2 November, 2024
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Anche tutti i cittadini residenti nelle isole minori della Sardegna, San Pietro e La Maddalena, verranno vaccinati rapidamente. Lo hanno assicurato ieri la ministra Mariastella Gelmini ed il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 generale Paolo Francesco Figliuolo, nel corso dell’incontro svoltosi in videoconferenza, al quale, a nome delle isole minori della Sardegna, ha partecipato il sindaco di Carloforte, Salvatore Puggioni. All’incontro hanno partecipato anche altri tre ministri: Roberto Speranza, Mara Carfagna e Massimo Garavaglia.

«Ho chiesto, a nome mio, della Giunta e di tutta la comunità, che mi onoro di rappresentare, per l’ennesima volta, che si proceda rapidamente alla immunizzazione delle isole minori, anche e, soprattutto, di quelle sarde che sono più indietro delle altreha detto Salvatore Puggioni –. Il Commissario ha accolto con favore la nostra richiesta. Continueremo a vigilare e a fare la necessaria pressione perché dalle parole si passi ai fatti.»

«È dall’inizio della pandemia che chiediamo attenzione per le isole minoriha aggiunto Salvatore Puggioni -. La stagione estiva è alle porte e il turismo è vitale. In sicurezza per i turisti, ma anche per le nostre comunità. Oggi lo staff del Commissario Figliuolo è a Cagliari per coordinare questa operazione assieme all’Amministrazione regionale, che mi auguro con tutto il cuore ci aiuti ed appoggi questo urgente intervento.»

«La volontà del Generaleha concluso Salvatore Puggioni – è quella di vaccinare tutti gli abitanti di Carloforte e La Maddalena, subito e senza perdere tempo.»

 

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«Abbiamo registrato una volontà politica favorevole e siamo pronti a tradurla in un accordo rispettoso dello Statuto sardo, che riconosca finalmente i nostri diritti in materia di accantonamenti.»

Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Christian Solinas, dopo aver tenuto oggi a Roma insieme all’assessore della Programmazione, Giuseppe Fasolino, il vertice con il ministro Erika Stefani ed il viceministro Masismo Garavaglia sulla questione accantonamenti.
«Negli anni passati – ha sottolineato il presidente Solinas – la Sardegna ha subìto da parte dello Stato centrale un prelievo illegittimo e tale da mettere a rischio l’esercizio pieno ed effettivo delle nostre funzioni. Poiché noi siamo per un ampliamento della nostra autonomia, non certo per una compressione, vogliamo invertire la rotta e, dopo la stagione dei ricorsi con cui abbiamo strenuamente difeso l’interesse della nostra Isola, abbiamo proposto delle soluzioni per chiudere la questione con un nuovo accordo, finalmente rispettoso delle disposizioni statutarie. Si riparte da un punto fermo: quello secondo il quale, analogamente a quanto avviene per la Sicilia, si deve tenere conto della dimensione della nostra economia e del Pil della nostra Regione. Applicando questo criterio, il contributo richiesto alla Sardegna risulterebbe drasticamente ridotto.»
Il presidente intravede un orizzonte più ampio rispetto alla materia della vertenza entrate: «Il confronto aperto investe la questione sarda nel suo complesso ed andrà oltre la vertenza entrate per condividere gli strumenti più efficaci per superare il divario dovuto alla nostra condizione geografica».
E’ dello stesso avviso l’assessore Giuseppe Fasolino: «Questo è un primo passo che suscita un cauto ottimismo sul percorso intrapreso. Siamo giunti a un punto in cui le rispettive volontà finalmente si avvicinano ed emerge l’intenzione di riconoscere i crediti della Sardegna nei confronti dello Stato centrale, superando una visione centralista e non rispettosa del dettato statutario. Ora proseguiamo senza sosta, e lo faremo anche con il coinvolgimento del Consiglio regionale, per arrivare al più presto alla stipula di un accordo che riconosca l’effettivo ammontare delle risorse dovute alla Sardegna, che le metta al riparo da future riduzioni e che tenga conto delle effettive esigenze del bilancio regionale».

«Entro il primo scorcio di settembre – hanno concluso il presidente e l’assessore della Programmazione – vogliamo essere pronti a mettere nero su bianco il primo accordo.»

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Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha incontrato oggi, a Roma, il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Massimo Garavaglia, sulla vicenda degli accantonamenti.

«Si tratta di una vicenda complessa che dura da anni e che ha bisogno di una trattativa seria che riaffermi in maniera strutturata e organica i diritti dei sardi – ha detto il presidente della Regione al termine dell’incontro -. La nostra prima preoccupazione è stata quella di avere una proroga del termine ultimo per l’accordo fino a settembre per poter affrontare la trattativa in maniera definitiva e soddisfacente. L’atto sarà oggetto di un passaggio nella Conferenza delle Regioni previsto per domani. Il Governo si è impegnato ad accordare la proroga impegnandosi ad inserire l’emendamento nel primo provvedimento legislativo utile. Nel frattempo questo non avrà effetti negativi sulla Sardegna.»
«Durante l’incontro è stato riaffermato il principio dell’incidenza del contributo che la Sardegna deve dare per il risanamento della finanza pubblica – ha aggiunto Christian Solinas -. Che non può essere – come fino ad ora – irragionevolmente sovradimensionato rispetto alle Regioni del Mezzogiorno. In particolare, si è insistito sull’obiettivo di allineare il contributo all’1,14 per cento del Pil come avviene per la Regione Sicilia, rispetto all’attuale 1,60 per cento, con una evidente riduzione rispetto al passato. L’accordo dovrà avere una dimensione strutturale e, pertanto, andrà inserito nella prossima legge di bilancio, unitamente al recupero delle somme riconosciute da sentenze già intervenute della Corte costituzionale e altre sentenze che avevano per oggetto la compartecipazione sul gettito dei redditi da capitale – ha concluso il presidente della Regione -, alle riserve erariali sulle tasse automobilistiche e ai trasferimenti per funzioni non fondamentali degli enti di area vasta.»

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«Lo Stato ha preso atto della disparità di trattamento portata avanti in questi anni nei confronti della Sardegna rispetto ad altre Regioni ed stato un incontro transitorio nel quale gli aspetti prettamente tecnici sono stati suffragati dal riconoscimento oggettivo dello svantaggio subìto dall’Isola. Queste affermazioni, seppure nel rispetto del regime di ristrettezze e dei vincoli del bilancio dello Stato, devono guidare d’ora in avanti le azioni per la definizione delle somme che oggi sono dovute alla Sardegna.»

È quanto ha dichiarato il presidente della Regione Christian Solinas a margine dell’incontro che si è appena svolto oggi a Roma alla presenza del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Erika Stefani, e del vice ministro dell’Economia, Massimo Garavaglia.

«E’ stato un primo riscontro positivo che ha visto tutti i rappresentanti partecipanti al tavolo riconoscere la valenza dei principi alla base della sentenza della Corte costituzionale in relazione proprio agli svantaggi strutturali permanenti, ai costi dell’insularità e ai livelli di reddito pro capite. Se per un territorio come la Sardegna, che in questi anni ha ricevuto meno risorse, ce ne saranno sicuramente stati altri che hanno necessariamente avuto di più. Serve quindi il massimo impegno del Governo per colmare questo svantaggio che nel futuro non deve più sussistere», ha osservato il presidente Christian Solinas. «In attesa che si perfezioni l’accordo definitivo tra Stato e Regione è estremamente rilevante che i principi alla base della sentenza 6/2019 vengano tenuti nella massima considerazione dai rappresentanti del Governo. Ora serve una corretta definizione del “quantum” dovuto e delle modalità operative per il recupero delle risorse – ha affermato l’assessore regionale al Bilancio, Giuseppe Fasolino, presente al vertice -. A breve, presumibilmente già la prossima settimana, si potrebbe svolgere un nuovo incontro tecnico con alla base alcune proposte tangibili che ci consentiranno da un lato di tenere in cassa le risorse della Regione Sardegna e usarle per programmi di crescita e di sviluppo e, dall’altro, e recuperare le somme che ci sono dovute per i mancati versamenti del passato.»

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Il presidente della Regione Christian Solinas e l’assessore del Bilancio Giuseppe Fasolino saranno domani a Roma presso il ministero per gli Affari regionali e le autonomie, per continuare la trattativa per la definizione dell’intesa sul contributo alla finanza pubblica della Regione Sardegna, alla presenza anche del vice ministro dell’Economia Massimo Garavaglia.

«Da molti anni le regioni concorrono al miglioramento dei saldi di finanza pubblica – dichiara il presidente Solinas – e in questo vi è senza dubbio la disponibilità della Regione sarda a perseguire con lo Stato un accordo in materia di finanza pubblica che sia in grado di conciliare l’autonomia finanziaria delle Regione con la sostenibilità del bilancio statale.»

«Quella che stiamo affrontando – dichiara Giuseppe Fasolino – è una lunga vertenza che impegna costantemente Presidenza e Assessorato al Bilancio, attivi a trovare la “quadra” tra quanto a noi dovuto anche alla luce delle sentenze della corte costituzionale e le previsioni di Bilancio del Governo nazionale. È indubbio che la Sardegna sconti svantaggi strutturali permanenti in particolare legati ai costi dell’insularità e alle criticità del mercato economico derivanti dalla condizione geografica, per questo non vi è alcuna intenzione di abbassare la guardia, ma procederemo con ogni opportuna azione necessaria al soddisfacimento dei nostri diritti e a tutela di quanto spettante anche su tutte le altre partite finanziarie non ancora puntualmente definite.»

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Il Governo non rispetta neanche le stesse scadenze che ha imposto attraverso la sua Finanziaria e continua a ignorare completamente la sentenza della Corte Costituzionale sulla questione accantonamenti. Ieri, 31 gennaio, è scaduto il termine indicato dallo stesso Governo (nel comma 875 dell’articolo 1 della Finanziaria nazionale) come data ultima entro la quale trovare un’intesa sulla finanza pubblica con le Regioni a Statuto speciale. E, allo stesso tempo, Palazzo Chigi continua a non applicare la durissima sentenza con cui i giudici intimavano la restituzione alla Sardegna delle quote non dovute (285 milioni) e ribadivano la necessità di un accordo sugli accantonamenti equo e, soprattutto, condiviso. Nessun incontro convocato, dunque, e nessuna risposta “istituzionale” alla lettera inviata dalla Regione il 15 gennaio per chiedere di ottemperare immediatamente alle disposizioni della Corte. Scaduti dunque nel silenzio più assoluto i termini indicati dallo stesso Governo, oggi il presidente Francesco Pigliaru ha inviato un’altra lettera al premier Giuseppe Conte e ai ministri dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, degli Affari regionali e le autonomie Erika Stefani, al sottosegretario di Stato Giancarlo Giorgetti ed al vice ministro dell’Economia e delle Finanze Massimo Garavaglia. 

«Prendiamo atto con rammarico del fatto che il Governo, nonostante le nostre ripetute richieste di ridefinire il concorso della Regione Sardegna agli obiettivi di finanza pubblica, anche tenendo conto della necessità di dare immediata esecuzione alla sentenza n. 6 del 2019 della Corte costituzionale, ha fatto trascorrere il termine del 31 gennaio 2019, previsto dalla recente legge di bilancio dello Stato n. 145 del 2018 per la stipula dell’accordo, senza convocare alcun nuovo incontro e senza inviare nessuna risposta con una proposta di intesa – scrive Francesco Pigliaru -. Ciò premesso, La informo che nei prossimi giorni la Regione darà avvio a tutte le opportune azioni giudiziarie per il soddisfacimento dei propri diritti e la tutela delle proprie attribuzioni.»

La Regione, dunque, come annunciato nei giorni scorsi, percorrerà la linea dura. In queste ore si stanno mettendo a punto i dettagli con gli uffici legali sulle strade possibili, ovvero una ingiunzione di pagamento nei confronti del Governo presentata al giudice civile e un ricorso per ottemperanza alla stessa Corte Costituzionale che potrebbe anche portare alla nomina di un commissario ad acta che sostituisca il Governo e applichi la sentenza. La sentenza dello scorso 11 gennaio non ha precedenti, per varie ragioni: per il riconoscimento su tutti i fronti delle ragioni della Sardegna, per la durezza delle contestazioni al Governo, per l’inedita decisione di entrare fortemente nel merito della questione elencando i criteri con cui si deve arrivare alla stima della somma di accantonamenti, che deve appunto necessariamente tenere conto dell’insularità e del contesto economico in cui si trova la Sardegna, penalizzata rispetto alle altre regioni. I giudici sono stati poi durissimi con il Governo: la necessità di far quadrare i conti nelle casse nazionali non può diventare un principio tiranno nei confronti dell’isola, alla quale vanno riconosciute risorse adeguate per non comprimere, oltre la misura consentita, la sua autonomia finanziaria. Inoltre, sottolineano i giudici, il legislatore dispone di una discrezionalità “limitata” dagli effetti delle sentenze della Corte Costituzionale. Ovvero: il Governo non può fare quello che vuole, deve rispettare le indicazioni della Consulta derivanti da un contenzioso e cercare un accordo con la Regione. 

«È una situazione davvero paradossale, il Governo non riesce a rispettare neanche le scadenze che indica nelle sue leggi. Avevano scelto loro la data del 31 gennaio per chiudere gli accordi con le Regioni speciali, e l’avevano messa nero su bianco in Finanziaria. Invece, non solo hanno ignorato la scadenza, non solo non hanno ancora applicato la sentenza arrivata due settimane fa, ma non hanno avuto neanche il buongusto di rispondere a una delle decina di lettere inviate per chiedere un incontro. Uno sgarbo istituzionale senza precedenti, una totale mancanza di rispetto fra istituzioni, un atteggiamento incomprensibile e inqualificabile che polverizza quella lealtà necessaria fra chi, a vari livelli, ha responsabilità di governo del Paese – dice l’assessore della Programmazione Raffaele Paci –. È gravissimo non aver neanche risposto a quest’ultima lettera, fino all’ultimo minuto utile abbiamo pensato che un segnale sarebbe arrivato, la scadenza da loro voluta era ormai vicinissima, invece nulla. Totalmente ignorati, ancora una volta, con l’aggravante che, in questo caso, il Governo ha snobbato se stesso e persino la Corte Costituzionale, continuando a far finta di niente e a girarsi dall’altra parte, e continuando a trattenere illegittimamente nelle sue casse soldi che sono dei sardi e che vanno spesi esclusivamente per la Sardegna. Nelle prossime ore – conclude Raffaele Paci – faremo tutto quello che è in nostro potere per avere giustizia, e intanto adotteremo altri provvedimenti in Giunta.»

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Il Governo si è impegnato a trattare con la Regione per raggiungere una nuova intesa sugli accantonamenti entro pochi giorni, comunque prima dell’approvazione di entrambe le Finanziarie, quella nazionale e quella regionale. La prossima settimana sarà convocato un nuovo incontro, per discutere già di cifre, al quale parteciperanno la ministra per gli Affari regionali Erika Stefani e il sottosegretario dell’Economia Massimo Garavaglia. Si è concluso così l’incontro di oggi nella sede del ministero degli Affari regionali a Roma, al quale hanno partecipato il presidente della Regione Francesco Pigliaru e l’assessore del Bilancio Raffaele Paci, con il capo di Gabinetto del ministero per gli Affari regionali e le Autonomie Antonio Naddeo, il dirigente responsabile della finanza delle pubbliche amministrazioni nella Ragioneria dello Stato Salvatore Bilardo e dirigenti del Ministero di via della Stamperia.

«È stato un incontro positivo, almeno a giudicare dagli impegni presi dai rappresentanti del Governo. Ora, certo, aspettiamo i risultati concreti, che sono gli unici che contano, e di sicuro teniamo il punto e non molliamo la presa. Nel frattempo però è importante aver ripreso il confronto, aspettavamo da mesi una convocazione per poter ribadire le nostre ragioni – ha detto Raffaele Paci -. Abbiamo presentato ognuno le proprie posizioni, ribadito ciascuno le proprie ragioni e alla fine, con la consapevolezza reciproca che il Governo deve far quadrare i conti ma che la Sardegna ha diritto a regole chiare e a pagare di meno, si è arrivati a condividere la necessità di arrivare a un’intesa per i prossimi anni. Questa è l’unica strada per ottenere risultati duraturi e concreti: il contenzioso, i ricorsi, non finiscono con le sentenze della Corte, perché i giudici stessi scrivono che per applicarle è indispensabile l’intesa politica. Un’intesa sui tempi di durata degli accantonamenti e sulla cifra da pagare. L’abbiamo detto anche oggi molto chiaramente. Tenere accantonamenti a tempo indeterminato, con una decisione unilaterale, significa modificare lo Statuto della Sardegna e non lo possono fare. Noi manteniamo con forza la nostra posizione: pretendiamo l’intesa, e oggi abbiamo qualche motivo in più per pensare che possa essere raggiunta, ma se non ci sarà andremo avanti rifiutandoci di pagare i 285 milioni come abbiamo annunciato e facendo tutti i ricorsi necessari. Speriamo non serva e che si possa arrivare rapidamente a un punto d’incontro, a una mediazione accettabile per entrambi.»

Lo scorso 8 novembre la Regione aveva definito «una vera e propria truffa nei confronti della Sardegna» la decisione del Governo di rimettere nella sua Finanziaria nazionale i 285 milioni non più dovuti dalla Sardegna perché scaduti, e che pochi giorni prima aveva annunciato di non aver intenzione di pagare. Consapevole che le norme di Monti erano ormai illegittime dopo la sentenza 77/2015 della Corte Costituzionale, il Governo ha messo a punto una nuova norma che impone alla Sardegna 536 milioni di accantonamenti (il contributo chiesto alla Regioni per contribuire al risanamento del debito pubblico nazionale), esattamente la stessa cifra degli accantonamenti imposti nel 2012 da Monti, compresi dunque i 285 milioni ormai decaduti. E che la Sardegna, per dare un forte segnale politico, rifiuta di pagare: quella somma, che al momento è comunque nelle casse del Governo, è stata collocata dalla Regione in un apposito fondo per il ripiano del disavanzo sanitario e per finanziare interventi di investimento e di sviluppo del territorio, sempre nelle more della auspicata intesa con lo Stato. Da luglio scorso a oggi, la Regione ha inviato ben 5 lettere per chiedere un incontro e avviare la trattativa. La Giunta aveva dunque chiamato alla mobilitazione tutti i parlamentari sardi, di qualunque schieramento politico. In questi giorni, infatti, parallelamente agli incontri ufficiali ci sono numerosi contatti e interlocuzioni politiche per cercare di trovare la miglior strada possibile. «Quella degli accantonamenti è una battaglia trasversale nell’interesse di tutti i sardi – ha concluso Raffaele Paci -. Sono soldi dei sardi che possono, e devono, essere spesi per politiche di sviluppo della nostra Isola».