27 November, 2024
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L’incremento del numero di persone risultate positive al contagio da Covid-19 all’interno dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, nel reparto di rianimazione, preoccupa e configura un’emergenza nell’emergenza in Sardegna. Nardo Marino e Roberto Li Gioi, rispettivamente deputato e consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, chiedono delucidazioni su quanto accaduto alla Regione Sardegna.

«La Regione Sardegna deve delle spiegazioni su quanto accaduto all’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia che, in una sola giornata, ha registrato un elevato numero di contagi all’interno del reparto di rianimazione e ha comportato la chiusura del centro trasfusionale – dicono Nardo Marino e Roberto Li Gioi -. L’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, è chiamato a rispondere della diffusione dei contagi a Olbia, all’interno del presidio ospedaliero. E’ segno che qualcosa si è inceppato nell’iter che avrebbe dovuto mettere il personale sanitario nelle condizioni di lavorare in sicurezza. Le dichiarazioni pubbliche rese da Mario Nieddu sulle inchieste aperte in merito alla diffusione dei contagi negli ospedali sardi, sono inaccettabili. “Chi ha sbagliato, pagherà”, ha affermato l’assessore regionale liberandosi così delle responsabilità che gli competono. Anziché giustificare il proprio operato trincerandosi dietro sterili dichiarazioni, la Giunta e Mario Nieddu dovrebbero chiarire cosa ha trasformato gli ospedali sardi in un centro di contagio.»

«Non è limitando la divulgazione delle informazioni, come vorrebbe la Giunta regionale, che si combatte la diffusione del virus. Servono azioni concrete per rimediare agli errori commessi e non farne di nuovi: il sistema sanitario olbiese non può permettersi di rinunciare a reparti, medici e infermieri. Accogliamo positivamente la notizia dell’esecuzione dei tamponi a tappeto per tutto il personale sanitario e i pazienti del Giovanni Paolo II. D’altro canto, non possiamo accettare che  il grido di allarme degli operatori della sanità passi inosservato. Quanto successo – concludono Nardo Marino e Roberto Li Gioi – è la spia di un meccanismo che non sta funzionando a dovere e le colpe non possono ricadere sulle spalle del personale sanitario che per primo fronteggia l’emergenza in corso.»

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Un primo contatto possibilmente al telefono. Per chi va in ambulatorio è assolutamente necessario un accertamento del medico di guardia prima di accedere ai locali.

È quanto dispone la Regione per coloro che si rivolgono alle guardie mediche.

«Si tratta di misure per garantire la sicurezza del personale sanitario e dei pazienti stessi – spiega l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu -. E’ una situazione  che può produrre disagio ai cittadini, ma è una procedura necessaria per verificare l’eventuale presenza dei sintomi della malattia e consentire agli operatori sanitari di intervenire adeguatamente e nella massima sicurezza.»

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Saranno destinati al personale sanitario in servizio negli ospedali sardi i dispositivi di protezione individuale, tra cui mascherine, guanti e camici, già stoccati nel container che in queste ore avrebbe dovuto lasciare l’isola dal porto di Cagliari per raggiungere Genova e rifornire il mercato privato.

«È materiale necessario per i nostri ospedali dice il presidente della Regione Christian Solinas -. Non posso permettere che lasci l’isola. In questa fase di emergenza abbiamo il dovere di garantire i dispositivi di protezione ai nostri operatori sanitari che operano quotidianamente in prima linea.»

Ieri la Regione aveva chiesto l’intervento della Prefettura, e della questione si sono occupati i carabinieri del Nas.

«Una decisione – precisa l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – che ha posto giustamente le necessità pubbliche di questa emergenza davanti a tutto. Le istituzioni stanno lavorando in stretto raccordo. L’intervento del prefetto di Cagliari e dei Nas, con i quali operiamo quotidianamente e su più fronti, è stato tempestivo ed efficiente.»

La Regione ha comunque acconsentito che una parte dei dispositivi possa raggiungere Genova esclusivamente per la fornitura degli ospedali liguri in caso di comprovata difficoltà.

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Un ponte di solidarietà tra la Sardegna e la Cina per affrontare l’emergenza Covid-19. Quattro tonnellate di materiale medicale, 1.800 indumenti di protezione medica, 40mila mascherine, 250mila guanti, arriveranno nell’Isola grazie all’iniziativa benefica del gruppo Blue River, che dal 2016 opera in Sardegna nel ramo lattiero caseario con la società Alimenta, e realizzata con il sostegno delle istituzioni della provincia cinese di Hunan e del distretto di Wangcheng.

Questa mattina la vicepresidente della Regione e assessore del Lavoro, Alessandra Zedda, ed il collega della Sanità, Mario Nieddu, portando i saluti del presidente Christian Solinas, hanno ringraziato in videoconferenza il presidente del consiglio del Gruppo Blue River, Chen Yuanrong, e gli esponenti delle istituzioni cinesi riuniti in una breve cerimonia dedicata all’iniziativa.

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Nella giornata di oggi l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu ha emanato diverse disposizioni in risposta all’emergenza Covid-19.

Sono prorogati fino al 30 giugno i piani terapeutici dei farmaci e dei dispositivi medici per tutti pazienti con patologie croniche. «I pazienti diabetici o i cardiopatici, ad esempio, non dovranno recarsi dal proprio medico per il rinnovo del piano terapeutico, che sarà prorogato in automatico salvo che lo stesso medico non decida diversamente», precisa Mario Nieddu.

Per limitare gli accessi agli ambulatori dei medici di base e dei pediatri di libera scelta ai soli casi strettamente necessari, sono state date anche indicazioni specifiche per le ricette dematerializzate: «Dove possibile – prosegue l’assessore regionale della Sanità -, per le prescrizioni che devono essere ripetute, ossia dove è necessario il prolungamento delle terapie, il medico curante potrà inviare la ricetta direttamente sulla mail del paziente o, nell’ipotesi che quest’ultimo non abbia un indirizzo mail disponibile, il numero della ricetta potrà essere inviato via sms o dettato a voce telefonicamente per poterlo poi fornire al farmacista». Le stesse regole sono applicate alle ricette limitative, prescritte dai medici specialisti.

«Provvedimenti importanti e necessari, non solo per limitare la circolazione delle persone, e quindi in linea con le prescrizioni in vigore per l’emergenza, ma soprattutto per tutelare la salute e la sicurezza dei soggetti potenzialmente più esposti ai rischi e degli stessi medici», conclude Mario Nieddu.

Stop sino al 15 aprile anche all’attività di informazione scientifica a tutti i livelli, negli ambulatori e nelle strutture sanitarie, ad eccezione delle comunicazione urgenti sulla sicurezza dei farmaci.

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«No allarmismo, ma è importante che i cittadini capiscano che il virus circola esclusivamente con la popolazione. Per abbattere i contagi è necessario ridurre la circolazione delle persone. Questo consentirà di evitare un picco incontrollato e farà in modo che il nostro sistema possa reggere anche in presenza di un alto numero di contagi. Ai cittadini chiedo di essere responsabili, di rispettare le norme igieniche e di profilassi emanate dal ministero e che noi abbiamo provveduto a rendere operative e a pubblicizzare.»

E’ un appello alla responsabilità collettiva quello rivolto dall’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, durante la conferenza stampa odierna per fare il punto sull’emergenza Covid-19.

A livello nazionale, secondo quanto riferito dal governo, il numero dei contagiati per 10mila abitanti è sceso, decretando il passaggio delle zone rosse a zone arancioni. «Un aspetto che – ha precisato Mario Nieddu – fa ben sperare sull’evoluzione della problematica». La situazione sarda è attualmente di 19 contagiati, di questi 2 in condizioni di criticità ed i restanti in condizioni di salute che non destano preoccupazione.

«Ad oggi – ha spiegato l’assessore regionale della Sanità – la Sardegna si trova nella fortunata condizione di non avere focolai autoctoni. Siamo sempre riusciti a ricostruire la catena di contagio dei casi di positività che si sono registrati nell’Isola e abbiamo la sicurezza che tutti siano derivati dalle ex zone rosse.»

«Una capacità di risposta che la Sardegna vuole mantenere – ha proseguito Mario Nieddu -, motivo per il quale abbiamo richiesto al governo la chiusura al traffico aereo e marittimo per evitare al massimo l’importazione di nuovi contagi. Una misura di buonsenso ora che la situazione in Sardegna è contenuta e nel momento in cui l’unica arma che abbiamo contro questo virus è l’abbattimento della sua circolazione.»

Nel corso dell’incontro l’assessore è ritornato sulle richieste avanzate a Roma: «Avevamo chiesto al ministro Speranza un emendamento al DPCM, per la chiusura di porti e aeroporti. L’emendamento era stato inserito in bozza e compariva come articolo 1 bis, poi respinto nella versione approvata». Una richiesta ribadita nel corso del vertice avvenuto ieri in videoconferenza: «Per il governo è una misura eccessiva, ma il ministro Francesco Boccia ha fatto sapere che rivaluteranno comunque la richiesta. In ogni caso siamo convinti che possa essere la strada giusta e sulla posizione della Giunta registriamo una convergenza anche da parte delle opposizioni. Metteremo in campo ogni strumento per far valere le prerogative della nostra Regione, per tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini».

Attualmente sono attivi i controlli negli aeroporti e nei porti di Cagliari ed Olbia. A Porto Torres è in corso il potenziamento del personale da dedicare alle verifiche dei termoscanner. A seguito dell’ultima ordinanza emanata dal presidente Christian Solinas, Ats ha attivato l’indirizzo mail info.viaggicovid19@atssardegna.it , al quale le persone indicate nel provvedimento, che dovranno rispettare la quarantena obbligatoria, potranno inviare la propria autosegnalazione.

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Il sindacato degli infermieri NurSind, scrive al Presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu per denunciare, ancora una volta (dopo la lettera già invata e datata 15 ottobre 2019), la situazione nella quale versa il personale infermieristico – in special modo dei dipendenti prestanti servizio nelle Unità operative che attualmente pongono il primo fronte all’emergenza sanitaria correlata al COVID 19 – come Pronto Soccorso, 118 e Reparti malattie infettive.

«Si stanno mettendo in evidenza i disagi vissuti dagli infermieri e operatori di assistenza destinati all’intervento per l’infezione in corso, e i rischi correlati allo stesso virus, soprattutto per coloro i quali si trovano a fornire il primo soccorso, quindi il Servizio 118 ed il personale dei Pronto Soccorso – ha denunciato il segretario e legale rappresentante NurSind pro-tempore Fabrizio Aneddaoltre alla mancanza di informazioni univoche e carenza di Dispositivi di Protezione Individuale, la categoria è costretta a subire il mancato riconoscimento di diritti sacrosanti, soppressi nel tempo dalle amministrazioni per inottemperanza dei vertici regionali.»

Rischio Contagio del personale. «I fatti degli ultimi giorni dimostrano quanto il personale medico e infermieristico sia a rischio contagio. In tutta questa situazione sarebbe quanto meno giusto e appropriato l’intervento della Regione in materia di applicazione dell’art. 86 comma 6 del CCNL 2016-2018, che avevamo già sollecitato lo scorso ottobre – ha ribadito Fabrizio Anedda – ovvero l’individuazione delle Unità operative sub intensive e di area sub critica mai individuate dalla Regione, con l’implicita negazione dell’estensione contrattuale delle relative indennità di rischio».

Le indennità. L’individuazione di tali Unità Sub Intensive, si legge nella nota sindacale inviata alla Presidenza della Regione, rappresenterebbe un segno di rispetto verso i professionisti coinvolti in questa crisi sanitaria e nel contempo consentirebbe di eliminare una sperequazione di trattamento esistente tra le diverse Unità Operative Italiane e regionali. «Dovrebbe essere infatti noto – ha concluso Fabrizio Anedda – che non solo in rapporto con altre regioni, ma anche all’interno della nostra stessa regione coesistano dipendenti prestanti servizio nei Pronto Soccorso di alcune aziende, ai quali viene retribuita tale indennità e altre in cui è stata soppressa. Vorrei fosse chiaro a tutti che in un momento nel quale tutta Italia sta cercando di fare fronte a una crisi sanitaria e sociale, la questione economica non sia certo il problema principale, ma si voglia in questo modo ribadire che esiste una grave situazione di ingiustizia e scarsa considerazione dei lavoratori che, specie in questo momento, si trovano come soldati al fronte, senza neppure vedere tutelati i propri diritti».

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La consigliera regionale Carla Cuccu (M5S) ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione, Christian Solinas, ed all’assessore all’ Igiene e Sanità, Mario Nieddu, riguardo le intenzioni dell’amministrazione in merito alle procedure concorsuali riservate al personale non dirigenziale, in modo da superare il precariato nelle pubbliche amministrazioni.

«Reputo possa essere una scelta giusta ed importante quella di indire dei concorsi riservati al personale non dirigenziale, in numero non superiore al 50% dei posti disponibili, che chiaramente risultino possedere determinate caratteristiche – spiega Carla Cuccu –. Per risultare idonei il candidato deve risultare titolare di un contratto di lavoro flessibile presso l’amministrazione che bandisce il concorso. In più, deve aver maturato, alla data del 31 dicembre 2017, almeno tre anni di contratto, anche non continuativi ma svolti negli ultimi otto anni, ovviamente presso l’amministrazione che il concorso lo ha bandito. Questa operazione è pensata per incidere sul superamento del precariato e sulla valorizzazione della professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinato.»

«Visto che – aggiunge Carla Cuccu – da quanto emerge dalle conclusioni del direttore generale dell’Azienda ospedaliera Brotzu, sono complessivamente trenta le persone in possesso dei requisiti adatti (tra l’altro ognuno con le sue specificità). Visto che si è appresa la notizia che le procedure concorsuali riservate al personale in oggetto, da stabilizzare con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, parrebbero a tutt’oggi non essere state bandite. Ritenuto necessario ed urgente provvedere in merito all’assunzione di personale sanitario nelle strutture ospedaliere che ne sono prive, chiedo – conclude Carla Cuccu – di conoscere le posizioni in merito dell’amministrazione regionale, di sapere il termine entro il quale tali procedure si concluderanno e per quali qualifiche professionali ed infine se non ritengano di dover provvedere quanto prima anche alla luce dell’emergenza sanitaria Coronavirus

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«Ripristinare con urgenza l’ex struttura sanitaria di terapia intensiva del Presidio Ospedaliero Santa Barbara di Iglesias. La Sardegna deve essere pronta ad affrontare un eventuale emergenza.» Lo scrive, in una nota, Carla Cuccu, consigliera regionale del M5S, in un’interrogazione al presidente della Regione, Christian Solinas, ed all’assessore dell’Igiene e sanità, Mario Nieddu.
«Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus – spiega Carla Cuccu – il ministero della Salute ha disposto di aumentare del 50% i posti letto nelle terapie intensive degli ospedali di tutta Italia. I locali dell’ex terapia intensiva del Santa Barbara sono ad oggi inutilizzati, in seguito al trasferimento della struttura sanitaria di terapia intensiva proprio dal Santa Barbara al Presidio Ospedaliero CTO di Iglesias.»
«Questa struttura – aggiunge Carla Cuccu – è dotata di macchinari necessari e quindi risulterebbe idonea e pronta ad assistere adeguatamente tutti coloro che ne necessitano, in caso di contagio da Coronavirus. Inoltre, è baricentrico e facilmente raggiungibile dalle zone periferiche, essendo perfettamente collegato. In più, potrebbe fungere da centro di riferimento e/o smistamento qualora sopraggiungessero emergenze da altre zone della Sardegna evitando il sovraffollamento.»
«Ritengo opportuno, proprio come il sindaco e l’assessore delle Politiche sociali del comune di Iglesias – conclude Carla Cuccu –, mobilitarci per ripristinare i locali dell’ex terapia intensiva dell’ospedale Santa Barbara, per garantire un servizio efficiente in caso di emergenza.»

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Via la Asl unica, servizi più vicini ai cittadini e meno burocrazia: partendo da questi punti fermi l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, ha presentato questa mattina alla commissione Sanità (presidente Domenico Gallus) il disegno di legge 112 con il quale la Giunta intende superare la legislazione vigente. Offrendo disponibilità al dialogo a tutte le parti politiche («siamo davvero aperti al contributo di tutti»), l’assessore Mario Nieddu ha detto: «Intendiamo abbandonare il modello della Asl unica, perché si è rivelato sbagliato e sostituirlo con otto aziende sanitarie territoriali più l’azienda Ares che si occuperà della committenza per le grandi gare e dei concorsi. In aggiunta, prevediamo Areus, l’azienda di rilievo nazionale Brotzu con Microcitemico e Oncologico e le due aziende universitarie ospedaliere. Leo otto aziende saranno dotate di autonomia gestionale e organizzativa e il management non sarà più costretto a occuparsi di materie amministrative che alla fine allontanano la sanità pubblica dal cittadino». La Giunta ipotizza anche una sforbiciata ai compensi dei manager.

«Li rivedremo al ribasso – ha detto l’assessore regionale della Sanità – anche in considerazione della complessità della gestione di ogni singola azienda.»

A proposito dei manager l’assessore ha annunciato che saranno istituiti gli albi: «Sappiamo che su questo aspetto c’è il rischio di impugnativa da parte del governo nazionale ma pensiamo che la Sardegna è regione autonoma e autofinanzia il suo sistema sanitario. Dunque, ha diritto di avere l’albo dei suoi manager. Peraltro, è appena iniziato il corso per i manager della sanità e noi speriamo di attingere proprio da quel corso per avere nuove competenze sarde».

Tra i 47 articoli di legge che compongono la proposta ci sono novità anche per l’accreditamento delle strutture sanitarie regionali private («le norme saranno semplificate e si procederà con l’autocertificazione») e per l’edilizia sanitaria: la Giunta intende costruire quattro ospedali «ma per ora abbiamo a disposizione soltanto 350 milioni di euro».

Al termine della presentazione ha preso la parola per il gruppo Udc l’on. Antonello Peru, che ha annunciato la presentazione di un autonomo testo di riforma. «Presto sarà disponibile»,  ha detto. Dall’opposizione sono partiti invece i primi rilievi critici al testo del disegno di legge 112. L’on. Gianfranco Ganau, capogruppo del Pd, ha mostrato perplessità sull’opportunità di mettere mano alla sanità in un momento di assoluta emergenza come quello che stiamo vivendo. In ogni caso, il dato che si intuisce subito è che la vostra riforma porterà 48 poltrone aggiuntive rispetto a quelle attuali.

Il capogruppo dei Progressisti, on. Francesco Agus, ha avanzato «perplessità  sull’utilità di Ares, visto che sarà un’azienda sanitaria ma avrà soltanto personale amministrativo. In ogni caso sembra di capire che le aziende sanitarie continueranno a gestire gli appalti sottosoglia».

Positiva la valutazione del presidente del parlamentino: per l’on. Domenico Gallus, «intanto, inizia oggi un cammino complesso che ci porterà nei tempi adatti a riformare l’organizzazione della sanità sarda. Ci sono due proposte legislative e i commissari, che nei mesi scorsi hanno visitato i più importanti presidi sanitari dell’Isola, intendono ora sentire il parere delle parti sociali».