27 November, 2024
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«Tutti i cittadini hanno diritto di trovare nei servizi sanitari operatori e strutture in grado di guarire o migliorare comunque il loro stato di salute. Appendiamo in questi giorni dalla stampa locale quanto accaduto all’ospedale Sirai, dove un paziente si è visto sospendere la chemioterapia dapprima perché mancava lo strumento per eseguirla e successivamente perché mancavano i medici anestesisti che potessero utilizzare il dispositivo. L’Ospedale Sirai è l’unico presidio del Sulcis Iglesiente che eroga tale prestazione sanitaria, in quanto dotato di un reparto di oncologia medica per la diagnosi e la cura delle malattie neoplastiche. Quanto accaduto è un fatto gravissimo che non deve ripetersi in futuro.»

Approda in Consiglio regionale con un’interrogazione della consigliera del M5S Carla Cuccu la vicenda dell’operaio di Nebida in cura all’Ospedale Sirai di Carbonia, al quale è stata sospesa la chemioterapia.

«I pazienti – denuncia Carla Cuccu – si trovano spesso a dover fare i conti con la disorganizzazione dell’assistenza e con la carenza di personale sanitario in ospedale. Una seria programmazione avrebbe evitato il triste episodio. Pertanto, rilevata la necessità di garantire ai pazienti un percorso terapeutico efficace, tempestivo e sicuro, di ricostruire il legame di fiducia tra il cittadino e le strutture ospedaliere alle quali si affida, Carla Cuccu chiede di interrogare il presidente della Regione, Christian Solinas, e l’assessore della Sanità Mario Nieddu, per sapere se siano a conoscenza di quanto accaduto e quali misure intendano adottare per evitare il ripetersi di simili episodi.»

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«L’intesa raggiunta per il Policlinico di Sassari è un risultato importante per il futuro dei  lavoratori e per i pazienti che possono ancora contare su una struttura importante per il territorio.»

Il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, è soddisfatto per l’accordo firmato ieri alla Regione che salva 112 posti di lavoro e che evita il fallimento di una struttura sanitaria fondamentale non solo per Sassari ma per tutto il Nord Sardegna.

«La sensibilità che il presidente della Regione Christian Solinas e gli assessori del Lavoro Alessandra Zedda e della Sanità Mario Nieddu, hanno nei confronti dei grandi problemi dei singoli territori – sostiene il presidente del Consiglio regionale – è l’ulteriore dimostrazione che in questa legislatura l’impegno profuso per migliorare la qualità della vita di ogni singolo cittadino è massimo.»

«Al termine di una vertenza lunga e difficile, grazie alla collaborazione e al grande senso di responsabilità di tutte le parti, è arrivato l’accordo – conclude Michele Pais – che permette di guardare con fiducia al futuro del Policlinico. Ora gli utenti possono  ricevere  nuovamente  prestazioni sanitarie certe e fare affidamento su una struttura pienamente operativa.»

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«La Regione ha puntato, sin dall’inizio, a salvare l’occupazione e mantenere i servizi sul territorio. Con gli impegni assunti oggi vediamo realizzarsi queste aspettative.»

Esprimono soddisfazione gli assessori regionali del Lavoro, Alessandra Zedda, e della Sanità, Mario Nieddu, per l’accordo firmato questo pomeriggio, a Cagliari, per la riassunzione dei lavoratori del Policlinico sassarese. Come previsto dal documento, sottoscritto da Regione, Aspal, sindacati e Labor, la società che nel mese di luglio ha rilevato il Policlinico, dal primo gennaio 2020 avvierà le procedure per il reintegro del personale licenziato a seguito del fallimento della precedente gestione. Presente all’incontro anche Confindustria Sassari.

«Un risultato raggiunto grazie al contributo di tutti – spiegano Alessandra Zedda e Mario Nieddu – e in cui, come Regione, abbiamo creduto fortemente. Il progetto sperimentale di politiche attive del lavoro per la ricollocazione del personale del Policlinico nelle strutture del sistema sanitario regionale, ci ha permesso da un lato di non disperdere i lavoratori, garantendo la continuità occupazionale, dall’altro di impiegare importanti professionalità con lo scopo di contribuire all’abbattimento delle liste d’attesa nel territorio. Ora, con la nuova proprietà, tutti i lavoratori saranno riassorbiti nella struttura sassarese.»

«Apprezziamo – concludono i due assessori – l’attenzione per il territorio da parte di Labor, a conferma della volontà di investire nella nostra Isola, consentendo di dare risposte a un territorio che diversamente avrebbe visto un ulteriore impoverimento dell’offerta di servizi sanitari che invece resteranno nel Sassarese.»

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La consigliera regionale del M5S Carla Cuccu, ha presentato un’interrogazione per portare all’attenzione del Consiglio regionale quanto accade all’Ospedale Paolo Dettori di Tempio Pausania. In particolare, l’atto presentato dall’esponente dei Cinque stelle fa riferimento alla sospensione dei ricoveri nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, disposta dall’Ats-Assl di Olbia nell’aprile del 2018 a causa della carenza di medici e da allora ancora vigente.

«La carenza di personale medico non può essere più una giustificazione – afferma Carla Cuccu -. Da un’istanza di accesso agli atti richiesta dal sindaco di Tempio è stato semplice accertare che già a distanza di un mese dalla sospensione dei ricoveri, il 20 maggio 2018, la situazione di emergenza che aveva portato alla sospensione temporanea del servizio era ritornata alla normalità, con sette medici in organico. Da quel periodo le assenze del personale per malattia sono state fisiologiche e non si capisce per quale motivo ancora oggi permangono la sospensione dei ricoveri, la chiusura del blocco parto e della sala operatoria.»

Carla Cuccu, segretaria della commissione Sanità, interroga il presidente della Regione e l’assessore della Sanità, Mario Nieddu, per sapere quali siano i motivi che impediscono il ripristino dei servizi offerti da un presidio ospedaliero tra l’altro dotato di macchinari all’avanguardia.

«L’Unità di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Paolo Dettori è un punto di riferimento per le donne del territorio, comprendente i nove Comuni del distretto sanitario di Tempio (Aggius, Aglientu, Calangianus, Badesi, Bortigianas, Luogosanto, Luras, Tempio, Trinità d’Agultu e Vignola). Si tratta di un presidio – conclude Carla Cuccu – che vanta un punto nascite interamente ristrutturato, una vasca per il parto in acqua e sale travaglio nuove e accoglienti, per quale motivo non sono in funzione?»

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Nuova presa di posizione dell’on. Carla Cuccu (M5S), segretaria della commissione Sanità del Consiglio regionale, contro la riforma sanitaria proposta dalla Giunta, già definita “uno scempio”. «La maggioranza in Consiglio regionale, sin dal suo insediamento, ha pensato soltanto a distruggere quanto fatto dai precedenti governi regionali, senza considerare equilibri esistenti e sedimentati, che se razionalizzati potrebbero dare risposte nell’immediato – attacca Carla Cuccu -. La Giunta continua a pensare ai propri interessi, come la costruzione di un nuovo ospedale, tralasciando quelle che sono le necessità del nostro quotidiano. Vengono ignorate le esigenze dei pazienti, che chiedono soltanto di essere curati adeguatamente e nei tempi previsti per le singole patologie».

«L’assessore Mario Nieddu e tutta la Giunta dovrebbero ascoltare attentamente i medici che stanno denunciando le storture che deriverebbero da un eventuale accorpamento dei tre ospedali Businco, Microcitemico e Policlinico Universitario. Un sistema di lavoro collaudato verrebbe mandato in frantumi e non si capisce a quale scopo. Di sicuro non per il bene di malati, familiari, medici, infermieri e OSS – aggiunge Mario Nieddu -. L’area dell’ospedale Oncologico dedicata all’antincendio è indecente, piena di sterpaglie che se prendessero fuoco rappresenterebbero un grosso problema per tutti; i giardini e le aiuole circostanti sono disadorni e in balia dell’incuria più totale. L’ospedale è in un evidente stato di abbandono che influisce negativamente nella reattività psicologica di tutti gli operatori oltre che dei pazienti. Gli utenti sono costretti a un calvario: attese infinite, sala d’attesa con poltroncine in numero insufficiente, ascensori non funzionanti. Il problema maggiore è infatti la struttura, vecchia e inadeguata.»

«Tutti abbiamo urgenza di risposte concrete – conclude Carla Cuccu – che restituiscano un contenuto all’art 32 della Costituzione, il diritto alla salute. Chi ieri avrebbe dovuto fare opposizione davanti alla riforma della sanità varata dalla precedente Giunta, oggi è al governo e si preoccupa solo di distruggere ulteriormente senza garantire servizi efficienti. Non viene dato valore al parere di medici, infermieri e OSS che con abnegazione e senso del dovere tutti i giorni rinunciano ai loro diritti di lavoratori non guardando l’orologio per mettere al primo posto le necessità dei tanti, troppi malati che attendono. Gli stessi medici che oggi denunciano gli aspetti negativi di un eventuale accorpamento. Un grido d’allarme che deve essere ascoltato.»

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«Con i rappresentanti dei lavoratori abbiamo avuto un confronto costruttivo. Attendiamo la risoluzione della Commissione di inchiesta e dal Consiglio ci aspettiamo venga dato un forte mandato alla Giunta che possa consentire il superamento dello status quo.»

Lo ha detto l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, al termine dell’incontro avvenuto oggi in Regione a margine della protesta dei lavoratori dell’Aias. L’assessore della Sanità ha incontrato, insieme ai direttori generali della Presidenza e della Sanità, i rappresentanti delle sigle sindacali che oggi hanno manifestato davanti alla sede di viale Trento. Attesa la risoluzione della Commissione di Inchiesta, che, nel corso dell’ultima seduta, ha espresso all’assessore Mario Nieddu approvazione per il lavoro svolto dal tavolo tecnico, riconoscendo il valore della ricostruzione della situazione crediti/debiti fra Ats ed Aias.

«Ad oggi – aggiunge l’assessore della Sanità – andando a ritroso abbiamo verificato cinque annualità, consentendo, per la prima volta, di gettare una luce su una situazione di incertezza che dura da troppo tempo. Un lavoro che permetterà di approdare a una decisione sul futuro dei servizi.»

Sul futuro di Aias il responsabile della Sanità regionale, infine, ha aggiunto: «Qualunque sia la soluzione a cui approderemo, i punti fermi restano quelli che ci hanno guidato in questi mesi di lavoro: la continuità dei servizi erogati a garanzia dei tantissimi utenti dell’Isola e la tutela dei lavoratori, con la salvaguardia dei livelli occupazionali».

Una rimodulazione che consentirà a un maggior numero di nuclei familiari, anche in presenza di un unico genitore, di accedere alla misura “La famiglia cresce”. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale della Sanità e delle Politiche sociali, Mario Nieddu, ha approvato la riprogrammazione delle risorse disponibili del Fondo nazionale delle Politiche sociali destinate alla misura regionale a sostegno delle famiglie numerose a basso reddito. Il provvedimento modifica il numero minimo di figli a carico per il quale potrà essere richiesto il contributo, che passa così da quattro a tre figli, ampliando la platea dei beneficiari a oltre 27mila famiglie sarde. “Dei 3,7 milioni di euro del Fondo nazionale – spiega l’assessore Mario Nieddu – è stato utilizzato finora appena 1 milione. Questo ci ha permesso di rivedere la misura per renderla disponibile a un numero maggiore di destinatari. In una regione come la nostra, dove il tasso di natalità è fra i più bassi del Paese, dare sostegno economico alle famiglie numerose a basso reddito significa dare un segnale di vicinanza importante”. Le famiglie richiedenti, con un numero di tre o più figli a carico in un’età compresa fra zero e venticinque anni, non dovranno superare i 30.000mila euro di reddito Isee e, se ritenute idonee, potranno ricevere un contributo di 160 euro per ciascun figlio. “I Comuni – conclude l’assessore Mario Nieddu – dopo aver ricevuto le domande di partecipazione alla misura, invieranno le graduatorie agli ambiti Plus che indicheranno il fabbisogno finanziario alla Regione entro il 30 novembre, per poter così procedere all’erogazione dei contributi”.

Aumenta da 800.000 a 1.150.000 euro la dotazione finanziaria per la formazione specialistica medica e le scuole di specializzazioni non mediche per il 2019. Un’integrazione di 350mila euro che consentirà, nell’anno in corso, di assegnare alle Università di Cagliari e Sassari 30 borse di studio per le scuole di specializzazione non mediche inizialmente escluse dal riparto. Lo ha deciso la Giunta su proposta dell’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, nel corso dell’ultima seduta. “La grave carenza di medici specializzati nel nostro sistema sanitario – spiega l’esponente della Giunta Solinas – ci ha spinto da subito a utilizzare l’intera dotazione finanziaria, 800mila euro, per la formazione specialistica medica”. Una decisione che ha consentito di assegnare 32 borse di studio negli atenei sardi. “Il nostro sistema sanitario – prosegue Mario Nieddu – ha però necessità anche di figure specializzate non mediche, la cui formazione crediamo fortemente debba essere sostenuta nel nostro territorio”. La delibera proseguirà il suo iter con la trasmissione alla commissione competente. “Ci siamo impegnati – conclude Mario Nieddu – a individuare ulteriori risorse. Potremo così dare una risposta che inizialmente sembrava impossibile per limiti di budget e assegnare trenta borse di studio per la formazione specialistica non medica già nell’anno in corso”.

“Nei prossimi giorni presenteremo una risoluzione dettagliata con i dati aggiornati sulla situazione crediti-debiti fra Aias ed Ats degli ultimi 5 anni, per fornire al Consiglio tutti gli elementi utili per una decisione”. Lo ha dichiarato il presidente della commissione speciale sull’Aias Gianfranco Ganau (Pd), nel corso di una seduta della commissione alla quale hanno preso parte anche l’assessore della Sanità Mario Nieddu, il direttore generale dell’assessorato Marcello Tidore ed una delegazione dell’Anci, per la parte che riguarda i rapporti fra Aias e Comuni. Il direttore generale dell’assessorato, in particolare, ha fornito alla commissione una relazione di 6 pagine corredata da tabelle riassuntive più i verbali e gli allegati di ogni singola seduta del tavolo tecnico Regione-Aias-Ats-Anci insediato l’11 aprile scorso dopo un accordo sottoscritto con la Prefettura di Cagliari. Un lavoro molto approfondito, ha affermato Marcello Tidore, che ci consente di avere dati completi, certi ed attendibili sui flussi finanziari che hanno riguardato i rapporti contrattuali con Aias negli ultimi 5 anni e, inoltre, di definire un metodo per ricostruire la seconda parte del contenzioso relativo al periodo 1998-2013 per il quale c’è grande carenza di documenti, verificando nello stesso tempo ogni ipotesi possibile di transazione. Dalla relazione emerge principalmente che negli ultimo 5 anni la Regione ha pagato ad Aias nei termini di legge (60 giorni) prestazioni per oltre 102 milioni, a fronte di 1.6 milioni circa da liquidare e 1 milione circa che potrebbe essere oggetto di ulteriori transazioni.ono numeri molto chiari, ha commentato l’assessore della Sanità Mario Nieddu, che parlano di crediti vantati molto bassi e debiti molto alti, ma ora è il momento della responsabilità. Nieddu ha poi rivolto un appello alla commissione speciale, alla commissione Sanità e in definitiva al Consiglio regionale, per arrivare ad una scelta definitiva e condivisa che per la sua complessità e per le conseguenze che ne possono derivare ai pazienti ed ai lavoratori, non può essere lasciata solo alla valutazione dell’assessore, fermo restando che sarà necessario del tempo per elaborare una strategia per il futuro. Nel dibattito hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali: Giorgio Oppi dell’Udc, Francesco Agus dei Progressisti, Eugenio Lai di Leu, Nico Mundula di Fdi, Michele Cossa dei Riformatori, Michele Ennas della Lega e Fabio Usai del Psd’Az. Tutti hanno espresso vivo apprezzamento per la qualità del lavoro prodotto dal tavolo tecnico e dall’assessorato, proclamandosi poi a favore di una risoluzione della commissione che, per la prima volta, potrà essere predisposta sulla base di dati certi sulla complessa vicenda. Nella seconda parte della seduta, la delegazione dell’Anci formata dal presidente Emiliano Deiana, dal vice presidente Salvatore Masia e dal direttore Daniela Sitzia ha fornito il rendiconto sui rapporti fra Comuni ed Aias per le prestazioni relative al trasporto disabili, alla riabilitazione ed ai servizi nel campo psico-sociale: Le cifre finali, ha spiegato Daniela Sitzia che ha sintetizzato il lavoro condotto da Anci attraverso contatti con i singoli Comuni, parlano di un credito presunto nei confronti di Aias di circa 5.8 milioni, cifra radicalmente contestata dalle Amministrazioni locali sia per gli incrementi dei costi che per la qualificazione delle prestazioni. Il presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana, rispondendo ad una domanda del presidente Ganau sulla possibilità che il settore della riabilitazione sia riportato sotto la gestione diretta della Regione, ha auspicato uno scatto in avanti rispetto alla situazione attuale che vede i Comuni come passacarte, precisando di non avere posizioni ideologiche e proponendo la creazione di un “fondo unico per le politiche sociali”.

Raccolta di informazioni di diversa origine, rielaborazione e incrocio dei dati (i cosiddetti “Big data”), condivisione delle conoscenze e identificazione delle azioni prioritarie per meglio contrastare tempestivamente le malattie animali in tutto il pianeta. Su queste parole d’ordine si sono articolati i lavori nella due giorni di convegno organizzato, tra ieri e oggi a Cagliari, dall’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS) della Sardegna, dall’OIE (Office International des Epizooties, oggi denominata OIE-World: Organization for Animal Health) e dal ministero della Salute. Circa 150 esperti provenienti da 25 Paesi dell’area mediterranea (Europa, Africa e Medioriente), i rappresentanti del ministero della Salute e di organizzazioni internazionali come l’OIE, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e la FAO, i direttori generali dei 10 Istituti zooprofilattici italiani, si sono riuniti per la prima volta in Sardegna per fare il punto sulle nuove sfide che attendono le autorità veterinarie mondiali. Il messaggio ribadito con forza dal Summit di Cagliari punta sulla “One health”, una sola salute, che consiste in un approccio interdisciplinare che affronti i problemi di sanità umana, animale e ambientale in modo coerente e sinergico. Una strada nuova per meglio orientare la ricerca scientifica visto che oggi circa il 75% delle malattie trasmissibili che colpiscono l’uomo sono di origine animale. A causa dei cambiamenti climatici e ambientali gli agenti di queste patologie si stanno moltiplicando nella loro diversità, dimostrandosi sempre più difficili da controllare con i soli approcci tradizionali comunemente utilizzati dai servizi sanitari. L’aumento degli scambi, dei movimenti di merci e di animali in tutto il mondo, compreso il bacino del Mediterraneo, sta ulteriormente contribuendo ad aumentare la diffusione delle malattie. Epidemie come la Blue tongue e la Peste suina africana sono un esempio di tali “malattie emergenti” che stanno preoccupando, oltre che la Sardegna, l’Europa e il mondo intero. La PSA è attualmente l’emergenza veterinaria numero uno a livello internazionale, a seguito della epidemia che da alcuni anni sta imperversando in Europa Orientale e in Asia, con danni sanitari ed economici enormi. Nella sola Cina, primo produttore e consumatore al mondo di carne di maiale, sono state stimate perdite per circa 140 miliardi di dollari, con un calo delle produzioni rispetto al 2018 che per la fine dell’anno rischia di raggiungere un meno 50%.Il convegno si è aperto ieri con i saluti istituzionali dell’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, e del direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada, a cui sono seguite le introduzioni della direttrice generale dell’OIE, Monique Eloit, e del direttore generale e responsabile dei servizi veterinari del ministero della Salute, Silvio Borrello, che ha letto inoltre una lettera inviata dal ministro Roberto Speranza. “Le moderne tecnologie consentono di raccogliere, analizzare e correlare tra loro enormi quantità di informazioni di diversa origine. Questi ‘Big Data’ ci possono permettere di prevedere, prevenire e controllare in modo sempre più preciso le malattie animali. Alla Conferenza di Cagliari sono intervenuti studiosi con conoscenze ed esperienze tra loro molto differenti, ma tutti convinti che mettere insieme le informazioni provenienti da diversi settori e condividerle quindi fra i centri di ricerca internazionali, può portare a sinergie importantissime da un punto di vista sanitario”. Lo ha detto ieri la direttrice generale dell’OIE, Monique Eloit, che ha poi aggiunto: “La Peste suina africana è diventata una emergenza della sanità animale a livello mondiale, in particolare in numerosi Stati dell’Europa dell’est e in Asia. Il lavoro fatto qui in Sardegna sta portando a risultati molto favorevoli che possono rappresentare un modello per numerosi altri Paesi”. Da ultima della classe, la Sardegna è salita oggi in cattedra con due relazioni importanti e notevolmente innovative sul piano dell’approccio scientifico e dei risultati raggiunti in questi anni sul campo. Prima è stato il turno del direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada, sul tema della Peste suina africana, e poi di Sandro Rolesu, dell’Osservatorio epidemiologico veterinario regionale, che ha illustrato un report sulla Blue tongue (lingua blu). Nel 2013 c’erano stati 109 focolai di PSA in tutta l’Isola, scesi a 6 nel 2018 e a zero nel 2019. Trend in forte decrescita anche nel selvatico. Lo dicono i risultati delle analisi di laboratorio dell’IZS che controllano i campioni raccolti dai cacciatori nei cinghiali abbattuti. Proprio la preziosa collaborazione del mondo venatorio e delle loro associazioni ha permesso di delineare la presenza e i possibili spostamenti della malattia. Lo scorso anno sono stati controllati, non solo per la PSA ma anche per la Trichinella, 13mila cinghiali di cui oltre 5mila provenienti dalla zona infetta della Sardegna. “La PSA è uno dei problemi più sentiti a livello planetario e l’esperienza che abbiamo maturato in questi ultimi anni in Sardegna, dove la situazione è nettamente migliorata rispetto al passato portandoci molto vicini alla eradicazione del virus, può essere anche di aiuto per altri Paesi nel capire come venire a capo della malattia”. Così Alberto Laddomada che ha spiegato come “i traguardi tagliati dall’Unità di Progetto regionale per l’eradicazione della PSA sono il frutto di una pianificazione di attività pensate sul piano sanitario, economico, culturale e della comunicazione. Oggi in Sardegna – ha proseguito – disponiamo di un patrimonio di dati e conoscenze derivanti dalla rielaborazione di tali informazioni che in pochi al mondo possono vantare. Possiamo dimostrare scientificamente che al calo del pascolo brado illegale dei suini, e quindi della circolazione del virus, corrisponde una fortissima riduzione dei focolai nel domestico e anche della malattia nei cinghiali. La strada che abbiamo intrapreso, con sacrifici da parte di tutti i soggetti coinvolti nel comparto, ci ha permesso di arrivare a 13 mesi senza focolai negli allevamenti sardi e a un radicale declino nel selvatico: l’ultimo cinghiale con malattia in corso è stato individuato ad aprile. In questa fase, forse la più difficile, non bisogna abbassare la guardia. Dobbiamo chiudere la partita e portare a casa l’eradicazione finale, che possiamo raggiungere tra il 2020 e il 2021”, ha concluso il direttore generale dell’IZS. Anche sul versante della lingua blu il quadro è notevolmente migliorato rispetto al recente passato. In poco più di dieci anni, centinaia di migliaia di capi sono stati colpiti dalla febbre catarrale degli ovini causando enormi perdite per il comparto. Fra i primi anni 2000 e il 2013 ben 10mila delle 13mila aziende presenti in Sardegna sono state vittime dell’epidemia. Oggi, grazie ai dati raccolti e all’elaborazione di sistemi matematici specifici, si possono definire le mappe di rischio per area, se non addirittura per azienda, così da poter prevenire in anticipo l’insorgenza della Blue tongue e agire di conseguenza. “Sono ben 29 i diversi sierotipi in cui si articola la febbre catarrale degli ovini. In Sardegna abbiamo avuto a che fare con queste varianti: 2, 4 e 1 sul versante delle grandi epidemie; la 8, la 3 e la 16 con problemi contenuti. Grazie a milioni di informazioni raccolte in 19 anni, abbiamo predisposto modelli di analisi che ci permettono di costruire le cosiddette mappe di rischio epidemiologico nei diversi territori dell’Isola”. Lo ha detto Sandro Rolesu dell’Osservatorio epidemiologico veterinario regionale. “La base del nostro ragionamento – ha proseguito lo studioso – parte dal presupposto che gli animali siano stati sottoposti a vaccinazione quando serve e soprattutto nei tempi giusti. La patologia infatti è molto condizionata da tante altre variabili che interessano aspetti ambientali, dinamici nel tempo e nello spazio, condizioni metereologiche (umidità dell’aria, temperatura, vento e quantità di pioggia caduta a terra) e altitudine dove si trovano le greggi. A questi fattori si può inoltre integrare la realtà socioeconomica del territorio in cui opera una determinata azienda. Messe assieme queste informazioni + ha concluso Sandro Rolesu – e tenuto conto dei riscontri provenienti dagli animali sentinella posizionati nelle zone più sensibili, possiamo definire e aggiornare le nostre mappe di rischio che gli allevatori possono consultare ogni 10 giorni”. L’evento ha rappresentato un’opportunità per promuovere e aggiornare programmi e roadmap di ricerca transnazionali e globali. Sono stati inoltre diffusi i risultati di diverse ricerche scientifiche e promosse soluzioni per migliorare il controllo dei patogeni attraverso programmi sostenibili di controllo delle malattie. E poi la promozione di nuove tecnologie disponibili, il rafforzamento di reti e attività regionali, la creazione di sinergie e la costruzione di azioni e programmi comuni per garantire la sostenibilità degli interventi sanitari supportati dalle capacità di analisi dei big data. Da qui la sfida che il mondo veterinario riunito a Cagliari mette in campo per capire e rispondere alle minacce sanitarie del prossimo futuro, con particolare attenzione all’area mediterranea.