22 November, 2024
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Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della 1ª Guerra Mondiale, venerdì 29 settembre scorso ha avuto inizio a Sassari, presso l’Aula Magna dell’Università, il ciclo di conferenze “Caporetto, metafora della storia italiana?” organizzato dal Comando Militare Esercito e dal Comitato Sardo per il Centenario della Grande Guerra.

A presentare il ciclo degli eventi il Comandante del Comando Militare Esercito Sardegna, Generale Giovanni Domenico Pintus, che ha illustrato ad una attenta platea di Autorità, associazioni d’Arma, studenti dell’Istituto Superiore “Marconi” di Sassari e pubblico partecipante, la serie di incontri  che si terranno in tutti i capoluoghi di Provincia sardi.

Ciò nell’intento di rivivere quei tragici momenti e non dimenticare coloro che perirono e si sbandarono, nonché quelli che seppero reagire, organizzarsi e combattere, contro un nemico numericamente superiore ed emotivamente più agguerrito, riflettendo sui molteplici aspetti della battaglia di Caporetto divenuta, nel tempo, simbolo e metafora degli insuccessi nazionali.

Dopo il saluto di benvenuto del Magnifico Rettore dell’Università di Sassari, Prof. Massimo Carpinelli, ha preso la parola il professore Guido Pescosolido, professore ordinario di storia moderna presso l’Università “La Sapienza” di Roma, introducendo come tutt’oggi, al di là di ogni controversia, sulle ragioni tecnico-militari della sconfitta, non vi siano nella storiografia dissonanze sul fatto che lo scontro è iniziato alle 2.00 del 24 ottobre e si è concluso il 12 novembre, con il ripiegamento dell’ultima unità italiana oltre il Piave.

Egli ha evidenziato come a cento anni dalla rovinosa ritirata di Caporetto sorgano ancora domande inquietanti sull’influenza che ha avuto tale fatto nella  storia nazionale. In sintesi: Caporetto può essere assunto a metafora  della storia italiana? La risposta del professor Pescosolido è stata no!

Infatti, a suo dire, Caporetto fu la più grande sconfitta militare italiana ma in fondo fu solo una delle battaglie di una guerra lunga e difficile, combattuta dall’Italia in condizioni di partenza, militari e produttive, di netta inferiorità rispetto a tutte le altre nazioni belligeranti.

Altresì non può trascurarsi l’handicap di partenza di dover combattere muovendo dal basso verso l’alto dei rilievi alpini, che non ebbe eguali negli altri fronti di combattimento.

Nessun esercito operò da posizioni di svantaggio altimetrico come quelle affrontate dall’esercito italiano.

Ancora, sul piano produttivo ed economico-finanziario, l’Italia fu costretta a uno sforzo nettamente superiore in proporzione al prodotto interno lordo rispetto alle altre potenze, sicché ciò che fu fatto nella produzione non fu inferiore a ciò che fu fatto nella campi di battaglia..

In definitiva la vittoria finale fu frutto di uno straordinario sforzo bellico, che impegnò risorse pubbliche e private del paese in misura che non ha mai più trovato eguali nella nostra storia.

Quanto a Caporetto, va pure osservato anche in poche settimane quello stesso esercito, rinforzato dai ragazzi del 99, reagì con impeto, per risultare poi vincente a Vittorio Veneto.

Tale vittoria rappresentò l’acme di uno sforzo complessivo protrattosi per oltre tre anni, con una mobilitazione assai superiore a quanto  poi fatto nel secondo conflitto mondiale.

In definitiva ciò fu la risultante di grandissima sinergia ed efficacia tra apparato produttivo, valore dell’Esercito e dedizione alla Patria di tutte le  componenti nazionali.

Caddero a milioni sui campi di  battaglia d’Europa,  con sacrificio individuale che in innumerevoli circostanze assunse toni e intensità di fede religiosa.

La conferenza è quindi proseguita con l’intervento della Professoressa Giuseppina Fois, che ha evidenziato  come nei tragici giorni di Caporetto i fanti della “Sassari” contrastarono le avanguardie nemiche fino al Piave, combattendo con straordinaria coesione morale, disperato orgoglio e granitica compattezza organica. Il battaglione “Musinu” fu l’ultimo dell’intero Esercito a passare il Piave, inquadrato e al passo, quasi irridendo il nemico che incalzava.

Ultimi a ripiegare, i “Sassarini”, furono i primi nella riscossa. Sull’altopiano dei “Sette Comuni“, nel gennaio 1918, la Brigata fu protagonista della battaglia dei “Tre Monti” (Col de Rosso, Col d’Echele e Monte Valbella) che valse la seconda Medaglia d’Oro alle Bandiere dei reggimenti.

Il ciclo di conferenze proseguirà, ora in successione settimanale, presso gli altri capoluoghi di provincia sardi, sicché venerdì 06 ottobre 2017, alle ore 18:00, presso la sala conferenze Hospitalis Sancti Antoni interverranno il professore Gastone Breccia docente presso l’università di Pavia, e il tenente  colonnello Emilio Tirone, dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito.

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Nasce in Sardegna il “Comitato scientifico per l’insularità”. “Il Comitato scientifico”, apartitico ed indipendente, svolgerà una funzione tecnico-consultiva in merito al referendum sull’insularità anche attraverso un programma di iniziative di studio e di eventi che si terranno nei prossimi mesi. Il Comitato promotore per il referendum sull’insularità ha chiesto la partecipazione di uomini di chiara fama internazionale e nazionale, come il prof. Paolo Savona, il dr. Gavino Sanna, il prof. Massimo Carpinelli, rettore dell’Università di Sassari, il prof. Pasquale Mistretta, già rettore dell’Università di Cagliari, il dr. Ettore Angioni, già procuratore generale della Repubblica, dr.ssa Simonetta Sotgiu, Giudice della Corte di Cassazione, prof.ssa Maria Antonietta Mongiu, archeologa, prof. Giovanni Lobrano, ordinario di Diritto romano presso l’università di Sassari, prof. Gavino Faa (medico, università di Cagliari), il dr. Paolo Fadda, storico, l’editore Carlo Delfino, il Giudice dr. Enrico Altieri, il Dr. Francesco Manca, già Direttore Generale dell’Osservatorio industriale della Sardegna, il dr. Paolo Figus, già direttore de L’Unione Sarda, avv. Francesca Curreli, l’avv. Rita Dedola, presidente Consiglio dell’Ordine Forense di Cagliari, Antonello Gregorini, presidente dell’associazione Nurnet, il prof. Stefano Altea, docente Università di Cagliari.

«Avere nel Comitato scientifico esperti rappresenta un’opportunità per poter dare un contributo scientifico non solo al referendum e alla comprensione degli svantaggi strutturali permanenti e i costi dell’insularità, pagati in termini di deficit infrastrutturale e deficit di sviluppo dalla Sardegna – dice l’avvocato Roberto Frongia, componente del comitato promotore per il referendum sull’insularità nella Costituzione italiana -, bensì anche alla creazione di una nuova coscienza culturale identitaria che assume una sempre più grande rilevanza in un tempo di grande cambiamento.»

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La settimana di lavoro delle commissioni consiliari sarà aperta domani, martedì 11 luglio, alle 16.00, dalla V Attività produttive, presieduta da Luigi Lotto (Pd), con un fitto calendario di audizioni: i vertici Enas che riferiranno sullo stato delle risorse idriche regionali, i responsabili della Polar Srl sulla situazione dell’azienda e l’assessore del Turismo Barbara Argiolas sulla proposta di legge n. 163 riguardante il sostegno ai programmi annuali di promozione dei Centri commerciali naturali.

Il giorno successivo (mercoledì 12 luglio), ma alle 10.00, la commissione sentirà l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria sulle difficoltà del Consorzio di Bonifica del Cixerri, la situazione delle risorse idriche regionali e lo stato di attuazione degli interventi collegati alla dichiarazione dello stato di calamità. A seguire, le associazioni del comparto agricolo sulla crisi del settore.

Nel pomeriggio, alle 16.00, invece, l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, riferirà sulla situazione della Portovesme Srl.

Per giovedì 13 luglio, alle 10.00, infine, è stata programmata l’audizione dell’Anbi-Sardegna (l’associazione di categoria che riunisce i Consorzi di bonifica) sullo stato delle risorse idriche regionali.

Mercoledi 12, alle ore 10.00, la commissione Cultura, presieduta da Gavino Manca (Pd), proseguirà il ciclo di audizioni sul Testo unico della lingua sarda ascoltando, oltre ad alcune associazioni,  il Rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli, il direttore della sede Rai della Sardegna Giovanni Maria Dettori, il giornalista Franco Siddi componente del Cda Rai e la responsabile del settore comunicazione della Giunta regionale Michela Melis.

Ancora mercoledì 12 alle 10.00 si riunirà la commissione Bilancio presieduta da Franco Sabatini (Pd). All’ordine del giorno l’esame della proposta di legge 424 (disposizioni transitorie per la sanatoria di situazioni irregolari sugli immobili regionali) e del disegno di legge 429 (riconoscimento dei debiti fuori bilancio ai sensi del Dlgs 118/2011 e successive modificazioni).

Sempre mercoledì, con inizio alle 10.00, la commissione Sanità presieduta da Raimondo Perra (Psi) proseguirà la discussione sulla nuova rete ospedaliera.

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La Regione ha deciso di investire 7 milioni di euro nei programmi di “Orientamento all’istruzione universitaria o equivalente” per gli anni 2017/2021, per combattere il fenomeno della dispersione universitaria, l’abbandono degli studi e il calo del numero dei giovani laureati. L’esigenza nasce dal fatto che solo il 17% degli studenti isolani consegue il titolo di Laurea, a fronte del target posto da Europa 2020 del 40% e degli obiettivi che l’Italia si è prefissata nel Programma nazionale di Riforma, corrispondenti al 26/27%. Le misure per l’orientamento sono state presentate questa mattina nel corso di una conferenza stampa, a Villa Devoto, dal presidente della Regione Francesco Pigliaru, dall’assessore della Pubblica Istruzione Giuseppe Dessena e dai rettori di Cagliari e Sassari Maria Del Zompo e Massimo Carpinelli.

«Se con Iscol@ combattiamo la dispersione scolastica, con azioni come questa portiamo avanti la battaglia contro la dispersione universitaria lavorando così sull’intera filiera dell’istruzione – ha detto Francesco Pigliaru -. Il passaggio dal sistema di apprendimento della scuola superiore, fortemente strutturato, a quello dell’Università – che invece presuppone fin dal primo giorno una grande assunzione di responsabilità – risulta spesso destabilizzante per gli studenti più deboli: nel migliore dei casi ritardano e nel peggiore rinunciano. Investire sull’orientamento significa intervenire in questo meccanismo e ridurre i margini di incertezza. Per aiutare i ragazzi a tenere la barra dritta, poi, l’intervento continua per tutto il primo anno. Sappiamo bene che per crescere abbiamo bisogno di giovani sempre più istruiti, e vogliamo aiutare le nostre Università a essere luoghi vivi e collegati con il mondo. I 30 milioni per la ricerca che abbiamo chiesto e ottenuto nel Patto con il Governo servono proprio a questo.»
«È un’azione che mira a valorizzare ciò che di più importante abbiamo – ha aggiunto l’assessore Giuseppe Dessena – le risorse umane. E questo è un obiettivo di legislatura: l’istruzione ad alti livelli è ciò che ci serve per far uscire l’isola da uno stato di crisi e proiettarla verso il futuro. Una misura importante dunque e mirata, strutturata in maniera sinergica da Regione, Università e Scuole, che ha il fine di far comprendere l’importanza dell’offerta universitaria della Sardegna ai futuri laureandi, accompagnando gli studenti che si iscrivono all’Università verso una scelta consapevole dei corsi di studi più adatti alle loro caratteristiche e aspettative lavorative.»
Soddisfatti anche i Rettori delle due Università dell’isola. Secondo Maria Del Zompo la Regione Sardegna, con questo finanziamento, «svolge un ruolo importantissimo. Il nostro programma è già iniziato – ha proseguito il Rettore di Cagliari – puntiamo sulla motivazione dei giovani, sulla loro voglia di mettersi alla prova e applicarsi in corsi di studio che li attirano e gratificano. Attiveremo nelle scuole superiori percorsi modulari legati alle varie facoltà scelte. Nel Piano strategico abbiamo previsto di trasformare le segreterie studenti in veri luoghi di accoglienza, sostegno e confronto in cui trovare gli strumenti del counseling e del coaching per affrontare al meglio il percorso accademico.»
Il rapporto con le scuole sarà sempre più stretto, secondo quanto dichiarato da Maria Del Zompo, l’Università di Cagliari dispone di un software in grado di seguire il cammino dello studente a partire dall’istituto superiore che ha frequentato. In questo modo le difficoltà tipiche degli studenti di quell’istituto saranno individuate e si potrà intervenire tempestivamente per risolverle in accordo con la scuola. «Siamo grati al Presidente, all’assessore e a tutta la Giunta per aver contribuito alla realizzazione di questo percorso: siamo pronti a partire con i tanti progetti che abbiamo predisposto e che monitoreremo», ha concluso il Rettore.
A Sassari il rettore Massimo Carpinelli ha già avviato una rete di percorsi di orientamento tra Scuola, famiglie e Università per il tutoraggio dei giovani studenti. «Siamo molto soddisfatti di questo intervento della Regione – ha affermato Carpinelli – senza il quale queste importanti azioni non si sarebbero potute mettere in campo. Stiamo lavorando con le scuole superiori, e le famiglie degli studenti, per eliminare il divario e il forte impatto che i ragazzi vivono nel passaggio dal sistema didattico della scuola a quello degli Atenei. Puntiamo alla consapevolezza della scelta e a un approccio sistemico e graduale».
L’intervento interessa gli studenti del terzo, quarto e quinto anno delle scuole superiori di secondo grado dell’isola e gli iscritti al primo anno di Università, e coprirà dunque l’arco di 4 anni accademici, dal 2017/2018 al 2020/2021. L’azione sarà guidata dalle Università di Cagliari e Sassari, chiamate a cooperare con le scuole, e gli altri istituti di istruzione terziaria di livello equivalente a quello universitario aventi sede formativa in Sardegna – come gli istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), la scuola superiore per mediatori linguistici e la Pontificia facoltà Teologica – che insieme si occuperanno di realizzare le attività di accompagnamento al percorso universitario. Questo sarà orientato in base alle esigenze del mondo del lavoro, e ancora in relazione alla richiesta di accesso ai diversi corsi di studio.
La Regione presta particolare attenzione all’orientamento universitario con l’obiettivo di innalzare i livelli di competenze e di successo formativo da raggiungere attraverso l’orientamento in ingresso, anche in rapporto alle esigenze del mondo del lavoro, per contrastare così il fenomeno dell’abbandono universitario dopo i primi mesi di corso.
Sono previsti infatti appositi percorsi che mirano a dare allo studente l’opportunità di conoscere i temi, le aree disciplinari, gli ambiti professionali e i settori emergenti, test di autovalutazione in base ai diversi corsi di studio ed esperienze, e momenti significativi di vita universitaria.
– La linea A del Potenziamento dell’Orientamento a scuola serve a fornire agli istituti superiori gli strumenti per la valutazione del livello di conoscenze e competenze degli studenti rispetto ai requisiti richiesti per accedere all’istruzione universitaria, e a programmare interventi di rafforzamento delle abilità, anche attraverso una esperienza universitaria.
– Sarà fornito anche un set integrato di test con difficoltà crescente, scaricabile anche on line dalle piattaforme curate dalle Università di Cagliari e Sassari. I test serviranno sia per valutare il livello delle competenze degli studenti in transito verso il mondo universitario e registrare significative informazioni sulle attitudini, sia per la preparazione dei giovani ai test d’ingresso programmato nazionale e locale per molteplici aree disciplinari.
– Saranno inoltre rivolti corsi ai docenti delle scuole superiori sulle nuove metodologie didattiche specie sul potenziamento dei “saperi minimi”, e avviati percorsi di sperimentazione di Alternanza Scuola – Università, attraverso laboratori o seminari, nell’ottica di un processo che dia continuità nel percorso di studi e nel passaggio dalla scuola all’Ateneo.
– La linea B del Potenziamento dell’Orientamento in entrata all’Università prevede iniziative diversificate e innovative che serviranno ad accrescere la consapevolezza nella scelta dei corsi di studio in base anche alle opportunità offerte nel territorio per gli sbocchi occupazionali.

 

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Si è svolto ieri a Sassari un convegno sulle politiche sanitarie organizzato dal Circolo Intregu, Life e dal gruppo del Pd al Senato. Tra i numerosi qualificati ospiti, c’era Federico Gelli, responsabile nazionale Sanità del Partito democratico.

«Le riforme approvate e proposte a livello nazionale hanno lo scopo di riavvicinare medici e cittadini – ha detto nel suo intervento Federico Gelli, iniziato dalla vicenda vaccini -. Sono provvedimenti che partono proprio dall’ascolto delle istanze che arrivano da addetti ai lavori e pazienti. È il caso della legge sulla sicurezza delle cure e sula responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie, approvata nei mesi scorsi ma anche della nuova norma sui vaccini alla quale stiamo già lavorando. Siamo finiti sul Financial Times e sul New York Times con relativi consigli di vaccinarsi per il morbillo prima di partire per l’Italia, come si fa per le malattie tropicali. In pochi anni siamo scesi sotto la soglia della protezione di gregge e i casi di morbillo dal 2015 al 2016 sono triplicati. Siamo già al lavoro su una legge nazionale al Senato che renda i vaccini obbligatori per le iscrizioni a scuola e daremo grande importanza alla fase di ascolto. E proprio l’ascolto è stata una delle basi su cui costruire la nuova legge sulla responsabilità dei medici e sulla sicurezza delle cure approvata lo scorso 28 febbraio. il primo aspetto importante – ha detto Gelli – è che non si tratta di un provvedimento del governo ma di una legge di iniziativa parlamentare dunque non calata dall’alto. È il frutto di mesi di lavoro e di incontri che ha portato a compimento la legge, dopo innumerevoli tentativi mai arrivati a conclusione in questi, grazie anche al fatto di aver ricevuto carta bianca dal governo, dalla maggioranza e dal Pd. L’impatto della medicina difensiva nei budget della sanità ha prodotto costi che erano oramai diventati insostenibili con oltre 12 miliardi di costi e 300mila cause giacenti nel contenzioso legale in sanità un fenomeno da bloccare e su cui era indispensabile intervenire, e lo abbiamo fatto con il supporto della commissione bilancio che al Senato vedeva come relatore il senatore Silvio Lai.

Ma la nuova norma affronta e disciplina anche il tema della sicurezza delle cure per i pazienti che diventa parte integrante del sistema salute. Dunque si fa carico non solo della tutela ma anche della sicurezza. Elemento centrale della legge è la prevenzione del rischio, bisogna impedire che un errore o un rischio diventi un danno a carico del paziente. Abbiamo quindi inserito la nascita delle funzioni di risk management ed elaborazione del rischio. Queste funzioni dovranno confluire in un centro regionale per il rischio clinico e la sicurezza nelle cure. Così un evento sentinella diventa un patrimonio che deve essere messo a disposizione della prevenzione.

Per quanto riguarda la responsabilità penale degli esercenti le professioni sanitarie: la riforma prevede la punibilità nel caso l’evento si sia verificato per imperizia ed esclude la punibilità quando sono state rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida e, in mancanza di queste, alle buone pratiche clinico-assistenziali. Siamo riusciti ad inserire nel codice penale una fattispecie dedicata esclusivamente agli esercenti le professioni sanitarie.

La parte che riguarda la responsabilità civile è quella forse più importante. Anche in questo caso le novità vanno a vantaggio sia dei pazienti, che rispetto ad oggi avranno strade ancora più privilegiate per poter ottenere il risarcimento del danno, anche con la possibilità di un’azione diretta nei confronti delle compagnie assicurative della struttura ospedaliera sia attraverso il tentativo ci conciliazione. Vantaggi anche per gli esercenti le professioni sanitarie perché in caso di azione diretta del paziente nei loro confronti l’onere della prova spetterà a questi ultimi, al contrario di quello che accade invece in caso di azione nei confronti della struttura sanitaria. È una legge sulla quale riponiamo molte speranze ed è un punto da cui partire – ha concluso Federico Gelli – per migliorare le tutele dei professionisti ma anche per dare maggiore sicurezza alle cure per i cittadini.»

Il convegno ha affrontato anche i temi delle riforme in campo regionale e, conseguentemente, era molto atteso l’intervento del direttore dell’ATS Fulvio Moirano.

«L’Azienda Unica per ora ancora non c’è. Fino alla definizione dell’atto aziendale tutto rimane come era prima – ha detto Fulvio Moirano -. Nei giorni scorsi sono state emanate dalla Giunta regionale le linee guida dell’atto aziendale, entro 20 giorni arriveranno le eventuali osservazioni della commissione sanità e poi avremo 30 giorni per definire l’atto aziendale. È necessaria però anche la riorganizzazione delle reti di offerta che anch’essa fa parte integrante del processo di riforma. Così come la nascita dell’Areus, la nuova Azienda regionale per l’emergenza urgenza. Mi è stato dato anche il compito di migliorare la qualità dei LEA che in Sardegna non sono tra i peggiori rispetto al resto dell’Italia ma neanche tra i migliori. E poi c’è la riduzione dei costi ed il miglioramento dei servizi e della sicurezza delle cure dei cittadini.»

Per il direttore dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari Antonio D’Urso l’incarico attualmente ricoperto è una grande opportunità professionale. «Stiamo partendo praticamente da zero e siamo pronti anche a raccogliere la sfida della nuova Legge Gelli per quanto riguarda gli aspetti legati al rischio clinico. Questa norma è una grande occasione anche per le aziende e per fare una corretta e adeguata gestione del rischio clinico ma questo solo se non si disperde lo sforzo straordinario fatto e se la norma non viene interpretata come un libro delle procedure».

Il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli si è soffermato sul ruolo, le competenze e le funzioni dell’Ateneo. «La nuova legge è certamente una grande occasione da sfruttare per quanto riguarda la gestione del risk managemente ma serve anche una revisione della legge 517 del 1999. L’attuale modello di governance disciplinato da quella norma infatti non appare ancora attuale e non sembra assicurare il giusto ruolo alla ricerca ed alla formazione, elementi cardine delle AOU insieme ovviamente all’assistenza sanitaria. La proposta dunque è di lavorare alla definizione di una governance più forte ed adeguata ma anche di attivare una rete nazionale delle AOU e soprattutto di fare in modo che la ricerca diventi il perno delle attività».

Cesco Scanu, presidente provinciale dell’ordine dei medici di Sassari ha voluto prima di tutto esprimere soddisfazione per la nuova legge sulla responsabilità dei medici. «Le nostre esigenze sono state ascoltate e sono state riportate nella legge. La data del 28 febbraio rimarrà nella storia della medicina italiana perché era una legge attesa da almeno 20 anni. Questo provvedimento risponde alle sacrosante esigenze di tutela della salute dei cittadini e consegna dignità alle professioni sanitarie. Sicuramente a noi sanitari potrà permettere di svolgere con maggiore serenità la nostra professione. Bisognerà però anche intervenire su alcuni aspetti, ad esempio per quanto riguarda le polizze assicurative per i neo laureati che spesso non possono permettersele.»

Tra gli interventi anche quello del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. «La legge Gelli è una norma che rasserena l’ambiente e consente di risparmiare e di porre fine alla medicina difensiva e offre garanzie per il miglioramento della qualità dei servizi. Per quanto riguarda la riforma sanitaria in Sardegna auspico che l’atto aziendale, strumento riorganizzativo della azienda unica, si possa fare contando su una nuova rete ospedaliera. Occorre per questo che giunta e maggioranza si incontrino per concordarne una rapida approvazione in aula, altrimenti la azienda unica rischia di basarsi su una rete ospedaliera superata. Sono consapevole che sulla proposta della giunta siano state riscontrate ostilità da parte dei territori, ostilità che vanno superate con l’ascolto da parte delle parti politiche e garantendo l’avvio di nuovi servizi prima di cancellarne altri».

I lavori del convegno sono stati coordinati da Carla Fundoni, capogruppo del PD in consiglio comunale. “Quella di oggi è stata un’utile occasione per presentare le ottime riforme nazionali del PD in tema di sanità. Il giudizio sulla legge Gelli è sicuramente molto positivo così come il lavoro dei rappresentati sardi del partito in Parlamento.»

Tra questi anche il senatore del PD Silvio Lai, relatore in commissione Bilancio del provvedimento presente al dibattito.

«Questa legge – ha detto – può far risparmiare 30 miliardi di euro in Italia e 100 milioni di euro solo in Sardegna che fino ad oggi venivano spesi per esami ed indagini inutili prescritti solo per la medicina difensiva. Dati che confermano la bontà e l’utilità della nuova normativa.»

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Palazzo della Regione 1

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore Luigi Arru e d’intesa con il Rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, ha scelto Antonio D’Urso, 54 anni, catanese, per la guida dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari.
D’Urso è attualmente direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Camillo – Forlanini di Roma.
L’assessore Arru ha ringraziato il commissario Giuseppe Pintor per il lavoro svolto e per aver raggiunto gli obiettivi assegnati, dall’incorporazione del Santissima Annunziata di Sassari all’Accordo di Programma Quadro per il nuovo ospedale.

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Si è insediata questa mattina, ad Ajaccio, la Consulta sardo corsa, sotto la presidenza congiunta del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e del presidente dell’Assemblea della Corsica, Ghjuvan Guidu Talamoni. La Consulta ha approvato all’unanimità il regolamento di funzionamento interno con l’introduzione dell’emendamento che riconosce quali lingue ufficiali dell’organismo interistituzionale delle assemblee di Sardegna e Corsica, il sardo, il corso, l’italiano ed il francese.

E’ stato dato il via libera con votazione unanime anche al primo documento della Consulta istituita in Sardegna in occasione delle celebrazioni di “Sa Die de Sa Sardigna”: il dossier sul rafforzamento dei legami tra le due Regioni «per porre in essere azioni che realizzino percorsi di formazione, ricerca e educazione». La votazione è stata preceduta dalle audizioni del rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, del prorettore dell’Ateneo di Cagliari, Francesco Mola e dell’omologo dell’Università della Corsica, Matteo Graziani. Il documento prende atto delle collaborazioni già in atto tra le istituzioni universitarie delle due isole e propone, tra gli altri, un programma di studi sardo-corso, nonché un accordo quadro per definire le aree di cooperazione negli ambiti della ricerca e della formazione, rendendo operativo lo scambio tra professori, studenti e progetti didattici. La deliberazione della Consulta si conclude con la richiesta all’Unione Europea perché promuova la cooperazione scientifica tra le istituzioni insulari, in particolare nell’ambito del programma europeo di cooperazione Francia-Italia.

Approvata inoltre, sempre all’unanimità, l’istituzione del premio letterario Antigone e la creazione della biblioteca digitale sardo-corsa.

A conclusione dei lavori della prima riunione della Consulta, i presidenti Ganau e Talamoni, sono dunque intervenuti nella seduta dell’assemblea di Corsica, nel corso dei quali i due segretari generali, Marcello Tack (Sardegna) e Serge Tomi (Corsica) hanno illustrato, nel dettaglio, il funzionamento delle rispettive assemblee regionali.

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I problemi delle Università isolane legati all’utilizzo dei costi standard ai fini della determinazione del finanziamento statale, sono stati affrontati oggi a Roma nel corso di un incontro svoltosi al ministero di viale Trastevere, tra il ministro dell’Istruzione, università e ricerca, Stefania Giannini, il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, l’assessore regionale della Pubblica istruzione, Claudia Firino, e i rettori delle Università di Cagliari, Maria del Zompo, e Sassari, Massimo Carpinelli.

«Abbiamo sottolineato che c’è un caso specifico, in Sardegna, legato all’insularità e alla bassa densità di popolazione. L’attuale metodo di valutazione è tarato a livello nazionale e non tiene conto delle dimensioni del bacino di attrattività degli studenti che di fatto penalizza la Sardegna – ha dichiarato Pigliaru chiedendo alla Ministra la revisione dell’attuale disegno di sanzioni e premi -. La Ministra ha riconosciuto il caso specifico della Sardegna e si è impegnata a prevedere apposite modifiche perequative all’attuale sistema già per il 2016, mentre per gli anni successivi c’è l’impegno a riconoscere a livello strutturale la discriminante dell’insularità, legata alla bassa densità di popolazione tipica della Sardegna. Attendiamo nei prossimi giorni la proposta con la quantificazione della perequazione, che valuteremo con attenzione.» 

In ragione dell’insularità, della bassa densità di popolazione e dell’alto tasso di abbandono scolastico, infatti, la Sardegna ha un bacino di studenti universitari inferiore di circa il 50% rispetto a un ateneo del Nord Italia. Ciò significa che gli atenei sardi non giocano in condizioni di pari opportunità con gli altri, per ragioni che nulla hanno a che fare con le performance dell’Università.

«La Sardegna sta puntando sull’istruzione e sull’innalzamento del numero dei laureati, non si può permettere di perdere finanziamenti su un settore così sensibile e strategico. Non va bene prevedere un sistema univoco, in condizioni differenti: l’universitario regolare dovrebbe pesare maggiormente dove è più difficile attrarre studenti» ha dichiarato l’assessore Claudia Firino, che ha inoltre sottolineato l’importanza di avere certezze sui finanziamenti statali alle borse di studio attualmente in calo, imprescindibili per potenziare gli Atenei sardi. L’assessore della Pubblica Istruzione ha concluso avanzando l’esigenza di prevedere modifiche ai parametri Isee e Ispe che incidono sull’efficacia delle misure del diritto allo studio.

Il sistema dei parametri legati al “costo standard di formazione per studente in corso”, come definito nel Decreto n. 893 del 2014, attualmente incide per il 25% nella definizione dell’assegnazione del fondo statale ordinario e ha già determinato una significativa diminuzione dei fondi per le Università sarde.

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Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, è intervenuto ieri alla chiusura della Conferenza regionale su “La rete ospedaliera nella riforma sanitaria regionale”, organizzata dall’assessorato della Sanità.

«La riforma radicale e profonda del sistema della Sanità va nella direzione giusta, ce lo ha detto anche oggi chi, in Italia, conosce i migliori sistemi sanitari. Dobbiamo avere il coraggio di proseguire su questa strada e di farlo insieme – ha detto Francesco Pigliaru -. Abbiamo una sanità non all’altezza di ciò che meritiamo e non per colpa di chi ci lavora, ma perché siamo male organizzati, da una parte abbiamo sprechi e dall’altra una qualità dei servizi non sufficiente. Dobbiamo migliorare e per farlo occorre spendere bene i nostri soldi: costerà sempre di più avere servizi veri, ogni spreco è un crimine nei confronti dei cittadini. Dobbiamo fare molto meglio, in questi anni si è lavorato male nella sanità. Per noi questa riforma e quella degli Enti locali, rappresentano passaggi vitali, su cui ci giochiamo tutto. Siamo nella direzione giusta, consapevoli che le riforme si fanno insieme e non con diktat.»

Alla Conferenza, con il Presidente Pigliaru e l’assessore della Sanità, Luigi Arru, sono intervenuti il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, il Direttore generale dell’assessorato della Sanità, Giuseppe Sechi (che ha illustrato le Linee guida della nuova Rete territoriale) Mario Braga, dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale, Mondo Perra, il Rettore dell’università di Cagliari, Maria Del Zompo, e quello dell’Ateneo di Sassari, Massimo Carpinelli, il presidente dell’Anci Sardegna, Piersandro Scano, la coordinatrice della Rete del Tribunale per i Diritti del Malato, Maria Laura Maxia, il presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi, Luigi Presenti.

Sulla riforma della rete ospedaliera si è soffermato l’assessore Arru, spiegando che una riorganizzazione mancava dall’ultimo Piano sanitario del 2006. «Quella di luglio è una delibera di approvazione preliminare, che abbiamo aperto al dibattito pubblico. Abbiamo raccolto, in giro per tutti i territori, più di quaranta osservazioni e valuteremo quante possono essere in linea con la struttura generale della riforma. Stiamo proponendo un metodo, poi spetterà al Consiglio regionale decidere. Il nostro obiettivo – ha detto ancora Arru – è cambiare per migliorare. Nessuno sta tagliando ospedali, dobbiamo però avere il coraggio di fare scelte, dando garanzie di salute e non confondendo il posto-letto con la garanzia di servizi». L’assessore ha sottolineato il ruolo importante dell’Università nel riordino della rete e aggiunto che «la nostra scommessa è creare servizi per tutti i cittadini della Sardegna». In chiusura l’invito al mondo della sanità: «Diamoci del noi, non continuiamo con una mentalità che non ci fa vedere oltre il nostro ombelico. Miglioriamo e facciamolo insieme».

Palazzo della Regione 4 copia

La Giunta insieme alle Università di Cagliari e Sassari chiederà immediatamente al ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca di riaprire il bando chiuso lo scorso 21 maggio in modo da consentire il finanziamento da parte della Regione delle borse di specializzazione per i giovani laureati sardi. È stato deciso ieri nell’incontro fra gli assessori della Sanità Luigi Arru e della Programmazione e Bilancio Raffaele Paci e i rettori delle Università di Cagliari Maria Del Zompo e Sassari Massimo Carpinelli. Il milione di euro annunciato non può invece essere destinato alle borse di studio, come erroneamente valutato in un primo momento: verrà utilizzato dalle Università per accrescere le competenze dei giovani medici laureati in Sardegna in modo che possano essere in futuro più competitivi nei concorsi nazionali. In bilancio sono confermati i 6,9 milioni per il finanziamento delle borse di specializzazione già attivate.

La Giunta Pigliaru, nonostante la situazione di tagli al proprio bilancio e la netta riduzione delle proprie entrate dovuta alla crisi economica, ha sempre prestato grande attenzione al tema della formazione, nella forte convinzione che solo investendo sui giovani e sulla istruzione si crea sviluppo per il futuro, concetto alla base di tutto il Programma regionale di sviluppo. La programmazione unitaria sulla istruzione del 19 maggio scorso impegna 179 milioni per la scuola e 170 per l’università. Al sistema universitario regionale, dopo un costante confronto con i rettori, sono stati stanziati 60 milioni per l’edilizia universitaria, 20 per favorire la partecipazione degli studenti universitari (borse di studio, affitto casa), 14 per il programma Master & Back, 3 per la mobilità internazionale (Erasmus), 12 per l’ERSU, 6 per l’università diffusa, 22 per il fondo di finanziamento delle università di Cagliari e Sassari, 10 per l’alta formazione universitaria (dottorati, ricercatori a tempo determinato), 5 per la ricerca.