23 November, 2024
HomePosts Tagged "Mario Sitzia"

E’ ripartita ieri dal Golfo di Teulada, alla volta di Trapani, l’Amerigo Vespucci, la Nave Scuola della Marina Militare italiana, considerata dai più la nave più bella del mondo.
Ieri pomeriggio, a poche ore dalla partenza – al termine di una permanenza di una settimana -, il comandante, il capitano di vascello Massimiliano Siragusa, prossimo a concludere il suo mandato che terminerà il 12 settembre 2022 (è al comando dell’Amerigo Vespucci – che ha durata di dodici mesi – dal 18 settembre 2021), ha ricevuto la visita informale di una piccola delegazione locale, organizzata dalla sezione di Teulada della Lega Navale Italiana, presieduta da Mario Sitzia, della quale facevano parte Claudia Pedone, presidente della sezione Avis comunale di Teulada; Francesca Monni, presidente pro loco Teulada; Salvatore Loi, presidente dell’associazione Is Sinnus; Emanuele Didu dell’associazione Zenit; Barbara Lai, direttore del porto turistico Marina di Teulada; Daniele Serra, sindaco di Teulada. I contatti con la Marina militare sono stati curati da Paolo Moser, componente del direttivo della lega navale di Teulada, in accordo con gli organi superiori della Marina militare. È il secondo Ferragosto consecutivo che l’Amerigo Vespucci trascorre la settimana centrale di agosto nel golfo di Teulada.
Impostata il 12 maggio 1930, varata il 22 febbraio 1931 nel cantiere di Castellammare di Stabia, l’Amerigo Vespucci entrò in servizio come Nave Scuola il successivo 6 giugno e ancora oggi, a distanza di oltre 91 anni, resta un autentico gioiello, nel quale si formano gli allievi ufficiali. Il porto di assegnazione è La Spezia.

Vero “motore” dell’Amerigo Vespucci è il suo equipaggio, composto da 264 militari, di cui 15 Ufficiali, 30 Sottufficiali, 34 Sergenti e 185 Sottocapi e Comuni, suddiviso nei Servizi Operazioni, Marinaresco, Dettaglio/Armi, Genio Navale/Elettrico, Amministrativo/Logistico e Sanitario. Durante la Campagna di Istruzione l’equipaggio viene a tutti gli effetti integrato dagli Allievi (circa 100 l’anno) e dal personale di supporto dell’Accademia Navale, raggiungendo quindi circa 400 unità.

Il motto della nave è “Non chi comincia ma quel che persevera“, assegnato nel 1978; originariamente il motto era “Per la Patria e per il Re”, già appartenuto al precedente Amerigo Vespucci, sostituito una prima volta, dopo il secondo conflitto mondiale, con “Saldi nella furia dei venti e degli eventi“, infine con quello attuale.

Dal punto di vista tecnico-costruttivo l’Amerigo Vespucci è una Nave a Vela con motore; dal punto di vista dell’attrezzatura velica è “armata a Nave”, quindi con tre alberi verticali, trinchetto, maestra e mezzana, tutti dotati di pennoni e vele quadre, più il bompresso sporgente a prora, a tutti gli effetti un quarto albero. L’unità è inoltre fornita di vele di taglio: i fiocchi, a prora, fra il bompresso e il trinchetto, gli stralli, fra trinchetto e maestra e fra maestra e mezzana, e la randa, dotata di boma e picco, sulla mezzana.

Lo scafo è del tipo a tre ponti principali, continui da prora a poppa (di coperta, di batteria e di corridoio), più vari ponti parziali (copertini); possiede due sovrastrutture principali, il castello a prora e il cassero a poppa, che si elevano sul ponte di coperta ma che idealmente ne sono la continuazione. Il caratteristico colore bianco e nero sottolinea il richiamo al passato: le fasce bianche in corrispondenza dei ponti di batteria e corridoio ricordano infatti le due linee di cannoni del vascello ottocentesco alla cui tipologia il progettista si era ispirato.

A prora della nave si trova la polena, che rappresenta Amerigo Vespucci, realizzata in bronzo dorato. Caratteristica della nave sono i fregi di prora e l’arabesco di poppa, in legno ricoperti di foglia d’oro zecchino.

Il fasciame è composto da lamiere di acciaio di vario spessore (da 12 a 16 mm), collegate mediante chiodatura alle costole, che costituiscono assieme alla chiglia e ai bagli l’ossatura della nave. Tale sistema garantisce la necessaria flessibilità al trave nave; l’impermeabilità del tutto è assicurata dallo stretto contatto fra metallo e metallo, fortemente compressi dalla fitta chiodatura, che deve essere quindi realizzata a regola d’arte.

Tutti gli alberi, compreso il bompresso, sono costituiti da tre tronchi, di cui i primi due in acciaio (anch’essi realizzati mediante lamiere chiodate), il terzo, denominato alberetto per gli alberi verticali, asta di controfiocco per il bompresso, è in legno (douglas). I pennoni seguono la medesima filosofia costruttiva: i tre inferiori sono in acciaio, i due superiori in legno.

Per quanto attiene la randa, il boma è in acciaio mentre il picco è in legno. Molte altre parti della nave sono in legno, diversificato a seconda delle caratteristiche richieste: teak per il ponte di coperta, la battagliola e la timoneria, mogano, teak e legno santo per le attrezzature marinaresche (pazienze, caviglie e bozzelli), frassino per i carabottini, rovere per gli arredi del Quadrato Ufficiali e per gli alloggi Ufficiali, mogano e noce per la Sala Consiglio.

La lunghezza della Nave al galleggiamento è di 82 metri, ma tra la poppa estrema e l’estremità del bompresso si raggiungono i 101 metri. La larghezza massima dello scafo è di 15,5 metri, che arrivano a 21 metri considerando l’ingombro delle imbarcazioni, che sporgono dalla murata, e a 28 metri considerando le estremità del pennone più lungo, il trevo di maestra. L’immersione massima è pari a 7,3 metri.

L’unità è dotata di ben 11 imbarcazioni: due motoscafi, di cui uno riservato al Comandante, due motobarche, due motolance, quattro palischermi a vela e a remi, utilizzati per l’addestramento degli Allievi, e la baleniera, anch’essa a remi e a vela, tradizionalmente riservata al comandante con un armo di soli Ufficiali. Il dislocamento a pieno carico è pari a 4.100 tonnellate.

Motori:
Sistema di generazione integrato ed automatizzato di tipo Diesel-Elettrico, costituito da 2 Diesel generatori 12 cilindri MTU 12VM33F 2 x 1320 kW (1770 Hp) e 2 Diesel generatori 8 cilindri MTU 8VM23F 2 x 760 kW (1019 Hp).
Propulsione fornita da 1 Motore Elettrico Principale (MEP) ex Ansaldo Sistemi Industriali (NIDEC ASI) CR1000Y8, costituito da due indotti da 750 kW ciascuno per un totale di  2840 kW di potenza continuativa.
I sistemi di generazione e propulsione sono stati oggetto di totale riconfigurazione, durante la sosta lavori di Prolungamento Vita Operativa (PVO) iniziata a ottobre 2013 e terminata a aprile 2016.

Sistema elettrico:
Distribuzione primaria: 380V / 50hz
Distribuzione secondaria: 220V / 50hz e 115V / 60 hz

Luci interne/esterne: a LED, con illuminazione alberatura a led colore bianco e anche tricolore verde, bianco e rosso sui tre alberi principali.

Alberatura e vele

Gli alberi, precedentemente descritti, sono mantenuti in posizione grazie a cavi di acciaio (manovre fisse o dormienti) che li sostengono verso prora (stralli) verso i lati (sartie) e verso poppa (paterazzi). Sugli stralli sono inferiti inoltre i fiocchi e le vele di strallo. L’altezza degli alberi sul livello del mare è di 50 metri per il trinchetto, 54 metri per la maestra e 43 metri per la mezzana; il bompresso sporge per 18 metri.

I tre alberi verticali portano ciascuno cinque pennoni, dal caratteristico nome, comune anche alla vela relativa: sul trinchetto si trovano, dal basso, trevo di trinchetto, parrocchetto fisso, parrocchetto volante, velaccino e controvelaccino; sulla maestra trevo di maestra, gabbia fissa, gabbia volante, velaccio e controvelaccio; sulla mezzana trevo di mezzana, contromezzana fissa, contromezzana volante, belvedere e controbelvedere.

Il trevo di mezzana è normalmente tenuto sguarnito dalla vela (che toglierebbe il vento al trevo di maestra) e prende quindi il nome di “verga secca”. In ciascun albero i due pennoni inferiori sono fissi (possono solo ruotare sul piano orizzontale), mentre i tre superiori possono scorrere sull’albero e vengono alzati al momento di spiegare le vele.

Per quanto attiene le vele di taglio, l’armamento prevede cinque vele a prora (augelletto, controfiocco, fiocco, gran fiocco e trinchettina), quattro vele di strallo (di gabbia, di velaccio, di mezzana, di belvedere) e la randa. A questo “set” di vele, sempre “pronto all’uso” possono essere aggiunti, se del caso, gli scopamare, due vele quadre inferite ai lati del trevo di trinchetto, utilizzando idonee prolunghe del pennone. Con la nave completamente invelata si possono raggiungere velocità ragguardevoli, almeno in relazione al peso della stessa: il “record” è di 14,6 nodi.

La superficie velica totale (24 vele) è pari a circa 2.635 metri quadri. Le vele sono di tela olona (tessuto di canapa) di spessore compreso tra i 2 e i 4 millimetri e sono realizzate unendo mediante cucitura più strisce (ferzi).

La manovra delle vele si attua per mezzo di cavi (manovre correnti o volanti) di diverso diametro, per un totale di circa 36 km. Anch’essi hanno nomi caratteristici, quali drizze (per alzare i pennoni mobili e le vele di taglio), bracci (per orientare i pennoni), scotte e mure (per fissare gli angoli bassi delle vele quadre, rispettivamente sottovento e sopravvento), imbrogli (per raccogliere le vele sui pennoni), ecc.. Le manovre correnti sono per la maggior parte in manilla (fibra vegetale); fanno eccezione le scotte dei trevi, che per sostenere l’elevato sforzo sono realizzate in nylon. Oltre a ciò l’attrezzatura velica comprende circa 400 bozzelli in legno e 120 in ferro.

Fonte: http://www.marina.difesa.it

 

 CinsaKalkala2Pozzoacqua26gen15CinsaPozzoAcquaKalkala26gen15

C’è anche l’università di Cagliari nel gruppo che ha costruito un pozzo e il water point a Kalkala. L’opera, che fornisce acqua potabile a una remota località dell’Etiopia, fa capo ai ricercatori del Centro interdipartimentale di ingegneria e scienze ambientali.

Kalkala è una località nella Wereda di Alamata, Tigrai meridionale, a 600 chilometri da Addis Abeba, in Etiopia. Il 2 novembre scorso la comunità ha vissuto un momento magico ed essenziale per la propria sopravvivenza: è stato inaugurato il pozzo e il water point realizzati dal Centro interdipartimentale di ingegneria e Scienze ambientali (Cinsa). L’opera, finanziata con fondi della Regione Sardegna, rifornisce acque potabili al villaggio. Kalkala è distante dai punti ai approvvigionamento idrico e annovera circa 1.500 persone e 2.500 tra buoi, cammelli, asini, pecore e capre. Prima della realizzazione del progetto, l’unica risorsa idrica per la comunità era rappresentata da un piccolo pond per la raccolta dell’acqua piovana, utilizzato, per brevi periodi alla fine della stagione delle piogge, sia dalla popolazione, sia dal bestiame. Inoltre,  donne e bambini, dovevano camminare fino al villaggio di Tao, per circa cinque chilometri tra andata e ritorno, per approvvigionarsi d’acqua per uso domestico. Mentre gli animali venivano portati ad abbeverarsi al bacino artificiale del villaggio di Gargele: quattordici chilometri complessivi.

«Captazione di acque sotterranee per la promozione dello sviluppo socio-economico delle popolazioni rurali della zona di Kalkala nella Wereda di Alamata in Etiopia» è la cornice del progetto finanziato dalla Regione con 49.800 euro, a fronte di un costo totale pari a 83mila euro. Alla realizzazione hanno partecipato, oltre al comune di Villasimius (ente locale capofila del progetto), Giulio Barbieri (docente università di Cagliari, project manager Cinsa), Mario Sitzia (Dicaar – dipartimento Ingegneria civile, ambientale e architettura, università di Cagliari), Alejandro Blanco Romero e Manuela Barbieri (Associazione volontariato surgentes onlus), Bruno Galimberti (Galimberti & Concas), Abdelwassie Hussein Bushra (College of Natural & Computational Sciences – università di Mekelle) e Ato Gebregziabheir W/Gebriel (Alamata Wereda Administration).

Integrandosi con le strategie e con i progetti promossi dalla Alamata Wereda Administration, ente pubblico locale deputato alla pianificazione territoriale e all’approvvigionamento idrico nell’area, il progetto, dopo aver individuato una zona favorevole alla captazione di acque sotterranee a una distanza di circa 1.200 metri da Kalkala, ha trivellato un pozzo sino alla profondità di 144 metri e lo ha equipaggiato con una pompa sommersa da 15 Hp, capace di una portata di 3 litri al secondo. Il sistema di distribuzione idrica è così costituito da una condotta lunga 1400 metri che va dal pozzo sino a un serbatoio di carico da 35 metri cubi, ubicato a monte del villaggio. E da una condotta di distribuzione lunga qualche centinaio di metri dal serbatoio sino al water point, costruito nel centro del villaggio con otto fontanelle e un abbeveratoio. Soluzione ideale per soddisfare i fabbisogni della popolazione e del bestiame.

Municipio di Villasimius.

Il Municipio di Villasimius.