5 November, 2024
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Il trofeo internazionale Alpe Adria porta bene al Centro sportivo Guido Sieni di Sassari. Nei giorni scorsi sul secondo gradino del podio di Lignano Sabbiadoro, infatti, è salito Marco Battino, la giovane rivelazione del centro sportivo di piazzale Segni. Da segnalare anche due quinti posti.

Un risultato che arriva quasi a sorpresa. Il judoka sassarese, infatti, esordiva nella categoria 66 kg, dopo aver militato nei 66 chilogrammi. Marco Battino ha condotto una gara impeccabile sino alla finale: ha vinto i primi cinque incontri imponendosi per Ippon sugli avversari. In finale il “cadetto” si è dovuto arrendere all’atleta del Nippon Napoli.

Da segnalare, sempre al trofeo Adria, i due quinti posti ottenuti dai “cadetti” Andrea Spano nei 50 kg e Carlo Fusco nei 66 kg.

Meno fortunati, ma altrettanto bravi, Carlo Santoni, Mario Piu e Mattia Saiu nei 66 kg quindi Matteo Virgilio nei 73 kg.

Gli atleti sassaresi del Guido Sieni, per le categorie esordienti B, cadetti, junior e senior, sabato 2 febbraio saranno impegnati a Follonica nel Trofeo Macaluso. Ottima occasione per incontrare un gran numero di atleti della penisola per un confronto di alto livello.

Sabato 9 febbraio il centro sportivo Guido Sieni sarà di nuovo a Follonica per la European Cup che vedrà ancora una volta sul tatami il giovane Marco Battino.

 

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Il volume dell’aritzese Francesco Pranteddu sul fratello maggiore Liberato  (“Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, Comitato di Cagliari dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti, 2003) si inserisce certo nel quadro della memorialistica sulla Resistenza nel Nord Italia ma serve anche a ricostruire, dall’“interno”, un periodo storico cruciale della vita del Partito Comunista Italiano in  Sardegna, dal momento della conquistata “liberazione” dal nazismo e dal fascismo (su questo momento si può vedere anche il libro dell’orunese Antonio Dore, “Vita di un comunista”, a cura di Guido Melis, Cagliari, Tema, 2001) fino alla metà degli anni Sessanta.

È un libro, quello di Pranteddu, che esce nel secondo semestre del 2003 ma che lascia trasparire una lunga gestazione rispetto alla data in cui possiamo collocare  il primo proposito di composizione, cioè la fase   immediatamente successiva alla scomparsa di Liberato avvenuta, a 62 anni appena compiuti, il 7 marzo 1979. Quando viene a mancare il fratello più grande, Francesco è da quasi 14 anni residente a Milano (per chi si trasferisce nella penisola, Pranteddu non gradisce  la qualifica di “emigrato”, da lui applicata solo a chi oltrepassa la  frontiera nazionale).

Con questa sua indagine, Pranteddu ci ha voluto condurre dall’affettuosa riproposizione di una vicenda individuale alla storia collettiva, alla storia generale, alla storia senza aggettivi. Il libro su Liberato Pranteddu si articola in 5 parti. La prima parte (da Aritzo a Torino) si segnala per la descrizione dell’ambiente umano e sociale del paese delle proprie radici. La seconda s’incentra sulla guerra con lo snodo cruciale dell’8 settembre 1943. La terza spiega e racconta la scelta partigiana. La quarta si occupa della fine del conflitto e dei primi tratti della vita repubblicana. La quinta e ultima parte è l’appendice, che riporta alcuni diari di guerra di parroci del nord Italia. Insomma, pagine di ricordi, di storia, di memoria, con personaggi importanti e uomini semplici che furono protagonisti di un periodo cruciale della nostra storia.

Quali le motivazioni che hanno spinto Pranteddu a scrivere il libro? Come racconta egli stesso, esaurito un decennale impegno come dirigente provinciale della FGCI a Nuoro e coordinatore zonale (a Bosa) del PCI, «dopo breve tempo dedicato al completamento degli studi e a sostenere contestualmente concorsi pubblici, a fine 1965 la sorte di abbandonare Aritzo e la Sardegna era toccata anche a me. Nei successivi trent’anni di attività professionale trascorsi a Milano, quale dirigente dell’Ufficio speciale per il collocamento dei lavoratori dello spettacolo, non ho mai rimosso le precedenti esperienze nuoresi; anzi, maggiormente motivato, ho avuto modo di partecipare alla vita politico-culturale-sindacale della città e della regione lombarda e, per non interrompere il filo conduttore che ancora mi collegava alla mia Isola, nel tempo libero ho dedicato una particolare attenzione all’associazionismo sardo».

Se è vero che a Milano Pranteddu, dopo la morte di Liberato, continua a occuparsi di formazione professionale e dei problemi dei lavoratori dello spettacolo, concentrando la sua attività pubblicistica sulle relative tematiche; è altrettanto verosimile ipotizzare che un rovello lo tormenti: quello di riuscire a riservare, attraverso la scrittura, un “risarcimento” simbolico al fratello partigiano, «che può essere indicato dai suoi concittadini (come scrive  Michele Marotto, che è stato a lungo responsabile della sezione del PCI di Aritzo, alla quale Liberato Pranteddu è sempre stato iscritto) come rappresentante della comunità aritzese nella lotta di Liberazione nazionale».

Probabilmente Pranteddu, quando progetta di tracciare la biografia del fratello partigiano, è animato solo dal desiderio di vedere i luoghi e di conoscere i personaggi delle montagne del Pinerolese di cui Liberato gli ha parlato,  senza alcuna vanteria, ma insistendo sul concetto che gli sembrava di avere fatto semplicemente, andando in montagna con i partigiani, il suo dovere di italiano, se si considera che era incappato come militare in Croazia  (insieme all’altro sardo Michele Manca, Chei) nel generale disorientamento che colpì l’esercito italiano alla notizia all’armistizio dell’8 settembre 1943 e che era riuscito a raggiungere, avventurosamente, sempre con Manca, la città di Torino, alla quale era stato destinato all’inizio del suo servizio militare di leva.

Ma una volta pervenuto a un riscontro puntuale delle narrazioni di Liberato (“Libero” era naturalmente il suo nome di combattente per la libertà) attraverso la raccolta delle testimonianze orali e scritte dei suoi compagni e comandanti partigiani, Pranteddu, quando si concentra sulla scrittura, si convince che occorre inserire la vicenda militare e partigiana di Liberato nel contesto della storia generale (la sua permanenza in Croazia e quindi l’illustrazione della situazione della Croazia; la vita partigiana e quindi la precisazione delle motivazioni per cui si costituirono nelle montagne del Nord Italia le formazioni partigiane; la fine del conflitto, il rientro a casa e quindi i percorsi di vita repubblicana sia in Sardegna che a livello nazionale).

È vero certamente quanto Pranteddu dichiara nella nota introduttiva: «Attraverso la piccola storia di un uomo comune – comunque protagonista sconosciuto alla grande storia, anche se non elevabile alla gloria degli eroi e della notorietà – vorrei incoraggiare i giovani di oggi a studiare ed impossessarsi della conoscenza del momento storico da lui vissuto; ad accostarsi all’impegno socio-politico e culturale per affermare e difendere i principi per i quali “Libero” scelse di diventare partigiano. Perché su valori come la libertà, la pace e la democrazia si ha il dovere di vigilare consapevolmente anche nel nostro tempo».

Ma le pagine conclusive danno conto di un supplemento di impegno di cui Pranteddu ha dovuto farsi carico,  man mano che nella sua ricerca si avvicinava al «nostro tempo», al momento della pubblicazione dell’opera. Scrive Pranteddu: «Nel nostro tempo, ormai distante dagli avvenimenti resistenziali dal 1943-’45, taluni critici interessati a snaturare l’ormai consolidato giudizio storico sulla Resistenza si cimentano in apprezzamenti finalizzati a sminuire il determinante apporto fornito dalle formazioni partigiane nella guerra di liberazione nazionale dal nazifascismo. […] Essi qualificano maldestramente la produzione storico-letteraria sulla Resistenza come retorica  anche quando è supportata da prove documentali ineccepibili; non riconoscono con la dovuta convinzione che la molla che ha spinto i partigiani ad agire nella guerra di liberazione è stata prevalentemente ideale».

Proprio nel momento in cui si enfatizzano le violenze (sicuramente da condannare) del dopo-Liberazione contro i fascisti più sanguinari, Pranteddu pubblica i diari dei parroci che sono stati testimoni, nelle zone in cui ha operato il partigiano “Libero”, delle  atrocità commesse dalle orde dei nazisti e dei fascisti contro la popolazione inerme, colpevole solo di non denunciare i partigiani.

Proprio nel momento in cui qualcuno vuol procedere a un  «revisionismo generalizzato» della storia della Resistenza, adottando il concetto di «guerra civile che vorrebbe essere risolutivo mentre invece non lo è», Pranteddu propone alcune brevi testi (di Giacomo Matteotti, Giuliano Procacci, Enzo Biagi, Nicola Tranfaglia) che dimostrano che non è possibile oscurare la verità: la Resistenza (alla quale ha partecipato anche l’aritzese Liberato Pranteddu)  è stata il movimento di una minoranza che aveva a cuore la necessità, avvertita dalla stragrande maggioranza del popolo italiano, di riconquistare le libertà politiche e civili (che favorissero la ripresa di una competizione elettorale fondata sulle regole delle democrazia e non sui diktat del totalitarismo) e di realizzare programmi di governo incentrati sulla giustizia sociale.

Post scriptum 1. Nel corso della presentazione del suo libro organizzata dal Circolo sardo “Domo Nostra” di Cesano Boscone (allora presieduto da Mario Piu) in occasione della “Giornata della memoria” 2005, Pranteddu  dichiarò di aver voluto raccontare, con il volume “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, la storia di una realtà politica e ideale di un uomo (il fratello partigiano Liberato) in un tempo ben connotato e definito (la Resistenza nel Pinerolese e l’immediato dopoguerra in Sardegna). Per Pranteddu questa  storia travalicava i propri originari confini e condensava in sé un ricco e complesso intreccio di situazioni, di significati e di valori, che imponevano un più lungo percorso della memoria, la rivisitazione di un tempo ben più ampio, di un’intera epoca: dalla tragedia del fascismo e della guerra all’epopea della Resistenza e della Liberazione, alla difficile, contrastata ed esaltante costruzione dell’Italia repubblicana.

Nella circostanza Pranteddu presentò un altro volume (“Di ‘Libero. Un partigiano’ hanno detto”, Cagliari, ANPPIA, 2004) con i testi delle recensioni dedicate al libro e la trascrizione dei dibattiti relativi alla presentazione di esso in varie località della Sardegna.

Post scriptum 2. “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”è stato ripubblicato in terza edizione nel 2007, presso Nuove Grafiche Puddu di Ortacesus (Sud Sardegna).

Paolo Pulina

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Un terzo posto che vale 6 punti nella corsa per la cintura nera. Lì ha portati a casa Mario Piu che, nella categoria juniores kg 60, si è distinto al Grand prix U18-U21 di judo che si è disputato nei giorni scorsi al PalaCatania.

Il giovane atleta sassarese del Centro sportivo “Guido Sieni”, durante i combattimenti sui tatami siciliani, ha dimostrato una buona tecnica, frutto anche dell’assidua preparazione estiva.

Per lui, adesso, la conquista della cintura nera è soltanto questione di pochi punti. Sono 4 quelli che dovrà ancora raccogliere per passare di grado. Uno score che potrebbe già mettere nel carniere domenica 4 novembre quando, ad Arborea, salirà sui tatami per la prova del Campionato regionale esordienti A – Juniores – Master.

Con Mario Piu a Catania sono volati anche i cadetti del “Guido Sieni” accompagnati da Stefano Urgeghe: Andrea Spano (50 kg), Marco Battino (60 kg), Carlo Fusco (66 kg), Carlo Santoni (66 kg) e Matteo Virgilio (73 kg).

Per loro si è trattato di una verifica delle prestazioni che ha messo in luce un netto miglioramento fisico dello squadra e la necessità di una maggiore concentrazione dal punto di vista della tattica.

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Trasferta vincente per il Centro sportivo “Guido Sieni” di Sassari che torna da Wavre, cittadella della provincia vallona in Belgio, con due primi posti e una terza piazza. Al loro esordio, in un torneo internazionale, i ragazzi allenati da Stefano Urgeghe sabato e domenica hanno dimostrato di possedere la giusta grinta per affrontare coetanei con un numero maggiore di incontri sulle spalle.

Sui tatami della quindicesima edizione dell’Open Tori, nel centro sportivo di Wavre, sono scesi per la categoria cadetti Carlo Fusco nei 66 kg e Marco Battino nei 60 kg. Per la categoria juniores, invece, Mario Piu nei 60 kg, Mattia Saiu nei 66 kg, Andrea Spano, Matteo Virgilio e Martina Piu.

Il torneo internazionale ha messo assieme una dozzina di Paesi, tra i quali Belgio, Italia, Francia, Paesi Bassi, Germania, Svizzera, Spagna, Lussemburgo e Inghilterra, mentre sui tatami sono scesi circa 150 club per oltre 1000 atleti.

A salire sul gradino più alto del podio il promettente Marco Battino che, con la medaglia d’oro al prestigioso torneo vallone, conferma la sua striscia positiva che da ottobre scorso lo vede protagonista nei maggiori tornei del circuito nazionale. Per il giovane sassarese il 28 e 29 aprile sarà già tempo di un altro impegno internazionale, perché sarà impegnato a Budapest con la rappresentativa regionale per la 31ª “Budapest cup international judo competition & camp”. La seconda medaglia d’oro è arrivata nella categoria juniores con Mario Piu che, nella due giorni belga, si è misurato in una categoria, quella dei 60 kg, estremamente affollata.

Il terzo posto è arrivato con Mattia Saiu che nei 66 kg ha avuto notevole filo da torcere contro avversari dal fisico più massiccio.

Un buon quinto posto quindi per Carlo Fusco mentre nella top ten si sono classificati Andrea Spano, Matteo Virgilio e Martina Piu.

Per il “Guido Sieni” gli impegni proseguono anche sabato a Ostia, dove Carlo Fusco, Carlo Santoni e Lorenzo Piras saranno impegnati nelle finali del campionato italiano cadetti.

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Fuori dal podio e lontano dai medagliati ma con la soddisfazione di essere approdato ad una competizione europea che ha fatto scendere sui tatami del PalaGolfo di Follonica 535 judoka provenienti da 36 nazioni di 3 continenti diversi. Per Marco Battino, la giovane rivelazione del Centro sportivo Guido Sieni di Sassari, la partecipazione alla Coppa europea di Judo riservata ai Cadetti è stato un risultato di tutto rispetto.

A Follonica ha dovuto vedersela con atleti di società sportive blasonate di mezza Europa. Tre gli incontri disputati, uno dei quali con l’atleta che si è aggiudicato la Coppa europea di categoria. Erano oltre sessanta i judoka inseriti nei 60 kg, la nuova categoria di peso per il giovane atleta 15enne allenato da Stefano Urgeghe e che, dopo aver ben figurato nei 55 kg, sta ottenendo ottimi risultati.

Marco Battino, infatti, prima degli europei in Toscana ha disputato un ottimo trofeo internazionale Alpe Adria a Lignano Sabbiadoro. Per lui si è trattato di un esordio. Qui ha disputato 7 incontri che gli hanno permesso di arrivare alla finale per il terzo posto. Difronte ha trovato un atleta plurimedagliato e, nonostante la giovane età, di esperienza: Matteo Arnao della Akayama, che si è imposto sul giovane sassarese.

Nella stessa gara da segnalare il nono posto di Carlo Santoni nei 66 kg Cadetti.

Buone le prestazioni anche degli altri Cadetti: Andrea Spano (50), Carlo Fusco (66) e Matteo Virgilio (73).

L’Alpe Adria ha visto anche il debutto di Mario Piu (60) nella categoria Juniores.

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Sarà il Centro sportivo Guido Sieni di Sassari a tenere alti i colori della Sardegna nel campionato italiano a squadre cadetti in programma domenica 10 dicembre al Pala Pellicone di Ostia. Delle 47 squadre in gara, infatti, quella sassarese è l’unica rappresentativa della Sardegna.

Sui tatami del palazzetto del lido di Ostia per il Guido Sieni scenderanno in sette: nella categoria 55 kg Marco Mura e Andrea Spano, nei 60 kg Mario Piu, nei 66 Mattia Saiu quindi nei 73 kg Carlo Fusco e Matteo Virgilio e nella categoria +73 Lorenzo Piras.

Per i sassaresi si tratta di una trasferta impegnativa che li vedrà opposti a squadre blasonate che schiereranno atleti medagliati agli ultimi campionati, come la Akiyama, la Judo Kumiai, la Banzai Cortina Roma quindi la Yama Arashi Judo Udine.

Ad accompagnare i sette cadetti del Guido Sieni ci saranno il patron del Centro sportivo con base al PalaSerradimigni, Stefano Urgeghe, quindi il responsabile Settore Agonisti del Guido Sieni Fabio Muglia.

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Il prestigioso trofeo “Guido Sieni judo cup 2017” va alla “rappresentativa A della Liguria” che ritorna a casa con un bottino di 62 punti, 4 ori, 2 argenti e 1 bronzo. Si è chiusa con un successo la terza edizione della manifestazione che riporta a Sassari l’arte marziale del maestro Jigoro Kano. Quest’anno la competizione era riservata agli esordienti B (13-14 anni) e ai cadetti (da 15 a 17 anni), maschili e femminili.

Sui quattro tatami del PalaSantoru ieri si sono alternati 250 atleti provenienti dalla Sardegna e da sei regioni della penisola, Sicilia, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Liguria.

Nella classifica a squadre il secondo posto è andato alla “rappresentativa A della Sicilia”, con 58 punti, 3 ori, 2 argenti e due bronzi, mentre il terzo posto sul podio è andato alla Scuola Judo Ceracchini (B) di Cagliari che è tornata a casa con 56 punti, 3 ori, 2 argenti e 1 bronzo. Il Centro sportivo Guido Sieni, sui tatami con due squadre, ha chiuso al nono posto con il team A che nel carniere ha messo 1 oro, 1 argento e 3 bronzi, quindi al sedicesimo con la formazione B, con 1 oro e 1 bronzo.

«Questa edizione – ha detto l’organizzatore Stefano Urgeghe – si presenta in crescita, da una parte perché ha coinvolto una fetta numerosa di giovani speranze della disciplina, dall’altra perché ha ottenuto l’adesione di alcune tra le più quotate società sportive della penisola». E sono state queste a schierare tra i giovani in squadra atleti che, agli ultimi campionati nazionali, hanno conquistato medaglie d’oro, d’argento e di bronzo.

Per i giovani sardi un’occasione imperdibile di confronto con gli atleti d’oltre Tirreno, una opportunità da cogliere al volo, senza le spese e i sacrifici che comportano le trasferte nella penisola.

Il Centro sportivo “Guido Sieni” ha fatto scendere sui tatami una folta pattuglia di judoka. Tra gli esordienti B la squadra sassarese ha schierato Maria Vittoria Santoni che ha conquistato un oro, quindi Marco Battino e Salvatore Boi ciascuno con un bronzo.

Tra i cadetti, hanno calcato i tatami Mattia Saiu che ha portato a casa un oro, Lorenzo Piras un argento quindi un bronzo ciascuno per Andrea Spano e Mario Piu. Hanno chiuso la loro gara giù dal podio, ma con una prestazione soddisfacente, Carlo Fusco, Matteo Virgilio, Martina Piu, Carlo Santoni e Daniele Mele.

A premiare gli atleti sul podio il presidente regionale della Fijlkam Gavino Piredda e gli assessori comunale delle Politiche giovanili e sport, Alba Canu, quindi all’Ambiente, Fabio Pinna, e il delegato dell’assessorato regionale allo Sport Dario Cuccuru.

La terza edizione ha ricevuto il patrocinio del comune di Sassari, dell’assessorato regionale allo Sport, del Consiglio regionale, del Coni e della Fijlkam che, oltre al presidente regionale, ha garantito la presenza anche del vicepresidente Efisio Mele e del commissario tecnico regionale Paolo Scanu.

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Sono pronti per scendere sui quattro tatami del PalaSantoru i 250 atleti che domenica 29 ottobre disputeranno la terza edizione della “Guido Sieni Judo Cup”. Esordienti B (13-14 anni) e cadetti (da 15 a 17 anni), maschili e femminili, si confronteranno in una serie avvincente di combattimenti che prenderanno il via alle 9.00. Da sabato sera, e poi dalle ore 8.00 di domenica, gli atleti si sottoporranno alle fasi del peso per essere poi abbinati nelle varie categorie. Tra le 14,30 e le 16,30 circa, si svolgeranno le finali e le premiazioni.

La terza edizione della manifestazione si presenta così in crescita, da una parte perché coinvolge una fetta numerosa di giovani speranze della disciplina, dall’altra perché ottiene l’adesione di alcune tra le più quotate società sportive della penisola.

L’appuntamento di domenica a Sassari, allora, rappresenta un valido banco di prova per i giovani atleti sardi, che hanno sempre dimostrato doti caratteriali e tecniche di spessore. Per loro sarà una occasione imperdibile di confronto con gli atleti d’oltre Tirreno. Una opportunità da cogliere al volo, senza quelle spese che comportano le trasferte nella Penisola, per misurarsi con atleti che agli ultimi campionati nazionali hanno conquistato medaglie d’oro, d’argento e di bronzo.

Il Centro sportivo “Guido Sieni” è pronto a far scendere sui tatami una folta squadra di judoka. Tra gli esordienti B la squadra sassarese schiererà Salvatore Boi, Marco Battino e Maria Vittoria Santoni.

Tra i cadetti vestiranno il loro judogi Carlo Fusco, Andrea Spano, Carlo Santoni, Mario Piu, Mattia Saiu, Matteo Virgilio, Lorenzo Piras.

Dalla Sicilia sono in arrivo tre squadre: si tratta di tre rappresentative dell’isola che, anche quest’anno, uniscono più società sportive. Ad accompagnare i ragazzi saranno il presidente della Federjudo Sicilia Corrado Bongiorno e Maurizio Pelligra.

Da Cinisello Balsamo, Lombardia, arriverà il team Asd Isao Okano guidato dal maestro olimpionico Diego Brambilla.

Due le squadre in arrivo dalla Toscana alle quali si aggiunge il Cus Siena del maestro Bruno Nibbi.

Dalla regione Lazio si conferma la presenza di due team: una rappresentativa regionale e un club presente anche lo scorso anno, la “Banzai Cortina” di Roma.

Due le squadre che arriveranno dalla Liguria: una rappresentativa regionale formata da ragazzi di società diverse, alle quali si aggiunge il club guidato dal tecnico federale Mirko Mirengo.

Due le squadre da sette atleti in arrivo dall’Emilia Romagna: una rappresentativa regionale ed un club.