi distribuiti.

«I testspiega il presidente della Regione, Christian Solinassono uno strumento indispensabile per l’individuazione dei contagi e per il contenimento dell’epidemia. La Sardegna è impegnata con tutti i mezzi a far fronte alle necessità legate all’emergenza. Oggi riceviamo un contributo prezioso e il mio ringraziamento, a nome di tutti i Sardi, va alla Croce Rossa Italiana per gli alti valori che da sempre esprime e la solidarietà verso il nostro popolo.»

«Le scorte ricevute oggiprecisa l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddusaranno distribuite ai laboratori secondo le necessità e i carichi di lavoro. Un apporto importante al nostro sistema sanitario che deve fare i conti con le difficoltà negli approvvigionamenti da Roma, sempre più un problema nazionale. Continuiamo a ricevere grande solidarietà verso la nostra Isola e siamo impegnati a coordinare ogni azione che possa dare forza al nostro territorio in questa emergenza. Il mio ringraziamento personale va al presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, e al commissario per la Sardegna, colonnello Sergio Piredda.»

 

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E’ ancora senza risposta la richiesta fatta dai medici diabetologi della Sardegna verso l’assessorato regionale della Sanità, per poter attivare il servizio di “televisita” ai malati sardi di diabete mellito.

Infatti, con una missiva, inoltrata due settimane fa, le Società scientifiche di riferimento della diabetologia – AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia) e SIE (Società Italiana di Endocrinologia), chiesero all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, al direttore generale dell’Assessorato, Marcello Tidore, e al commissario straordinario dell’ATS, Giorgio Steri, di “autorizzare urgentemente, per tutti i Servizi di diabetologia presenti in Sardegna, la teleassistenza a favore delle persone con diabete”. La stessa comunicazione, a inizio di questa settimana, è stata mandata al presidente della Regione, Christian Solinas. 

«Dopo circa 15 giorni – affermano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois, rispettivamente Presidenti regionali dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società italiana di diabetologianon abbiamo ricevuto riscontri o risposte. In pratica il nostro appello è rimasto inascoltato.»

Secondo gli specialisti della diabetologia, le persone affette da diabete sono ancora tra le categorie più a rischio per gli esiti fatali dell’infezione da Coronavirus. Mantenere un buon compenso, sicuramente con più difficoltà date le limitazioni imposte dal contenimento della pandemia a tutti i cittadini italiani, è ancora la ricetta più efficace per diminuire il rischio.

«Malgrado ciò – continuano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois – gli amministratori regionali, chiamati direttamente in causa dalle associazioni scientifiche diabetologiche, non danno segno di interesse in questa situazionePurtroppo, per alcuni amministratori delle Aziende sanitarie, la chiusura degli ambulatori alle visite programmate, con esclusione delle urgenze/emergenze, si traduce in una riduzione del personale che viene messo in ferie o in recupero o resta a disposizione per altri incarichi. Ma chi seguirà i diabetici se si svuotano le diabetologie?»

Negli ambulatori di Diabetologia, infatti, quotidianamente si applica la telemedicina: chiusi alle visite non urgenti, i diabetologi e gli infermieri contattano i pazienti telefonicamente per organizzare la “televisita”. Durante questa si condivide attraverso il web il monitoraggio delle glicemia con sensori  o con il controllo classico, i referti di esami e visite e le eventuali modifiche terapeutiche.

«Il riscontro che le persone hanno di questa iniziativa, siano esse i diabetici o i loro familiari e caregiver – rimarcano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois – è di assoluta sorpresa, piacere e gratitudine per questa assistenza “vicina” ai loro bisogni anche se necessariamente “distante“. Anche le persone che sfortunatamente hanno avuto una nuova diagnosi di diabete sono sostenute in questa fase carica di preoccupazioni e di timori caratteristica di chi scopre di avere una malattia che lo accompagnerà durante tutta la vita

Per i medici della Diabetologia, tutto questo sistema comporta una presenza degli Operatori a pieno orario nel Servizio, garantendo il distanziamento a tutela di tutti. L’attività, infatti, risparmia accessi diretti dai Medici di Medicina Generale o nei Pronto Soccorsi e permette di organizzare e presidiare l’onda d’urto delle richieste che certamente ci sarà alla riapertura dell’attività ordinaria degli ambulatori.

Alla pressante richiesta degli Operatori diabetologici si unisce anche il richiamo agli Amministratori delle Associazioni dei pazienti (Coordinamento dei Diabetici sardi” e “Rete sarda diabete).

«Il riconoscimento di questa modalità di lavoro -– rimarcano all’unisono le Associazioni dei Medici diabetologi e quelle dei pazientideve essere una priorità dei nostri Amministratori regionali e locali, perché risponde alle esigenze di tutela della salute delle persone con Diabete mellito.»

«Come ripetuto più volte, le malattie, sia croniche che acute, non si eclissano di fronte alla pandemia – concludono l’associazione medici diabetologi, la Società italiana di diabetologia, il coordinamento dei diabetici sardi e la Rete sarda diabete – e gli strumenti tecnologici possono essere una risposta “sicura” in questo momento di emergenza. Nessuno deve restare indietro, non sarà una battaglia vinta se ci difendiamo dal virus ma abbiamo le complicanze di un diabete non ben controllato.»

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«La collaborazione da parte della sanità militare con la Regione Sardegna prosegue con l’invio di medici e infermieri della Difesa a supporto delle strutture sanitarie di Sassari ed Olbia. Ho comunicato sia al prefetto Maria Luisa D’Alessandro sia all’assessore Mario Nieddu che, come da loro richiesta, la Difesa ha disposto l’invio di medici ed infermieri in supporto ai colleghi del Servizio Sanitario Nazionale che operano nel Nord Sardegna. In particolare, 2 medici e 4 infermieri andranno presso le case di cura di Sassari, mentre altri 3 medici e 8 infermieri collaboreranno con le autorità sanitarie per aiutare la piena funzionalità del Mater Olbia, individuato quale Covid-19 hospital per il Nord Sardegna.»

Lo rende noto il sottosegretario di Stato della Difesa, Giulio Calvisi.

«L’invio di medici e infermieri presso le strutture sanitarie di Sassari e Olbia è, quindi, un ulteriore sostegno che la Difesa mette in campo a favore dei cittadini e che segue le attività dello scorso 25 marzo, nell’ambito delle quali un team sanitario del Policlinico Militare Celio ha svolto un’attività di campionamento per la ricerca del nuovo Coronavirus in strutture residenziali assistite del sassarese e già interessate da focolai di epidemia – aggiunge Giulio Calvisi -. Il personale sanitario impiegato avrà al seguito propri DPI, per non gravare sulle scorte disponibili degli operatori sanitari locali.»

Il dispiegamento di risorse che la Difesa sta mettendo in campo per fronteggiare la crisi della pandemia, coinvolge non solo i nostri medici e infermieri. Nei giorni scorsi, per velocizzare la distribuzione di materiali sanitari, equipaggi dell’Aviazione dell’Esercito, della Guardia Costiera e dell’Aeronautica hanno trasportato, per conto della Protezione Civile, indumenti e materiali di protezione al Covid-19 presso le città di Cagliari, Catania, Venezia, Milano, Torino, Trento, Bolzano, Verona, Bari, Lamezia Terme e Palermo.

«Queste attività confermano ulteriormente l’impegno e l’elevata professionalità delle nostre Forze Armate, impegnate senza sosta a dare il loro prezioso contributo al Paese in un momento così drammatico e doloroso»conclude Giulio Calvisi.

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«Equipaggi delle autoambulanze del 118 ridotti in piena emergenza. È difficile persino crederci, e invece è quanto accaduto in Sardegna in piena emergenza sanitaria da Covid-19. In questi giorni in cui i soccorritori delle autoambulanze stanno facendo grandi sacrifici per rispondere alle numerose richieste di aiuto, l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu provvede d’urgenza a tagliare di un terzo il numero standard dei componenti di ciascun equipaggio. Ciò significa che a bordo delle ambulanze anziché almeno un autista soccorritore e due soccorritori, viaggeranno soltanto un autista soccorritore e un secondo soccorritore. Saranno quindi soltanto in due. Il motivo? Perché la nostra regione non dispone di un numero sufficiente di dispositivi di sicurezza personale per poter permettere ai soccorritori, volontari e non, di operare in totale sicurezza. Un provvedimento assurdo in un momento critico come quello che stiamo vivendo, denuncia il consigliere regionale del M5S Michele Ciusa. Non è tollerabile che le autoambulanze sarde operino a ranghi ridotti proprio quando il servizio dovrebbe essere potenziato per far fronte al numero elevato di chiamate e alle lunghe operazioni di vestizione degli operatori e di sanificazione dei mezzi.»

Il consigliere regionale del M5S Michele Ciusa, è il primo firmatario di una mozione (sottoscritta dai consiglieri del M5S Desirè Manca, Roberto Li Gioi, Alessandro Solinas) che impegna il presidente della Regione e la Giunta a provvedere a mettere in campo tutte le misure necessarie per garantire ai soccorritori sardi di poter operare in assoluta sicurezza e allo stesso tempo garantire agli utenti un servizio efficiente e tempestivo.

«Con la delibera n. 13/22 del 17 marzo scorso la giunta ha modificato lo schema di convenzione (attualmente adottato in via transitoria) per lo svolgimento delle attività di soccorso territoriale da parte delle associazioni di volontariato e cooperative sociali Onlus e ritenuto di dover ridurre il numero dei soccorritori che compongono le equipe per “ridurre al minimo il numero degli operatori a potenziale rischio. Mi chiedo come possa una regione garantire il massimo impegno per far fronte all’emergenza riducendo le forze in campo. La Regione ha il dovere di garantire a tutti i cittadini un servizio attivo e sempre disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte. Se davvero l’intento della Regione è quello di ridurre il rischio degli operatori è necessario che questi siano in numero congruo e pronti a mettere in atto tutte le delicatissime operazioni loro richieste con serenità, senza fretta, e senza stress da sovraccarico di lavoro – conclude Michele Ciusa -. L’assessore Mario Nieddu valuti attentamente anche questi potenziali rischi.»

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L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha partecipato stamane, in videoconferenza, all’incontro con i presidenti degli Ordini dei Medici della Sardegna e i presidenti delle Commissioni dell’albo degli Odontoiatri. Un’occasione per far il punto sul tema del monitoraggio sul personale sanitario e dei dispositivi di protezione individuale.

«Come le altre regioni precisa l’assessore della Sanità la Sardegna deve fare i conti con i problemi legati alla carenza nella fornitura di dpi e nell’approvvigionamento dei reagenti necessari per i tamponi. La Regione Sardegna sta mettendo in campo ogni strumento possibile per far fronte a queste difficoltà. L’obiettivo resta quello di estendere i test a chi lavora in corsia. La sicurezza dei medici e del personale sanitario in servizio nei nostri ospedali è prioritaria e riveste un’importanza strategica in questa emergenza.»

«È stato un incontro costruttivo, che ci ha consentito di fare il punto sull’emergenza e condividere proposte. Questa è una battaglia che si vince se si combatte uniti. La Regione ribadisce la massima apertura al confronto e la volontà di lavorare al fianco di tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea contro la diffusione del virus. Con i presidenti degli Ordini dei Medici e delle Commissioni dell’albo degli Odontoiatri abbiamo già fissato un nuovo vertice per la prossima settimana», conclude l’assessore regionale della Sanità.

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«La Regione Sardegna ha istituito le U.S.C.A. (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) come previsto nel decreto legge n. 14 del 9 marzo 2020 per la gestione domiciliare dei pazienti affetti dal virus che non necessitano di ricovero?»

Lo chiede la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Carla Cuccu, in un’interrogazione rivolta all’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu ed al governatore, Christian Solinas.

»Dopo una prima fase di sperimentazione che ha dato risultati positivi – spiega Carla Cuccu – l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha autorizzato la somministrazione domiciliare di clorochina, efficace nei primi stadi della malattia, a pazienti Covid-19 nelle fasi iniziali di contagio. E’ necessario somministrarla già in assistenza domiciliare, per ottenere anche l’effetto di decongestionare i nostri ospedali, molti dei quali già saturi o vicini alla saturazione. Una procedura che è già attiva in Veneto e che chiediamo attivarsi pure in Sardegna. Il virus corre veloce e non si può più attendere. Anche i nostri contagiati devono essere curati a domicilio predisponendo equipes di medici ed infermieri che operano in strutture dove il lavoro è rallentato o cessato per effetto della sospensione di molte attività, a cominciare dalle attività ambulatoriali, scongiurandone la messa in cassa integrazione.»

«Assistere a domicilio i pazienti – aggiunge Carla Cuccu – consente di agire in maniera efficace, monitorando la malattia e ricorrendo al ricovero quando è necessario non attendendo che le condizioni del paziente siano compromesse. In una fase di emergenza sanitaria che non ha eguali, siamo tutti coinvolti. Non si può trascurare la voce delle opposizioni. Bisogna fare squadra – conclude Carla Cuccu -, condividere idee e risorse, con la consapevolezza che soltanto uniti usciamo da questa emergenza.»

[bing_translator]La consigliera regionale del M5S, Carla Cuccu, che ha presentato un’interrogazione al Presidente della Regione, Christian Solinas, e all’assessore all’Igiene e Sanità, Mario Nieddu, in merito alle carenze del sistema sanitario nell’Isola di San Pietro, aggravate in periodo di emergenza epidemiologica da Covid-19.

«Oltre alle preoccupazioni del sindaco di La Maddalena, che ho già segnalato in un’altra interrogazione, che più volte ha dichiarato di non essere a conoscenza di quale sia il circuito studiato per un’eventuale emergenza legata al Covid-19 – dice Carla Cuccu, ugualmente preoccupato è il sindaco di Carloforte, il quale ha denunciato le carenze del sistema sanitario, ad iniziare dall’insufficiente ed irrisoria fornitura di dispositivi di protezione individuale dall’epidemia in corso.» 

«Considerando che il comune di Carloforte non ha un ospedale, ma solo la guardia medica con cinque ambulanze non attrezzate per l’emergenza e gestite dai volontari della Croce azzurra, aggiungendo il fatto che nei giorni scorsi si sono registrati due casi sospetti Covid-19, per i quali non è stata inviata la prevista ambulanza medicalizzata contrariamente a quanto avviene secondo il protocollo d’intervento nel resto della Regioneaggiunge Carla Cuccu -, ora più che mai le carenze del sistema sanitario nell’isola di San Pietro non sono più tollerabili»

«La condizione di insularità non deve penalizzare il diritto alla salute dei carlofortini che hanno diritto di sapere quali sono i protocolli adottati o previsti per trasferimenti di persone in caso di positività al Coronavirus, quando il Governo regionale intenda dare corso, senza ulteriore indugio, alle azioni previste per le isole minori dal Documento 16 di “Ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna – conclude Carla Cuccu – e quanto tempo dovranno ancora aspettare per vedersi garantire un’adeguata fornitura dei materiali sanitari necessari e indispensabili a tutelare la sicurezza e l’incolumità degli operatori e dei cittadini.»

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«A distanza di quasi un mese da quando è esplosa anche in Sardegna l’emergenza sanitaria legata al Covid-19, negli ospedali e nelle Aziende sanitarie sarde vengono date agli operatori disposizioni errate, fuorvianti e totalmente contrarie al buon senso.»

Lo afferma la deputata del M5S, Mara Lapia. «Mi riferisco in particolare ad una nota del 24 marzo scorso, con indicazioni al personale dell’ospedale Sirai di Carbonia, sulla gestione di pazienti esterni – aggiunge l’on. Mara Lapia -. Scrive un solerte dirigente che “il paziente dovrà indossare la mascherina esclusivamente laddove presenti sintomi di affezione respiratoriaIn assenza degli stessi, in particolare per l’effettuazione di esami diagnostici che ne comportino il trasferimento da una struttura all’altra, il paziente dovrà essere trattato senza ulteriori precauzioni che non siano quelle ordinarie“. Ho scritto subito all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, al commissario Ats, al direttore della Assl. Ritengo gravissimo che ancora vengano date al personale simili indicazioni. E’ vergognoso – conclude Mara Lapia -, che dopo settimane dall’inizio dell’emergenza e con tutto quello che sta succedendo nei nostri ospedali, ancora nelle Aziende non ci siano disposizioni omogenee e corrette sulla gestione dei pazienti e sugli ingressi nelle strutture sanitarie.»

 

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L’emergenza Coronavirus cancella centinaia di visite ai malati di diabete mellito della Sardegna. Programmati da tempo, i controlli periodici ai diabetici sardi sono stati annullati a causa del decreto che impone il distanziamento sociale e, di conseguenza, la “chiusura” delle sale d’attesa delle diabetologie. Ma la soluzione c’è e si chiama “tele visita”.
E’ questo l’allarme, con la soluzione, lanciato dalle Società scientifiche di riferimento della diabetologia – AMD (Associazione Medici Diabetologi), SID (Società Italiana di Diabetologia) e SIE (Società Italiana di Endocrinologia) – che, in una lettera indirizzata all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, al direttore Generale dell’Assessorato, Marcello Tidore, e al commissario Straordinario dell’ATS, Giorgio Steri, chiedono che venga «urgentemente autorizzata per tutti i Servizi di diabetologia presenti in Sardegna, la teleassistenza a favore delle persone con diabete».
Nel mondo il diabete mellito colpisce 425 milioni di persone, in Italia 4 milioni in Italia e in Sardegna ben 114.000. Quindi, 6 sardi su 100 soffrono di questa malattia con una prevalenza che arriva al 6,4% e con la maggiore incidenza in Italia per il Tipo 1, e tra le più alte del mondo. Degli oltre 110mila casi, la cui età media è di 66,4 anni, circa 58.000 interessano gli uomini e 52.000 le donne. La prevalenza maggiore è stata registrata nei maschi tra il 64 e 84 anni: 30.954, il 53% di tutti i malati. Il dato viene confermato analizzandole fasce d’età più colpite: quella tra i 64 e 84 anni, 59.370 casi,  rappresenta il 53,8% dei malati, seguita da quella tra i 45 ai 64 con31.210 casi , il 28,3% del totale. Tra le aree geografiche, 37.558 casi sono registrati a Cagliari, 21.466 a Sassari e 11.374 a Oristano.
«La gran parte dei nostri pazienti sono in quella fascia di età più esposta e con più patologie associate al Coronavirus – affermano Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois, rispettivamente presidenti
regionali dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società Italiana di Diabetologia – infatti, il Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a Covid-19 in Italia, sui dati aggiornati al 17 marzo 2020, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, pone il diabete mellito come seconda patologia osservata per frequenza nei pazienti deceduti (35.5%). L’associazione di più patologie preesistenti, tipica dei casi delle persone con diabete, fa impennare la possibilità di esito fatale dell’infezione. Questo dato – aggiungono Gianfranco Madau e Maria Antonietta Fois – mette in evidenza che, l’Emergenza nell’Emergenza, è proteggere ed evitare scompensi nelle persone portatrici di plurime malattie croniche.»
Per i medici diabetologi, soprattutto in questo periodo di modifica sostanziale delle abitudini di vita, è necessario mantenere un servizio essenziale per i pazienti diabetici e favorire la gestione quotidiana della malattia, per ridurre i disagi degli utenti e le prevedibili difficoltà per recuperare queste visite nei mesi futuri.
Da qui la proposta degli specialisti alla Regione per l’attivazione della procedura per lo svolgimento delle visite di controllo non Urgenti in remoto, la cosiddetta “tele visita” con il paziente a domicilio contattato telefonicamente.
La “tele visita” inizia con il lavoro preliminare delle infermiere di diabetologia, che hanno il compito, tra le altre cose, di contattare i pazienti, farsi inoltrare la documentazione clinica e predisporre i documenti. Successivamente, il medico diabetologo contatta il paziente ed esegue telefonicamente una serie di pratiche della visita come l’anamnesi, la valutazione esami ematochimici e strumentali, l’esame dell’automonitoraggio del glucosio nelle varie modalità. Compilerà, di seguito, il diario glicemico, il report ottenuto dal paziente attraverso app collegate ai glucometri, le piattaforme web per il download dei dati di sensori e microinfusori. Tutte le informazioni raccolte, che verranno inserite nella cartella elettronica, serviranno a redigere il referto e programmare la successiva visita. Rimangono escluse dalla “televisita” le urgenze, le visite per il diabete gestazionale e il piede diabetico.
«Con questa iniziativa – concludono il presidente dell’Associazione Medici Diabetologi e la presidente Società Italiana di Diabetologia – sarà possibile Ridurre il più possibile le occasioni di contagio per i pazienti diabetici e il personale sanitario attuando il distanziamento sociale, secondo l’attuale normativa, garantire un adeguato compenso ai pazienti diabetici, gestire le loro problematiche imminenti senza dover recarsi dal MMG o al Pronto soccorso e programmare il nostro lavoro senza un’onda di bisogni difficilmente gestibile al rientroalla normalità.»