27 November, 2024
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L’on. Carla Cuccu (M5S) ha presentato una nuova interrogazione al presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore alla Sanità Mario Nieddu, con la quale chiede se sia possibile trasferire il servizio di zooantropologia assistenziale presso l’unità operativa di chirurgia dell’ospedale C.T.O. di Iglesias. Nel testo dell’interrogazione – a cui non è stata ancora data risposta – la consigliera pentastellata Carla Cuccu spiega il motivo del perché considera necessario un urgente intervento in merito.
«E’ di fondamentale importanza individuare il prima possibile la sede definitiva di questo indispensabile servizio diventato un punto di riferimento per tante famiglie. Inoltre, è importante che si restituiscano agli animali gli adeguati spazi, ricordando che nell’attività di zooantropologia l’animale è coinvolto e non sfruttato.»
«Non resteremo – aggiunge Carla Cuccu – ad assistere come spettatori inermi al continuo sabotaggio della sanità iglesiente, da sempre eccellenza regionale e nazionale per cure primarie, specialistiche ed all’avanguardia.»
«Gli iglesienti – conclude Carla Cuccu – hanno diritto a prestazioni sanitarie efficienti da erogarsi in tempo reale ed immediato.»

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“Con l’approvazione delle nuove linee di indirizzo del programma “Ritornare a casa” la Giunta regionale ribadisce la propria attenzione per le persone in condizione di non autosufficienza, che necessitano di assistenza domiciliare, e le loro famiglie.»
Lo ha detto l’assessore dell’Igiene, della Sanità e dell’Assistenza sociale, Mario Nieddu, commentando il provvedimento varato dall’esecutivo regionale nel corso dell’ultima seduta.

«In particolare – ha precisato l’assessore regionale della Sanità – la nostra priorità è quella di dare continuità ai tanti progetti attivi, in particolare quelli a favore delle persone che necessitano di un livello assistenziale molto elevato, e rendere più semplice ed equa l’attivazione di nuovi interventi.»

Nell’arco del 2019 sono stati rinnovati oltre tremila progetti nell’ambito del programma “Ritornare a casa”, per un impegno finanziario di circa 50 milioni di euro. Tra le modifiche modifiche introdotte nelle linee di indirizzo 2020 la più importante riguarda la modalità di revisione dei progetti, che sarà richiesta ogni tre anni (due se l’accesso è avvenuto in seguito a dimissione dalle strutture residenziali).

«Stiamo realizzando una semplificazione amministrativa delle procedure, prevedendo in alcuni casi la sola presentazione di un certificato medico – ha sottolineato Mario Nieddu -. In passato la revisione era richiesta ogni anno, una burocrazia eccessiva e un peso per i beneficiari e le famiglie, soprattutto se si considera che le persone inserite nel programma Ritornare a casa si trovano in condizioni irreversibili già accertate.»

Il raggiungimento degli obiettivi specifici indicati nei singoli progetti personalizzati e l’assistenza dovranno essere verificati dai servizi sociali dei Comuni in cui risiedono i beneficiari.

«Le risorse per la gestione del programma “Ritornare a casa” – ha concluso l’assessore regionale della Sanità – saranno assegnate direttamente ai Comuni che potranno decidere di gestire la misura in maniera associata attraverso il PLUS (Piano Locale Unitario dei Servizi) del proprio ambito territoriale.»

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«Tempi d’attesa quasi infiniti, connessi a rischi altissimi. Una piaga della nostra regione più volte denunciata da medici e pazienti. I sardi, lo sappiamo, talvolta sono costretti ad attendere sino a dieci mesi per un intervento chirurgico. Chi se lo può permettere affronta i cosiddetti viaggi della speranza, chi non può spera che l’attesa non abbia conseguenze drammatiche. L’accesso all’assistenza in tempi rapidi può essere facilitato attraverso l’adozione di sistemi evoluti di sanità in rete per la prenotazione unica delle prestazioni attraverso i Centri unici di prenotazione (Cup). A questo proposito con il Bilancio di previsione dello Stato per il 2019, e con il bilancio pluriennale 2019-2021, sono state stanziate risorse per 350 milioni di euro per l’ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche legate ai Cup. Alla Regione Sardegna in particolare, sono stati assegnati 13,155 milioni di euro, dei quali 4,210 milioni a titolo di acconto da trasferire entro il 31 dicembre di quest’anno. Criterio fondamentale per poter ottenere questi fondi è avere presentato entro il 31 ottobre scorso il cronoprogramma delle attività che la Regione intende realizzare, coerente con il Piano regionale per il governo delle liste d’attesa. In caso di mancata realizzazione degli obiettivi previsti, la Regione dovrà restituire allo Stato i fondi che le sono stati assegnati. Ecco perché in questo momento è fondamentale sapere se la Regione Sardegna rispetterà le tempistiche dettate. Non possiamo assolutamente permetterci di perdere questi fondi.»

Questa la premessa della capogruppo del M5S Desirè Manca, firmataria di un’interrogazione indirizzata all’assessore della Sanità, Mario Nieddu.

La capogruppo dei Cinque stelle chiede se la Regione Sardegna abbia provveduto a presentare entro la scadenza del 30 ottobre scorso il programma delle attività, completo del relativo cronoprogramma, degli interventi volti a ridurre i tempi d’attesa nell’erogazione delle prestazioni sanitarie. Inoltre, se tale programma sia stato valutato dall’Osservatorio nazionale sulle liste di attesa e, in caso affermativo, il risultato di tale valutazione.

«Tramite il sistema centralizzato informatizzato di prenotazione delle prestazioni sanitarie è possibile gestire l’intera offerta (in regime convenzionato e intramoenia) con efficienza, organizzare l’attività dei centro eroganti e interfacciare le diverse procedure di gestione dell’erogazione e le relative informazioni. La carenza di medici nella nostra Regione continua ad avere pesanti ripercussioni sui tempi d’attesa, potenziare le infrastrutture informatiche non può risolvere il problema in toto – conclude Desirè Manca -, bensì contribuire enormemente a non aggravare una situazione già pericolosamente compromessa.»

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«Una riforma profonda, meditata, studiata per garantire ai sardi una sanità più utile e più vicina. Cancelliamo parzialmente un modello calato dall’alto, che non ha funzionato, e ne creiamo uno nuovo che ha la sua origine nelle richieste dei cittadini e dei territori.»

Con queste parole il presidente della Giunta regionale, Christian Solinas, ha presentato il disegno di legge approvato oggi in Giunta, che traccia il profilo della nuova organizzazione del servizio sanitario in Sardegna.

«L’attuale sistema – aggiunge il presidente della Regione –, ha allontanato i cittadini dalla sanità pubblica, percepita come una macchina confusa, arretrata, ritardataria nelle risposte. Oggi siamo fra le regioni più sofferenti in Italia secondo tutti gli indicatori, e abbiamo un disavanzo tra i più alti. Questo ci impone di cambiare modello introducendo più qualità, una medicina più vicina ai cittadini, con la collaborazione degli enti locali e una forte spinta all’innovazione tecnologica. La riforma riavvicina i manager sanitari ai reali bisogni del cittadino, lasciando alla politica il coordinamento del sistema. È falso affermare che guardiamo alle poltrone: guardiamo semmai ai posti letto, alle liste d’attesa, alla qualità delle prestazioni, all’eliminazione della burocrazia che ha spesso danneggiato la qualità – conclude il presidente Christian Solinas -, nonostante l’impegno di tanti professionisti di valore che operano nelle strutture pubbliche con spirito di servizio e di abnegazione, misurandosi quotidianamente con emergenze inaccettabili.»

«Abbiamo mantenuto gli impegni presi con i sardi – spiega l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – con una riforma che supera un modello, quello di Ats, che non ha raggiunto gli obiettivi prefissati. Siamo soddisfatti per il lavoro svolto in questi mesi. Con le Asl riportiamo la sanità vicino ai cittadini e ai bisogni dell’utenza. Le funzioni in grado di garantire economie di scala, come la gestione del personale, patrimonio e centrale di committenza, resteranno accentrate in Ares. Questo rendendo ancora più qualificante e specifico il ruolo delle aziende socio-sanitarie locali, che erogano i servizi sul territorio, e che avranno come unico compito quello di rispondere ai problemi e alle esigenze d’assistenza, con l’obiettivo di garantire la maggior qualità possibile.»

Oltre all’Azienda regionale della salute (Ares), il nuovo assetto del sistema sanitario dell’Isola sarà strutturato in otto Aziende socio sanitarie locali (Asl), due Aziende ospedaliere universitarie (Aou Cagliari e Sassari), l’Azienda di rilievo nazionale ad alta specializzazione “G. Brotzu” (Arnas) e l’Azienda regionale dell’emergenza urgenza (Areus).

Cambierà anche il meccanismo di selezione dei manager. Per razionalizzare la scelta e la selezione degli esperti che dovranno gestire le aziende sanitarie sarde, il disegno di legge istituisce appositi elenchi regionali degli idonei alle cariche di vertice.

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Il Sulcis Iglesiente riavrà la sua ASL: è scritto nel disegno di legge approvato oggi dalla Giunta regionale.

«Nell’ambito della scomposizione dell’ATS, fortemente voluta dal governo regionale di centrodestra, la re-istituzione della ASL del Sulcis Iglesiente è un riconoscimento e conquista fondamentale per il nostro territorio che grazie a questo atto riacquista la sua identità e autonomia in campo sanitario – commenta Michele Ennas, consigliere regionale della LEGA eletto nella circoscrizione del Sulcis Iglesiente -. Voglio ringraziare in primo luogo il presidente Christian Solinas ed il mio collega di partito, l’assessore Mario Nieddu, garanti delle istanze dei territori e veri artefici della concretizzazione in fatti di queste istanze. Il Sulcis Iglesiente ha fatto sentire la propria voce e espresso con determinazione la propria volontà di autonomia ma per raggiungere un risultato importante come questo occorre che dall’altra parte ci sia qualcuno disponibile ad ascoltare. Non credo che in caso di vittoria del centrosinistra il nostro territorio avrebbe avuto la medesima considerazione, prova ne è quanto accaduto nella scorsa legislatura sia con la riforma sanitaria sia con la riforma degli enti locali – aggiunge Michele Ennas -. I problemi che oggi viviamo nella sanità nascono da un preciso disegno, basato sul modello dell’Azienda Unica ATS, rivolto a cancellare la maggior parte dei presidi periferici. La strategia è stata il taglio progressivo dei servizi e un cappio al collo per i piccoli ospedali condannati a una lenta agonia. Nella nuova riforma le ASL non saranno concepite come in passato. La gestione di alcune funzioni sarà accentrata e questo sarà una garanzia per tutti i territori: con il nuovo assetto sarà impossibile sbilanciare risorse e servizi verso un territorio a discapito di un altro. Proseguiamo – conclude il consigliere regionale Michele Ennas – il nostro incessante lavoro per garantire il diritto alla salute in un territorio, quello del Sulcis Iglesiente, che per troppo tempo è stato trascurato.»

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«I provvedimenti approvati testimoniano la massima attenzione della Giunta Solinas per le persone in condizioni di disabilità grave e gravissima e per le loro famiglie. Nell’ultimo anno, in Sardegna, sono state oltre quarantamila le persone inserite in piani personalizzati di sostegno (legge 162/98). Oltre la metà in un’età superiore ai sessantacinque anni. Con queste riprogrammazioni non solo confermiamo l’impegno nei confronti di chi già usufruisce dei piani personalizzati, ma aggiungiamo risorse che ci consentono di potenziare l’assistenza socio sanitaria.»

Lo dichiara l’assessore regionale dell’Igiene, della Sanità e dell’Assistenza sociale, Mario Nieddu. Con due diverse delibere, la Giunta ha infatti approvato un incremento delle risorse di oltre 1,3 milioni di euro (quote assegnate dal Fondo nazionale per le politiche sociali per il 2018 e rimaste inutilizzate) a favore delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, a sostegno delle spese per l’assistenza domiciliare, e ha fissato i criteri per i piani assistenziali per la disabilità grave per il 2020.

«I piani personalizzati – precisa l’assessore regionale della Sanità – finanziano interventi di assistenza personale o domiciliare, l’accesso ai servizi educativi, l’accoglienza nei centri diurni, il soggiorno nelle strutture autorizzate e le attività sportive e di socializzazione. Nella nuova programmazione confermiamo tutti i piani esistenti e avvieremo i nuovi piani a partire da maggio 2020. Puntiamo a un sistema di welfare regionale – conclude Mario Nieddu – che sia efficiente e che risponda realmente alle necessità e al fabbisogno dei disabili e delle famiglie sarde.»

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Dopo lo sciopero messo in atto oggi dai lavoratori, con manifestazione spostata dall’assessorato della Sanità, in via Roma, al Palazzo della Regione di viale Trento, a causa del maltempo, il prefetto di Cagliari, Bruno Corda, ha convocato il presidente dell’AIAS, i segretari regionali CGIL FP, CISL FP, UIL FPL, UGL, ISA, FIALS, CSS e CONFINTESA, per lunedì 23 dicembre preso la sede della Prefettura di piazza Palazzo, alla presenza dell’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu. Nel corso dell’incontro, verrà fatto il punto della situazione in cui si trova la vertenza AIAS che coinvolge circa 800 lavoratori che rivendicano il pagamento di 11 mensilità arretrate.

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Il governatore Christian Solinas commenta positivamente l’intesa raggiunta oggi a Roma sul Patto per la salute, nel corso della Conferenza delle Regioni alla quale ha partecipato l’assessore dell’Industria, Anita Pili.

«Per la tutela della salute dei sardi non avremmo mai potuto accettare un Patto al ribasso, che non garantisse adeguati livelli di efficienza dei servizi – ha detto Christian Solinas –. Abbiamo tenuto sempre una posizione chiara, improntata alla massima attenzione verso i malati, e alla fine le nostre richieste più importanti sono state ascoltate e recepite. Si è raggiunto così un accordo che riafferma il ruolo e l’autonomia delle Regioni e, in un quadro nazionale, rappresenta un contributo alla crescita di un sistema sanitario moderno.»

«Le nostre sono proposte di buon senso, che hanno trovato il favore della maggior parte delle Regioni – sottolinea l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu -. Abbiamo mostrato fermezza davanti all’ipotesi di un’intesa che non tenesse conto dei bisogni dei territori e la nuova formulazione del Patto dimostra che non ci sbagliavamo. Per rispondere alla carenza di personale abbiamo chiesto che i medici possano continuare a lavorare sino ai settant’anni d’età, anche dopo aver raggiunto i quarant’anni di contribuzione, e proposto l’impiego degli specializzandi nei reparti ospedalieri a partire dal terzo anno. Abbiamo ottenuto un impegno preciso anche per la revisione del DM 70, che stabilisce standard e criteri troppo rigidi per la sopravvivenza dei servizi sanitari, senza considerare – conclude l’assessore della Sanità – le esigenze e le peculiarità del territorio.»

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La vertenza AIAS non si sblocca ed i lavoratori incrociano nuovamente le braccia con una giornata di sciopero, domani, giovedì 19 dicembre.

«In questi ultimi giorni da diverse strutture AIAS di tutta la Sardegna, ci stanno arrivando delle segnalazioni secondo le quali, alcuni solerti coordinatori e direttori sanitari, abbiano stilato delle circolari per stabilire i contingenti minimi essenziali per la giornata di sciopero, proclamata per il 19 dicembre – scrivono in una nota i segretari FP CGIL Roberta Gessa, FP CISL Davide Paderi e UIL FPL Fulvia Murru –. Il tutto in barba alle vigenti normative in materia di sciopero e di contingenti minimi. Sì, perché la maggior parte di queste strutture che erogano prestazioni di riabilitazione ambulatoriale e domiciliare che non devono garantire un’assistenza h24. Se ciò non bastasse, in questi giorni, anche uno dei legali del concordato sta facendo il giro delle maggiori strutture a ciclo continuativo per convincere i lavoratori che lo sciopero è sbagliato e che danneggia i lavoro che loro stanno facendo per evitare il fallimento. Tutto ciò sta creando forte sconcerto e confusione perché molti di questi lavoratori, per paura di incorrere in sanzioni disciplinari che in AIAS sono la norma, stanno decidendo di non aderire più allo sciopero.»

«Per fare un po’ di chiarezza ribadiamo che, così come ha scritto la Commissione Nazionale di Garanzia sullo sciopero nella nota prot. n. 0016804/SNT/PVT del 30/10/2019 inviata alle segreterie regionali di categoria, in cui nella stessa si dice che l’accordo di regolamentazione dell’esercizio del diritto di sciopero nel comparto del Servizio Sanitario Pubblico del 20/09/2001, è applicabile anche al settore Sanità Privata, come da delibera n. 04/612 del 11 novembre 2004 – aggiungono Roberta Gessa, Davide Paderi e Fulvia Murru -. In modo particolare l’art. 2 chiarisce quali sono i servizi che si possono considerare servizi essenziali e ancora meglio l’art. 3 comma 3 recita testualmente quanto segue “per contingenti di personale da impegnare nelle altre prestazioni indispensabili, va fatto riferimento ai contingenti impiegati nei giorni festivi, ove si tratti di prestazioni normalmente garantista in tali giorni”. Quindi vanno garantiti solo i servizi H24 ed il personale individuato per i contingenti minimi, e quindi esonerato dallo sciopero, deve essere individuato di norma, e di volta in volta, con criterio di rotazione.»

Roberta Gessa, Davide Paderi e Fulvia Murru hanno chiesto al prefetto di Cagliari, Bruno Corda, al presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, «un immediato intervento affinché vengano a cessare queste azioni di ostruzionismo/terrorismo messe in campo da AIAS e che si dia piena libertà ai lavoratori di decidere se aderire o meno allo sciopero regionale del 19 dicembre, con manifestazione sotto l’assessorato regionale alla Sanità di via Roma, a Cagliari. Si evidenzia, purtroppo, una continua e mai cessata ingerenza ed attività gestionale diretta dei vertici Aias e dei loro fiduciari, nonostante siano in atto procedure formali che avrebbero richiesto atteggiamenti diversi e più rispettosi di una disperazione dei lavoratori ormai certificata e oggettiva, negata per anni».

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Anche il Movimento 5 Stelle interviene sulla vicenda dei fanghi fognari “importati” dalla Campania e dalla Puglia per essere scaricati nella piana di Magomadas, denunciata con documentazione video-fotografica dall’ex presidente della Regione Mauro Pili.

«Un presunto sversamento di rifiuti fognari provenienti da altre regioni italiane e interrati nella piana di Magomadas, in piena campagna – scrive in una nota l’on. Alessandro Solinas -. È una vicenda inquietante quella denunciata in questi giorni dagli organi di stampa e dagli abitanti della zona dell’Oristanese, stanchi di dover sopportare soffocanti miasmi e preoccupati dal continuo viavai di camion provenienti dai porti di Cagliari e Olbia, presumibilmente carichi di fanghi di dubbia provenienza. Sembrerebbe si tratti di residui fognari che arrivano principalmente da Puglia e Campania e che andrebbero smaltiti a norma di legge all’interno di appositi impianti certificati. Sempre secondo quanto riportato dalla stampa, sembrerebbe invece che questi fanghi vengano trattati in assenza delle apposite vasche in cemento, ovvero pericolosamente riversati in una buca profonda non meno di due metri e a contatto con il terreno.»

«La Sardegna è già balzata alle cronache per aver smaltito rifiuti speciali pericolosi, tra cui fanghi di depurazione, provenienti da altre zone d’Italia: a fine 2018 la Procura di Tempio ha notificato l’apertura delle indagini al Cipnes per la discarica di Spiritu Santu. La Regione Sardegna è al corrente del rischio che si sta correndo? – aggiunge Alessandro Solinas -. Cosa sta accadendo oggi nella piana a pochi chilometri da Bosa, una delle zone più rinomate della Costa nord-occidentale della Sardegna in cui sono presenti diverse aziende agricole? Gli assessori all’Ambiente Lampis e alla Sanità Nieddu sono a conoscenza di quanto sta accadendo? È necessario avviare urgenti e specifiche indagini per accertare la natura dei materiali depositati e l’eventuale pericolo per la salute pubblica.»

Alessandro Solinas ha presentato un’interrogazione sottoscritta dai colleghi Desirè Manca, Roberto Li Gioi, Michele Ciusa, con l’appoggio dei portavoce alla camera dei deputati Lucia Scanu, Luciano Cadeddu ed Alberto Manca, per chiedere che venga fatta assoluta chiarezza su questa vicenda sconcertante.

«Non siamo contrari al riuso e al riciclo se queste pratiche consentono di far nascere nuove realtà produttive ma alla luce di quanto accaduto chiediamo venga fatta chiarezza. Dobbiamo bloccare una volta per tutte questo circuito di smaltimento di rifiuti speciali provenienti dalle altre regioni italiane. La Sardegna – conclude Alessandro Solinas – non diventerà la pattumiera d’Italia, non lo permetteremo.»