23 December, 2024
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Si è svolta stamane nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari la conferenza stampa di presentazione della Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Carbonia e con il contributo della Fondazione di Sardegna. 
Sono intervenuti:
Pietro Morittu – sindaco di Carbonia , che ha sottolineato l’impegno del Comune per la diffusione della cultura, con una Stagione di Prosa e Danza di respiro nazionale  e una particolare attenzione alle giovani generazioni 
Antonio Cabiddu – presidente CeDAC Sardegna, che ha ricordato la mission del CeDAC nella promozione della cultura teatrale e il ruolo del Circuito nel coinvolgimento del territorio
Valeria Ciabattoni – direttrice artistica CeDAC Sardegna, che ha illustrato il cartellone della Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia 

CeDAC

Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna

Teatro Centrale – Carbonia

Stagione di Prosa e Danza 2024-2025

Viaggio negli labirinti della mente e del cuore tra immortali capolavori e testi di autori contemporanei, accanto alle creazioni di importanti coreografi, con la Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Carbonia e il contributo della Fondazione di SardegnaUndici titoli in cartellone da gennaio a maggio con i grandi protagonisti della scena, da Lella Costa con un’intrigante rilettura dell’“Otello” dalla parte di Desdemona a Gigio Alberti e Amanda Sandrelli in “Vicini di Casa” di Cesc Gay, Giorgio Colangeli e Manuela Mandracchia ne “Le Volpi” di CapoTrave, Lucia Vasini con Lorenzo LaviaPaolo Triestino e Carmen Di Marzo ne “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine De Vigan, Veronica Pivetti ne “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra e Geppi Cucciari in “Perfetta” di Mattia Torre (fuori abbonamento).

Focus sul teatro napoletano con Enzo Decaro, attore di teatro e cinema, noto al grande pubblico dal trio La Smorfia con Lello Arena e Massimo Troisi, in “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo e Arturo Cirillo, che firma la regia di “Ferdinando” di Annibale Ruccello, uno degli autori più interessanti della drammaturgia partenopea del secondo Novecento (prematuramente scomparso nel 1986). Spazio alla danza contemporanea con “Dalla A alla Z” di Spellbound Contemporary Ballet & Compagnia Zappalà Danza, con coreografie di Mauro Astolfi e Roberto Zappalà e “White Out / La conquista dell’inutile”, una creazione del giovane ma già affermato (e pluripremiato) coreografo Piergiorgio Milano, ispirata alla passione per le vette, per un racconto per quadri sull’amicizia, il rischio e la fiducia. In scena anche “Assenze Ingiustificate in Rock” nuova produzione di Quinte Emotive, su un testo di Fabrizio Carta, con la regia di Giulio Landis, tra storie di poeti e musicisti e atmosfere Anni Settanta.

Il sipario si apre su un’inedita versione della tragedia di “Otello” con Lella Costa per la regia di Gabriele Vacis, poi si parla d’amore tra passione e routine in “Vicini di Casa” di Cesc Gay con Gigio Alberti e Amanda Sandrelli accanto a Alessandra Acciai e Alberto Giusta, diretti da Antonio Zavatteri, mentre ne “Le Volpi” di CapoTrave, una commedia di Lucia Franchi e Luca Ricci (sua la regia) con Giorgio Colangeli e Manuela Mandracchia insieme con Federica Ombrato emerge il vizio antico della corruzione, fin troppo diffuso nel Belpaese.

Un ideale dialogo tra due coreografi di punta come Mauro Astolfi e Roberto Zappalà in “Dalla A alla Z”, coproduzione di Spellbound Contemporary Ballet & Compagnia Zappalà Danza, mentre la compagnia Quinte Emotive presenta “Assenze Ingiustificate in Rock” di Fabrizio Carta, con la regia di Giulio Landis, per un affresco di varia umanità. Intrecci fra letteratura e teatro con “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine De Vigan con adattamento e regia di Paolo Triestino, in scena con Lucia VasiniLorenzo Lavia e Carmen Di Marzo, che racconta la storia di una donna sfuggita all’Olocausto, decisa a ringraziare chi l’ha aiutata e le ha salvato la vita, in una chiave delicata e poetica.

Il fascino della montagna in “White Out / La conquista dell’inutile” di e con Piergiorgio Milano, un’opera coreografica che sposa danzanouveau cirque e alpinismo nella cronaca di un’avventurosa scalata tra la vertigine dell’altezza e la forza dell’amicizia. un omaggio a Peppino De Filippo con “Non è vero ma ci credo” nella mise en scène di Leo Muscato, uno tra i più brillanti e apprezzati registi italiani contemporanei, con Enzo Decaro nel ruolo del commendator Gervasio Savastano avarissimo e superstizioso imprenditore, accanto a (in o.a.) Carlo Di MaioRoberto FiorentinoCarmen LandolfiMassimo PaganoGina PernaGiorgio PintoCiro RuoppoFabiana Russo e Ingrid Sansone, sullo sfondo di una Napoli non più Anni Trenta ma Anni Ottanta, «dove convivono Mario Merola, Pino Daniele e Maradona».

Riflettori puntati su Veronica Pivetti che ne “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra, divertente one-woman-show liberamente ispirato al celebre trattato di Paul Julius Moebius, tra teorie filosofiche e scientifiche e strani esperimenti, ricordi, aneddoti e canzoni, come una novella Mary Selley dimostra che il vero Frankestein… è la Donna. Nel Meridione d’Italia, dopo la fine del Regno delle Due Sicilie, la storia s’intreccia ai destini individuali in “Ferdinando” di Annibale Ruccello nella versione di Arturo Cirillo, in scena con Sabrina ScuccimarraAnna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli, per una trama densa di coups de théâtre e inattese rivelazioni.

Finale con brio con Geppi Cucciari in “Perfetta” di Mattia Torre (fuori abbonamento), una pièce ironica impreziosita dalla musica di Paolo Fresu e dall’abito di scena di Antonio Marras, sul tema del ciclo femminile, per troppe persone ancora un tabù, tra cambiamenti d’umore, atteggiamenti e stati d’animo… in armonia con le fasi della Luna.

Una ricca programmazione tra pièces classiche e contemporanee e intriganti coreografie per affrontare temi di forte attualità – dalla condizione e il ruolo delle donne nella società tra pregiudizi e retaggi patriarcali, ma anche la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro per una professionista in carriera, con l’ironia e la verve di Veronica Pivetti e Geppi Cucciari, fino alla violenza di genere e all’inquietante fenomeno dei femminicidi in “Otello / di precise parole si vive”, con una affabulatrice brillante come Lella Costa, per mettere l’accento sulla modernità della tragedia e sul vero significato dell’amore (che non uccide né ferisce), come sull’urgenza di una rivoluzione culturale per chi non teme la verità.

Un ritratto di famiglia tra intrighi e segreti con “Ferdinando” di Annibale Ruccello, tra ambizioni e decadenza dell’aristocrazia, antiche e nuove passioni e giochi di potere e un vivido affresco della società da cui emergono la corruzione della politica e la tradizione del nepotismo ne “Le Volpi” di CapoTrave, ma anche un poetico inno alla vita ne “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine De Vigan, dove affiora il ricordo della Shoah ma anche l’esempio luminoso di coloro che hanno cercato di opporsi allo sterminio, come un messaggio di speranza per il futuro

Un’indagine sull’amore tra eros e amicizia, desiderio e abitudine in “Vicini di Casa” di Cesc Gay mentre “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo rivela gli effetti della superstizione (tutt’altro che superata nel terzo millennio, dove abbondano maghi e veggenti) e dell’avidità e dell’egoismo, con la moderna maschera di Gervasio Savastano come novello Arpagone, e ancora “Assenze Ingiustificate in Rock” riflette la temperie culturale e sociale dell’Isola tra ieri e oggi.

Il cartellone

Una tragedia elisabettiana riletta con sensibilità contemporanea – lunedì 20 gennaio, alle 20.30 – con “Otello / di precise parole si vive” dal capolavoro di William Shakespeare, con drammaturgia di Lella Costa e Gabriele Vacis, scenofonia di Roberto Tarasco e scenografie di Lucio Diana, con un’intensa Lella Costa che indaga il significato letterale e simbolico di una vicenda di inquietante attualità, per la regia di Gabriele Vacis (produzione Teatro Carcano – distribuzione Mismaonda). «Guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre» afferma Jago, il cattivo consigliere che instilla il sospetto nella mente e nel cuore del Moro facendo leva sulle insicurezze e le paure di un uomo innamorato. Una «trama folgorante – sottolinea Lella Costa – il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi: un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole». “Otello” rimanda alla cultura patriarcale, che giustifica il “delitto d’onore”, ma è invece essenziale comprendere, come ricorda Gabriele Vacis, più che il dramma di un assassino, «la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime».

Variazioni sul tema dell’amore nel terzo millennio  domenica 26 gennaio, alle 20.30 – con Vicini di Casa”, versione italiana di “Sentimental” di Cesc Gay, una scoppiettante e coinvolgente commedia, con traduzione e adattamento di Pino Tierno, nell’interpretazione di Alessandra AcciaiGigio AlbertiAlberto Giusta e Amanda Sandrelli, con scene di Roberto Crea, costumi di Francesca Marsella, disegno luci di Aldo Mantovani, per la regia di Antonio Zavatteri (co-produzione Nidodiragno / CMC – Cardellino srl – Teatro Stabile di Verona, in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi). La pièce descrive l’incontro tra Anna e Giulio, la cui relazione, dopo anni di convivenza e una figlia, sembra attraversare una profonda crisi e i loro vicini, Laura e Toni, la cui storia appare al culmine della passione più infuocata: un innocuo aperitivo si trasforma in una confessione, la spregiudicatezza degli ospiti sembra contagiare i padroni di cara e una volta iniziato il gioco si fa sempre più ardito e pericoloso. Il fragile equilibrio fondato sull’abitudine e sulla tenerezza sembra destinato a infrangersi, mentre emergono amarezze e frustrazioni, nodi irrisolti e desideri inespressi: “Los vecinos de arriba” è «una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo».

Un vivido affresco della società – domenica 2 febbraio, alle 20.30 – con Le Volpi”, uno spettacolo di CapoTrave, ideato e scritto da Lucia Franchi e Luca Ricci (che firma anche la regia) e interpretato da Giorgio Colangeli, volto noto del grande e del piccolo schermo (Nastro d’Argento per “La cena” di Ettore Scola e David di Donatello per “L’aria salata” di Alessandro Angelini) e Manuela Mandracchia, una delle attrici più interessanti della scena contemporanea, diretta da registi come Luca Ronconi e Massimo Castri (Premio Ubu per “Amor nello specchio”) con la giovane e talentuosa Federica Ombrato (produzione Infinito). In un pomeriggio d’estate, l’incontro tra due figure di spicco della politica locale, cui partecipa anche la figlia di una di loro, si trasforma in una riunione durante la quale elaborare progetti e strategie a breve e lungo termine, dove privilegi e vantaggi personali prevalgono sull’ideale del “bene comune”. In un’atmosfera informale, davanti a un vassoio di biscotti all’ora del caffè, «si confessano legittimi appetiti e interessi naturali, si stringono e si sciolgono accordi», si ragiona su favori e concessioni, in uno spaccato della provincia italiana che riflette in piccolo la corruzione, il “familismo amorale”, gli intrighi e i giochi di potere della capitale e delle grandi città del Belpaese.

Focus sulla danza contemporanea – sabato 8 febbraio, alle 20.30 – con “Dalla A alla Z”, originale co-produzione di Spellbound Contemporary Ballet & Compagnia Zappalà Danza con coreografie di Mauro Astolfi e Roberto Zappalà: un ideale dialogo tra i due artisti, che «si incontrano su un terreno creativo comune, dando vita a un confronto tra due poetiche diverse ma complementari». In programma due creazioni di Mauro Astolfi, “If you were a man” e “A Better Place”, con Filippo ArlenghiLorenzo BeneventanoAnita BonavidaAlessandro Piergentili e Roberto Pontieri, disegno luci di Marco Policastro e costumi di Anna Coluccia, su una variegata colonna sonora e due lavori di Roberto Zappalà (che firma coreografie, luci e costumi), “2×2” e “Brotherhood”, con musiche di Johann Sebastian Bach e Johannes Brahms, interpretati da Filippo Domini, Anna ForzuttiSilvia Rossi e Erik Zarcone. «Il progetto nasce dal desiderio di esplorare nuovi linguaggi espressivi e dalla volontà di costruire una relazione artistica che vada oltre le singole capacità tecniche, mettendo al centro la collaborazione e la ricerca di una nuova ispirazione». “Dalla A alla Z” rappresenta l’occasione per apprezzare le differenti cifre stilistiche e la poetica di due tra i più importanti autori della scena coreutica italiana.

Storie da bar – sabato 15 febbraio, alle 20.30 – con “Assenze Ingiustificate in Rock” uno spettacolo della compagnia Quinte Emotive, tratto da “Assenze Ingiustificate” di Fabrizio Carta, con la regia di Giulio Landis: sotto i riflettori Cristina PillolaGiusy Fogu e Massimo PutzuFabrizio Carta e Matteo Guidarini interpretano le “anime perse” in cerca di riscatto, tra la nostalgia per il passato e le speranze e i vaghi sogni per il futuro. Nel cuore del Sulcis, una bettola fa da cornice ai ricordi, ai discorsi e alle fantasticherie di «un poeta introverso, stralunato e creativo» e del giovane gestore, «un musicista, idealista e disincantato», in cui si inseriscono i tre avventori, tre personaggi diversissimi tra loro ma in qualche complementari, in «un equilibrio quasi perfetto». Una colonna sonora (virtuale) ispirata alla musica rock degli Anni Settanta, in cui spiccano le canzoni dei Deep Purple, quasi a evocare «un mondo che non c’è più» fa da sfondo alle vicende dei protagonisti, in una dimensione sospesa e fuori dal tempo, in una sorta di rituale consolatorio e catartico. “Assenze Ingiustificate in Rock” mette in risalto la monotonia delle vite dei personaggi, ciascuno con un carattere ben definito, che insieme compongono un affresco corale e riflettono la realtà del territorio.

Un poetico e commovente inno alla vita – lunedì 24 febbraio, alle 20.30 – con “Le Gratitudini”, dal romanzo di Delphine de Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, con un’intensa Lucia Vasini nel ruolo della protagonista, Michka, un’anziana correttrice di bozze che prima di “perdere le parole” vorrebbe ringraziare chi le ha salvato la vita, accanto a Lorenzo LaviaPaolo Triestino e Carmen Di Marzo, con scenografia di Francesco Montanaro, costumi di Lucrezia Farinella, disegno luci di Alessandro Nigro e musiche originali di Massimiliano Gagliardi, movimenti coreografici a cura di Erika Puddu (produzione a.ArtistiAssociati / Centro di Produzione Teatrale). Una donna dall’animo mite e gentile, assistita da Marie, la figlia di una vicina, di cui si era presa cura colmando il vuoto e le anchevolezze di una madre assente, e da un giovane ortofonista rievoca la sua infanzia nei giorni della Shoah: la pièce teatrale racconta una storia struggente e emblematica ma anche piena di speranza, in cui trovano posto la tenerezza e l’affetto, e il sentimento raro e prezioso della gratitudine. Il desiderio di Michka, poter dire grazie alla famiglia che l’ha accolta, bambina, in tempi difficili e pericolosi, diventa il simbolo di un’umanità che reagisce di fronte all’orrore e resiste anche in un’epoca di barbarie.

La sfida delle vette, tra la vertigine dell’altezza e il candore della neve – venerdì 14 marzo, alle 20.30 – con “White Out / La conquista dell’inutile”, una creazione del pluripremiato coreografo Piergiorgio Milano, uno dei più interessanti talenti della danza italiana contemporanea, in scena con Javier Varela Carrera e Luca Torrenzieri, con disegno luci di Bruno Teusch e sound design di Federico Dal Pozzo, costumi di Raphaël LamySimona Randazzo e Piergiorgio Milano (che cura anche scenografia e soundtrack) per «un omaggio a tutti gli alpinisti che sono scomparsi o hanno rischiato di scomparire nel bianco senza fine» (produzione Compagnia Piergiorgio Milano). “White Out” – con un titolo che rimanda a una situazione estrema, quando immersi in un bianco accecante, si perde la direzione, quasi al confine tra la vita e la morte – è «un viaggio ironico e drammatico, divertente e coinvolgente, non solo attraverso il paesaggio naturale evocato sul palco, ma attraverso l’interiorità umana stessa». Un avvincente racconto per quadri ricco di pathos, in cui tra flashback e immagini simboliche si affrontano temi come l’amicizia, il rischio e la fiducia, nel ripercorrere i momenti cruciali di una tragedia di montagna «seguendo l’evoluzione di una piccola comunità di alpinisti nel loro cammino iniziatico».

Un vivido affresco della società – mercoledì 26 marzo, alle 20.30 – con “Non è vero ma ci credo”, esilarante commedia di Peppino De Filippo con Enzo Decaro e con (in o.a.) Carlo Di MaioRoberto FiorentinoCarmen LandolfiMassimo PaganoGina PernaGiorgio PintoCiro RuoppoFabiana Russo e Ingrid Sansone, scene di Luigi Ferrigno, costumi di Chicca Ruocco e disegno luci di Pietro Sperduti, per la regia di Leo Muscato (produzione I Due della Città del Sole). Una pièce brillante incentrata sulla figura di Gervasio Savastano, ricco e avaro imprenditore che «vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura»: nel ruolo interpretato da Peppino De Filippo, Enzo Decaro incarna una maschera contemporanea, una figura tragicomica e grottesca in cui si intrecciano avidità e ambizione e consapevolezza della propria fragilità e della volubilità della fortuna. Il commendatore, vittima della sua ossessione, compie azioni sconsiderate licenziando e assumendo gli impiegati non in base alle loro capacità ma a vaghi timori e intuizioni dettati dalla superstizione e perfino progettando le nozze della figlia con un uomo dotato di una provvidenziale gobba, sullo sfondo di una Napoli surreale, non più degli Anni Trenta ma degli Anni Ottanta, tra icone come Mario Merola, Pino Daniele e Diego Maradona.

Viaggio nell’universo femminile tra scienza e ironia – giovedì 3 aprile, alle 20.30 – con “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra, uno spettacolo liberamente ispirato al celebre trattato di Paul Julius Moebius, con la verve e il talento di Veronica Pivetti, in scena con il musicista Anselmo Luisi, con la colonna sonora e gli arrangiamenti musicali di Alessandro Nidi, i costumi di Nicolao Atelier Venezia e il disegno luci di Eva Bruno, per la regia di Gra&Mramor (produzione a.ArtistiAssociati in collaborazione con Pigra srl). Riflettori puntati sull’eclettica attrice, doppiatrice e conduttrice milanese, volto noto del grande e del piccolo schermo, che come una novella Mary Shelley si confronta con bizzarre teorie e singolari esperimenti, e narra le gesta di famose criminali, da Agrippina a Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, fino a scoprire che l’unico e vero Frankestein è la Donna. Nella pièce si affrontano i fondamenti del pensiero reazionario e patriarcale, dal saggio del titolo alle tesi di Cesare Lombroso, in una curiosa antologia che potrebbe suonare come una parodia ma riflette invece una visione del mondo. Tra storie e canzoni, Veronica Pivetti mette in luce i presupposti ideologici che giustificherebbero la sottomissione delle donne, in contrasto con i successi di artiste e intellettuali, letterate e scienziate, filosofe e attiviste e con le plurisecolari lotte per l’emancipazione e la parità.

La fine di un’epoca e la caduta delle maschere – giovedì 17 aprile alle 20.30 – con “Ferdinando” di Annibale Ruccello nella mise en scène di Arturo Cirillo, che divide il palco con Sabrina ScuccimarraAnna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli, con le scenografie di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Francesco De Melis e il disegno luci di Paolo Manti (produzione Marche Teatro – Teatro Metastasio di Prato – Fondazione Teatro di Napoli / Teatro Bellini). Nel Meridione d’Italia, dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, l’aristocratica Donna Clotilde si ritira nella sua villa vesuviana, in compagnia della cugina Gesualda, tra le visite di Don Catellino, l’ambiguo prete di famiglia, finché l’arrivo di un giovane nipote stravolge gli equilibri. «Il capolavoro del drammaturgo partenopeo raccontacome sottolinea Arturo Cirillo nelle Note di Regiail desiderio per un inafferrabile adolescente, nato da un inconsolabile bisogno d’amore, matura nella mente di tre personaggi disperati, prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall’abitudine». Una pièce conturbante, dove la presenza di Ferdinando riaccende le passioni e porta alla luce antichi segreti: in «un teatro della crudeltà mascherato da dramma borghese»sostiene Arturo Cirillo – l’autore, con la sua cifra originale e trasgressiva, evoca il senso arcano di un “sortilegio”.

Una donna allo specchio – domenica 25 maggio, alle 20.30 – con “Perfetta (fuori abbonamento), un monologo scritto e diretto da Mattia Torre (uno dei più interessanti autori contemporanei, da “Boris” (la serie e il film) e “La Linea Verticale” a pièces come “Migliore” e “Qui e Ora”, prematuramente scomparso nel 2019) e interpretato da Geppi Cucciari nel ruolo di una moderna donna in carriera, con musiche di Paolo Fresu e costumi di Antonio Marras, disegno luci di Luca Barbati, assistente alla regia Giulia Dietrich (produzione ITC2000 – distribuzione Terry Chegia). Un ironico racconto per quadri, con il talento istrionico e la vis comica di Geppi Cucciari, per affrontare un tema ancora tabù come il ciclo femminile attraverso il diario di quattro martedì: la protagonista, brillante venditrice di automobili in una concessionaria di lusso, descrive le sue giornate apparentemente sempre uguali, sotto l’influenza dei cambiamenti ormonali che incidono sui suoi stati d’animo e sulla sua visione del mondo. Focus sulla routine quotidiana di una donna, esperta nel conciliare il ruolo di moglie e madre e gli impegni professionali per corrispondere all’ideale femminile di un’inarrivabile perfezione, alle prese con agguerriti concorrenti e una colf che guadagna esattamente quanto lei, ma le permette il lusso e la libertà di lavorare fuori casa, in un one-woman-show che fa sorridere e pensare.

La Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia è organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC/ Ministero della Cultura, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Carbonia e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

INFO & PREZZI

Abbonamento per 10 spettacoli

Platea

da fila 1 a fila 7: 100 euro

da fila 8 a fila 11: 90 euro

da fila 12 a fila 14: 80 euro

da fila 15 a fila 17: 70 euro

Galleria e Palchi: 70 euro

biglietti

Platea

da fila 1 a fila 7: 18 euro

da fila 8 a fila 11: 16 euro

da fila 12 a fila 14: 14 euro

da fila 15 a fila 17: 12 euro

Galleria e Palchi: 9 euro

biglietti “Perfetta” con Geppi Cucciari

(fuori abbonamento)

Platea: 25 euro

Galleria: 20 euro

info: cell. 338.9838142 (Valentina Trogu)

e-mail: infocedac.carbonia@gmail.com – www.cedacsardegna.it

prevendite online: www.vivaticket.it

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Ieri, 21 ottobre 2020, il Presidente della Giunta Regionale Christian Solinas ha comunicato alla popolazione che vi sono le condizioni per ordinare un nuovo Lockdown. Dovrebbe durare solo 15 giorni. Comporterebbe il blocco di tutte le attività non essenziali e quello dei porti e aeroporti. Siamo in procinto di chiudere le porte al mondo, dopo tante leggerezze e false informazioni, ma non abbiamo ancora chiuso le porte ai cattivi “influencer” che attraverso i mezzi di comunicazione hanno ottenebrato la percezione popolare del pericolo sempre incombente. Eppure siamo la generazione educata da Carlo Collodi a diffidare dai vari Lucignolo che questa Estate ci hanno fatto credere che la Sardegna fosse Il Paese dei balocchi. Ormai siamo pentiti come Pinocchio e adesso è necessario tornare ad avere fiducia nella scienza matematica.
C’è una cosa che dà fastidio nei talk show: è l’abuso di opinioni personali che vengono sciorinate come verità certe. In realtà l’“opinione” è null’altro che un’“ipotesi” che deve essere ancora dimostrata scientificamente. Per tale ragione, sulla base di dati scientifici, il 31 gennaio 2020, cioè un mese prima che il fatto si avverasse, questo giornale pubblicò un articolo che avvertiva sul pericolo di un’epidemia mondiale da Coronavirus, e le sue conseguenze economiche globali, proveniente da Vuhan. L’allarmante notizia si basava sullo studio pubblicato due anni prima in America da un gruppo di Fisici-Matematici, intitolato “Charting the next pandemic”.
Tale testo era stato scritto sulla base di statistiche della probabilità. Uno dei cinque Autori è Nicola Perra, diplomato nel Liceo Scientifico di Sant’Antioco, laureato in Fisica Teorica a Cagliari e specializzato sull’applicazione delle formule fisiche della diffusione di onde di energia alla diffusione di altri fenomeni come: le idee politiche, la pubblicità commerciale, le malattie epidemiche. Oggi il professor Nicola Perra non lavora più nelle Università americane ma insegna nella cattedra di “Fisica teorica applicata all’economia” dell’Università di Greenwich, presso Londra.
A quel gruppo di scienziati, colleghi del prof. Nicola Perra, appartiene anche il professor Alessandro Vespignani della Northeastern University di Boston. Alessandro Vespignani è il massimo rappresentante della Fisica-Matematica applicata alla Pandemia di Coronavirus, assieme ad Anthony Fauci. Stiamo parlando dei due scienziati di riferimento della amministrazione Trump per la lotta al virus.
Dato che la Fisica-Matematica è una scienza pura, senza sentimenti né passioni politiche che possano alterarne i grafici, mi servirò della sua storica applicazione alle epidemie, per concentrare l’attenzione sui dati numerici finali che riferirò.

L’esistenza dei Microbi venne dimostrata da Luigi Pasteur nel 1864 con una pubblicazione sulla “Origine della vita” nel capitolo contro la “teoria della Generazione Spontanea”.

Tuttavia, già 100 anni prima, dalla famiglia svizzera Bernoulli, che produsse geni fisici e matematici, pervennero all’Umanità i primi studi di Statistica. Il primo Bernoulli fu Jakob, che nel 1686 di venne Rettore dell’Università di Basilea e pubblicò studi sul “Calcolo infinitesimale” e la “Teoria delle Probabilità”.
Il secondo fu Daniel , di cui tutt’oggi si studia la fisiologia della circolazione sanguigna secondo il noto “ Teorema di Bernoulli”.
Oggi, chiunque assuma farmaci contro la pressione arteriosa troppo alta, sappia che deve lo sviluppo dello studio e trattamento dell’ipertensione arteriosa al “Teorema di Bernoulli”.
Quella famiglia generò altri scienziati matematici che si dedicarono alla Statistica. Questa nuova disciplina era importante per le Compagnie di Assicurazione. Si utilizzava, per esempio, per il calcolo dell’Indice di Rischio da applicare ad una nave da carico che trasportava merci, tenendo conto del tempo avverso, della pirateria, delle epidemie di peste o vaiolo, e le relative quarantene in cui poteva incappare l’equipaggio.
Nel 1700, quando ancora non si conosceva l’esistenza dei virus, Daniel Bernoulli dimostrò, con calcoli matematici, che le epidemie di Morbillo non si ripresentavano se la popolazione di un dato luogo aveva una consistenza numerica inferiore ai 500.000 abitanti. Quello studio statistico aveva dimostrato, 200 anni prima che si parlasse di “Immunità”, che in una piccola popolazione si ottiene, con una prima epidemia l'”immunità di gregge” e che i nuovi bambini nati successivamente erano troppo pochi per mantenere in vita il ciclo virale del contagio da una generazione all’altra.
Tutt’oggi quel valore matematico si chiama CCS (Critical Community Size), cioè il numero critico sotto il quale le epidemie non recidivano. Anche se la popolazione, sotto la dimensione critica, viene colpita dal Morbillo, in un tempo abbastanza breve il morbillo scompare spontaneamente.

Daniel Bernoulli, partendo dalle sue formule matematiche applicate alle epidemie, cercò di capire se la vaccinazione antivaiolosa introdotta da Edward Jenner nel 1796 a Londra, fosse utile.
Dimostrò matematicamente che la vaccinazione antivaiolosa, pur essendo gravata da complicazioni, era comunque molto conveniente perché il numero di morti di Vaiolo tra i non vaccinati era sicuramente molto più alto del numero di morti fra i vaccinati, e che l’aspettativa di vita nei vaccinati sarebbe aumentata, in media, di 3 anni e mezzo. Questo valore era altissimo se si considera che l’aspettativa di vita in quei tempi era di 25 anni.
La famiglia reale inglese, convinta dalle dimostrazioni matematiche di Bernoulli, vaccinò tutti i figli.
Lo studio di Bernoulli venne accuratamente esaminato dagli Enciclopedisti dello Illuminismo francese e lo stesso filosofo scrittore Jean Marie Voltaire ne fu un accanito sostenitore. Si associò, a sostenere le vaccinazioni di massa, la scrittrice Mary Shelley, l’autrice del libro sul mostro di Frankenstein.
Un altro matematico notevole per la nostra storia fu il dottor John Snow, che utilizzò tabelle statistiche e una mappa della città di Londra per individuare la fonte della epidemia di Colera che infuriava nella città di Londra nel 1854.
La studiosa inglese di statistica Florence Nightingale nel 1854 ideò un calcolo matematico per individuare la fonte dell’epidemia di Colera che stava decimando le truppe in Crimea. A quella guerra partecipò anche l’esercito Sardo. Morirono 3.000 sardi, ma solo 6 erano morti in battaglia.
Gli altri erano morti per colera. Fu tale la fama conquista dalla studiosa che il governo inglese e quello statunitense le affidarono l’organizzazione della rete infermieristica di assistenza sanitaria alle truppe. Questa donna matematica-statistica fondò l’Ordine mondiale delle Infermiere.
Tutt’oggi si utilizzano le equazioni differenziali formulate da due medici- statistici scozzesi nel 1927. Si tratta dei dottori William Kermack ed Anderson McKendrick. Essi scrissero le tre equazioni fondamentali che sta usando il Comitato Tecnico Scientifico italiano per studiare il comportamento delle tre classi di individui coinvolti, e prevedere l’andamento dell’epidemia. Si tratta del “modello SIR”. I numeri variabili di “Suscettibili” (S), “Infetti” ( I), “guariti” (Recovered=R=guariti), vengono combinati con un quarto fattore “D” (Densità di soglia), per prevedere la diffusione dell’epidemia, la sua durata, e cogliere il momento in cui l’epidemia sta per sfuggire di mano. Quello è il momento in cui, come essi dicono “piccoli incrementi del tasso di infezione possono causare gravi epidemie”.
Il momento in cui si perde il controllo dell’epidemia è uno di quelli che fanno perdere il sonno ai Responsabili della Sanità Pubblica.

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Fatta questa lunga premessa, possiamo ora attribuire grande credibilità alle fredde equazioni matematiche dei Fisici- statistici.
Esiste un rapporto matematico certo che indica “quando” un’epidemia sta per andare fuori controllo.
E’ il valore matematico che si desume confrontando il numero di “tamponi naso-faringei” eseguiti in un giorno, e il numero di “casi positivi” rilevati al processatore di RNA Virale.
La formula matematica sostiene che fino a quando il “rapporto percentuale” di Infetti sul numero di Tamponi è sotto il 4%, l’epidemia è sotto controllo. Se questo numero viene superato, significa che il virus ci è sfuggito di mano; cioè non siamo riusciti ad anticipare le sue mosse.
Ieri, 21 ottobre 2020, il numero dei tamponi eseguito nel territorio italiano è stato pari a 178.000, e sono stati riscontrati 15.199 positivi. Ciò significa che la percentuale è pari a 8,42%. E’ evidente che in Italia il virus non è sotto controllo.
In Sardegna ieri, 21 ottobre 2020, sono stati eseguiti 2.223 tamponi. Sono risultati positivi 167 soggetti, pertanto, il rapporto è di 7,51% dei casi.
Questo valore (7,51 %) supera ampiamente il valore soglia di sicurezza del 4%.
Esiste poi un’altra formula, pubblicata dal vice ministro della Salute europeo Michael Roth che serve ad identificare le tre diverse zone di rischio:

– ZONA VERDE: meno di 25 positivi per 10.000 abitanti negli ultimi 14 giorni. Meno di 4% il rapporto fra positivi e numero tamponi eseguiti.

– ZONA ARANCIONE: meno di 50 nuovi positivi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni; e uguale o più di 4% positivi sul numero totale di tamponi.
– ZONA ROSSA: tra 50 e 150 positivi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni: più del 4% di positivi su tamponi eseguiti.

Da questi dati consegue che il virus sta correndo per la sua strada e ci porta al guinzaglio nella ZONA ROSSA, mentre dovrebbe essere il contrario.
E’ evidente che a causa dello scarso controllo dell’epidemia, andando di questo passo, i numeri del contagio diverranno enormi in poco tempo.
Il “Tempo” è il fattore da correggere nell’equazione della nostra vita. E non c’è tempo da perdere.
Nella nostra ASSL di Carbonia Iglesias il “tempo” si misura nelle attese per ottenere l’esecuzione dei tamponi e nelle lunghe attese necessarie per ricevere gli esiti degli esami. Tutt’oggi quasi tutti i tamponi prelevati vengono inviati al Policlinico di Monserrato. Il referto viene consegnato al paziente dopo 2-3 giorni. Nell’attesa la gente rimane isolata senza poter lavorare, e i pazienti da operare nei nostri Ospedali devono essere rinviati fino all’arrivo dell’esito. Si comprende il forte disagio nelle sale operatorie, dove i chirurghi sono in affanno, e anche nei posti di lavoro, nelle famiglie e nelle scuole.
C’è poi il problema fondamentale del “tracciamento” dei “Suscettibili” venuti a contatto con gli “Infetti”. Tale operazione, incredibilmente importante per tutta la Comunità, è affidata a pochissime persone. La miserrima dotazione organica è composta da due Infermiere, due Assistenti Sanitarie, e un paio di Medici. In realtà servirebbe una grossa compagine di Medici, Infermieri, Assistenti Sanitari e Vigili Sanitari. Per “tracciare”, “prelevare”, “controllare i soggetti in isolamento”, “registrare” i casi certi e quelli “sospetti”, “refertare”, “rispondere alle richieste dei Medici di Base e alle Scuole”, è necessario costituire un’Unità di Crisi utile per controllare molte centinaia di soggetti al giorno.
Vi è poi il problema del Laboratorio di Analisi Virologica. E’ necessario che venga dotato di un altro strumento processatore veloce dello RNA, che consenta di ottenere il referto in un paio d’ore. Il tempo è essenziale. Il soggetto contagioso che non sa d’esserlo può fare molti danni.
Naturalmente deve essere un laboratorio con personale dedicato e dotato di riserve di reagenti sufficienti ad affrontare la stagione dei virus che arriva ogni Inverno.
In attesa del vaccino è necessario concentrare gli sforzi economici e politici per metterci al riparo.

Mario Marroccu