Questa mattina il consigliere regionale Fabio Usai, accompagnato dal portavoce del gruppo politico “Carbonia Avanti” Manolo Mureddu e dai consiglieri comunali, Gianluca Arru e Giacomo Floris, ha fatto visita al Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia, e successivamente anche al CTO di Iglesias dove il Pronto Soccorso è ancora chiuso.
Nel corso della visita la delegazione capeggiata da Fabio Usai ha incontrato alcuni operatori sanitari presenti in loco, fra i quali, a Carbonia, la primaria del Pronto Soccorso Viviana Lantini e, a Iglesias, con i rappresentanti sindacali e politici presenti al presidio permanente del CTO.
«Nella visita di questa mattina – spiega Fabio Usai -, innanzitutto abbiamo voluto portare il nostro sostegno concreto a coloro che più di tutti stanno sacrificando per far sì che i già debilitati servizi sanitari delle strutture ospedaliere del nostro territorio non si depotenzino ulteriormente o addirittura interrompano: ovvero ai professionisti, medici, infermieri e oss, che stanno subendo, soprattutto in reparti come il PS di Carbonia (per ovvii motivi vista la chiusura di quello di Iglesias e l’impatto della stagione estiva negli accessi), carichi di lavoro non più tollerabili. Allo stesso modo dei pazienti che, giocoforza, vengono inevitabilmente sballottati od obbligati a subire attese lunghissime per essere visitati e curati.»
«Non ci si può certo nascondere dietro un dito, è una situazione insostenibile – aggiunge l’esponente politico -. Figlia di una mancata programmazione nel passato sul fronte della formazione e assunzione di nuovi medici specializzati nonché del mancato turnover tra chi è andato in pensione senza esser stato sostituito, e che oggi, a causa anche del particolare periodo pandemico, subiamo nella sua drammatica interezza. Allo stato attuale, le già reiterate soluzioni proposte per far fronte alla carenza di personale – ad esempio l’utilizzo di incentivi economici per le prestazioni aggiuntive – sebbene vadano percorse in ogni modo, rischiano di non essere più sufficienti. Dunque, prosegue l’esponente politico, arrivati a questo punto e considerati i processi sviluppatisi in ambito regionale per bandire concorsi per l’assunzione di nuovo personale e per cercare di modificare quelle normative che spesso non hanno permesso una proporzionale dislocazione di personale sanitario nei territori periferici come il nostro, è necessario un intervento di un livello più alto di quello finora invocato e avviato su scala regionale. Vista la condizione di drammatica emergenzialità della nostra sanità territoriale, così come invocato dai 23 sindaci del territorio, è ormai improcrastinabile riconoscere lo stato di emergenza sanitaria nel Sulcis Iglesiente. Ho chiesto la convocazione di un nuovo tavolo stavolta allargato su scala regionale che veda la
partecipazione oltre che dell’assessore Mario Nieddu, del management della Asl 7 e i dei Sindaci del territorio, anche della Direttrice generale di ARES Annamaria Tomasella, per discutere di come poter tamponare nel frattempo questa grave situazione e far sì che la funzionalità generale negli ospedali Sirai e CTO venga nuovamente ripristinata.»
«Nella fattispecie della chiusura Pronto Soccorso di Iglesias – conclude Fabio Usai -, ancorché sempre in emergenza, si potrebbe già procedere alla sua riapertura: perché già oggi la dotazione di medici esistente tra i due Pronto Soccorso dei due ospedali di Iglesias è tornata ad essere la stessa di un mese e mezzo fa, prima della chiusura del reparto del CTO. Pertanto il servizio potrebbe immediatamente essere ripristinato, e allo stesso modo si sgraverebbe dall’eccessiva mole di accessi quello dell’ospedale Sirai.»
Oltre il depotenziamento dei servizi ospedalieri, rischia di saltare anche il sistema della medicina generale nel territorio e specificamente nella città di Carbonia.
«Fra pochi giorni – affermano Manolo Mureddu, portavoce del gruppo politico Carbonia Avanti e Gianluca Arru e Giacomo Floris, consiglieri comunali del medesimo gruppo -, la nostra città perderà ulteriori 3 medici di base che dopo una vita di lavoro andranno legittimamente in quiescenza. Allo stato attuale non verranno sostituiti e dunque dal mese di agosto altre migliaia di persone, aggiungendosi a quelle già sprovviste di medico di famiglia, non sapranno a chi rivolgersi per poter essere assistite o anche solo per richiedere una semplice ricetta. Una situazione intollerabile possibile concausa, anche, dell’intasamento del Pronto Soccorso anche da parte di quei pazienti con codici bianchi che invece potrebbero essere agevolmente assistiti dal proprio medico di base. E’ auspicabile che la soluzione proposta di ampliare i massimali nel numero dei pazienti dei medici rimasti (da 1.500 a 1.800), allo scopo di coprire la domanda di assistenza dei cittadini rimasti scoperti dall’andata in quiescenza del proprio medico, diventi realtà al più presto. Superando le diffidenze dei professionisti sanitari che, legittimamente – proseguono Manolo Mureddu, Gianluca Arru e Giacomo Floris -, chiedono di ottenere adeguati corrispettivi economici per l’ulteriore lavoro svolto. In attesa che il bando regionale per la MMG arrivi a compimento, è necessario avviare ogni percorso possibile per scongiurare il tracollo della medicina generale nel territorio e nella nostra città: anche attuando soluzioni tampone come questa con interventi straordinari se servisse. In attesa, ovviamente, di soluzioni strutturali», concludono gli esponenti del gruppo Carbonia Avanti.
«Perché la ASL del Sulcis Iglesiente non ha ricevuto le risorse che le sarebbero spettate per l’abbattimento delle corpose liste d’attesa accumulate a causa della pandemia nella branca specialistica RM-TC (Risonanza Magnetica Nucleare e Tomografia Computerizzata)?»
Lo chiede in un’interrogazione presentata all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, il consigliere regionale Fabio Usai.
La richiesta esplicita è quella di porre fine a quella che appare come un’evidente discriminazione delle prerogative dei cittadini del Sulcis Iglesiente, ripristinando la giusta proporzionalità nella distribuzione delle risorse aggiuntive pubbliche destinate alle aziende sanitarie dell’isola per l’abbattimento delle liste d’attesa, a partire proprio dalla ASL 7.
«Durante la pandemia, in conseguenza delle misure di contenimento e contrasto varate per fronteggiarla – spiega Fabio Usai -, le strutture sanitarie della nostra isola hanno accumulato ingenti ritardi nello svolgimento degli esami diagnostici specialistici, sortendo l’effetto di allungare a dismisura le liste d’attesa sia in ambito pubblico che nelle strutture private accreditate. Nondimeno, ingenerando gravi contraccolpi sulla qualità generale dell’assistenza sanitaria e obbligando un numero sempre maggiore di cittadini a rivolgersi a strutture extraterritoriali quando possibile, in molti casi a pagamento, o addirittura a rinunciare a effettuare i propri esami e dunque a essere visitati e curati.»
«Per risolvere questo problema – aggiunge Fabio Usai -, la Giunta regionale, con la deliberazione 3/4 del 27-01-2022 aveva rimodulato il piano di recupero per le liste d’attesa Covid-19, e deciso di stanziare (con la legge n. 234 del 30 dicembre 2021) 13.720.877 euro per addivenire a tale scopo. 2.078.070 dei quali da destinare alla spesa per recuperare l’arretrato negli esami da parte delle strutture private accreditate e 11.594.807 invece a quella per recuperarlo nelle strutture pubbliche. Di questi 2.078.070 euro circa 863.585 sono stati destinati specificamente all’abbattimento delle liste d’attesa afferenti alla branca specialistica RM-TC.»
«863.585 euro che avrebbero dovuto soddisfare i fabbisogni delle strutture accreditate di tutta l’isola, compreso il nostro territorio. Ma così non è avvenuto – denuncia il consigliere regionale sardista -. La ASL 7 (e conseguentemente le strutture private accreditate del nostro territorio per l’esecuzione di tali prestazioni specialistiche ambulatoriali) è l’unica azienda sanitaria tra le 8 in Sardegna a non aver ricevuto la parte, proporzionalmente spettante, di finanziamento per abbattere le liste d’attesa afferenti l’esecuzione di esami diagnostici nella branca RM/TC.»
«Secondo le giustificazioni addotte dall’ARES, prosegue l’esponente politico, perché non ci sarebbe stata la dovuta segnalazione sulle liste di attesa da parte dell’azienda sanitaria locale, e dunque per un semplice disguido burocratico. In realtà – si interroga Fabio Usai -, sarebbe bastato verificare la situazione delle stesse con un semplice controllo nel sistema gestito dal CUP per verificare quanto lunghe siano le attese anche per gli esami più ordinari, o più semplicemente porsi una banale domanda: è possibile che la ASL del Sulcis Iglesiente, al pari di tutte le altre sul suolo nazionale, non abbia accumulato lungaggini nelle liste d’attesa? Ma soprattutto: cosa è cambiato rispetto ai criteri utilizzati nell’anno precedente da modificare la ripartizione delle risorse oggi?»
«Una situazione complicata e pericolosa vista anche la tipologia di prestazioni specialistiche collegate il più delle volte a patologie gravi e invalidanti, che rischia di pregiudicare drammaticamente i livelli di assistenza sanitaria nel Sulcis Iglesiente e che continua a obbligare i cittadini (che hanno questa possibilità) a recarsi nelle strutture sanitarie di altri territori; a dover compiere ingenti esborsi in danaro per essere visitati o, in alternativa, come già sta purtroppo accadendo, a rinunciare direttamente a farsi visitare e curare – conclude Fabio Usai -. In Consiglio regionale abbiamo stanziato le risorse anche per il Sulcis Iglesiente, è assolutamente necessario ripristinare una condizione di equità.»
23 sindaci hanno chiesto lo stato di emergenza per la Sanità del Sulcis Iglesiente con una nota inviata al presidente della Giunta regionale Christian Solinas, all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, alla direttrice generale dell’assessorato della Sanità Francesca Piras, alla direttrice generale della Asl Sulcis Giuliana Campus e, per conoscenza, al Prefetto di Cagliari Gianfranco Tomao.
«In data 6 luglio 2022 i 23 sindaci del territorio, afferente all’ASL Sulcis, si sono riuniti presso la sede legale in Carbonia alla presenza dell’assessore regionale della Salute on. dott. Mario Nieddu per discutere ed analizzare la situazione di profonda crisi in cui versa la sanità del territorio che da ultimo ha visto produrre la chiusura temporanea del PS del Presidio Ospedaliero CTO di Iglesias – si legge nella nota -. Considerato il rientro in servizio in data 11.07.2022 del personale, la cui assenza ha determinato la suddetta chiusura, chiediamo l’immediata riapertura del PS del PO CTO di Iglesias. Nel rinnovare la forte preoccupazione rispetto alla situazione di difficoltà progressiva in cui versano i servizi di cura del territorio ed ospedalieri mettiamo in evidenza il disagio crescente che si sta alimentando nelle nostre comunità, tra il personale socio-sanitario che esercita il proprio lavoro tra molti problemi nei presidi ospedalieri, a causa della carenza di organico. Davanti a noi si apre uno scenario di profonda crisi, il perdurare della pandemia, la necessità di assistenza primaria e specialistica, la mancata definizione dei processi di riforma, vedi atto aziendale e bilancio, oltre che la mancata attribuzione di responsabilità diretta da parte di Ares per le procedure selettive territoriali, acuiscono il dramma e non consentono di poter dare risposte ai cittadini. Si rende necessario, inoltre, attuare la riforma sanitaria territoriale con l’istituzione 7 giorni su 7 del ricovero programmato presso il PO CTO Iglesias e il PO Sirai Carbonia per evitare lo spostamento dei cittadini verso strutture ospedaliere extra territoriali che, oltre al disagio, aumentano i costi. Pertanto appare evidente che davanti ad una situazione emergenziale si deve rispondere con l’attivazione di procedure ed attività di emergenza.»
«Senza alcuna proposta di risoluzione e senza un’accurata attività programmatoria risulterà difficile garantire i servizi essenziali a tutela della salute delle persone residenti nel Sulcis Iglesiente – aggiunge la nota -. Nello specifico dei problemi che imperversano, e sicuri di dover approfondire, in momenti ad hoc, in maniera organica e compiuta la definizione dell’atto aziendale e della riorganizzazione delle attività dei Presidi Ospedalieri e della medicina del territorio siamo qui a rappresentare alcune delle situazioni di profonda crisi. In particolare, versa in una situazione particolarmente critica il servizio di anestesia e rianimazione dove la carenza di personale specializzato non può assicurare la copertura delle emergenze e delle urgenze. Vorremmo che lo stato di agitazione di questi professionisti trovasse una soluzione alternativa ad eventuali ed improvvise chiusure delle sale operatorie dovute alla mancanza di anestesisti, impossibilitati per numero a coprire i turni in corsia e riteniamo l’azione di blocco momentaneo delle procedure di attribuzione sede non adeguata. Altrettanto gravi si presentano le situazioni delle SS.CC Pronto Soccorso, Cardiologia/Emodinamica, Medicina, Radiologia, Emodialisi, Ostetricia e Ginecologia che soffrono una condizione analoga di carenza di personale e quello che getta particolarmente nello sconforto è che dopo mesi di attesa e di interlocuzioni la situazione non è mutata, anzi l’avvicinarsi del periodo delle ferie e il marasma prodotto dallo scorrimento di graduatorie produrrà nel brevissimo tempo una situazione drammatica. Esprimiamo pertanto, con la presente, la necessità che le procedure selettive e di reclutamento del personale tengano conto della reale necessità dei territori e nello specifico della nostra azienda e richiediamo il rientro del personale ceduto in prestito all’ASL Cagliari (anestesisti, n.°2 unità) in periodo pandemico. Confidiamo che si possano accelerare le procedure cosiddette “Balduzzi” di conferimento di incarico quinquennale di direzione di strutture complesse, atto che garantirebbe prospettiva e sicurezza agli operatori in servizio e a coloro che dovessero valutare la “destinazione” del Sulcis. In ambito di medicina del territorio si rappresenta, quanto da lei già conosciuto, la crisi di personale che stanno vivendo le guardie mediche e l’assoluta necessità di trovare una soluzione per le assegnazioni delle sedi di Medicina generale e dei pediatri di libera scelta che mancano in tutto il territorio. In queste settimane andranno in quiescenza numerosi medici, risulta pertanto necessario trovare la modalità di sostituzione e presa in carico dei pazienti. Chiediamo, pertanto, in rispondenza di quanto discusso in occasione dell’ultimo comitato aziendale, considerata la situazione che si sta vivendo, un intervento repentino sulle procedure di sostituzione e prendendo in considerazione alcune soluzioni temporanee per far fronte al problema in tempi brevi come, per esempio, l’aumento dei massimali dei pazienti da 1.500 a 1.800 per ogni medico sul territorio, con la creazione di un elenco speciale separato da quello ordinario e le deroghe previste dall’acn della medicina generale.»
«Aggiungiamo di valutare eventualmente la richiesta di disponibilità dei medici in pensione per prestazioni nelle Guardie mediche diurne per attività di Medicina generale e di disporre dei medici Usca per attività di sostituzione temporanea dei MMG. Rappresentiamo queste possibili soluzioni – e nell’eventualità che se ne possano trovare di ulteriori e alternative – perché riteniamo che il rimedio della mancanza di medici di Medicina generale, dei Pediatri di libera scelta e la garanzia dei servizi di Guardia medica e Guardia medica Turistica, in situazione di grave carenza, sia propedeutico alla revisione complessiva della Sanità territoriale. Questa auspicata riorganizzazione delle attività ambulatoriali e dei laboratori analisi sul territorio decongestionerebbe, già di per sé, il Pronto Soccorso. Infine, – concludono i 23 sindaci della Asl Sulcis – ribadiamo l’indispensabilità di ripristinare i servizi offerti presso le Case della Salute e altri ambulatori territoriali. Per tutte queste ragioni e, visto che l’assessore Nieddu ha prospettato soluzioni a lunghissimo termine, si richiede la dichiarazione di stato di emergenza della sanità nel Sulcis Iglesiente al fine di poter mettere in campo misure speciali per la riorganizzazione del personale sanitario.»
«Il Servizio sanitario pubblico non può e non deve dimenticarsi di chi ha prestato la propria opera nel momento più difficile della pandemia da Covid-19. Tra questi ci sono anche gli operatori sociosanitari, impiegati per due anni nelle nostre strutture carcerarie.»
L’appello arriva dalla consigliera regionale di Idea Sardegna, Carla Cuccu, che sollecita all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, una soluzione per i 4 operatori che fino allo scorso 31 maggio hanno lavorato nella casa circondariale di Uta e nell’Istituto penale minorile di Quartucciu.
«Questi oss sono stati assunti in base ad un bando della Protezione civile nazionale legato all’emergenza pandemica – ricorda Carla Cuccu – e in questi anni hanno prestato un servizio utile per detenuti, visitatori, personale delle strutture carcerarie. Il loro contratto è scaduto, ma ci risulta – sottolinea la consigliera di Idea Sardegna – che in altre regioni ci sia stata una proroga almeno fino a fine anno. Con la mia interpellanza chiedo alla Giunta di individuare un percorso che consenta di richiamare in servizio questi lavoratori almeno fino al 31 dicembre.»
Cgil, Cisl e Uil, a fronte della grave situazione sanitaria venutasi a creare nel nostro territorio, con l’ultimo atto in ordine di tempo la chiusura del Pronto soccorso del C.T.O. di Iglesias, ritengono nonostante gli innumerevoli incontri che si stanno susseguendo nelle ultime settimane con la dirigenza sanitaria, l’assessore Mario Nieddu e l’incontro avuto presso Villa Devoto nella giornata del 5 luglio in presenza della grande manifestazione indetta da Cgil Cisl e Uil, che ci siano tutte le condizioni per richiedere interventi straordinari adeguati allo stato emergenziale, anche attraverso deroghe al sistema attuale con una serie di strumenti utili finalizzati al superamento della fase straordinaria.
Forte è il richiamo di Cgil, Cisl e Uil ad un’unità di intenti ed azioni da parte di tutti i soggetti portatori di interessi pubblici, così come sostenuto in ogni occasione dalle organizzazioni sindacali. Riaffermiamo la nostra disponibilità al dialogo costruttivo e pragmatico finalizzando la nostra azione al miglioramento, della sanità territoriale, al ripristino e rilancio, della rete dei servizi, in tutti i centri del Sulcis Iglesiente.
A nostro parere, è obbligatorio potenziare le strutture sanitarie che fungono da filtro ed attenuano la pressione sui Pronto soccorso, passando attraverso la valorizzazione e migliore utilizzo delle figure professionali a disposizione, integrandole laddove non diversamente reperibili.
Cgil, Cisl e Uil, sottolineano con forza la necessità di attivare un tavolo di confronto costante, per far sì che, l’attuale situazione trovi adeguate e fattibili soluzioni nel più breve tempo possibile, visto l’ulteriore rischio rappresentato dalla stagione turistica che comporta un incremento dell’utenza.
Ancora una volta, si sottolinea, come lo stato d’emergenza non ammetta ulteriori attese, e si debba immediatamente porre rimedio all’attuale situazione.
Franco Bardi – Salvatore Vincis – Andrea Lai
Segreterie Cgil, Cisl e Uil
I Pronto Soccorso non possono chiudere mai in nessuna circostanza e in qualunque periodo, devono stare aperti h24 per 7 giorni. I servizi di emergenza urgenza devono assicurare sempre le cure e gli interventi ai cittadini. Non ci sono deroghe o eccezioni e i responsabili, dai Dirigenti della ASL del Sulcis all’assessore regionale della Sanità, devono trovare le soluzioni organizzative e gestionali più idonee per garantire il servizio. Invece, il Pronto Soccorso del CTO è ancora chiuso da giorni ed il Pronto Soccorso del Sirai di Carbonia è in tilt. La situazione diventa sempre più drammatica e disastrosa. Le forti proteste ed i sit-in che da giorni si susseguono ad Iglesias e la mobilitazione generale della popolazione che c’è stata a Villa Devoto, non hanno smosso la “mole politica” del presidente della Regione Solinas e come spesso accade non si assume le sue responsabilità e lascia che la Sardegna vada alla deriva. Abbiamo sentito la voce polemica del consigliere regionale della Lega che in questa situazione è stata inopportuna, inappropriata e fuori luogo, basata esclusivamente su attacchi al Sindaco che sta difendendo con determinazione i diritti dei cittadini di Iglesias e del territorio assieme alle organizzazioni sindacali, alle associazioni, ai sindaci e alla popolazione.
Se chi ci governa non è capace di assicurare il diritto primario alla salute è il fallimento di questa classe politica sulla sanità del Sulcis Iglesiente. A pagarne le maggiori conseguenze sono sempre gli anziani e le persone fragili che rischiano la vita. Per i malati che restano in attesa per ore interminabili nelle ambulanze prima di entrare nel P.S. del Sirai questo rischio è reale. Ci domandiamo se si deve aspettare il morto per intervenire. Siamo stanchi e totalmente insoddisfatti delle inconcludenti visite e sopralluoghi dell’assessore Mario Nieddu nei nostri ospedali. Non accettiamo che tutti i disservizi e le criticità dell’assistenza sanitaria del territorio siano scaricate sui cittadini.
Perché dopo l’emergenza Covid non si sono affrontati i problemi in tempo per organizzare e risolvere le criticità, come i tempi di attesa per interventi chirurgici e visite specialistiche, le attese al Pronto Soccorso, la carenza di personale e la riorganizzazione della medicina territoriale.
Il Pronto Soccorso del CTO è solamente il primo capitolo ma il più urgente della emergenza sanitaria del Sulcis Iglesiente.
A questo punto non ci sono dubbi lo stato di agitazione deve continuare fino a quando non verrà riattivato il servizio del Pronto Soccorso del CTO. Serve, pertanto, una forte unità di intenti dei Sindaci, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni per vincere questa sacrosanta battaglia.
Antonio Achenza
Presidente ConsultAnzianIglesias
«Nella conferenza Socio-sanitaria convocata ieri presso la Asl n. 7 a Carbonia e a cui hanno preso parte l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, e i sindaci del territorio non si è giunti a particolari soluzioni se non a quella di lavorare con urgenza a norme emergenziali, attraverso la dichiarazione dello stato di crisi a livello nazionale.»
Lo ha sottolineato il sindaco di Carbonia Pietro Morittu che è intervenuto alla conferenza con l’assessore delle Politiche sociali, Roberto Gibillini. «Un’opzione dalla quale non pare ci siano altre vie d’uscita – ha aggiunto Pietro Morittu – considerata anche la recrudescenza della pandemia che tutt’ora sta imperversando e da cui non è esente il personale medico-sanitario, costringendo alla chiusura diversi reparti come quello di Neurologia del Sirai dove tre medici sono risultati positivi al Covid.»
Stamane il sindaco ha interloquito con il consigliere regionale Fabio Usai. Dal colloquio è emerso ancora una volta la necessità di attivare tutti i percorsi di confronto e dialogo che possano aiutare a risolvere e a programmare l’attività della sanità del Sulcis Iglesiente. Lo stesso Fabio Usai ha ribadito il suo impegno finalizzato ad attuare la riforma dei servizi ospedalieri e territoriali. Un fronte unitario teso a difendere il diritto alla salute e a proporre a più livelli, una diversa modalità di organizzazione sanitaria che non pare più rinviabile.
Emerge, infine, in tutta la sua drammaticità, la situazione della medicina territoriale. «Su cui si continua a chiedere conto – ha assicurato il sindaco Pietro Morittu -. Uno stato di criticità aggravato dalla quiescenza dei medici di famiglia che non saranno sostituiti e che lasceranno molti pazienti senza un medico di base e quindi senza cure. A questo proposito – ha concluso il sindaco di Carbonia – abbiamo convenuto con il direttore sanitario Giuseppe Pes che ci possa essere un confronto tra Azienda sanitaria, comune di Carbonia e medici di Medicina generale per trovare una soluzione tampone in attesa di modifiche normative adeguate».
L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha partecipato ieri alla riunione della conferenza socio sanitaria dei sindaci dei 23 comuni del territorio della Asl Sulcis, tutti presenti, nel corso della quale sono stati affrontati i temi al centro della grave emergenza presente nel sistema sanitario pubblico, per la mancanza di medici, sfociata la scorsa settimana nella chiusura del Pronto Soccorso dell’ospedale Cto di Iglesias e nel pesantissimo carico di lavoro riversatosi sul Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia.
Ai lavori hanno partecipato anche il direttore generale Giuliana Campus ed il direttore sanitario Giuseppe Pes.
Prima della riunione, l’assessore della Sanità si è recato sia al Cto sia al Sirai, per un rapido confronto con gli operatori in servizio.
Al termine della riunione della conferenza socio sanitaria, abbiamo intervistato l’assessore Mario Nieddu.
Mercoledì, alle 17.00, l’assessore regionale della Sanità parteciperà ai lavori della conferenza socio-sanitaria della Asl Sulcis. Tra i temi in discussione, dopo la manifestazione di oggi a Villa Devoto, vi saranno la riapertura in sicurezza del Pronto soccorso del Cto di Iglesias, la medicina territoriale, la cronica carenza di anestesisti e medici dell’emergenza urgenza.
«E’ una visita attesa – ha spiegato il consigliere regionale Michele Ennas (Lega) – che fa seguito al confronto tra assessore e direzione della Asl 7 avvenuto il 27 giugno, subito dopo la chiusura del Pronto soccorso del Cto di Iglesias»