22 November, 2024
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Nella difficile fase della transizione dal modello basato sulle energie fossili alle rinnovabili, Legambiente ha costantemente richiamato le istituzioni ad adottare politiche basate:

  • sul governo pubblico del bene comune-energia a livello regionale,
  • sul cointeressamento e corresponsabilizzazione delle istituzioni e delle comunità locali nelle scelte fondamentali che riguardano in maniera immediata e diretta il loro territorio e in definitiva il loro futuro,
  • su un progetto di sviluppo sostenibile che contemperi in una pianificazione unitaria l’indifferibile e urgente necessità di transizione verso un modello virtuoso di produzione energetica con le qualità paesaggistiche, culturali e ambientali del territorio, da cui dipende in buona misura il suo futuro, il progresso e l’innovazione tecnologica dell’isola, la coesione del suo corpo sociale.

La sostanziale rinuncia, attuata sino ad ora, a pianificare il rapporto tra paesaggio, territorio ed energia da parte dell’istituzione regionale ha alimentato le conflittualità dentro il tessuto delle comunità locali e sta indebolendo la coesione sociale, il cui rafforzamento è invece uno dei cardini del Green Deal europeo, alimentando un diffuso negazionismo sulla crisi climatica e sui suoi effetti.

Negli ultimi 5 anni abbiamo assistito ad una sostanziale stasi nell’approvazione degli impianti utility scale: occorre un cambio di passo, e che le istituzioni, e specialmente la Regione, riprendano in mano il governo pubblico dell’energia rispetto al paesaggio, con il coinvolgimento degli Enti locali.  Se vogliamo la transizione energetica di qualità che i sardi meritano, e della quale hanno diritto, è necessario governare il processo e non subirlo. Chiediamo che si parta da un intenso e ben definito programma di lavoro basato su una grande mobilitazione delle migliori risorse per accelerare la pianificazione con i tre strumenti che la norma approvata ieri dal Consiglio individua:

  1. l’estensione del PPR alle zone interne, affinché si inserisca la transizione energetica in una visione globale che coniughi tutela e sviluppo del territorio e del paesaggio;
  2. un piano energetico, costruito con la partecipazione attiva dei territori, con criteri e buone pratiche per la realizzazione di impianti eolici, fotovoltaici e accumuli che si integrino coerentemente nel territorio, senza danneggiare il paesaggio, e salvaguardando i servizi ecosistemici;
  3. l’individuazione delle aree idonee nel quadro del decreto sulle aree idonee appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

«La centralità e importanza di queste risposte non devono però diventare un alibi per derubricare nei fatti la transizione necessaria e urgente ad obiettivo di sfondoafferma la presidente di Legambiente Sardegna, Marta Battaglia -. Legambiente Sardegna prende atto dell’intensa e plurale azione pianificatoria prospettata ieri dalla legge approvata dal Consiglio Regionale e auspica che questa sia svolta rapidamente e con il ruolo attivo delle comunità e dei territori. La nostra associazione sarà esigente nella vigilanza sui tempi e sui modi del processo di transizione energetica e, soprattutto, sui risultati finali, e si rende disponibile come interlocutore critico ma proattivo per il raggiungimento degli obiettivi condivisi della giusta transizione.»

«Per realizzare la transizione energetica e combattere il cambiamento climatico di cui la Sardegna già oggi subisce i drammatici effettiaggiunge Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegnaè necessario raggiungere rapidamente gli obiettivi posti dal governo dei 6.2 GW di energia rinnovabile e spegnere le centrali a carbone. Perché questa grande trasformazione diventi un’occasione di sviluppo per la Sardegna serve però una politica che promuova la filiera industriale delle rinnovabili sul nostro territorio.»

Gli obiettivi di lavoro sono chiari e condivisi:

  • configurare i “paesaggi energetici” innovativi e di qualità;
  • scongiurare i danni al paesaggio, al territorio e alle comunità, inevitabili se non si rallenta e arresta il cambiamento climatico;
  • migliorare i servizi ecosistemici e aumentare il capitale naturale rafforzando la biodiversità;
  • incrementare i benefici sociali ed economici della transizione energetica, che può e deve essere un’occasione di sviluppo per l’Isola.

La concentrazione della CO2 in atmosfera ha continuato globalmente ad aumentare fino a 424 ppm. In Sardegna si registra un livello di emissioni di CO2 molto elevato che, negli ultimi anni, si è attestato sui 15 milioni di ton/annue vale a dire 9 ton pro capite, mentre la media nazionale è 7.

Negli ultimi anni abbiamo goduto di una serie meteorologica relativamente piovosa ed abbiamo dimenticato la crisi dei primi anni 2000, ma la Sardegna, come evidenzia l’emergenza siccità di questi mesi, è una regione particolarmente vulnerabile, al centro del Mediterraneo, una delle zone più sensibili ai cambiamenti climatici del mondo, in cui già ora l’aumento della temperatura è doppio di quello mondiale. Infatti, mentre l’aumento di temperatura media globale tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo si attesta attorno ai 0,85°C, nel bacino del Mediterraneo l’aumento è pari a 1,3°C, e in Sardegna la temperatura media è aumentata dal 1979 al 2023 di ben 2,1°C. Dal punto di vista del regime climatico, la nostra Regione è al limite della desertificazione, un fenomeno che sarebbe irreversibile, ridurrebbe drasticamente la disponibilità della risorsa idrica e la produzione agricola nella nostra isola e stravolgerebbe il paesaggio.

Ci sono poi da considerare le conseguenze dell’aumento del livello del mare, anch’esso in forte accelerazione: se dal 1961 al 2003 l’aumento annuo è stato, a livello globale, di 1.8mm, ma se consideriamo solo il periodo più recente, dal 1993 al 2003, l’aumento è stato di ben 3.1mm annui. Al 2100 l’aumento che le previsioni più prudenti indicano è di quasi 1 metro (840mm). Le conseguenze per le coste della Sardegna sarebbero un arretramento generalizzato, con intere zone costiere, come quelle di Cagliari od Oristano, inserite da ENEA tra le aree a rischio inondazione, che vedrebbero cambiare completamente la geografia, sommergendo aree oggi completamente antropizzate.

La transizione energetica è dunque necessaria e urgente in primo luogo per dare un contributo a prevenire cambiamenti che stanno già mettendo in crisi la Sardegna, e fare di tutto per evitare che la nostra isola diventi arida e inospitale.

Occorre perciò reagire subito. Chiediamo che venga costituita una doppia task-force che affronti in stretto coordinamento e con velocità ed efficienza il processo nelle due componenti, energia e paesaggio, che la norma appena approvata prospetta:

  • se il PPR vigente fu adottato in un anno, si può ritenere questo un tempo congruo anche per il completamento sulle aree interne, accorciando dunque i tempi;  un adeguato censimento dei territori potrà individuare in tempi ragionevoli ambiti di paesaggio compatibili con gli impianti necessari;
  • occorre contestualmente affrontare il nodo critico del pregresso che si è accumulato negli ultimi anni, con i progetti dislocati nei paesaggi regionali in assenza di indirizzi orientati alla salvaguardia del bene comune ma sulla base delle sole esigenze produttive; è indispensabile rafforzare la capacità di analisi da parte delle strutture istruttorie, per scartare i progetti impropri e individuare immediatamente quelli coerenti.

«L’Ordinanza del Consiglio di Stato che concede la sospensiva del Decreto Energia, fino all’udienza di merito del 23 febbraio 2023, può permettere a Regione, Governo, Comune di Portoscuso, Enti Locali e Parti Sociali di rivedere i contenuti anche per attualizzarli ai nuovi scenari europei. La discussione alla COP 27 conferma che è fondamentale tenere conto delle direttive europee e internazionali seguite agli accordi di Parigi del 2015 e dell’ultimo rapporto IPCC sulla urgenza di ridurre le emissioni dei gas a effetto serra.»

Lo scrive, in una nota, Legambiente Sardegna.

«Il nuovo scenario esige di mettere al centro la valorizzazione delle risorse locali anche per ridurre la dipendenza dall’esterodichiara Marta Battaglia, direttrice di Legambiente Sardegna -. Il fatto che la Sardegna non sia stata inclusa finora nella rete di metanizzazione può permetterle di entrare direttamente tra le regioni leader nello sviluppo delle FER; grazie all’abbondanza di risorse come il Sole e il Vento, con ulteriori 10.000 MW da fonti rinnovabili al 2030 la nostra regione potrebbe attuare in pieno la transizione energetica e ambire a diventare la prima grande “isola verde” del Mediterraneo proponendosi a livello internazionale come laboratorio di sperimentazione delle politiche innovative della transizione energetica e campo di applicazione degli obiettivi indicati dalle direttive europee e nazionali.»

«Nella prospettiva di un futuro incentrato sulle rinnovabiliaggiunge Vincenzo Tiana,  responsabile Energia di Legambiente Sardegna il progetto SNAM di posizionare una supermetaniera con rigassificatore  da 140.500 mc  nel piccolo porto di Portovesme è inaccettabile: sproporzionato e controcorrente rispetto alle direttrici UE per la riduzione del 15% deconsumi nazionali di gas, in contrasto con le criticità legate alla bonifica e al disinquinamento  della zona industriale, tecnicamente inattuabile per i problemi insormontabili che gravano sul dragaggio e le interferenze con le norme sulla sicurezza

 

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Se la ricchezza ambientale, territoriale e umana sono i punti di forza del Parco ambientale regionale di Tepilora bisogna ancora lavorare sull’offerta turistica. Un percorso da costruire dal basso coinvolgendo le comunità così da presentare ai visitatori una proposta chiara ed efficace che contraddistingua il Parco Tepilora da altre realtà simili: un luogo dove creare esperienze uniche che coinvolgano positivamente i turisti rendendoli, a loro volta, ambasciatori e promoter. Questa, in sintesi, la chiave di lettura emersa ieri dai lavori organizzati alla Casa delle Dame di Posada e che ha visto salire in cattedra quattro tour operator nazionali che hanno raccontato ai numerosi addetti ai lavori e portatori di interesse del territorio la loro esperienza in un week end di visite (tra sabato e domenica) nei Comuni che compongono il Parco (Posada, Torpè, Lodè e Bitti). L’educational tour, organizzato per il Parco da Legambiente Sardegna in collaborazione con i quattro Centri di Educazione all’ambiente e alla sostenibilità (Ceas) dell’area, ha visto partecipare i tour operator: Four Seasons Natura e Cultura, EquoTube, Po Delta Tourism e Sardaigne en Liberté.

«Far nascere e strutturare un Parco non è impresa facile: è necessario innanzitutto crearne coscienza fra le comunità che lo vivono tutti i giorni, coinvolgendo cittadini e imprese del territorio.»

Così Roberto Tola, sindaco di Posada e presidente di turno dell’Ente istituito con legge regionale nell’ottobre del 2014.

«Un anno fa – ha proseguito Roberto Tola -, non avendo figure specifiche da poter coinvolgere nelle nostre amministrazioni comunali, abbiamo deciso di affiancarci a consulenti ed esperti che ci potessero aiutare, anche alla luce di quanto fatto in altre realtà nazionali o europee, nel costruire una identità, un racconto che mettesse assieme ambiente, archeologia, cultura, agroalimentare e offerta turistica. Abbiamo già fatto importanti passi avanti, anche grazie al contributo di questo educational tour, ci rimane tuttavia ancora tanto da fare nel preparare e quindi presentare al meglio il Parco sia in casa e sia fuori dai nostri confini.»

L’incontro di ieri è stato coordinato, dopo i saluti del presidente Tola e del direttore di Legambiente Sardegna Marta Battaglia, da Massimiliano Cossu di Portale Sardegna, coadiuvato da Marco Medda di Escursì (operatore del turismo esperienziale).

«Dobbiamo essere più bravi nel coinvolgere la popolazione per spiegare le potenzialità di un turismo ecosostenibile capace di creare sviluppo e occupazione.»

Così Massimiliano Cossu che ha aggiunto: «A luglio abbiamo pensato di creare 30 Portale Sardegna point, ne abbiamo già inaugurato 22 ed abbiamo 150 nuove richieste. Abbiamo presentato un modello di business capace di dare risposte ai giovani imprenditori che vogliono essere protagonisti e guadagnare nel proprio territorio. Il grosso problema che abbiamo oggi in Sardegna è la parcellizzazione delle operazioni di marketing dove tutti ci vogliamo proporre nei mercati internazionali per vendere il nostro piccolo prodotto». Così, sempre secondo il patron di Portale Sardegna, non si fa altro che disperdere energie e risorse, lavorando invece sotto un unico ombrello con 30 imprenditori, che investono anche propri fondi, e che condividono una stessa strategia e gli stessi valori si possono avere risultati ben diversi.

Via Skype è inoltre intervenuto Filippo Lenzerini di Punto3 (società di consulenza che affianca le attività del Parco) che ha illustrato numeri e tipologia dei visitatori di Tepilora. Fra il 2013 e il 2018 si è passati da circa 2mila a oltre 10mila presenze con una caratterizzazione più nazionale sulla costa e più straniera nelle aree interne. La permanenza media dei turisti è di circa 3,5 giorni, mentre quella dell’intera Sardegna si attesta su 4,5 giorni.

Franca Carta docente dell’Istituto tecnico Oggiano di Siniscola, ha guidato una delegazione di studenti della quinta che seguono il corso sul turismo e che stanno portando avanti un progetto di mappatura delle festività del territorio della Riserva di Biosfera MAB Unesco Tepilora, Rio Posada e Montalbo, dove sono coinvolti 17 Comuni fra Bassa Gallura, Baronie e Barbagia. Il lavoro di ricerca sarà raccolto in un calendario dove si troveranno informazioni su percorsi naturalistici, archeologici e culturali delle diverse comunità coinvolte in un programma più ampio di turismo sostenibile.

«Non ha senso andare nelle fiere fino a quando non abbiamo un prodotto forte da presentare al mercato e da mettere a disposizione dei turisti – ha detto Paolo Griglioli della Trentino school of management-. Adesso è necessario lavorare sul territorio, non fuori dal territorio. Sono i nostri turisti che comunicano il valore dell’esperienza. Andare a prendere un cliente nuovo è molto più dispendioso rispetto a quello che abbiamo già in casa e che può promuovere il Parco. Prima di andare a chiedere comunicazione dobbiamo spendere per creare cultura dell’ospitalità e miglioramento dei servizi, così da rendere bella e quindi comunicabile un’esperienza. Se una storia, un’emozione non è instagrammabile (utilizzabile attraverso Instagram) abbiamo già perso – ha concluso Paolo Griglioli -. Questo modo di viaggiare è oggi la chiave di lettura per il futuro.»

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Legambiente ha presentato oggi i risultati del monitoraggio di Goletta Verde delle spiagge e delle foci della Sardegna.

Su ventinove punti monitorati, cinque sono risultati con cariche batteriche molto elevate, due con cariche batteriche elevate. E sono in particolare i fiumi a continuare a riversare in mare scarichi non depurati, che rischiano di compromettere la qualità del mare in quei precisi tratti di costa, con conseguenze non soltanto per l’ecosistema marino ma anche per la stessa salute dei bagnanti. È questo il bilancio del lavoro svolto lungo le coste sarde dall’équipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno di CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio). L’istantanea regionale sulle acque costiere è stata presentata stamane nel corso di una conferenza stampa a Olbia, alla quale hanno partecipato Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente, Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna e Marta Battaglia direttrice regionale di Legambiente.

«Anche quest’anno la Goletta Verde naviga lungo tutta la costa italiana per la tutela del mare e degli ecosistemi marini e costieri – ha commentato nel corso della conferenza stampa Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente – promuovendo le eccellenze e l’immenso patrimonio naturalistico, e denunciando azioni, interventi e fenomeni che ne minacciano lo stato di salute, dalla presenza delle plastiche e dei rifiuti in mare e lungo le spiagge, al cemento.»

«Proprio questo è l’obiettivo del nostro monitoraggio scientifico, che si concentra sui punti maggiormente critici della costa, andando ad individuare la presenza di scarichi fognari che arrivano in mare – ha evidenziato Giorgio Zampetti – ancora oggi infatti, nonostante siano passati 37 anni dall’approvazione della direttiva europea sulla depurazione, soprattutto attraverso fiumi, fossi o canali, riscontriamo la presenza di inquinamento da mancata depurazione o per la presenza di scarichi abusivi che minacciano la salute del mare e a volte ne compromette anche la fruizione da parte dei bagnanti stessi. La segnalazione di queste situazioni e la richiesta alle autorità competenti di intervenire per risolverle sono gli obiettivi principali del nostro monitoraggio.»

Un’attenzione particolare la meritano gli scarichi illegali o i depuratori ancora non conformi, spesso alla base dell’inquinamento registrato dai nostri tecnici, su cui occorre intervenire quanto prima per rimuovere le cause dell’inquinamento. A questo proposito già dal 2016 sono diversi gli interventi e le situazioni risolte grazie all’applicazione della legge sugli ecoreati, la n. 68/2015, che inserisce i reati ambientali nel codice penale e che può e deve essere applicata anche a queste situazioni.

«Anche in Sardegna quest’anno abbiamo maggiormente concentrato il monitoraggio sulle foci di fiumi e dei fossi che arrivano a mare – ha dichiarato Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna – riteniamo, infatti, importante andare ad individuare le situazioni maggiormente critiche lungo la costa regionale e quelle che mettono a rischio la salute del mare e della costa circostante.»

«I risultati del nostro monitoraggio – ha aggiunto Annalisa Columbu – ci confermano che alla radice del controllo degli scarichi ci sono i corsi d’acqua che partono dalle aree interne e sfociano a mare. Infatti, anche nella nostra regione, il mare è ricettore di scarichi, per questo l’attenzione di Legambiente è sempre più alta verso queste fonti di inquinamento. Importante segnalare, infine, che spesso le foci dei fiumi attraversano anche la spiaggia, e chi va a fare il bagno non è sempre consapevole della non balneabilità delle foci, anche perché abbiamo riscontrato delle gravi carenze nella cartellonistica informativa.»

In nessuno dei 29 punti monitorati, infatti, è stata riscontrata dai tecnici la presenza della cartellonistica informativa sulle condizioni del mare, i rischi da inquinamento, lo stato di qualità delle acque, obbligatoria per legge da anni e a carico dei Comuni costieri. I cittadini e i bagnanti purtroppo continuano a navigare in un mare di disinformazione anche in Sardegna.

Nella classifica delle illegalità compiute nel 2017 ai danni del mare, contenuta nel dossier Mare Monstrum, basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di Porto, e presentato da Legambiente alla partenza nazionale della Goletta Verde da Legambiente, la Sardegna è la migliore regione in Italia, con un tasso di 0,6 infrazioni per chilometro, con numeri in media con la classifica generale per quanto riguarda le illegalità nel ciclo dei rifiuti e del cemento, la pesca di frodo e le violazioni al codice della navigazione. Come numeri assoluti la Regione occupa invece l’ottavo posto (su quindici regioni) con 1070 infrazioni accertate (il 6,3% del totale nel Paese), 1403 persone arrestate e denunciate e 175 sequestri effettuati. La regione, invece, si piazza al quinto posto nella graduatoria dei prodotti ittici sequestrati. In generale, Mare Monstrum ci consegna una situazione mediamente positiva, considerando l’importanza che ricopre il turismo in regione.

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

Il monitoraggio di Goletta Verde è stato eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente tra il 18 e il 21 giugno scorsi in ventinove punti (di cui quindici a mare), e prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli); abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (D.lgs. 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

Tra i ventinove punti monitorati, cinque sono stati giudicati “fortemente inquinati”, di cui tre in provincia di Sassari e due in provincia di Cagliari.

In provincia di Sassari i punti giudicati “fortemente inquinati” si trovano tutti vicino a tratti di spiaggia libera: in località San Giovanni ad Alghero, sulla foce del corso d’acqua nei pressi di via Garibaldi, dove è stato riscontrato forte odore di zolfo; sulla foce del fiume Silis, presso la discesa a mare numero 9, nel territorio comunale di Sorso e, infine, sulla foce del Rio Cuggiani, a San Pietro a Mare, nel comune di Valledoria. In quest’ultimo caso il prelievo è stato ripetuto anche nel tratto di mare nei pressi della foce, risultando entro i limiti.

In provincia di Cagliari due i punti monitorati e successivamente giudicati come “fortemente inquinati”: sulla foce del canale presso la spiaggia di Santa Margherita di Pula e sulla foce del Rio Foxi, nell’omonima località del comune di Quartu Sant’Elena.

Due anche i punti risultati “inquinati” in regione: sulla spiaggia presso via Tramontana a Pittulongu di Olbia, in provincia di Sassari, e sulla foce del Rio Mannu in località Portixeddu a Fluminimaggiore, nella provincia del Sud Sardegna.

Risultati entro i limiti di legge per gli altri ventidue punti rimanenti lungo le coste sarde.

Per quanto riguarda la provincia di Sassari, entro i limiti le spiagge La Marmorata, in località Rena Bianca a Santa Teresa di Gallura, Cala d’Ambra di San Teodoro, Isola Rossa a Trinità D’Agultu; Scoglio Lungo a Porto Torres, Maria Pia ad Alghero e Lu Bagnu a Castelsardo. In provincia di Nuoro nessun problema per Li Cucutti di Budoni, Mattaperu di Posada, Santa Maria di Orosei, sulla foce del Rio Siniscola a Siniscola, sulla foce del rio Foddeddu a Tortolì e a Iscrixedda di Lotzorai.

Entro i limiti di legge anche tutti i sei punti monitorati in provincia di Oristano: a Marceddì di Terralba; sullo sbocco a mare dello stagno di Corru S’Ittiri; sulla foce del fiume Tirso in località Torre Grande, a Oristano, sulla foce del canale di stagni di Cabras, a Marina di Torre Grande, sempre nel capoluogo; sulla spiaggia fronte Rio Jana a Porto Alabe, nel territorio comunale di Tresnuraghes, e a Bosa, dove sono stati analizzati i punti sulla spiaggia fronte foce del ruscello Modolo e sulla foce del fiume Temo.

Nella provincia del Sud Sardegna tre i punti monitorati che non hanno evidenziato criticità: la spiaggia di Porto Pino, di fronte allo Stagno del Corvo a Sant’Anna Arresi; la foce del Rio Chia, nei pressi della Spiaggia Su Portu a Domus De Maria e la spiaggia fronte fiume Flumendosa a Porto Corallo, nel territorio comunale di Villaputzu. Infine, nessun problema per la spiaggia fronte villaggio dei pescatori in località Giorgino, a Cagliari.

Quest’ultimo, allo sbocco dello stagno di Santa Gilla, assieme ai punti sullo stagno di Corru S’Ittiri e sulla foce del canale di stagni di Cabras a Marina di Torre Grande, sono stati scelti perché avevano presentato delle particolari criticità dopo le intense piogge dello scorso maggio. Ci fa piacere constatare che in occasione del nostro monitoraggio non sono emerse criticità per quanto riguarda l’inquinamento da presenza di scarichi fognari.

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Sardegna il Consorzio ha recuperato 3.175 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa.

«La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.»

Larboi, comune di Domus De Maria.

Larboi, comune di Domus De Maria.

 Il Poetto di Cagliari.
#Goletta Verde promuove il mare sardo, solo 3 dei 29 punti campionati sono risultati inquinati. Il quadro emerso dall’esito del monitoraggio scientifico effettuato nelle acque della Sardegna premia gli sforzi messi in campo negli ultimi anni sul fronte della depurazione. Due siti sono giudicati “fortemente inquinati”, il primo a Valledoria, alla foce del rio Cuggiani, in località San Pietro a mare, il secondo alla foce del fiume Silis a Sorso. Inquinato, invece, il prelievo effettuato a Tresnuraghes allo sbocco del canale sulla spiaggia di Porto Alabe.
In tema di mare, anche quest’anno la Sardegna si conferma al top anche nella #Guida Blu di Legambiente e #Touring Club, dove svetta ancora sul podio il comune di #Posada, premiato questa mattina con la consegna delle “5 vele”, un riconoscimento assegnato anche ad altri tre comuni sardi: #Bosa, #Baunei e #Domus De Maria. Addirittura imbattibile la regione nella classifica dei comprensori turistici con ben cinque distretti nella top ten: al primo posto il #Golfo di Orosei, #Ogliastra e #Baronia.

La campagna di #Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, è stata realizzata anche grazie al contributo del COOU, #Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che in questi giorni ha fatto tappa in Sardegna, oltre che per verificare lo stato di salute del mare, anche per ribadire l’importanza di accrescere la rete di aree marine protette, del rafforzamento della salvaguardia degli ecosistemi costieri e della necessità di  avviare al più presto una riduzione delle servitù militari con la contestuale bonifica delle zone interessate. L’istantanea regionale sulle acque costiere dell’equipe tecnica della Goletta Verde è stata presentata questa mattina a #Cagliari, nel corso di una conferenza stampa, da Serena Carpentieri, portavoce di #Goletta Verde e Marta Battaglia, direzione Legambiente Sardegna. Nel corso dell’incontro è stata consegnata al sindaco di #Posada, Roberto Tola, la bandiera con le “5 vele”, simbolo d’eccellenza della #Guida Blu.

«Così come capita da anni, il nostro monitoraggio in Sardegna ci consegna una fotografia quasi perfetta, a testimonianza che la regione gode complessivamente di un adeguato sistema di depurazione – spiega Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde -. Questo non significa che sia tutto perfetto e che quindi ci si può fermare, come dimostra il caso del sequestro del depuratore de #La Maddalena. Occorre risolvere le criticità che abbiamo individuato e capire al più presto le cause del carico batterico rilevato. Tra l’altro, proprio alla vigilia della stagione balneare, anche l’Unione Europea ha nuovamente avviato una procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane, dopo già due condanne a carico del nostro Paese. La procedura coinvolge anche 64 agglomerati urbani sardi, per i quali secondo l’Ue non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario. Questa Regione ha già fatto più volte da apripista in Italia sul tema della depurazione e della difesa del proprio paesaggio, proprio per questo confidiamo che si prosegua su questa strada e si possa far sempre meglio. Le magnifiche coste dell’isola fanno gola a molti ed è bene mantenere alta la guardia.»

L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è individuare i punti critici di una regione, analizzando il carico batterico che arriva in mare. #Legambiente, è bene ribadirlo effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali e non assegna patenti di balneabilità. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai monitoraggi – che nel caso della foce del Rio Cuggiani si è ripetuto anche lo scorso anno – meritano un approfondimento da parte degli enti competenti.

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente nei giorni 27, 28, 30 giugno e 1 luglio. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

Sono sei, in totale, i punti analizzati in provincia di Cagliari, tre dei quali nel capoluogo (al #Poetto, di fronte ospedale marino, alla spiaggia #Calamosca e allo sbocco canale stagno di Cagliari, in località #Giorgino). Gli altri punti monitorati sono stati quelli nei comuni di #Pula (sia alla spiaggia nei pressi della foce che alla foce del Rio Pula) e #Villaputzu (spiaggia nei pressi della foce del fiume #Flumendosa, in località #Porto Corallo). Entro i limiti di legge anche i tre campionamenti in provincia dell’Ogliastra: a Lotzorai (alla spiaggia nei pressi della foce del #Rio Girasole in località #Iscrixedda) a #Tortolì (spiaggia nei pressi della foce del Rio Foddeddu) e a #Tertenia (spiaggia di #Serralla). Tre i punti analizzati anche in provincia di #Oristano. Tranne quello a Tresnuraghes già citato, sono risultati nella norma le acque prelevate nel capoluogo (#Foce Tirso a #Torre Grande e #Marina di Torre Grande, allo sbocco del canale #stagni di Cabras). Sette i punti in provincia di Olbia Tempio, anche qui tutti nella norma: a #San Teodoro (spiaggia Isuledda a Puntaldia, spiaggia fronte sbocco canale a #Cala D’Ambra e alla spiaggia #La Cinta di Puntaldia); a Olbia (spiaggia nei pressi della foce #Pittulongu e alla foce del Rio Bados) e a Trinità D’Agultu (in località #Costa Paradiso, alla spiaggia e alla foce del fiume #Li Cossi). Dei sei punti monitorati in provincia di Sassari, oltre i due fortemente inquinati di #Valledoria e #Sorso, gli quattro sono risultati nella norma: sempre a #Valledoria (foce fiume #Coghinas, località #San Pietro a Mare); a #Sassari (spiaggia di #Platamona, fronte stabilimento diroccato); ad #Alghero (sbocco porto canale a #Fertilia e alla #spiaggia di Maria Pia). Entro i limiti di legge, infine, i prelievi effettuati a #Bosa, in provincia di Oristano (alla foce del #fiume Temo ed alla spiaggia di #Bosa Marina).

La tappa di Goletta Verde in Sardegna è stata anche l’occasione per ribadire la necessità di proseguire nella tutela delle coste della regione che si avvale già di un piano paesaggistico tra i più avanzati in Italia. Di esempi virtuosi ve ne sono tanti, a partire proprio dai comuni premiati da #Legambiente e #Touring Club nell’annuale “Guida blu – Il mare più bello” con le “5 vele” e che vede da anni primeggiare la Sardegna. #Posada (Nu) si piazza al terzo posto in Italia, sul podio della classifica delle località peninsulari e delle isole maggiori. “5 vele” sventolano però anche a #Baunei, a #Bosa e a #Domus de Maria, new entry del 2014. La Sardegna è addirittura imbattibile nella classifica dei comprensori turistici con ben 5 distretti nella top ten. Al primo posto c’è il #Golfo di Orosei, #Ogliastra e #Baronia e a seguire #Sinis e Arburese; #Golfo degli angeli; #Sulcis Iglesiente e #Costa Nord Occidentale e #Parco dell’Asinara. Questa mattina, come già sottolineato, Legambiente ha consegnato questa mattina l’ambito vessillo delle “5 vele” al sindaco di Posada, mentre ieri era stato consegnato al primo cittadino di #Domus de Maria.

«La riconferma delle tante “5 vele” che sventolano in questa regione sono la dimostrazione che le battaglie avviate negli anni passati ormai hanno portato i frutti sperati – dice Marta Battaglia, del direttivo di Legambiente Sardegna -. Un risultato che però non deve assolutamente far abbassare la guardia. Gli splendidi panorami di quest’isola, il suo mare cristallino e i tanti esempi di buone pratiche nel campo della sostenibilità ambientale rischiano sempre di subire gli attacchi  di speculazioni e cemento. È quindi fondamentale mantenere alta l’attenzione e convogliare le esperienze raccolte e dare inizio ad una nuova fase che possa fungere da volano per l’economia turistica oltre che per la protezione della biodiversità. Durante la tappa di Goletta Verde in Sardegna abbiamo chiesto proprio questo: la necessità di estendere sempre più le aree marine protette, difendere, correggere e rafforzare ulteriormente le misure di tutele del Piano Paesaggistico Regionale del 2006 che è ancora un esempio a livello nazionale. Lo abbiamo chiesto alla Regione proprio durante la sosta di Goletta Verde a Cagliari e le dichiarazioni dell’assessore regionale all’Urbanistica #Cristiano Erriu di ieri circa l’impegno a rafforzare ancora di più il #Piano Paesaggistico regionale ci rassicurano. Speriamo che la politica riparta anche dagli insegnamenti che ancora dobbiamo trarre in tema di difesa del territorio, anche alla luce delle ultime alluvioni che hanno messo in ginocchio diversi centri dell’isola.»

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell’olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. «La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione», spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. L’olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. «Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche». A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno in Sardegna il COOU ha raccolto 3.143 tonnellate di olio usato – 1.585 in provincia di Cagliari, 1.079 a Sassari, 272 a Oristano e 207 a Nuoro – evitandone così lo sversamento nell’ambiente.

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