22 November, 2024
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Sono passati anni di mobilitazioni, lotte e iniziative sindacali, ma il Polo Industriale di Portovesme permane ancora in una condizione di crisi e difficoltà. Le principali vertenze sono ancora in fase di risoluzione, e in particolare quella ex Alcoa/Sider Alloys, riguardante centinaia di famiglie, attende risposte definitive dalla politica sulle autorizzazioni ambientali per la partenza del revamping degli impianti, sul riconoscimento della strategicità nazionale della filiera dell’alluminio e in generale sul futuro di molti lavoratori con problematiche di salute e di età avanzata, difficilmente ricollocabili.
Per sostenere questi obiettivi, per accompagnare la vertenza verso una completa risoluzione, per sostenere le ragioni dei lavoratori e, una volta rilasciate le autorizzazioni, per richiedere alla Sider Alloys, contestualmente all’avvio dei corsi di formazione professionale, il varo di un piano occupazionale che dia maggiori certezze sulla ricollocazione progressiva di tutti i lavoratori, riprende forma, dopo due anni dalla sua nascita e temporanea sospensione, il Comitato dei lavoratori ex Alcoa. Ne fanno parte un centinaio di ex dipendenti iscritti alle svariate sigle sindacali operanti nel territorio, che oltre all’adesione al sindacato tradizionale, hanno deciso di portare avanti anche l’adesione al Comitato per sostenere meglio gli sforzi politico-sociali in atto per risolvere positivamente la vertenza. Tra i rappresentanti ci sono lavoratori come Massimo Cara, già sindacalista di lungo corso, leader delle lotte operaie, delegato RSU e segretario sindacale, e Marco Loi, organizzatore (negli anni passati) della mobilitazione sui lavori usuranti.
Comitato dei lavoratori ex Alcoa/Sider Alloys

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«La situazione che da anni insiste sui lavoratori ex Alcoa, costretti al regime di mobilità in deroga, mentre all’interno dello stabilimento, l’Azienda Sider Alloys, favorisce il ricorso allo straordinario, è una vicenda degna della nostra massima attenzione.»

Lo scrive, in una nota, Massimo Cara, componente della segreteria FAILMS

«Siamo a confermare la certezza della poca sensibilità che Sider Alloys sta dimostrando nei confronti delle maestranze ed anche verso un territorio che con grande responsabilità, vuole ritrovare la dignità, che il lavoro può restituire – aggiunge Massimo Cara -. lncurante nei rapporti corretti con tutte le Organizzazioni Sindacali, la Sider Alloys prosegue indisturbata in attività che rasentano una situazione assurda che vede la stessa fabbrica, ancora senza alcuna prospettiva, non è nello stato di riorganizzazione, non è in revamping, non risulta neppure tanto credibile dal punto di vista del Piano industriale, tuttavia, si concede l’utilizzo allo straordinario con dispregio nei confronti dei 400 lavoratori che attendono il rientro a lavoro, che devono sbarcare il lunario con l’assegno della mobilità in deroga, i più fortunati, perché tra essi, esistono anche coloro che ancora non hanno avuto riscontro circa l’ammortizzatore sociale.»

«La nostra denuncia è determinata nel richiedere lo stop istantaneo allo straordinario, oltremodo rafforzata dalla nostra convinzione verso una reale ristrutturazione che preveda il richiamo immediato di tutte le maestranze, anche attraverso il ricorso alla cassa integrazione a rotazione, così come solitamente si usa fare, in ragione di una fabbrica in ristrutturazione. Infine, riteniamo legittimo richiamare la Sider Alloys ad un comportamento trasparente davvero indirizzato alla ripresa produttiva dello stabilimento – conclude Massimo Cara -, chiedendo un incontro urgente rifiutando ogni perdita di tempo che allontani la prospettiva lavorativa dei lavoratori, volendo evitare assolutamente che l’utilizzo di risorse pubbliche destinate alla ripartenza  produttiva, possano continuare ad essere male impiegate.»

Si è conclusa positivamente l’improvvisa vertenza dei 43 lavoratori in utilizzo all’ATS che ad inizio novembre si sarebbero ritrovati senza lavoro per mancanza di risorse. Lunedi 30 settembre l’assessorato regionale del Lavoro ha convocato ATS e i Comuni ed enti che utilizzano gli operai del bacino in utilizzo per richiedere un rendiconto esatto della situazione e capire quante risorse fossero state utilizzate e a chi servivano risorse per arrivare al 31 dicembre e quindi cosa fosse successo, condiderato che le risorse erano uguali per tutti… “ATS, dopo aver rendicontato, ha dichiarato attraverso il responsabile del settore Francesco Melis, che si sarebbero fatti carico delle somme per portare a fine anno tutti e 43 operai. Ci sono casualità che io personalmente non capisco – commenta Daniele Mele, delegato CISAL Sardegna – ATS prima ci comunica che era impossibilitata a proseguire dopo approfondite verifiche perché non aveva le risorse…facciamo l’assemblea alla presenza di ATS, CGIL, CISL e UIL e io e Massimo Cara per la CISAL notiamo subito una posizione supina di CGIL, CISL e UIL che cercano di allungare il brodo spiegando che, purtroppo, era così, non si poteva far nulla, perché prioritariamente bisognava pensare all’inserimento degli OSS e che tanto la dirigenza ATS non rispondeva alle richieste d’incontro…intervengo facendo notare che non vi sono disperati di serie A e di serie C2 e che se ATS non rispondeva si sarebbero utilizzate tutte le metodiche sindacali propedeutiche ad avere l’incontro e loro, tirati per la giacchetta, hanno risposto ok, faremo in questi giorni un’ulteriore richiesta d’incontro… il nostro segretario generale Fabio Enne ha inviato subito la richiesta ed ho comunicato ad ATS che se entro 5 giorni non avessimo ricevuto la data d’incontro, avremmo occupato gli uffici… Il risultato è stato – aggiunge Daniele Mele – che martedì ATS ha convocato l’incontro con CGIL, CISL e UIL, con la CISAL no…ma il fatto che ci fossimo io e Massimo Cara ha fatto fare marcia indietro ad ATS che, casualmente, ha trovato le risorse necessarie… Ora siamo positivi per il fatto che la situazione sia tornata sul binario di competenza ma credo che a questi operai che svolgono un ruolo vitale in ATS e che in questi anni si sono formati e specializzati nei rispettivi incarichi, debba essere data la possibilità di essere stabilizzati… perché visto che la Regione sta aprendo bandi per il personale sanitario, si deve iniziare a fare un discorso di prospettiva per garantire a questi operai un contratto dignitoso e degno, così come lo hanno i colleghi ATS con i quali lavorano fianco a fianco ma con la metà della retribuzione e dei diritti. Ora – conclude Daniele Mele – stiamo chiedendo gli incontri per parlare di stabilizzazione.”

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Fabio Enne, 57 anni, ex segretario generale della Cisl del Sulcis Iglesiente, è il nuovo coordinatore regionale della Cisal Sardegna. Ad annunciare la nomina, assunta su mandato del segretario generale della Cisal nazionale Francesco Cavallaro, con una nota inviata alla Confindustria Sardegna, alla Confapi Sardegna, alla presidenza della Giunta regionale sarda, agli assessorati regionali dell’Industria e del Lavoro, all’Inps regionale, a tutte le aziende, all’ATS Sardegna e agli organi di stampa, è stato lo stesso Fabio Enne, che «assume l’incarico confederale con funzioni politico/organizzative e di rappresentanza in ogni tavolo pertinente alle problematiche economiche e sul lavoro in Sardegna».

Fabio Enne (reduce da un’esperienza politica, come candidato alla carica di consigliere regionale nella lista del Partito dei Sardi, nella quale ha ottenuto 909 preferenze) è stato inoltre incaricato di individuare i quadri responsabili nelle diverse categorie di federazione sindacale Cisal ed ufficializzerà urgentemente la struttura regionale del settore metalmeccanico Failms Cisal e dei servizi e terziario Cisal per i quali, «in concorso al coordinatore regionale e a Massimo Cara, anch’egli collaboratore Cisal, assumono rispettivamente incarico di coordinatori Manolo Mureddu e Marco Mele».

«Resta nella nostra ferma intenzione assumere un ruolo rappresentativo ed utile per contribuire alla soluzione delle diverse problematiche, che spesso assumono contorni gravi e di difficile gestione – conclude Fabio Enne -, per i quali siamo disponibili ed invitiamo alla vostra presa d’atto.»

Insieme a Fabio Enne, anche Massimo Cara, Manolo Mureddu e Marco Mele provengono da un’esperienza nella Cisl territoriale e i primi due, Massimo Cara e Manolo Mureddu (rispettivamente responsabile del settore industria e segretario della FSM), recentemente erano stati tra i promotori del Movimento dei lavoratori diretti ed indiretti ex Alcoa, primo passo di un distacco dalla Cisl, oggi ufficializzato con l’ingresso nella Cisal Sardegna.

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Si è conclusa questa sera a Cagliari, con un comizio in piazza San Cosimo, la giornata in Sardegna del vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, iniziata stamane a Porto Torres e proseguita a Gonnostramatza. Al suo fianco, in tutte e tre le tappe, Luigi Di Maio aveva Francesco Desogus, candidato del Movimento 5 Stelle alla carica di Governatore della Sardegna, e Luca Caschili, assessore dell’Urbanistica del comune di Carbonia, candidato alla suppletive nel collegio di Cagliari per l’elezione di un deputato al posto del dimissionario Andrea Mura. Luigi Di Maio ha trattato i principali temi della politica nazionale ma si è soffermato anche sui temi che caratterizzano la politica regionale in vista delle elezioni regionali del 24 febbraio.

Tra i temi trattati, fuori dal comizio, quelli del polo industriale di Portovesme, su iniziativa del neo comitato dei lavoratori ex Alcoa, costituitosi due giorni fa a Carbonia. Constatato il cambio di programma del ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro che ha ridotto da due a un giorno i tempi della sua visita in Sardegna, con la cancellazione di alcuni appuntamenti già fissati, tra i quali la visita davanti ai cancelli dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme, tre rappresentanti del Comitato, Manolo Mureddu, Pierpaolo Gai e Massimo Cara, hanno chiesto ed ottenuto un breve in contro con il ministro, al quale hanno esposto le problematiche della vertenza, con i ritardi nell’attuazione del progetto di rilancio del processo produttivo e del programma di assunzioni degli ex lavoratori Alcoa, e l’emergenza degli ammortizzatori sociali. I tre lavoratori hanno chiesto al ministro di disporre una verifica dello stato della vertenza, per imprimere un’accelerazione sia alle assunzioni sia alle operazioni di revamping propedeutiche alla ripresa della produzione, e un intervento per garantire gli ammortizzatori sociali ai lavoratori diretti e indiretti, possibilmente con un nuovo ricorso alla cassa integrazione, sperando che i tempi di attuazione degli stessi strumenti sia il più breve possibile, perché i lavoratori vogliono tornare a lavorare.

Manolo Mureddu, Pierpaolo Gai e Massimo Cara, al termine dell’incontro hanno pubblicato un post su facebook, nel quale hanno ringraziato il ministro, per la disponibilità e l’impegno assunto per trovare le giuste risposte alle legittime aspettative dei lavoratori e dell’intero territorio del Sulcis Iglesiente.

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Dopo la UILM-UIL, anche la CISL del Sulcis Iglesiente, con il segretario generale Fabio Enne ed il responsabile Industria del Sulcis Iglesiente Massimo Cara, sullo stato del progetto di rilancio dello stabilimento ex Alcoa, oggi Sider Alloys, di Portovesme, «ancora esiti inconcludenti sulla ripresa produttiva».

«Non intendiamo assolutamente scoraggiare i più convinti assertori della ripresa produttiva dello stabilimento ex ALCOA, ora di proprietà SIDER ALLOYS, ma è nostra responsabilità, soprattutto nei confronti delle maestranze, dirette e indirette, ribadire un concetto espresso più volte con la finalità di rendere più fluido, e perché no, più veritiero, il processo di ripartenza degli impianti – sostengono Fabio Enne e Massimo Cara -. Considerati i tempi morti che stanno costituendo una caratteristica della nuova Azienda SIDER ALLOYS, criteri adottati per la ricollocazione dei lavoratori, il permanere di una estrema insicurezza circa un PIANO INDUSTRIALE e, soprattutto, la realizzazione di un percorso di inizio e di prospettiva sulla produzione di alluminio, vogliamo riprovare a consigliare una strada che, con l’ausilio di una spiccata e realistica volontà Politica e Industriale, può certamente costituire elemento che riaffermi assoluta certezza verso la ripresa produttiva e quindi lavorativa.»

«Siamo convinti che la sola BONTA’ da parte della SIDER rispetto alla reale volontà industriale e produttiva dello stabilimento, potrebbe bastare per annullare tutti gli artifizi che ostacolano la ricollocazione delle maestranze, così da eliminare ogni dubbio legittimo che nel tempo assume un contorno sempre più preoccupante, alimentato dai continui rinvii, da incontri a circuito chiuso che hanno poco riscontro sui risultati – aggiungono Fabio Enne e Massimo Cara –. Chiediamo alla SIDER ALLOYS l’assunzione immediata di tutti i lavoratori interessati, che in un progetto condiviso riteniamo debbano far parte del percorso di ripresa produttiva e nelle more della gradualità necessaria al raggiungimento produttivo, possano essere destinatari di un ammortizzatore sociale finalizzato alla ripresa produttiva, quindi idoneo come Ia cassa integrazione guadagni, che permetterebbe loro di essere annoverati come dipendenti e non come disoccupati, inoltre, consentirebbe a tutti coloro che sono attenti alle sorti economiche del Territorio, di avere sufficienti speranze sulla ripartenza dello stabilimento.»

«Siamo consapevoli che questa soluzione non sia priva di ostacoli di diverso genere, compresi quelli economici che l’Azienda dovrebbe sostenere, tuttavia sarebbe più che opportuno spalmare fra tutti, Azienda in primis, gli oneri del rilancio produttivo, che fino ad oggi sono tutti a carico dei soli lavoratori. In conclusione, la CISL del Sulcis, nel rilevare il non gradimento sulle relazioni industriali messe in atto – concludono Fabio Enne e Massimo Cara -, conferma Ia sua linea su un percorso trasparente, realistico e meritevole di atti concreti da parte della SIDER ALLOYS, respingendo ogni tipo di alchimia viziata e ritardevole al raggiungimento degli obiettivi.»

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Il 24 maggio il segretario generale Cisl del Sulcis Iglesiente Fabio Enne ed il responsabile del dipartimento Industria Massimo Cara, hanno chiesto un incontro urgente alla Sider Alloys, la società che sta trattando l’acquisizione dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme, «per avere informazioni circa il Piano Industriale Sider Alloys, che risulta essere ufficialmente presentato presso il Mise, ma del quale non si conosce nessun elemento, e i vostri intenti di carattere industriale per la ripartenza degli Impianti».

Il 29 maggio, la Sider Alloys ha risposto ai rappresentanti della Cisl, sottolineando che «negli accordi da noi sottoscritti con Invitalia sono previste delle clausole espresse che vietano la divulgazione di informazioni a terze parti. Non siamo pertanto autorizzati a fornire ulteriori dettagli rispetto a quanto già pubblicamente diffuso. RingraziandoVi per l’interesse dimostrato da una importante compagine sociale quale la Vostra, vi confermiamo la nostra volontà di organizzare un incontro non appena le condizioni lo consentiranno».

Ieri Fabio Enne e Massimo Cara hanno scritto nuovamente al dottor Giuseppe Mannina, rappresentante della Sider Alloys a Lugano.

«Ringraziando per la vostra risposta alla nostra richiesta d’incontro – hanno scritto Enne e Cara – non possiamo esimerci dal manifestare stupore circa la motivazione di impossibilità da voi comunicata. Chiarendo che il nostro intento era quello di contribuire all’accelerazione per la definizione della vertenza che da anni costringe tutte le maestranze ex Alcoa e delle ditte d’appalto, in uno stato di precarietà assoluta e con indecifrabili prospettive sulla ripresa produttiva – hanno aggiunto i due rappresentanti sindacali – crediamo giusto dare priorità a questo aspetto sociale causato da una pessima gestione politica caratterizzata dalle incertezze e dai rinvii, piuttosto che giustificare le clausole di riservatezza esistenti negli accordi da voi sottoscritti con Invitalia, dove peraltro si registrano costantemente divulgazione ed informazioni, anche dettagliate, sinceramente molto preoccupanti.»

«Riteniamo inevitabile e scontato un incontro non appena le condizioni lo consentiranno – hanno concluso Fabio Enne e Massimo Cara – come d’altronde saranno inevitabili le eventuali azioni di contrarietà, qualora insista questo lento processo di “segretezza” alquanto singolare.»

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Il segretario generale Cisl del Sulcis Iglesiente Fabio Enne e il responsabile del dipartimento Industria Massimo Cara, hanno chiesto un incontro urgente alla Sider Alloys, la società che sta trattando l’acquisizione dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme.

«Considerato il perdurare dell’incertezza relativa alla sperata ripresa produttiva dello stabilimento ex Alcoa, anche in considerazione delle inadeguate rassicurazioni da parte delle Istituzioni interessate alla vicenda – scrivono Fabio Enne e Massimo Cara -, ritenendo ormai superati  tutti i  limiti di attesa sugli esiti positivi della vertenza, crediamo opportuno inviare una richiesta di incontro con la Vostra Società per informazioni circa:

  • Piano Industriale Sider Alloys, che risulta essere ufficialmente presentato presso il Mise, ma del quale non si conosce nessun elemento.
  • Vostri intenti di carattere industriale per la ripartenza degli Impianti.

La motivazione che ci spinge ad incontrarvi è strettamente legata alla situazione di grave crisi economica ed occupazionale, oltre ad assumere l’aspetto per il raggiungimento di una celere definizione della vertenza, che a noi appare poco soddisfacente nella gestione politica rispetto alle aspettative dei lavoratori e dell’intero Territorio.

Confidando in un vostro positivo riscontro, restiamo in attesa per concordare data e luogo di incontro.»

«Se la nostra azione per il comparto industriale è stata concentrata soprattutto nei confronti dei Governi Nazionale e Regionale, con l’obiettivo di mantenere nel nostro Territorio le sue produzioni, iniziando dalla filiera di alluminio e dello zinco, questo non significa, l’avere accettato, o, dovere accettare tutte le nefandezze che nella giostra istituzionale si stanno compiendo ai danni di una intera collettività – scrivono in una nota Fabio Enne e Massimo Cara -. Non è certamente liberatorio per noi riproporre i dubbi già espressi 2 anni fa, circa l’incapacità o la celata volontà politica che ha deciso il declino dell’intera industria territoriale.

Ci siamo proposti, e ancora ne siamo convinti, soggetto propulsivo per una economia diversificata, abbiamo realizzato e presentato proposte di rilancio produttivo chiedendo alla politica attenzioni marcate sull’edilizia, turismo, commercio, pesca, artigianato, agroalimentare. La risposta è ancora il NULLA, con stupore leggiamo di chi vuole considerare l’attività del Governo Nazionale e Regionale, altamente significativa, anzi, la più importante azione di politica industriale, soltanto perché da Bruxelles, oggi, con anni di ritardo, si inizia a rivedere qualcosa dal punto di vista energetico. Quasi come se fosse una regalia, omettendo nel considerare che i ritardi vergognosi nel mettere mano sul sistema energetico sono stati la causa della chiusura dei nostri stabilimenti industriali. Siamo ancora con le fabbriche chiuse, siamo ancora senza interventi infrastrutturali, nei servizi, e restiamo fermi anche rispetto ad uno sviluppo economico adeguato alle caratteristiche del territorio. Soprattutto siamo ancora portatori di circa 40mila disoccupati.»

«Nel proseguire a non farci incantare dal ministro di turno, ricordiamo che sul sistema energetico e quindi sulle regole del mercato elettrico, è sempre il governo italiano che deve realizzare concretamente un sistema competitivo con il resto del mondo – sottolineano ancora Fabio Enne e Massimo Cara -. Fino a quando ogni buon presupposto non si concretizza in legge sia da parte del Governo che da parte dell’Autorità per l’Energia, in buona sostanza resteremo nella medesima situazione per responsabilità di chi non ha mai realizzato una efficace programmazione industriale. Nel frattempo, è speculare l’azione di Governo regionale che abbondando di inefficienza, anche nelle questioni autorizzative, di competenza regionale, riesce a minare la continuità produttiva di altre fabbriche come la Portovesme srl.»

«Siamo stanchi di registrare impegni disattesi, siamo infastiditi nel vedere sempre più lontani i presupposti di ripresa produttiva nelle vertenze come quella della ex Alcoa, e non solo, che sono sempre state caratterizzate da false illusioni e per le quali non si ha il coraggio di iniziare una discussione concreta sulla reale possibilità di ripresa produttiva. Siamo altresì stanchi di avere interlocutori che non danno la possibilità alla ripresa economica di questo territorio, neppure su tutti gli altri settori d’ intervento. Per traguardare i nostri obiettivi di rivitalizzazione economica siamo costretti ad intervenire in maniera determinata contro l’inerzia delle istituzioni. Ci attiveremo sul fronte propedeutico allo sviluppo economico sul turismo, dei servizi, infrastrutturale, dell’agroindustria ma vogliamo che emergano una volta per tutte – concludono Fabio Enne e Massimo Cara -, anche tutte le difficoltà che ostacolano la ripresa del comparto industriale, e nel caso specifico dell’alluminio abbiamo già inoltrato una richiesta d’incontro all’unico soggetto interessato all’acquisto dello stabilimento Ex Alcoa, la Sider Alloys.»

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L’ing. Giuseppe Baghino è ufficialmente da oggi il nuovo amministratore unico di Somica, la società in house del comune di Carbonia che ha un organico di 33 dipendenti. Prima la firma del contratto davanti ad un notaio, poi la presentazione ufficiale nella sala polifunzionale di piazza Roma, presenti il sindaco Paola Massidda, alcuni assessori e consiglieri, nonché alcuni dipendenti ed una rappresentanza sindacale, con Massimo Cara della Cisl e Aldo Manca della Cgil.

Al vertice della Somica, l’ing. Giuseppe Baghino succede all’ing. Giacomo Guadagnini. Con la figura dell’amministratore unico, scelto con l’affidamento di un incarico fiduciario, Somica cambia radicalmente assetto societario. Spariscono, infatti, sia il consiglio d’amministrazione sia il direttore. Nel suo intervento di presentazione, Giuseppe Baghino ha rassicurato i lavoratori che da alcune settimane manifestano per chiedere garanzie sul loro futuro, di avere avuto mandato di guidare la Somica con l’impegno di mantenere i livelli occupativi e magari, qualora si creassero le condizioni giuste, persino di accrescerli. Ha riconosciuto che la società, per quanto ha avuto modo di verificare in questi primi giorni di presa di contatto con il nuovo incarico, è stata fin qui sostanzialmente ben guidata e che il suo impegno sarà orientato a ottimizzarne la gestione, migliorandola dove ci sono ancora margini di miglioramento, consapevole che non sarà facile, con la collaborazione dei lavoratori, nell’interesse esclusivo della città di Carbonia.

I sindacalisti Massimo Cara e Aldo Manca hanno spiegato che oggi speravano di conoscere, oltreché il nuovo amministratore unico, il nuovo piano industriale, per capire quale sarà il futuro della Somica e quindi dei 33 lavoratori, considerato che, dopo la manifestazione organizzata nella stessa sala polifunzionale due settimane fa, avevano ricevuto assicurazione che l’incontro chiesto ci sarebbe stato appunto dopo due settimane. Sia il sindaco sia il nuovo amministratore unico hanno assicurato che a breve il confronto ci sarà e in quella occasione verranno fornite tutte le informazioni richieste.

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Nuovo vertice sulla vertenza Alcoa domani a Roma, ma la Glencore, interessata all’acquisto dello stabilimento, non ci sarà. Di conseguenza, sarà ancora un incontro interlocutorio al quale, per protesta, non parteciperanno i rappresentanti della RSU aziendale.

Cinque giorni fa Fabio Enne e Massimo Cara, rispettivamente segretario generale e delegato del dipartimento industria Ust Cisl Sulcis Iglesiente, avevano auspicato: «I ministro Calenda farebbe bene a convocare tutti gli attori della vertenza Alcoa. Nessuno escluso. Riunendo allo stesso tavolo tutti i soggetti interessati alla vertenza, confederazioni sindacali e federazioni di categoria metalmeccanici e chimici, la multinazionale Glencore e le aziende produttrici di energia. Facendo questo, si avrebbe la percezione dell’attività finora svolta».

L’assenza di Glencore, evidentemente, allunga ancora i tempi della trattativa e tra i lavoratori cresce la preoccupazione sull’esito della stessa e quindi sul loro futuro.

Alcoa a Rioma 16 febbraio 2016 10